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Il calendario del 4 Giugno

Fonte:
CulturaCattolica.it

Eventi

▪ 780 a.C. - In Cina viene registrata la prima eclissi solare storica

▪ 1039 - Enrico II diventa imperatore del Sacro Romano Impero

▪ 1070 - il formaggio Roquefort viene creato in una grotta nei pressi di Roquefort, Francia

▪ 1760 - I piantatori del New England arrivano in Nuova Scozia (Canada) per prendere possesso delle terre strappate agli Acadiani

▪ 1763 - In quella che oggi è Mackinaw City (Michigan), gli indiani Chippewa catturano Fort Michilimackinac distraendo l'attenzione della guarnigione con una partita di lacrosse, e quindi rincorrendo la palla all'interno del fortino

▪ 1783 - Fratelli Montgolfier, primo volo umano in mongolfiera

▪ 1792 - Il capitano George Vancouver reclama lo Stretto di Puget in nome del Regno di Gran Bretagna

▪ 1812 - Guerra del 1812: Il congresso degli Stati Uniti vota per la guerra contro il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda

▪ 1814 - Luigi XVIII concede la Carta del 1814

▪ 1859 - Seconda guerra di indipendenza italiana: battaglia di Magenta

▪ 1876 - Un treno espresso arriva a San Francisco, in California, solo 83 ore dopo aver lasciato New York

▪ 1878 - L'Impero Ottomano cede Cipro al Regno Unito

▪ 1913 - Emily Davison, una suffragetta, si pone davanti al cavallo del Re, Anmer, durante il Derby di Epsom. Verrà calpestata e morirà pochi giorni dopo, senza aver mai ripreso conoscenza

▪ 1917 - Vengono assegnati i primi Premi Pulitzer: Laura E. Richards, Maude H. Elliott, e Florence Hall ricevono il primo Pulitzer per una biografia († Julia Ward Howe). Jean Jules Jusserand riceve il primo Pulitzer per la storia per il suo lavoro With Americans of Past and Present Days. Herbert B. Swope riceve il primo Pulitzer per il giornalismo per il suo lavoro per il New York World

▪ 1920 - Il Trattato di Trianon viene firmato a Parigi

▪ 1936 - Léon Blum diventa Primo Ministro di Francia

▪ 1940

  1. - Seconda guerra mondiale: Viene completata l'evacuazione di Dunquerque.
  2. - Le truppe tedesche entrano a Parigi

▪ 1942 - Seconda guerra mondiale: Inizia la Battaglia delle Midway

▪ 1944 - Le truppe alleate liberano Roma

▪ 1970 - Tonga ottiene l'indipendenza dal Regno Unito

▪ 1979 - Il primo ministro del Sudafrica Balthazar Johannes Vorster è costretto a rassegnare le dimissioni a causa degli scandali che lo coinvolgono.

▪ 1986 - Jonathan Pollard si dichiara colpevole di spionaggio per aver venduto segreti dell'intelligenza militare degli Stati Uniti ad Israele

▪ 1989
  1. - I dimostranti di Piazza Tiananmen, a Pechino, vengono repressi, il tutto viene filmato dalle televisioni
  2. - La vittoria di Solidarnosc nelle prime elezioni parlamentari parzialmente libere della Polonia del dopoguerra, innescano una sequenza di pacifiche rivoluzioni anticomuniste nell'Europa Orientale

▪ 1996 - L'ariane 5 esplode durante il lancio

▪ 1999 - Si festeggiano le 2000 puntate di Quark (e diramazioni)

▪ 2002 - California (USA): Gli astronomi Chad Trujillo e Mike Brown scoprono Quaoar al California Institute of Technology

▪ 2004 - Esce nelle sale italiane Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

▪ 2006 - I sammarinesi si recano al voto per rinnovare il Consiglio Grande e Generale della Repubblica

▪ 2009 - In un agguato ad Acilia, viene ucciso Emidio Salomone, ritenuto l'ultimo boss della Banda della Magliana

Anniversari

▪ 1463 - Flavio Biondo (latino Flavius Blondus; Forlì, 1392 – Roma, 4 giugno 1463) è stato uno storico e umanista italiano del Rinascimento. Fu il primo a coniare il termine Medio Evo e fu lui "ad analizzare per primo gli antichi monumenti di Roma con vero e proprio metodo archeologico”.
Nato nel 1392 nella città di Forlì, in Romagna, ebbe un'ottima istruzione fin da giovanissimo. Si spostò a Roma nel 1433 dove venne nominato alla segreteria papale nel 1444 e dove iniziò la sua attività di scrittore. Fu segretario di Papa Eugenio IV, Niccolò V, Callisto III e Pio II (Piccolomini). Fu autore di tre enciclopedie che sono alla base di tutte le opere successive sulle antichità romane.

