Il calendario del 5 Settembre
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Eventi
▪ 476 - Crolla definitivamente l'Impero Romano d'Occidente: Romolo Augusto, detto "Augustolo", viene deposto da Odoacre, re dei Longobardi
▪ 1395 - Gian Galeazzo Visconti è investito della carica di Duca dall'imperatore Venceslao. Nasce il Ducato di Milano, stato che esisterà fino al 1797.
▪ 1666 - Finisce il Grande incendio di Londra: a Londra un grosso incendio era divampato per tre giorni, bruciando 10.000 edifici, tra cui la Cattedrale di St. Paul, ma facendo solo 16 vittime.
▪ 1698 - In un tentativo di allontanare il suo popolo dalle tradizioni asiatiche, lo Zar Pietro I di Russia impone una tassa sulle barbe. Tutti gli uomini, eccetto sacerdoti e contadini, devono pagare una tassa di 100 rubli l'anno per portare la barba
▪ 1774 - Il primo Congresso Continentale si riunisce a Filadelfia
▪ 1793 - In Francia, la Convenzione Nazionale Francese vota per implementare le misure del "Terrore" e rinforzare i principi della Rivoluzione Francese. Il seguente Regno del terrore, durerà fino alla primavera del 1794 e provocherà tra le 35 e le 40mila vittime
▪ 1839 - In Cina scoppia la prima guerra dell'oppio
▪ 1862 - Guerra di secessione americana: Nella prima invasione del Nord da parte dei Stati Confederati d'America, il Generale Robert E. Lee guida 55.000 uomini dell'Esercito della Virginia del Nord attraverso il fiume Potomac, a White's Ford, nei pressi di Leesburg (Virginia) ed entra nel Maryland
▪ 1877 - Guerre indiane: il capo dei Sioux Oglala, Cavallo Pazzo, viene ucciso a baionettate da un soldato americano, dopo aver opposto resistenza al confinamento a Fort Robinson nel Nebraska
▪ 1905 - Guerra Russo-Giapponese: Viene firmato il Trattato di Portsmouth - Nel New Hampshire un trattato mediato dal presidente statunitense Theodore Roosevelt, viene firmato dal Giappone e dalla Russia. Nell'accordo, la Russia cede l'isola di Sakhalin e i diritti portuali e ferroviari sulla Manciuria al Giappone
▪ 1914 - Prima guerra mondiale: Inizia la Prima battaglia della Marna - a nord-est di Parigi, la 6a Armata francese, del generale Michel Joseph Maunoury, attacca le forze tedesche che stanno avanzando sulla capitale. Oltre due milioni di soldati prenderanno parte alla battaglia e 100.000 verranno uccisi o feriti, in questa significativa vittoria degli Alleati
▪ 1918 - In Russia viene istituzionalizzato il terrore rosso con relativo decreto, firmato da Stalin, curiosamente nello stesso giorno in cui era iniziato quello parigino del 1793
▪ 1939 - Seconda guerra mondiale: Gli Stati Uniti si dichiarano neutrali
▪ 1943 - Seconda guerra mondiale: Il 503° Reggimento Paracadutisti degli Stati Uniti, guidato dal Generale Douglas MacArthur, occupa Nazdab, ad est della città portuale di Lae, nel nord-est della Papua Nuova Guinea
▪ 1944 - L'Unione Sovietica dichiara guerra alla Bulgaria
▪ 1945 - Iva Toguri D'Aquino, una nippo-americana sospettata di essere Tokyo Rose, la propagandista radiofonica del tempo di guerra, viene arrestata a Yokohama. Sconterà sei anni in prigione prima di essere perdonata dal presidente statunitense Gerald R. Ford
▪ 1946 - A Parigi viene firmato l'accordo De Gasperi-Gruber.
▪ 1948 - Robert Schuman diventa Primo ministro di Francia
▪ 1957 - Viene pubblicato per la prima volta il romanzo Sulla strada (On the Road) di Jack Kerouac
▪ 1970 - Guerra del Vietnam: Inizio dell'Operazione Jefferson Glenn - La 101a Divisione Aviotrasportata Statunitense e la 1ª Divisione di Fanteria Sudvietnamita, iniziano una nuova operazione nella Provincia di Thua Thien (l'operazione si concluderà nell'ottobre 1971)
▪ 1972 - Monaco, Germania: un commando di terroristi palestinesi irrompe nel villaggio olimpico, uccide due componenti della squadra olimpica israeliana e ne prende in ostaggio altri nove. Il tentativo di liberazione da parte delle forze dell'ordine finisce in un bagno di sangue. L'episodio diventa tristemente noto come massacro di Monaco
▪ 1975 - A Sacramento (California), Lynette "Squeaky" Fromme, una seguace di Charles Manson, tenta di assassinare il presidente statunitense Gerald Ford, ma viene bloccata da un agente del servizio segreto
▪ 1977 - Programma Voyager: La sonda Voyager 1 viene lanciata dopo un breve ritardo
▪ 1978 - Accordi di Camp David: Menachem Begin e Anwar Sadat iniziano il processo di pace a Camp David, nel Maryland
▪ 1980 - La galleria stradale del San Gottardo viene aperta in Svizzera come il più lungo traforo autostradale del mondo, con una lunghezza di 16,918 km, da Göschenen ad Airolo
▪ 1984 - STS-41-D: Lo Space Shuttle Discovery atterra dopo il suo volo inaugurale
▪ 1986 - Il Volo Pan Am 73 con 358 persone a bordo, viene dirottato all'Aeroporto Internazionale di Karachi
▪ 2000 - Tuvalu diventa membro delle Nazioni Unite
▪ 2001 - Il procuratore generale del Perù, apre una pratica per un'accusa di omicidio nei confronti dell'ex-presidente Alberto Fujimori
▪ 2002 - Un'auto-bomba uccide 30 persone a Kabul, Afghanistan, apparentemente in un tentativo di assassinare il presidente afgano Hamid Karzai
▪ 2003 - Dino Meneghin è il primo giocatore di pallacanestro italiano ad essere inserito nella prestigiosa Basketball Hall of Fame
▪ 2007 - Programma Voyager: Le sonde Voyager 1 e 2 compiono 30 anni di ininterrotta attività
Anniversari
▪ 590 - Autari (540 circa – 5 settembre 590) fu re dei Longobardi e re d'Italia dal 584 al 590.
«C'era questo di meraviglioso nel regno dei Longobardi: non c'erano violenze, non si tramavano insidie; nessuno opprimeva gli altri ingiustamente, nessuno depredava; non c'erano furti, non c'erano rapine; ognuno andava dove voleva, sicuro e senza alcun timore» (Paolo Diacono, Historia Langobardorum, III, 16)
L'elezione e la politica
Figlio di Clefi, il sovrano ucciso nel 574 e al quale i duchi longobardi per un decennio non diedero un successore (Periodo dei Duchi), Autari fu eletto re dagli stessi duchi nel 584, quando si reserono conto che l'assenza di un potere centrale minacciava l'esistenza stessa del popolo longobardo nell'Italia recentemente conquistata. Autari ascese al trono in un contesto di forte frammentazione del dominio longobardo, sottoposto alla duplice pressione dei Franchi e dei Bizantini, eppure ottenne un deciso sostegno dai duchi, che gli assegnarono un tesoro pari alla metà dei propri beni.
Autari promosse l'evoluzione del proprio popolo da insieme scoordinato di unità militari a stirpe unitaria, in grado di generare un vero e proprio Stato; in questo sforzo, si attribuì il titolo di Flavio, accodandosi a una tradizione che risaliva a Odoacre e a Teodorico il Grande. Si trattò di una precisa scelta politica, volta ad affermare la legittimità del potere longobardo non solo sulla propria stirpe, ma sulla totalità della popolazione italiana, in larga maggioranza di stirpe latina, richiamando esplicitamente (in chiave anti-bizantina) all'eredità dell'Impero Romano d'Occidente.
Per stabilizzare il dominio longobardo, sostituì all'hospitalitas vigente durante il Periodo dei duchi (la cessione, arbitrariamente manipolabile, ai Longobardi di un terzo dei prodotti del suolo) un sistema più definito, con una divisione dei latini in scaglioni di ricchezza, dai quali dipendevano le imposte da versare ai dominatori che assicuravano la sicurezza militare. Il sistema colpì duramente l'aristocrazia latifondista latina, ma rappresentò un fattore di stabilità per la massa della popolazione e per l'equilibrio complessivo del regno.
Paolo Diacono, nella sua Historia Langobardorum (libro III, capitolo 16), narra di un episodio dalla significativa, doppia simbologia: arrivato nei pressi dell'attuale Reggio Calabria Autari toccò con una lancia una colonna immersa nell'acqua a pochi metri dalla riva, segnando i confini del regno dei Longobardi e confermando la fobia per l'acqua che ha percorso la loro storia.
Le guerre con i Franchi
Tenendo fede al motivo per cui era stato eletto re dopo il Periodo dei duchi, contrastò sia i Franchi sia i Bizantini e ne spezzò la coalizione. Nel 585 respinse un attacco dei Franchi d'Austrasia, inducendo i Bizantini a concludere, per la prima volta, una tregua. Allo scadere dell'armistizio, Autari conquistò l'ultimo bastione bizantino sulle Alpi, l'Isola Comacina nel lago di Como.
Anche i Franchi si rassegnarono a cercare un accordo, tanto che si arrivò a un fidanzamento tra lo stesso Autari e Clodosvinta, sorella del re dei Franchi Childeberto II. Ma la regina madre dei Franchi, Brunechilde, si oppose al matrimonio, con la scusa che una cattolica non poteva sposare un ariano. Dietro al suo rifiuto si celava l'affermazione di un nuovo equilibrio alla corte franca, meno propenso alla pace con i Longobardi, e forse anche le pressioni di Papa Pelagio II.
