Il calendario del 7 Maggio

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 351 - Il cesare Costanzo Gallo raggiunge la sua nuova capitale, Antiochia: nel cielo della città compare una croce.

▪ 558 - A Costantinopoli crolla la cupola dell'Hagia Sophia. Giustiniano I ne ordina l'immediata ricostruzione

▪ 1809 - Napoleone annette lo Stato Pontificio

▪ 1824 - Per la prima volta viene eseguita la Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven, alla Porta di Carinzia a Vienna

▪ 1832 - la Convenzione di Londra stabilisce le condizioni per l’indipendenza della Grecia, al termine della decennale guerra di indipendenza. Otto di Wittelsbach viene scelto come Re

▪ 1847 - A Filadelfia, viene fondata l'American Medical Association (AMA)

▪ 1861 - La Virginia secede dagli Stati Uniti d'America ed entra a far parte degli Stati Confederati d'America

▪ 1898 - Il generale Bava-Beccaris ordina all'esercito di sparare sulla folla a Milano che manifesta contro l'aumento del prezzo del pane. I morti sono 80 secondo il Governo, oltre 300 secondo l'opposizione. Spiccano tra i leader dei milanesi che insorgono Filippo Turati, dirigente del Partito Socialista e don Davide Albertario, sacerdote intransigente e direttore de “L’Osservatore Cattolico”.

▪ 1915 - Prima guerra mondiale: L'RMS Lusitania viene affondato da un U-boot tedesco; 1.198 persone perdono la vita

▪ 1932 - Il fascista russo Pavel Gorgulov assassina il presidente francese Paul Daumer

▪ 1934 - Filippine: viene ripescata la perla di Laotze, del peso di kg 6,37; misura cm 14x24

▪ 1937 - Guerra civile spagnola: La Legione Condor nazista, equipaggiata con dei biplani Heinkel He-51, arriva in Spagna per aiutare le forze di Francisco Franco

▪ 1942

  1. - Seconda guerra mondiale
  2. - Italia, tutti gli ebrei tra i 18 e i 55 anni sono precettati per il servizio civile, in quanto le leggi razziali impedivano loro il servizio militare
  3. - Mar dei Coralli (Nuova Guinea), battaglia di Port Moresby

▪ 1945 - Seconda guerra mondiale: il Generale Alfred Jodl firma la resa incondizionata a Reims, in Francia, ponendo fine alla partecipazione tedesca alla guerra. Il documento entrerà in vigore il giorno seguente

▪ 1946 - Viene fondata la Tokyo Telecommunications Engineering (in seguito ribattezzata Sony). Conta 20 dipendenti

▪ 1952 - Geoffrey W.A. Dummer pubblica il concetto di circuito integrato, la base di tutti i computer moderni

▪ 1954 - Guerra d'Indocina: La Battaglia di Dien Bien Phu finisce con la sconfitta francese (la battaglia iniziò il 13 marzo)

▪ 1960 - Guerra Fredda: Crisi degli U-2 - il premier sovietico Nikita Khruščёv annuncia che la sua nazione tiene prigioniero Gary Powers, il pilota statunitense abbattuto sui cieli sovietici con il suo U-2

▪ 1972
- Pisa, In seguito alle fratture riportate a causa di un pestaggio della polizia, muore in carcere per trauma cranico l'anarchico Franco Serantini
- Italia, si svolgono le elezioni politiche
▪ 1978- l'alpinista italiano Reinhold Messner raggiunge senza l'ausilio dell'ossigeno la vetta dell'Everest

▪ 1980 - Italia: caso Donat Cattin. Il figlio del ministro, residente all'estero, è accusato da un terrorista di essere coinvolto nell'omicidio Berardi e di far parte di Prima Linea

▪ 1992 - Lo Space Shuttle Endeavour parte per la sua prima missione

▪ 1998
  1. - La Apple Computer presenta l'iMac.
  2. - La Mercedes-Benz compra la Chrysler per 40 miliardi di dollari e forma la DaimlerChrysler, realizzando la più grande fusione industriale della storia

