Il calendario del 30 Settembre
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Eventi
▪ 489 - battaglia di Verona tra l'esercito del Re d'Italia Odoacre e gli invasori Ostrogoti capeggiati da Teodorico, che riportarono una netta vittoria
▪ 1399 - Enrico IV viene proclamato re d'Inghilterra
▪ 1439 - I Turchi ancora arrivano nel friulano
▪ 1452 - Primo libro stampato, la Bibbia di Johann Gutenberg
▪ 1499 - I Turchi arrivano fino a Casarsa vicino a Udine
▪ 1513 - Il fianco ovest del monte Crenone collassò, investendo e devastando il fondo valle nella regione a nord di Biasca all'imboccatura della valle di Blenio
▪ 1867 - Gli Stati Uniti prendono il controllo dell'Atollo Midway
▪ 1880 - Quinta enciclica Grande Munus di Papa Leone XIII
▪ 1882 - La prima centrale idroelettrica entra in servizio sul fiume Fox ad Appleton (Wisconsin)
▪ 1884 - Inaugurazione del palazzo del Governo di San Marino, oratore della cerimonia Giosuè Carducci
▪ 1895 - Il Madagascar diventa un protettorato francese
▪ 1902 - Zanardelli promette aiuto alla Basilicata
▪ 1917 - Prima Costituzione russa
▪ 1935 - Inaugurazione della Diga Hoover
▪ 1938 - Conferenza di Monaco
▪ 1941 - Inizia da parte dei tedeschi l'operazione Tifone battaglia per la conquista di Mosca
▪ 1943 - Quattro giornate di Napoli
▪ 1944
- - L'esercito nazionale di liberazione jugoslavo, al comando di Tito, libera Belgrado
- - Battaglia di Angaur, Guerra del Pacifico (seconda guerra mondiale)
▪ 1948 - Esce nelle edicole italiane il primo albo di Tex, fumetto western creato da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini
▪ 1949 - Fine del Ponte aereo per Berlino
▪ 1954 - Viene ordinato il sottomarino USS Nautilus, primo vascello mosso da un reattore nucleare
▪ 1955 - James Dean muore a 24 anni in un incidente d'auto presso Paso Robles, Salinas
▪ 1956 - Preparazione attacco da parte di Israele a Nasser
▪ 1957 - San Marino colpo di stato del Partito Socialista Indipendente Sammarinese e opposizione, viene insediato a Rovereta, presso il confine con l'Italia un governo provvisorio
▪ 1957 - Viene firmato l'A.D.R., acronimo di European Agreement concerning the International Carriage of Dangerous Goods by Road, accordo europeo relativo ai trasporti internazionali di merci pericolose su strada, firmato a Ginevra
▪ 1965 - Rivolte in Indonesia, assassinati 5 generali
▪ 1966 - Il Botswana dichiara l'indipendenza e adotta la sua nuova bandiera
▪ 1967 - Debutto di BBC Radio 1; le altre radio nazionali della BBC adottano una numerazione
▪ 1977 - Roma: mentre effettua un volantinaggio, il militante di Lotta Continua Walter Rossi viene ucciso a colpi di pistola da un gruppo di neofascisti usciti da una sede del Movimento Sociale Italiano
▪ 1980
- - Le specifiche dell'Ethernet vengono pubblicate dalla Xerox assieme a Intel E Digital Equipment Corporation
- - Cinque tv private del nord Italia uniscono il segnale per dare vita alla nuova rete televisiva Canale 5, controllata dall'imprenditore Silvio Berlusconi; Canale 5 è la prima rete tv privata italiana a copertura nazionale, inizialmente senza diretta e con programmi d'importazione estera
▪ 1989
- - Il ministro degli esteri tedesco Hans-Dietrich Genscher tiene un discorso dal balcone dell'ambasciata tedesca a Praga
- - La Federazione tra Senegal e Gambia denominata Senegambia viene sciolta
▪ 1991 - Il Presidente Haitiano Jean-Bertrand Aristide viene costretto alle dimissioni
▪ Referendum popolare clandestino in Kossovo
▪ 1992
- - Presentazione da parte del presidente del Consiglio Giuliano Amato la manovra finanziaria per il 2003 per un totale di 93000 miliardi di lire, per rientrare nei parametri di Mastricht
- - Kangerlussuaq (città) piccolo villaggio della Groenlandia ritorna sotto autorità danese, dal 1951 in piena Guerra Fredda era sotto amministrazione americana. Gli Stati Uniti vi avevano costruito una base
▪ 1993 Il Parlamento italiano autorizza la ratifica degli Accordi di Schenghen
▪ 1996 - Disattivato il satellite International Ultraviolet Explorer, lanciato il 26 gennaio 1978, dopo aver osservato 80.000 spettri nella regione ultravioletta.