Nel 588 Autari respinse un nuovo attacco franco e rivolse la sua politica verso un accordo con i Bavari, a loro volta nemici dei Franchi, fidanzandosi in quello stesso anno con la principessa Teodolinda. Nel 590 si rinnovò l'alleanza fra Franchi e Bizantini e, complice un accordo fra Franchi e numerosi duchi longobardi (quelli di Bergamo, Treviso, Parma, Reggio Emilia e Piacenza), condusse i Longobardi alla perdita di tutta l'Emilia. Autari fu costretto a trincerasi a Pavia, mentre Childeberto spezzò in due parti il regno longobardo, occupando Verona ed infilandosi nella Valle dell'Adige fin oltre Trento.
Autari riuscì tuttavia a risollevarsi da questa difficile situazione, aiutato anche dalle difficoltà causate ai Franchi dal caldo, dalle epidemie e dalla mancanza di disciplina. A Salorno un'esondazione dell'Adige quasi travolse l'esercito franco e Autari sconfisse ad Asti una colonna dell'esercito dei Franchi. Childelberto, provato e deluso, si accordò con Autari e ripassò le Alpi. Autari morì improvvisamente il 5 settembre di quello stesso 590, avvelenato probabilmente per una congiura di palazzo.
Il matrimonio con Teodolinda
Nel 589 Autari sposò Teodolinda, figlia del duca baiuvaro Garibaldo, rinforzando così un'alleanza già esistente: Teodolinda discendeva dai Longobardi per via materna, essendo figlia di Valderada, a sua volta figlia di Vacone. In questo modo, sul trono longobardo ritornava il "carisma" della stirpe regia dei Letingi, rafforzando sensibilmente la legittimità del regno di Autari.
Il matrimonio si celebrò a Verona il 15 maggio 589, presso il campo di Sardi, rinsaldando l'alleanza con i Baiuvari e fissando il confine fra gli alleati a Salorno, località che oggi segna il confine tra il Trentino italofono e l'Alto Adige a maggiornaza germanofona (ma al tempo la germanizzazione dell'Alto Adige era ancora da compiersi, il territorio era abitato per lo più da genti di etnia reto-romanza, gli antenati degli attuali ladini). Il fratello di Teodolinda, Gundoaldo, fu nominato duca di Asti.
Nell'ottobre di quell'anno Autari assistette nella basilica di San Zeno, sempre a Verona, a uno dei miracoli del santo. L'episodio, descritto da Paolo Diacono, fa ipotizzare ad alcuni che si fosse convertito al cattolicesimo.
Dal matrimonio di Autari e Teodolinda nacque Gundeperga.
▪ 1569 - Pieter Bruegel (Breda, ca. 1525-1530 – Bruxelles, 5 settembre 1569) è stato un pittore fiammingo della prima metà del Cinquecento. È generalmente indicato col nome di Pieter Bruegel il Vecchio per distinguerlo da suo figlio primogenito, Pieter Bruegel il Giovane. Il suo secondo figlio fu Jan Bruegel il Vecchio, anch'egli pittore e un suo nipote fu Jan Brueghel il Giovane
▪ 1857 - Isidore Marie Auguste François Xavier Comte (Montpellier, 19 gennaio 1798 – Parigi, 5 settembre 1857) è stato un filosofo e sociologo francese, considerato il padre del Positivismo.
«L'Amore per principio e l'Ordine per fondamento; il Progresso per fine» (Auguste Comte, Sistema di politica positiva)
Discepolo di Henri de Saint-Simon, è generalmente considerato l'iniziatore del positivismo. Comte coniò il termine "fisica sociale" per indicare un nuovo campo di studi. Questa definizione era però utilizzata anche da alcuni altri intellettuali suoi rivali e così, per differenziare la propria disciplina, inventò la parola sociologia. Comte considerava questo campo disciplinare come un possibile terreno di produzione di conoscenza sociale basata su prove scientifiche. Volendo sbarazzarsi della metafisica, esalta quasi religiosamente la conoscenza scientifica che mira a osservare per conoscere senza apriorismi. Si richiama comunque a Kant e Leibniz affermando che nell'uomo esistono disposizioni mentali spontanee.
Il libro che secondo la maggior parte degli storici segna l'inizio del Periodo positivista è il Corso di Filosofia Positiva.
La sua citazione «Ordine e progresso» figura sulla bandiera del Brasile (Ordem e progresso).
Auguste Comte nasce a Montpellier nel 1798 da famiglia di sentimenti cattolici e monarchici. Nel 1814 entra all'Ecole polytecnique di Parigi e nel 1817 incontra il filosofo socialista Saint-Simon di cui divenne segretario e con il quale collaborò per sette anni. Nel 1822 pubblica "Il piano dei lavori scientifici necessari per riorganizzare la società ", dopo due anni romperà la collaborazione con Saint-Simon e successivamente nel 1826 inizia nella propria abitazione un corso di filosofia, interrotto per un disagio psicologico che lo tormenterà tutta la vita.
L'opera più celebre di Comte "Corso di Filosofia positiva" appare nel 1830, è il primo di sei volumi, i cui cinque volumi successivi verranno pubblicati tra il 1835 e il 1842. Nonostante il successo ottenuto dalla pubblicazione del primo volume, Comte, non ottiene nessun riconoscimento accademico. Nel 1844 propone in occasione di un corso di astronomia popolare, una delle migliori sintesi del suo pensiero "Il Discorso sullo spirito positivo", ma nello stesso anno perderà il posto di esaminatore riuscendo a vivere a stento grazie ai sussidi ottenuti da amici e discepoli. Dopo il fallimento del matrimonio con Caroline Massin, conosce Clothilde de Vaux, che influenzò il suo pensiero in senso mistico-religioso: nacque così la filosofia scientista del Catechismo positivista. Comte morì nel 1857, a causa di un'emorragia interna, lasciando incompiuta l'opera: "Sistema soggettivo o sistema universale delle concezioni proprie dello stato normale dell'Umanità".
Pensiero
La legge dei tre stadi filosofici
«La storia del metodo scientifico fu intesa da Auguste Comte quasi come se fosse la filosofia stessa.» (Friedrich Nietzsche, Volontà di potenza, § 467)
Nell'opera del 1824 "Piano dei lavori scientifici necessari per riorganizzare la società" Comte aveva formulato la legge dei tre stadi che riprenderà poi nel "Corso di filosofia positiva". Comte considerava la sociologia come l'ultimo risultato di uno sviluppo di scienze, quali la biologia, la chimica, la fisica. Egli credeva che lo studio di tale disciplina avrebbe portato l'umanità ad uno stato di benessere, dato dalla comprensione e dalla conseguente capacità di controllo del comportamento umano. Comte si concentrò in particolare sul tentativo di ricostruzione della società francese, all'indomani degli sconvolgimenti provocati dalla Rivoluzione Francese. Per questo motivo mise a punto una teoria sull'evoluzione della società nella storia, che è anche evoluzione del pensiero, delle facoltà dell'uomo e della sua organizzazione di vita: con la legge dei tre stadi Comte prefigurava l'avvento dell'era positiva in cui la scienza avrebbe avuto un posto centrale nella vita degli uomini. La legge è articolata in tre fasi che riguardano sia lo sviluppo dell'individuo che quello dell'umanità intera:
▪ Stadio teologico: chiamato anche età teologica o «fittizia», corrisponde quello dell'infanzia dell'umanità; nella quale la ricerca delle cause dei fenomeni viene attribuita ad esseri soprannaturali, dapprima ai feticci delle religioni animistiche poi alla pluralità di divinità politeista e alla fine all'unico Dio monoteista.
Questa è l'età dell'immaginazione in cui gli uomini sono sottoposti a regimi come il Papato, che detiene il potere spirituale, e la casta militare, che detiene quello temporale (es. Medioevo).
▪ Stadio metafisico: chiamato anche età metafisica o «astratta», corrisponde a quello dell'adolescenza o giovinezza del pensiero; in cui gli agenti soprannaturali sono rimpiazzati da forze astratte: la «Natura» di Spinoza, il «Dio geometra» di Cartesio, la «Materia» di Diderot, la «Ragione» dell'Illuminismo, l'Orologiaio di Voltaire.
Questa epoca è un'evoluzione rispetto al pensiero antropomorfico anteriore ed anche sul piano politico porta ad una maggiore consapevolezza degli uomini, con libertà di coscienza e sovranità popolare. Ma il pensiero resta prigioniero dei concetti filosofici astratti e universali. Si rapporta la realtà a dei principi primi. È il «Metodo del filosofo» di Auguste Comte.
▪ Stadio positivo: chiamato anche età positiva, è descritto come «lo stato virile della nostra intelligenza», esso comporta lo sviluppo della filosofia positiva.
Quindi lo spirito positivo rigetta la ricerca del «perché ultimo» delle cose per considerare i fatti, «le loro leggi effettive, cioè le loro relazioni immutabili di successione e somiglianza» (Corso, I). Il ricorso ai fatti, alla sperimentazione, alla prova della realtà, è ciò che ci permette di uscire dai discorsi speculativi e dalla ricerca dell'assoluto, accettando i limiti connaturati alla ragione e quindi la relatività della conoscenza. È il primo principio del positivismo. Allorché lo spirito metafisico ricorre a dei concetti eterni e universali che non sottomette alla realtà, lo spirito positivo confronta le ipotesi al mondo reale. Questo stato è quello ancora da realizzare e a cui tendere, regolato da leggi universali e costanti e con una società industriale organizzata razionalmente, in cui il potere spirituale è nelle mani di scienziati e tecnocrati, mentre quello temporale nelle mani degli industriali.
