Il calendario del 9 Gennaio
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Eventi
• 475 - Basilisco di Bisanzio approfitta della fuga dell'imperatore Zenone e si fa riconoscere imperatore romano d'oriente.
• 1768 - Philip Astley mette in scena il primo circo moderno (a Londra).
• 1793 - Jean-Pierre Blanchard è il primo a volare con un pallone aerostatico negli Stati Uniti.
• 1806 - Orazio Nelson viene sepolto nella Cattedrale di St. Paul.
• 1839 - L'Accademia Francese delle Scienze dà l'annuncio dell'invenzione del dagherrotipo.
• 1878 - Umberto I di Savoia sale al trono d'Italia dopo la morte del padre Vittorio Emanuele II di Savoia.
• 1912 - I Marines degli Stati Uniti invadono l'Honduras.
• 1916 - Vengono ritirate le ultime truppe dell'Intesa lasciando l'Impero Ottomano vittorioso Campagna dei Dardanelli.
• 1945 - Gli Stati Uniti invadono Luzón nelle Filippine: Battaglia di Luzón.
• 1947 - Il Regno Unito riconosce l'indipendenza della Birmania.
• 1950 - Eccidio delle Fonderie Riunite a Modena: 6 manifestanti morti e oltre 200 feriti.
• 1951 - Inaugurazione a New York della sede ufficiale delle Nazioni Unite.
• 1957 - Comincia ad operare la base permanente Amundsen-Scott South Pole Station.
• 1960 - In Egitto inizia la costruzione della Diga di Assuan.
• 1972 - La RMS Queen Elizabeth viene distrutta dal fuoco nel Porto di Hong Kong).
• 1986
- - Dopo aver perso una battaglia legale con la Polaroid, la Kodak lascia il settore della fotografia istantanea.
- - La sonda spaziale Voyager 2 scopre il satellite di Urano: Cressida. È anche stato designato come "Urano IX".
• 1991 - I sovietici occupano Vilnius per fermare l'indipendenza lituana.
• 1995 - Valeri Poliakov completa 366 giorni nello spazio a bordo della stazione spaziale Mir, infrangendo il record di permanenza nello spazio.
• 1996 - La Sun Microsystems annuncia la formazione della divisione JavaSoft per sviluppare e supportare la piattaforma Java.
• 2001 - Lancio del veicolo spaziale cinese Shenzhou 2, senza equipaggio umano.
• 2002 - Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti annuncia che condurrà indagini sulla Enron.
• 2005 - Elezioni per il rimpiazzo di Yasser Arafat.
Anniversari
* 1799 - Maria Gaetana Agnesi (Milano, 16 maggio 1718 – Milano, 9 gennaio 1799) è stata una matematica e benefattrice italiana.
* 1873 - Napoleone III di Francia (nome completo: Carlo Luigi Napoleone Bonaparte; Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873) fu presidente della Repubblica francese dal 1848 al 1852 e imperatore dei francesi dal 1852 al 1870.
Figlio di re Luigi Bonaparte e della regina Ortensia di Beauharnais, sovrani del "regno satellite" d'Olanda, controllato dalla Francia, fu quindi nipote in linea collaterale di Napoleone Bonaparte. Suo fratello Napoleone Luigi (1803 – 1831), affiliato alla carboneria, morì a Forlì combattendo contro le truppe austriaco-pontificie.
Si sposò con Eugenia de Montijo, una nobile spagnola di origine scozzese, dalla quale ebbe un figlio, Napoleone Eugenio Luigi.
* 1878 - Vittorio Emanuele II di Savoia, al secolo Vittorio Emanuele Maria Alberto Eugenio Ferdinando Tommaso di Savoia (Torino, 14 marzo 1820 – Roma, 9 gennaio 1878), è stato l'ultimo re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e il primo re d'Italia (dal 1861 al 1878). Egli, coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso conte di Cavour, portò infatti a compimento il Risorgimento e il processo di unificazione italiana, guadagnandosi l'appellativo di "Padre della Patria".
* 1923 - Katherine Mansfield (nome di battesimo Kathleen Mansfield Beauchamp) (14 ottobre 1888 – 9 gennaio 1923) è stata una scrittrice neozelandesedi racconti in lingua inglese.