▪ 1998 - Chiude Expo '98, Esposizione internazionale di Lisbona aperta il 22 maggio conclusa il 30 settembre, dal tema: Oceani: un'eredità per il futuro
▪ 1999 - Incidente nucleare in Giappone, nel centro di ricondizionamento dell'Uranio di Tokaimura, a nord-est di Tokyo
▪ 2002
- - Primo trapianto di fegato in Italia su paziente di 49 anni sieropositivo
- - A Bruxelles l'Italia ottiene la moratoria fino al 2003 della sperimentazione sugli embrioni umani
▪ 2003 - Viene siglato l'accordo per l'acquisto da parte di Air France di Klm
▪ 2004 - Il presidente russo Vladimir Putin dà il via libera all'accettazione del Protocollo di Kyoto, le nazioni devono ridurre le emissioni di gas serra del 5%
▪ 2005
- - In Spagna viene approvato il nuovo statuto della Catalogna che prevede più autonomia fiscale
- - vengono pubblicate le caricature di Maometto sul quotidiano danese Jyllands-Posten
▪ 2008,
- - A Vicenza, il commissario straordinario Paolo Costa comunica che l'area dell'aeroporto "Tommaso Dal Molin", passa agli americani, i quali devono costruire la discussa base militare.
- - La crisi finanziaria continua, in Italia Unicredit, perde il 12,67%, ma sono molte le banche in tutta europa che hanno bisogno degli aiuti di stato, si profila una nuova crisi economica come quella del 1929.
▪ 2009 - L'isola di Sumatra in Indonesia è devastata da un violento sisma di 7,6 gradi sulla scala Richter, oltre 1100 le vittime.
Anniversari
▪ 1897 - Thérèse Françoise Marie Martin, meglio conosciuta come Teresa di Lisieux (Alençon, 2 gennaio 1873 – Lisieux, 30 settembre 1897), è stata una religiosa e mistica francese.
Monaca carmelitana presso il monastero di Lisieux, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica; nella devozione popolare è più nota come santa Teresina, diminutivo usato per distinguerla dall'altra santa carmelitana e Dottore della Chiesa Teresa d'Avila. Santa Teresa del Bambin Gesù del Santo Volto è il nome da lei assunto al momento della professione dei voti. La sua festa liturgica ricorre il 1º ottobre.
Patrona dei missionari dal 1927, dal 1944, assieme a Giovanna d'Arco, è considerata anche patrona di Francia.
Il 19 ottobre 1997 fu dichiarata Dottore della Chiesa, la terza donna a ricevere tale titolo dopo Caterina da Siena e appunto Teresa d'Avila.
«La scienza d'Amore, ah sì! questa parola risuona dolcemente all'orecchio della mia anima, io non desidero altro che questa scienza qui. Per essa anche se dessi tutte le mie ricchezze, come la sposa dei sacri cantici, riterrei di non avere dato niente al confronto.»
La prima infanzia ad Alençon (1873-1877)
Thérèse Martin, ultimogenita di Louis Martin e Marie-Azélie Guérin (Zélie), nacque il 2 gennaio 1873 in rue Saint-Blaise 42, ad Alençon (F).
In gioventù entrambi i suoi genitori avevano desiderato abbracciare la vita consacrata, desiderio che nessuno dei due poté realizzare. La dimensione religiosa fu molto presente nella loro vita matrimoniale. I coniugi Martin sono venerati come beati dalla Chiesa cattolica.
A metà marzo 1873, Thérèse fu data a balia presso una contadina, Rosa Taillè, dove visse per circa un anno.
Thérèse rimase orfana di madre all'età di quattro anni. Nei suoi manoscritti Thérèse racconta che questa fu la prima bara che vide. La seconda fu soltanto quindici anni dopo, quando si trovò di fronte alla bara di madre Genoveffa di santa Teresa, un'altra delle figure più significative della vita di Thérèse.
Il trasferimento a Lisieux
«Ero solo ancora una bambina che sembrava non avere altra volontà che l'altrui, ciò faceva dire alle persone di Alençon che ero debole di carattere...» (Thérèse Martin Manoscritto autobiografico A,43v)
Alla morte di Zélie, lo zio Isidore Guerin, fratello della madre, fu nominato co-tutore delle cinque sorelle Martin. Il 15 novembre 1877, Louis Martin si trasferì a Buissonnets, nella periferia di Lisieux, per stare più vicino al cognato, che a Lisieux gestiva una farmacia. La cugina minore, Marie, fu compagna di giochi di Thérèse e ne diventò una delle sue allieve quando alla santa fu affidato l'incarico di maestra delle novizie.