Il fatto descritto da Comte venne letto in due modi, il primo (prevalente), lo identifica come dato della scienza, quindi come certezza indipendente da ogni trasformazione umana (determinismo); un'altra lettura, più critica, preferì guardare ad esso in termini critico-empirici, affidando alle capacità dell'uomo l'adozione di un metodo sperimentale per controllare i fatti.
Comte individua 5 significati diversi del termine positivo, i quali concorrono tutti a definire il carattere della nuova concezione filosofica; positivo può significare:
▪ Reale, cioè l'ambito di conoscenza umana in opposizione al chimerico ricercare essenze ultime della metafisica.
▪ Utile, la ricerca deve esser finalizzata, invece che all'astratta speculazione, al miglioramento concreto delle condizioni umane.
▪ Certo, in opposizione all'indecisione e ai dubbi esistenziali. Un sapere, quindi, ben saldo entro i propri limiti.
▪ Preciso, cioè determinante il proprio oggetto, in contrasto con il vago del pensiero e del linguaggio teologico-metafisico.
▪ Costruttivo, a differenza della negatività distruttiva dell'illuminismo che si limitava alla critica.
La classificazione delle scienze
Ogni scienza per poter esser ritenuta tale deve giungere allo stato positivo. Tale meta viene raggiunta seguendo un criterio preciso: la semplicità o altrimenti detta generalità. Comte vuol dimostrare con questa classificazione che il pensiero positivo, che si è sviluppato dapprima nelle materie semplici, prima o poi dovrà necessariamente estendersi ad altre materie quali la politica, giungendo così alla nascita di una scienza positiva della società, la sociologia. In base al criterio di semplicità/generalità la classificazione è la seguente: astronomia, fisica, chimica, biologia e sociologia.
Astronomia (o fisica celeste), fisica e chimica hanno per oggetto la materia inorganica, meno complessa e più generale di quella organica, esse sono anche dette discipline sintetiche o analitiche. L'Astronomia riguarda solo il movimento matematico degli astri, la fisica il movimento meccanico dei corpi e la chimica studia la composizione degli elementi e le loro relazioni. A questa prima distinzione seguono poi le scienze che hanno per oggetto la materia organica. La biologia (o fisica organica) la quale si occupa delle strutture e del movimento degli organismi naturali e infine la sociologia (o fisica sociale) che studia invece gli organismi sociali.
Dalla sua classificazione Comte esclude però tre discipline:
▪ la matematica, la quale, lungi dal non essere una disciplina, è la scienza fondamentale poiché costituisce la metodologia che consente a tutte le altre discipline di conseguire la positività. È il massimo grado semplice e generale.
▪ la psicologia, regola base del positivismo è «non si può aver scienza se non di fatti» per cui ritenendo impossibile la descrizione dei processi mentali e della psiche come indipendenti dai fatti fisiologici o da quelli sociali, Comte, riconduce la psicologia o alla biologia o alla sociologia.
▪ la filosofia, anch'essa non ha collocazione all'interno della classificazione delle scienze poiché non ha un oggetto proprio, bensì ha l'importantissima funzione di coordinare le varie discipline studiandone relazioni e principi comuni.
La filosofia fornisce, oltre alla classificazione stessa delle scienze, il «sistema generale delle idee».
▪ la logica, perché secondo Comte essa non può esistere a livello di pura astrazione teorica, ma si inserisce in maniera metodicamente concreta nello sviluppo di ogni ambito conoscitivo.
La sociologia, scienza dell'umanità
La riorganizzazione sociale sulle basi del sapere positivo, tradotto in pratica, resta quindi sempre meta di Comte. A tale scopo è indirizzata la sociologia. Essendo al vertice della classificazione delle scienze, è la disciplina più complessa ed è l'unica a non aver ancora conseguito pienamente lo stadio positivo, questo è per Comte il compito morale, intellettuale e politico più importante del suo tempo. Alla costruzione della sociologia Comte dedica il "Corso di filosofia positiva". Tale fisica sociale si divide in due branche, nella realtà inscindibili:
▪ statica, la quale ha per oggetto le strutture permanenti nella società e quindi si basa sul concetto di ordine.
▪ dinamica, la quale ha per oggetto le trasformazioni nel tempo e quindi si basa sul concetto di progresso.
Ordine e progresso quindi proseguono di pari passo, il progresso mira all'ordine e l'ordine è finalizzato al progresso. Tale teoria, per Comte, fornisce una conciliazione tra le dottrine reazionarie (dottrina dei re) e quelle rivoluzionarie (dottrina dei popoli)
Come tutti i sociologi, Comte inizia le sue riflessioni studiando la società del suo tempo. La crisi del suo tempo secondo lui era determinata da ciò: un certo tipo di società (ancien régime), definita teologica e militare, sta per scomparire, mentre un altro tipo di società, scientifica e industriale, sta per nascere e sostituirsi all'esistente. Comte quindi fa proprie le posizioni del maestro Saint-Simon ma ritiene che l'auspicato passaggio alla costruenda società industriale richieda una riorganizzazione culturale e scientifica che tenga conto del processo storico attraverso cui le scienze raggiungono lo stato positivo (cioè la loro definitiva validità epistemologica). Comte riprende il concetto di Montesquieu sul determinismo dei fenomeni storici e sociali e collegandolo con l'idea del progresso di Condorcet. Ricostruendo lo sviluppo della società propone una vera e propria filosofia della storia scandita in tre momenti che rispecchiano la legge dei tre stati:
▪ epoca teologica, in cui vige una società teologico-militare (medievale), fondata sul potere spirituale della Chiesa cattolica e perpetuata da preti e teologi, che si occupano degli aspetti spirituali della società, mentre il potere temporale è affidato ai guerrieri. La guerra quindi è considerata necessaria e ha come fine la conquista.
▪ epoca metafisica, è uno stadio intermedio, di transizione, con un carattere critico.
▪ epoca positiva, sede della nuova società, quella che per Comte stava affiorando in quegli anni, in cui il potere spirituale e intellettuale sarà in mano ai sociologi e agli scienziati mentre quello temporale sarà prerogativa degli industriali. Questa nuova società non sarà più finalizzata alla conquista bensì alla produzione industriale.
Quindi, per Comte, la società si evolverà inevitabilmente, e la storia dell'umanità percorrerà la via del progresso. Questo progresso è inevitabile, può solo essere rallentato o accelerato, ed è compito dei sociologi accelerarlo, affinché la crisi del genere umano finisca una volte per tutte.
La "religione" positivista
Il Comte maturo, rieborando alcune concezioni mistiche ed ideali del romanticismo (de Maistre, Mazzini, Hegel, ecc.), le spoglia dalla derivazione religiosa e cristiana fondendole con la visione illuminista, per costruire una sorta di religione laicista e scientista (in senso buono ovviamente). Nel Calendario positivista e nel Catechismo positivista, il filosofo francese traspone gli elementi dottrinali, liturgici ed etici della Chiesa nella sua nuova religione dell'umanità di cui il sociologo, l'intellettuale positivista e lo scienziato sono i nuovi sacerdoti. Qua Comte si allontana dal liberalismo dell'individuo del collega John Stuart Mill, pur mantendendo un'impronta utilitaristica, per avvicinarsi ad una concezione di Essere Supremo-Umanità, che ricorda vagamente il Leviatano di Hobbes e lo Stato di Hegel. Anziché sopprimere la religione, come vorrebbero Marx e Stirner, l'ateo Comte ne inventa una che veneri l'Uomo: al culto dei santi sostituisce quello degli eroi laici della storia scientifica e civile.
La nascita della sociologia
È spesso attribuita a Comte la nascita della moderna scienza sociale. Numerosi volumi di Storia del pensiero sociologico cominciano la loro trattazione da questo autore. Egli in realtà coniò solo il nome di questa "nuova" scienza. Il primo pensatore moderno che ragionò in termini "sociologici" fu Montesquieu, ben 100 anni prima. Fu Comte a coniare il nome per questa nuova scienza che inizialmente egli chiamò "Fisica Sociale". Questo nome fu però utilizzato inconsapevolmente da Adolphe Quetelet nel 1835 per indicare l'importanza dell'uomo medio come trascinatore della società e l'uniformità del sistema sociale. Le idee di Comte erano molto diverse, egli vedeva l'elite nelle vesti di traghettatrice dell'umanità. Così decise di coniare il termine "sociologia" per differenziarsi dal pensatore belga.
▪ 1863 - Giuseppe La Farina (Messina, 20 luglio 1815 – Torino, 5 settembre 1863) è stato un patriota e scrittore italiano.
Letterato e storico, collaborò con le Effemeridi Letterarie Messinesi. Fondatore e redattore di numerosi giornali, fu autore di opere storiche e politiche (Studi sul secolo XIII; L’Italia dai tempi antichi fino ai nostri giorni), geografiche (L’Italia nei suoi monumenti; Messina e i suoi monumenti) e letterarie (Studi sopra alcuni canti della Divina Commedia).
Nel 1848 condusse la Legione Universitaria della Sicilia contro i Borboni e fu deputato di Messina al parlamento siciliano dal 1848 al 1849 ed incaricato come diplomatico assieme ad Emerico Amari di offrire la corona siciliana al Duca di Genova. Nel Veneto fronteggiò gli austriaci nel 1849 quale consigliere del re sabaudo.
Emigrato dapprima in Francia, verso la fine del 1856 assieme a Daniele Manin e a Giorgio Pallavicino Trivulzio fondò la Società nazionale italiana, una associazione avente l'obiettivo di orientare l'opinione nazionale verso il Piemonte di Cavour. La Farina ebbe parte attiva alle annessioni del regno sabaudo e favorì la spedizione dei Mille in Sicilia.
Eletto deputato al primo parlamento italiano, nello stesso 1860 fu nominato Consigliere di Stato, successivamente Ministro dell’istruzione, dei lavori pubblici dell’interno e della guerra.
Tumulato a Torino, le sue ceneri furono trasferite a Messina nel 1872 per l'inaugurazione del Gran Camposanto.