* 1947 - Karl Mannheim (Budapest, 27 marzo 1893 – Londra, 9 gennaio 1947) è stato un sociologo tedesco di origine ungherese. Viene considerato il fondatore della sociologia della conoscenza.
Studiò a Heidelberg, dove fu discepolo di Alfred Weber (il fratello di Max Weber). Insegnò inizialmente in Germania (fu docente di sociologia a Francoforte) e nel 1933 si trasferì in Inghilterra in seguito al nazismo. Qui tenne la cattedra di pedagogia all'Università di Londra. Insegnò pure alla London School of economics.
Partendo da una posizione marxista, dovuta all'influenza del suo primo maestro György Lukács, il pensiero di Mannheim si evolve per altre vie grazie ai molteplici influssi recepiti col suo spostamento in Germania, dove riceve l'insegnamento di Alfred Weber, ma è maggiormente influenzato, per via indiretta, dal fratello di questi, Max Weber, che all'epoca era una delle personalità dominanti del mondo culturale tedesco. Non solo: entra in contatto con Georg Simmel, Eduard Spranger, Edmund Husserl, Norbert Elias (il quale sarà suo assistente).
L'impatto con questi autori, che recano all'origine della propria indagine il problema della fondazione di un metodo che sia aderente alla realtà da indagare, ma che non perda il contatto con la storicità e le formazioni vitali che essa presenta in un continuo fluire, porterà Mannheim ad allontanarsi dal marxismo della sua gioventù "lukacsiana". Il marxismo non è del tutto abbandonato, ma per penetrare la sfera fenomenica della vita culturale per come questa si presenta, ossia come creazione spontanea e non meccanica, occorre trovare categorie meno rigide degli automatismi socio-economici marxiani. Mannheim evidenzia quella che considera una contraddizione irriducibile del marxismo: se ogni proposizione culturale è frutto del suo contesto socio-economico, allora lo stesso marxismo e lo stesso metro che si usa per verificarne la validità è viziato da questa determinazione originaria, che ne stabilisce il limite. Con ciò, ogni valore riscontrabile in formazioni culturali sarebbe relativo.
Tale discorso emerge in particolare nell'opera più nota di Mannheim, "Ideologia e utopia", in cui l'ideologia è indagata come sistema di pensiero che si fonda su valori e metri interpretativi che sono statuiti e validi all'interno di quell'unico sistema. Sviluppando in maniera approfondita tale analisi, Mannheim giunge ad osservare come all'interno di ogni sistema di pensiero si vada sviluppando una gnoseologia e un'epistemologia, che agiscono per vie che sono valide solo all'interno di questo sistema, e che riconoscono su un piano ontologico determinati elementi che sono ignorati al di fuori di tale ideologia. L'autore indaga la genesi delle formazioni differenziate di cultura e i motivi della loro proliferazione nell'epoca moderna; in ciò, risulta evidente soprattutto il debito d'influenza weberiana.
L'opera del sociologo ungherese è comunque ricca di contenuti originali, così come sono originali e importanti le conclusioni; ne emerge, al termine di questo studio, che ogni "conoscere", come ogni esperienza mediata che si compie della realtà, avviene attraverso un filtro inconsciamente presente che rende questo "conoscere" come ideologico già nell'esser posto alla coscienza. Ciò richiama le potenti osservazioni espresse da Max Weber nella conferenza della "Scienza come professione", in cui sono preconizzati gli approdi a cui l'analisi di Mannheim darà tuttavia un solido fondamento. Al relativismo in cui ogni sapere precipiterebbe, l'autore oppone, per lo studio delle formazioni culturali date storicamente, un approccio detto "relazionale". Il relazionismo di Mannheim contiene tuttavia punti deboli che gli valsero le critiche dei suoi contemporanei, già da Lukàcs che definì tale "relazionismo" come un "relativismo sofisticato". L'incapacità di risolvere il problema dell'assenza di valori stabili e immanenti nelle formazioni culturali è tuttavia il problema dell'intera generazione di filosofi e sociologi di cui Mannheim faceva parte, e a cui nessuno ha potuto dare soluzione.
* 1959 - Giuseppe Bottai (Roma, 3 settembre 1895 – Roma, 9 gennaio 1959) è stato un politico italiano. Fu governatore di Roma, ministro delle Corporazioni e ministro dell'Educazione Nazionale.
Giuseppe Bottai nasce a Roma nel 1895 da una famiglia di origine toscana. Consegue la maturità e si iscrive a giurisprudenza quando scoppia la prima guerra mondiale e parte volontario.
