Il calendario del 7 Ottobre

Fonte:
CulturaCattolica.it
Vai a "Giorno per giorno"

Eventi

• 3761 a.C.- Inizia l'epoca del moderno Calendario Ebraico

• 1571 - La battaglia di Lepanto - detta anche delle Echinadi o delle Curzolari (in turco İnebahtı, chiamata Epaktos dagli abitanti e Lepanto dai veneziani) - è uno storico scontro avvenuto il 7 ottobre 1571 tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa che riuniva le forze navali di Venezia, della Spagna (con Napoli e Sicilia), di Roma, di Genova, deiCavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Ducato d'Urbino e del Granducato di Toscana, federate sotto le insegne pontificie.
La battaglia, terza in ordine di tempo e la maggiore svoltasi a Lepanto, si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d'Austria, su quelle ottomane di Mehmet Alì Pascià, che perse la vita nello scontro.

• 1582 - Questo giorno non esiste nel calendario gregoriano: per riallineare il calendario alle stagioni, i giorni dal 5 al 14 ottobre 1582 vengono saltati

• 1879 - Germania e Austria-Ungheria creano la Duplice Alleanza

• 1886 - La Spagna abolisce la schiavitù a Cuba

• 1908 - Creta si rivolta contro l'Impero Ottomano e si schiera con la Grecia

• 1912 - Apre la Borsa di Helsinki

• 1913 - Henry Ford introduce la catena di montaggio

• 1919 - Nei Paesi Bassi viene fondata la KLM

• 1940 - La Germania invade la Romania

• 1943 - Il Giappone giustizia 100 prigionieri americani sull'Isola Wake

• 1944 - Scoppia una rivolta nel campo di concentramento di Auschwitz

• 1948

  1. - Al Salone dell'auto di Parigi viene presentata ufficialmente la Citroen 2cv che resterà in produzione fino al 27 luglio 1990
  2. - Invenzione del codice a barre

• 1949 - Formazione della Repubblica Democratica Tedesca (Germania Est)

• 1950 - Forze statunitensi invadono la Corea attraversando il 38º parallelo

• 1958 - Il presidente del Pakistan Iskander Mirza, col supporto del generale Ayub Khan e dell'esercito sospende la costituzione, impone la legge marziale e cancella le elezioni previste per il gennaio successivo

• 1959 - La sonda russa "Luna-3" fotografa per la prima volta la faccia nascosta della Luna

• 1970 - Alluvione a Genova. Muoiono 25 persone

• 1977 - In URSS viene adottata la Quarta costituzione sovietica

• 1982 - A Broadway apre il musical Cats

• 1985 - La nave da crociera Achille Lauro viene dirottata da terroristi palestinesi

• 1993 - Ad Altamura, in Puglia, vengono alla luce i resti dell'Uomo di Altamura (Homo arcaicus), unico esemplare del suo genere, al centro di vivaci discussioni sulla sua autenticità

• 2001
  1. - Italia: il primo referendum costituzionale della storia repubblicana approva le "Modifiche al Titolo V della Parte II della Costituzione della Repubblica Italiana (Regioni, Province, Comuni), avviando la trasformazione dello Stato da regionale ad iper-regionale o federalista.
  2. - Inizio dell'invasione statunitense dell'Afghanistan, con un assalto aereo e operazioni sotto copertura a terra

• 2002 - Viene resa pubblica la scoperta di Quaoar ad un convegno dell'American Astronomical Society

• 2003 - In California, voto per la rimozione del Governatore Gray Davis, vinto dal candidato Arnold Schwarzenegger

• 2004
  1. - Libia: In seguito al ruolo dell'Italia nell'abolizione dell'embargo, Muammar Gheddafi annulla la ricorrenza contro l'occupazione coloniale italiana, trasformandola in commemorazione dell'amicizia tra i paesi
  2. - Norodom Sihanouk abdica dal titolo di Re della Cambogia
  3. - L'ingegnere inglese Kenneth Bigley viene giustiziato dopo essere stato rapito da esponenti del terrorismo islamico in Iraq

• 2005 - Muammar Gheddafi indice nuovamente la "Giornata della vendetta" contro l'occupazione Italiana, a suo dire in seguito alle promesse non mantenute dall'Italia stessa

• 2008 - per la prima volta viene identificato un meteorite "8TA9D69" che colpisce la terra, delle dimensioni di circa 4 metri, il meteorite colpisce l'atmosfera sopra il Sudan

• 2009 - La Corte Costituzionale definisce incostituzionale il Lodo Alfano, di fatto riaprendo tutti i processi riguardanti le quattro alte cariche dello stato.