A Firenze, sul lato nord del chiostro della Basilica di Santa Croce, è presente un monumento a lui dedicato riportante sul fronte la seguente iscrizione: "A Giuseppe La Farina - messinese - Amò il vero gli uomini la patria - patì dolori disinganni esili - operò con fede costante alle sorti nuove dell'Italia combattendo col braccio e coll'ingegno - soldato poeta istorico sostegno dell'italica gloria moriva il 5 settembre 1863 di anni 47 - alle vegnenti generazioni esempio imitabile".
A Messina è stata fondata anche una scuola in suo onore: il "Liceo ginnasio statale G. La Farina".
▪ 1877 - Cavallo Pazzo, in inglese Crazy Horse, in lingua lakota Tashunka Uitko o Tashunka Witko a seconda delle traslitterazioni (data di nascita sconosciuta, probabilmente nei primi anni 1840 – Fort Robinson, 5 settembre 1877), era un nativo americano della tribù degli Oglala Lakota (Sioux).
«Non si vende la terra sulla quale la gente cammina» (Cavallo Pazzo)
Tecnicamente, in lingua lakota, Crazy Horse, è Tašunka Witko. Ormai è di abitudine, anche negli Stati Uniti, chiamare il condottiero Oglala Tašunka Witko, erroneamente però, giacché la versione corretta è Tašunka Witko, dove il ta- iniziale di Tašunka rappresenta il pronome possessivo "suo" e di conseguenza la traduzione del nome è: "Il suo cavallo è pazzo".
Negli anni giovanili era conosciuto anche come riccetto o ricciuto a causa dei capelli particolarmente ricci e di colore castano chiaro (cosa rarissima tra i nativi americani).
Personaggio leggendario cui sono attribuite imprese memorabili e fantastiche, come quella che lo voleva invulnerabile ai proiettili o che narrava che il suo spirito aleggiasse ancora tra le tribù dei pellerossa.
Nato nelle Black Hills (Paha Sapa in lingua lakota), presumibilmente intorno a metà anni '40, si salvò dalla distruzione del proprio villaggio ad opera dei soldati federali. Probabilmente a causa di questo trauma, da adulto, giunto alla guida dei Sioux Oglala, fu molto attivo nella resistenza allo sterminio dei nativi d'America da parte dei soldati federali statunitensi.
Cavallo Pazzo guidò, assieme a Toro Seduto, i 1.200 guerrieri che nella battaglia di Little Bighorn, il 25 giugno 1876, sconfissero i 250 cavalleggeri dell'esercito USA, guidati dal Ten. Col. George A. Custer, riportando pochissime perdite.
Il successo indiano fu però di breve durata: i federali si ripresero subito dal colpo e nello stesso anno registrarono importanti successi. Il 6 maggio 1877 Cavallo Pazzo alla testa di 900 Oglala stremati dalla fame e dalla fuga, si consegnò al tenente Philo Clark comandante di Fort Robinson. Morì poco prima della mezzanotte del 5 settembre 1877, ferito a morte con una baionetta, alla presumibile età di trentasette anni.
L'intera vita di Cavallo Pazzo acquistò presto contorni mitici. Sulla sua morte ci sono diverse versioni: alcune fonti indicano che sarebbe stato ucciso dalla baionetta di un soldato dopo essersi arreso con la sua tribù, altre fonti ancora narrano che Cavallo Pazzo, nel mese di settembre del 1877, avrebbe lasciato la riserva senza autorizzazione per accompagnare sua moglie malata dai genitori e il Generale George Crook, temendo che tentasse un ritorno alla battaglia, ne avrebbe ordinato l'arresto.
Cavallo Pazzo inizialmente non avrebbe opposto resistenza ma, resosi conto che lo stavano conducendo ad una prigione, avrebbe cominciato a lottare con le guardie: mentre veniva trattenuto da un uomo della polizia indiana che lo scortava, Piccolo Grande Uomo (suo vecchio amico), un soldato semplice di nome William Gentiles lo avrebbe colpito alla schiena con una baionetta, ferendolo a morte.
A Cavallo Pazzo è dedicato il Crazy Horse memorial, in costruzione in South Dakota.
"Hoka Hey!"
Il grido di guerra di Cavallo pazzo era Hoka Hey! È un buon giorno per morire!, che suona come: Andiamo uomini. È un buon giorno per morire!. A causa di ciò il motto Hoka Hey viene utilizzato, impropriamente, come se fosse la traduzione della seconda parte della frase ad esempio dagli appartenenti all'esercito americano.
Il motto è stato in seguito utilizzato in Star Trek come proverbio Klingon, acquisendo notorietà, ed è in seguito comparso in diversi film tra cui Linea mortale con Kevin Bacon e in Piccolo grande uomo con Dustin Hoffman. Inoltre, viene usato come citazione in diversi videogiochi relativi al mondo di Star Trek e di Starcraft.
Il motto "Hoka Hey!" è utilizzato anche dal cantante comasco Davide Van De Sfroos come titolo di una sua canzone, che parla del massacro di Sioux nel famoso eccidio di Wounded Knee.
Omaggi
"Crazy Horse" è il nome dato a una band nata nel 1969 di musicisti scelti da Neil Young come supporto nella realizzazione di album in studio e nelle varie tournée; la collaborazione, molto stretta, continua tutt'ora. Il nome del gruppo testimonia la vicinanza che il cantautore canadese ha mostrato da sempre nei confronti della storia e della cultura delle popolazioni degli Indiani d'America.
Cavallo Pazzo è il titolo di un album del 2007 e di una canzone del cantautore italiano Sergio Bassi dedicata al grande guerriero Oglala Lakota.
Cavallo Pazzo è il soprannome di uno dei soldati descritti da Oriana Fallaci nel suo libro Insciallah.
Bibliografia
▪ Stephen E. Ambrose. Cavallo Pazzo e Custer. BUR, 2000.
▪ Kingsley m. Bray. Cavallo Pazzo. Il grande condottiero del Little Bighorn. Mondadori, 2008
▪ Dee Brown. Seppellite il mio cuore a Wounded Knee. Mondadori, 2003
▪ William Matson e Mark Frethem. "The Authroized Biography of Crazy Horse and His Family Part One; Creation, Spirituality, and the Family Tree". Crazy Horse family oral history. Reelcontact.com, 2006.
▪ Mari Sandoz. Cavallo Pazzo, lo "Strano Uomo" degli Oglala. Rusconi, 1999.
▪ Vittorio Zucconi. Gli Spiriti non dimenticano. Mondadori, 1998. ISBN 88-04-45824-0
▪ 1906 - Ludwig Eduard Boltzmann (Vienna, 20 febbraio 1844 – Duino, 5 settembre 1906) è stato un fisico e matematico austriaco.
Boltzmann è stato uno dei più grandi fisici teorici di tutti i tempi. La sua fama è dovuta alle ricerche in termodinamica e meccanica statistica (l'equazione fondamentale della teoria cinetica dei gas e il secondo principio della termodinamica). Diede importanti contributi anche in meccanica, elettromagnetismo, matematica e filosofia. Fu un personaggio controverso e le sue idee innovative (sull'atomismo, l'irreversibilità, ecc.) furono spesso fraintese e osteggiate. In particolare, il suo amore per la matematizzazione più estrema gli valse il soprannome di "terrorista algebrico".
Risultati scientifici
Meccanica statistica
▪ Equazione cinetica di Boltzmann (1872)
▪ Teorema H di Boltzmann
▪ Distribuzione di Maxwell-Boltzmann
Termodinamica
▪ Legge di Stefan-Boltzmann
Le equazioni di Boltzmann
Le equazioni di Boltzmann sono state sviluppate per descrivere le dinamiche di un gas ideale.
Ove f rappresenta la funzione di distribuzione della posizione e del momento di una particella singola in un dato momento (vedi la distribuzione di Maxwell-Boltzmann), F è una forza, m è la massa di una particella, t è il tempo e v è la velocità media delle particelle.
Questa equazione descrive la variazione temporale e spaziale della distribuzione di probabilità della posizione e del momento della densità di distribuzione per un insieme di punti nello spazio di fase a particella singola. (Vedi Meccanica hamiltoniana.) Molto spesso per la loro difficoltà di risoluzione si ricercano soluzioni approssimate all'equazione di Boltzmann che dipendono sia dall'ambito di utilizzo che dalle condizioni del sistema considerato. Inoltre in molti casi si ricorre a delle equazioni dette "equazioni di bilancio" o "conservazione"che sono derivate dall'equazione del trasporto di Boltzmann. Per esempio la ben nota equazione di continuità dell'elettrone:
In cui n(r,t) è la densità di portatori, è il flusso di elettroni, Gn è la frazione nell'unità di volume della generazione di elettroni e Rn è quella di ricombinazione.
Elettromagnetismo
▪ Misura della costante dielettrica nei gas
▪ Anisotropia della costante dielettrica nei cristalli
Viscoelasticità
▪ Principio di sovrapposizione di Boltzmann
Matematica
Della matematica, Boltzmann fu più un "utente" che un "creatore". Pur padroneggiando il calcolo infinitesimale, preferiva ragionare in termini di differenze finite e sommatorie, per poi usare derivate e integrali come strumenti tecnici.
Filosofia
In filosofia, Boltzmann si dichiarava un "materialista", nel senso che
l'idealismo asserisce che esistono solo l'«Io» e le varie idee, cercando di spiegare la materia a partire da queste.
Il materialismo parte dall'esistenza della materia e cerca di spiegare le sensazioni a partire da questa.
Ammirava Darwin, alle cui teorie evoluzioniste attribuiva una valenza filosofica.