Nel 1919, al termine del conflitto, Bottai, già attivo nel movimento futurista, incontra Benito Mussolini e collabora alla fondazione dei Fasci Italiani da Combattimento di Roma. Nel 1921 dopo la laurea in Giurisprudenza, dirige la redazione romana de Il Popolo d'Italia e viene eletto alla Camera dei Deputati.
Con Ulisse Igliori e Gino Calza-Bini, è uno dei capi dello squadrismo romano: peraltro, è tra i pochissimi fascisti di primo piano che nell'estate del 1921 si pronunciano a favore del "patto di pacificazione" stipulato da Mussolini con i socialisti e destinato a divenire di lì a poco lettera morta proprio per l'opposizione dei "ras" dello squadrismo. Partecipa alla Marcia su Roma e con il suo gruppo crea notevoli disordini che si concludono con alcuni morti. Nel 1923 fonda la rivista Critica fascista. Dal 1926 al 1929 è sottosegretario alle Corporazioni, assume la titolarità del Ministero nel 1929 e resterà Ministro fino al 1932. In questo periodo emana la Carta del Lavoro e otterrà la cattedra di diritto corporativo all'Università La Sapienza di Roma. 1932: Mussolini decide di estromettere Bottai dalla carica di Ministro delle Corporazioni. in quel periodo, ci fu un'aspra discussione tra Bottai e gli Industriali Italiani per aumentare gli Stipendi degli Operai. L'Ideale Bottaiano era quello di costruire uno Stato Fascista con una Struttura Economico-Sociale di "Sinistra". Dal 1932 al 1935 assume la presidenza dell' Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale. Nel 1935 è governatore di Roma, e nel maggio del 1936 è, per poco meno di un mese, Governatore di Addis Abeba. Ritornato in Italia, è nominato ministro dell'Educazione Nazionale, incarico che lascerà nel febbraio del 1943. Tra le tante realizzazioni emanerà due eccellenti leggi per la protezione dei beni culturali, rimaste in vigore fino al 1999 (e i cui principi sono stati mantenuti dalle attuali normative). Si circonderà di funzionari di primissimo ordine, molti dei quali continueranno a gestire le sovrintendenze anche nel Dopoguerra. Nel 1938 è tra i sostenitori del Manifesto della razza in appoggio alla promulgazione delle leggi razziali fasciste. Nel Diario di Ciano del 5 ottobre 1938 si legge:
«Gran Consiglio. Problema degli ebrei. Parlano in favore Balbo, De Bono e Federzoni. Gli altri, contro. Soprattutto Bottai che mi sorprende per la sua intransigenza. Si oppone a qualsiasi attenuazione dei provvedimenti.»
Come ministro dell'Educazione Nazionale, infatti, Bottai sancisce, nell'autunno del 1938, la puntuale applicazione nella scuola italiana delle leggi razziali, con la conseguente espulsione degli studenti e dei professori ebrei. La sostanziale acquiescenza di Bottai nei confronti delle leggi razziali così come furono volute da Mussolini è plausibilmente dettata da motivi di "realismo politico" più che da intimo convincimento. Le iscrizioni al Sindacato ed al Partito dovevano essere libere.
Risale al 1940 la fondazione della rivista Primato. Il 25 luglio del 1943 aderisce insieme ad altri 19 gerarchi all'«ordine del giorno Grandi», una mozione che mette in minoranza Mussolini. A causa dell'adesione a tale mozione, Bottai sarà condannato a morte in contumacia al Processo di Verona, nel 1944, da un Tribunale della neocostituita Repubblica sociale italiana.
Sul suo Libro "Vent'anni ed un giorno" in merito all'Ordine del Giorno Grandi del 25 Luglio 1943 scrive: "In un giorno solo assieme a Grandi provammo a porre rimedio a tutte le malefatte del Regime post '36. In un giorno solo provammo a rimediare al tradimento fatto dal Fascismo dopo il '36 rispetto agli ideali rivoluzionario-sociali che spinsero tutti noi nel Fascismo degli anni '20."
Per Bottai, la Politica Fascista doveva rielaborare la Società Italiana, bisognava trasformare il Regime Fascista in un Regime orientato ad una Politica Sociale. Fino al 1936, Bottai è un fascista entusiasta, dopodichè Bottai capisce che il fascismo era entrato in una fase di stagnazione statalista che limitava il processo sociale fascista.