▪ 1999
  1. - Guerra del Kosovo: In Jugoslavia, durante l'Operazione Allied Force, tre diplomatici cinesi vengono uccisi e altri 20 feriti, quando un aereo della NATO bombarda per errore l'ambasciata cinese a Belgrado.
  2. - Nella Guinea-Bissau, il Presidente João Bernardo Vieira viene estromesso da un colpo di stato militare

▪ 2002 - Un MD-82 della China Southern Airlines precipita nel Mar Giallo, facendo 112 vittime

* 2005 - Google è stato irraggiungibile per 15 minuti per la prima volta dal suo lancio

* 2008: Silvio Berlusconi riceve l'incarico di formare il suo quarto governo

Anniversari

▪ 973 - Ottone I di Sassonia, detto Ottone il Grande (23 novembre 912 – 7 maggio 973), fu duca di Sassonia, re di Germania dal 936 e Imperatore dei Romani dal 962. Era il figlio di Enrico I l'Uccellatore e di Matilde di Ringelheim.

Re di Italia e di Germania
Nel 929 sposò Editha (Edith), sorellastra del sovrano anglosassone Æthelstan. La moglie morì nel 946. Succedendo a suo padre come re dei Germani nel 936, Ottone sconfisse i Magiari nel 955, alla Battaglia di Lechfeld, vicino Augusta in Baviera, fermandone l'avanzata nell'Europa centrale. Nel 963 sconfisse Mieszko I, duca di Polonia e lo costrinse a pagargli tributo.
Nel 951-952 intraprese una campagna in Italia, conquistò la Lombardia e sposò Adelaide di Borgogna. Costei era vedova del re d'Italia Lotario II che era stato ucciso presumibilmente da Berengario II il quale, per distogliere i sospetti da sé, impose ad Adelaide il matrimonio con il proprio figlio Adalberto. La regina riparò nel castello di Canossa invocando l'aiuto di Ottone che nel 952 si appropriò del titolo di Re d'Italia.
Nel 957 le armate germaniche, guidate dal figlio di Ottone, Litolfo, strinsero d'assedio Berengario II, che si era nuovamente ribellato e rinchiuso nella fortezza dell'Isola di San Giulio, da cui il re italiano trattò condizioni di pace non eccessivamente sfavorevoli.

