Il calendario del 5 Agosto
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Eventi
▪ 352 - Miracolosa nevicata a Roma sul colle Esquilino
▪ 1100 - Enrico I viene incoronato re d'Inghilterra nell'Abbazia di Westminster
▪ 1284 - La flotta genovese, al comando dei diarchi Oberto Doria ed Oberto Spinola, aiutata dai legni di Benedetto Zaccaria annienta la flotta Pisana comandata dal Veneziano Alberto Morosini presso le secche della Meloria di fronte alla costa toscana
▪ 1583 - Sir Humphrey Gilbert fonda la prima colonia inglese in Nord America, in quella che oggi è St John's (Terranova)
▪ 1689 - 1.500 Irochesi attaccano il villaggio di Lachine, in Nuova Francia
▪ 1763 - Guerra dei Pontiac - Battaglia di Bushy Run - Le forze britanniche guidate da Henry Bouquet sconfiggono gli indiani del Capo Pontiac a Bushy Run
▪ 1772 - Inizia la Prima spartizione della Polonia
▪ 1858 - Cyrus West Field e altri completano il primo cavo telegrafico transatlantico, dopo diversi tentativi falliti. Funzionerà per meno di un mese
▪ 1861 - Guerra di secessione americana: Allo scopo di aiutare a pagare lo sforzo bellico, il governo degli Stati Uniti emana la prima tassa sul reddito, come parte del Revenue Act of 1861 (3% di tutte le entrate sopra gli 800$; verrà tolta nel 1872)
▪ 1862 - Guerra di secessione americana: Battaglia di Baton Rouge - Lungo il fiume Mississippi, nei pressi di Baton Rouge (Louisiana), le truppe confederate respingono quelle unioniste all'interno della città
▪ 1882 - Viene fondata la Standard Oil of New Jersey
▪ 1884 - La prima pietra della Statua della Libertà viene posata su Bedloe's Island, a New York
▪ 1905 - In Francia ha luogo la prima riunione di campeggiatori en plein air. Viene considerata la nascita ufficiale del campeggio
▪ 1914 - A Cleveland (Ohio), viene installato il primo semaforo elettrico
▪ 1915 - Prima guerra mondiale: I tedeschi catturano Varsavia costringendo i russi a ritirarsi in Polonia
▪ 1938 - Italia: esce sul primo numero della rivista "La difesa della razza" il Manifesto della razza
▪ 1944 - Olocausto: Gli insorti polacchi liberano un campo di lavoro tedesco a Varsavia, liberando 348 prigionieri ebrei
▪ 1949 - In Ecuador un terremoto distrugge 50 città e fa più di 6.000 vittime
▪ 1962 - L'attrice Marilyn Monroe viene trovata morta nella sua casa di Los Angeles, apparentemente a causa di un'overdose di sonniferi.
▪ 1963 - Stati Uniti, Regno Unito, e Unione Sovietica firmano un trattato per il bando dei test nucleari
▪ 1964 - Guerra del Vietnam: Operazione Pierce Arrow - Aerei americani delle portaerei USS Ticonderoga e USS Constellation bombardano il Vietnam del Nord in rappresaglia per il presunto attacco a due cacciatorpediniere statunitensi nel Golfo del Tonchino
▪ 1969 - La sonda della missione americana Mariner 7 raggiunge Marte: invierà alla Terra un totale di 126 foto
▪ 1973 - viene lanciata la tredicesima sonda verso Marte, nell'ambito della missione russa Mars 6: la sonda raggiungerà il pianeta il 12 marzo 1974 ed invierà alla Terra alcuni dati
▪ 1974 - Guerra del Vietnam: Il Congresso degli Stati Uniti pone un limite di 1 miliardo di dollari alle spese per gli aiuti militari al Vietnam del Sud
▪ 1981 - Ronald Reagan licenzia 11.359 controllori di volo in sciopero che ignorarono il suo ordine di tornare al lavoro
▪ 1981 - In Italia viene abolito il matrimonio riparatore, che annullava gli effetti penali di uno stupro qualora la vittima avesse acconsentito a sposare il suo assalitore
▪ 2003 - Nella capitale indonesiana di Jakarta esploda un'autobomba di fronte al Marriott Hotel, provocando 12 morti e 150 feriti.
Anniversari
▪ 1895 - Friedrich Engels (Barmen, 28 novembre 1820 – Londra, 5 agosto 1895) è stato un economista, filosofo e politico tedesco, fondatore con Karl Marx del materialismo storico e del materialismo dialettico.
Fra religione e democrazia
Nasce a Barmen, allora il più importante centro industriale tedesco, primo di nove figli, da Friedrich (1796 - 1860) e da Elisabeth Franziska Mauritia van Haar (1797 - 1873). Il padre è un proprietario di filande di cotone e un severo pietista - il pietismo è una corrente religiosa protestante, indirizzata al misticismo e avversa a ogni forma di vita mondana e di diffusione della cultura - che non gli permette di terminare il liceo ad Elberfeld preferendo farlo lavorare dal settembre 1837 nel proprio ufficio commerciale di Barmen e l'anno dopo a Brema, nella ditta di esportazioni del console sassone Heinrich Leupold.
A Brema, città libera e perciò culturalmente vivace, segue la vita politica, legge, studia musica e scrive poesie; una di queste, che è il suo primo scritto pubblico, I beduini, appare il 16 settembre 1838 nel Bremisches Unterhaltungsblatt (Supplemento letterario di Brema): vi critica il drammaturgo August von Kotzebue e vi esalta Schiller. Sono gli anni in cui il movimento letterario più progressivo è quello della Giovane Germania, che ha in Heinrich Heine, in Ludwig Börne e in Karl Gutzkow gli esponenti di maggiore spicco, mentre la corrente filosofica che attrae maggiormente gli spiriti liberali tedeschi è quella della Sinistra hegeliana di Arnold Ruge, Bruno Bauer e David Friedrich Strauß.
Non ancora diciannovenne, nell'aprile 1839 pubblica, con lo pseudonimo di Friedrich Oswald, nel Telegraph für Deutschland (Telegrafo per la Germania), diretta da Gutzkow, l'articolo Lettere dal Wuppertal, descrivendo le miserabili condizioni di vita degli operai della propria regione:
"Questo lavoro compiuto in stanze basse, nelle quali gli operai respirano più vapore di carbone e polvere che ossigeno, e per lo più sin dall'età di sei anni, è destinato a toglier loro la forza e la gioia di vivere".
I padroni delle fabbriche, per lo più pietisti e mistici, che impiegano volentieri i bambini, potendoli pagare meno degli adulti, sono responsabili di questo stato di cose, aggravate dalla loro avversione per ogni forma di cultura:
"Questa è l'attività dei pietisti nel Wuppertal; è incomprensibile che tutto questo possa accadere nel nostro tempo, ma sembra che anche lo scoglio dell'antico oscurantismo non possa più reggere di fronte alla tempestosa corrente del tempo....".
È evidente la sua presa di distanza dalla religione paterna, alla quale, scrive, non ha del resto mai aderito, ma resta ancora un credente o, come egli stesso si definisce in quegli anni, un soprannaturalista liberale.
In corrispondenza con la sorella Maria (1824 - 1901) e con gli amici, studenti di teologia, Friedrich e Wilhelm Graeber, scrive con entusiasmo della rivoluzione francese del 1830, vedendo in essa un'affermazione delle idee democratiche:
"Queste idee non hanno un carattere demagogico o anticristiano, com'è stato rimproverato, ma si fondano sul diritto naturale di ciascun uomo....partecipazione del popolo all'amministrazione dello Stato, ossia regime costituzionale; poi, emancipazione degli ebrei, abolizione di ogni oppressione religiosa e dell'aristocrazia del denaro....".
Legge la Vita di Cristo di Strauß, che considera i Vangeli una raccolta di miti privi di verità storica ma studia anche Schleiermacher, il filosofo cristiano del sentimento religioso, cercando di conciliare sentimento e ragione, per giungere a un rinnovamento della coscienza religiosa: credere con il cuore ma mantenendo un atteggiamento critico che respinga da sé ciò che è inaccettabile alla ragione. L'8 ottobre 1839 scrive scherzosamente all'amico Wilhelm Graeber:
"Ora sono un seguace entusiasta di Strauß, sono armato di corazza e d'elmo, son sicuro di me....malgrado tutta la vostra teologia, voglio bastonarvi così bene che voi non saprete dove andare a nascondervi....".
Lo studio di Strauß lo conduce all'hegelismo:
"....non diventerò un hegeliano incallito come Hinrichs, ma dovrò assimilare fin d'ora gran parte di questo sistema monumentale. Ho già adottato l'idea hegeliana di Dio, e con questo entro a far parte di coloro che Leo e Hengstenberg chiamano i moderni panteisti....".
Continua a collaborare, oltre che con il Telegraph für Deutschland, al quale invia nel novembre 1839 un'altra relazione sulle condizioni di vita operaia della regione di Elberfeld, anche con il Morgenblatt für gebildete Leser (Giornale del mattino per lettori colti) di Stoccarda. In un articolo al Telegraph del gennaio 1841 si occupa della guerra di liberazione tedesca del 1813 combattuta contro Napoleone; scrive che allora "diventammo per un certo tempo la fonte del potere dello Stato, affermandoci come potere sovrano....dopo la guerra, gli uomini che avevano assunto un atteggiamento più risoluto....parvero pericolosi ai governanti". E riconosce i vantaggi della dominazione napoleonica in Germania, come l'adozione di un moderno Codice civile e l'emancipazione degli ebrei, critica la scuola storica tedesca del diritto, legata alla normativa delle corporazioni medievali, e valorizza la moderna scuola di diritto del giurista Eduard Gans.
Giovane hegeliano
In un articolo dell'aprile 1841, ricordando lo scrittore Karl Immermann (1796 - 1840), considera che le speranze di un miglior futuro per la Germania sono da riporre nei giovani i quali, passati attraverso la scuola di pensiero hegeliano, dovrebbero trascurare idee ormai superate e negative.
Nell'ottobre è a Berlino, per compiervi il servizio militare, ricavandone una passione per la strategia e la tattica militare che durerà tutta la vita, tanto che, quando diventerà intimo amico di Marx, questi lo soprannominerà Il generale; non perde tuttavia occasione di partecipare alla vita culturale della capitale prussiana, il centro della nuova filosofia.
Quello è anche l'anno in cui il governo affida a Schelling la cattedra di filosofia dell'Università, confidando che l'ormai vecchio filosofo, avviato alla fondazione di un pensiero irrazionalistico, possa bilanciare le novità, considerate pericolose nei suoi sviluppi politici, della filosofia di Hegel. Engels scrive, dal dicembre 1841 al maggio 1842, tre articoli su Schelling, lo Schelling über Hegel (Schelling su Hegel), lo Schelling und die Offenbarung (Schelling e la rivelazione) e lo Schelling, der Philosoph in Christo, dove critica tanto le contraddizioni politiche di Hegel, che parte da premesse progressiste per giungere a conclusioni conservatrici, quanto la filosofia della rivelazione di Schelling, il quale assurdamente "dichiara che è razionale l' a priori e irrazionale l' a posteriori", allo scopo di reintrodurre, al più alto livello del pensiero tedesco, la fede nell'autorità, il misticismo e il dogma.
È socio del Doktorclub, il circolo dei giovani hegeliani liberali che hanno assunto il nome di Liberi, gli Hippelsche Freien, e collabora, dall'aprile 1842, con la Rheinische Zeitung'', il quotidiano di Colonia più progressivo della Germania, dove denuncia la mancanza di libertà di stampa, la necessità di ottenere una Costituzione liberale e la rottura dell'alleanza politica della Prussia con la Russia.
Terminato il servizio militare l'8 ottobre 1842, torna a Barmen da dove deve raggiungere Manchester, in Inghilterra, per occuparsi dell'azienda Ermen & Engels, di cui il padre è comproprietario. Passando per Colonia, nella redazione della Rheinische Zeitung per la prima volta incontra Marx: è un incontro freddo, perché Marx ha appena rotto i rapporti con i Liberi, che giudica dei parolai politicamente inaffidabili, mentre Engels è tuttora in rapporto con loro.
In Inghilterra
Dall'Inghilterra continua a inviare corrispondenze sulla situazione sociale inglese; considera inevitabile una rivoluzione, perché "solo il radicale abbattimento dell'aristocrazia nobiliare e industriale possono migliorare la situazione materiale del proletariato. Da questa rivoluzione violenta ancora li trattiene solo il rispetto della legge, tipico degli inglesi, ma....è prevedibile una generale disoccupazione e allora il timore di morire di fame sarà più forte del timore della legge....questa rivoluzione non sarà politica ma sociale".