Anniversari

• 1543 - Hans Holbein il Giovane (Augusta, 1497 o 1498 – Londra, 7 ottobre 1543) è stato un pittore e incisore tedesco, che dipinse dapprima a Basilea e poi in Inghilterra alla corte di Enrico VIII.
Era figlio di un altro noto pittore, Hans Holbein il Vecchio.
Nacque ad Augusta, in Baviera, dove fu iniziato alla pittura da suo padre. Successivamente si trasferì a Basilea con suo fratello Ambrosius Holbein dove conobbe molti eruditi del tempo, tra i quali Erasmo da Rotterdam. Illustrò le satire di Erasmo ed altri libri e diede il suo contributo alla traduzione della Bibbia di Martin Lutero. Si trasferì poi a Londra e dipinse diversi ritratti alla corte di Enrico VIII d'Inghilterra. Sono celebri i suoi ritratti del re e di Tommaso Moro.
Nei suoi ultimi anni, Holbein lavorò a Londra e a Basilea. Stava lavorando ad un altro ritratto di Enrico VIII quando morì, il 7 ottobre 1543, a Londra.

• 1571 - Mehmet Alì Pascià (o Müezzinzade Alì Pascià); (Kavala, ... – Lepanto, 7 ottobre 1571) è stato un ammiraglio turco, di origine albanese.
Müezzinzade Alì Pascià sostituì nel 1567 Piyale Paschà come ammiraglio (Kapudan deryà) della flotta ottomana e ne ebbe il comando diretto nella battaglia di Lepanto del 1571.
In quell'occasione la sua nave ammiraglia fu abbordata e, sebbene il comandante della flotta cristiana, don Giovanni d'Austria, avesse impartito l'ordine di catturarlo vivo, venne ucciso.
Discordanti sono le versioni sulla sua morte: secondo alcune fonti fu colpito alla testa da una pallottola, secondo altre fu ferito e poi finito da un soldato spagnolo, altri ancora riportano che si suicidò tagliandosi la gola. Certo fu che venne decapitato e la sua testa ostentatamente infilzata su una picca e sull'albero maestro della Sultana, sua nave ammiraglia, venne ammainato lo stendardo ottomano e innalzato quello cristiano. Nonostante l'effetto psicologico non indifferente, questo fu solo uno degli elementi che fiaccarono la resistenza turca. La battaglia sarebbe durata ancora alcune ore.
Suo successore venne nominato nel 1571 Uluch Alì, già comandante dell'ala sinistra musulmana nella battaglia di Lepanto.

• 1637 - Vittorio Amedeo I di Savoia (Torino, 8 maggio 1587 – Vercelli, 7 ottobre 1637) fu marchese di Saluzzo, duca di Savoia, principe di Piemonte e conte d'Aosta, Moriana e Nizza dal 1630 al 1637. Fu anche re titolare di Cipro e Gerusalemme.

• 1849 - Edgar Allan Poe (Boston, 19 gennaio 1809 – Baltimora, 7 ottobre 1849) fu uno scrittore e poeta statunitense, considerato tra le figure più importanti della letteratura americana, inventore del racconto poliziesco e del giallo psicologico, finisce per diventare anche uno dei rappresentanti maggiori del romanzo gotico svincolandosi però dalle ambientazioni, ma del quale eredita il gusto del mistero, dell'orrido e dell'angosciante.
Sebbene la sua vita e le sue opere siano posteriori rispetto al periodo del Romanzo gotico vero e proprio, Poe ha finito per essere considerato uno dei rappresentanti più importanti del genere. Del movimento neogotico, infatti, eredita talune tematiche e suggestioni (il gusto per il mistero, l'orrido, l'angosciante), svincolandosi però dalle ambientazioni tipiche del gotico, e sviluppandone più gli aspetti psicologici, indagando fra le ossessioni e gli incubi personali; pertanto può anche essere considerato come un precursore del Decadentismo.
Scrittore di grande inventiva, ha anticipato generi letterari quali il romanzo poliziesco (il suo personaggio Auguste Dupin si può considerare l'antenato più diretto dello Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle), e la fantascienza.