Lavori antiquari
Biondo pubblicò tre guide documentate e sistematiche alle rovine dell'antica Roma, che gli diedero la fama di essere il primo degli archeologi. Ai suoi tempi si era in gran parte persa a Roma la memoria dell'identità degli antichi edifici di cui ancora emergevano le rovine. Quando nel 1430 Poggio Bracciolini scalò il Campidoglio vide intorno soltanto distese di campi abbandonati: il Foro Romano era abitato dai maiali e cresceva liberamente la vegetazione. Flavio Biondo e i suoi colleghi umanisti come Leon Battista Alberti cominciarono ad occuparsi dell'architettura, della topografia e della storia di Roma antica, sia documentandosi sulle fonti degli autori classici, sia esplorando ed esaminando i resti antichi.
Il primo lavoro di Biondo, pubblicato in tre volumi tra il 1444 e il 1446, fu il De Roma instaurata ("Roma restaurata"), una ricostruzione della topografia romana antica basata sui resti allora visibili, che fornisce anche una lista di chiese e cappelle. Nel 1459 pubblicò quindi il popolare De Roma triumphante ("I trionfi di Roma"), che narra la storia della Roma pagana come modello per le attività di governo e militari contemporanee. Il libro ebbe grande influenza nel fare rivivere ai romani il patriottismo ed il rispetto per la Roma antica e nel presentare il papato come la continuazione dell'Impero Romano.

Lavori storici
I più importanti lavori di Biondo in campo storico furono l'"Italia illustrata", scritto tra il 1448 e il 1458 e pubblicato nel 1474, e l'Historiarum ab inclinatione Romanorum imperii decades ("Le decadi storiche dal declino dell'impero romano"), scritto tra il 1439 e il 1453 e pubblicato il 1483.
L'"Italia illustrata" è un libro di geografia, basata sui viaggi personali dell'autore, e di storia delle allora diciotto province italiane. La storia inizia con la Repubblica Romana e l'Impero Romano, attraversa 400 anni di invasioni barbariche e propone un'analisi di Carlo Magno e degli imperatori del Sacro Romano Impero successivi.
La maggiore opera di Biondo fu l'Historiarum, in ben 32 libri, una storia dell'Europa dalla prima presa di Roma nel 410 all'epoca dell'autore, nel 1442. L'opera utilizza solo fonti primarie e accertate e introduce il concetto di Medio Evo, che copre l'intero periodo dalla caduta dell'impero romano fino ai tempi dell'autore.

Lavori linguistici
Egli si oppose alla teoria di Leonardo Bruni secondo la quale il latino subì dal proprio interno corruzioni e mutazioni che portarono alla nascita del volgare; sostenne invece che la causa fu l'aggressione esterna dei popoli longobardi. Gli studi moderni di linguistica hanno mostrato che le due teorie non sono effettivamente incompatibili e che il latino si è evoluto sia per ragioni interne che esterne.

Edizione nazionale
È in corso di redazione una edizione nazionale delle opere di Flavio Biondo.

▪ 1949 - Maurice Blondel (Digione, 2 novembre 1861 – Aix-en-Provence, 4 giugno 1949) è stato un filosofo e docente universitario francese, esponente di spicco della filosofia francese nella prima metà del Novecento. Il proprio pensiero, di matrice cristiana, si impernia sul concetto di azione.

Pensiero filosofico
Il suo saggio filosofico anti-intellettualistico e anti-scientista "L'azione" del 1893 fu ben accolto dai movimenti di reazione al trionfante positivismo.
Legato agli ambienti del modernismo, dopo la condanna del movimento da parte di papa Pio X nel 1907 (enciclica Pascendi), si chiuse per un lungo periodo nel più assoluto riserbo, non rinnegando il suo precedente impegno e la propria adesione di fondo a tale corrente teologica e filosofica.
Nel suo pensiero trova ampio spazio il primato della volontà che si manifesta nell'azione, sulla ragione.
Con il 1934 a partire dai temi volontaristici andò elaborando una filosofia cosmica centrata sulla provvidenza e la redenzione.