Imperatore
Dopo la morte di Litolfo, forse avvelenato dallo stesso Berengario II nel castello di Pombia, si rese necessaria una nuova campagna in Italia, durante la quale Ottone fu incoronato Imperatore da papa Giovanni XII in San Pietro (2 febbraio 962). Subito dopo Ottone mosse su Pavia. I ribelli, non ritenendo di poter difendere la città e non avendo forze sufficienti per opporsi in campo aperto ai tedeschi, decisero di asserragliarsi nelle fortezze più sicure del regno, probabilmente sperando in qualche rovesciamento della sorte. La regina Willa scelse la fortezza dell'isola di San Giulio portandovi il tesoro reale, Berengario e Adalberto si arroccarono invece nell'imprendibile San Leo. Ottone dapprima strinse di assedio Willa. In quei mesi sull'isola nacque il futuro abate Guglielmo da Volpiano. Presa per fame la fortezza, il generoso imperatore fece scortare sana e salva la donna fino a San Leo perché potesse ricongiungersi col marito. Due anni dopo, comunque, anche San Leo dovette capitolare e Berengario e Willa furono portati prigionieri in Germania.
Nel 963, l'Imperatore era ancora in armi contro Berengario d'Ivrea quando i suoi corpi di élite dell'esercito scoprirono una corrispondenza tra Papa Giovanni XII e il figlio del marchese d'Ivrea, Adalberto. Furente, Ottone arrivò a Roma nell'autunno dello stesso anno mentre Giovanni faceva in tempo ad organizzare la fuga in un castello del nord del Lazio. Il 6 novembre convocò un sinodo dove venne giudicato l'operato dell'ex-pontefice che venne accusato di spergiuro, omicidio e incesto. Ottone lo invitò a scagionarsi ma per tutta risposta Giovanni scomunicò tutti i firmatari delle accuse, Imperatore in testa. Questi allora lo depose e nominò al suo posto un laico, responsabile delle biblioteche lateranensi che prese il nome di Papa Leone VIII. Per ridare prestigio al pontificato e per esercitare un controllo politico sulla Chiesa Ottone emanò un atto, Privilegium Ottonianum, in cui si dichiarava che l'imperatore aveva il diritto di scegliere e confermare il papa a lui gradito.
Il 3 gennaio del 964, I Romani insorsero contro Ottone per aver nominato un papa senza la loro approvazione e l'Imperatore si salvò grazie ad uno squadrone di cavalleggeri che era con lui in Castel Sant'Angelo che caricò i manifestanti. Il 10 gennaio, Ottone si mosse con 100 ostaggi verso Spoleto, dove Adalberto del Friuli aveva posto la sua base. Due giorni dopo i romani richiamarono papa Giovanni XII, che fu portato in trionfo, Leone VIII dovette riparare su Camerino dove aveva posto la sua base logistica Ottone.
Alla morte di Giovanni, il 14 maggio 964, i romani elessero un pontefice per conto loro che prese il nome di Papa Benedetto V detto il Grammatico a causa della sua passione per Seneca e Cicerone. Ottone indirizzò l'esercito sulla città, assetato di vendetta, e la prese per fame bloccandone le vie d'accesso. Fu subito indetto un altro sinodo dove Benedetto fu deposto e riconosciuto papa Leone. Ottone lasciò ancora una volta Roma, nel luglio del 964, e dopo un anno il papa morì.
Stavolta i romani, rispettando il "Privilegio Ottoniano", mandarono un'ambasceria in Germania per sapere il nome del nuovo Papa dall'Imperatore. Venne scelto il figlio del vescovo di Narni, che prese il nome di Papa Giovanni XIII. Ma i romani che non lo avevano mai amato, lo deposero nel dicembre del 965. Ottone fu costretto ancora una volta a scendere in Italia. Il capo dei rivoltosi romani, un nobile di nome Giovanni, venne stanato e appeso per i capelli sulla statua equestre dell'Imperatore Marco Aurelio. La vigilia di Natale del 967, lo raggiunse a Roma il figlio quattordicenne Ottone II, che fu associato da lui al trono e incoronato Imperatore.
Nel 972, tornarono tutti a Roma dove venne celebrato il matrimonio tra Ottone II e la principessa bizantina Teofano, che venne officiato da Papa Giovanni XIII. Lo scopo di Ottone I era quello di riunire tutta la penisola sotto la casata di Sassonia sperando così di trattare pacificamente la resa in Calabria e Puglia dei bizantini.
Dopo il suo ritorno dall'Italia presiedette nel 973 la Dieta di Quedlinburg, il 7 maggio 973 morì per un avvelenamento alimentare (carne avariata durante un festeggiamento). Suo successore al trono imperiale fu il figlio Ottone II.
Suo fratello minore fu l'arcivescovo di Colonia Bruno I.

Il Sacro Romano Impero
Anche se il termine "Sacro Romano Impero" non venne usato fino a 200 anni dopo, Ottone ne viene talvolta considerato il fondatore (altri conferiscono questo onore a suo padre Enrico) e viene ricordato come il primo in una successione di Imperatori di varie dinastie che finì solo quando Napoleone dissolse il Sacro Romano Impero e l'ultimo Imperatore della Casa di Asburgo abdicò la Corona nel 1806. (Nota: Carlo Magno venne incoronato Imperatore nell'800, rivitalizzando il concetto e l'ideale di Imperatore Romano d'Occidente, e viene visto da alcuni come il primo Sacro Romano Imperatore; egli fu seguito da alcuni Imperatori carolingi; con Ottone inizia l'associazione tra il titolo di Imperatore e regalità tedesca).