• 1863 - Damiano Vellucci, soprannominato Inferno (Santi Cosma e Damiano, 22 marzo 1835 – Gaeta, 7 ottobre 1863), è stato un brigante italiano.
Gli eventi che portarono all'unità d'Italia non lasciarono indifferenti i sancosimesi. Uno dei personaggi, che si mise più in luce in quel periodo, fu il bracciale (ossia operaio) Damiano Vellucci soprannominato Inferno. Egli divenne un reazionario e un capo-contadino, opponendosi fieramente ai liberali, favorevoli all'unione italiana e poi ai Piemontesi discesi nel Regno delle due Sicilie nel 1860.
Superando il parallelismo dato dalla storiografia ufficiale, di reazionario uguale a brigante, lo si può definire, senza incorrere in fraintesi e come lui amava definirsi, "un milite realista detto brigante". Era nato da Giuseppe e Rosalia Ionta e fu battezzato lo stesso giorno della sua nascita nella chiesa del suo paese. La famiglia abitava nella strada Cuparella, l'odierna via Cesare Battisti.
I fatti precedenti il processo unitario vennero particolarmente sentiti dal giovane Damiano. Infatti, con entusiasmo, accorse all'appello di Francesco II, re delle Due Sicilie, rifugiato a Gaeta, per far parte della Brigata Lagrange, costituita ad Itri il 15 settembre 1860. La missione di questo corpo era di allentare la morsa militare, creata intorno a Gaeta, portando il movimento reazionario nell'Abruzzo. Fu congedato a Cisterna nel gennaio del 1861 e ritornò al suo paese insieme con tanti altri volontari che avevano servito con lui.
Come tutti i reduci, fu fatto oggetto di dileggio e soprusi da parte di alcuni liberali e dai componenti della Guardia Nazionale Italiana, tra i quali vi era anche un suo cugino. Si diede a percorrere le montagne e dopo uno scontro, nel mese di giugno 1861, con la Guardia Nazionale di Sessa, mentre si trovava a lavorare con alcuni camerati nelle campagne di Cellole, espatriò nello Stato Pontificio.
Recatosi a Roma, con il minturnese Angelo Mallozzi, fu ricevuto da re Francesco, al quale giurò eterna fedeltà, impegnandosi a combattere per il suo ritorno sul trono. La sua attività reazionaria si svolse tra i confini dello Stato Pontificio e le montagne ausoniche-aurunche. Divenne capo di piccole bande e aggregato temporaneamente alla comitiva del famoso capobanda itrano Francesco Piazza detto Curcitto, partecipò al combattimento di Fossa della Neve del 1º luglio 1862, luogo posto tra i monti di Formia ed Itri. Assieme alla sua banda fu autore di alcuni eclatanti sequestri di persona. Tali sequestri furono commessi contro Francesco Minutillo e Francesco Cinquanta entrambi di Formia dei rispettivi quartieri di Maranola e Castelforte e Dionisio Sparagna di Santi Cosma e Damiano.
Catturato durante uno scontro con la truppa, in località Campo di Venza nel territorio di Roccaguglielma, l'odierna Esperia, fu fucilato a Gaeta il 7 ottobre 1863

• 1918 - Giuseppe Toniolo (Treviso, 6 marzo 1845 – Pisa, 7 ottobre 1918) è stato un economista e sociologo italiano, tra i principali artefici dell'inserimento dei cattolici nella vita politica, sociale e culturale della nazione italiana.
È ricordato soprattutto come il fondatore della Settimana sociale dei cattolici italiani, il cui centenario si è svolto nel 2007. È stato proclamato venerabile da Paolo VI il 7 gennaio 1971.

«Grande nella scienza, visse altamente di fede; indagando le giustizie sociali, fra le cifre delle statistiche, s'alzò potente alle più sublimi idealità, a tutti noi lasciando in eredità, esempio e richiamo, una vita di bontà, di pietà, di fatiche che sfiorando la terra, fu tutta di cielo, e un'aspirazione fervida e continua a Dio. »(Pietro Maffi)

Nacque a Treviso, nella parrocchia di Sant'Andrea, nel 1845, in una famiglia della buona borghesia veneta. La famiglia si trasferì in varie città del Veneto per seguire il padre, ingegnere. Giuseppe frequentò le scuole medie in collegio a Venezia. Iscrittosi alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Padova, dove i suoi maestri furono Fedele Lampertico e Angelo Messedaglia, si laureò nel 1866; nel 1868 fu nominato assistente alla cattedra giuridico-politica e nel 1873 conseguì la libera docenza in Economia politica.
Fu dapprima insegnante presso l'Istituto tecnico di Venezia (1874) e dopo una breve supplenza del Messadaglia nell'Università di Padova, fu chiamato come professore straordinario nell'Università di Modena e Reggio Emilia (1878), per approdare definitivamente come ordinario nell'Università di Pisa, dove tenne la cattedra di Economia politica dal 1883 alla morte, nel 1918. Le sue spoglie riposano presso la chiesa di Santa Maria Assunta a Pieve di Soligo (TV).
Nel 1878 sposò Maria Schiratti, dalla quale ebbe sette figli.

