Il calendario del 4 Ottobre

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 620 - Eraclio I di Bisanzio giunge a Costantinopoli dall'Africa e spodesta il precedente imperatore bizantino Foca

▪ 1209 - Ottone IV viene incoronato imperatore da papa Innocenzo III

▪ 1539 - Matrimonio tra Enrico VIII e Anna di Cleves

▪ 1571 - Sinodo di Emden dove viene fondata la Chiesa Riformata Olandese

▪ 1582 - Papa Gregorio XIII introduce il calendario Gregoriano. In Italia, Polonia, Portogallo e Spagna, il 4 ottobre di questo anno verrà seguito direttamente dal 15 ottobre, saltando 10 giorni

▪ 1636 - Nella Battaglia di Wittstock l'esercito svedese sconfigge una coalizione composta da imperiali e sassoni durante la Guerra dei Trent'Anni

▪ 1693 - Battaglia della Marsaglia. Le truppe piemontesi comandate da Vittorio Amedeo II di Savoia vengono sconfitte da quelle francesi del generale Catinat

▪ 1777 - Battaglia di Germantown - Le truppe di George Washington vengono respinte dalle truppe britanniche guidate da Sir William Howe

▪ 1824 - Il Messico diventa una repubblica

▪ 1830 - Creazione dello stato del Belgio, dopo la separazione dai Paesi Bassi

▪ 1883 - Prima corsa dell'Orient Express

▪ 1910 - Il Portogallo diventa una repubblica. Re Manuele II fugge nel Regno Unito

▪ 1927 - Inizia la costruzione del Monumento nazionale del Monte Rushmore nel Dakota del Sud

▪ 1950 - Charles M. Schulz crea i Peanuts

▪ 1957 - Lancio dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale ad orbitare la Terra

▪ 1958 - In Francia viene istituita la Quinta Repubblica

▪ 1959 - La sonda sovietica Luna 3 invia le prime foto della faccia opposta della Luna

▪ 1960 - Viene lanciato da Palo Alto il Courier 1B il primo ripetitore satellitare

▪ 1963 - L'uragano Flora imperversa su Cuba e Haiti uccidendo 6.000 persone

▪ 1964 - Il Presidente del consiglio Aldo Moro inaugura l'Autostrada del Sole

▪ 1965 - Papa Paolo VI è il primo papa a fare visita ufficiale negli Stati Uniti

▪ 1966 - Il Lesotho ottiene l'indipendenza

▪ 1977 - Il presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter propone al governo sovietico di dimezzare i rispettivi arsenali atomici

▪ 1992

  1. - Un Boeing 747-200F della El Al si schianta su due condomini di Amsterdam, uccidendo 43 persone, di cui 38 a terra
  2. - Firma degli Accordi di pace di Roma tra esponenti del governo del Mozambico e dei guerrieri ribelli della RENAMO

▪ 1993 - Il presidente russo Boris Yeltsin ordina ai carri armati dell'esercito di circondare il Parlamento Russo, noto come la "Casa Bianca". L'apice della Crisi costituzionale russa del 1993 si ha quando i dimostranti in difesa del parlamento reagiscono contro le forze di polizia di Yelstin

▪ 1994 - Lancio del Sojuz TM-20

▪ 1999 - La prima radio all-news italiana, Radio24, del gruppo Il Sole 24 Ore, inizia le trasmissioni

▪ 2003 - Attentato dinamitardo suicida nel ristorante Maxim di Haifa, che vede 21 morti e 51 feriti

▪ 2004 - USA: la navetta SpaceShipOne della Scaled Composite vince il premio Ansari X di 10.000.000 di dollari come prima navetta privata a raggiungere lo spazio due volte in meno di due settimane

Anniversari

▪ 1497 - Benozzo Gozzoli - Benozzo di Lese di Sandro - (Firenze, 1421 – Pistoia, 4 ottobre 1497) è stato un pittore italiano.

«Costui fu discepolo dello Angelico fra' Giovanni, e a ragione amato da lui, e da chi lo conobbe tenuto pratico di grandissima invenzione, e molto copioso negli animali, nelle prospettive, né paesi e negli ornamenti»(Giorgio Vasari.)

Formazione
Nacque intorno al 1421 nel villaggio di Sant'Ilario a Colombano, presso la Badia a Settimo, Scandicci.
Nel 1427 si trasferì con la famiglia a Firenze.
Le ipotesi sulla sua prima formazione degli storici dell'arte risultano piuttosto discordanti: l'ipotesi più accreditata sembrerebbe quella di Giorgio Vasari, secondo il quale, Benozzo sarebbe stato discepolo di Beato Angelico.
Dal Vasari, oltre le poche notizie sulla vita di Benozzo, riceviamo anche il nome con cui lo conosciamo, il vero nome del pittore era infatti Benozzo di Lese, ribattezzato poi dal Vasari, nella seconda stesura delle Vite (1568), come Benozzo Gozzoli.
Di fatto, si ha la certezza che ricevette una valida formazione in maturità dal maestro Angelico, ne fu infatti collaboratore a Firenze nella decorazione del convento e della chiesa di San Marco furono eseguiti dal Gozzoli su progetto dell'Angelico: la Preghiera nell'Orto nella cella 34, Al 1460 risale la Madonna col Bambino e angeli di DetroitlUomo dei Dolori nella cella 39, la Crocefissione con la Vergine e i santi Cosma, Giovanni Evangelista e Pietro Martire nella cella 38.
Tra il 1437 e il 1439 circa realizzò il Ratto di Elena, tavoletta ottagonale che decorava la fronte di un cassone.
Tra il 1440 e il 1445 circa eseguì la Madonna col Bambino e nove Angeli della National Gallery di Londra.
Il connubio formativo con il maestro durò ininterrottamente per un decennio, fatta salva la parentesi 1444-1447, in cui si impegnò a lavorare alla Porta del Paradiso del Battistero di Firenze come collaboratore di Lorenzo e Vittorio Ghiberti, forse gli si può attribuire il pannello con la storia di David.
Il 23 maggio del 1447 è a Roma insieme all'Angelico chiamato da Eugenio IV per la decorazione di una cappella nel palazzo Vaticano, forse quella del Sacramento, successivamente i due pittori collaborarono sotto Niccolò V per la Cappella Niccolina sempre nei palazzi vaticani, fino al giugno del 1448.
Al 1449 circa risale lo stendardo con la Madonna col Bambino per Santa Maria sopra Minerva, dove il progetto e il disegno sono forse di Beato Angelico.
Per il polittico Guidalotti dell'Angelico realizzato nel 1448 circa, Benozzo realizzò la figura di Santa Caterina d'Alessandria.
Il periodo di collaborazione e formazione alla stregua di Beato Angelico terminò nel 1449 con la decorazione delle volte della Cappella Nuova o di San Brizio nella cattedrale di Orvieto; nelle uniche due vele della volta terminate, il Gozzoli eseguì parte delle teste dipinte nei costoloni e alcuni dei volti della vela dei Profeti.