Un legame quasi filiale legava Thérèse alle sue sorelle maggiori, Pauline e Marie. Nel 1882, quando Pauline entrò nel monastero carmelitane, la crisi innescata dalla morte della madre si acuì e Thérèse giunse a somatizzare il suo stato psichico. Avrebbe desiderato seguire la sorella in convento, ma ciò le fu negato per la sua giovane età. Questa prima crisi si risolse nel giro di pochi mesi, ma si ripresentò con l'ingresso in convento dell'altra sorella, Marie, nel 1886.
Nella notte del successivo Natale, Thérèse risolse la sua nevrosi. Ella comprese il suo bisogno di intraprendere una ricerca per giungere ad una conoscenza approfondita di Dio. Questa ricerca, che Teresa definì "Scienza d'amore", le fece maturare il desiderio di diventare suora carmelitana, seguendo le orme delle sorelle.
L'estasi del Belvedere
Un giorno verso il tramonto Thérèse e la sorella Celine discutevano sul Belvedere dei Buissonnets dei temi trattati dal canonico di Chambéry Arminjon che si ispirava agli scritti di Sant'Agostino. Thérèse e Celine raccontarono che il Belvedere all'istante cessò di essere Lisieux: ma che si trovavano ad Ostia in compagnia di Santa Monica e Sant'Agostino[1].
« [...] l'impressione che ancora ne risento è troppo grande e dolce perché io possa esprimerla. Tutte le grandi verità della religione, i misteri dell'eternità, immergevano l'anima mia in una felicità che non era di questa terra [...] »(Manoscritto A)
Una prima esperienza di missionarietà
Thérèse seguì, per circa due mesi, sul quotidiano La Croix lo svolgersi del processo di Enrico Pranzini, che aveva assassinato tre donne. A Thèrèse del "grande criminale" importava solo salvare l'anima, in una sorta di sfida personale contro Satana e quasi per provare la solidità della sua alleanza con Dio. Per Pranzini moltiplicò preghiere e sacrifici coinvolgendo in quest'azione di salvataggio anche sua sorella Celine.
L'esecuzione di Pranzini fu eseguita all'alba del 31 agosto 1887. Leggendo il giornale, Thérèse trovò il racconto delle ultime ore di vita del condannato: Pranzini si pentì all'ultimo istante e baciò il crocifisso dopo un primo rifiuto [2]. Questo fu l'inizio dell'attività missionaria di Thérèse[3].
Ingresso in monastero (1886 - 1888)
All'età di 14 anni Teresa decise quindi, seguendo l'esempio di Teresa d'Avila, di «mettersi sulle tracce» di Gesù, diventando anch'essa monaca. Sebbene le monache del Carmelo avessero dato il loro parere favorevole, e il padre e con qualche difficoltà anche lo zio avessero dato la loro autorizzazione, per la sua giovane età ella trovò l'opposizione del parroco di Saint-Jacques, il reverendo Delatroètte, che le consigliò di rivolgersi al vescovo. Nel novembre 1887 il vescovo di Bayeux, Flavien-Abel-Antoinin Hugonin, le negò il permesso e lei intraprese con il padre Louis ed la sorella prediletta Celine un viaggio a Roma per rivolgere questa sua richiesta direttamente a papa Leone XIII.
Il viaggio in Italia
Nel 1887, per i 50 anni di sacerdozio del Papa Leone XIII, le diocesi di Coutances e di Bayeux organizzarono un pellegrinaggio a Roma, dal 7 novembre al 2 dicembre. Al viaggio partecipò un gruppo di 197 pellegrini, di cui un quarto appartenenti alla nobiltà francese, mentre 65 erano ecclesiastici.
Il pellegrinaggio ebbe una cerimonia ufficiale di apertura che si svolse a Parigi nella cripta della basilica del Sacro Cuore a Montmartre la domenica del 6 novembre.
A Roma, durante l'udienza con Leone XIII, nonostante il divieto di parlare in presenza del Papa imposto dal vescovo di Bayeux, Teresa si inginocchiò davanti al Pontefice, chiedendogli di intervenire in suo favore per l'ammissione in convento. Il Papa tuttavia non diede l'ordine auspicato, ma le rispose che, se la sua entrata in monastero era scritta nella volontà di Dio, questo desiderio si sarebbe certamente adempiuto.
Sulla via del ritorno il vescovo cambiò opinione su Thérèse e diede il proprio permesso. A poco più di quindici anni, il 9 aprile 1888, Teresa fece il suo ingresso al Carmelo, dove assunse il nome di "Teresa del Bambin Gesù", aggiungendovi in seguito "del Volto Santo". Il suo nome completo da religiosa è "Teresa del Bambin Gesù del Volto Santo".