Filosofia dell'azione
È una delle forme dello spiritualismo moderno; i suoi presupposti si basano su un modo peculiare di intendere la pratica della filosofia.
Il pensatore deve volgere lo sguardo dentro di sé, elaborare una ricerca interiore e ricercare l'interorità spirituale; perciò il campo di indagine è costituito dalla coscienza e non certo dalla natura o dalla esteriorità.
Per i filosofi dell'azione la coscienza si esplica, soprattutto, nella volontà, nell'attività pratica e creativa nell'ambito della sfera morale, religiosa, sociale, più che nella pura contemplazione e nella teoresi.
Alla dialettica reale frutto della ragione, di chiara matrice hegeliana, Blondel contrappone quella della volontà; l'impulso dello sviluppo non è più la contraddizione, bensì il contrasto tra la volontà e la sua realizzazione; da questo contrasto fioriscono, sia l'insoddisfazione della volontà sia la spinta conseguente all'azione.
La vera scienza, secondo Blondel, nulla deve alla ricerca esterna, ma deve penetrare nel cuore stesso dell'azione.
L'azione è considerata da Blondel come una iniziativa a priori: il mondo stesso e il corpo dell'uomo non sono altro che manifestazioni o concretizzazioni della sua volontà. La coscienza della fatica, la pena, il dolore dell'azione, dovuti certamante dalla natura e da fattori materiali, sono causati dalla necessità di una espansione sociale di una volontà non omogenea. L'azione forma dapprima l'anima e la personalità dell'uomo, poi spinge l'individuo verso gli altri per raggiungere alcune basi fondamentali quali la famiglia, la patria e l'umanità stessa, che regolano e limitano l'espansione. A questo punto l'espansione prosegue nel campo morale, producendo, ancora una volta, un contrasto fra la volontà e la realizzazione.
Per far coincidere l'azione alla volontà umana spesso si ricorre alla religioni inferiori, quelle basate sulle supertizioni e sulle magie, ma l'esito di questio utilizzo rimane illusorio.
La via della trascendenza, della rinuncia a se stesso è l'unica che porta all'adeguamento tra la volontà e la sua realizzazione.
Blondel insiste nel sostenere l'insufficienza dell'ordine naturale e della storia; ecco perché la via della trascendenza consente la comprensione, contemporaneamente, sia la natura dell'essere e sia il proprio senso nell'infinito.

Il pensiero maturo
Nell'opera il "Pensiero" Blondel identifica l'impulso allo sviluppo nel contrasto fra l'unità, definita pensiero noetico, e la molteplicità, definita pensiero pneumatico; ma ancora una volta Blondel delinea l'impossibiltà a conciliare questi due aspetti e quindi ritiene indispensabile il ricorso alla sfera transcendentale. Nell'ultima fase della carriera riscrive la sua opera principale L'azione, ridimensionando l'importanza del valore dell'azione stessa nello sviluppo, mentre, contemporaneamente, descrive un senso provvidenziale del mondo, nei suoi aspetti positivi e negativi.

▪ 1968 - Alexandre Kojève, in russo Aleksandr Kožévnikov (Mosca, 28 aprile 1902 – Bruxelles, 4 giugno 1968), è stato un filosofo francese di origini russe, considerato uno dei maggiori interpreti della lezione hegeliana.