Il ruolo nel movimento cattolico
La figura di Giuseppe Toniolo occupa un posto importante nella storia del pensiero e dell'organizzazione del laicato cattolico: nel 1889 fondò a Padova l'Unione cattolica di studi sociali, di cui fu presidente; collaborò anche con l'Opera dei Congressi. Dopo il suo scioglimento (1904), si occupò di riorganizzare l'Azione Cattolica. Fu ispiratore e promotore della prima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che tenne a battesimo nel 1907.
Fondò nel 1893 a Pisa la Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie, e nel 1894, sulla scia aperta dalla pubblicazione della Rerum Novarum, formulò il primo programma politico cristiano democratico, il “Programma dei cattolici di fronte al socialismo”.
Il Toniolo non fu mai propriamente impegnato nella sfera politica, ma fu tra i fondatori della FUCI. La sua partecipazione fu contrassegnata da una profonda sintonia con il magistero ecclesiale.
Il 14 giugno 1971 papa Paolo VI chiuse l'esame della sua vita col decreto di eroicità delle virtù e oggi la Chiesa cattolica lo venera come Servo di Dio.
Per il suo contributo come professore e come ideatore della economia sociale cattolica cooperativistica, portata avanti dalle banche di Credito Cooperativo, due istituti sono stati intitolati a suo nome: la BCC "Giuseppe Toniolo" di Genzano di Roma e la BCC "Giuseppe Toniolo" di San Cataldo, in Sicilia.

Le opere
Il contributo di Giuseppe Toniolo agli studi economico-sociali è testimoniato da numerose pubblicazioni. Nei primi saggi è visibile l'interesse alle problematiche legate alla divisione del lavoro e alla distribuzione della ricchezza:
▪ Economia delle piccole industrie (1874)
▪ Varie forme di rimunerazione del lavoro (1875)
▪ Lezioni sulla distribuzione della ricchezza (Verona, 1878)
▪ Il Salario (1878-9).
Tra il 1881 e il 1893 sono predominanti gli interessi di storia economica:
▪ Scolastica ed Umanesimo nelle dottrine economiche al tempo del Rinascimento in Toscana (discorso inaugurale dell'anno accademico 1886-7)
▪ Remoti fattori della potenza economica di Firenze nel Medioevo, raccolti poi in *Vicende economiche del comune fiorentino dal 1378 al 1530, pubblicate nel 1889.
▪ Storia dell'economia sociale in Toscana (1890-1)
▪ La storia come disciplina ausiliaria delle scienze sociali (1890)
▪ La genesi storica dell'odierna crisi sociale-economica (1893), in cui indica come soluzione alla crisi il ritorno alla giustizia e alla carità nelle relazioni tra le classi, in obbedienza al magistero infallibile della Chiesa.
Dopo il 1893 Toniolo riprende le tematiche legate alla realtà contemporanea e al programma sociale cristiano, alternando studi di carattere applicato con interventi dottrinali, storici e critici, fino alle grandi sintesi di tipo sociologico:
▪ Programma sintetico di scienza sociale economica (1893)
▪ L'economia capitalistica moderna nella sua funzione e nei suoi effetti (1894)
▪ Il concetto cristiano della democrazia (1897)
▪ Le unioni rurali professionali (1894)
▪ Per la storia del movimento cooperativo (1895)*
▪ La protezione internazionale dei lavoratori (1900)
▪ Provvedimenti sociali popolari (1902); alle analisi storico-critiche sulla dottrina e sul movimento socialista che andava rapidamente giganteggiando:
▪ Le dottrine socialistiche nell'antichità classica e nel Medioevo (1899)
▪ Il socialismo nella cultura moderna (1900)
▪ Il socialismo nella storia della civiltà (1902)
▪ Il supremo problema della sociologia (1903)
▪ L'odierno problema sociologico (1905)
▪ Le premesse filosofiche e la sociologia contemporanea (1909).
▪ Trattato di economia sociale (di cui furono pubblicati tra il 1908 e il 1921 i primi tre volumi (Introduzione generale; Produzione; Circolazione). Quest'opera è considerata la sua più importante e quella che meglio riassume scientificamente la vastità della sua attività di studioso.

Bibliografia
▪ Achille Ardigò, Toniolo: il primato della riforma sociale, Bologna, Cappelli, 1978.
▪ Giorgio Batini, Album di Pisa, La Nazione, 1972.
▪ Gianfranco Legitimo, Sociologi cattolici italiani: De Maistre, Taparelli, Toniolo, Roma, Volpe, 1963.
▪ Federico Marconcini, Profilo di Giuseppe Toniolo economista, Milano, Vita e pensiero, 1930.
• Cinzio Violante, Il significato dell'opera storiografica di G. Toniolo nell'età di Leone XIII, in "Aspetti della cultura cattolica nell'età di Leone XIII", a cura di Giuseppe Rossini, Roma, 1961, pp. 707-769.