In Umbria e nel Lazio
Terminato il sodalizio con il suo maestro, nel 1450 si trasferì in Umbria ed a quell'anno risale l'Annunciazione di Narni, prima opera autonomo e firmata: OPU[S] BENOT[I] DE FLORENT[IA].
Nel 1450 circa iniziò la decorazione del monastero di San Fortunato a Montefalco: di Gozzoli sono la lunetta con Madonna col Bambino tra i Santi Francesco e Bernardino da Siena, la Madonna col Bambino e un Angelo musicante e San Fortunato in trono; per l'altare maggiore della stessa chiesa realizzo la tavola con l'Assunzione della Vergine, oggi alla Pinacoteca vaticana.
Tra il 1450 e il 1452 realizzò su commissione della Clarisse di Montefalco la tavola con Sant'Orsola angeli e Donatore (forse suor Ginevra).
Del 1452 sono gli affreschi della tribuna absidale nella chiesa di San Francesco con le Storie della vita di San Francesco, commissionati da un colto committente, teologo e predicatore Fra' Jacopo da Montefalco dell'ordine dei Frati Minori. La fonte iconografica è probabilmente il De conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Jesu di fra Bartolomeo da Pisa. La base è formata da una fascia a girali con ritratti dei francescani famosi, le scene con le storie della vita di san Francesco sono divise in dodici riquadri su tre registri,e sulla volta i cinque santi dell'Ordine e san Francesco in gloria tra gli angeli e sull'intradosso dell'arco trionfale Francesco mostra le stimmate attorniato da dodici compagni.
Nella cappella di San Girolamo, contemporaneamente alla realizzazione degli affreschi con la vita di san Francesco, vi realizzò al centro della scena un finto polittico completamente dipinto, nel registro inferiore episodi della Vita di san Girolamo e nella lunetta Crocifissione. Sulla fascia che divide i due registri è la scritta "costruita e dipinta…il primo giorno di novembre del 1452". Si trattò di uno dei primi esempi di pittura illusionistica ma anche un modo per promuovere le sue capacità. Dello stesso anno è la Madonna dell'Umiltà col Bambino e i santi Francesco e Bernardino da Siena e il Donatore Fra Jacopo da Montefalco.
Sua anche l'Annunciazione, commissionata dal Cardinale Berardo Eroli già nella chiesa di San Domenico, in Narni ed ora nel Museo Eroli della stessa città. Al centro della colonna nella parte centrale della scena si nota lo stemma del committente.
Nel 1453 le Clarisse del convento di Santa Rosa a Viterbo commissionarono a Benozzo un ciclo di affreschi con le Storie della vita di Rosa da Viterbo, distrutti nel 1632; furono però copiati da Francesco Sabatini prima di essere distrutti.
Del 1456 è la Madonna dell'Umiltà con Santi, nota come Pala della Sapienza Nuova, per il Collegio di San Gerolamo a Perugia, firmata e datata.

A Firenze
Nel maggio del 1459 Benozzo tornò a Firenze, dove sposò la figlia di un mercante di tessuti, da cui ebbe nove figli, fra cui Francesco e Alessio pittori; nel luglio dello stesso anno iniziò il completamento della Cappella dei Magi nel Palazzo dei Medici con il fiabesco Viaggio dei Magi, su commissione di Cosimo de' Medici. In realtà l'episodio evangelico fu solo un pretesto per raffigurare i successi politici della famiglia Medici e immortalare alcuni ritratti di famiglia e di importanti personalità con i quali avevano intessuto rapporti.
Al 1460 risale la Madonna col Bambino e angeli di Detroit.
Nel 1461 eseguì, prima di lasciare Firenze per San Gimignano, la Pala della Purificazione, commissionata dalla Compagnia di Santa Maria della Purificazione e di San Zenobi in San Marco di Firenze.
Tra il 1461 e il 1462 è la scena di predella con il Festino di Erode della National Gallery of Art di Washington.

A San Gimignano
Nel coro della chiesa di Sant'Agostino a San Gimignano affrescò il ciclo con le Storie della vita di sant'Agostino, commissionato da Fra' Domenico Strambi, un dotto monaco agostiniano, nel 1464. Sempre in quello stesso anno gli agostiniani decisero di far realizzare al pittore un affresco votivo con San Sebastiano intercessore a circa metà della navata centrale della chiesa. San Gimignano era stata colpita duramente dalla peste tra il 1462 e il 1464. Il Comune aveva già deliberato, fin dal gennaio del 1463, di far realizzare un affresco con l'immagine di San Sebastiano all'interno della Collegiata, ma nel giugno 1464 alla nuova esplosione del morbo gli agostiniani chiesero al Gozzoli di lasciare momentaneamente in sospeso la decorazione del coro per dedicarsi alla realizzazione di questo affresco votivo che risulta completato il 28 luglio 1464.
Nel 1465 il Comune di San Gimignano incaricò il Gozzoli di portare a compimento l'affresco con il San Sebastiano per il quale aveva deliberato fin dal 1463. Il pittore lo terminò il 18 gennaio 1466, due giorni prima della festa del santo.
Realizzò anche due pale d'altare, entrambe conservate nel Museo civico della città: una Madonna col Bambino in trono, incoronta da due angeli, e i Santi Giovanni Battista, Maria Maddalena, Agostino e Marta firmata e datata 1466, dipinta per la chiesa conventuale di Maria Maddalena a San Gimignano; l'altra, Madonna dell'Umiltà tra Sant'Andrea e San Prospero, e due angeli, firmata e datata 28 agosto 1466.
Durante il soggiorno sangimignanese Benozzo si occupa anche del restauro della Maestà (1317) di Lippo Memmi posta nell'odierna "Sala di Dante" all'interno del Palazzo pubblico. Il lavoro venne eseguito entro il 1467.
Del 1466 è la pala d'altare della cappella Rustici in Santa Maria dell'Oro a Terni con il Matrimonio Mistico di santa Caterina.
Nel 1467 partì da San Gimignano per Pisa.