Tornato in Italia, fonda nel 1953 la rivista di critica politica ABC, di cui sarà direttore fino alla morte. Per un certo periodo, dirige dietro le quinte Il Popolo di Roma, un quotidiano finanziato da Vittorio Cini per fiancheggiare il centrismo. Muore a Roma il 9 gennaio 1959. Ai suoi affollati funerali a Roma sarà presente, tra le numerose autorità, il ministro della Pubblica Istruzione allora in carica Aldo Moro.
Sempre aperto al dialogo con i giovani intellettuali in odor di «fronda» (che esercitavano cioè una velata opposizione al regime) i quali trovarono sulle pagine di Primato uno spazio di espressione e di dibattito,
Bottai è noto per essere stato in qualche modo un fascista atipico (o «un fascista critico») Bottai anche se non apertamente sulla sua Rivista "Critica Fascista", criticava la Censura ed il Conformismo Fascista. Bottai cercò sempre di attirare i Giovani al Fascismo. Scriverà su "Critica Fascista": "I Giovani devono contestare tutto, devono distruggre per poi ricostruire tutto. Poco importa se tutto rimane come prima, soffocare quindi questa eversione dei giovani è impossibile.
Bisogna quindi saper cogliere il meglio da queste Avanguardie Culturali Giovanili. La Dialettica, la Critica al Fascismo doveva venire dall'interno del Fascismo stesso e quindi l'apporto dei Giovani e degli Intellettuali non propriamente fascisti era essenziale."
Dopo la destituzione di Mussolini vive per alcuni mesi nascosto in un convento di Roma. Nel 1944 si arruola, sotto il nome di Andrea Battaglia, nella Legione Straniera, dove rimarrà fino al 1948 e nelle cui file combatterà contro i tedeschi. Nel 1947 viene amnistiato per le imputazioni post-belliche connesse alla partecipazione avuta nella costituzione del regime fascista e che gli erano costate una condanna all'ergastolo, mentre la condanna a morte di Verona è divenuta ovviamente nulla con la dissoluzione della Repubblica Sociale Italiana. In merito alla decisione di arruolarsi con la Legione Straniera scrive: parto per espiare le mie colpe di non aver saputo fermare in tempo la degenerazione fascista.
Il figlio di Bottai, Bruno, diplomatico, è stato ambasciatore a Londra e presso la Santa Sede, e segretario generale del Ministero degli Esteri. Attualmente è presidente della Società Dante Alighieri.
* 1979 - Pier Luigi Nervi (Sondrio, 21 giugno 1891 – Roma, 9 gennaio 1979) è stato un ingegnere italiano. Fu socio dell'Accademia nazionale delle scienze (Italia) e autore di alcune grandi opere del xx secolo come l'Aula Nervi nella città del Vaticano.
* 1986 - Michel de Certeau (Chambéry, 17 maggio 1925 – Parigi, 9 gennaio 1986) è stato un gesuita e storico francese, la cui opera spazia su una molteplicità di ambiti diversi quali la psicoanalisi, la filosofia e le scienze sociali.
La ricerca di de Certeau può essere paragonata all'analisi della cultura di massa, pressappoco dello stesso periodo, operata da personalità come quella di Edgar Morin (nello Spirito del tempo, 1962) in Francia, o Richard Hoggart (The Uses of Literacy, 1957) e Stuart Hall nel Regno Unito ("Encoding-Decoding", 1977). De Certeau ha contribuito a sviluppare lo studio delle culture mediali in Francia, allora tralasciato, e il suo contributo è stato più tardi ripreso da Éric Maigret e Éric Macé (in Penser les médiacultures, 2005). Tali approcci sono stati ugualmente fatti propri dalla storia culturale, e particolarmente dagli storici modernisti Daniel Roche e Roger Chartier. Ma è soprattutto negli Stati Uniti, dove insegnò e dove la microstoria ha potuto espandersi nei movimenti contro-culturali, che la sua opera ha conosciuto presto una diffusione e un apprezzamento molto forti.