• 1991 - Natalía Ginzburg, nata Levi (Palermo, 14 luglio 1916 – Roma, 7 ottobre 1991), è stata una scrittrice italiana di primo piano della letteratura italiana del Novecento.
Natalia Levi nasce a Palermo da Giuseppe Levi, illustre scienziato ebreo di origine triestina, e Lidia Tanzi, milanese e non-ebrea. Il padre è professore universitario antifascista e sia il padre che i tre fratelli saranno imprigionati e processati con l'accusa di antifascismo.
Natalia trascorre l'infanzia e l'adolescenza a Torino, in stato di emarginazione e trova presto conforto nella scrittura.
Esordisce nel 1933 con il suo primo racconto, I bambini, pubblicato dalla rivista "Solaria" e nel 1938 sposa Leone Ginzburg col cui cognome firmerà in seguito tutte le sue opere. Dalla loro unione nacquero tre figli: Carlo (Torino, 15 aprile 1939), che diverrà un noto storico e saggista, Andrea (Torino, 9 aprile 1940) e Alessandra (Pizzoli, 20 marzo 1943). In quegli anni stringe legami con i maggiori rappresentanti dell'antifascismo torinese e in particolare con gli intellettuali della casa editrice Einaudi della quale il marito, docente universitario di letteratura russa, era collaboratore dal 1933.
Nel 1940 segue il marito, che era stato mandato al confino per motivi politici e razziali, a Pizzoli in Abruzzo dove rimane fino al 1943.
Nel 1942 scrive e pubblica, con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte, il suo primo romanzo intitolato La strada che va in città che verrà ristampato nel 1945 sotto il nome dell'autrice.
In seguito alla morte del marito, torturato e ucciso nel febbraio del 1944 nel carcere romano di Regina Coeli, nell’ottobre dello stesso anno Natalia giunge a Roma, da poco liberata, e si impiega presso la sede capitolina della casa editrice Einaudi. Nell’autunno del 1945 si ristabilisce a Torino, dove nel frattempo sono rientrati anche i suoi genitori e i suoi figli, che durante i mesi dell’occupazione tedesca si erano rifugiati in Toscana.
Nel 1947 esce il suo secondo romanzo È stato così che vince il premio letterario "Tempo".
Nel 1950 sposa l'anglista Gabriele Baldini, docente di letteratura inglese e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Londra, dal quale avrà due figli Susanna (4 settembre 1954) ed Antonio (6 gennaio 1959 + 3 marzo 1960), entrambi con handicap. Inizia per Natalia un periodo ricco per la produzione letteraria che si rivela prevalentemente orientata sui temi della memoria e dell'indagine psicologica. Nel 1952 pubblica Tutti i nostri ieri; nel 1957 il volume di racconti lunghi, Valentino, che vince il premio Viareggio e il romanzo Sagittario; nel 1961 Le voci della sera che, insieme al romanzo d'esordio, verrà successivamente raccolto nel 1964 nel volume Cinque romanzi brevi.
Nel 1962 esce la raccolta di saggi Le piccole virtù e nel 1963 vince il premio Strega con Lessico famigliare che viene accolto da un forte consenso di critica e di pubblico.
Nel 1969 muore il marito e la scrittrice si dedica sempre più alla narrativa.
Negli anni settanta fanno seguito i volumi Mai devi domandarmi del 1970 e Vita immaginaria del 1974.
Nella successiva produzione la scrittrice, che si era rivelata anche fine traduttrice con La strada di Swann di Proust, ripropone in modo più approfondito i temi del microcosmo familiare con il romanzo Caro Michele del 1973, il racconto Famiglia del 1977, il romanzo epistolare La città e la casa del 1984 oltre La famiglia Manzoni, nel 1983, visto in una prospettiva saggistica.
La Ginzburg si rivela inoltre autrice di commedie tra le quali, Ti ho sposato per allegria del 1965, e Paese di mare nel 1972.
Nel 1983 viene eletta nelle liste del Partito Comunista Italiano al Parlamento.
Nel 1988 scrive un articolo, diventato ormai famoso, sull'Unità dal titolo: Non togliete quel crocifisso[1] difendendo la presenza del simbolo religioso nelle scuole e opponendosi alle contestazioni dilaganti in quegli anni.
Muore a Roma tra il 6 e il 7 ottobre 1991.