Cronologia: la vita
1844 nato a Vienna da un impiegato delle imposte e dalla figlia di un ricco mercante
1862 ginnasio a Linz
1863 università (fisica) a Vienna
1866 dottorato con Josef Stefan
1867 assistente di Josef Stefan
1869 cattedra di Fisica a Graz
1873 cattedra di Matematica a Vienna
1876 matrimonio con Henriette von Aigentler (2 figli + 3 figlie)
1878 Preside di Facoltà
1885 membro dell'Accademia Imperiale delle Scienze (Austria)
1887 Rettore a Graz
1888 Consigliere del Governo
1889 Consigliere di Corte
1890 cattedra di Fisica Teorica a Monaco
1893 cattedra di Fisica Vienna
1894 Dottore honoris causa a Oxford
1895 Socio straniero dell'Accademia dei Lincei
1899 viaggio negli USA (laurea honoris causa nel Massachusetts)
1900 cattedra di Fisica Teorica a Lipsia
1901 crociera nel Mediterraneo
1900 cattedra di Fisica Teorica a Vienna
1904 visita l'Esposizione Internazionale di St. Louis (USA)
1906 morto suicida per impiccamento a Duino (Trieste) mentre era in vacanza estiva con la famiglia
I motivi del suicidio sono a tutt'oggi incerti. Tra quelli ipotizzati: personalità maniaco-depressiva, malattie (quasi cecità, gastroenteriti, mal di testa, asma), morte prematura del primogenito, superlavoro, oppositori scientifici (Ernst Mach).
Tra le persone che hanno influenzato o che sono state influenzate da Boltzmann ricordiamo:
▪ Maestri: Josef Stefan, James Clerk Maxwell (attraverso le opere)
▪ Colleghi: Robert Wilhelm Bunsen, Gustav Robert Kirchhoff, Hermann von Helmholtz, Carl von Linde, Franz Brentano, Hendrik Antoon Lorentz
▪ Critici: Ernst Mach, Wilhelm Ostwald, Max Planck, Ernst Zermelo, George Helm, Johann Josef Loschmidt, Lord Kelvin, Henri Poincaré, Karl Popper (postumo)
▪ Allievi: Paul Ehrenfest, Julius Robert von Mayer, Lise Meitner, Svante Arrhenius, Walther Nernst
▪ 1914 - Charles Péguy (Orléans, 7 gennaio 1873 – Villeroy, 5 settembre 1914) è stato uno scrittore, poeta e saggista francese.
Di modeste origini, sua madre era impagliatrice di sedie, mentre suo padre era morto pochi mesi dopo la sua nascita. Fu notato dal direttore dell'École Normale d'Orléans, che lo fece entrare al Liceo di Orléans e gli ottenne una borsa di studio che gli consentì di diplomarsi brillantemente.
Ciò lo portò all'École Normale Supérieure di Parigi nel 1894. Qui fu allievo di Romain Rolland e di Henri Bergson, le cui lezioni lo segnarono molto. In quegli anni sviluppò le sue convinzioni socialiste. All'inizio dell'Affare Dreyfus si schierò con i dreyfusardi. Vicino alla Sorbona fondò la libreria Bellais. Intanto nel 1900, dopo il quasi fallimento della sua libreria, si distaccò dai suoi soci Lucien Herr e Léon Blum e fondò la rivista Les Cahiers de la quinzaine, allo scopo di far scoprire nuovi talenti letterari e pubblicare sue opere. Vi collaborarono, tra gli altri, Romain Rolland, Julien Benda et André Suarès.
Nel 1907, si convertì al cattolicesimo. D'allora, produsse sia opere in prosa di argomento politico e polemico (Notre Jeunesse, L'argent), sia opere in versi mistiche e liriche. Tuttavia, la sua intransigenza e il suo carattere appassionato, lo resero sospetto sia agli occhi della Chiesa di cui egli attaccava l'autoritarismo, sia ai socialisti di cui denunciava l'anticlericalismo e in seguito il pacifismo. Questi sospetti saranno rafforzati da certi atteggiamenti del figlio, custode della sua memoria, che, dopo la sua morte, darà una lettura conservatrice dell'opera del padre.
Tenente della riserva, durante la Prima guerra mondiale si arruolò nella fanteria. Morì in combattimento, all'inizio della prima battaglia della Marna, il 5 settembre 1914.
Per approfondire leggi articolo su 30 Giorni
▪ 1997 - Madre Teresa di Calcutta, al secolo Anjeza Gonxhe Bojaxhiu (Skopje, 26 agosto 1910 – Calcutta, 5 settembre 1997), è stata una religiosa albanese di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Il suo lavoro tra le vittime della povertà di Calcutta l'ha resa una delle persone più famose al mondo. Ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 1979, e il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da papa Giovanni Paolo II.
Nacque il 26 agosto 1910 a Skopje in una benestante famiglia di genitori albanesi originari di Scutari. All'età di otto anni rimase orfana di padre e la sua famiglia si trovò in gravi difficoltà finanziarie. A partire dall'età di quattordici anni partecipò a gruppi di carità organizzati dalla sua parrocchia e nel 1928, a diciotto anni, decise di prendere i voti entrando come aspirante nelle Dame Inglesi, Istituto della Beata Vergine Maria.
Inviata nel 1929 in Irlanda a svolgere la prima parte del suo noviziato, nel 1931, dopo aver preso i voti e assunto il nome di Maria Teresa, ispirandosi a Santa Teresa di Lisieux, partì per l'India per completare i suoi studi. Diventò insegnante presso il collegio cattolico di Saint Mary's High School di Entally, sobborgo di Calcutta, frequentato soprattutto dalle figlie dei coloni britannici. Negli anni che trascorse alla Saint Mary si distinse per le sue innate capacità organizzative, tanto che nel 1944 fu dichiarata direttrice.
Le Missionarie della Carità
L'incontro con la povertà drammatica della periferia di Calcutta spinse la giovane Teresa a una profonda riflessione interiore: ebbe, come scrisse nei suoi appunti, "una chiamata nella chiamata". Nel 1948 ebbe l'autorizzazione dal Vaticano ad andare a vivere da sola nella periferia della metropoli, a condizione che continuasse la vita religiosa. Nel 1950, fondò la congregazione delle Missionarie della carità, la cui missione era quella di prendersi cura dei "più poveri dei poveri" e "di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società, tutte quelle persone che sono diventate un peso per la società e che sono rifuggite da tutti". Le prime aderenti furono dodici ragazze, tra cui alcune sue ex allieve alla Saint Mary. Stabilì come divisa un semplice sari bianco a strisce azzurre, che pare fu scelto da Madre Teresa perché era il più economico fra quelli in vendita in un piccolo negozio.
Nel 1952 si trasferì in un tempio indù abbandonato donatole dall'arcidiocesi di Calcutta che convertì nella Casa Kalighat per i morenti (poi chiamata Kalighat, casa dei puri di cuore: Nirmal Hriday), aiutata da funzionari indiani. Le persone portate all'ospizio venivano assistite e avevano la possibilità di morire con dignità secondo i riti della propria fede : ai musulmani si leggeva il Corano, agli indù si dava acqua del Gange, e i cattolici ricevevano l'estrema unzione.[1] Tuttavia Madre Teresa è stata accusata di battezzare i malati in punto di morte, senza chiedere il loro parere. Tali critiche hanno preso spunto da una dichiarazione di Madre Teresa, nella quale la suora dichiarava di offrire ai malati "uno speciale biglietto per san Pietro".[2]
Il giornalista britannico Christopher Hitchens ha criticato la Casa Kalighat e Madre Teresa per la mancanza di trattamenti sanitari nei confronti dei malati – specialmente bambini – in cura presso di lei, e il suo incoraggiamento ad accettare la povertà e la miseria: Hitchens, nel suo documentario per Channel 4, mostra Madre Teresa che dice a un moribondo «Stai soffrendo come Cristo in croce, di sicuro Gesù ti sta baciando!», e lui che risponde «Per favore digli di smettere di baciarmi». La qualità delle cure è stata criticata dalla stampa medica, fra cui The Lancet e il British Medical Journal, che hanno riferito il riutilizzo degli aghi delle siringhe, le cattive condizioni di vita (per via ad esempio dei bagni freddi per tutti i pazienti), e un approccio antimaterialista che impediva delle diagnosi sistematiche.[3]
Nel 1991 il direttore di The Lancet, il dottor Robin Fox, dopo aver visitato la clinica di Calcutta, la descrisse disorganizzata e in mano a suore e volontari senza esperienza medica, senza medici e senza distinzioni fra malati inguaribili e malati con possibilità di guarigione, che comunque rischiavano sempre più la morte per le infezioni e la mancanza di cure.[4] Anche lo scrittore indiano Aroup Chatterjee e la rivista Stern[5] hanno avanzato dubbi sul reale impatto delle opere di Madre Teresa. Aroup Chatterjee in particolare si è mostrato molto polemico nel suo libro Mother Teresa: The Final Verdict, criticando le azioni e le pubbliche dichiarazioni come la posizione antiabortista, l'estrema semplicità delle pratiche mediche del suo ordine che, per esempio, era poco incline al trattamento del dolore. In seguito Madre Teresa aprì una casa per lebbrosi chiamata Shanti Nagar (cioè Città della Pace),[6] e altri lebbrosari in tutta Calcutta; poi un orfanotrofio. Ma non aprirà mai un Ospedale, cosi come invece si crede.
La fama mondiale e l'espansione internazionale dell'Ordine
La fama internazionale di Madre Teresa crebbe enormemente dopo un fortunato servizio della BBC del 1969 titolato Qualcosa di bello per Dio, realizzato dal noto giornalista Malcolm Muggeridge.