Tabernacoli in Val d'Elsa e in Val d'Era
Al Gozzoli vennero commissionati molti tabernacoli durante tutta la sua attività.
Benozzo, negli anni in cui lavorava a San Gimignano, dipinse a Certaldo con l'auto della sua bottega il Tabernacolo dei Giustiziati che originariamente si trovava lungo la via Francigena, nelle immediate vicinanze del torrente Agliena e che adesso invece, dopo lo strappo degli affreschi avvenuto negli anni '50 del Novecento si trova nella ex chiesa dei Santi Tommaso e Prospero in Certaldo Alto, vicino al Palazzo Pretorio. Tra i suoi collaboratori figuravano Giusto d'Andrea, figlio del pittore Andrea di Giusto, e Pier Francesco Fiorentino. Nel 1467 il Gozzoli scriveva a Lorenzo il Magnifico che un altro suo collaboratore, Giovanni della Cecca, nipote tra l'altro del Beato Angelico, era rinchiuso nelle carceri del Palazzo Pretorio di Certaldo, con l'accusa di aver rubato delle lenzuola dal convento in cui lungamente era stato ospitato! (molto probabilmente si trattava del convento di Sant'Agostino a San Gimignano). Il Gozzoli chiedeva al Magnifico un intervento risolutore per evitare che il poveretto non dovesse passare davanti al tabernacolo che aveva contribuito a realizzare!.
Altro tabernacolo del Gozzoli si può ammirare a Legoli, provincia di Pisa, nell'attuale comune di Peccioli presso la cappella di santa Caterina. Benozzo risiedette a Legoli dal 31 maggio del 1479 all'11 gennaio del 1480. È presumibile che il pittore abbia realizzato l'opera in quel lasso di tempo.
Alla committenza del priore di Castelnuovo d'Elsa, ser Grazia di Francesco, sono legati i due tabernacoli che si conservano nel comune di Castelfiorentino: l'uno detto della Madonna della Tosse (1484) e l'altro detto della Visitazione (1490-1491); entrambe le opere hanno subito lo strappo degli affreschi e sono conservate nel nuovo museo interamente dedicato: BEGO-Museo Benozzo Gozzoli, a Castelfiorentino. .
Al 1490 (per la lettura di una iscrizione) si fa risalire anche la realizzazione di una Santa Verdiana, conservata nel Palazzo Comunale di Castelfiorentino

Nel pisano (1467 - 1495)
Nel 1467 dunque Benozzo lasciò San Gimignano per recarsi a Pisa. In questi anni risulta che l'artista abbia aperto una bottega, come aiuto per la realizzazione degli affreschi per il Camposanto monumentale della città, commissionati nel 1468 e terminati nel 1484. Gli affreschi sono andati quasi completamente distrutti in seguito a un bombardamento del 1944.
Tra il 1470 e il 1475 eseguì la tavola col Trionfo di san Tommaso d'Aquino del Louvre, dipinta per la Cattedrale di Pisa.
Durante il citato soggiorno a Legoli (31 maggio 1479 - 11 gennaio 1480) contemporaneamente alla realizzazione del tabernacolo monumentale della cappella di Santa Caterina, Gozzolidipinse a Volterra un affresco con la Cavalcata dei Magi per la Compagnia della Vergine Maria, attigua e comunicante con il duomo della città. L'affresco fa da fondale ad un presepio in terracotta anticamente attribuito allo scultore volterrano Zaccaria Zacchi e attualmente riferibile a maestranze fiorentine della seconda metà del Quattrocento.

Gli ultimi anni
Nel 1495 tornò a Firenze in seguito alla discesa di Carlo VIII in Italia e alla cacciata dei Medici, suoi protettori. Dopo alcuni mesi arrivò a Pistoia dove erano i figli Francesco, suo collaboratore, e Giovan Battista, magistrato.
Il giorno prima della sua morte i figli vendettero al cardinale Niccolò Pandolfini, vescovo di Pistoia, due tavole, eseguite con la collaborazione dei figli Francesco e Alessio: la Deposizione dalla Croce del Museo Horne a Firenze e la Resurrezione di Lazzaro della National Gallery of Art di Washington, in cui non v'è più traccia del decorativismo e del mondo fiabesco, ma tutto è retto da modi austeri e drammatici, modi influenzati dalla predicazione di Girolamo Savonarola.
Morì a Pistoia, forse di peste, nel 1497

* 1888 - Cesare Correnti (Milano, 3 gennaio 1815 – Meina, 4 ottobre 1888) è stato un patriota e politico italiano. Fu senatore del Regno d'Italia nella XVI legislatura.
Studente all'Università di Pavia, fu ammesso nel 1833 nel Collegio Ghislieri, e proprio nel Collegio grazie ad amicizie e letture "clandestine" sviluppò le sue idee politiche e patriottiche[1], e fu collaboratore del periodico "Rivista europea".
Cesare Correnti diventò un oppositore del dominio austriaco e nel 1847 pubblicò anonimo l'Austria e la Lombardia, la quale era una requisitoria contro il governo asburgico. Fu uno degli agitatori delle Cinque giornate di Milano.
Fu presidente della Reale Società Geografica Italiana dal 1873 al 1879. Fu Ministro dell'Istruzione Pubblica del Regno d'Italia nei Governi Ricasoli II e Lanza, ma si dimise da quest'ultimo incarico perché accusato di anticlericalismo[2]. In seguito presentò un disegno di legge per favorire l'istruzione elementare obbligatoria.
Morì nella sua villa di Meina nel 1888.

▪ 1947 - Karl Ernst Ludwig Marx Planck, detto Max (Kiel, 23 aprile 1858 – Göttingen, 4 ottobre 1947), è stato un fisico tedesco.

Carriera scientifica
Ha ideato la teoria dei quanti, che insieme con la teoria della relatività di Albert Einstein è uno dei pilastri della fisica contemporanea.
Nel 1900 Planck rese nota la sua ipotesi nella quale sosteneva che gli scambi di energia nei fenomeni di emissione e di assorbimento delle radiazioni elettromagnetiche avvengono in forma discontinua (proporzionale alla loro frequenza di oscillazione, secondo una costante universale), non già in forma continua, come sosteneva la teoria elettromagnetica classica.
Nel 1901 Planck passò dall'ipotesi alla teoria quantistica, secondo la quale gli atomi assorbono ed emettono radiazioni in modo discontinuo, per quanti di energia, cioè quantità di energia finite e discrete. In tal modo anche l'energia può essere concettualmente rappresentata, come la materia, sotto forma granulare: i quanti sono appunto come granuli di energia indivisibili.
La sua teoria gli valse il premio Nobel per la fisica del 1918.
Fu anche un ottimo pianista, si interessò di problemi filosofici, restò attivo fino a tarda età: ma la sua vita fu spesso turbata da tristi avvenimenti, soprattutto dalla morte del figlio Erwin, fucilato nel 1944 dai nazisti perché coinvolto nell'attentato di luglio contro Hitler. L'Istituto Max Planck è stato così denominato in suo onore.
Nel 1929 gli fu assegnata la Medaglia Copley.

