Il calendario del 9 Marzo
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Eventi
▪ 1562 - A Napoli sono banditi i baci in pubblico. Per i contravventori è prevista la pena di morte
▪ 1796 - Napoleone Bonaparte sposa Giuseppina di Beauharnais; due giorni dopo parte per la sua campagna d'Italia
▪ 1814 - Austria, Gran Bretagna, Russia e Prussia stringono il Trattato di Chaumont, impegnandosi a combattere fino alla totale disfatta di Napoleone, stabilendo una coalizione ventennale antifrancese
▪ 1841 - La Corte Suprema degli Stati Uniti sentenzia nel caso Amistad, che gli africani che presero il controllo della nave erano stati ridotti in schiavitù illegalmente
▪ 1842 - Trionfo al Teatro alla Scala di Milano per la prima del Nabucco di Giuseppe Verdi
▪ 1847 - Guerra messicano-statunitense: Le forze degli Stati Uniti guidate dal generale Winfield Scott invadono il Messico nei pressi di Veracruz
▪ 1902 - Viene fondata la squadra del Vicenza Calcio
▪ 1908 - Nasce l'Inter Football Club Internazionale Milano, fondata da 43 soci dissidenti del Milan
▪ 1916 - Pancho Villa guida 1.500 messicani contro la città di Columbus, nel Nuovo Messico, facendo 17 vittime
▪ 1931 - Ernst Ruska, Premio Nobel per la fisica nel 1986, sperimenta il primo microscopio elettronico
▪ 1945 - Seconda guerra mondiale: Bombardamento di Tokyo - I B-29 statunitensi attaccano Tokyo con delle bombe incendiarie
▪ 1955 - Presentata per la prima volta al pubblico, a Ginevra, quella che diventerà una delle icone del boom economico italiano del dopoguerra, la Fiat 600.
▪ 1959 - Debutta la bambola Barbie
▪ 1964 - La prima Ford Mustang esce dalla catena di montaggio della Ford Motor Company
▪ 1967 - Svetlana Alliluyeva, figlia di Josif Stalin, chiede asilo agli Stati Uniti
▪ 1975 - Inizia la costruzione dell'oleodotto dell'Alaska
▪ 1976 - In Val di Fiemme la cabina della funivia del Cermis con 43 persone a bordo cade, a causa della rottura della fune, in località Maso Teta - 42 morti (vedi anche 3 febbraio 1998)
▪ 1977 - Circa una dozzina di musulmani hanafiti assaltano tre edifici a Washington, uccidendo una persona e prendendone in ostaggio 130. Gli ostaggi verranno liberati due giorni dopo
▪ 1986 - Sommozzatori della marina militare statunitense ritrovano il compartimento dell'equipaggio dello Space Shuttle Challenger, fondamentalmente intatto ma pesantemente danneggiato. I corpi di tutti e sette gli astronauti sono ancora al suo interno
▪ 1987 - Il gruppo rock irlandese U2 pubblica il suo celeberrimo album The Joshua Tree
▪ 1989 - Uno sciopero porta la già dissestata Eastern Airlines alla bancarotta
▪ 1991 - Si tengono massicce dimostrazioni contro Slobodan Milošević a Belgrado. Due persone rimangono uccise e i carri armati controllano le strade
* 2008 - Viene lanciato da Kourou nella Guiana Francese il primo veicolo automatizzato di rifornimento/trasferimento (Automated Transfer Vehicle) dell'ESA verso la Stazione Spaziale Internazionale denominato ATV-001 Jules Verne
Anniversari
▪ 1444 - Leonardo Bruni (Arezzo, 1370 – Firenze, 9 marzo 1444) è stato un filosofo, scrittore e umanista italiano, attivo a Firenze nella prima metà del Quattrocento.
Noto anche come Leonardo Aretino, uomo di grande personalità, arguto e forbito parlatore dotato di grande eloquenza, si inserì nella disputa sulla questione della lingua, discussione apertasi con l'avvento della lingua volgare all'interno della lingua in uso - specie in chiave letteraria a quell'epoca. Conobbe Francesco Filelfo ed ebbe come maestro Malpaghini.
Nei suoi studi riscontrò fenomeni di corruzione della lingua latina dall'interno, rilevando ad esempio in Plauto le forme di assimilazione linguistica isse per ipse, oppure colonna per columna; teorizzò quindi che il latino si fosse evoluto dal proprio interno, sostenendo l'esistenza di una diglossia: oltre al latino classico, aulico, sarebbe esistito un livello inferiore, meno corretto, usato informalmente nei contesti quotidiani, da cui provengono le lingue romanze. Oppositore di questa teoria fu Flavio Biondo, il quale sosteneva invece che la causa della decadenza del latino fosse stata l'aggressione esterna dei popoli germanici. Gli studi moderni di linguistica hanno mostrato che le due teorie non sono effettivamente incompatibili e che il latino si è evoluto per ragioni sia interne sia esterne.
Nella prima metà del XV secolo si avevano pareri opposti in merito alla dignità del volgare; intellettuali come Coluccio Salutati e Lorenzo Valla disprezzavano il volgare perché non dotato di regolamentazioni grammaticali; Leon Battista Alberti, al contrario, si adoperò molto per far riconoscere il volgare come lingua ricca di dignità nel panorama letterario.
Leonardo Bruni concepì il dialogo Ad Petrum Paulum Histrum, nel quale dava la parola a due esponenti dell'umanesimo del periodo: Coluccio Salutati, appunto, e Niccolò Niccoli. Nella finzione dialogica, il primo asseriva che il volgare sarebbe stato degno solo se regolamentato da assiomi linguistici precisi; il secondo proponeva una visione opposta arrivando a giudicare tre fra i principali letterati italiani - Alighieri, Petrarca e Boccaccio - poco più che degli ignoranti.