Ottone I e la Chiesa
Il papato nel X secolo era in preda a una grave crisi iniziata nel secolo precedente, con venti pontefici nell'arco di 65 anni, molti dei quali deceduti per morte violenta. Le elezioni di vescovi e papi si svolgevano in un clima di disordini e sedizioni istigate dalle famiglie aristocratiche che si contendevano i titoli ecclesiastici. A Roma dominava la famiglia Tuscolo, col suo capofamiglia Teofilatto, la moglie Teodora e la figlia Marozia, la quale dopo la morte del padre (928) fece nominare papa suo figlio, sebbene fosse laico. Risale a quest'epoca di confusione la nascita della leggenda della papessa Giovanna. Un altro suo figlio Alberico reagì a questo strapotere esiliando la madre nel 932 e iniziando una riforma moralizzatrice e di segregazione per la città. Nonostante ciò il figlio di Alberico salì a sua volta sul soglio pontificio col nome di Giovanni XII. Proprio Giovanni, cercando di rafforzare la sua difficile posizione, chiamò Ottone I, che discese nel 961 e si fece incoronare in San Pietro il 2 febbraio 962.
In seguito alle vicende già descritte Ottone decise poi di legare il pontefice alla fedeltà verso il sovrano, legando il papato al suo controllo tramite il Privilegium Othonis: da allora ogni elezione pontificia avrebbe richiesto la conferma imperiale; per un lungo periodo la Chiesa fu sotto il controllo imperiale, dovette cioè seguire la politica dell'Impero.

Politica
Ottone I riprese la vecchia politica tendente a unire il nord dell'Italia e il Sud, politica che era già stata iniziata da Carlo Magno, quando aveva cercato di togliere ai Bizantini i baluardi italiani. Egli combinò il matrimonio tra Ottone II e Teofano, nipote dell'imperatore bizantino Giovanni I, in maniera che Teofano portasse in dote l'Italia meridionale, cosicché l'Impero avrebbe avuto il controllo di tutta l'Italia e avrebbe subordinato a sé Gaeta, Napoli, Amalfi che si governavano da sè, senza i Bizantini. I ducati di Benevento, Capua, Salerno, sarebbero stati costretti ad accettare la sottomissione.
Ottone I voleva combattere la feudalità, il cui fenomeno politico era il frazionamento dello Stato, e voleva mettere feudo contro feudo, attuare così la lotta tra i feudi: istituì un feudo cittadino, mettendo città contro campagna e affidando i feudi cittadini all'unica autorità rimasta in città, i Vescovi.
Gli obiettivi di Ottone I erano sostanzialmente tre:
▪ Costituire una dinastia, nella fattispecie la Dinastia ottoniana di Sassonia, in modo da ovviare alle problematiche relative alle successioni nel Sacro Romano impero.
▪ Istituire i vescovi-conti, in verità già presenti nell'Impero carolingio. Il fatto che questi non potessero avere successori legittimi implicava il fatto che i feudi loro destinati, benché vitalizi, erano destinati a ritornare nella disponibilità dell'imperatore.
▪ Contrastare in Italia il potere dell'Impero bizantino, in modo da proporsi come i legittimi rappresentanti dell'Impero Romano d'Occidente. Questo obiettivo non fu mai raggiunto, infatti non vi fu mai soluzione di continuità tra l'Impero di Romolo Augustolo e l'impero romano-germanico. Già l'opzione dell'Impero carolingio, con Carlo Magno, non era stata accettata dai bizantini. L'insistenza degli imperatori romano-germanici di proclamarsi diretti successori dell'Impero romano favorì, grazie anche in seguito alle università, alla reintroduzione del Diritto romano in Occidente, andando a rimpiazzare le tradizioni giuridiche degli invasori germanici.
▪ I vescovi-conti
Ottone pensò di dare la carica di conte al vescovo, creando i vescovi-conti. I vantaggi che ne derivavano consistevano nel fatto che la città, divenuta sede di un feudo, avrebbe tentato di espandersi verso la campagna, controllando le vie di comunicazione: combattendo contro la campagna, si avrà un urto tra feudatari laici ed ecclesiastici, un urto tra la città vescovile e il contado, ci sarà un frantumarsi del potere feudale.
Il feudo ecclesiastico non è ereditario e per i feudi ecclesiastici si sentirà il danno del Capitolare di Quierzy, emesso da Carlo il Calvo: l'imperatore potrà disporre di essi, si arrogherà il diritto di eleggere il vescovo, nominando egli stesso la gerarchia ecclesiastica, a lui fedele. Il fatto che il vescovo abbia potere vitalizio è perché si è dimostrato degno della fiducia imperiale.
In questo modo l'Imperatore non solo controllava la Chiesa, avendola tutta a sua disposizione, ma otteneva la limitazione del potere feudale e faceva un passo avanti verso la distinzione della feudalità. La gerarchia ecclesiastica sarà più fedele all'Imperatore che al Papa. Il lato negativo dei vescovi-conti è che essi sono uomini rozzi, ignoranti, che vogliono fare la loro vita, sono violenti e corrotti. Ad un certo momento ci sarà una vasta ondata di reazione. Il lato positivo dei vescovi-conti sta nel fatto che, appena divenuti feudatari, cercheranno di rafforzare la città che viene fortificata, rialzando le mura, pronta a difendersi e a ripopolarsi (dopo che la gente ne era fuggita), proprio perché non è più indifesa e diventa così un luogo sicuro.
Alla corte del vescovo-conte ci sono le stesse esigenze che esistono al castello feudale. Gli artigiani e i mercanti tornano dal burgum in città, perché ci trovano lavoro, col vantaggio che la città si trova in luoghi più favoriti, all'incrocio delle grandi vie commerciali. Vi è la possibilità di scambi e da qui deriva il commercio e il prodotto si raffina. Tutto questo non determina il crollo della campagna, anzi succede che nella più comoda vita cittadina si trasferiscono anche i valvassori e i valvassini.
Dal latifondo si torna alla piccola proprietà e vengono fatti contratti a lunghissima scadenza (un certo terreno viene affittato per novantanove anni, col pagamento di un canone annuo). L'affittuario versa all'affittante prodotti in natura ed è portato a far fruttare il terreno al massimo, passando ad una coltivazione intensiva, cosicché anche l'agricoltura migliora.
In complesso l'istituzione dei vescovi-conti si tradusse in un vantaggio economico e divenne il presupposto dei fenomeni cittadini. Le città parteciperanno alle lotte tra città e campagna e, col dare al vescovo-conte il loro appoggio, otterranno concessioni. Alla morte di Ottone I è in atto il presupposto per le formazioni comunali e Ottone II cerca di ottenerne i frutti.