Nome
Nell'aprile 2008 è stato scoperto che il suo nome di battesimo (Rufname in tedesco) era Marx, un'abbreviazione oggi in disuso di Markus, non semplicemente Max, il nome con cui fu noto per tutta la sua vita. Considerando un altro dei suoi nomi, Karl, viene ovviamente in mente un altro celebre tedesco, Karl Marx. La scoperta è stata pubblicata dal Der Spiegel, e si basa su due diversi documenti ecclesiastici, tra cui il certificato di battesimo di Planck; quest'ultimo fu regolarmente firmato dal pastore di Kiel, ed è quindi tutt'oggi di valore pienamente legale.
Commentando la notizia, il dottor Lorenz Beck della Società Max Planck ha confermato l'originalità dei documenti, ma ha anche fornito prove che già a dieci anni Planck si firmava come Max, e che la R potrebbe essere andata persa con il trasferimento della famiglia a Monaco di Baviera; inoltre, ha fatto notare che Planck (di simpatie peraltro conservatrici) non usò mai il nome Marx in tutta la sua vita.

▪ 1969 - Natalino Otto, nome d'arte di Natale Codognotto (Cogoleto, 25 dicembre 1912 – Milano, 4 ottobre 1969), è stato un cantante e produttore discografico italiano, iniziatore del genere swing in Italia.

«"Professore per favore
mi vuol dir se è nato prima
l'uovo oppure la gallina?"
Che figura, il professore non lo sa » (Larici-Rastelli-Ravasini, La classe degli asini)

[...]
Per lui oltre duemila motivi
Agli inizi degli anni sessanta affiancò, all'attività di cantante, quella di produttore discografico, fondando l'etichetta Telerecord e dedicandosi anche all'organizzazione di spettacoli ed alla ricerca di materiale musicale dimenticato.
Natalino Otto fu un cantante molto prolifico. Arrivò ad incidere oltre duemila motivi. Tra quelli di maggior successo, Ho un sassolino nella scarpa, Mamma voglio anch'io la fidanzata (il cui ritornello è stato campionato nel brano rap degli Articolo 31 "La fidanzata"), Mister Paganini, Polvere di stelle (di cui incise anche una seconda versione interamente in italiano intitolata Cosmo), Op op trotta cavallino, Natalino studia canto, Il valzer del boogie-woogie, La classe degli asini, Io cerco la Titina.
Nel 2007 il cantautore romano Pierluigi "Piji" Siciliani gli ha dedicato il brano L'Ottovolante, che ha vinto l'edizione 2007 del Premio "L'Isola che non c'era" e il IX Premio "Un giorno insieme - Augusto Daolio - Città di Sulmona".

▪ 1988 - Carlo Carretto (Alessandria, 2 aprile 1910 – Spello, 4 ottobre 1988) è stato un religioso italiano, della congregazione cattolica dei Piccoli Fratelli del Vangelo.

Nasce in una famiglia di contadini proveniente dalle Langhe. È il terzo di sei figli, di cui quattro si faranno religiosi. La famiglia si trasferisce presto a Torino, in un quartiere periferico, nel quale si trova un oratorio salesiano che avrà molta influenza sulla formazione di Carlo Carretto e su tutta la famiglia. Lo spirito salesiano si farà sentire anche nella vita professionale che Carretto inizia all'età di diciotto anni, a Gattinara, come maestro elementare.
Milita nel settore giovanile dell'Azione Cattolica di Torino, dove entra ventitreenne su invito di Luigi Gedda che ne era il presidente. Dopo aver compiuto gli studi, laureandosi in Filosofia a Torino, dal 1936 al 1952 militò nell'Azione Cattolica, divenendo Presidente nazionale dei giovani. Nel 1940, dopo aver vinto un concorso viene inviato come Direttore didattico a Bono (Sardegna). Ma l'incarico dura poco: a causa dei contrasti col regime fascista, dovuti al suo insegnamento e per l'influsso che questo esercita anche al di fuori della scuola nei giovani, viene inviato al confino a Isili e poi rimandato in Piemonte. Qui gli viene consentito di riprendere il suo lavoro come direttore didattico a Condove. Con l'avvento della Repubblica di Salò, riceve da Roma l'incarico di riorganizzare la struttura dell'Azione Cattolica del Nord-Italia. Dal punto di vista lavorativo viene radiato dall'albo dei direttori didattici e tenuto sotto sorveglianza per non aver aderito al Regime.
A Roma, nel 1945, alla fine della guerra, insieme a Luigi Gedda (presidente dell'Azione Cattolica), crea l'Associazione nazionale maestri cattolici. Nel 1946 è presidente nazionale della Gioventù italiana di Azione Cattolica (GIAC) e, nel 1948, in occasione dell'80º anniversario della fondazione dell'Azione Cattolica, organizza una grande manifestazione di giovani a Roma: è la famosa adunata dei trecentomila "baschi verdi". Poco dopo fonda il Bureau International de la Jeunesse Catholique, di cui diviene vice presidente.
Nel 1952 si trova in disaccordo con una parte importante del mondo politico cattolico che desiderava un'alleanza con la Destra; Carlo Carretto deve dimettersi dal suo incarico di presidente della GIAC. È in questo frangente che matura la decisione di entrare a far parte della congregazione religiosa dei Piccoli Fratelli di Gesù fondata da Charles de Foucauld.
L'8 dicembre 1954 parte per l'Algeria, per il noviziato di El Abiodh, vicino ad Orano; per dieci anni vivrà una vita eremitica nel Sahara, fatta di di preghiera, silenzio e lavoro, esperienza che esprimerà in Lettere dal deserto, e in tutti i libri che scriverà in seguito. La stessa esperienza alimenterà anche tutta la sua vita e la sua azione successiva.
Qui, per un certo periodo, ritrova il suo vecchio amico Arturo Paoli, anch'egli passato dalla dirigenza dell'Azione Cattolica alla vita religiosa nel deserto del Sahara.
Rientrato in Italia nel 1965 si stabilisce a Spello (Umbria), dove Leonello Radi (già presidente della Giac di Foligno) è riuscito a far affidare alla Fraternità dei Piccoli Fratelli del Vangelo l'ex convento francescano di San Girolamo, vicino al cimitero. Fratel Carlo è entusiasta della nuova sistemazione. Leonello Radi dirà: "l'attività principale di Carlo Carretto erano le otto ore di preghiera al giorno. L'ho trasportato non so quante volte con il mio maggiolino rosso. Durante il viaggio si conversava e, soprattutto, si pregava". Ben presto lo spirito di iniziativa di Carretto ed il prestigio di cui gode, aprono la comunità all'accoglienza di quanti, credenti e non, desiderano trascorrervi un periodo di riflessione e di ricerca di fede vissuto nella preghiera, nel lavoro manuale e nello scambio di esperienze. Al convento in cui la Fraternità risiede, si aggiungono man mano molte case di campagna sparse sul monte Subasio che vengono trasformate in eremitaggi (Giacobbe, Elia, Charles de Foucauld, San Francesco, Sant'Angela, Santa Chiara, Beni Abbes,...). Carretto sarà per oltre vent'anni l'animatore di questo centro affiancato da molti collaboratori, amici e benefattori, tra cui, molto importante per l'attività del gruppo, l'ingegnere romano Renato Di Tillo, fraterno amico anche di Madre Teresa di Calcutta.
Durante questi anni continua la sua attività di scrittore iniziata negli anni giovanili. Tra i libri di quel periodo va ricordato Famiglia piccola chiesa che suscitò contrasti nel mondo cattolico per alcune sue idee non rispondenti alla morale cristiana.
Uomo della parola e della penna, usò con molta efficacia questi due mezzi per comunicare agli altri le sue "scoperte" e la sua esperienza nella fede.
I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue e gli hanno creato una schiera di lettori e di amici in molti Paesi del mondo. Spesso veniva invitato, perciò, a portare la sua parola in conferenze e incontri spirituali. La sua profonda interiorità non lo isolava dal mondo e dai suoi problemi, ma anzi lo spingeva ad interessarsene in spirito di "profezia" e di servizio.
Nonostante il suo ritiro, ha sempre partecipato alle vicende della società italiana. Nel 1974, durante il dibattito sul referendum sulla legge per il divorzio, ha aderito al gruppo di "cattolici" favorevoli al divorzio.
L'Azione Cattolica Italiana resta comunque il primo amore mai dimenticato. Quando nel 1986 contrasti interni alla Presidenza Nazionale di AC spingono papa Giovanni Paolo II a richiamare l'associazione ad un impegno più visibile nel mondo, Carlo Carretto scrive la Lettera a Pietro in cui difende appassionatamente la "scelta religiosa" perseguita dall'ACI del nuovo Statuto e il suo Presidente Alberto Monticone.
Carlo Carretto muore nel suo eremo di san Girolamo a Spello nella notte di martedì 4 ottobre 1988, festa di san Francesco d'Assisi del quale era stato biografo.