L'invenzione del quotidiano
Ad oggi, il più noto ed influente lavoro di de Certeau nel mondo anglosassone (in particolare gli Stati Uniti) è “The Practice of Everyday Life” (trad. inglese dell'originale francese del 1974: “L'Invention du Quotidien. Vol. 1, Arts de Faire”; trad. italiana del 2001: “L'invenzione del quotidiano”, Ed. Lavoro). In “L'invenzione del quotidiano”, l'autore combina i suoi poliedrici interessi intellettuali per sviluppare una teoria dell'attività di produzione-consumo inerente alla vita di tutti i giorni. Secondo de Certeau, la vita di tutti i giorni (everyday life) è distinta da altre pratiche giornaliere, perché ripetitiva ed inconscia. In questo contesto lo studio di de Certeau non è legato né allo studio della "cultura popolare", né alle pratiche quotidiane di resistenza al potere. Egli indaga e descrive in che modo gli individui navighino inconsciamente attraverso le cose della vita quotidiana, dal camminare nella città alla pratica della lettura.
L'aspetto forse più influente di “L'invenzione del quotidiano” è legato alla distinzione operata da de Certeau tra i concetti di strategia e tattica. Egli collega le "strategie" alle istituzioni, mentre le "tattiche" sono invece utilizzate dagli individui per creare degli spazi propri negli ambienti definiti dalle "strategie". Nel capitolo " Camminando nella città", egli descrive la città come un concetto, generato dall'interazione strategica di governi, corporazioni e altri enti istituzionali, che producono mappe per pianificare le città come un tutt'uno, con una percezione a volo d'uccello della città. Per contrasto invece, un pedone che procede a livello stradale, si sposta in modi tattici, mai pienamente determinati dalla pianificazione definita dalle istituzioni, operando scorciatoie o vagando senza meta in opposizione al layout utilitario delle griglie stradali. Questo esempio illustra l'asserzione di de Certeau che la vita di ogni giorno agisce come un processo di bracconaggio su un territorio “altro”, che ricombina regole e prodotti che già esistono nella cultura in un modo influenzato, ma mai completamente determinato, da quelle regole e quei prodotti.
In Italia, venne tradotta la sua opera “Fabula mistica. La spiritualità religiosa tra il XVI e il XVII secolo” nel 1987, testo erudito e molto denso sulla formazione del linguaggio mistico nel 1500-1600, che ebbe influenza significativa ma limitata agli ambienti accademici. Solo dopo la diffusione del pensiero sull'alterità a valle della pubblicazione di "Mai senza l'altro" da parte della comunità di Bose nel 1993, recentemente diverse opere sono state tradotte. Manca ad oggi una biografia che presenti la figura dell'autore, il suo itinerario, il suo pensiero in lingua italiana, viceversa ne sono apparse in lingua francese (cfr. F. Dosse, "Michel de Certeau: Le marcheur blessé ") e in lingua inglese (cfr. Jeremy Ahearne, Ian Buchanan ed altri).
Tra gli studiosi italiani che hanno studiato l'opera di Michel de Certeau possiamo citare Carlo Ossola (Collège de France e membro dell'Accademia dei Lincei), Stella Morra (Pontificia Univ. Gregoriana), Paola Di Cori (Univ. Urbino) e Silvano Facioni (Univ. Calabria).
* 2000 - Bruno Zevi (Roma, 22 gennaio 1918 – Roma, 9 gennaio 2000) è stato un architetto, critico d'arte e storico dell'arte italiano.
Sempre impegnato sul fronte politico e dei diritti civili, durante il fascismo, Zevi fu membro del movimento clandestino Giustizia e Libertà e diresse i Quaderni Italiani. Successivamente militò nel Partito d'Azione, in Unità Popolare, nel Partito Radicale, di cui fu anche deputato.
Dal 1988 al 1999 è Presidente d'onore del Partito Radicale. Deputato dal 1987 al 1992, si dimise dal partito in segno di protesta per l'adesione dei deputati radicali al Parlamento Europeo al medesimo gruppo dove sedevano gli eletti del Fronte Nazionale di Jean-Marie Le Pen.
Nel 1998 fu tra i fondatori del Partito d'Azione Liberalsocialista.
Muore improvvisamente il 9 gennaio 2000 nella sua casa romana in via Nomentana, dove negli anni '70 aveva ospitato Teleroma 56, una piccola emittente televisiva romana; avrebbe compiuto 82 anni lo stesso mese.
* 2004 - Norberto Bobbio (Torino, 18 ottobre 1909 – Torino, 9 gennaio 2004) è stato un filosofo, storico e politologo italiano.