Nato da una famiglia di commercianti, nipote del pittore Vasilij Kandinskij, Kojève dimostra sin da piccolo una precoce vivacità intellettuale. Il padre morì sul fronte durante il conflitto russo-nipponico, e poco dopo la madre sposò un commilitone del marito di nome Lekmul, il quale garantì a Alexandre un'adolescenza agiata e ricca di stimoli culturali. Dal 1916 comincia a redigere il Diario, in cui annota non solo le proprie vicende biografiche, ma anche le prime riflessioni filosofiche.
Dopo la Rivoluzione d'Ottobre, dopo un breve periodo trascorso in prigione per aver preso parte al mercato nero, è costretto ad abbandonare la Russia nel 1920, per potere continuare gli studi universitari che a Mosca gli venivano negati. Decide così di partire con l'amico Georg Witt: dopo un lungo e avventuroso viaggio (in Polonia finisce in carcere con l'accusa di essere una spia bolscevica), giunge in Germania. Studia a Berlino e a Heidelberg, laurendosi con Karl Jaspers con una tesi su Solov'ëv. Dopo gli studi universitari decide di trasferirsi a Parigi, nel 1926. Qui frequenta l'amico Alexandre Koyré, il quale nel 1933 lascia la cattedra presso l'École Pratique des Hautes Études per un incarico al Cairo, chiedendo a Kojève di sostituirlo. Prende così vita il leggendario seminario kojèviano sulla Fenomenologia dello Spirito di Hegel. Le lezioni si protrarranno fino al 1939, diventando un punto di riferimento della filosofia francese (ma non solo) del Novecento. Subito dopo la guerra Kojève entra a far parte dell'Amministrazione francese, ricoprendo il ruolo di alto funzionario dello stato. Morirà a Bruxelles nel 1968.

Introduzione alla lettura di Hegel
Il corso che Kojève tenne sulla Fenomenologia dello Spirito (PhG) di Hegel ebbe un enorme successo: numerosi gli intellettuali francesi che presero parte alle lezioni. Kojève enfatizzò volutamente alcuni contenuti della PhG a scapito di altri: la dialettica servo/padrone divenne così il cardine della lettura kojèviana della Fenomenologia.

Opere
▪ Linee di una fenomenologia del diritto, di Alexandre Kojève, Jaca Book, Milano 1989
▪ La dialettica e l'idea della morte in Hegel, a cura di P. Serini, Einaudi, Torino, 1991.
▪ Introduzione alla lettura di Hegel, a cura di G.F. Frigo, Adelphi, Milano 1996.
▪ Il silenzio della tirannide, a cura di A. Gnoli, Adelphi, Milano 2004.
▪ Kandinsky, a cura di M. Filoni, Quodlibet, Macerata 2005.
▪ Introduzione al sistema del sapere. Il concetto e il tempo, a cura di M. Filoni, Neri Pozza, Milano 2005.
▪ L'ateismo, a cura di M. Filoni ed E. Stimilli, Quodlibet, Macerata 2008.
▪ Sostituirsi a Dio. Saggio su Solov'ëv, a cura di M. Filoni, Medusa, Milano 2009.

▪ 1973 - Tommaso Fiore (Altamura, 7 marzo 1884 – Bari, 4 giugno 1973) è stato uno scrittore e politico italiano.
Nato in una famiglia operaia, dopo studi classici all'università, divenne docente nei licei classici. Meridionalista convinto di parte socialista, lottò sempre per le autonomie e per il federalismo meridionalista, fu guida di un gruppo di giovani intellettuali e si occupò delle condizioni del Mezzogiorno e, in particolare, di quelle dei contadini. Divenne sindaco di Altamura nel 1920 e fu un radicale oppositore del fascismo. Fu incarcerato nel 1942 e nel 1943 per l'intensa propaganda antifascista.
Collaborò con «La Rivoluzione liberale» di Piero Gobetti e con «Quarto Stato» di Pietro Nenni e Carlo Rosselli, dove pubblicò un programma socialista per il Mezzogiorno.
Perdette il figlio Graziano nell'eccidio di Bari del 28 luglio 1943.
Nell'immediato dopoguerra fu incaricato dell'insegnamento di lettere latine nell'università degli studi di Bari e fu anche provveditore agli studi.

Opere
Tra le sue opere ricordiamo:
▪ Un popolo di formiche, (premio Viareggio 1952). Bari, Laterza, 1951. ISBN 8887467598.
▪ Il cafone all'inferno, Torino, Einaudi, 1955. ISBN 8888872308.