Citazioni
«Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità! Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso, e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello.
Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure. No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te. E poi, dove andrei? A costruirne un’altra? Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia Chiesa, non più quella di Cristo. L'altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale: “Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi non è più credibile”. Mi fa pena! O è un sentimentale che non ha esperienza e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri. Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra. San Francesco urlava: “Tu mi credi santo, e non sai che posso ancora avere dei figli con una prostituta, se Cristo non mi sostiene”. La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo. Degli uomini è la debolezza e semmai la buona volontà di fare qualcosa di buono con l'aiuto della grazia che sgorga dalle vene invisibili della Chiesa visibile.
Forse la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma?» (Carlo Carretto Il Dio che viene cap.X)

«Quando ero giovane non capivo perché Gesù, nonostante il rinnegamento di Pietro, lo volle capo, suo successore, primo papa. Ora non mi stupisco più e comprendo sempre meglio che avere fondato la Chiesa sulla tomba di un traditore, di un uomo che si spaventa per le chiacchiere di una serva, era un avvertimento continuo per mantenere ognuno di noi nella umiltà e nella coscienza della propria fragilità. No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una pietra così debole, perché ne fonderei un'altra su una pietra ancora più debole che sono io. »
«Ma poi c'è ancora un'altra cosa che è forse più bella. Lo Spirito Santo, che è l'Amore, è capace di vederci santi, immacolati, belli, anche se vestiti da mascalzoni e adulteri.
Il perdono di Dio, quando ci tocca, fa diventare trasparente Zaccheo il pubblicano, e immacolata la Maddalena, la peccatrice. È come se il male non avesse potuto toccare la profondità metafisica dell'uomo. È come se l'Amore avesse impedito di lasciare imputridire l'anima lontana dall'Amore. “Io ho buttato i tuoi peccati dietro le mie spalle”, dice Dio a ciascuno di noi, e continua: “Ti ho amato di amore eterno, per questo ti ho riservato la mia bontà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine Israele” (Ger 31,3-4). Ecco, ci chiama “vergini” anche quando siamo di ritorno dall’ennesima prostituzione nel corpo e nello spirito e nel cuore. In questo, Dio è veramente Dio, cioè l'unico capace di fare le “cose nuove”. Perché non m'importa che Lui faccia i cieli e la terra nuovi, e più necessario che faccia “nuovi” i nostri cuori. E questo è il lavoro di Cristo. E questo è il lavoro divino della Chiesa. Volete voi impedire questo “far nuovi i cuori”, scacciando qualcuno dall'assemblea del popolo di Dio?
O volete voi, cercando altro luogo più sicuro, mettervi in pericolo di perdervi lo Spirito?»


Dicono di lui
«È la consapevolezza del pluralismo culturale ed etico del mondo contemporaneo: nessun cedimento sul principio dell'indissolubilità del matrimonio per i cristiani. Tuttavia riceve molte lettere scandalizzate. Fratel Carlo, uomo di Dio, che in coscienza ha sentito il dovere di difendere l’autonomia laicale di fratelli che nel referendum hanno fatto una valutazione politico-legislativa, chiederà poi perdono "di questo scandalo" nella messa del Giovedì santo dell’Anno Santo 1975 nella cattedrale di Foligno prendendo la parola di fronte al vescovo Siro Silvestri.»(Paolo Giuntella "Jesus" Ottobre 1998)
«Sono passati davvero tanti anni. Se ti dico che la Chiesa italiana ha un debito di riconoscenza nei tuoi confronti, sai che non esagero. Hai formato intere generazioni di giovani ad amare la Bibbia e a trovare in essa la risposta alle tante domande della vita. Sei stato anche invidiato, che vuoi farci. Non facendo parte dell’intoccabile casta degli intellettuali (anche cattolici) gli hai fatto vedere come si scrive un libro, senza particolari doti di erudizione teologica, come si parla alla gente semplice, e come si accarezza l’ospite inatteso, non chiudendo mai la porta. Qualcuno ti ha voluto per forza tacciare di essere un monaco “progressista”. Ma, devo dirti la verità, rileggendo tutti i tuoi libri e articoli, e riportando i ricordi delle persone che ti hanno conosciuto, mi sembra proprio che chi abbia pensato questo sia fuori strada.
Essere un uomo di Dio significa essere progressisti?
Da cronista mi domando se tu abbia incarnato le virtù della santità. Una domanda, ovviamente, da girare a chi di queste cose se ne intende, la Chiesa madre. Ma, da credente, credo che tu sia già beato. Almeno per me.» (Gianni Di Santo "Carlo Carretto. Il profeta di Spello" Edizioni San Paolo 2010)