▪ 1661 - Giulio Raimondo Mazarino, o Mazzarino, in francese Jules Raymond Mazarin (Pescina, 14 luglio 1602 – Vincennes, 9 marzo 1661), è stato un cardinale, politico e diplomatico italiano, attivo soprattutto in Francia, dove servì come Principale Ministro sotto il regno di Luigi XIV, succedendo al cardinale Richelieu.
Fu il primo di sei figli del nobile siciliano Pietro Mazarino (1576 – 1654) e di Ortensia Bufalini, (1575 – 1644), appartenente ad una famiglia della piccola aristocrazia umbra, imparentata con i principi Colonna, presso i quali, a Roma, Pietro aveva servito come maggiordomo e intendente.
Giulio nacque a Pescina nel Regno di Napoli, all'epoca sede vescovile della Diocesi dei Marsi, dove un suo zio, l'abate Bufalini possedeva alcuni benefici ecclesiastici, e la cui amministrazione era stata affidata a suo padre Pietro. Anche il fratello minore di Giulio, Alessandro, intraprese la carriera ecclesiastica, divenendo un religioso domenicano, col nome di fra' Michele e anche lui, come suo fratello maggiore, fu insignito della porpora cardinalizia.
La formazione e i primi successi
Nato in Abruzzo ma cresciuto a Roma, studiò presso il prestigioso Collegio Romano dei gesuiti, anche se non divenne mai un appartenente a quest'ordine religioso e del resto divenne un religioso ma non un sacerdote, essendosi fermato al diaconato.
Nel Collegio Romano egli affiancava il suo quasi coetaneo Girolamo Colonna futuro cardinale, presso la cui famiglia il padre era appunto al servizio. Giulio accompagnò il giovane Colonna anche in Spagna, a Madrid e ad Alcalá de Henares, dove soggiornò per un breve periodo e dove studiò nella locale università diritto canonico. Si laureò successivamente nel 1628 a Roma in utroque iure presso l'Università 'La Sapienza'. Nel 1628 scoppiò la Guerra di successione di Mantova e del Monferrato che fu un conflitto circoscritto ma facente parte della grande Guerra dei Trent'anni. In breve nel dicembre 1627 era morto senza eredi il duca di Mantova e del Monferrato, Vincenzo II Gonzaga.
Le grandi potenze avevano ciascuna un proprio candidato alla successione; il ramo dei Gonzaga-Guastalla era appoggiato dagli spagnoli e quindi dagli Asburgo imperiali; mentre il ramo Gonzaga-Nevers era appoggiato ovviamente dai francesi. Quindi il re spagnolo Filippo IV, l'Imperatore Ferdinando II d'Asburgo e il duca di Savoia Carlo Emanuele I di Savoia erano alleati nell'osteggiare la successione a Mantova del duca Carlo I di Gonzaga-Nevers a favore invece del loro candidato Ferrante II Gonzaga duca di Guastalla. Il papa Urbano VIII inviò alcune truppe nella Valtellina e Mazarino fece parte di tale esercito con il grado di capitano di fanteria. In questo periodo egli poté soggiornare a Loreto e ad Ancona.
A quel tempo Anna Colonna figlia di Filippo I Colonna e sorella di Girolamo, sposò Taddeo Barberini, nipote del papa Urbano VIII, ed in tale occasione, suo fratello Girolamo, molto legato a Mazarino, divenne arcivescovo di Albano e cardinale. Quando Girolamo Colonna fu inviato come legato pontificio nel Monferrato, per trovare una via diplomatica al conflitto tra Francia e Spagna, chiese ed ottenne di portare con sè Mazarino come segretario. Le trattative apparvero subito difficili poiché entrambi gli schieramenti erano decisi ad usare le armi. Il legato pontificio con grande tatto intraprese i dialoghi tra le parti. Mazarino essendo segretario aveva l'opportunità di spostarsi tra un campo e l'altro degli schieramenti armati; e durante tali spostamenti si era fatto l'idea della superiorità militare francese; in tal senso cercò di far comprendere agli spagnoli tale situazione. Non passò molto tempo che il Marchese di Santa-Cruz della corona spagnola si convinse di tale inferiorità e quindi di quanto fosse a rischio l'intero esercito spagnolo e che quindi l'unica soluzione fosse la via diplomatica. Mazarino poi enfatizzò la superiorità francese anche con il generale spagnolo.
I negoziati intrapresi da Mazarino terminarono il 6 aprile 1631 con il Trattato di Cherasco con il quale l'Imperatore e il duca di Savoia riconoscevano la successione di Carlo Gonzaga e la cessione del punto strategico piemontese di Pinerolo, porta di accesso alla valle padana. Questo trattato così vantaggioso per la Francia ebbe un tale effetto positivo su Luigi XIII e sul cardinale Richelieu che entrambi vollero conoscere personalmente Mazarino. Questi si recò quindi a Parigi dove fu accolto molto calorosamente; e Richelieu in persona gli dimostrò molta riconoscenza donandogli a memoria, una catenella d'oro con il ritratto del re Luigi XIII, gioielli ed una spada di valore molto elevato.
Primi contatti con la Francia
Nel 1634 Mazarino fu inviato ad Avignone come vice-legato pontificio. Successivamente divenne nunzio apostolico a Parigi tra il 1634-1636. Progressivamente inviso agli spagnoli che lo vedevano ormai come schierato dalla parte francese, fu osteggiato all'interno della curia dalla parte filo-spagnola; fu quindi rinviato ad Avignone e nonostante gli sforzi del cardinale Richelieu, gli fu impedito il cardinalato. Richelieu si sentiva avanti con gli anni, e pensò che Mazarino potesse essere l'uomo giusto che poteva continuare il suo operato. Lo incaricò allora di importanti affari che lo resero ancora più famoso e ben amato dallo stesso re Luigi XIII, che da allora lo fece risiedere presso il palazzo reale.