È considerato uno dei maggiori intellettuali ed una delle personalità culturali più influenti dell'Italia del ventesimo secolo.
«Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze» (Norberto Bobbio, in Politica e cultura, 1955)
Il pensiero di Norberto Bobbio si forma nei primi decenni del Novecento in una temperie filosofica dominata dell'idealismo. Tuttavia, come molti studiosi torinesi, non abbraccia mai questa visione del mondo: dopo un primo accostamento alla fenomenologia significativamente attestato dalle sue opere sulla filosofia di Husserl, si avvicina al filone neorazionalista e neoempirista fiorito sul continente, specialmente oltralpe in Germania ed attorno al Circolo di Vienna.
Negli anni quaranta e cinquanta Bobbio entra in contatto con la filosofia analitica di tradizione anglosassone. Compie studi di analisi del linguaggio tracciando le prime linee di ricerca della scuola analitica italiana di filosofia del diritto di cui è ancora oggi riconosciuto figura eminente di riferimento. Al riguardo vanno menzionati perlomeno i due saggi: Scienza del diritto e analisi del linguaggio del 1950 e Essere e dover essere nella scienza giuridica del 1967.
Dedica studi specifici a Hobbes, Vilfredo Pareto e molti filosofi e teorici della politica di cui già s'è detto. Vede nell'Illuminismo un modello di rigore e di rifiuto del dogmatismo di cui riprende l'ideale razionalistico traducendolo anche nella analisi del sistema democratico e parlamentare. Sino dagli anni cinquanta si occupa di temi quali la guerra e la legittimità del potere, dividendo la sua produzione tra la filosofia giuridica, la storia della filosofia e i temi di attualità politica.
Durante gli ultimi anni del fascismo, Bobbio matura la convinzione della necessità di uno stato democratico, che sgombri il campo dal pericolo della politica ideologizzata e delle ideologie totalitarie sia di destra sia di sinistra, invoca sia una gestione laica della politica, sia un approccio filosofico-culturale alla politica, che aiuti a superare la contrapposizione fra capitalismo e comunismo ed a promuovere la libertà e la giustizia.
Nel saggio Quale socialismo? (1976), Bobbio critica sia la dialettica marxista sia gli obiettivi dei movimenti rivoluzionari, sostenendo che le conquiste borghesi, dovevano estendersi anche alla classe dei proletari. Bobbio, ritiene fallimentare solo l'esperienza marxista-leninista, mentre prevede che le istanze di giustizia, rivendicate dai marxisti possano, in futuro, riaffiorare nel panorama politico.
Il pensiero di Bobbio diviene così, soprattutto tra gli intellettuali dell'area socialista, un modello esemplare, grazie al suo 'sapere impegnato', certamente «più preoccupato di seminare dubbi che di raccogliere consensi». Egli stesso riprenderà la riflessione su un tema a lui caro, quello del rapporto tra politica e cultura, proponendo, tra le pagine di MondOperaio, una «autonomia relativa della cultura rispetto alla politica» secondo la quale «la cultura non può né deve essere ridotta integralmente alla sfera del politico».
Nel 1994 esce l'opera Destra e sinistra, nella quale Bobbio focalizza le differenze fra le due ideologie e i due indirizzi politico-sociali; la destra, secondo l'autore, è caratterizzata dalle tendenze alla disuguaglianza, al conservatorismo ed è ispirata da interessi, mentre la sinistra persegue l'uguaglianza, la trasformazione, ed è sospinta da ideali.
Nell'opera L'età dei diritti (1990), Bobbio individua i diritti fondamentali che consentono lo sviluppo di una democrazia reale e di una pace giusta e duratura. Una partecipazione collettiva e non coercitiva alle decisioni comunitarie, una contrattazione delle parti, l'allargamento del modello democratico a tutto il mondo, la fratellanza fra gli uomini, il rispetto degli avversari, l'alternanza senza l'ausilio della violenza, una serie di condizioni liberali, vengono indicati da Bobbio come caposaldi di una democrazia, che seppur cattiva, è preferibile ad una dittatura.
Per tutta la vita scrittore di numerosissimi articoli, anche tramite interviste, Norberto Bobbio incarna l'ideale della filosofia critica e militante che lo vede protagonista anche del Centro di Studi metodologici di Torino.