▪ 1996 - Silvio Piola (Robbio, 29 settembre 1913 – Gattinara, 4 ottobre 1996) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano, che giocava nel ruolo di attaccante.
È il più prolifico centravanti italiano di tutti i tempi, con 364 reti, e il miglior marcatore della Serie A con 274 gol.
È ancora oggi il bomber di tutti i tempi di tre squadre diverse: Pro Vercelli, Lazio e Novara. A lui è intitolato l'omonimo premio calcistico destinato agli attaccanti Under-21 di Serie A e Serie B.
Detiene il record del maggior numero di gol segnati in una partita di Serie A: 6 reti in Pro Vercelli-Fiorentina (7-2) del 29 ottobre 1933[3] (record eguagliato in seguito da Omar Sivori, in una partita disputata contro una formazione giovanile e con l'ausilio di un rigore). È inoltre il più anziano goleador su azione del campionato italiano (40 anni, 6 mesi e 9 giorni) in Novara-Milan del campionato 1953-1954.

▪ 2006 - Riccardo Pazzaglia (Napoli, 12 settembre 1926 – Roma, 4 ottobre 2006) è stato uno scrittore, giornalista, paroliere e anche attore e regista italiano.
Nel 1952 si diploma in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, avendo come docenti Alessandro Blasetti, Vittorio de Sica, Roberto Rossellini. Da quell'anno, comincia un'intensa attività di documentarista e sceneggiatore. Il suo film di esordio, “L'onorata società" (1960) è dissacrazione della mafia; secondo film della coppia Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Seguono il mediometraggio “La fabbrica dei soldi” (1965), con Salvo Randone, e “Farfallon” (1974), satira del sistema carcerario italiano, sia repressivo che permissivo.
Negli anni sessanta partecipa al programma radiofonico Radio ombra e nel 1985 alla trasmissione televisiva Quelli della Notte, di Renzo Arbore, nella quale interpreta un ruolo da "filosofo".
Negli anni ottanta è autore di vari libri, come "Il brodo primordiale" (1985), seguito da "La stagione dei bagni" (1987) e "Partenopeo in esilio" (1989). Dall'opera di satira sociale "Separati in casa" trae la sceneggiatura del film omonimo. È anche autore di alcune canzoni interpretate da Domenico Modugno come Sole, sole, sole, Lazzarella, Io, mammeta e tu, 'O ccafè, Meraviglioso (di recente colonna sonora del film di Giovanni Veronesi Italians) e da Joe Sentieri (Lei, finalista al Festival di Sanremo 1961).
Narratore di Storia, Riccardo Pazzaglia ha descritto le vicende della seconda metà dell''800 nella Trilogia dell'800: ne "Il regno dei due cognati" racconta il decennio francese a Napoli ed il doppio regno di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, in "Garibaldi ha dormito qui" (vincitore del Premio Cimitile) racconta la fine del Regno delle Due Sicilie fino alla difesa di Gaeta, mentre ne "La Repubblica romana ha i giorni contati" tratta degli ultimi giorni della Repubbli­ca Romana del 1849.
Regista di diversi film, fra i quali Separati in casa, del 1986, tratto dal libro omonimo e basato sulle vicissitudini di due coniugi (interpretati da Pazzaglia stesso e da Simona Marchini), costretti a vivere da separati nella stessa abitazione a causa della carenza di alloggi.
In teatro, ha partecipato a numerose commedie, tra cui "La gnoccolara" di Pietro Trinchera, "La moglie fatta in casa", scritta in doppi settenari e ispirata a "La scuola delle mogli" di Molière e "Cirano", commedia musicale con musiche di Domenico Modugno.

Attività radiotelevisiva
Nel 1968, per Radiodue, creava - con Corrado Martucci - il programma "Radio Ombra" rinnovando il linguaggio radiofonico.
Nel 1969, sempre per Radiodue, con "L'altra radio", prosegue il suo discorso innovativo, affiancando agli attori della sede Rai di Via Asiago, degli sconosciuti professionisti in altri campi, per dar vita a convegni e dibattiti dai toni surreali. Seguono, per circa vent'anni, per le tre reti Rai, programmi di cui è autore e - sempre più spesso - anche conduttore: "Il Giocone", "Un altro giorno", "A tutte le radioline in ascolto", "Anni folli", "Concerto per umorista e orchestra", "Pranzo alle otto", ecc...
Nel 1983 firma, con Renzo Arbore, il programma di Rai 2 "Cari amici vicini e lontani". Nel 1984 realizza, per il programma "L'altra domenica" di Renzo Arbore, una serie di inchieste e servizi sul teatro dialettale italiano.
Nel 1985 è uno dei protagonisti del programma di Rai Due "Quelli della notte", con Renzo Arbore
Nel 1988 è autore, con Pierfrancesco Pingitore, di "Cocco", che conduce con Gabriella Carlucci. All'interno di questo show si ritaglia uno spazio satirico - della durata di soli tre minuti - intitolato appunto "Tre minuti per me".
Dallo stesso anno, e per molte puntate fino al 2002, è ospite del "Maurizio Costanzo Show".

▪ 2009 - Mercedes Sosa (San Miguel de Tucumán, 9 luglio 1935 – Buenos Aires, 4 ottobre 2009) è stata una popolare cantante argentina, simbolo della sua terra e della lotta per la pace e i diritti civili contro la dittatura; si definiva una cantora popular. È conosciuta anche con il soprannome di La Negra.