Alle divisioni di classe corrisponde, in Inghilterra, una precisa appartenenza di partito:
"....i tories s'identificano con i nobili e con i bigotti....mentre i whigs sono fabbricanti, commercianti, protestanti dissidenti....la classe media inferiore costituisce i cosiddetti radicali e, infine, il cartismo trae la sua forza dai proletari".
Ai Deutsch-französische Jahrbücher (Annali franco-tedeschi) diretti a Parigi da Marx e Ruge invia l'articolo Lineamenti di una critica dell'economia politica, rilevando come le rivoluzioni del Settecento siano state unilaterali e parziali, passando da un estremo all'altro, opponendo "all'astratto spiritualismo l'astratto materialismo, alla monarchia la repubblica, al diritto divino il contratto sociale....il materialismo non ha attaccato il disprezzo e la mortificazione cristiana dell'uomo, ma si è limitato a opporre al dio cristiano la natura come assoluto; la politica non ha preso in esame i presupposti dello Stato in sé e per sé; all'economia non è venuto in mente di interrogarsi della legittimità della proprietà privata".
Sono analisi molto vicine a quelle che Marx viene elaborando in questi anni:
"Come il capitale è stato separato dal lavoro, così ora il lavoro si scinde nuovamente; il prodotto del lavoro gli si contrappone, separato, come salario... sopprimendo la proprietà privata, cadrà anche quest'innaturale separazione, il lavoro diventa salario a sé stesso, mostrando il vero significato del lavoro alienato...".
Con questo scritto formalizza il suo passaggio dall'idealismo al materialismo e al comunismo; la dialettica hegeliana, utilizzata dal suo fondatore per fare della natura e della storia umana del passato la creazione di uno Spirito Assoluto, senza tuttavia utilizzarla a indagare delle società presenti e future, serve ad Engels per riconoscere la transitorietà delle formazioni sociali.
A Manchester conosce Mary Burns, un'operaia irlandese, con la quale convive, e frequenta i circoli cartisti, il direttore del giornale The Northern Star, George Julian Harney; collabora con il The New Moral World, il quotidiano di Robert Owen, pubblicandovi articoli sui movimenti socialisti tedeschi, francesi e svizzeri, sui loro maggiori esponenti, Saint Simon, Fourier, Cabet, Leroux, Proudhon, Weitling, sulle teorie filosofiche tedesche.
Alla fine dell'agosto del 1844 Engels lascia Manchester per tornare in Germania; passando per Parigi, incontra per la seconda volta Marx, ma ora entrambi sono d'accordo su tutte le loro teorie e inizia un'amicizia che durerà fino alla morte di Marx.
Nei pochi giorni che si trattiene in casa di Marx, dà un piccolo contributo alla stesura che Marx va compiendo de La Sacra Famiglia, ovvero Critica della critica critica, un attacco alla filosofia dell'ex-amico Bruno Bauer, la quale "spiritualistica, teologica, conosce solo - almeno nella sua immaginazione - i fatti politici, letterari e teologici della storia, quelli principali e di rilievo statale. Come separa il pensiero dai sensi, l'anima dal corpo, se stessa dal mondo, allo stesso modo vede il luogo di nascita della storia non nella produzione rozzamente materiale che avviene nella terra, ma in cielo, nel formarsi vaporoso delle nuvole".
Un'applicazione concreta, materialistica, della dialettica può mostrarsi nel fatto che "la proprietà privata come tale, come ricchezza, è costretta a mantenere nell'esistenza se stessa e con ciò il suo opposto, il proletariato. Essa è il lato positivo dell'opposizione; la proprietà privata che ha in sé il suo appagamento. Il proletariato, invece, come proletariato, è costretto a togliere se stesso e con ciò l'opposto che lo condiziona e lo fa proletariato, la proprietà privata. Esso è il lato negativo dell'opposizione, la sua irrequietezza in sé, la proprietà privata dissolta e dissolventesi..."
La situazione della classe operaia in Inghilterra
Nel maggio 1845 esce il suo scritto La situazione della classe operaia in Inghilterra. Con l'invenzione della macchina a vapore e la progressiva introduzione delle macchine nelle lavorazioni industriali "la vittoria del lavoro a macchina sul lavoro a mano nei principali rami dell'industria inglese era ormai decisa e tutta la storia di quest'ultima ci racconta come da allora i lavoratori furono cacciati da una posizione dopo l'altra a opera delle macchine. Le conseguenze furono, da una parte, la rapida caduta dei prezzi di tutti i manufatti, la fioritura del commercio e dell'industria, la conquista di quasi tutti i mercati esteri non protetti, la rapida crescita dei capitali e della ricchezza nazionale; dall'altra, un ancor più rapido aumento dei proletariato, la distruzione di ogni proprietà e di sicurezza di lavoro per la classe operaia....".
Il proletariato riceve dalla borghesia i mezzi per vivere in cambio del lavoro prestato, attraverso un contratto formalmente libero e spontaneo:
"Bella libertà, nella quale all'operaio non resta che sottoscrivere le condizioni imposte dalla borghesia, a meno di non morire di fame e di freddo....". La borghesia dispone di un esercito di proletari disoccupati, pronti a fare concorrenza e a prendere il posto di coloro che non accettino le sue condizioni, oltre naturalmente a disporre della forza materiale dello Stato per schiacciare le rivolte operaie.
Gli attuali dirigenti socialisti "non riconoscono l'evoluzione storica, e perciò vogliono trasporre subito la nazione in una situazione del comunismo, senza un progresso politico....".
Engels considera necessaria una rivoluzione violenta:
"Nella misura in cui il proletariato accoglierà elementi socialisti e comunisti, le stragi, le vendette e il furore della rivoluzione diminuiranno. Per i suoi principi, il comunismo è al di sopra del conflitto tra borghesia e proletariato, giustificandolo storicamente nel presente, non per il futuro; esso sopprime tale conflitto ma riconosce, finché permane il conflitto di classe, che l'ostilità del proletariato verso i suoi oppressori è una necessità e rappresenta la leva più importante del movimento operaio al suo inizio; ma va oltre tale ostilità, perché il comunismo è la causa di tutta l'umanità, non solo della classe operaia".
L'Ideologia tedesca
Nell'aprile 1845 incontra a Bruxelles Marx, espulso dalla Francia. Scriverà molti anni dopo che "quando ci trovammo a Bruxelles, nella primavera del 1845, Marx... aveva già pienamente elaborata la sua concezione materialistica della storia e ci accingemmo a sviluppare nei particolari questa nuova concezione. Ma questa scoperta, che rivoluzionava la scienza storica e che, come si vede, è essenzialmente opera di Marx, e della quale non posso attribuirmi che una parte minima, era di un'importanza immediata per il movimento operaio di quel tempo.... Questi movimenti apparivano ora come un movimento della moderna classe oppressa, il proletariato, come forme....della lotta di classe diverse da tutte le altre precedenti, perché oggi, la classe oppressa, il proletariato, non può compiere la propria emancipazione senza emancipare, nello stesso tempo, tutta la società dalla divisione in classi e dunque dalle lotte di classe. Ora il comunismo non era più un'elaborazione fantasiosa di una perfetta società ideale, ma una comprensione della natura, delle condizioni e della conseguente lotta del proletariato per il raggiungimento dei propri obbiettivi".
In seguito a nuovi articoli polemici di Bauer e Stirner, apparsi nel settembre 1845, Marx ed Engels scrivono insieme, nel maggio 1846, L'Ideologia tedesca. Critica della più recente filosofia tedesca nei suoi rappresentanti Feuerbach, B. Bauer e Stirner e del socialismo tedesco nei suoi vari profeti. Il manoscritto, per vari motivi, sarà abbandonato alla rodente critica dei topi e verrà pubblicato in Unione Sovietica soltanto nel 1932.
Prendono, per la prima volta, le distanze da Feuerbach, al quale rimproverano, malgrado i progressi da lui compiuti rispetto alla filosofia hegeliana, di aver concepito gli uomini come individui ancora astratti e indeterminati. Solo rappresentando individui reali e pratici, ossia realmente operanti in condizioni materiali determinate, si può avere una obbiettiva conoscenza degli individui e della società in cui essi vivono:"La produzione delle idee, delle rappresentazioni, della coscienza, è in primo luogo direttamente intrecciata all'attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, il linguaggio della vita reale. Le rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli uomini appaiono qui ancora come emanazione diretta del loro comportamento materiale. Ciò vale allo stesso modo per la produzione spirituale, come si manifesta nel linguaggio della politica, delle leggi, della morale, della religione, della metafisica ecc., di un popolo. Sono gli uomini i produttori delle loro rappresentazioni, idee.... La coscienza non può mai essere qualcosa di diverso dall'essere cosciente e l'essere degli uomini è il processo reale della loro vita.... La morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza corrispondenti....non hanno storia, non hanno sviluppo, ma sono gli uomini, sviluppando la loro produzione materiale e le loro relazioni materiali, a trasformare, insieme con la loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza a determinare la vita, ma è la vita a determinare la coscienza degli uomini".
Anche le lotte politiche che si sono svolte nella storia nell'ambito delle forme giuridiche e statuali, hanno assunto forme ideologiche, illusorie - quelle fra monarchia e repubblica, fra aristocrazia e democrazia - nascondendo le reali lotte di classe; la classe vincitrice si è impossessata dello Stato, pretendendo di mostrare a tutte le altre che i propri interessi erano gli interessi comuni di tutta la società. Infatti "le idee delle classi dominanti sono, in ogni epoca, le idee dominanti; la classe che è la potenza materiale dominante della società è nello stesso tempo la sua potenza spirituale dominante. La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone, con ciò stesso, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché a essa sono, nel complesso, assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale....".
Anche nella classe dominante vi è una divisione del lavoro, una parte di essa essendo costituita dagli elaboratori delle idee della classe, della quale esaltano i valori mentre criticano quelli delle classi subalterne. Anche se all'interno della classe dominante possono prodursi dei conflitti ideologici, questi dileguano nel momento in cui apparissero un pericolo per il dominio di classe e allora "si dilegua anche la parvenza che le idee dominanti non siano le idee di quella stessa classe e abbiano un potere indipendente dal potere della classe".
Quando l'umanità sarà priva di proprietà e in contraddizione con un mondo opposto detentore di tutta la proprietà, condizione che presuppone un grande sviluppo delle forze produttive della società, allora, per Marx ed Engels, potrà instaurarsi il comunismo - altrimenti il comunismo, in condizioni sociali retrive, abolendo le differenze di classe, sarebbe solo la generalizzazione di una miseria collettiva - il quale non è pertanto un ideale a cui la realtà dovrà conformarsi ma è il movimento reale che abolirà lo stato delle cose presenti, sarà l'espressione di un'esistenza storica universale.
Il Manifesto del Partito Comunista
Già nel 1843 Engels aveva conosciuto a Londra i dirigenti della Lega dei Giusti, Karl Schapper, Heinrich Bauer e Joseph Moll che ricontatta nel 1845 insieme con Marx.
Nel giugno 1847 si svolge a Londra il Congresso della Lega, dove si decide di assumere il nome di Lega dei comunisti, adottando, al posto del precedente slogan Tutti gli uomini sono fratelli, quello classista di Proletari di tutti i paesi, unitevi! Nel secondo Congresso londinese del 29 novembre 1847, presenti Engels e Marx, il primo articolo dello Statuto stabilisce che lo scopo della Lega è "l'abbattimento della borghesia, il dominio del proletariato, la liquidazione della vecchia società borghese, basata sugli antagonismi di classe e la fondazione di una nuova società senza classi e senza proprietà privata". Il Congresso incaricò Marx ed Engels di redigere un Manifesto del nuovo partito.
Già Engels aveva predisposto, nel novembre, uno scritto in forma catechistica, intitolato I principi del comunismo senza esserne soddisfatto, come scriveva a Marx:"Credo che faremmo una cosa migliore abbandonando la forma del catechismo e intitolando la cosa Manifesto comunista". Nel febbraio 1848 appare a Londra, redatto da Marx ed Engels, il Manifesto del Partito Comunista, il quale, scriverà poi Engels, sarà l'opera più diffusa, più internazionale di tutta la letteratura socialista, il programma di milioni di operai di tutti i paesi, dalla Siberia alla California.