▪ 1994 - Massimo Troisi (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano.
Candidato all'Oscar al miglior attore e all'Oscar alla migliore sceneggiatura non originale per il film Il postino.
Ha saputo esplorare le tradizioni napoletane seguendo le orme linguistiche ed artistiche di Eduardo De Filippo e Totò, ma rinnovandole con contenuti e capacità recitative del tutto originali.
Scompare prematuramente, a quarantuno anni, per un fatale attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche di cui soffriva sin dall'età di dodici anni.
Alla sua figura e alla sua recitazione è legata una quasi ingenua spontaneità di espressione, mostrata sempre davanti la macchina da presa e in altre situazioni pubbliche. Ad un anno dalla sua morte, a San Giorgio a Cremano è stato istituito un premio in sua memoria, il Premio Massimo Troisi, e gli è stato dedicato un museo.
Troisi diventa il leader del trio, proiettato al ruolo di nuovo interprete della tradizione partenopea. Con la sua gestualità e mimica facciale e col suo linguaggio farfugliante e afasico, a tratti quasi incomprensibile - che ricorda certi monologhi interminabili di Eduardo De Filippo - esprime un'ironica critica nei confronti dei vecchi stilemi napoletani e dei luoghi comuni della società.

L'esordio cinematografico: Ricomincio da tre
Il primo film, di cui Troisi è regista, sceneggiatore e attore protagonista è Ricomincio da tre. Nel film la napoletanità è presente soprattutto nei riti familiari, nelle scaramanzie e nell'inerzia di un mondo immutato e immutabile, al quale il protagonista reagisce cercando nuovi stimoli con un viaggio a Firenze dove, seguito da un amico invadente e fastidioso (Lello Arena), Gaetano (Troisi) conosce Marta, una ragazza presso cui trova ospitalità e con la quale avvia una relazione sentimentale. Dopo un rientro forzato a Napoli per il matrimonio della sorella, torna a Firenze e riprende il rapporto interrotto con Marta che gli confida di essere incinta, ma di non essere sicura della paternità del nascituro (Ciro), che alla fine Gaetano - pur tormentato da dubbi sia personali che atavici - decide di riconoscere.
Ricomincio da tre ottiene due Nastri d'Argento (miglior regista esordiente e miglior soggetto) e due David di Donatello (miglior film e miglior attore) e si piazza al secondo posto nella classifica della stagione cinematografica 1980-1981. Un cinema della capitale lo tenne in cartellone per più di un anno. Di particolare effetto è la colonna sonora composta da Pino Daniele.

La morte e le tradizioni napoletane
L'anno seguente accetta di dirigere uno speciale televisivo trasmesso da Rai Tre per la serie Che fai, ridi? dedicato ai nuovi comici italiani di inizio anni ottanta, Morto Troisi, viva Troisi!, con Marco Messeri, Roberto Benigni, Lello Arena e Carlo Verdone.
Sempre nel 1982, recita insieme a Lello Arena nel film No grazie, il caffè mi rende nervoso, nel quale un fanatico ed invasato difensore delle tradizioni napoletane (pizza, sole e mandolino), cercando in tutti i modi di impedire lo svolgimento del "Primo Festival Nuova Napoli", simbolo della novità usurpatrice della tradizione, finisce col provocare la morte di Troisi, in un vicolo, dentro un organetto e con la pizza in bocca. Di questo film sono da ricordare in particolare i monologhi di Troisi nell'albergo, al commissariato e dal giornalaio.

Scusate il ritardo
La seconda tappa della carriera cinematografica è del 1983, con Scusate il ritardo, nel quale il protagonista è simile nei caratteri al Gaetano del film precedente, ma più timido e impacciato; è incapace di consolare un suo amico in crisi affettiva ma è a sua volta incapace di amare la sua donna.

Non ci resta che piangere: il sodalizio con Benigni
Altro grande successo di pubblico (ma non di critica) lo ottiene nel 1984 con Non ci resta che piangere, unico film a fianco di Roberto Benigni, da lui molto lontano per lingua e gestualità. Il film - basato su una trama elementare - è ricco di citazioni storiche e rimane comunque nell'immaginario collettivo per le invenzioni e le gag di Troisi e Benigni.
Mario (Troisi) e Saverio (Benigni), trovato chiuso un passaggio a livello, passano la notte in una locanda, ma la mattina scoprono di essersi risvegliati a "Frittole", nel 1492. Devono adeguarsi alla vita dell'epoca pur sperando di rientrare nel loro mondo. Fra le tante gag è da menzionare la scena della scrittura di una lettera a Girolamo Savonarola, chiara citazione dell'analoga scena interpretata da Totò e Peppino De Filippo in Totò, Peppino e... la malafemmina.
Inoltre, nel 1986 Troisi ha un piccolo ruolo nel film diretto da Cinzia Torrini, Hotel Colonial, girato in Colombia, nel quale tenta la carta del cast internazionale. Troisi interpreta un traghettatore napoletano emigrato in Sudamerica che aiuta il protagonista nella ricerca del fratello.