Nel 1639 Richelieu lo chiamò perciò al suo diretto servizio in Francia. Fino a quel momento, il cappuccino padre Joseph aveva trattato gli affari esteri per conto di Richelieu e avrebbe dovuto essere nominato cardinale, ma proprio in quell'anno morì e perciò in sua vece venne nominato cardinale Giulio Mazarino. Egli dopo un breve soggiorno a Roma, tornò in Francia, dove Richelieu lo nominò suo segretario personale e lo indicò al re quale suo successore.
La politica
Nel 1642 Richelieu morì e Mazarino gli subentrò nella carica di primo ministro. Quando anche Luigi XIII morì nel 1643, a causa della minore età di Luigi XIV Mazarino assunse in pratica la reggenza della Francia assieme alla regina madre Anna d'Austria. Le controversie sulla politica del cardinale e la debolezza della reggenza sfociarono in due guerre civili, note come le Fronde, movimenti di opposizione alla politica del Cardinale, che questi riuscì abilmente a sconfiggere con l'appoggio del giovane Luigi XIV e della reggente Anna d'Austria, rafforzando l'autorità regia.
Le Fronde in particolare esplosero a causa del prolungarsi della guerra con gli Asburgo ed il conseguente dissesto delle finanze, che costrinsero Mazarino ad una ferrea politica fiscale e di accentramento assolutistico, che suscitò l'avversione della nobiltà e il rancore dei contadini ridotti alla fame e fece maturare in tutta la nazione un pericoloso sentimento di rivolta che si manifestò con la cosiddetta Fronda parlamentare del 1648, promossa dal Parlamento di Parigi, che si rifiutò di registrare i nuovi provvedimenti finanziari voluti dal cardinale. Il Parlamento di Parigi chiedeva un maggior controllo pubblico sull'uso del danaro dello Stato. Mazarino, dopo essere stato costretto a fuggire dalla capitale, tornò dopo aver fatto alcune concessioni. In politica estera il cardinale fu piuttosto spregiudicato. Durante la guerra franco spagnola fra il 1635 ed il 1659, non esitò ad allearsi con i puritani inglesi di Oliver Cromwell contro la cattolica Spagna, che non aveva aderito alla Westfalia (1648) per quanto riguardava la parte che prevedeva la pace con la Francia, promettendo al Lord Protettore, in cambio dell'aiuto, la base navale francese di Dunkerque sul canale della Manica.
La guerra contro gli spagnoli proseguì e si chiuse con la sconfitta di questi ultimi che dovettero negoziare con i francesi la Pace dei Pirenei (1659). La pace di Westfalia aveva posto fine alla cosiddetta Guerra dei Trent'Anni, iniziata nel 1618, e alla Guerra degli ottant'anni, tra la Spagna e le Province Unite. I due trattati permisero alla Francia l'annessione di ben tre nuove province: l'Alsazia, l'Artois e il Rossiglione , ma soprattutto spezzarono l'accerchiamento della Francia da parte degli Asburgo di Spagna e d'Austria, determinando però la completa frantumazione della Germania in numerosissimi stati quasi completamente indipendenti. Il trattato di Westfalia inaugurò inoltre un nuovo ordine internazionale, un sistema in cui gli Stati si riconoscevano tra loro proprio e solo in quanto Stati, al di là della fede dei vari sovrani. Nacque quindi la comunità internazionale più vicina a come la si intende oggi: laica ed aconfessionale, in cui assume importanza il concetto di sovranità dello Stato.
Mazarino è uno dei personaggi principali dei romanzi di Alexandre Dumas Vent'anni dopo e Il Visconte di Bragelonne, continuazioni del celebre I tre moschettieri. Nei libri è presentato nella sua lotta contro la fronda prima e poi agli albori del regno personale del giovane Luigi XIV.
▪ 1883 - Arnold Toynbee (Londra, 23 agosto 1852 – Londra, 9 marzo 1883) è stato un filosofo, storico ed economista inglese. Toynbee nacque a Londra, figlio di Joseph Toynbee, noto medico e pioniere dell'otorinolaringoiatria. I Toynbee sono stati una famiglia di intellettuali e scienziati inglesi, il più celebre dei quali è il nipote Arnold Joseph Toynbee (1889-1975), con cui a volte è confuso.
Toynbee frequentò la scuola pubblica in Blackheat e Woolwich. Nel 1873 incominciò i suoi studi di economia politica a Oxford, al Balliol Collage, dove iniziò la carriera di docente nel 1878. Studiò attentamente la storia della rivoluzione industriale al punto di coniare lui stesso[1], o almeno a rendere popolare la definizione di "rivoluzione industriale" nel mondo anglosassone.
Morì all'età di trenta anni dopo un rapido deterioramento della salute causato, probabilmente, da carichi di lavoro troppi intensi.
Pensiero e opere
Secondo Arnold Toynbee, l'applicazione del metodo storico all'economia mostra che le cosiddette legge universali dell'economia sono in realtà relative. Per esempio sosteneva che, contrariamente alle credenze comuni, il libero scambio non è in generale vantaggioso in sé, ma solo in certe circostanze che non possono essere considerate come assolute. Toynbee considerava solo poche leggi come universalmente valide, quale ad esempio quella dei profitti calanti. Non ci sono dunque, secondo Toynbee, leggi universali che dicano quanto intensamente lo Stato debba interferire nel mercato: a seconda della situazione, sono adeguati diversi livelli di regolamentazione.