Inizia con le note parole:
"Uno spettro s'aggira per l'Europa - lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.... Quale partito d'opposizione non è stato tacciato di comunismo dai suoi avversari di governo; qual partito d'opposizione non ha rilanciato l'infamante accusa di comunismo tanto sugli uomini più progrediti dell'opposizione stessa, quanto sui propri avversari reazionari? Da questo fatto scaturiscono due specie di conclusioni. Il comunismo è di già riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee. È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso....".
Delinea la configurazione delle società storicamente determinate:
"La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. Nelle epoche passate della storia troviamo quasi dappertutto una completa articolazione della società in differenti ordini, una molteplice graduazione delle posizioni sociali. In Roma antica abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel medioevo signori feudali, vassalli, membri delle corporazioni, garzoni, servi della gleba, e, per di più, anche particolari graduazioni in quasi ognuna di queste classi. La società civile moderna, sorta dal tramonto della società feudale, non ha eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta. La nostra epoca, l'epoca della borghesia, si distingue però dalle altre per aver semplificato gli antagonismi di classe. L'intera società si va scindendo sempre più in due grandi campi nemici, in due grandi classi direttamente contrapposte l'una all'altra: borghesia e proletariato....".
Mostra il rivoluzionamento operato dalla borghesia rispetto a ogni società fin allora esistita:
"Con lo sfruttamento del mercato mondiale la borghesia ha dato un'impronta cosmopolitica alla produzione e al consumo di tutti i paesi. Ha tolto di sotto i piedi dell'industria il suo terreno nazionale, con gran rammarico dei reazionari. Le antichissime industrie nazionali sono state distrutte, e ancora adesso vengono distrutte ogni giorno. Vengono soppiantate da industrie nuove, la cui introduzione diventa questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili, da industrie che non lavorano più soltanto le materie prime del luogo, ma delle zone più remote, e i cui prodotti non vengono consumati solo dal paese stesso, ma anche in tutte le parti del mondo. Ai vecchi bisogni, soddisfatti con i prodotti del paese, subentrano bisogni nuovi, che per essere soddisfatti esigono i prodotti dei paesi e dei climi più lontani. All'antica autosufficienza e all'antico isolamento locali e nazionali subentra uno scambio universale, una interdipendenza universale fra le nazioni. E come per la produzione materiale, così per quella intellettuale. I prodotti intellettuali delle singole nazioni divengono bene comune. L'unilateralità e la ristrettezza nazionali divengono sempre più impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali si forma una letteratura mondiale...."
Individua come prerogativa del moderno capitalismo lo sfruttamento della classe subordinata:
"La condizione più importante per l'esistenza e per il dominio della classe borghese è l'accumularsi della ricchezza nelle mani di privati, la formazione e la moltiplicazione del capitale; condizione del capitale è il lavoro salariato. Il lavoro salariato poggia esclusivamente sulla concorrenza degli operai tra di loro. Il progresso dell'industria, del quale la borghesia è veicolo involontario e passivo, fa subentrare all'isolamento degli operai risultante dalla concorrenza, la loro unione rivoluzionaria, risultante dall'associazione. Con lo sviluppo della grande industria, dunque, vien tolto di sotto ai piedi della borghesia il terreno stesso sul quale essa produce e si appropria i prodotti. Essa produce anzitutto i suoi seppellitori. Il suo tramonto e la vittoria del proletariato sono del pari inevitabili....
Il prezzo medio del lavoro salariato è il minimo del salario del lavoro, cioè è la somma dei mezzi di sussistenza che sono necessari per mantenere in vita l'operaio in quanto operaio. Dunque, quello che l'operaio salariato s'appropria mediante la sua attività è sufficiente soltanto per riprodurre la sua nuda esistenza. Noi non vogliamo affatto abolire questa appropriazione personale dei prodotti del lavoro per la riproduzione della esistenza immediata, appropriazione che non lascia alcun residuo di profitto netto tale da poter conferire potere sul lavoro altrui. Vogliamo eliminare soltanto il carattere miserabile di questa appropriazione, nella quale l'operaio vive solo allo scopo di accrescere il capitale, e vive solo quel tanto che esige l'interesse della classe dominante. Nella società borghese il lavoro vivo è soltanto un mezzo per moltiplicare il lavoro accumulato. Nella società comunista il lavoro accumulato è soltanto un mezzo per ampliare, per arricchire, per far progredire il ritmo d'esistenza degli operai. Dunque nella società borghese il passato domina sul presente, nella società comunista il presente domina sul passato. Nella società borghese il capitale è indipendente e personale, mentre l'individuo operante è dipendente e impersonale. E la borghesia chiama abolizione della personalità e della libertà l'abolizione di questo rapporto! E a ragione: infatti, si tratta dell'abolizione della personalità, della indipendenza e della libertà del borghese....".
Con l'abbattimento del capitalismo ossia "Quando le differenze di classe saranno scomparse nel corso dell'evoluzione, e tutta la produzione sarà concentrata in mano agli individui associati, il pubblico potere perderà il suo carattere politico. In senso proprio, il potere politico è il potere di una classe organizzato per opprimerne un'altra. Il proletariato, unendosi di necessità in classe nella lotta contro la borghesia, facendosi classe dominante attraverso una rivoluzione, ed abolendo con la forza, come classe dominante, gli antichi rapporti di produzione, abolisce insieme a quei rapporti di produzione le condizioni di esistenza dell'antagonismo di classe, cioè abolisce le condizioni d'esistenza delle classi in genere, e così anche il suo proprio dominio in quanto classe. Alla vecchia società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi fra le classi subentra una associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti....
I comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro fini possono esser raggiunti soltanto col rovesciamento violento di tutto l'ordinamento sociale finora esistente. Le classi dominanti tremino al pensiero d'una rivoluzione comunista. I proletari non hanno da perdervi che le loro catene. Hanno un mondo da guadagnare". E conclude con la famosa esortazione:"Proletari di tutti i paesi, unitevi!".
Le rivoluzioni del 1848
Il 23 febbraio 1848 gli operai parigini insorgono e, dopo la fuga di Luigi Filippo, il Governo provvisorio francese proclama la Repubblica. La rivoluzione si estende in Europa, in Italia, in Ungheria, il 13 marzo a Vienna, il 18 marzo a Berlino. Le richieste dei rivoluzionari sono eminentemente democratiche: chiedono la fine dei regimi assolutistici, la concessione della Costituzione e inoltre, in Ungheria e in Italia, la fine della dominazione straniera e la formazione di stati liberali nazionali.
Engels, in un primo tempo espulso da Parigi, è a Bruxelles da dove Marx, a sua volta espulso il 4 marzo, è accolto a Parigi, dove Engels può raggiungerlo alla fine del mese. Insieme redigono le Rivendicazioni del Partito comunista tedesco con le quali richiedono la formazione di una Repubblica tedesca, una moneta unica, la fine dei privilegi feudali, la riforma agraria, la nazionalizzazione delle banche, dei trasporti, delle miniere, un'imposta progressiva, la separazione fra Stato e Chiesa. Riconoscendo il carattere democratico-borghese della rivoluzione in atto, cercano di trarne da essa le conseguenze più avanzate.
In aprile sono in Germania, a Colonia; qui fondano la Neue Rheinische Zeitung (Nuova Gazzetta Renana), il cui primo numero esce il 1º giugno 1848. Nell'unico giornale che appoggi senza condizioni le rivendicazioni democratiche, Engels vi denuncia la timidezza della borghesia tedesca, pronta a tradire la rivoluzione per timore delle richieste operaie e il pericolo che la reazione zarista schiacci con l'esercito la rivoluzione polacca, ceca e ungherese.
L'insurrezione parigina del giugno 1848 è soffocata dall'esercito del generale Cavaignac: la Nuova Gazzetta Renana denuncia un prossimo tentativo controrivoluzionario anche in Germania ed Engels organizza a Colonia, il 13 settembre un Comitato di Salute Pubblica.
Francoforte insorge il 17 settembre e il quotidiano appoggia gli insorti, ma il governo prussiano prepara la repressione: il 26 settembre proclama lo stato d'assedio a Colonia, proibisce la stampa e arresta i dirigenti socialisti; Engels fugge a Bruxelles da dove è subito espulso e allora ripara a Parigi e di qui in Svizzera: a Berna, in dicembre, partecipa al Congresso operaio svizzero.
Nel gennaio 1849 torna a Colonia, dove la Nuova Gazzetta Renana ha ripreso le pubblicazioni invitando a non pagare le imposte e ad armare la popolazione. L'Assemblea Nazionale di Berlino, formalmente democratica, era irresoluta e il 5 dicembre 1848 era stata sciolta dal governo prussiano. Marx ed Engels, processati il 5 febbraio 1849 per attività sovversiva, vengono assolti.
Intanto il Parlamento di Francoforte redige una Costituzione valida per tutta la Germania che viene respinta dai governi di tutti gli Stati tedeschi. All'insurrezione della Renania, Engels va a Elberfeld per organizzarvi la lotta armata, che viene repressa dall'esercito prussiano. Il 19 maggio esce l'ultimo numero della Nuova Gazzetta Renana e Marx ed Engels passano da Colonia prima a Mannheim, nel Baden, poi nel Palatinato, cercando di organizzare forme di resistenza armata ma senza successo. Mentre Marx torna a Parigi, Engels partecipa in giugno agli ultimi disperati combattimenti con le forze armate rivoluzionarie comandate da August Willich, membro della Lega dei comunisti. Il 12 luglio 1849, con Willich e gli ultimi combattenti, ripara in Svizzera: la rivoluzione, tedesca ed europea, era stata sconfitta.
La I Internazionale socialista
Engels, dalla Svizzera, passa in Italia e s'imbarca a Genova il 6 ottobre 1849 per Londra. Nel marzo 1850 Engels e Marx scrivono, a Londra, l' Indirizzo del Comitato centrale della Lega dei comunisti in cui, anche sulla base delle esperienze appena trascorse, sostengono la necessità che i comunisti stringano alleanze con le forze progressiste democratiche per ottenere insieme con esse le maggiori conquiste democratiche possibili ma, nello stesso tempo, rendendo "permanente la rivoluzione finché tutte le classi possidenti non siano cacciate dal potere, finché il proletariato non abbia conquistato il potere dello Stato....Non si tratta di una trasformazione della proprietà privata, ma della sua distruzione....dell'abolizione delle classi....della fondazione di una nuova società".
Appare qui, per la prima volta, la nozione di rivoluzione permanente, intesa come necessità di appoggiare e condurre a termine una rivoluzione democratica fino a trasformarla in rivoluzione socialista.
Ricostituita la Neue Rheinische Zeitung. Politisch-ökonomische Revue, stampata ad Amburgo e diretta da Marx, della quale usciranno sei numeri e dove Engels pubblica La guerra dei contadini in Germania, vi vengono analizzate le prospettive politiche immediate in Europa che non vengono giudicate favorevoli a iniziative rivoluzionarie. Di fronte all'atteggiamento intransigente dei comunisti Willich, Shapper, Fränkel e Lehmann, favorevoli a iniziative rivoluzionarie a ogni costo, si giunge all'espulsione del gruppo di Willich nel novembre 1850 e infine allo scioglimento della stessa Lega nel 1852.
Dal novembre 1850 Engels vive nuovamente a Manchester, lavorando nell'azienda paterna, aiutando economicamente Marx che si dedica pressoché esclusivamente agli studi economici preparando la sua futura opera maggiore, Il Capitale. Il 6 gennaio 1863 muore la sua compagna, Mary Burns; nel 1864, dopo la morte del padre, diviene socio dell'azienda. Studia scienze fisiche e naturali - resta entusiasta dell'opera del Darwin, l'Origine della specie - le lingue straniere, arrivando a conoscerne quasi una decina, e naturalmente segue le vicende politiche contemporanee.
Il 28 settembre 1864 viene fondata a Londra la prima Associazione internazionale dei lavoratori, comunemente denominata I Internazionale. Engels, rimasto a Manchester, non poté partecipare ai lavori precedenti e immediatamente seguenti la fondazione. Intervenne con scritti, a partire dal I Congresso dell'Internazionale tenuto a Ginevra dal 6 al 13 settembre 1866, contro i proudhoniani e poi contro i lassalliani della rivista tedesca Il socialdemocratico che, legati alla politica di Bismarck, non avevano aderito all'Internazionale ma mantenevano una forte influenza fra i socialisti tedeschi; nel 1869, tuttavia, August Bebel e Wilhelm Liebknecht fondano ad Eisenach il Partito Socialdemocratico Operaio, aderendo subito all'Internazionale.