Primi anni e successo
Nata da una famiglia povera, si appassiona fin dall'adolescenza delle danze popolari; nell’ottobre 1950 partecipa, vincendo, a una manifestazione canora radiofonica a Tucumán.
Nel 1960 fa parte del Movimiento del Nuevo Cancionero, una corrente sorta nella provincia di Mendoza, che intende rinnovare la canzone popolare, rappresentando la vita quotidiana argentina. Ne fanno parte anche Armando Tejada Gómez, Manuel Oscar Matus e Tito Francia.
Insieme col marito Manuel Oscar Matus tiene concerti all’Università e pubblica il primo disco, Canciones con fundamento.
Il maggior riconoscimento viene ottenuto nel 1965 al Festival Nacional de Folklore di Cosquín, lanciata dal Jorge Cafrune; nello stesso anno incide il disco collettivo Romance de la muerte de Juan Lavalle, con Ernesto Sábato e Eduardo Falú, cantando Palomita del valle.
Nel marzo 1966 incide Yo no canto por cantar, un LP comprendente Canción del derrumbe indio, Canción para mi América, Chayita del vidalero, Los inundados, Zamba para no morir, Tonada de Manuel Rodríguez e Zamba al zafrero. Il successo la porta a incidere l’ottobre successivo Hermano e alla fine del 1967 esce Para cantarle a mi gente.
In quell’anno si esibisce in una lunga tournée che la porta a Miami, a Lisbona, a Porto, a Roma, a Varsavia, a Leningrado, a Baku e a Tiflis. In quell’occasione conosce il musicista Ariel Ramírez che le propone l'incisione di Mujeres Argentinas, conclusa solo nel 1969, dopo l’apparizione di Zamba para no morir, una compilazione di temi di successi precedenti e di Con sabor a Mercedes Sosa, che comprende la canzone di successo Al jardín de la República.
Nel 1970 partecipa al film El Santo de la Espada, di Leopoldo Torre Nilsson, sulla vita del generale e patriota argentino Josè de San Martìn; escono anche gli album Navidad con Mercedes sosa e El grido de la tierra, che contiene il celebre inno Cancion con todos, una canzone di speranza per tutto il Sudamerica. Nel 1971 edita La voz de Mercedes Sosa e Homenaje a Violeta Parra, in cui canta numerose canzoni della famosa cantante cilena, fra cui la celeberrima Gracias a la vida. Partecipa a un altro film di Leopoldo Torre Nilsson, La tierra en armas, in cui interpreta l’eroina peruviana Juana Azurduy.
Nel 1972, nonostante gli attacchi dei militari, esceHasta la victoria, un album con canzoni di chiaro contenuto sociale e politico e Cantata Sudamericana, con musica di Ariel Ramírez e versi di Félix Luna.
Dopo Traigo un pueblo en mi voz, del 1973 e A que florezca mi pueblo, del 1975, nel 1976 esce Mercedes Sosa con i contributi dei poeti Víctor Jara, Pablo Neruda, Alicia Maguiña e Ignacio Villa. Nel 1977 rende omaggio a uno dei maggiori cantanti popolari argentini con Mercedes Sosa interpreta a Atahualpa Yupanqui.

L'esilio e il ritorno della democrazia
Con l’instaurazione della dittatura militare la sua musica di denuncia inizia ad essere invisa ai militari, dapprima è vittima della censura, poi, viene imprigionata durante un concerto a La Plata[1] e infine nel 1979 è costretta all'esilio a Parigi e l’anno dopo a Madrid. Durante l'esilio dedica molti brani alla sua patria e alla speranza di cambiamento e di pace e democrazia per gli argentini, come il brano Todo cambia e Solo le pido a Dios. Torna in Argentina il 18 febbraio 1982, alla vigilia della caduta del regime e si esibisce tredici volte al Teatro dell'Opera di Buenos Aires, accompagnata dai musicisti rock Leòn Gieco e Charly Garcìa; dai concerti viene tratto l’LP Mercedes Sosa en Argentina. Tutti i suoi concerti in quell'occasione iniziano con il brano Todavia cantamos, un inno alla resistenza e alla speranza. Il ritorno alla democrazia coincide con il successo discografico del live Mercedes Sosa en Argentina dallo Stadio Ferro Carril Oeste. Lo spettacolo diventerà poi parte del documentario a lei dedicato, Como un Pàjaro libre,­ che darà il nome ad un omonimo album[1]. Mercedes Sosa diventa il simbolo della resistenza e della speranza; nel 1984 realizza lo storico spettacolo Corazòn americano, con Milton Nascimento e Leòn Gieco, che ha luogo allo stadio Velez Sarfield di Buenos Aires; l'esecuzione, con gli altri due artisti, del brano Solo le pido a Dios diventa l'inno delle nuove generazioni alla libertà riconquistata. Il concerto è inserito all'interno del film su Mercedes, Sera posible el sur?, realizzato dal regista tedesco Stefan Paul, un viaggio con Mercedes Sosa attraverso la nazione argentina, dal nord al sud, la sua gente e la sua storia.

Icona della libertà e simbolo del Sudamerica
Nel 1988 realizza il tour Three Voices (recentemente rilasciato sull'omonimo DVD), assieme alla folksinger e attivista per i diritti civili Joan Baez e al cantautore tedesco Konstantin Wecker. In quel tour spicca l'indimenticabile interpretazione di Gracias a la vida, il brano di Violeta Parra che Mercedes e la Baez avevano già inciso separatamente e che ora interpretano, con un nuovo arrangiamento, in duetto.[3] Nel 1988 lancia Amigos mìos, una compilation nella quale compaiono brani di Milton Nascimento, Pablo Milanès, Teresa Parodi, Charly Garcìa, Fito Pàez e Raimundo Fagner Nel 1989 riceve la medaglia dell’Ordine del Cavaliere delle Arti e della Letteratura, consegnatole dal Ministro della Cultura Francese. Nel 1992, le viene conferita la carica di cittadino onorario della città di Buenos Aires, nel Salone d’Oro del Conciglio e negli Stati Uniti dove viene nominata ospite onorario del Texas e Houston, dal Sindaco e dal Governatore di Stato. Nel 1993 partecipa alla colonna sonora del film Convivencia, duettando con Pablo Milanès e Roberto Goyeneche, uno dei più grandi cantanti di tango. A novembre, sulla scia di un successo inarrestabile, esce la compilation Mercedes Sosa, 30 anos, un disco che raggiunge i vertici nelle classifiche delle vendite; l’anno successivo Gestos de amor è Disco di Platino; gli album seguenti hanno parimenti un enorme successo., Nel marzo 1997, Mercedes Sosa rappresenta l’America Latina e le isole caraibiche, in veste di Vice Presidente della Commissione per la stesura della Carta della Terra: il convegno stila un documento per la Tutela dell’Ambiente equivalente alla Carta dei Diritti Umani. Nello stesso anno, dopo l'uscita dell'album Alta fidelidad-Mercedes Sosa canta a Charly Garcìa, il suo stato di salute peggiora: più volte in pericolo di vita, si ristabilisce solo dopo mesi di sofferenza, al termine dei quali realizza un nuovo album, non a caso intitolato Al Despertar che riceverà poi il Premio Gardel come Disco dell’Anno. Riprende a cantare incidendo nuovi album (l'ultimo nel 2005).[4] Nel 2008 il documentario Sera posible el sur viene rilasciato su DVD con l'aggiunta di un'intervista a Mercedes in occasione del suo concerto a Stoccarda lo stesso anno, e parte del concerto. Il tour europeo, iniziato nel 2008, doveva proseguire nel 2009, ma il management europeo ha comunicato l'annullamento del tour internazionale di Mercedes Sosa, dovuto a motivi di salute.