Un'altra idea che Toynbee critica è quella di considerare la libera competizione come universalmente vantaggiosa per il progresso economico e sociale, specialmente come la dipinge, nella sua apoteosi, il Darwinismo sociale, che promuove il capitalismo del laissez-faire.
Per Toynbee «la lotta per l'esistenza pura e semplice e la lotta per un particolare tipo di esistenza» non sono equivalenti. Fin dall'inizio della Storia, ritiene, tutta la civilizzazione umana è costruita essenzialmente per «interferire con questa lotta brutale. Vogliamo modificare la violenza della lotta, e impedire che il debole venga calpestato». Anche se la concorrenza economica ha i suoi vantaggi, dato che è la forza che promuove il progresso tecnico, questi sono «ottenuti a spese di un enorme dispendio di vita e lavoro umano, che potrebbe essere evitato attraverso la regolamentazione».
Toynbee suggerisce di distinguere la concorrenza nella produzione da una parte, e quella nella distribuzione dall'altra:
«[…] la lotta degli uomini per superarsi l'un l'altro nella produzione è vantaggiosa per la comunità. La lotta sulla divisione del prodotto complessivo non lo è. La parte più forte detta la propria legge e, in realtà, nei primi tempi della concorrenza i capitalisti usavano tutto il loro potere per opprimere i lavoratori, e spingevano i salari in basso fino al livello di sussistenza. Questo tipo di concorrenza deve essere controllata: non c'è nessuna evidenza storica che sia rimasta in vigore a lungo senza essere modificata o da un'alleanza di forze, o dalla legge, o da entrambe. In Inghilterra sono operanti entrambe le soluzioni, la prima attraverso le Trade Union, l'ultima attraverso la legislazione del lavoro.»
Di per se stesso, un mercato basato sulla concorrenza non è né buono né cattivo, ma piuttosto simile a «una corrente la cui intensità e direzione deve essere osservata, e per la quale si possono erigere argini che possano fare in modo che lavori senza fare danni e in modo vantaggioso».
Nelle prime fasi del capitalismo, tuttavia, «si credeva in lei come in un vangelo, […] il discostarsi dal quale era considerato un po' immorale».
Oltre agli studi sul capitalismo industriale e sulla situazione della classe lavoratrice, si occupò attivamente delle condizioni di vita del proletariato. Si recò presso grandi centri industriali e collaborò alla creazione dei sindacati e delle cooperative. Incoraggiò i suoi studenti ad offrire, gratuitamente, la loro collaborazione ai lavoratori impegnati in riunioni e in dibattiti.
In suo onore, nel 1884 venne fondato un centro di assistenza sociale, attivo ancora oggi. L'idea fu quella di favorire l'integrazione fra i lavoratori delle varie classi sociali, divisi a quel tempo da barriere, acuite dalla disinformazione sul reale stato di disperazione e di abbandono in cui versavano i poveri.
▪ 1947 - Assunta Viscardi (Bologna, 11 agosto 1890 – Bologna, 9 marzo 1947) è stata un'insegnante italiana.
Nata a Bologna, figlia di Giovanni Viscardi e Francesca (Fanny) Armiconi, sorella maggiore di Emilia e Francesco, si diploma maestra nel 1909 alla scuola normale femminile "Anna Morandi Manzolini" di Bologna. Incomincia a insegnare dapprima a Chiavari in provincia di Genova poi a Fiorentina, nel comune di Medicina in provincia di Bologna ed infine nella stessa Bologna dove indirizza ogni sua energia soprattutto verso i ragazzi e i bambini afflitti da miseria materiale e spirituale.
Fonda nel 1928 l'Opera di San Domenico per i Figli della Divina Provvidenza, con lo scopo precipuo di dare sollievo ai diseredati, agli affamati, agli ignudi e ai disperati, restituendo loro una luce di speranza. L'Opera di San Domenico per i Figli della Divina Provvidenza ottiene il riconoscimento ufficiale a titolo definitivo nel 1948 e nel 1955 ottiene dalla Repubblica italiana la personalità giuridica come ente morale.
Nonostante le difficoltà, mossa da grande zelo e fede profonda, grazie all'aiuto della famiglia Cosentino nel 1933 apre "La Porticina della Provvidenza" presso la Piazza San Domenico a ridosso del convento patriarcale domenicano, per dare sostegno materiale ai poveri. Questa istituzione, attiva ancora oggi, segnerà un punto fermo e indelebile nel cuore di molti cittadini bolognesi e non bolognesi.
Il giorno delle esequie, la folla accorsa ai suoi funerali è così numerosa che l'orazione funebre viene tenuta presso l'allora Foro Boario (l'attuale piazza Trento e Trieste) anziché nella chiesa parrocchiale di Assunta Viscardi.
Per la sua opera meritoria e il ricordo partecipe di tanti beneficati e benefattori, le è stata dedicata una scuola elementare statale in Via Bartolini 2 a Bologna. È sepolta nel Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, nella tomba storica di famiglia, insieme ai suoi genitori.
Il 9 marzo 2009, nel 62° anniversario della morte, è stato aperto il processo di beatificazione e canonizzazione di questa grande donna bolognese.
▪ 1992 - Menachem Wolfovitch Begin - (Brest-Litovsk, 16 agosto 1913 – Tel Aviv, 9 marzo 1992) è stato un politico israeliano, primo ministro di Israele dal 1977 al 1983.
Menachem Wolfovitch Begin è stato un politico israeliano, primo ministro di Israele dal 1977 al 1983.
A 13 anni entra nel movimento giovanile socialista Hashomer Hatzair, per passare tre anni più tardi al Betar, movimento sionista di destra, fondato da Vladimir Jabotinskij, di cui nel 1932 è diventato capo del dipartimento organizzativo, occupandosi della propaganda in Polonia. Nello stesso anno viene inviato in Cecoslovacchia e nel 1935 si laurea in legge a Varsavia .