Aiuta Marx che è in continue difficoltà economiche; il 27 marzo 1867 Marx lo informa di aver concluso il I libro de Il Capitale, il 16 agosto di averne corretto le bozze e di aver mandato all'editore di Amburgo la prefazione. Il libro viene accolto dal silenzio della stampa, tanto che Engels non esita a pubblicare, sotto falso nome, nei quotidiani antisocialisti, apparenti "critiche" all'opera di Marx pur di informare il pubblico.
Lascia nel 1869 l'amministrazione dell'azienda e, insieme con la nuova compagna Lizzie Burns, sorella di Mary, e una delle figlie di Marx, Eleanor, viaggia in Irlanda, in cui è viva la lotta per l'indipendenza dall'Inghilterra, condotta dai Feniani, ai quali Engels e l'Internazionale guardano con simpatia pur criticandone la condotta politica basata sulla cospirazione.
La Comune di Parigi
Il 19 luglio 1870 inizia la guerra franco-prussiana. L'Internazionale denuncia tanto il carattere imperialistico della guerra condotta dalla Francia di Napoleone III interessato al mantenimento della divisione nazionale dei tedeschi quanto le analoghe mire della Prussia di Bismarck: Marx scrive il 15 agosto a Engels che, nella valutazione della guerra in corso, occorre separare gli interessi nazionali dei tedeschi dalle mire annessionistiche dell'Alsazia e della Lorena; si prevede la sconfitta francese e la caduta dell'Impero, con la conseguente proclamazione della Repubblica che il movimento operaio europeo dovrà appoggiare.
Nel settembre 1870 Engels si trasferisce da Manchester a Londra, a poche centinaia di metri dalla casa di Marx ed entra a far parte del Consiglio generale dell'Internazionale, è primo segretario per il Belgio, poi segretario corrispondente per la Spagna, dall'agosto 1871 segretario per l'Italia e poi per il Portogallo. Scrive gli Appunti della guerra, attaccando la politica di Bismarck e appoggiando la resistenza contro l'esercito tedesco che assedia la capitale, condotta dalla Guardia nazionale repubblicana
Il 18 marzo 1871 Parigi insorge contro il governo Thiers, che aveva tentato invano di disarmare l'esercito popolare e si era rifugiato a Versailles. È la proclamazione della Comune, il primo governo proletario della storia. Malgrado gli errori dei comunardi e la loro sconfitta, l'esperienza della Comune fu ricca di insegnamenti; ne Il partito e l'Internazionale Marx ed Engels scrivono che la Comune fu "una rivoluzione contro lo Stato stesso, contro questo sovrannaturale aborto della società; fu un ravvivarsi attraverso il popolo della vita sociale del popolo. Non fu una rivoluzione per trasferire il potere statale da una frazione all'altra delle classi dominanti, ma una rivoluzione per spezzare questa spaventosa macchina del dominio di classe".
L' autogoverno dei produttori è l'obbiettivo che la Comune si era posto: essa doveva essere non un organismo parlamentare, ma di lavoro tanto esecutivo che legislativo. Ma " la classe operaia non si poteva attendere miracoli dalla Comune. Non ha utopie da introdurre par décret du peuple....non ha da realizzare ideali, ma da liberare gli elementi della nuova società dei quali è gravida la vecchia e cadente società borghese".
Gli scritti filosofici
Intorno al 1875 cominciò a riscuotere in Germania notevole successo l'insegnamento di Karl Eugen Dühring, professore dell'Università di Berlino, che esponeva teorie socialistiche, filosofiche ed economiche apprezzate anche da molti socialdemocratici. Fu Liebknecht a invitare Engels a confutarle; gli articoli di Engels, usciti nel 1877 dapprima nel periodico socialdemocratico Vorvärts! (Avanti!), poi nel suo supplemento scientifico, col titolo Il rovesciamento della scienza del signor Eugen Dühring, vennero raccolti nel 1878 in un volume più noto col titolo di Anti-Dühring.
Per Engels, "se noi parliamo dell'essere, e semplicemente dell'essere, l'unità [della realtà] può consistere solo nel fatto che tutti gli oggetti di cui si tratta sono, esistono. Essi sono raccolti nell'unità di quest'essere e in nessun'altra"; una volta presupposta l'esistenza della realtà delle cose, ne osserviamo le differenze e dunque l'unità del mondo - ossia ciò che tutte le cose hanno in comune - non consiste nel suo esistere ma nella sua materialità, dimostrata "da uno sviluppo lungo e laborioso della filosofia e delle scienze naturali". Forme dell'essere della materia sono lo spazio e il tempo e "un essere fuori del tempo è un assurdo altrettanto grande quanto un essere fuori dello spazio".
Il modo di esistere della materia è il movimento; non può esistere materia senza movimento, moto nello spazio o moto molecolare o vita organica; ogni stato di quiete o di equilibrio è solo relativo:"materia senza movimento è altrettanto impensabile quanto movimento senza materia. Il movimento è perciò altrettanto increabile e indistruttibile quanto la materia stessa".
I principi della coscienza e del pensiero non sono il punto di partenza dell'indagine conoscitiva della realtà, ma ne sono il risultato: "non già la natura e il regno dell'uomo si conformano ai principi, ma i principi, in quanto sono giusti, si accordano con la natura e la storia"; pensiero e coscienza "sono prodotti del cervello umano e l'uomo stesso è un prodotto della natura che si è sviluppato col e nel suo ambiente" e i prodotti del cervello umano sono anch'essi prodotti naturali.
Da queste analisi fu poi tratta, dai teorici della Seconda Internazionale ma anche da Lenin, e dagli altri teorici sovietici, la teoria della conoscenza come rispecchiamento della realtà oggettiva sulla coscienza soggettiva, che non è diversa dalla gnoseologia materialistica settecentesca e resta in ombra, nell'AntiDühring, il concetto di prassi, dell'attività umana che modifica la natura, evidenziato negli scritti del giovane Marx, concetto che tuttavia viene tenuto presente nella posteriore Dialettica della natura, dove Engels scrive che "dall'attività dell'uomo trae il suo fondamento l'idea della causalità, l'idea che un movimento è la causa di un altro. Invero, il regolare succedersi di certi fenomeni naturali può sì, di per sé solo, generare l'idea di causalità....ma l'attività dell'uomo costruisce la prova della causalità". E, nella Dialettica della natura, scrive ancora che "tanto la scienza che la filosofia hanno finora trascurato completamente l'influsso dell'attività umana sul suo pensiero: esse conoscono soltanto la natura da una parte e il pensiero dall'altra. Ma il fondamento più essenziale e immediato del pensiero umano è proprio la modificazione della natura a opera dell'uomo, non già la natura in quanto tale e l'intelligenza dell'uomo crebbe nella misura in cui l'uomo apprese a modificare la natura".
E anche nella successiva L'evoluzione del socialismo dall'utopia alla scienza scriverà ancora che usando gli oggetti noi "sottoponiamo a una prova infallibile l'esattezza o meno delle percezioni dei nostri sensi. Se queste percezioni erano false, anche il nostro giudizio circa l'uso dell'oggetto deve fallire. Ma se riusciamo a raggiungere il nostro scopo, se troviamo che l'oggetto corrisponde all'idea che ne abbiamo, che esso serva allo scopo a cui l'abbiamo destinato, questa è la prova positiva che entro questi limiti le nostre percezioni dell'oggetto e delle sue qualità concordano con la realtà esistente fuori di noi".
La dialettica
Se il pensiero e la conoscenza sono un prodotto storico, e la dialettica è "la forma di pensiero più importante, perché essa sola offre le analogie e i metodi per comprendere i processi di sviluppo della natura", per Engels la dialettica è anche il modo in cui l'essere, tutto ciò che esiste, si muove, ossia si trasforma e si sviluppa. Se infatti il nostro pensiero ha una struttura dialettica, tale struttura deve appartenere anche alla natura, altrimenti vi sarebbe dualismo fra pensiero e realtà e la prassi umana sarebbe inefficace e impossibile.
Per Engels vi sono tre leggi della dialettica, ricavabili dalla storia della natura - che comprende quella della società umana - che sono dunque anche leggi del pensiero:
▪ la legge della conversione della quantità in qualità e viceversa;
▪ la legge della compenetrazione degli opposti;
▪ la legge della negazione della negazione.
Sviluppate erroneamente soltanto come leggi del pensiero da Hegel, senza essere state ricavate dalla natura e dalla storia, ne conseguì la concezione idealistica per la quale l'universo risultava "il prodotto di un certo grado di sviluppo del pensiero umano. Se capovolgiamo la cosa, tutto diviene semplice; le leggi della dialettica, che nella filosofia idealistica appaiono estremamente misteriose, divengono subito semplici e chiare come il sole".
Seguendo Hegel, per Engels la libertà è il riconoscimento della necessità:"la libertà non consiste nel sognare l'indipendenza dalle leggi della natura, ma nella conoscenza di queste leggi e nella possibilità, legata a questa conoscenza, di farle agire secondo un piano per un fine determinato....consiste dunque nel dominio di noi stessi e della natura esterna fondato sulla conoscenza delle necessità naturali: essa è perciò necessariamente un prodotto dello sviluppo storico. I primi uomini che si separarono dal regno degli animali erano tanto privi di libertà in tutto quello che è essenziale, quanto gli stessi animali, ma ogni progresso nella civiltà era un passo verso la libertà".
Il principio di contraddizione, fondamento della dialettica, è presente in tutti i fenomeni naturali, "contraddizione che continuamente si pone e continuamente si risolve; e non appena la contraddizione cessa, cessa anche la vita e sopraggiunge la morte". Analogamente, nei fenomeni della natura si dimostra che cambiamenti quantitativi cambiano la qualità delle cose e viceversa.
La negazione della negazione, ossia la superiore sintesi della contraddizione dialettica, viene affermata da Engels citando Marx, laddove ne Il Capitale scrive che "Il modo di appropriazione capitalistico che nasce dal modo di produzione capitalistico, e quindi la proprietà privata capitalistica, sono la prima negazione della proprietà privata individuale, fondata sul lavoro personale. Ma la produzione capitalistica genera essa stessa, con l'ineluttabilità di un processo naturale, la propria negazione. È la negazione della negazione. E questa non ristabilisce la proprietà privata, ma invece la proprietà individuale fondata sulla conquista dell'era capitalistica, sulla cooperazione e sul possesso collettivo della terra e dei mezzi di produzione prodotti dal lavoro stesso". E cita anche il Rousseau del Discorso sull'origine e i fondamenti dell'ineguaglianza tra gli uomini, che vedeva nello stato di natura umana uno stato di eguaglianza, negato, con il progredire sociale, che introdusse la diseguaglianza fra gli uomini fino a che la diseguaglianza, giunta al culmine sotto la tirannia, rende tutti gli uomini uguali, perché tutti non sono niente. "E così la diseguaglianza si muta a sua volta in eguaglianza, non però nell'antica eguaglianza naturale degli uomini primitivi privi di linguaggio, ma in quella più elevata del contratto sociale. Gli oppressori vengono oppressi. È negazione della negazione".
Ideologia, religione e morale
Per Engels, come per Marx, l'ideologia è una falsa coscienza. Come scrive nel 1893 a Franz Mehring, le vere forze che muovono l'ideologo gli sono sconosciute ma si immagina illusorie forze derivanti dal puro pensiero, che può essere tanto il suo stesso che quello di suoi predecessori. L'ideologo "lavora con puro materiale intellettivo che, senza accorgersene, egli crede prodotto dal pensiero, non preoccupandosi di andare in cerca di un'origine più remota, indipendente dal pensiero; e tutto ciò gli riesce di per sé evidente, perché ogni azione in quanto mediata dal pensiero, gli appare anche fondata nel pensiero".
Tutta una serie di dottrine, politiche, giuridiche, filosofiche, teologiche, si sono stratificate da generazioni lontane fino ad acquisire l'apparenza di fatti reali e non, come sono in realtà, risultato di un semplice processo intellettivo.