▪ 1825 - Antonio Salieri (Legnago, 18 agosto 1750 – Vienna, 7 maggio 1825) fu un direttore d'orchestra e compositore italiano di musica sacra, classica e lirica. Fu il compositore più famoso e importante d'Europa ai suoi tempi.
Trascorse la maggior parte della sua vita alla corte imperiale asburgica di Vienna per la quale fu compositore e maestro di cappella. La sua filosofia artistica è ben riassunta nel titolo di una sua celebre opera: "Prima la musica e poi le parole".
Musicista di vaglia e dotato di grande talento, portato per l'insegnamento, Salieri ha visto il suo nome legato alla sua presunta rivalità con Wolfgang Amadeus Mozart, una rivalità che portò, oltre ad accuse di plagio, a quella più grave di aver causato la morte del compositore salisburghese, episodio mai dimostrato storicamente e tuttavia riproposto con ironia e forza visionaria dal regista Miloš Forman nel film Amadeus. Tale rivalità, però, è piuttosto improbabile, poiché le opere di Salieri ricevevano un maggiore apprezzamento rispetto a quelle di Mozart.[senza fonte]
Nella sua carriera, ebbe come allievi futuri musicisti destinati alla celebrità: da Beethoven a Schubert, da Liszt a Czerny e Hummel.
Fra i suoi pupilli vi fu anche uno dei figli dello stesso Mozart, Franz Xaver Wolfgang, quasi a legare indissolubilmente i loro due nomi.