Nel 1937 viene arrestato per aver capeggiato una manifestazione di fronte all'Ambasciata Britannica a Varsavia, a partire dal 1939 organizza l'emigrazione in Palestina dei membri del Betar del quale è diventato leader.
All'inizio del secondo conflitto mondiale Begin quale membro dell'esercito polacco viene fatto prigioniero dall'esercito Sovietico. Anche a causa delle sue idee sioniste viene deportato in un lager staliniano, dal quale viene liberato dopo lo scoppio delle ostilità tra la Germania e l'Unione Sovietica.
Nel maggio del 1942, giunto in Palestina, diserta dall'armata polacca e aderisce all'Irgun (gruppo di resistenza sionista di destra) del quale in breve tempo diviene il leader. Nella veste di comandante dell'Irgun, Begin ordina varie azioni, tra le quali si possono citare l'attentato al King David Hotel, all'epoca sede del comando britannico, e l'assalto alla prigione di Acri.
Nel 1948, nonostante la proclamazione dello Stato di Israele, Begin rifiuta di sciogliere l'Irgun (che si renderà responsabile del Massacro di Deir Yassin) nel neonato esercito israeliano e, durante un breve periodo di tregua concordato dal governo provvisorio israeliano con gli eserciti arabi, tenta di far sbarcare dalla nave Altalena un carico di armi ma l'esercito regolare israeliano, su ordine di David Ben-Gurion, reagisce affondando la nave.
Da quel momento l'Irgun cessa di esistere come organizzazione paramilitare e si trasforma nel partito Herut. Dal 1949 al 1967 e dal 1970 al 1977 Menachem Begin assume il ruolo di capo dell'opposizione parlamentare israeliana.
Dal giugno del 1967 al 1970 entra come ministro senza portafoglio nel governo di unità nazionale guidato prima da Levi Eshkol e poi da Golda Meir.
Con il Partito Sionista Generale (liberale) fonda prima il Gahal - (ebraico גח"ל, acronimo di Gush Herut-Libralim, in ebraico גוש חרות-ליברלים, lett. "Blocco Herut-Liberali") - e poi il Likud, alla guida del quale nel 1977 vince le elezioni e diviene Primo ministro.
Il suo governo sembra iniziare con i migliori auspici: infatti il 10 ottobre dello stesso il Presidente egiziano Sadat compie una clamorosa visita in Israele. Nel 1978, a Camp David, Begin, a dispetto della sua fama di "falco" accetta di riconsegnare il Sinai agli egiziani e firma gli accordi di cooperazione con Sadat; grazie a questo gesto a Menachem Begin fu conferito il premio Nobel per la Pace.
Nel 1981, durante la campagna elettorale, Begin ordinò l'attacco alla centrale nucleare irachena di Osirak a Tammuz: anche grazie al successo dell'operazione riuscì a farsi rieleggere Primo Ministro.
Nel 1982, a seguito di ripetuti attacchi terroristici e missilistici subiti da Israele, Begin ordina l'invasione del Libano (operazione pace in Galilea) che ha il suo culmine con l'espulsione da Beirut delle milizie palestinesi guidati da Arafat. Dopo la strage di Sabra e Shatila compiuta dalle falangi cristiane libanesi, in quel momento alleati di Israele, Begin destituisce il Ministro della Difesa Ariel Sharon.
A causa delle conseguenze della guerra in Libano, che si trascinerà sino al 2000, e della grave crisi economica caratterizzata da un iper-inflazione il Primo ministro Begin nel 1983 rassegna le sue dimissioni passando le redini al suo collega di partito Yitzhak Shamir.
Begin è stato un famoso oratore e la sua politica ha avuto come linea guida la sicurezza di Israele e la ricerca della pace con gli Stati arabi. In campo economico invece la politica del Primo ministro israeliano ha avuto un forte marchio populista.
▪ 1994 - Henry Charles Bukowski (Andernach, 16 agosto 1920 – San Pedro, 9 marzo 1994) è stato uno scrittore e poeta statunitense.
Ha scritto sei romanzi, centinaia di racconti e migliaia di poesie, per un totale di oltre sessanta libri. Il contenuto di questi tratta della sua vita, caratterizzata da un rapporto morboso con l'alcol, costellata da frequentissime esperienze sessuali, da rapporti tempestosi con le persone. Una vita dedita inoltre alle scommesse ippiche, all'ozio e all'autodistruzione.
Il suo nome di battesimo è Heinrich Karl Bukowski.
Sua madre, Katharina Fett, una tedesca, incontrò suo padre, Henry Charles Bukowski, un soldato americano, dopo la fine della prima guerra mondiale. Ma l'economia tedesca era al collasso, a causa della guerra persa, e così la famiglia si trasferì negli Stati Uniti nel 1923, stabilendosi a Baltimora, nel Maryland. Per suonare più americani, i genitori cominciarono a chiamarlo Henry. Dopo aver risparmiato un po', la famiglia si trasferì nella periferia di Los Angeles (California) nel 1930, dove viveva la famiglia del padre.
Durante la sua infanzia, suo padre fu spesso disoccupato (erano gli anni della Grande Depressione) e, secondo Bukowski, molto violento (vedi uno dei suoi romanzi semi-autobiografici, Panino al prosciutto – Ham on Rye).
Fu anche soggetto alla discriminazione dei figli dei vicini, che lo prendevano in giro per il forte accento e i vestiti tedeschi "da femminucce" che i suoi genitori insistevano indossasse. Durante l'infanzia soffrì di timidezza e solitudine, in seguito aggravate da un caso grave di acne.