Adam Smith
Ne è derivata così la "apparenza di una storia indipendente delle costituzioni statali, dei sistemi giuridici, delle concezioni ideologiche in ogni particolare campo, che acceca i più. Quando Lutero e Calvino superano la religione ufficiale cattolica, quando Hegel supera i Fichte e i Kant, e Rousseau con il suo repubblicano Contrat social supera il costituzionale Montesquieu, questo è un evento che resta nell'ambito della teologia, della filosofia, della scienza politica; che rappresenta una tappa nella storia di questi campi del pensiero, e da questi campi non c'è verso di farlo uscire. E da quando è sopravvenuta l'illusione borghese dell'eternità e definitività della produzione capitalistica, perfino il superamento dei mercantilisti ad opera dei fisiocratici e di Adam Smith passa per una semplice vittoria del pensiero e non per il riflesso nel pensiero di fatti economici mutati".
Aveva già sottolineato questi concetti in una lettera a Conrad Schmidt, nel 1890, scrivendo come il rispecchiamento dei rapporti economici come principi giuridici venga capovolto nel giurista che si immagina di operare con principi aprioristici, prodotti di un pensiero giuridico indipendente, mentre questi sono in realtà dei riflessi economici, aggiungendo tuttavia "che poi questo rovesciamento, il quale fin quando resta ignoto costituisce quel che chiamiamo visione ideologica, si ripercuota a sua volta sulla base economica e possa entro certi limiti modificarla mi pare evidente".
Sugli ambiti ideologici "maggiormente campati in aria, religione, filosofia, ecc., questi hanno a che fare con un patrimonio che risale alla preistoria e che il periodo storico ha trovato e si è accollato - quella che oggi chiameremmo stupidità. Il fattore economico è alla base di queste varie idee sbagliate sulla natura, sulla stessa condizione umana, su spiriti, forze magiche, ecc., per lo più solo in modo negativo; il basso sviluppo economico del periodo preistorico ha come complemento, ma talvolta come condizione e persino come causa, le idee sbagliate sulla natura. E anche se l'esigenza economica era ed è sempre più divenuta il principale impulso per la progressiva conoscenza della natura, sarebbe da pedanti voler cercare cause economiche per tutte queste stupidità primitive".
Anche gli elaboratori di questo tipo di ideologie - che, mediante il progresso della conoscenza scientifica, vengono trasformate in "stupidità nuove, ma sempre meno assurde", appartengono a sfere della divisione del lavoro e, costituendo essi un gruppo autonomo, "le loro produzioni, compresi i loro errori, hanno un influsso che si ripercuote sull'intero sviluppo sociale, persino su quello economico. Con tutto ciò sono però a loro volta sotto l'influsso dominante dello sviluppo economico".
I filosofi mostrano egualmente la dipendenza ideologica dallo sviluppo storico in atto quando essi si trovano a trattare la loro personale ideologia: Thomas Hobbes fu il primo materialista moderno ma fu anche un assolutista perché la monarchia assoluta dominava allora in Inghilterra e in tutta l'Europa; mentre "Locke in religione come in politica fu figlio del compromesso di classe del 1688", mentre i deisti inglesi e i materialisti francesi furono gli autentici filosofi della borghesia.
"Nella filosofia tedesca da Kant a Hegel penetra il piccolo borghese tedesco - ora in positivo, ora in negativo" e in generale ogni filosofia presuppone un materiale concettuale tramandato dal quale prende le mosse. In filosofia gli influssi economici non creano nulla di nuovo, ma determinano la modificazione del materiale concettuale preesistente, spesso in modo indiretto, "essendo i riflessi politici, giuridici, morali quelli che esercitano sulla filosofia la maggiore influenza diretta".
Anche la morale è il risultato - in ultima istanza - delle condizioni economiche della società che, essendo di classe, l'ha resa una morale di classe, per giustificare gli interessi della classe dominante e, quando una classe subalterna è divenuta sufficientemente forte, ha rappresentato tanto la legittimità della rivolta di questa classe emergente quanto i suoi propri interessi. Scrive nell'AntiDühring che nella società attuale vi è una morale per ogni classe - aristocratica, borghese e proletaria - cosa che dimostra come gli uomini derivino, consapevolmente o meno, le concezioni morali dalle loro condizioni di classe e pertanto "una morale che superi gli antagonismi di classe e le loro sopravvivenze nel pensiero, una morale veramente umana, è possibile solo a un livello sociale in cui gli antagonismi delle classi siano non solo superati ma anche dimenticati dalla prassi concreta della vita".
Struttura economica e sovrastruttura
In diverse lettere Engels sottolinea come la concezione materialistica della storia non sia un comodo schema con il quale interpretare i fatti e i processi storici, non è una leva con la quale si possano fare delle costruzioni, alla maniera dello hegelismo, ma è una direttiva per lo studio della storia.
Così, il 21 settembre 1890 scriveva a Joseph Bloch che "secondo la concezione materialistica della storia la produzione e riproduzione della vita reale è nella storia il momento in ultima istanza determinante. Di più né io né Marx abbiamo mai affermato. Se ora qualcuno distorce quell'affermazione in modo che il momento economico risulti essere l' unico determinante, trasforma quel principio in una frase fatta insignificante, astratta e assurda. La situazione economica è la base, ma i diversi momenti della sovrastruttura - le forme politiche della lotta di classe e i risultati di questa - costituzioni stabilite dalla classe vittoriosa dopo una battaglia vinta, ecc. - le forme giuridiche, anzi persino i riflessi di tutte queste lotte reali nel cervello di coloro che vi prendono parte, le teorie politiche, giuridiche, filosofiche, le visioni religiose ed il loro successivo sviluppo in sistemi dogmatici, esercitano altresì la loro influenza sul decorso delle lotte storiche e in molti casi ne determinano in modo preponderante la forma.
È un'azione reciproca di tutti questi momenti, in cui alla fine il movimento economico si impone come fattore necessario attraverso un'enorme quantità di fatti casuali....In caso contrario, applicare la teoria a un qualsiasi periodo storico sarebbe certo più facile che risolvere una semplice equazione di primo grado. Ci facciamo da noi la nostra storia, ma, innanzitutto, a presupposti e condizioni assai precisi. Tra di essi quelli economici sono in fin dei conti decisivi. Ma anche quelli politici, ecc., anzi addirittura la tradizione che vive nelle teste degli uomini ha la sua importanza, anche se non decisiva....
Ma in secondo luogo la storia si fa in modo tale che il risultato finale scaturisce sempre dai conflitti di molte volontà singole, ognuna delle quali a sua volta è resa quel che è da una gran quantità di particolari condizioni di vita; sono perciò innumerevoli forze che si intersecano tra loro, un gruppo infinito di parallelogrammi di forze, da cui scaturisce una risultante - l'avvenimento storico - che a sua volta può esser considerata come il prodotto di una potenza che agisce come totalità, in modo non cosciente e non volontario. Infatti quel che ogni singolo vuole è ostacolato da ogni altro, e quel che ne viene fuori è qualcosa che nessuno ha voluto. Così la storia, quale è stata finora, si svolge a guisa di un processo naturale, ed essenzialmente è soggetta anche alle stesse leggi di movimento....
Vorrei del resto pregarla di studiare questa teoria sulle fonti originali e non di seconda mano, è veramente molto più semplice. Non c'è praticamente nulla di ciò che ha scritto Marx in cui essa non si faccia sentire. Ma in particolare Il 18 brumario di Luigi Bonaparte, è un esempio davvero eccellente della sua applicazione. Anche ne Il Capitale ci sono molte indicazioni. E posso poi rimandarla anche ai miei scritti La scienza sovvertita dal signor E. Dühring e L. Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca, in cui ho, offerto la più dettagliata esposizione del materialismo storico che a quanto ne so esista. Del fatto che da parte dei più giovani si attribuisca talvolta al lato economico più rilevanza di quanta convenga, siamo in parte responsabili anche Marx ed io. Di fronte agli avversari dovevamo accentuare il principio fondamentale, che essi negavano, e non sempre c'era il tempo, il luogo e l'occasione di riconoscere quel che spettava agli altri fattori che entrano nell'azione reciproca. Ma appena si arrivava alla descrizione di un periodo storico, e perciò a un'applicazione pratica, le cose cambiavano, e nessun errore era qui possibile".
E in un'altra lettera, del 25 gennaio 1894, a Heinz Starkenburg, ribadisce che "gli uomini fanno essi stessi la loro storia, ma finora neppure in una determinata società ben delimitata, non con una volontà collettiva, secondo un piano d'assieme. I loro sforzi si intersecano contrastandosi e, proprio per questo, in ogni società di questo genere regna la necessità, il cui complemento e la cui forma di manifestazione è l'accidentalità. La necessità che si impone attraverso ogni accidentalità è di nuovo, in fin dei conti, quella economica.
Qui è il momento di trattare dei cosiddetti grandi uomini. Il fatto che il tale uomo, quello e non altri, sia comparso in quel momento determinato, in quel determinato paese, è naturalmente un puro caso. Ma sopprimiamolo, e c'è subito l'esigenza di un sostituto, e questo sostituto lo si trova, bene o male, ma a lungo andare lo si trova. Che proprio Napoleone, questo corso, fosse il dittatore militare reso necessario dal fatto che la repubblica francese fosse stremata dalle proprie guerre, fu un caso; ma che, in assenza di Napoleone, un altro ne avrebbe preso il posto, è provato dal fatto che ogni qualvolta era necessario si è sempre trovato l'uomo adatto: Cesare, Augusto, Cromwell, ecc. Se Marx ha scoperto la concezione materialistica della storia, Thierry, Mignet, Guizot e tutti gli storici inglesi fino al 1850 dimostrano che vi era una tendenza in questo senso, e la scoperta della stessa concezione da parte di Morgan prova che i tempi erano maturi per essa e che la si doveva necessariamente scoprire.
Lo stesso vale per tutti gli altri fatti casuali o apparentemente casuali nella storia. Quanto più il terreno che stiamo indagando si allontana dall'economico e si avvicina al puro e astrattamente ideologico, tanto più troveremo che esso presenta nella sua evoluzione degli elementi fortuiti, tanto più la sua curva procede a zigzag. Ma se Lei traccia l'asse mediana della curva troverà che quanto più lungo è il periodo in esame, quanto più esteso è il terreno studiato, tanto più questo asse corre parallelo all'asse dell'evoluzione economica".
Il problema dello Stato
Da marzo a maggio 1884 Engels scrive L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, pubblicato a Zurigo nell'ottobre 1884, basandosi anche su appunti di Marx e soprattutto sulla Ancient Society dell'etnologo statunitense Lewis Morgan, uno studio delle tribù indiane nordamericane.
Il problema che interessa Engels è dimostrare la storicità e, perciò la provvisorietà di istituti che la scienza borghese considera naturali ed eterni.
Nella Grecia arcaica, al tempo dell'organizzazione sociale per gentes, esisteva un diritto patriarcale con la trasmissione dell'eredità ai figli maschi, favorendo così l'accumulazione di ricchezza nella famiglia che divenne una potenza rispetto alla gens, all'insieme delle famiglie; di qui, la formazione di una nobiltà ereditaria e poi dell'istituto monarchico; la guerra, per acquistare nuove ricchezze, si generalizza, estendendo l'istituto della schiavitù. "Mancava solo una cosa: un'istituzione che non solo assicurasse le ricchezze degli individui recentemente acquisite contro le tradizioni comunistiche dell'ordinamento gentilizio, che non solo consacrasse la proprietà privata, così poco stimata nel passato, e dichiarasse questa consacrazione lo scopo più elevato di ogni comunità umana, ma che imprimesse anche il marchio del generale riconoscimento sociale alle nuove forme d'acquisto di proprietà....mancava un'istituzione che rendesse eterni non solo la nascente divisione della società in classi, ma anche il diritto della classe dominante allo sfruttamento della classe non abbiente e il suo dominio su questa. E questa istituzione venne. Fu inventato lo Stato".
Dunque lo Stato non esiste dall'eternità, tanto che vi sono state società che non avevano alcuna idea di un potere statale; ma "in un determinato grado dello sviluppo economico, necessariamente legato alla divisione della società in classi, proprio a causa di questa divisione lo Stato è diventato una necessità. Ma ora ci avviciniamo a grandi passi a uno stadio di sviluppo della produzione nel quale l'esistenza di queste classi non solo ha cessato di essere una necessità, ma diventa un ostacolo effettivo alla produzione. Perciò esse cadranno così ineluttabilmente come sono sorte. Con esse cadrà ineluttabilmente lo Stato. La società che riorganizza la produzione in base a una libera e uguale associazione di produttori, relega l'intera macchina statale nel posto che da quel momento le spetta, cioè nel museo delle antichità accanto alla rocca per filare e all'ascia di bronzo".