L'ultimo album
Nel 2009 esce l'album doppio Cantora - Un viaje intimo, un album-tributo di duetti in cui Mercedes è affiancata dai principali artisti del Sudamerica, fra cui Shakira, Lila Downs, Gustavo Cerati, Marcela Morelo, Jorge Drexler, Gustavo Santaolalla, Julieta Venegas, Caetano Veloso e molti altri. L'album è in corsa per i Latin Grammy Awards, i prestigiosi riconoscimenti della musica latinoamericana, che saranno consegnati il 5 novembre 2009 a Las Vegas. Mercedes Sosa ha conquistato diversi Latin Grammy sin dalla prima edizione, nel 2000, e poi nel 2003 e nel 2006. Quest'anno "Cantora 1" è candidato nelle categorie miglior album dell'anno e miglior album folk.

La morte
Il 4 ottobre 2009 sul sito internet della cantora viene pubblicato un messaggio della sua famiglia che ne annuncia la morte a 74 anni. A settembre era stata ricoverata in un ospedale di Buenos Aires per una disfunzione renale. La camera ardente viene allestita nel "Salone dei passi perduti" del Congresso argentino. [7]
Il governo argentino in occasione della scomparsa della cantora ha adottato il decreto 1402/2009 nel quale sottolinea che la carriera di Mercedes Sosa fu sempre di grande impegno sociale; il decreto ne esalta lo spirito di solidarietà, l'onestà intellettuale, l'impegno artistico e sociale, la ferrea difesa dei diritti umani e delle giuste cause che negli anni '70 òe causò la persecuzione della dittatura, la prigione e l'esilio fino al suo ritorno nel 1982. Lo stesso decreto dichiara lutto nazionale in tutto il territorio della Repubblica Argentina per il periodo di tre giorno a partire dal 4 ottobre. Migliaia di persone hanno reso omaggio a Mercedes Sosa nella camera ardente e fra queste la presidente della repubblica Cristina Fernández de Kirchner, il marito, l'ex presidente Néstor Kirchner, il capo di gabinetto, il presidente della camera, il segretario generale della presidenza, 5 ministri e molti artisti quali Teresa Parodi, Luis Salinas, Marián Farías Gómez, Víctor Heredia, il calciatore Diego Armando Maradona e molti altri.
Tutto il Sudamerica ha manifestato il suo dolore. Il Perù ha proclamato il lutto nazionale, la presidentessa del Cile, Michelle Bachelet, le ha dedicato un ricordo e un lungo applauso, il presidente del Brasile, Lula da Silva, ha inviato un suo rappresentate ufficiale ai funerali, il presidente venezuelano Hugo Chavez ha pubblicato su un periodico argentino la lettera ufficiale di condiglianze inviata alla presidentessa argentina.
Lunedì 5 ottobre la salma è stata trasferita al cimitero di Chacarita per una cerimonia privata e la cremazione.

Riconoscimenti
Nel corso della sua carriera, Mercedes Sosa, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali: la Medaglia per meriti culturali dallo Stato dell'Ecuador; la Targa della Mayor National University di San Marcos in Perù, per i 30 anni di carriera; il Premio ACE 1993 per l’album Sino ed il Martin Fierro 1994 per il miglior spettacolo televisivo. Nel 1995 riceve: il Premio CAMU-UNESCO, accordatole dal Consiglio Musicale Argentino e dal Segretario Regionale per l'America Latina e per le Isole Caraibiche; il Premio UNIFEM a carico delle Nazioni Unite, per il suo impegno in difesa dei diritti delle donne; il Konex Platinum 1995 come Miglior Cantante Folk ed il Diamond Konex come Miglior Artista popolare del decennio. È stata inoltre inclusa nella raccolta Global Divas dalla Conferenza delle Donne che fa capo all¹Ufficio Generale delle Nazioni Unite. Il disco, che contiene la canzone Gracias a la vida, riunisce alcune delle più importanti cantanti di tutti i tempi: Edith Piaf, Marlene Dietrich, Amalia Rodrigues, Lucha Reyes, Miriam Makeba, Celiana Gonzàlez, Marian Anderson, Aretha Franklin, Elis Regina, Maria Bethania, Gal Costa e Celia Cruz. Nel luglio 1996, a Porto Alegre, in Brasile, il Governo del Rio Grande le consegna la Medaglia Simoes Lopes Neto, per i meriti artistici e personali consacrati all¹unione dei popoli. Nell¹ottobre dello stesso anno riceve il Premio CIM-UNESCO 1996, consegnatole dal Consiglio Internazionale della Musica dipendente dall’UNESCO. Questa onorificenza viene solitamente conferita a musicisti o enti musicali che hanno contribuito a promuovere la musica come strumento di comprensione tra le persone, cooperazione tra le nazioni od altre finalità sancite nella Carta delle Nazioni Unite e nell¹atto costitutivo dell’UNESCO. Nel caso specifico il Consiglio ha dichiarato: “La Giuria ha ritenuto conferire a Mercedes Sosa questo premio, non solo per la brillante carriera, ma soprattutto per gli alti valori etici e morali dimostrati negli anni bui della storia argentina e per il costante impegno nella difesa dei diritti umani”. Alcuni giorni prima, presso il Consolato Argentino a New York, M.Sosa riceve il Diploma ad Honorem dal Consiglio Inter Americano per la Musica e dalla Organizaciòn de Estados Americanos (OEA). Il 9 dicembre 1996, al Congresso Nazionale, i membri rappresentanti del suo paese le tributano il titolo di personalità culturale della nazione che ha agito in difesa della musica popolare argentina. Inoltre, nel marzo 1997, riceve il Premio ACE come migliore album folk ­ Escondido en mi paìs ­ dall’Associazione dei Giornalisti di Spettacolo.