Nel febbraio 1965, papa Paolo VI concesse alle Missionarie della Carità il titolo di "congregazione di diritto pontificio" e la possibilità di espandersi anche fuori dall'India. Nel 1967 fu aperta una casa in Venezuela, cui seguirono sedi in Africa, Asia, Europa e Stati Uniti nel corso di tutti gli anni settanta e ottanta. L'Ordine si ampliò con la nascita di un ramo contemplativo e di due organizzazioni laicali, aperte cioè anche ai laici. Nel 1981 fu fondato il movimento Corpus Christi aperto ai sacerdoti secolari. Nel 1979, ottenne infine il riconoscimento più prestigioso: il Premio Nobel per la Pace. Rifiutò il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiese che i 6000 dollari di fondi fossero destinati ai poveri di Calcutta, che avrebbero potuto essere sfamati per un anno intero: "le ricompense terrene sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo". Alle numerose domande dei giornalisti rispose nel modo ironico e provocatorio che la caratterizzò sempre e, dopo aver ricevuto il premio, attaccò duramente l'aborto.
Nel corso degli anni ottanta nacque l'amicizia fra papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa, i quali si scambiarono visite reciproche. Grazie all'appoggio di papa Wojtyła, Madre Teresa riuscì ad aprire ben tre case a Roma, fra cui una mensa nella Città del Vaticano dedicata a Santa Marta, patrona dell'ospitalità. Negli anni novanta, le Missionarie della Carità superarono le quattromila unità con cinquanta case sparse in tutti i continenti.
Intanto però le sue condizioni peggiorarono: nel 1989 in seguito a un infarto le fu applicato un pacemaker, nel 1991 si ammalò di polmonite, nel 1992 ebbe nuovi problemi cardiaci. Si dimise da superiora dell'Ordine ma in seguito a un ballottaggio fu rieletta praticamente all'unanimità, contando solo qualche voto astenuto. Accettò il risultato e rimase alla guida della congregazione. Nell'aprile del 1996 Madre Teresa cadde e si ruppe una clavicola. Il 13 marzo 1997 lasciò definitivamente la guida delle Missionarie della Carità. A marzo incontrò papa Giovanni Paolo II per l'ultima volta, prima di rientrare a Calcutta dove morì il 5 settembre, all'età di ottantasette anni.
La sua scomparsa suscitò grande commozione nel mondo intero: l'India le riservò solenni funerali di stato, che videro un'enorme partecipazione popolare e la presenza di importanti autorità del mondo intero. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Javier Pérez de Cuéllar, arrivò persino a dichiarare: "Lei è le Nazioni Unite. Lei è la pace nel mondo." Nawaz Sharif, Primo Ministro del Pakistan, disse inoltre che Madre Teresa era "un raro e unico individuo che ha vissuto a lungo per più alti scopi. La sua lunga vita di devozione alla cura dei poveri, dei malati e degli svantaggiati è stata uno dei più grandi esempi di servizio alla nostra umanità."
A soli due anni dalla sua morte, Giovanni Paolo II fece aprire, per la prima volta nella storia della Chiesa, con una deroga speciale, il processo di beatificazione che si concluse nell'estate del 2003 e fu quindi beatificata il 19 ottobre. L'arcidiocesi di Calcutta ha aperto già nel 2005 il processo per la canonizzazione. Il 5 settembre 2007, per la ricorrenza del decimo anno dalla morte, papa Benedetto XVI ha celebrato in Vaticano una messa solenne alla presenza dell'arcivescovo di Calcutta.
Visioni politiche e sociali
Madre Teresa ha spesso condannato l'aborto e i metodi di contraccezione artificiali nei suoi incontri con esponenti politici di tutto il mondo. Nel discorso tenuto alla consegna del Premio Nobel, dichiarò: «Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l'aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. [...] Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me».[7]
Nel 1987, Madre Teresa è diventata presidente onoraria dei Movimenti per la Vita di tutto il mondo [8].
Madre Teresa ha anche condotto delle campagne contro il divorzio, che individuò come un immorale abominio e che sostenne dovesse essere reso illegale. Nel 1996 organizzò una campagna per il no al referendum che intendeva introdurre il divorzio in Irlanda, fallendo per poco nel suo intento. Più tardi quello stesso anno, parlando in una intervista riguardo Diana Spencer, affermò però che, sebbene fosse un fatto triste, era contenta che la sua amica avesse divorziato, in quanto quel matrimonio era chiaramente un fallimento e ora sarebbero stati tutti meglio.[9]
Sosteneva anche l'ecumenismo, e l'apertura alle religioni non-cristiane. Affermò infatti: «C'è un solo Dio, ed è Dio per tutti; è per questo importante che ognuno appaia uguale dinnanzi a Lui. Ho sempre detto che dobbiamo aiutare un indù a diventare un indù migliore, un musulmano a diventare un musulmano migliore ed un cattolico a diventare un cattolico migliore. Crediamo che il nostro lavoro debba essere d'esempio alla gente. Attorno noi abbiamo 475 anime: di queste, solo 30 famiglie sono cattoliche. Le altre sono indù, musulmane, sikh... Sono tutti di religioni diverse, ma tutti quanti vengono alle nostre preghiere».[10]
Aspetti controversi e uso delle donazioni
Il giornalista britannico Christopher Hitchens ha lungamente seguito criticamente le attività di Madre Teresa, su cui ha scritto un libro dal titolo The Missionary Position: Mother Teresa in Theory and Practice ("La posizione della missionaria. Teoria e pratica di Madre Teresa"). Interrogato nel giugno del 2001 nel corso del processo di beatificazione di Madre Teresa, Hitchens ha dichiarato:
«[...] ero arrivato alla conclusione che fosse non tanto un'amica dei poveri quanto un'amica della povertà. Lodava la povertà, la malattia e la sofferenza come doni dall'alto, e diceva alle persone di accettare questi doni con gioia. Era adamantinamente contraria alla sola politica che abbia mai alleviato la povertà in tutte le nazioni - e cioè dare potere alle donne ed estendere il loro controllo sulla propria fertilità. La sua celebre clinica di Calcutta in realtà non era che un ospizio primitivo, un posto dove la gente andava a morire, un luogo dove le cure mediche erano poche, quando non addirittura inesistenti (quando fu lei ad ammalarsi, volò in prima classe alla volta di una clinica privata in California). Le grandi somme di denaro raccolte venivano spese per la maggior parte nella costruzione di conventi in suo onore. Aveva fatto amicizia con tutta una serie di ricchi truffatori e sfruttatori, da Charles Lincoln della Lincoln Savings & Loans, alla ripugnante dinastia Duvalier di Haiti, accettando da entrambi generose donazioni di denaro che in realtà era stato rubato ai poveri.» (Christopher Hitchens, La posizione della missionaria, pp. 125-126.)
Charles Keating è un affarista condannato a dieci anni per truffa, racket e cospirazione[11]. Prima della condanna fece una donazione di 1.250.000 dollari a Madre Teresa.[12] Quando Keating fu sottoposto a processo per le sue attività criminose, Madre Teresa inviò una lettera alla corte in cui affermava di non essere a conoscenza degli affari di Keating, ma che chiedeva comunque la clemenza della corte in quanto Keating era stato sempre «gentile e generoso con i poveri di Dio».[13] I pubblici ministeri le risposero informandola che questi affari consistevano nella truffa di risparmiatori, e che quindi anche il denaro da lei ricevuto avrebbe avuto quella provenienza, quindi se ella avesse voluto fare qualcosa anche per questi bisognosi, avrebbe potuto restituire tutto quel denaro. Madre Teresa non rispose alla lettera, né restituì la somma ricevuta.[2]
Anche Michaël Parenti, figura conosciuta del movimento progressista nordamericano, ha criticato le sue relazioni con alcuni personaggi quali Keating o "Baby doc", il dittatore haitiano Jean-Claude Duvalier. Secondo lui madre Teresa avrebbe usato soprattutto per se stessa le donazioni raccolte. Inoltre ha accusato Madre Teresa di avere avuto la tendenza a mentire riguardo la lotta alla miseria in India.[14]
Sanal Edamaruku, Segretario Generale dell'Associazione Razionalista Indiana, ritiene che l'ordine di madre Teresa sia molto poco attivo nella lotta contro la miseria indiana. Secondo lui, Madre Teresa avrebbe imbrogliato un grande numero di donatori benintenzionati nascondendo le sue relazioni con i dittatori così come si distingueva nella scarsa visibilità alla destinazione dei fondi raccolti.[15]
Madre Teresa è stata oggetto di inchieste giornalistiche da parte della stampa e della televisione[16]. Il Guardian nel 1996, in una sua inchiesta, denunciò le condizioni dei bambini orfani (che vivevano nelle strutture di Madre Teresa) oggetto di abbandono e di sevizie fisiche e psicologiche. Il metodo di lavoro e le condizioni dei suoi assistiti vennero criticati da un documentario televisivo inglese del 1997 dal titolo "Mother Teresa: Time for Change?"[16].
Nel 1998 il settimanale tedesco Stern pubblicò un articolo fortemente critico su Madre Teresa, dal titolo "Madre Teresa, dove sono i tuoi milioni?" frutto di una inchiesta durata un anno che spaziava su tre continenti[17]. La conclusione finale diceva che il suo ordine era sicuramente di carattere religioso, ma non aveva nulla a che fare con la carità.
Miracoli per la beatificazione e la canonizzazione
Primo miracolo
In seguito alla morte di Madre Teresa, nel 1997, la Santa Sede intraprese il processo di beatificazione, il primo passo verso la canonizzazione o santità. Questo processo richiede la documentazione di un miracolo avvenuto per intercessione di Madre Teresa. Nel 2002 il Vaticano ha riconosciuto come miracolo la guarigione di un tumore presente nell'addome di una donna indiana, Monica Besra, a seguito dell'applicazione sulla zona colpita da tumore di un ciondolo con, all'interno, l'immagine di Madre Teresa. Monica Besra affermò che un fascio di luce fuoriuscì dal ciondolo guarendole il tumore. È stata ufficialmente beatificata da papa Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003 con il nome di "Beata Teresa di Calcutta".