Ma in che modo potrà cadere lo Stato? Engels aveva già ipotizzato nell' Antiduhring il processo che dovrebbe portare alla soppressione dello Stato:
"Il proletariato s'impadronisce del potere dello Stato e anzitutto trasforma i mezzi di produzione in proprietà dello Stato. Ma così sopprime se stesso come proletariato, sopprime ogni differenza e ogni antagonismo di classe e sopprime lo Stato come Stato. La società esistita finora, muovendosi sul piano degli antagonismi di classe, aveva necessità dello Stato, cioè di un'organizzazione della classe sfruttatrice in ogni periodo, per conservare le condizioni esterne della sua produzione e quindi specialmente per tenere con la forza la classe sfruttata nelle condizione di oppressione date dal modo vigente di produzione (schiavitù, servitù della gleba, semiservitù feudale, lavoro salariato).
Lo Stato era il rappresentante ufficiale di tutta la società....ma in quanto Stato di quella classe che per il suo tempo rappresentava, essa stessa, tutta la società: nell'antichità, lo Stato dei cittadini padroni di schiavi, nel medioevo lo Stato della nobiltà feudale, nel nostro tempo lo Stato della borghesia. Ma diventando alla fine effettivamente il rappresentante di tutta la società, esso si rende superfluo....Il primo atto con il quale lo Stato si presenta realmente come rappresentante di tutta la società....è anche l'ultimo suo atto indipendente in quanto Stato. L'intervento di una forza statale nei rapporti sociali diviene superfluo via via in ogni campo e poi viene meno da se stesso... Lo Stato non viene abolito: esso si estingue".
Gli ultimi anni
Il 14 marzo 1883 muore Marx. Engels scrive a Liebknecht che "malgrado l'abbia visto stasera immobile nel suo letto, con il volto pietrificato per sempre, non posso pensare che la sua geniale intelligenza abbia smesso di arricchire il movimento proletario".
Il compito più importante che gli resta è ordinare e pubblicare le migliaia di pagine lasciate manoscritte da Marx che dovevano concludere Il Capitale. Teme di non riuscire, data l'età avanzata; scrive di essere "l'unico in grado di decifrare questa scrittura, di comprenderne le abbreviazioni, non solo di qualche parola ma di frasi intere"; assume un segretario al quale detta giornalmente lo scritto dalle 10 della mattina alle 5 della sera.
Nel febbraio 1885 Engels conclude il secondo volume de Il Capitale; concluderà il terzo nel 1894 mentre un quarto volume, comunemente intitolato Teorie sul plusvalore sarà pubblicato a cura del dirigente socialdemocratico tedesco Karl Kautsky dopo la morte di Engels.
Nel 1888 appare il suo Ludwig Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca, dove ripercorre il periodo di formazione suo e di Marx; nel 1889, a Parigi si tiene il Congresso di fondazione della Seconda Internazionale che stabilisce nel 1º maggio la giornata internazionale dei lavoratori e proprio il 1° maggio dell'anno successivo scrive la prefazione alla nuova edizione tedesca del Manifesto.
Il 18 marzo 1891, anniversario della Comune di Parigi, scrive l'introduzione all'edizione tedesca de La guerra civile in Francia di Marx, tornando, fra l'altro, sul problema dello Stato. La Comune invitò alla creazione, al posto del vecchio Stato, di una libera federazione di tutti i comuni francesi, perché non era possibile amministrare una società nuova, che mira alla tutela di interessi comuni, con la vecchia macchina repressiva che tutela solo interessi particolari.
Engels rileva come anche nel Nord America il potere dello Stato si sia reso presto indipendente dalla "nuova" società della quale doveva inizialmente essere uno strumento: "Qui non esiste dinastia, non nobiltà, non esercito permanente, all'infuori di un manipolo di uomini per la vigilanza degli Indiani, non burocrazia con impieghi stabili o diritto alla pensione. E tuttavia ci sono due grandi bande di speculatori politici che entrano in possesso del potere, alternativamente, e lo sfruttano con i mezzi più corrotti e ai più corrotti fini; e la nazione è impotente contro questi due grandi cartelli di politicanti che si presumono al suo servizio ma in realtà la dominano e la saccheggiano".
È presente nel 1891 anche al II Congresso di Bruxelles dell'Internazionale e al III Congresso tenuto a Zurigo nel 1893. Nel 1894 critica il programma del Partito Operaio francese, presentato nel Congresso di Nantes, come quello del Partito Socialdemocratico tedesco, esposto nel Congresso di Francoforte, per quelle che egli considera le illusioni dei socialisti francesi e tedeschi circa la possibilità di conservare la piccola proprietà contadina, allo scopo di guadagnarsene il consenso, di fronte all'irruzione della grande proprietà terriera. Sostiene che occorra presentare un programma che preveda lo sviluppo di cooperative agricole:"quando conquisteremo il potere dello Stato, non potremo pensare di espropriare con la violenza i piccoli proprietari, con o senza indennizzi, come invece andrà fatto con i grandi proprietari. Il nostro compito sarà di indirizzare la loro produzione individuale e la loro proprietà privata in un regime cooperativo, senza usare la forza, ma con l'esempio e l'aiuto".
Malato da alcuni anni di un cancro all' esofago, muore il 5 agosto 1895: da tutta l'Europa vengono a rendergli omaggio i delegati dei partiti socialisti; poi, secondo le sue volontà, il corpo viene cremato e le ceneri sono disperse nel mare al largo della cittadina di Eastbourne, nel Sussex, il suo luogo di vacanza preferito.
Engels fu celebrato dai comunisti russi che dedicarono alla sua memoria la città di Pokrovsk, chiamata Engels dal 1931.
▪ 1962 - Marilyn Monroe, nome d'arte di Norma Jeane Baker (Los Angeles, 1 giugno 1926 – Los Angeles, 5 agosto 1962), è stata un'attrice statunitense.
Il suo mito supera di gran lunga il pur apprezzato talento artistico di un'attrice sicuramente fuori del comune, un "sogno proibito" per milioni di appassionati di cinema. Il fascino che emanava dal grande schermo e dalle copertine in carta patinata ha contribuito a farne un sex symbol fuori da ogni tempo; la fragilità che ha contraddistinto la sua esistenza (per molti versi tumultuosa e culminata in una morte tanto prematura quanto misteriosa) l'ha resa una vera e propria icona della cultura pop.
È stata anche una cantante dalle doti non particolarmente eccelse ma con un timbro vocale in grado di affascinare l'ascoltatore. Fra i suoi successi, quasi tutti inseriti nel contesto dei film da lei interpretati, vi è anche la celeberrima My Heart Belongs To Daddy di Cole Porter. Altri grandi successi canori di Marilyn furono Bye Bye Baby, cantata nel film Gli uomini preferiscono le bionde, e I Wanna Be Loved By You, cantata nel film A qualcuno piace caldo. La Marilyn cantante sarà tuttavia ricordata più che altro per l'intervento canoro - immortalato in un enigmatico quanto affascinante filmato video in bianco e nero con l'artista illuminata da un semplice occhio di bue - al party di compleanno del presidente Kennedy, quando intonò - con fare malizioso ed ammiccante - Happy Birthday, Mister President.
La morte e gli sviluppi successivi
«Marilyn, la bimba che è in te coglie l'allegria e la promessa, la donna che è in te vede la tragedia e la mortalità» (Arthur Miller)
Marilyn Monroe è stata trovata morta nella camera da letto della sua casa di Brentwood, a Los Angeles, all'età di trentasei anni a causa di un'overdose di barbiturici. L'allora presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy aveva di recente interrotto l'amicizia con l'attrice. Tuttavia questo non sembra essere un motivo sufficiente, dato che altre amanti attribuite a Kennedy (tra queste, Judith Campbell Exner, che segretamente faceva anche da tramite tra il presidente ed il gangster Sam Giancana) gli sono sopravvissute.
Il cadavere di Marilyn fu scoperto da Ralph S. Greenson,lo psicoanalista dell'attrice. Greenson era stato urgentemente chiamato dalla governante dell'attrice, Eunice Murray, che si era preoccupata perché non riusciva a entrare nella camera di Marilyn: si vedeva la luce accesa, ma non si sentiva alcun rumore, la porta era chiusa da dentro. C'è chi ritiene che, la notte della sua morte trascorsero cinque ore dal momento del decesso a quando furono avvisate le autorità. Durante quelle ore Marilyn sarebbe stata portata all'ospedale St. John di Santa Monica, ma l'ospedale rifiutò di accettare il caso, per l'eccessiva notorietà della vittima. Questa incerta ricostruzione, unita all'arrivo della polizia solo in piena notte, ha lasciato aperto negli anni uno strascico di speculazioni secondo cui la Murray potesse aver saputo più di quanto abbia poi raccontato.
È da notare che qualche giorno dopo la morte della Monroe, la Murray tentò di incassare un assegno da ventimila dollari datole dalla stessa Marilyn. La City National Bank di Beverly Hills rifiutò di pagare la Murray, dato che la notizia della morte della Monroe era da giorni di pubblico dominio. Inoltre la Murray, una vedova dai mezzi piuttosto modesti, partì due mesi dopo per una crociera in Europa a bordo della RMS Queen Mary. La Murray mantenne negli anni l'amicizia con l'agente di Marilyn, Pat Newcomb. Successivamente, la Murray (con la scrittrice Rose Shade) diede la sua versione del decesso di Marilyn nel libro Marilyn, The Last Months, pubblicato nel 1970.
Un'indagine formale nel 1982 del procuratore generale della contea di Los Angeles si concluse senza nessuna credibile evidenza di un complotto, ma le storie persistono. Il Dr. Thomas Noguchi, che seguì l'autopsia (oltre alla sua, anche quelle di altri personaggi celebri, tra cui Robert Kennedy, Natalie Wood e William Holden) scrisse nel suo libro Coroner che la morte di Marilyn era con alta probabilità un suicidio.
Di Maggio si occupò dei funerali. Secondo quanto riferì la sorellastra di Marilyn, Berniece Baker Miracle, che prese un aereo per la West Coast non appena ricevette la notizia, Di Maggio volle prendersi cura di tutte le pratiche e lei acconsentì. Per vent'anni, Di Maggio fece recapitare sulla tomba di Marilyn una dozzina di rose rosse tre volte alla settimana. A differenza degli altri uomini che la conobbero intimamente (o dissero di averla conosciuta), non parlò mai pubblicamente di lei e non scrisse mai un libro sulla loro relazione.
Marilyn è sepolta in un loculo al Westwood Village Memorial Park Cemetery. Aveva fatto seppellire lì anche Grace Goddard perché vi era sepolta anche la zia di Grace - che si prese cura di Norma Jeane per un breve periodo. Quando la sua carriera stava decollando, Marilyn chiese al suo truccatore personale, Whitey Snyder, di prometterle che alla sua morte si sarebbe occupato del trucco. Snyder rispose scherzando che l'avrebbe fatto se il suo corpo gli fosse portato ancora caldo. Alcuni giorni dopo, ricevette dei soldi e una nota: "Caro Whitey, mentre sono ancora calda, Marilyn". Mantenne la sua promessa con l'aiuto di una bottiglia di whisky.
In uno dei periodi in cui Gladys non era in un ospedale psichiatrico, sposò quello che sarebbe stato il suo ultimo marito, John Stewart Eley, che morì nel 1952. Nel frattempo le era stata diagnosticata una forma di schizofrenia. Uscì definitivamente dalla casa di cura nei primi anni settanta e si trasferì in Florida, dove sua figlia, Berniece, la venne a prendere all'aeroporto. Morì di insufficienza cardiaca congestizia l'11 marzo del 1984, presso una casa di riposo. Ossessionata dalle credenze dei Cristiani Scientisti, si rifiutava di parlare di Norma Jeane o Marilyn Monroe, forse per incapacità di ricordare il passato. A quanto pare, una donna che era stata così affascinata dalle stelle del cinema da dare a sua figlia il nome di un'attrice, Norma Talmadge, non seppe mai di aver avuto come figlia una delle donne più famose della storia.
A distanza di anni vi sono ancora parecchi lati oscuri circa la ricostruzione della morte dell'attrice. L'insolito essersi chiusa a chiave nella camera, la scomparsa delle fotografie dell'inchiesta e dei tabulati telefonici, il ritardo dei soccorsi. Anche il mistero che avvolge la sua prematura morte ha contribuito alla costruzione del suo mito.