Nell'ultimo libro che raccoglie saggi, scritti e testimonianze su maestri, amici ed allievi, Bobbio comincia ricordando i tre maestri Francesco Ruffini, Piero Martinetti e Tommaso Fiore. L'elenco degli amici è lungo e annovera compagni di università come Renato Treves e Ludovico Geymonat e colleghi come Nicola Abbagnano, Bruno Leoni, Alessandro Passerin d'Entrèves e Giovanni Tarello. Bobbio ricorda poi gli allievi Paolo Farneti e Uberto Scarpelli che, come Bobbio stesso scrive, nel 1972 fu naturaliter suo successore a Torino sulla cattedra di Filosofia del diritto.
Traggono ispirazione dal pensiero di Bobbio le "lezioni Bobbio", svoltesi nel 2004, e la manifestazione "Biennale Democrazia" di Torino.
* 2007 - Jean-Pierre Vernant (Provins, 4 gennaio 1914 – 9 gennaio 2007) è stato uno storico e antropologo francese. Studioso dell'età classica, si è occupato in modo particolare della mitologia greca.
«La nascita della filosofia appare dunque in relazione con due grandi trasformazioni mentali: il pensiero positivo, che esclude ogni forma di realtà sovrannaturale e rifiuta l'implicita assimilazione stabilita dal mito tra fenomeni fisici e agenti divini; il pensiero astratto, che spoglia la realtà di tutta quella potenza di cambiamento che le attribuiva il mito, e rifiuta l'antica immagine dell'unione degli opposti in favore della formulazione in termini categorici del principio di identità» (Jean-Pierre Vernant, Mito e pensiero presso i Greci)
Nell'opera più conosciuta del filosofo francese Jean-Pierre Vernant, recentemente scomparso: "Les Origines de la pensée grecque" (Le origini del pensiero greco) pubblicata nel 1962 viene modificata radicalmente l'interpretazione della storia greca avvalendosi degli studi antropologici di Georges Dumézil, Claude Lévi-Strauss e Ignace Meyerson. L'autore cerca di trovare le cause del passaggio dal pensiero mitologico greco a quello razionale filosofico. Secondo Vernant il motivo di questo cambiamento va ricercato nel mito stesso oltreché nella stessa storia sociale, giuridica, politica ed economica dei greci. Il cammino verso la ragione, sostiene Vernant, porterà nello stesso tempo alla nascita della democrazia greca. Risalendo alle origini della civiltà greca nell'età micenea derivata dalla dominazione degli Ittiti l'organizzazione sociale faceva capo ad una gerarchia al cui vertice era il re come depositario di un potere assoluto esercitato nel palazzo, centro di ricchezza e di potenza militare. Il re, wanax da cui "anax", è nello stesso tempo capo politico e supremo sacerdote; egli stabilisce con precisione il tempo dei riti ed è assistito da una casta sacerdotale, ma in effetti il suo è un potere esclusivo e carismatico, solo lui personalmente è in contatto, attraverso riti misteriosi e segreti, con la divinità. Con l'invasione dorica tutto questo cambia. Al palazzo comincia a sostituirsi la città come centro del potere dove prevalgono nuove forze sociali. Anche la religione risente di questo mutamento. Quelli che erano gli dei, segni efficaci che influiscono sulla vita reale, ora sono semplicemente delle immagini e i simboli religiosi tendono a diventare semplici rappresentazioni del sacro. Anche nella vita politica nascono santuari segreti e sorge una burocrazia sacrale che custodisce i talismani da cui dipendono i destini della città. Questo spiega perché accanto alla religione pubblica si affianca quella dei misteri dove ci si reimpossessa del sacro e si ritrova il contatto mistico con la divinità attraverso il segreto. La funzione religiosa non viene più assegnata dal wanax (anax). Con l'iniziazione ai misteri aperti a tutti si incominciano ad affermare i principi dell'egualitarismo della futura democrazia. Con i pensatori di Mileto la religione è completamente desacralizzata. Essi tentano una nuova visione scientifica del cosmo che risente però ancora degli influssi religiosi. La nuova cosmologia è ancora figlia della cosmogonia. Gli elementi naturali, l'archè, sostituiscono le divinità, ma permane il problema di spiegare come dal caos si sia poi formato l'universo ordinato ed è su questo tema che si affannerà la filosofia seguente.