▪ 1941 - Sir James George Frazer (Glasgow, 1º gennaio 1854 – Cambridge, 7 maggio 1941) è stato un antropologo e storico delle religioni scozzese.
«La magia è tanto un falso sistema di leggi naturali quanto una guida fallace della condotta; tanto una falsa scienza quanto un'arte abortita.» (James G. Frazer, Il ramo d'oro (The Golden Bough), traduzione di Lauro De Bosis, Giulio Einaudi editore, 1950.)
È fondamentale il suo contributo all'antropologia culturale e alla storia delle religioni.
Scrisse Il ramo d'oro, opera monumentale in cui espose la sua teoria sulla magia, intesa come inizio di un complesso percorso che la vede evolversi prima nella religione e poi nella scienza. Definisce la magia come un fenomeno di simpatia tra le cose, capace di instaurare legami per omeopatia, similitudine (come nel caso dei riti vodoo) o contagio (due cose in contatto fra di loro continuano ad avere un influsso l'una sull'altra anche dopo essere state separate).
È importante anche la teoria che sviluppa a proposito del dio morente, un tema che Frazer individua all'interno di numerose religioni, a partire dagli studi di Wilhelm Manhardt, che vede la divinità coinvolta in una vicenda in cui perderà la vita, per poi riacquistarla nuovamente in un momento successivo.
Ne sono esempi le vicende mitiche di Osiride, Dioniso, Attis, Adone, Baal, Gesù, etc.
Il tema centrale da cui si sviluppa Il ramo d'oro è la vicenda del Rex Nemorensis, sacerdote di Diana nel tempio di Nemi, sopravvivenza di un antico culto all'interno del contesto storico dell' antica Roma. Secondo l'interpretazione di Frazer, egli agisce sulla natura e sulla fertilità per i suoi poteri simpatici (propri della magia simpatica di sopra) e ha un ruolo sociale fondamentale per la comunità che vi circola attorno.
Per difenderne l'integrità fisica essa ha stabilito un sistema di tabù finalizzato a proteggerlo, mentre l'integrità spirituale viene garantita dal trasferimento simbolico in un'anima esterna (il ramo d'oro).
Al sopraggiungere della decadenza fisica del re mago, non più adatto al suo ruolo sociale, la successione viene determinata dall'uccisione rituale del rex nemorensis da parte di uno sfidante, che lo deve uccidere in duello dopo aver spezzato il ramo del boschetto di Diana.
Secondo il giornalista britannico Henry Noel Brailsford, Frazer ha contribuito a formare il pensiero del Novecento, come Karl Marx e Sigmund Freud, oltre che di Charles Darwin, del quale Frazer si considerava discepolo e continuatore.
Ma proprio il metodo "darwiniano" applicato alla storia delle religioni gli attirò le critiche di Ludwig Wittgenstein, secondo il quale Frazer
«non è in grado di immaginarsi un sacerdote che in fondo non sia un pastore inglese del nostro tempo, con tutta la sua stupidità e insipidezza» (Ludwig Wittgenstein. Note sul "Ramo d'oro" di Frazer. Milano, Adelphi, 1975, p. 23.)
e poco più oltre:
«Frazer è molto più selvaggio della maggioranza dei suoi selvaggi, perché questi non potranno essere così distanti dalla comprensione di un fatto spirituale quanto lo è un inglese del ventesimo secolo. Le sue spiegazioni delle usanze primitive sono molto più rozze del senso di quelle usanze stesse» (Wittgenstein, p. 28.)

Bibliografia
▪ James G. Frazer, Sulle tracce di Pausania, Adelphi 1994
▪ James G. Frazer, Il ramo d'oro. Studio sulla magia e sulla religione, Newton Compton 2006
▪ James G. Frazer, La crocifissione di Cristo, a cura di A. Damascelli, Quodlibet, 2007
▪ Ludwig Wittgenstein, Note sul «Ramo d'oro» di Frazer, Adelphi 1975
La sua interpretazione del fatto religioso, che si inscrive nella visione evoluzionista e positivista, si può indicare come antagonista a quella dell’altro gigante della storia delle religioni Mircea Eliade.