Affinché sia considerata miracolosa dalla Chiesa, una guarigione deve essere da malattia grave, istantanea, senza alcuna spiegazione medica plausibile, definitiva e totale; e su questo miracolo sono sorti dei dubbi. Il marito di Monica Besra raccontò infatti di non credere al miracolo, in quanto la guarigione era avvenuta a seguito delle cure che i medici avevano prescritto alla donna.[18] I medici che la curarono affermarono che il suo tumore era conseguenza di una tubercolosi e che aveva risposto correttamente a nove mesi di cure anti-tubercolosi;[19] affermarono anche di aver ricevuto pressioni da parte delle Missionarie della Carità affinché affermassero che la guarigione non era avvenuta a seguito delle cure mediche ma per miracolo.[20] A seguito delle proteste dei razionalisti indiani, il governo del Bengala occidentale organizzò una inchiesta sul presunto miracolo: il risultato fu Monica Besra aveva ricevuto continue e corrette cure per il suo tumore, e che una guarigione miracolosa era da escludere.[21]
Secondo miracolo
Per procedere con la canonizzazione è necessario un secondo miracolo compiuto dopo la beatificazione. Nell'ottobre del 2007 fu data notizia che un sacerdote salesiano di Guwati (in India nord-orientale), tal V.M. Thomas di 56 anni, dopo aver detto messa e pregato Madre Teresa, era stato guarito da un calcolo all'uretra,[22] che da tre mesi era la causa di violente coliche renali e di «dolori atroci».
Riconoscimenti
▪ 1962: Premio Magsaysay per la Pace e l'Intesa Internazionale; premio indiano Padma Shri
▪ 1971: Premio della Pace papa Giovanni XXIII, assegnatole da papa Paolo VI; Premio Kennedy
▪ 1972: Premio Nehru per la promozione della pace e della comprensione internazionale
▪ 1973: Premio Templeton
▪ 1975: Premio Internazionale Albert Schweitzer
▪ 1978: Premio Balzan per l'umanità, la pace e la fratellanza tra i popoli "per l'eccezionale abnegazione con la quale ha dedicato tutta la sua vita per soccorrere, in India e in altri paesi del mondo, le vittime della fame, della miseria e delle malattie, gli abbandonati e i morenti, tramutando in azione instancabile il suo amore per l'umanità sofferente."
▪ 1979 e 1980: Bharat Ratna, la più alta onorificenza civile dell'India
▪ 17 ottobre 1979: Premio Nobel per la Pace "per il lavoro compiuto nella lotta per vincere la povertà e la miseria, che costituiscono anche una minaccia per la pace". Nel discorso di premiazione[23] disse di accettarlo esclusivamente a nome dei poveri e presentò l'aborto come il principale pericolo in grado di minacciare la pace nel mondo. Rifiutò il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiese che i 6000 dollari di fondi fossero destinati ai poveri di Calcutta, che avrebbero potuto essere sfamati per un anno intero: "le ricompense terrene sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo". Alla domanda: "Cosa possiamo fare per promuovere la pace mondiale?", rispose: "Andate a casa e amate le vostre famiglie".
▪ 1981: assegnazione della Legion d'Honneur da Jean-Claude Duvalier, dittatore di Haiti meglio noto come Baby Doc.
▪ 1985: Medal of Freedom da Ronald Reagan
▪ 1996: nominata Cittadina Onoraria degli Stati Uniti e Medaglia d'Oro Congressuale
Note
1. ^ Spink, Kathryn. Mother Teresa: A Complete Authorized Biography. New York, 1997. HarperCollins, p. 55. ISBN 0-06-250825-3.
2. ^ a b Christopher Hitchens, "Mother Teresa", The New York Review of Books, volume 43, numero 20, 19 dicembre 1996.
3. ^ Loudon, Mary (1996). The Missionary Position: Mother Teresa in Theory and Practice, Book Review, BMJ vol. 312, n. 7022, 6 gennaio 2006, pp. 64-5. Pagina visitata il 2 agosto 2007.
4. ^ Sergio Puxeddu, Il diritto di morire, L'Ateo, n. 6/2008 (60), pp. 22 sg.
5. ^ Walter Wuellenweber , Mother Teresa: where are the millions?, Stern, 10 settembre 1998.
6. ^ Sebba, pp. 62-63
7. ^ (EN) Nobel Lecture. Nobelprize.org, 11-12-1979. URL consultato il 30-08-2008.
8. ^ Pier Giorgio Liverani, Dateli a me. Madre Teresa e l'impegno per la vita , Roma, Città Nuova, 2003. ISBN 88-311-6071-0. Sul rapporto tra Pro Life e Madre Teresa di Calcutta, loro presidentessa onoraria.
9. ^ (EN) Mommie Dearest. 11-12-1979. URL consultato il 20-10-2003.
10. ^ Lucinda Yardey, Mother Teresa: A Simple Path, Ballantine Books, 1995.
11. ^ http://en.wikipedia.org/wiki/Keating_Five
12. ^ Christopher Hitchens, La posizione della missionaria, Minimum Fax, 1997, p. 89.
13. ^ (EN) Lettera di Madre Teresa alla corte. URL consultato il 2008-09-09.
14. ^ http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2007-11-01%2011:27:19&log=invites
15. ^ http://www.atheisme.org/teresa3.html.
16. ^ a b http://www.meteorbooks.com/introduction.html
17. ^ Walter Wuellenweber, "Mother Teresa: where are the millions?, Stern, 10 settembre 1998
18. ^ (EN) Besra's husband says doctors cured her, not Mother Teresa in ExpressIndia.com. 14-10-2002. URL consultato il 28-08-2008.
19. ^ Satinder Bindra. (EN) Doubt over Mother Teresa's miracle in CNN.com. URL consultato il 28-08-2008.
20. ^ M Chhaya. (EN) Doctor claims pressure to ratify Teresa's 'miracle' in rediff.com. URL consultato il 28-08-2008.
21. ^ M Chhaya. (EN) West Bengal rejects Mother Teresa's miracle in rediff.com. URL consultato il 28-08-2008.
22. ^ http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/200710articoli/26366girata.asp
23. ^ Discorso alla premiazione del Nobel per la pace
▪ 2000 - Carlo Maria Cipolla (Pavia, 15 agosto 1922 – Pavia, 5 settembre 2000) è stato uno storico italiano, specializzato in storia economica. Ha insegnato in Italia e negli Stati Uniti.
Cipolla fin da giovane aveva sempre desiderato insegnare storia e filosofia in un liceo; si iscrisse dunque alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pavia dove, grazie al professor Franco Borlandi, specialista di storia economica medievale, scoprì la propria passione per la storia dell'economia. Egli studierà in seguito alla Sorbonne e alla London School of Economics.
Cipolla ottiene la sua prima cattedra di storia dell'economia a soli 27 anni a Catania. Sarà soltanto la prima tappa di una lunga carriera universitaria in Italia (Venezia, Torino, Pavia, Scuola Normale Superiore di Pisa e Fiesole) e all'estero. Nel 1953 Cipolla si reca negli Stati Uniti come Fulbright fellow, e nel 1957 sarà visiting professor all'Università di Berkeley in California, prima di essere nominato full professor due anni più tardi. Membro di molte prestigiose accademie, ricevette nel 1995 il Premio Balzan per la storia economica con questa motivazione: "Carlo Maria Cipolla è considerato dai suoi contemporanei come il caposcuola di storia economica che più ha saputo infondere in tale disciplina uno spirito innovatore. Grazie alla sua curiosità intellettuale, dominata da rigore di pensiero e di metodo, e in virtù di una ricerca meticolosa delle fonti, ha combinato l'approccio macro-storico con studi di micro-storia in opere di grande originalità e solidità, che spaziano in campi economico-culturali molto estesi".
L'Università di Pavia gli ha intitolato il Dipartimento di Scienze Storiche e Geografiche e lo ricorda ogni anno con una lettura di argomento storico nella settecentesca Aula Foscoliana.
Opera
Quando Cipolla inizia ad affrontarne lo studio, la storia economica, in Italia, è soprattutto descrittiva, senza ambizioni di analiticità. Egli comprende che dietro alle fluttuazioni delle valute e ai cambiamenti economici si nascondono gli uomini, guidati dalle loro mentalità altrettanto fluttuanti, ma anche che senza questi strumenti della teoria economica, gli eventi del passato sono spesso muti e inespressivi.
La storia economica lo portò ad approfondire la storia delle popolazioni: in "The Economic History of World Population" (1962, ed. it. "Uomini, tecniche, economie" Feltrinelli, Milano, 1978), racconta la costruzione della civiltà moderna partendo dal rapporto tra il numero degli uomini e le disponibilità energia, che gli valse una fama internazionale. Scritta in inglese, l'opera è stata tradotta in portoghese, spagnolo, francese, polacco, danese e olandese, prima di essere pubblicato in lingua italiana.
Successivamente, analizzò l'impatto della tecnologia sulla storia economica, ma soprattutto sulla storia delle mentalità con "Vele e cannoni" (ed. it. Il Mulino, Bologna, 2003, ed. or. ingl. 1965) e "Le macchine del tempo. L'orologio e la società (1300-1700)" (ed. it. Il Mulino, Bologna, 2003, ed. or. ingl. 1978). La sua formula consiste in una tesi semplice, che espone in termini chiari, lontano da ogni "spiegazione totale": essa costituì da base per quella storiografia che indaga il confronto tra la cultura occidentale e il mondo coloniale.
Cipolla è stato anche tra i primi a cercare i legami tra l'alfabetizzazione e lo sviluppo economico in "Istruzione e sviluppo. Il declino dell'analfabetismo nel mondo occidentale" (ed. it. Il Mulino, Bologna, 2002; ed. or. ingl. 1969). Si sottolinea il ruolo del protestantesimo, ma anche la necessità di alfabetizzazione per gli artigiani (motori del progresso scientifico), piuttosto che dei "colletti bianchi" improduttivi.