A tredici-quattordici anni bevve per la prima volta il vino, grazie al suo amico William “Baldy” Mullinax, figlio di un chirurgo alcolizzato. “Questo mi aiuterà per tanto tempo”, scrisse in seguito, descrivendo l'inizio del suo amore a vita con l'alcol.
Dopo essersi diplomato alla Los Angeles High School, frequentò il L. A. City College (università) per due anni, seguendo corsi di arte, giornalismo e letteratura. Mentre studiava là, si associò brevemente con un gruppo di nazisti, il German-American Bund, che prese poi in giro in Panino al Prosciutto. Per un po' frequentò anche l'estrema sinistra (vedi il racconto Politics, tratto dalla raccolta A Sud di nessun Nord - South of No North). «Al L.A. City College, poco prima che cominciasse la seconda guerra mondiale, mi atteggiavo a nazista. Distinguevo a fatica Hitler da Ercole e non poteva importarmene di meno. Era soltanto lo stare seduti a lezione e sentire tutte le prediche patriottiche su come dovremmo andar lì e fare del nostro meglio, mi vennero a noia. Decisi di diventare l'opposizione. Non mi prendevo il tempo neppure per informarmi su Adolf, semplicemente sputavo qualsiasi cosa che pensavo fosse malvagia o bestiale.»
Il 22 luglio 1944, con la seconda guerra mondiale che ancora infuriava, fu arrestato dagli agenti dell'FBI a Filadelfia, Pennsylvania (dove viveva in quel periodo), con l'accusa di renitenza alla leva e fu tenuto per diciassette giorni in prigione. Sedici giorni dopo non superò un esame fisico-psicologico e fu dichiarato non adatto al servizio militare.
Primi scritti
A 24 anni (1944), il racconto Aftermath of a Lenghthy Rejection Ship fu pubblicato sulla rivista Story. Due anni dopo, un altro racconto, 20 Tanks From Kasseldown uscì su una raccolta di Portfolio III. Non riuscendo però a sfondare nel mondo letterario, Bukowski si rassegnò e smise di scrivere per un decennio, un periodo che lui ha chiamato “una sbronza di dieci anni”. Questi “anni buttati” formarono però le basi di tutto quello che scrisse in seguito, che è largamente autobiografico, sebbene la verità dei suoi resoconti sia stata frequentemente messa in discussione (lui stesso ammette di mescolare realtà e immaginazione).
Durante una parte di questo periodo continuò a vivere a Los Angeles, ma vagabondò anche per tutti gli USA, lavorando sporadicamente e vivendo in pensioni economiche. Nei primi anni cinquanta ottenne un lavoro (a Los Angeles) come postino, per le poste degli Stati Uniti, ma si dimise dopo meno di tre anni.
Nel 1955, fu ospedalizzato per un'ulcera perforante che gli fu quasi fatale. Quando lasciò l'ospedale, cominciò a scrivere poesie. Nel 1957 decise di sposare una poetessa di una città della provincia texana, Barbara Frye, senza averla mai vista, ma divorziarono nel 1959. Barbara dirigeva la rivista Harlequin, sulla quale erano state pubblicate delle poesie di Bukowski. Lei disse che la loro separazione non ebbe niente a che fare con la letteratura, però lei dubitò spesso della sua abilità di poeta. In seguito al divorzio, Bukowski ricominciò a bere e a scrivere poesie.
Gli anni sessanta
Nel 1960 era ritornato all'ufficio postale a Los Angeles, dove continuò a lavorare come impiegato archivista per oltre dieci anni. Nel 1962 fu traumatizzato dalla morte di Jane Cooney Baker. Lei era il suo primo vero amore. Bukowski sfogò il suo lutto e la sua devastazione in una potente serie di poesie e racconti che piangevano la sua morte. Jane è considerata il più grande amore della sua vita e la più importante tra le Muse che ispirarono la sua scrittura: ne sono convinti i biografi Jory Sherman, Souness, Brewer e Harrison.
Nel 1964 Frances Smith, la sua nuova convivente, partorì l'unica figlia di Bukowski, Marina Louise. Lui però screditava Frances con frasi pesanti: hippy dai capelli bianchi (white-haired hippy), lavoro malfatto (shack-job) e vecchia sdentata (old snaggle-tooth).
Jon e Louise Webb, adesso riconosciuti come giganti del movimento della piccola editoria del dopoguerra, pubblicavano The Outsider literary magazine.
Sotto il marchio Loujon Press, fecero uscire It Catches My Heart In Its Hands (1963) e Crucifix in a Deathhand (1965).
All'inizio del 1967, cominciò a scrivere Notes of A Dirty Old Man (Taccuino di un vecchio zozzone), pubblicandolo a puntate sull'Open City di Los Angeles, un giornale underground. Quando fu chiuso nel 1969, i racconti continuarono a uscire sul Los Angeles Free Press, e sul NOLA Express di New Orleans, Louisiana. Sempre nel 1969 lo stesso Bukowski si dedicò ad una propria rivista letteraria, ma senza successo.
Gli anni Black Sparrow
Nel 1969 accettò un'offerta dall'editore della Black Sparrow, John Martin: 100 $ a settimana per tutta la vita. Decise perciò di lasciare il lavoro alle poste per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Aveva quarantanove anni. Come spiegò in una lettera di quel periodo: “Avevo solo due alternative – restare all'ufficio postale e impazzire... o andarmene e giocare a fare lo scrittore e morire di fame. Decisi di morire di fame.” Meno di un mese dopo finì il suo primo romanzo autobiografico, Post Office, che lo rese celebre. Come forma di rispetto per la fiducia in uno scrittore relativamente sconosciuto, Bukowski pubblicò quasi tutti i suoi lavori successivi con la Black Sparrow.