• 1992 - Augusto Daolio (Novellara, 18 febbraio 1947 – Novellara, 7 ottobre 1992) è stato un cantante italiano.
La sua avventura nel mondo della musica comincia da adolescente quando assieme a Beppe Carletti fonda il primo gruppo con cui comincia ad ottenere una discreta fama locale, i Monelli. In seguito, nel 1963, con Franco Midili, Leonardo Manfredini, Gualberto Gelmini e Antonio Campari fonda il gruppo dei Nomadi.
Il complesso sarà destinato a diventare uno dei più importanti nella storia della musica italiana. Cantante e leader del gruppo, i testi delle sue canzoni, col passare degli anni, cominciano ad assumere un carattere sempre più politico. È evidente anche il cambio strutturale della voce e dell'intensità dell'espressione col passare degli anni.
Una voce posata e fiscale in studio che tuttavia ribaltava completamente la situazione nei live. Famosa la versione in concerto di una canzone come Ala bianca, originariamente pezzo di Elton John intitolato Sixty years on.
Nel 1972 incide un 45 giri da solista: "Una ragazza come tante". Il 1972 è anche l'anno di Io vagabondo, canzone simbolo dei Nomadi e del loro leader che amava identificarsi in questa canzone.

«Per me è istintivo alzarmi e cominciare a camminare, cominciare a muovermi. A scuola ad esempio avevo un sacco di problemi, perché non riuscivo a stare fermo e seduto oltre un determinato tempo. Questo è il mio sintomo di evacuazione, di fuga alla ricerca di luoghi migliori...»

Muore il 7 ottobre 1992, per cancro ai polmoni. Lascia la compagna Rosanna Fantuzzi, la quale in seguito fonda l'associazione "Augusto per la vita"

Curiosità
Daolio è stato anche pittore e scultore. La pittura fu sempre una sua grande passione, appresa da autodidatta. I suoi quadri, per la maggior parte, raffigurarono alberi, cavalli, e natura viva, in piena espressione artistica, senza uno stile definito, sulla falsariga del suo modo di scrivere canzoni, e poesie, alcune delle quali era solito recitare durante i suoi concerti.

• 2002 - Pierangelo Bertoli (Sassuolo, 5 novembre 1942 – Modena, 7 ottobre 2002) è stato un cantautore italiano.)

«Canterò le mie canzoni per la strada
ed affronterò la vita a muso duro

un guerriero senza patria e senza spada

con un piede nel passato
e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.»(da A muso duro)


* 2006 - Anna Stepanovna Politkovskaja (New York, 30 agosto 1958 – Mosca, 7 ottobre 2006) è stata una giornalista russa,[1] molto conosciuta per il suo impegno sul fronte dei diritti umani, per i suoi reportage dalla Cecenia e per la sua opposizione al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.

«Sensibile al dolore degli oppressi, incorruttibile, glaciale di fronte alle nostre compromissioni, Anna è stata, ed è ancora, un modello di riferimento. Ben oltre i riconoscimenti, i quattrini, la carriera: la sua era sete di verità, e fuoco indomabile.»(André Glucksmann su Anna Politkovskaja)