L'Italia tra il 1200 e il 1500, in cui l'eccellenza commerciale - finanziaria e la supremazia industriale hanno un riflesso nel campo dell'arte, della scienza e della tecnologia, che a loro volta hanno portato a ulteriori incrementi di produttività e di ricchezza, è la pietra angolare della sua opera, sintetizzata in "Storia economica dell'Europa pre-industriale" (Il Mulino, Bologna, 2002, ed. or. ingl.1974). Essa inquadra l'ascesa, apogeo e il declino dell'Italia del Rinascimento nel contesto europeo e mediterraneo, per spiegare la supremazia europea dei secoli XVIII e XIX.
Cipolla è stato uno dei primi a studiare le epidemie e le loro conseguenze socio-economiche (al di là della sanità pubblica) partendo in particolare da documenti della magistratura fiorentina su istanze di sanità: in "I pidocchi e il Granduca" (1979) "Contro un nemico invisibile. Epidemie e strutture sanitarie nell'Italia del Rinascimento" (1986), "Miasmi ed umori" (1989), "Il burocrate e il marinaio. La Sanità toscana e le tribolazioni degli Inglesi, nel XVII secolo" (1992) tutti editi in Italia presso Il Mulino. Inoltre ha esteso la storia della medicina alla storia sociale nel suo complesso, cosa che gli è valsa diversi titoli di dottore honoris causa in medicina.
Egli descrive la sua metodologia di storia economica in "Introduzione allo studio dell'economia" (Il Mulino, Bologna, 2002, ed. or. 1988), dove si ricorda la varietà delle fonti e la necessità di "parlare con i numeri" attraverso il proprio background accademico. Questo stile narrativo, il tono quasi colloquiale, gli permettono di tradurre in discorsi persuasivi i problemi tecnici e statistici. Uno stile in cui spesso affiora un umorismo sottile, al quale Cipolla deve il suo successo al grande pubblico, considerandolo come un dovere "sociale", che fiorisce in "Allegro ma non troppo" (le cinque leggi fondamentali della stupidità) caso eccezionale di best-seller scritto da uno storico.
Nel suo lavoro, The Economist ha rilevato il tratto di uno storico di scuola francese, con l'attenzione costantemente rivolta al particolare, ironico e lucido. Cipolla sa intrecciare la storia "grande" (macro-storia) a quella dei singoli (micro-storie) per spiegare gli aspetti tecnologici, sociali e culturali, ponendosi quindi sulla linea del suo professore della Sorbonne, Fernand Braudel, che appunto considerava uno dei suoi migliori allievi.
Teoria della stupidità
Cipolla approfondì il controverso tema della stupidità umana formulando la famosa teoria della stupidità, enunciata nel suo arguto libello del 1976 dal titolo The Basic Laws of Human Stupidity (The Mad Millers, 1976), poi ripublicato in italiano nel 1988 come Allegro ma non troppo (Il Mulino, 1988, ISBN 8815019804).
Essa vede gli stupidi come un gruppo di gran lunga più potente delle maggiori organizzazioni come la mafia o il complesso industriale, non organizzato, senza ordinamento, vertici o statuto, ma che tuttavia riesce ad operare con incredibile coordinazione ed efficacia.
Nello stesso libro si trovano le cinque leggi fondamentali della stupidità:
1. «Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
2. La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
3. Una persona è stupida se causa un danno a un'altra persona o ad un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno.
4. Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.
5. La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.»
Come si vede dalla terza legge, Cipolla individua due fattori da considerare per indagare il comportamento umano:
▪ Danni o vantaggi che l'individuo procura a sé stesso
▪ Danni o vantaggi che l'individuo procura agli altri
Creando un grafico col primo fattore sull'asse delle ascisse e il secondo sull'asse delle ordinate si ottengono quindi quattro gruppi di persone:
▪ Intelligenti (in alto a destra): fanno il proprio vantaggio e quello degli altri
▪ Sprovveduti (in alto a sinistra): danneggiano sé stessi e avvantaggiano gli altri
▪ Banditi (in basso a destra): danneggiano gli altri per trarne vantaggio
▪ Stupidi (in basso a sinistra): danneggiano gli altri e sé stessi
Opere
Carlo Maria Cipolla è stato autore di diversi libri sulla storia economica e non solo, sia in italiano che in inglese, tra cui:
▪ La storia economica, Il Mulino, Bologna, 2005, ISBN 8815106790 (edizione ridotta di Tra due culture, Bologna 1988)
▪ Introduzione alla storia economica, Il Mulino, Bologna, 2003, ISBN 8815095586 (per l'ed. or. si veda Tra due culture, Bologna 1988)
▪ Conquistadores, pirati, mercatanti. La saga dell'argento spagnuolo, Il Mulino, Bologna, 2003, ISBN 8815095896 (ed. or. 1996)
▪ Le macchine del tempo. L'orologio e la società (1300-1700), Il Mulino, Bologna, 2003, ISBN 8815095888 (ed. or. Clocks and culture, 1300-1700, Norton, New York, 1978) riedito in Tecnica, società e cultura
▪ Tre storie extra vaganti, Il Mulino, Bologna, 2003, ISBN 8815095853 (ed. or. 1994)
▪ Vele e cannoni, Il Mulino, Bologna, 2003, ISBN 8815095861 (ed. or. Guns and sails in the early phase of European expansion 1400-1700, London Collins Sons & Co. Ltd, 1965) riedito in Tecnica, società e cultura
▪ Storia economica dell'Europa pre-industriale, Il Mulino, Bologna, 2002, ISBN 8815086412 (ed. or. 1974)
▪ Istruzione e sviluppo. Il declino dell'analfabetismo nel mondo occidentale, Il Mulino, Bologna, 2002 (ed. or. Literacy and Development in the West, Harmondsworth, Penguin Books, 1969)
▪ Le avventure della lira, Il Mulino, Bologna, 2001, ISBN 8815084983 (ed. or. 1975)
▪ Il linguaggio degli occhi. Racconto storico, Libri Scheiwiller, 1997
▪ Il governo della moneta a Firenze e a Milano nei secoli XIV-XVI, il Mulino, Bologna, 1990
▪ Miasmi e umori, Il Mulino, Bologna, 1989, ISBN 8815098089
▪ Allegro ma non troppo, Il Mulino, Bologna, 1988, ISBN 8815019804 (ed. or. The Basic Laws of Human Stupidity, 1976)
▪ Le tre rivoluzioni e altri saggi di storia economica e sociale, Il Mulino, Bologna, 1988 (Le professioni nel lungo andare riedito dalla Scuola Normale Superiore nel 1992)
▪ Tra due culture. Introduzione alla storia economica, Il Mulino, Bologna, 1988
▪ Contro un nemico invisibile. Epidemie e strutture sanitarie nell'Italia del Rinascimento, Il Mulino, Bologna, 1986
▪ Uomini, tecniche, economie, Feltrinelli, Milano, 1966 (ed. or. The Economic History of World Population, 1962)
▪ Moneta e civiltà mediterranea, Neri Pozza, Venezia, 1957
▪ Verso il Far West: le esplorazioni dell'occidente nord-americano e la ricerca dei passaggi verso il Pacifico, Giappichelli, Torino, 1952
▪ Studi di storia della moneta: i movimenti dei cambi in Italia dal secolo XIII al XV, Pubblicazioni della Università di Pavia, Pavia, 1948
▪ Sans Mahomet, Charlemagne est inconcevable Estr. da: Annales: Économies Sociétés Civilisations, n. 1 (janvier-février 1962), A. Colin, Paris, 1962
▪ Mouvements monetaires dans l'Etat de Milan: 1580 - 1700, A. Colin, Paris, 1952
▪ Agli inizi della rivoluzione industriale nell'economia ligure Estr. da: Genova: uomini e fortune, edito dalla Levante, Società di assicurazioni e riassicurazioni, Levante, Genova
▪ Tecnica, società e cultura. Alle origini della supremazia tecnologica dell'Europa (XIV-XVII secolo), Il Mulino, Bologna, 1989
▪ Il burocrate e il marinaio. La sanità toscana e le tribolazioni degli inglesi a Livorno nel XVII secolo, Il Mulino, Bologna, 1992
Molte delle sue pubblicazioni sono state tradotte in diverse lingue.
▪ 2008 - Mila Schön (Traù, 1919 – Quargnento, 5 settembre 2008) è stata una stilista italiana.
Nata come Maria Carmen Nutrizio da una famiglia agiata (il padre era farmacista e la madre apparteneva alla famiglia degli industriali zaratini Luxardo), venne alla luce nella Dalmazia del primo dopoguerra. L'impero Austro-Ungarico si era appena dissolto e la città di Traù, assieme a gran parte della regione dalmata, fu assegnata al neocostituito Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni (la futura Jugoslavia) pochi mesi dopo la sua nascita. Fu così che Mila Schön nel 1920 giunse esule a Trieste con i genitori e il fratello Nino Nutrizio (il futuro giornalista).
Compiuti gli studi nel capoluogo giuliano, si trasferì poi a Milano nell'immediato secondo dopoguerra con il marito, il commerciante di preziosi Aurelio Schön. Nel 1958 fondò il suo primo atelier e sette anni più tardi lanciò la sua prima collezione nella celebre cornice delle sfilate di Palazzo Pitti, che le permise di fare il gran salto nel mondo dell'alta moda. Ancora oggi, il marchio Mila Schön è rimasto un punto di riferimento della moda sobria ed elegante.
La scomparsa della stilista è avvenuta un paio di settimane prima della mostra antologica organizzata in suo onore a Milano nelle sale di Palazzo Reale.