Grazie alla fama crescente cominciò a imbarcarsi in una serie di storie di una notte e di relazioni. Quelle più importanti furono con Linda King, poetessa e scultrice, Liza Willams, manager degli studi di registrazione, e “Tammie”, madre single dai capelli rossi. Tutte queste storie fornirono materiale per i suoi racconti e le poesie. Un'altra importante relazione fu con “Tanya”, descritta in Donne (Women) come un'amica di penna.
Nel 1976 incontrò Linda Lee Beighle, proprietaria di un ristorante di cibo salutare, aspirante attrice e devota di Meher Baba, leader di una setta indiana. Due anni dopo si trasferì dalla zona dell'Est Hollywood, dove aveva vissuto per la maggior parte della vita, alla comunità rurale di San Pedro, il distretto più a sud di Los Angeles. Linda lo seguì e vissero insieme a intermittenza per più di due anni, perché lui a volte si stancava della relazione e la metteva alla porta. Dopo una serie di scioperi della fame e preghiere disperate ci ripensò e la riprese con sé. Linda è chiamata Sara nei romanzi Donne e Hollywood! Hollywood! (Hollywood). Bukowski, scrivendo di lei, dice che gli ha regalato altri dieci anni di vita (perché l'ha obbligato a bere un po' meno e solo vino). In seguito furono sposati da Manly Palmer Hall, autore e mistico canadese, nel 1985.
Morte
Nel 1988 si ammala di tubercolosi, ma continua a scrivere e pubblicare libri fino a quando, il 9 marzo 1994, all’età di settantaquattro anni, muore, stroncato dalla leucemia fulminante, a San Pedro, poco dopo aver completato il suo ultimo romanzo, Pulp. I funerali furono officiati da monaci buddisti. Un resoconto della cerimonia può essere trovato nel libro di Gerald Locklin, Charles Bukowski: A Sure Bet.
La sua lapide recita: “Don't Try” (Non provare), una frase che usa in una delle sue poesie, consigliando gli aspiranti scrittori e poeti riguardo l'ispirazione e la creatività. Bukowski spiega la frase in una lettera del 1963:
”Qualcuno in uno di questi posti... mi chiese: "Cosa fai? Come scrivi, come crei?" Non lo fai, gli dissi. Non provi. È molto importante: non provare, né per le Cadillac, né per la creazione o per l'immortalità. Aspetti, e se non succede niente, aspetti ancora un po'. È come un insetto in cima al muro. Aspetti che venga verso di te. Quando si avvicina abbastanza, lo raggiungi, lo schiacci e lo uccidi. O se ti piace il suo aspetto ne fai un animale domestico.”
L'opera
Bukowski pubblicò numerosissimi scritti in piccole riviste letterarie e con piccoli editori, dai primi anni '40 fino ai primi anni '90. In seguito la Black Sparrow Press (ora HarperCollins/ECCO) ripubblicò tutto in volume.
Bukowski riconosce l'influenza sulla sua scrittura di Anton Chekhov, James Thurber, Franz Kafka, Knut Hamsun, Ernest Hemingway, Henry Miller, John Fante, Louis-Ferdinand Céline, Robinson Jeffers, Fedor Dostoevskij, D. H. Lawrence, Antonin Artaud, E. E. Cummings.
Il suo nome è stato spesso associato al movimento della Beat generation a causa del suo stile informale e dell'atteggiamento anticonformista verso la letteratura, ma lui non si è mai identificato come un "Beat".
Spesso parlò di Los Angeles come del suo soggetto preferito. In un'intervista del 1974 disse: “Vivi in una città tutta la vita, e arrivi a conoscere ogni puttana all'angolo e metà di loro le hai già scopate. Hai il menabò, la struttura, dell'intera zona. Hai una foto di dove sei... Essendo cresciuto a Los Angeles, ho sempre avuto il sentimento geografico e spirituale di essere qui. Ho avuto il tempo di conoscere questa città. Non vedo altro posto che L.A.”
Un critico ha descritto i suoi libri come “una pittura dettagliata di certe fantasie maschili tabù: lo scapolo disinibito, solitario, antisociale, e totalmente libero”, un'immagine a cui tentò di conformarsi con occasionali letture pubbliche di poesia in cui si comportava da pazzo, e con un modo di fare scandaloso alle feste.
A partire dalla sua morte nel 1994, sono stati pubblicati molti articoli e libri sia sulla sua vita che sui suoi scritti. Il suo lavoro però ha ricevuto relativamente poca attenzione dai critici accademici.
HarperCollins/ECCO ha continuato a pubblicare nuove raccolte delle sue poesie, prelevandole dalle migliaia di lavori pubblicati sulle piccole riviste letterarie. L'uscita del 2007, The People Look Like Flowers At Last, conclude questo progetto: tutto ciò che ha scritto Bukowski (e che non ha distrutto lui stesso, come ha raccontato a Fernanda Pivano), è disponibile ora al grande pubblico. Bukowski stesso decise di pubblicare postume alcune di queste opere, un po' per giocare la morte, com'è nel suo stile.
▪ 1998 - Anna Maria Ortese (Roma, 13 giugno 1914 – Rapallo, 9 marzo 1998) è stata una scrittrice italiana.
Nel gennaio del 1933 muore alla Martinìca, dove sì trovava con la sua nave, il fratello Emanuele, marinaio. La perdita dell'amato fratello le lascia un dolore cupo, uno smarrimento che la porta a scrivere poesie. Pubblicate dopo alcuni mesi dalla rivista La Fiera Letteraria le valgono qualche elogio e il primo incoraggiamento a scrivere. L'anno successivo, sempre per la stessa rivista, scrive il suo primo racconto, Pellerossa, «dove è adombrato un tema fondamentale della mia vita: lo sgomento delle grandi masse umane, della civiltà senza più spazi e innocenza, dei grandi recinti dove saranno condotti gli uomini comuni».