Nei suoi articoli per Novaja Gazeta, quotidiano russo di ispirazione liberale, la Politkovskaja condannava apertamente l'Esercito e il Governo russo per lo scarso rispetto dimostrato dei diritti civili e dello stato di diritto, sia in Russia che in Cecenia.
Il 7 ottobre 2006, Anna Politkovskaja viene assassinata nell'ascensore del suo palazzo, mentre stava rincasando. La sua morte, da molti considerata un omicidio operato da un killer a contratto, ha prodotto una notevole mobilitazione in Russia e nel mondo, affinché le circostanze dell'omicidio venissero al più presto chiarite.
Anna Politkovskaja nasce il 16 settembre 1958 con il nome di Anna Mazepa a New York, figlia di due diplomatici sovietici di nazionalità ucraina di stanza presso l'ONU. Studia giornalismo all'Università di Mosca, dove si laurea nel 1980 con una tesi sulla poetessa Marina Cvetaeva.
La sua carriera inizia nel 1982 al famoso giornale moscovita Izvestija, che lascerà nel 1993. Dal 1994 al 1999, lavora come cronista, come responsabile della Sezione Emergenze/Incidenti e come assistente del direttore Egor Jakovlev alla Obščaja Gazeta, oltre a collaborare con altre radio e TV libere. Nel 1998, si reca per la prima volta in Cecenia come inviata della Obščaja Gazeta per intervistare Aslan Maskhadov, all'epoca neo-eletto Presidente di Cecenia.[2]
A partire dal giugno 1999 fino alla fine dei suoi giorni, lavora per la Novaja Gazeta. Nello stesso periodo, pubblica alcuni libri fortemente critici su Vladimir Putin, sulla conduzione della guerra in Cecenia, Daghestan ed Inguscezia. Spesso per il suo impegno viene minacciata di morte.[3]
Nel 2001, la Politkovskaja è costretta a fuggire a Vienna in seguito a ripetute minacce ricevute via e-mail da Sergei Lapin, un ufficiale dell'OMON (la polizia dipendente direttamente dal ministero degli Interni con emanazioni nelle varie repubbliche russe) da lei accusato di crimini contro la popolazione civile in Cecenia. Lapin viene arrestato per un breve periodo e poi rilasciato nel 2002. Il processo riprende nel 2003 per concludersi, dopo numerose interruzioni, nel 2005 con una condanna per l'ex-poliziotto per abusi e maltrattamenti aggravati su un civile ceceno e per falsificazione di documenti.[4]
Proprio in Cecenia la Politkovskaja si reca molto spesso, sostenendo le famiglie delle vittime civili, visitando ospedali e campi profughi, intervistando sia militari russi che civili ceceni.[2] Nelle sue pubblicazioni, non risparmia critiche violente sull'operato delle forze russe in Cecenia, sui numerosi e documentati abusi commessi sulla popolazione civile e sui silenzi e le presunte connivenze degli ultimi due Primi Ministri ceceni, Ahmad Kadyrov e suo figlio Ramsan, entrambi sostenuti da Mosca.
La Politkovskaja gode anche di notevole considerazione negli ambienti ceceni: il suo nome è spesso apparso fra i "negoziatori privilegiati" dalla guerriglia, così come appare fra le personalità impegnate a condurre le trattative durante la crisi del Teatro Dubrovka.
Nel 2003 pubblica il suo terzo libro, A Small Corner of Hell: Dispatches From Chechnya (tradotto in Italia con il titolo Cecenia, il disonore russo), in cui denuncia la guerra brutale in corso in Cecenia, in cui migliaia di cittadini innocenti sono torturati, rapiti o uccisi dalle autorità federali russe o dalle forze cecene. Durante la stesura del libro, la Politkovskaja si è avvalsa delle testimonianze anche di militari russi e della protezione di alcuni ufficiali durante i mesi più duri della guerra.[5]
Nel settembre 2004, mentre si sta recando a Beslan durante la crisi degli ostaggi, viene improvvisamente colpita da un malore e perde conoscenza. L'aereo è costretto a tornare indietro per permettere un suo immediato ricovero. Si suppone un tentativo di avvelenamento, ma la dinamica dell'accaduto non verrà mai chiarita del tutto.[6]
Nel dicembre 2005, durante una conferenza di Reporter Senza Frontiere a Vienna sulla libertà di stampa denuncia:[7]
«Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare.»
In un saggio che verrà pubblicato postumo nel 2007, in una raccolta a cura del PEN American Center, la Politkovskaja scrive:[5]
«Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all'estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me.
Eppure tutti i più alti funzionari accettano d'incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un'indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all'aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie.
Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci.»

Nello stesso saggio dice di non considerarsi "un magistrato inquirente", ma piuttosto "una persona che descrive quello che succede a chi non può vederlo", dal momento che - continua - in Russia "i servizi trasmessi in tv e gli articoli pubblicati sulla maggior parte dei giornali sono quasi tutti di stampo ideologico".[5]

L'assassinio
Anna Politkovskaja viene ritrovata morta il 7 ottobre 2006 nell'ascensore del suo palazzo a Mosca. La polizia rinviene una pistola Makarov PM e quattro bossoli accanto al cadavere. Uno dei proiettili colpì la giornalista alla testa. La prima pista seguita fu quella dell'omicidio premeditato e operato da un killer a contratto. Il mandante è ancora oggi sconosciuto.[8]
L'8 ottobre, la polizia russa sequestrò il computer di Politkovskaja e tutto il materiale dell'inchiesta che la giornalista stava compiendo. Il 9 ottobre, l'editore della Novaja Gazeta Dmitry Muratov affermò che Politkovskaja stava per pubblicare, proprio il giorno in cui è stata uccisa, un lungo articolo sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro Ramsan Kadyrov (chiamate dispregiativamente kadiroviti). Muratov aggiunse che mancavano anche due fotografie all'appello. Gli appunti non ancora sequestrati furono pubblicati il 9 ottobre stesso, sulla Novaja Gazeta.[9]
I funerali si svolsero il 10 ottobre presso il cimitero Troekurovskij di Mosca. Più di mille persone - fra cui i colleghi e semplici ammiratori della giornalista - parteciparono alla cerimonia funebre. La tomba di Anna è un giornale crivellato dai proiettili, segno del suo grande impegno per la scoperta della verità in uno Stato in cui sembra ancora lontana.
Tra i partecipanti alle esequie ci fu anche il leader politico radicale Marco Pannella[10], amico personale di Anna Politkovskaja[11], nonché unico politico italiano a prendere parte. Nessun rappresentante del governo russo però vi partecipò.[12]