Le malattie immaginarie
Nel 1987 è attore e regista di Le vie del Signore sono finite, ambientato durante il periodo fascista; interpreta il ruolo di Camillo Pianese, un invalido "psicosomatico", assistito dal fratello Leone (l'inseparabile amico di sempre Marco Messeri), lasciato dalla sua donna e che si trova a consolare un suo amico, malato autentico ed innamorato della stessa donna senza essere ricambiato. Il film vince il Nastro d'Argento alla migliore sceneggiatura.

Con Scola e Mastroianni
Nel triennio seguente collabora come attore con Ettore Scola e con Marcello Mastroianni in tre film: Splendor (1988), in cui è proiezionista di un cinema prossimo alla chiusura; Che ora è? (1989), sui rapporti conflittuali tra padre e figlio, per il quale è premiato con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, ex aequo con Mastroianni, alla Mostra del Cinema di Venezia; e Il viaggio di Capitan Fracassa (1990), dove interpreta Pulcinella.

Gli ultimi film
L'ultima regia di Troisi è quella di Pensavo fosse amore, invece era un calesse, del 1991, di cui è anche sceneggiatore e protagonista con Francesca Neri e Marco Messeri. All'inizio del 1994 Troisi, recatosi ancora una volta negli Stati Uniti per dei controlli cardiaci, apprende che deve sottoporsi con urgenza a un nuovo intervento chirurgico, ma decide di non rimandare le riprese del suo nuovo film: Il postino (1994), girato a Procida e Salina e diretto da Michael Radford, liberamente tratto dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skármeta, che tratta dell'amicizia tra un umile portalettere e Pablo Neruda (Philippe Noiret) durante l'esilio del poeta cileno in Italia. Troisi riesce a terminare il grande capolavoro cinematografico con enorme fatica e con il cuore stremato, facendosi sostituire in alcune scene da una controfigura.
«Un finale grandioso per un attore. Morire alla fine di un film che ha tanto voluto e tanto amato.» (Marcello Mastroianni)
«È come se fosse morta una parte di me.» (Lello Arena)
Due anni dopo la morte di Troisi, il film viene candidato a cinque Premi Oscar (tra cui Troisi come miglior attore, il quarto di sempre a ricevere una nomination per l'Oscar postumo), ma delle cinque nomination si concretizza solo quella per la migliore colonna sonora (scritta da Luis Bacalov).

La scomparsa
Troisi muore nel sonno, nella casa della sorella Annamaria, a Ostia, per attacco cardiaco, il 4 giugno 1994, 12 ore dopo aver terminato le riprese de Il Postino e lascia un vuoto incolmabile nella cinematografia italiana. Amici e conoscenti, nel citarlo più e più volte, hanno sempre messo in luce l'intelligenza, l'esclusività di un personaggio, che pur nella sua indolenza, nel suo modo di esprimere la napoletanità, è sempre rimasto naturalmente umano. La spiccata attenzione verso la realtà non gli hanno mai fatto perdere la modestia.
In una intervista di Gigi Marzullo alla domanda "Come si fa a rimanere semplici dopo avere avuto tanto successo", Troisi risponde "Ci si nasce. Il successo è solo una cassa amplificatrice. Se eri imbecille prima di avere successo diventi imbecillissimo, se eri umano diventi umanissimo. Il successo è la lente d'ingrandimento per capire com'eri prima".