* Franco (Francesco) Serantini (Cagliari, 16 luglio 1951 – Pisa, 7 maggio 1972) è stato un anarchico italiano.
Franco Serantini venne abbandonato al brefotrofio, dove vi rimane fino all'età di due anni quando viene adottato da una coppia senza figli. Dopo la morte della madre adottiva è dato in affidamento ai "nonni materni", con i quali vive, a Campobello di Licata in Sicilia, fino al compimento dei nove anni quando è trasferito di nuovo in un istituto d'assistenza a Cagliari.
Nel 1968 è inviato all'Istituto per l'osservazione dei minori di Firenze e da qui - pur senza la minima ragione di ordine penale - destinato al riformatorio di Pisa "Pietro Thouar" in regime di semilibertà, consistente nel mangiare e dormire in istituto. A Pisa, dopo la licenza media alla scuola statale Fibonacci, frequenta la scuola di contabilità aziendale. Con lo studio e la conoscenza di nuovi amici incomincia a guardare il mondo con occhi diversi e ad avvicinarsi all'ambiente politico della sinistra frequentando le sedi delle Federazioni giovanili comunista e socialista, passando da Lotta continua fino ad approdare, nell'autunno del 1971, al gruppo anarchico "Giuseppe Pinelli" che ha la sede in via S. Martino al numero civico 48.

Incarceramento
Insieme a tanti altri compagni è impegnato in tutte le iniziative sociali di quegli anni, come l'esperienza del "Mercato rosso" nel quartiere popolare del Cep, in molte azioni antifasciste e, infine e nell'accesa discussione che la candidatura di protesta di Pietro Valpreda ha innescato nel movimento anarchico. Il 5 maggio 1972 partecipa al presidio antifascista indetto da Lotta continua a Pisa contro il comizio dell'on. Beppe Niccolai del Movimento Sociale Italiano.
Il presidio viene duramente attaccato dalla polizia; durante una delle innumerevoli cariche Franco viene circondato da un gruppo di celerini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma, sul lungarno Gambacorti, e pestato a sangue.
Successivamente viene trasferito prima in una caserma di polizia e poi al carcere Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto ad un interrogatorio, durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che il Giudice e le guardie carcerarie e il medico del carcere non giudicano serio.

Morte e indagini
Il 7 maggio, dopo due giorni di agonia, Serantini viene trovato in coma nella sua cella, trasportato al pronto soccorso del carcere muore alle 9,45.
Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere cercano di ottenere dal Comune l'autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere. L'ufficio del Comune rifiuta, mentre la notizia della morte di Serantini si diffonde in tutta la città. Luciano Della Mea, antifascista e militante storico della sinistra pisana, decide insieme all'avvocato Massei di costituirsi parte civile. Il giorno dopo si svolge l'autopsia: l'avvocato Giovanni Sorbi, esce dalla sala dell'obitorio dell'Ospedale di Santa Chiara e ricorda:
«È stato un trauma assistere all'autopsia, veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c'era neppure una piccola superficie intoccata. Ho passato una lunga notte di incubi»
I suoi funerali il 9 maggio 1972 vedono una grande partecipazione popolare. Al cimitero, Cafiero Ciuti, un anziano militante anarchico, tiene l'ultimo discorso di commiato. In piazza S. Silvestro il 13 maggio 1972 dopo una grande manifestazione indetta da Lotta continua con un comizio conclusivo di Gianni Landi per gli anarchici e di Adriano Sofri per Lotta continua viene apposta all'ingresso del palazzo Tohuar, che è stata l'ultima abitazione di Franco, una lapide in suo ricordo. Le manifestazioni e le iniziative per ricordare Serantini si rinnovano, anno dopo anno, a Torino gli viene dedicata una scuola, nel 1979 a Pisa nasce la biblioteca omonima e nel 1982 in piazza S. Silvestro, ribattezzata nel frattempo piazza Serantini, viene inaugurato un monumento donato dai cavatori di Carrara.
Le indagini per scoprire i responsabili della morte di Serantini affogano nella burocrazia giudiziaria italiana e nei "Non ricordo" degli ufficiali di PS presenti al fatto. I sessanta uomini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma che sono i protagonisti della vicenda scompaiono nelle nebbie delle stanze della magistratura. Ma la vicenda di Serantini rimane all'attenzione dell'opinione pubblica: attraverso una costante campagna stampa dei giornali anarchici, di Lotta continua, del movimento, di quelli democratici, dei comitati "Giustizia per Franco Serantini" e infine del libro di Corrado Stajano, Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico Serantini, uscito nel 1975, si è potuto conoscere e mantenere in vita la memoria di un ragazzo assassinato in una strada dell'Italia dei primi anni settanta che credeva nella libertà, nella giustizia e in un mondo migliore.