Psicoanalisi
Marilyn ebbe una lunga esperienza con la terapia psicoanalitica. Fu in analisi dagli psicoanalisti Margaret Herz Hohenberg, Anna Freud, Marianne Rie Kris, Ralph S. Greenson e Milton Wexler. In particolare è molto controversa la relazione tra Marilyn e Greenson (vedi il libro di Mecacci, 2000).
▪ 1989 - Antonino Agostino , chiamato da tutti Nino, (1960 – Villagrazia di Carini, 5 agosto 1989) è stato un poliziotto italiano. Agostino è stato anche un agente dei servizi (SISDE) e un "cacciatore di latitanti".
Il delitto
Il 5 agosto 1989 Antonino Agostino, agente PS alla questura di Palermo, era a Villagrazia di Carini con la moglie Ida Castelluccio, sposata appena un mese prima. La sua consorte era incinta di cinque mesi di una bambina. Mentre entravano nella villa di famiglia per festeggiare il compleanno della sorella di lui, un gruppo di sicari in motocicletta arrivarono all'improvviso e cominciarono a sparare sui due. Agostino venne colpito da vari proiettili, mentre la Castelluccio venne raggiunta da un solo colpo e cominciò a strisciare per terra per avvicinarsi al marito morente. I genitori di Agostino, uditi gli spari, andarono a soccorrere il figlio e la nuora ma non c'era più niente da fare: erano morti. Quel giorno, Agostino non portava armi addosso. La squadra mobile di Palermo seguì inutilmente per mesi un'improbabile "pista passionale".
I misteri intorno all'omicidio
La notte della morte di Antonino Agostino e della moglie, alcuni ignoti "uomini dello Stato" riuscirono ad entrare nell'abitazione dei defunti e fecero sparire degli appunti che riguardavano delle importanti indagini che stava conducendo Agostino. Ai funerali di Antonino Agostino e Ida Castelluccio, tenutisi il 10 agosto 1989, erano presenti i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lo stesso Falcone disse ad un amico commissario, pure presente al funerale:
«Io a quel ragazzo gli devo la vita.»
Ad un funzionario di polizia avrebbe anche confidato:
«Questo omicidio l'hanno fatto contro di me e contro di lei».
Antonino Agostino stava indagando sul fallito attentato dell'Addaura: il 21 giugno 1989 alcuni agenti di scorta trovarono su una spiaggia dell'Addaura un borsone contenente cinquantotto candelotti di tritolo. In quella stessa spiaggia si trovava la villa di Giovanni Falcone, obiettivo del fallito attentato. Sicuramente Agostino aveva scoperto qualcosa di importante su quel borsone-bomba dell'Addaura e per questo è stato eliminato. Attualmente i mandanti e gli esecutori dell'omicidio di Agostino e della Castelluccio sono ignoti. Vincenzo Agostino, il padre di Antonino, ha giurato di non tagliarsi più la barba finché non verrà scoperta la verità sulla morte del figlio e della nuora.
Secondo il pentito di mafia Giovanbattista Ferrante, Totò Riina ordinò un'indagine interna a Cosa Nostra per individuare i responsabili dell'omicidio del poliziotto, ma «Anche lui non riuscì a sapere nulla». Il collaboratore di giustizia Oreste Pagano ha dichiarato che «è stato ucciso perché voleva rivelare i legami mafiosi con alcuni della questura di Palermo. Anche sua moglie sapeva: per questo hanno ucciso anche lei».
Indiscrezioni giornalistiche ipotizzano che Agostino, insieme con un collega, Emanuele Piazza, anch'egli agente del SISDE, si trovassero nei pressi dell'Addaura la mattina del 20 giugno 1989, il giorno prima del fallito attentato a Falcone. Nuove ipotesi investigative avallerebbero la ricostruzione che i due agenti riuscirono ad impedire che l'attentato si compiesse, fingendosi sommozzatori e rendendo inoffensivo l'ordigno nelle ore notturne antecedenti al ritrovamento.
▪ 2000 - Edgardo Sogno dei Rata del Vallino (Torino, 29 dicembre 1915 – Torino, 5 agosto 2000) è stato un diplomatico, scrittore, politico, partigiano, militare e agente segreto italiano.
Eroe della Resistenza, Medaglia d'oro al Valor Militare, diplomatico di indiscusso prestigio, quella di Edgardo Sogno è una biografia singolare e controversa che tuttora suscita dibattito e valutazioni discordi. Uomo impulsivo, spericolato, avventuroso, coraggioso fino all'incoscienza, il suo viscerale anticomunismo e le sue iniziative politiche gli attirarono numerosi nemici ed accuse, mai giudizialmente accertate, di cospirazione volta a sovvertire l'ordinamento democratico.
I primi anni
Discendente da una famiglia di antica nobiltà sabauda originaria di Camandona, dopo aver ottenuto la maturità classica, nel 1933 entrò nell'esercito e venne nominato sottotenente nel Reggimento "Nizza Cavalleria". Laureatosi in giurisprudenza e in scienze politiche, nel 1938 per anticomunismo prese parte alla Guerra civile spagnola. Benché servisse tra le file dei franchisti non fu fascista, ma liberal-nazionale. Nel 1940 entrò in diplomazia. A Roma frequentò alcuni circoli antifascisti, tra cui quelli di Benedetto Croce e Giaime Pintor.
Nel 1942 venne richiamato alle armi e trasferito in Francia, ma un anno più tardi fu arrestato con l'accusa di alto tradimento per aver auspicato pubblicamente la vittoria militare degli Stati Uniti d'America.
La Resistenza
Monarchico, prese parte alla Resistenza, ottenendo una Medaglia d'oro al valor militare. Vicino al Partito Liberale Italiano, all'epoca in clandestinità, lo rappresentò nel CLNAI.
Dopo l'8 settembre, l'allora tenente Edgardo Sogno attraversò il fronte, prendendo contatti con il Regio Esercito che presidiava le regioni del Mezzogiorno e qui, stabilito un contatto con il governo di Vittorio Emanuele III, prese parte attiva nell'organizzare una rete spionistica al fine di liberare le regioni settentrionali in mano ai tedeschi. Fece dunque ritorno al Nord grazie all'appoggio dell'esercito britannico [1], per creare e dirigere l'Organizzazione Franchi, formazione militare legata all'Intelligence Service, attiva dall'inverno del 1944 per la liberazione delle regioni settentrionali. Nel medesimo periodo, il tenente Sogno, nel tessere la sua rete spionistica, prese contatti anche con la celeberrima Brigata Osoppo e, quando le sorti delle forze tedesche parevano oramai segnate, dal febbraio 1945 tentò di avviare una trattativa con la tristemente nota Xª Flottiglia M.A.S. al fine di coordinare ed unire gli sforzi in un fronte comune per fermare l'avanzata delle milizie jugoslave guidate da Tito nei territori orientali dell'Istria e dell'area giuliana.
Tra le imprese più brillanti - anche se poi sfortunata - fu la tentata liberazione di Ferruccio Parri, allora detenuto nell'albergo di via Santa Margherita, a Milano, dove le SS avevano stabilito il loro quartier generale. Sogno si presentò nell'albergo indossando un'uniforme della milizia tedesca, fingendosi latore di messaggi speciali: ma fu riconosciuto, catturato e mandato in campo di prigionia in provincia di Bolzano, dove sopravvisse fino alla fine del conflitto.
La politica durante la repubblica
Tra il 1945 ed il 1946 fondò e diresse le testate Corriere Lombardo e Costume. Eletto deputato all'Assemblea Costituente in rappresentanza del Partito Liberale Italiano, dopo il referendum del 2 giugno che aveva visto l'affermazione della Repubblica fece senza successo numerosi appelli alla Corte di Cassazione, al fine di rovesciare il risultato delle urne.
All'inizio degli anni cinquanta pubblicò un giornale anticomunista intitolato Pace e libertà, che per qualche tempo fu sul punto di trasformarsi in movimento politico. Quando gli ungheresi insorsero a Budapest nell'autunno del 1956, si gettò nella mischia e mise in piedi un'associazione che operava da Vienna per accogliere i profughi in fuga dalla repressione sovietica.
La carriera diplomatica
In dissenso con i liberali, lasciò la politica per dedicarsi alla diplomazia. Nel 1938 aveva vinto il concorso per la carriera diplomatica, ma il posto gli era stato tolto all'ultimo momento, a causa di un cambiamento di graduatoria. Ricorse al Consiglio di Stato, ed ebbe il posto di cui era stato privato.
Grazie al suo passato militare, fu nominato nel 1951 membro del Planning Coordination Group della NATO, cosa che comportò il suo trasferimento a Londra alla segreteria dell'Alleanza Atlantica. L'anno successivo frequentò i corsi al Defense College della NATO a Parigi, un organismo creato da Eisenhower per formare quadri destinati alla guerra psicologica contro il comunismo.
Prestò servizio a Buenos Aires, Parigi, Londra e negli Stati Uniti, quindi fu nominato ambasciatore d'Italia in Birmania ma, non approvando il giudizio negativo del governo di centrosinistra sulla guerra del Vietnam, decise di dimettersi.
Il progetto di colpo di stato
Nel 1971 rientrò in Italia e diede vita ai Comitati di Resistenza Democratica, una serie di centri politici nati in funzione anticomunista.
Negli anni settanta Sogno si convinse che l'Italia necessitava di una repubblica presidenziale e quindi di una riforma costituzionale simile a quella che il generale de Gaulle aveva ottenuto in Francia. Strinse amicizia con Randolfo Pacciardi, fautore della repubblica presidenziale, e si associò alla loggia massonica eversiva P2.
Prese contatti con diversi generali e preparò un progetto di governo. Nelle sue intenzioni, doveva svolgersi «un'operazione largamente rappresentativa sul piano politico e della massima efficienza sul piano militare», come scrive lo stesso Sogno [2] e lo scopo era spingere il presidente Leone a nominare un nuovo governo capace di modificare la costituzione in senso presidenzialista.
Al ministro della Difesa Giulio Andreotti si attribuisce il merito di aver fatto trasferire i vertici militari coinvolti, ostacolando il progetto golpista, che comunque non andò mai oltre la fase dell'ideazione. Paolo Emilio Taviani raccontò, dopo la morte di Sogno, di averne riferito le intenzioni alla Procura della Repubblica di Torino.
Nel 1974 il magistrato Luciano Violante lo accusò di aver pianificato insieme a Randolfo Pacciardi e a Luigi Cavallo il cosiddetto Golpe bianco «al fine di mutare la Costituzione dello Stato e la forma di governo con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale»: finì per un mese e mezzo in carcere a Regina Coeli insieme a Luigi Cavallo, ritenuto dal giudice Violante il vero ideatore del Golpe bianco.
Randolfo Pacciardi e Luigi Cavallo smentirono in numerose rettifiche e in emissioni televisive qualsiasi tentativo di colpo di stato. Contemporaneamente Violante prendeva atto del trasferimento a Roma delle istruttorie e si dichiarava territorialmente incompetente a proseguire l'indagine, che si concluse qualche anno dopo con un proscioglimento pieno per non aver commesso il fatto.
In Dalla Resistenza al golpe bianco. Testamento di un anticomunista, di Aldo Cazzullo, Mondadori, Sogno ha spiegato nel capitolo 4 - redatto secondo Cazzullo dallo stesso Sogno - che poiché «sull'Italia si allungava l'ombra cecoslovacca» e «un governo con ministri comunisti sarebbe stata la premessa della trasformazione dell'Italia in un repubblica popolare», non si sarebbe più sentito vincolato dalla legalità di fronte all'impossibilità di formare un governo «espresso da una maggioranza autenticamente democratica». Di qui i contatti con chi avrebbe dovuto organizzare un intervento militare per indurre il presidente Leone a scegliere un governo capace di riformare la Costituzione in senso presidenzialista.
Nel 1997 Sogno ha rivelato l'elenco del governo che avrebbe dovuto nascere e dei generali che aderirono al progetto.
Gli ultimi anni
Uomo scomodo e ingombrante, era detestato da una larga parte della sinistra, ma poco amato anche dalla destra. Riottenne una certa notorietà negli ultimi anni della sua vita.
Negli anni novanta Tangentopoli e il collasso del vecchio sistema politico gli dettero la sensazione che la sua speranza di un'Italia gollista avrebbe potuto finalmente avverarsi. Si rimise perciò a scrivere con grande entusiasmo, pubblicò alcuni libri e fece altre battaglie.
Tornò infine sulla scena politica nel 1996, candidandosi al Senato con Alleanza Nazionale a Cuneo: non eletto, si ritirò a vita privata.