▪ 2004 - Saturnino Manfredi, più noto come Nino (Castro dei Volsci, 22 marzo 1921 – Roma, 4 giugno 2004), è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano. Con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni fu uno dei "mostri" della commedia a

"Il barista di Ceccano"
Sul piccolo schermo apparve per la prima volta nel 1956, nello sceneggiato L'alfiere diretto da Anton Giulio Majano, ma è nel 1959 (annata chiave della sua carriera) che ottenne uno strepitoso successo di pubblico con la sua partecipazione a Canzonissima, accanto a Delia Scala, Paolo Panelli e il ballerino e coreografo statunitense Don Lurio. In quella memorabile trasmissione creò la macchietta del "barista di Ceccano", la cui battuta tormentone Fusse che fusse la vorta bbona entrò nel linguaggio comune. Riuscì persino a convincere l'amico Marcello Mastroianni, notoriamente restìo ad apparire in televisione, ad esibirsi in una scenetta insieme a lui.

Protagonista della commedia all'italiana
Sull'onda del suo successo televisivo nello stesso anno venne chiamato nella parte del meccanico Piedeamaro in Audace colpo dei soliti ignoti, di Nanni Loy, sequel del fortunato I soliti ignoti dell'anno precedente, rispetto al quale in pratica si trovò a sostituire lo stesso Mastroianni nella parte del "tecnico" della sgangherata banda di ladri. Venne inoltre chiamato a prestare la sua voce, con la cadenza ciociara del "barista di Ceccano", come narratore fuori campo, nel 1960, nel film di Mario Mattòli Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi.
Sempre dal 1960, a partire dal ruolo da protagonista sostenuto nel film L'impiegato diretto da Gianni Puccini, diventa una delle colonne portanti della commedia all'italiana. Convince non soltanto in parti comiche o brillanti, ma anche come attore drammatico.
I personaggi che interpreta sono uomini fondamentalmente ottimisti, in possesso di una loro dignità e moralità, destinati inevitabilmente alla sconfitta ma non umiliati; grazie alle loro doti di amara ironia, sono spesso in grado di sovrastare il prepotente e ipotetico vincitore.
Tra le oltre cento pellicole della sua sterminata filmografia, vanno ricordati almeno i ruoli del rappresentante scambiato per gerarca fascista in Anni ruggenti di Luigi Zampa (1962), il cittadino distrutto da una burocrazia impietosa in Made in Italy di Nanni Loy (1965), il cognato di un editore, disilluso dalla civiltà consumistica e diventato stregone in Africa in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? di Ettore Scola (1968) con Alberto Sordi nel ruolo dell'editore, il calzolaio convivente more uxorio con una donna ebrea che si rivela alla fine essere Pasquino, l'autore di invettive in rima contro il Papa nel film Nell'anno del Signore di Luigi Magni (1969), a cui seguirà la indimenticabile amara interpretazione di un sacerdote in In nome del Papa Re (1977) dello stesso Magni, l'emigrante italiano in Svizzera costretto a tingersi i capelli di biondo in Pane e cioccolata di Franco Brusati (1974), il portantino d'ospedale Antonio in C'eravamo tanto amati di Ettore Scola (1974), e il venditore abusivo di caffè sui treni Michele Abbagnano in Cafè Express di Nanni Loy (1980), a detta di molti la sua interpretazione più intensa e sofferta. In qualità di attore si aggiudicò 5 Nastri d'Argento e 5 David di Donatello.

Regista cinematografico e teatrale
Nel 1962 debuttò dietro la macchina da presa con un pregevole cortometraggio, L'avventura di un soldato, episodio del film L'amore difficile, tratto dall'omonima novella di Italo Calvino, delicata e notevole storia sullo sbocciare di un amore tra un soldato e una vedova nello scompartimento di un treno, tutto giocato sul silenzio e sulla mimica. La sua seconda regìa è lo stupendo Per grazia ricevuta (1971), pervaso da sincera commozione, col quale si aggiudica la Palma d'oro per la miglior opera prima al Festival di Cannes e un Nastro d'Argento per il miglior soggetto.
Ne dirigerà un terzo nel 1981, Nudo di donna, ereditandone anche il tema da Alberto Lattuada che lo iniziò, sulla crisi d'identità di un uomo che scopre una sosia perfetta della moglie dal carattere allegro e disinibito, mentre la consorte è seria e posata.
Sul palcoscenico rientrò alla fine degli anni ottanta da assoluto protagonista delle commedie, da lui anche scritte e dirette, Gente di facili costumi (1988) e Viva gli sposi! (1989), in seguito portati più volte in tournée anche nel decennio successivo.

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