Nel 1937 la Bompiani consigliata da Massimo Bontempelli pubblica i racconti Angelici dolori, i quali sono accolti con molto favore, ma anche con violente critiche da Falqui e Vigorelli.
Dopo quest'inizio abbastanza promettente, l'ispirazione artistica si affievolisce.
La giovane Ortese incomincia a spostarsi in varie città dell'Italia settentrionale, Firenze e Trieste, nel 1939 è a Venezia, dove trova un impiego come correttrice di bozze al Gazzettino.
Anna Maria Ortese e Napoli
«Ho abitato a lungo in una città veramente eccezionale. Qui, (...) tutte le cose, il bene e il male, la salute e lo spasimo, la felicità più cantante e il dolore più lacerato, (...) tutte queste voci erano così saldamente strette, confuse, amalgate tra loro, che il forestiero che giungeva in questa città ne aveva (...) una impressione stranissima, come di una orchestra i cui istrumenti, composti di anime umane, non obbedissero più alla bacchetta intelligente del Maestro, ma si esprimessero ciascuno per proprio conto suscitando effetti di meravigliosa confusione...» (Anna Maria Ortese)
Allo scoppio della seconda guerra mondiale ritorna a Napoli, e in questa città per lei quasi magica, l'ispirazione e l'immaginazione della scrittrice trovano presto un correlativo oggettivo per manifestarsi appieno. Nel primo dopoguerra collabora alla rivista Sud, diretta da Pasquale Prunas dove, tra gli altri, collaborano giovani scrittori come Luigi Compagnone e Raffaele La Capria.
Il suo secondo libro di racconti L'infanta Sepolta arriva nel 1950, e nel 1953 pubblica la raccolta di novelle II mare non bagna Napoli, alla quale viene assegnato il Premio speciale per la narrativa all'edizione 1953 Premio Viareggio.
Quest'ultima consiste in cinque capitoli, aventi come oggetto le squallide condizioni della Napoli del dopoguerra, caratterizzata da disperazione e senso di rovina. Dal primo racconto della raccolta, Un paio di occhiali, è stato tratto nel 2001 un film (regia di Carlo Damasco) presentato alla Biennale di Venezia dello stesso anno.
Ma è soprattutto l'ultimo racconto, II silenzio della ragione, dedicato agli scrittori napoletani, che suscita in città violente opposizioni, tanto che l'Ortese avrà difficoltà a tornare a Napoli, almeno fisicamente, perché la sua mente non finirà mai di ricordare la città, come testimoniano i due libri scritti molti anni più tardi: II porto di Toledo (1975) e II Cardillo addolorato (1993).
Inizia per la scrittrice un periodo molto sofferto e problematico, d'emarginazione e di strisciante ostracismo, a causa delle sue posizioni critiche nei confronti del mondo intellettuale e culturale dell'Italia dell'epoca.
In uno dei suoi trasferimenti a Milano scrive alcuni racconti che sono raccolti e pubblicati nel 1958 dalla casa editrice Laterza con il titolo Silenzio a Milano.
Riprende a viaggiare sia in Italia sia all'estero (Londra, Mosca) scrivendo ottimi reportages.
Nel 1963 scrive L'iguana romanzo pubblicato dalla Vallecchi due anni dopo.
Di nuovo a Milano nel 1967 pubblica Poveri e semplici che vince nello stesso anno il Premio Strega, libro che avrà un seguito ne Il capello piumato (1979). Tra 1967 e il 1969 va collocata la stesura del testo teatrale Il vento passa, come ha dimostrato Pasquale Sabbatino.
Sono gli anni della contestazione giovanile, da destra e da sinistra, tutta la cultura è sotto accusa. L'Ortese, nonostante il suo carattere individualista, ha a cuore la comunità ma reagisce a suo modo, rifugiandosi nei ricordi dei primi racconti, e così le ritorna alla mente l'adolescenza, la Napoli che non aveva capito o veduto, tutt'altro che letteraria o angelica.
La situazione non felice della città e della famiglia, la madre impazzita, la tragica morte dei fratelli e gli eventi grandiosi e disgreganti delle guerre, portano la scrittrice a scrivere Il Porto di Toledo, pubblicato nel 1975 da Rizzoli.
La prima edizione del libro per disavventure editoriali viene portata al macero e la scrittrice con grand'ostinazione e abnegazione continuerà a lavorarci fino alla fine dei suoi giorni.
Anna Maria Ortese, alla metà degli anni settanta, accentuando sempre più il suo isolamento culturale e umano, si trasferisce definitivamente con la sorella a Rapallo.
A partire degli anni 80, inizia una corrispondenza con Beppe Costa che la spinge a pubblicare prima Il treno russo (con il quale viene premiata a Rapallo) e successivamente Estivi terrori. Usufruisce della Legge Bacchelli grazie alla raccolta di firme ed interventi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri organizzata dallo stesso Costa insieme a Dario Bellezza e alla giornalista Adele Cambria.
Lo stesso Costa la convince ad accettare la proposta del Dott. Calasso della Adelphi. Spezza quest'isolamento trascorrendo negli ultimi anni brevi periodi a Milano, ospite dell'Adelphi, la sua nuova casa editrice, che con grande acume imprenditoriale ripubblica le vecchie opere. Tra queste nel 1988 L'iguana viene tradotta in francese da Gallimard ottenendo un discreto successo anche in Francia. Nei suoi ultimi libri, Il cardillo addolorato (1993), ambientato in una magica Napoli settecentesca, e Alonso e i visionari (1997), torna a parlare di sé anche se in modo velato. La morte la coglie nella sua casa di Rapallo il 10 marzo 1998.