Bibliografia
▪ Dania e la neve. Il genocidio in Cecenia, il destino di tre donne, Infinito edizioni, Roma, ISBN 978-88-89602-62-1
▪ Cecenia, il disonore russo, Fandango, Roma, 2003, ISBN 88-87517-55-X
▪ La Russia di Putin, Adelphi, Milano, 2005, ISBN 88-459-1974-9
▪ Proibito parlare, Mondadori, Milano, 2007, ISBN 88-04-56780-5
▪ Diario russo, Adelphi, Milano, 2007, ISBN 978-88-459-2163-6
▪ Un piccolo angolo d'inferno, Rizzoli, Milano, ISBN 978-88-17-02594-2
▪ "Letter to Anna", documentario girato da Eric Bergkraut, vincitore del Vaclav Havel Award 2008 al One world international human rights documentary film festival. Mandato in onda dalle principali televisioni europee (BBC, ZDF, ARD, SF), in Italia non è mai stato trasmesso e non ha avuto distribuzione nelle sale cinematografiche. Il dvd sottotitolato in italiano è acquistabile dal sito della rivista settimanale Internazionale [1], su cui sono anche disponibili gli articoli della Politkovskaja pubblicati da Internazionale e tradotti in italiano [2].
▪ Steve LeVine, Il labirinto di Putin. Spie, omicidi e il cuore nero della nuova Russia, collana Inchieste, traduzione di Enrico Monier, il Sirente, Fagnano Alto, 2009. ISBN 978-88-87847-17-8

Note
1. ^ Secondo l'Ambasciata statunitense a Mosca, la Politkovskaja aveva cittadinanza statunitense. Cfr. (RU) У Политковской было американское гражданство, Rosbalt.ru, 11 ottobre 2006.
2. ^ a b Cfr. (EN) Lettre Ulysses Award 2006 - Anna Politkovsaya, Lettre Ulysses Award.org, 2006.
3. ^ Cfr. (EN) James Meek, Dispatches from a savage war, The Guardian, 15 ottobre 2004.
4. ^ Cfr. Enrico Piovesana, Nuova pista per l'assassinio Politkovskaja, Peacereporter.net, 25 ottobre 2006. Cfr. anche (IT) Simone Storti, Omicidio Politkovskaja, indagati ex poliziotti russi, La Voce d'Italia, 25 ottobre 2006.
5. ^ a b c Cfr. Anna Politkovskaja, Il mio lavoro a ogni costo, Internazionale, 26 ottobre 2006.
6. ^ Cfr. (EN) Committee to Protect Journalists, Russian journalist reportedly poisoned en route to hostage negotiations, International Freedom of Expression Exchange, 2 settembre 2004. Cfr. anche Sabina Morandi, Anna Politkovskaja, la giornalista che fa paura al Cremlino, Liberazione, 17 settembre 2004.
7. ^ Cfr. (FR) Trois journalistes tués le jour de l'inaguration à Bayeux du Mémorial des reporters, Reporters Sans Frontières, 7 ottobre 2006.
8. ^ Cfr. (RU) Убита Анна Политковская, Lenta.ru, 7 ottobre 2006; (EN) Journalist Anna Politkovskaya murdered in Moscow, RIA Novosti, 7 ottobre 2006; (EN) Russian journalist Anna Politkovskaya found dead, Interfax.ru, 7 ottobre 2006; (EN) Chechen war reporter found dead, BBC News, 7 ottobre 2006; (EN) C. J. Chivers, Journalist critical of Chechen War is shot dead, New York Times, 8 ottobre 2006.
9. ^ Cfr. (EN) Carl Schreck, David Nowak, Politkovskaya gunned down near home, The Moscow Times, 9 ottobre 2006.
10. ^ Marco Pannella al funerale d'Anna Politkovskaja (RadioRadicale.it)
11. ^ Funerale Anna Politkovskaja, presente alle esequie anche Marco Pannella: "Ci aveva aperto gli occhi" (Repubblica.it)
12. ^ Cfr. (EN) Thousands mourn Russian journalist, Reuters, 10 ottobre 2006.