Morì nel 2000 dopo avere scritto una Lettera agli amici, che fu il suo testamento politico. Gli furono decretati funerali di Stato, che si svolsero a Torino ed al termine dei quali la salma fu tumulata a Camandona.
Onorificenze
Medaglia d'oro al valor militare
«Spinto da generoso impulso fin dall'8 settembre 1943 si schierava contro i nazifascisti. Attraversate le linee di combattimento sollecitava di compiere una delicata e rischiosissima missione nel territorio italiano occupato dai tedeschi. Aviolanciato nelle retrovie nemiche, sfidava ogni rischio ed in breve tempo dava vita ad una complessa organizzazione clandestina di grande importanza militare e politica. Individuato e attivamente ricercato dalla polizia nemica, moltiplicava le sue energie e la sua attività contribuendo sensibilmente al potenziamento del movimento di liberazione dell'Italia Nord Occidentale. Due volte arrestato dai nazifascisti, riusciva ad evadere ed incurante dei pericoli sempre maggiori che lo minacciavano, riprendeva con rinnovato fervore la sua audace missione. Per scopi informativi e per accompagnare influenti membri del Clnai si portava tre volte nell'Italia liberata dopo audaci e fortunose vicissitudini. Caduto in mano nemica in drammatiche circostanze, nel generoso e disperato tentativo di salvare un influentissimo membro del movimento di liberazione, pur conscio di essere irrevocabilmente perduto, manteneva l'abituale serenità e sopportava virilmente la prigionia ove lo colse il giorno della liberazione alla quale aveva tanto valorosamente contribuito.» — Italia Nord Occidentale, 8 settembre 1943 - 2 maggio 1945
Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana — Roma, 2 giugno 1974
▪ 2002 - Franco Lucentini (Roma, 24 dicembre 1920 – Torino, 5 agosto 2002) è stato uno scrittore italiano.
Si laureò in filosofia a Roma nel 1943.
Conobbe Carlo Fruttero negli anni cinquanta e i due scrittori iniziarono una fruttuosa collaborazione che durò più di quarant'anni: oltre ai libri e agli articoli scritti a quattro mani, Fruttero & Lucentini hanno diretto insieme la collana di fantascienza Urania e curate diverse antologie di narrativa.
Il loro primo libro fu la raccolta di poesie L'idraulico non verrà, del 1971. Diventarono noti al grande pubblico l'anno successivo con il giallo La donna della domenica (1972), che ebbe un seguito nel 1979 con A che punto è la notte, e che fu poi soggetto per un film, diretto da Luigi Comencini, con Marcello Mastroianni nella parte del protagonista, il commissario Santamaria.
Tra gli altri romanzi della coppia si possono ricordare Il Palio delle contrade morte (1983), L'amante senza fissa dimora (1986), La verità sul caso D (1989), Enigma in luogo di mare (1991), La morte di Cicerone (1995), la commedia La cosa in sé (1982) e La prevalenza del cretino 1985[1] . Sempre a quattro mani hanno tradotto il famoso romanzo di Stevenson Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Sig. Hyde.
Malato di un tumore ai polmoni, si tolse la vita gettandosi dalla tromba delle scale del proprio appartamento, gesto che ricordò a molti la morte di un altro scrittore, Primo Levi.
▪ 2007 - Jean-Marie Lustiger (Parigi, 17 settembre 1926 – Parigi, 5 agosto 2007) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico francese.
È stato arcivescovo di Parigi dal gennaio 1981 al febbraio 2005, cardinale dal febbraio del 1983.
Carriera
Nacque a Parigi come Aaron Lustiger, da una famiglia di ebrei polacchi, che si era stabilita in Francia prima della Prima guerra mondiale. Quando i Nazisti occuparono la Francia nel 1940, i suoi lo mandarono a vivere presso una famiglia cristiana a Orléans. Si convertì al cattolicesimo e ricevette il battesimo il 21 agosto del 1940. La sua famiglia fu invece deportata, e sua madre e sua sorella morirono nel campo di sterminio nazista di Auschwitz, mentre suo padre riuscì a sopravvivere.
Studi d'arte alla Sorbona di Parigi
Jean-Marie Lustiger compì gli studi superiori alla Sorbona, dove ottenne la laurea in arti, e all'Institut catholique de Paris. Fu ordinato prete il 17 aprile del 1954. Dal 1954 al 1959, svolse il ruolo di aumônier (cappellano, letteralmente elemosiniere) all'Università di Parigi. Dal 1959 al 1969, fu direttore del Centre Richelieu, che forma i cappellani universitari. Dal 1969 al 1979, fu parroco della chiesa di Sainte-Jeanne-de-Chantal, nel XVI arrondissement di Parigi.
Arcivescovo di Parigi
Nel novembre del 1979, Jean-Marie Lustiger fu nominato vescovo di Orléans, alla fine di un interregno durato 15 mesi. Nel gennaio 1981 fu promosso alla sede metropolitana di Parigi. Fu creato cardinale nel concistoro del 2 febbraio 1983, diventando il primo cardinale prete del titolo dei Santi Marcellino e Pietro, e successivamente, un anno dopo, di San Luigi dei Francesi.
Nel 1995 fu nominato membro della Académie Française.
Grande comunicatore, Jean-Marie Lustiger fu particolarmente attento ai mass media e diede impulso allo sviluppo in Francia di canali radio-televisivi cattolici. Lustiger istituì anche un nuovo seminario per la formazione dei sacerdoti, scavalcando le restrizioni dello stato francese, estremamente laico.
Opinioni e prese di posizione
Come tutti gli alti prelati nominati da Giovanni Paolo II, Jean-Marie Lustiger sostenne l'autorità del Papa in tutte le aree della teologia e della morale: "Vi sono opinioni e vi è la Fede," disse nel 1997. "Quando è attinente alla Fede, sono d'accordo con il Papa perché io sono un responsabile della Fede."
Lustiger fu un oppositore a viso aperto del razzismo e dell'anti-semitismo, sia in virtù della sua fede cristiana che delle sue origini ebraiche, e fu fortemente critico verso Jean-Marie Le Pen, leader del Front National, la cui xenofobia Lustiger ha paragonato al nazismo. Disse Lustiger: "sappiamo da circa 50 anni che le teorie della disuguaglianza razziale possono essere letali... non meritano altra reazione che l'indignazione", aggiungendo che "la Fede cristiana afferma che tutti gli esseri umani sono uguali nella loro dignità perché tutti sono stati creati a immagine di Dio."
Controversia con il suo predecessore liberale
Divenuto vescovo di Orléans, Jean-Marie Lustiger evitò qualsiasi riferimento al suo predecessore liberale Guy-Marie-Joseph Riobé. Quando fu assegnato all'arcidiocesi di Parigi, incoraggiò un certo numero di sacerdoti liberali a ritornare allo stato laicale. Fu particolarmente influente nella nomina del suo ausiliare conciliare moderato Georges Gilson alla sede di Le Mans, sostituendo chierici anziani con uomini più giovani, ma di vedute simili alle sue. Ufficialmente si disse favorevole all'ecumenismo, ma pronunciò un'omelia molto critica dell'anglicanesimo quando ricevette l'arcivescovo di Canterbury Robert Runcie nella cattedrale di Notre-Dame.
Nel 1981 il ministro francese dell'istruzione Savary propose una riduzione degli aiuti statali all'istruzione privata. Lustiger organizzò una protesta di massa a Versailles. Poco dopo si ebbe la caduta del governo Mauroy. Nel 1995 Lustiger ebbe un ruolo chiave nella deposizione di Jacques Gaillot, vescovo di Évreux. Gaillot fu inviato nella sede titolare di Partenia.
Lustiger, come ordinario per i cattolici di rito orientale residenti in Francia, ma fortemente convinto del celibato sacerdotale, evitò spesso la nomina di sacerdoti maroniti o uniati ucraini sposati.
Jean-Marie Lustiger nel presentare la morale tradizionale cattolica riuscì in genere a schivare o a deviare l'attenzione in modo che non si creasse un acceso dibattito in sua presenza.
Si ricorda il suo sostegno all'azione di protezione e ospitalità offerta dal curato di St. Bernard-de-la-Chapelle, che nel 1996 accettò l'occupazione della sua parrocchia da parte di un gruppo di immigranti illegali. In seguito Lustiger dimostrò meno simpatia per queste occupazioni.
Lustiger considerava se stesso come l'unico alto prelato cattolico "ebreo"
In effetti Lustiger è stato l'unico alto prelato cattolico dei tempi moderni che fosse nato (e che si considerasse sempre) ebreo, un fatto che lo rese inevitabilmente una figura controversa. Lui affermava di essere orgoglioso delle sue origini ebraiche e si auto-descriveva come un "ebreo completo" (ed era considerato l'unico prelato cattolico a parlare correntemente lo Yiddish). Quando diventò arcivescovo di Parigi, disse: "Io sono nato ebreo e così rimango, anche se questo può essere inaccettabile per molti. Per me, la vocazione di Israele è quella di portare luce ai goyim. Questa è la mia speranza e credo che il Cristianesimo sia il mezzo per raggiungere questo scopo." (In questa sua affermazione, Lustiger utilizzava la parola "Israele" intendendola come "popolo giudaico" e non come un riferimento allo Stato d'Israele.)
Osservazioni come questa offesero alcuni ebrei, che negarono a Lustiger il diritto a proclamarsi ebreo, sebbene secondo la halakha (Legge religiosa ebraica) Lustiger fosse ancora da considerarsi ebreo anche dopo la conversione a un'altra religione. Altri sostennero che "ebreo" fosse anche una designazione etnica così come religiosa, e che Lustiger avesse diritto di auto-definirsi come tale in questo senso. Il fatto storico era la sua classificazione come ebreo sotto le leggi antisemitiche della Germania nazista e della Francia di Vichy. Il suo strenuo sostegno allo Stato d'Israele, che contrasta con la posizione ufficiale del Vaticano, ufficialmente neutrale, gli guadagnò qualche favore dall'opinione pubblica ebraica.
Nel 1988 Lustiger ricevette il Premio Nostra Aetate per l'avanzamento delle relazioni ebraico-cattoliche dal "Center for Christian-Jewish Understanding", un'istituzione americana interreligiosa dell'Università cattolica americana del Sacro Cuore di Fairfield (Connecticut). L'Anti-Defamation League, un'organizzazione ebraica di difesa dei diritti civili, protestò perché riteneva inappropriato onorare Lustiger, in quanto aveva abbandonato la fede ebraica in cui era nato. "Va bene averlo come interlocutore a una conferenza o a un colloquio", si è espresso il direttore americano della lega Abraham Foxman, "ma non ritengo che dovrebbe ricevere onori, poiché si è convertito e ciò lo rende un cattivo esempio"
Nel 2005 termina nel suo incarico come arcivescovo di Parigi
L'11 febbraio 2005, fu accettato il ritiro di Lustiger dalla sede arcivescovile di Parigi: fu chiamato a succedergli alla cattedra André Vingt-Trois, un vescovo ausiliare di Parigi che era divenuto arcivescovo di Tours.
Jean-Marie Lustiger era un delfino alla successione di papa Giovanni Paolo II, in parte per le sue radici polacche e in parte per il suo strenuo sostegno alle vedute del Papa di fronte alla grande ostilità del cattolicesimo liberale e del clima generale di anticlericalismo sempre vivi in Francia. Questo portò a speculazioni e voci di corridoio, secondo i quali Lustiger sarebbe stato un candidato alla successione di Giovanni Paolo II, ma Lustiger si è sempre rifiutato di discutere questa possibilità. Comunque l'arcivescovo Jean-Marie Lustiger era uno dei cardinali elettori nel recente conclave del 2005, che vide l'elezione di papa Benedetto XVI.
È stato uno dei cardinali che ha celebrato la Messa tridentina dopo la Riforma liturgica.
La morte
Jean-Marie Lustiger concesse la sua ultima apparizione pubblica il 31 maggio 2007, quando si congedò dai suoi colleghi dell'Accademia francese. Morì il 5 agosto del 2007 in una clinica della periferia di Parigi, dopo aver inutilmente combattuto, sin dal mese di aprile, contro il cancro del polmone e le metastasi ossee (Le Figaro). La morte di Lustiger è stata pubblicamente annunciata dal presidente francese Nicolas Sarkozy.
Il funerale di Jean-Marie Lustiger è stato celebrato nella Cattedrale di Notre-Dame di Parigi, il 10 agosto del 2007.