La vita in monastero (aprile 1888 - 1896)
In monastero conobbe la fondatrice del carmelo di Lisieux, Madre Genoveffa, al secolo Claire Bertrand. Quest'anziana monaca fu modello di vita monastica e riferimento teologico per Teresa. Fu lei infatti che la esortò a coltivare il valore della pace a cui Teresa già aspirava per indole, e attorno a questo tema Teresa ricamò il suo pensiero teologico [4]
Nel 1893 fu nominata vice-maestra delle novizie, in aiuto a madre Maria Gonzaga.
Nel 1894, dopo una lunga convalescenza, Louis Martin morì, e Celine che lo aveva accudito, entrò nello stesso Carmelo dove già si trovano le sorelle. La sua macchina fotografica ci ha lasciato le fotografie di Thérèse.
La notte della fede (1896-1897)
«Bisogna avere viaggiato sotto questo buio tunnel per comprenderne l'oscurità» (Thérèse Martin, Manoscritto autobiografico C,5v)
Nell'aprile del 1896 la suora contrasse la tubercolosi, malattia che nel giro di 18 mesi la portò alla morte. Questo periodo di malattia fu accompagnato da una crisi profonda della fede, che lei chiamò "notte della fede".
Durante questo periodo, come scrisse nel Manoscritto C, ella fu tentata di abbandonare la sua vocazione e si sentiva spinta all'ateismo ed al materialismo.
La morte della mistica
A partire dall'8 luglio 1897 Teresa lasciò definitivamente la sua cella per l'infermeria del monastero. Due giorni dopo interrompe la composizione del manoscritto C, rimasto incompiuto.
All'8 settembre risale il suo ultimo autografo, su un'immagine di Nostra Signora delle Vittorie a lei molto cara.
Durante questo ultimo periodo della sua vita Teresa subì diverse tentazioni e meditò anche il suicidio[5].
La santa morì il 30 settembre, verso le 19 e 20. Il giorno dopo il suo corpo venne esposto nel coro, dietro le grate. Davanti al feretro sfilarono fino alla domenica sera parenti, amici e fedeli facendo toccare al corpo esanime di Teresa rosari e medaglie, secondo l'usanza di quei tempi. La mattina del 4 ottobre un carro funebre trainato da due cavalli condusse la salma della grande mistica nel nuovo cimitero delle Carmelitane e ne occupò il primo posto.
Desiderio di altri servizi
Il desiderio missionario
Il grande desiderio di Teresa di recarsi in missione in Indocina non si realizzò mai a causa della sua malattia. Il progredire inarrestabile di essa, tuttavia, non le impedì di prendersi cura dei missionari in partenza per il sud-est asiatico e pregare per loro.
A questo scopo madre Maria di Gonzaga affidò quali fratelli spirituali, secondo una consuetudine del tempo, i missionari Maurice Belliere[6] e Adolphe Roulland[7], missionari rispettivamente in Africa ed in Cina, affinché essa sostenesse per mezzo della preghiera il loro lavoro apostolico. Thérèse che aveva sempre desiderato avere un fratello sacerdote e anche per questo si rammaricava per la morte precoce dei suoi veri fratelli di sangue.
Dello scambio epistolare di Thérèse ed i missionari sono rimaste 36 lettere, di cui 11 di Thérèse a Belliere, 11 di Belliere a Thérèse, 8 di Roulland a Thérèse e 6 di Thérèse a Roulland.
Il desiderio del sacerdozio
Teresa ha sempre desiderato di poter accedere al sacerdozio, precluso per il suo esser donna.
Nel suo ultimo componimento teatrale, nel febbraio 1897, Teresa affronta questa tematica. In questo lavoro Thèrèse, ricordando che fu santa Barbara a portare la comunione al gesuita Stanislao Kostka che la richiedeva, sostiene che forse santa Barbara abbia desiderato essere sacerdote quando era sulla Terra ma che abbia potuto realizzare questo suo sogno solo una volta in Cielo. In questo modo Thèrèse, con la storia di santa Barbara e santo Stanislao Kostka, sembra risolvere la questione che riguarda anche lei.
Storia di un'anima
Nel 1895 la superiora del monastero, che era sua sorella maggiore, ordinò a Teresa di mettere per scritto la sua ricerca spirituale dell'amore. Nacque così il Manoscritto autobiografico A [8]. Tale scritto fu completato prima che fosse iniziata la prova della fede.
In seguito, nel settembre 1896 e poi in giugno 1897, sempre in obbedienza alla nuova priora, madre Maria di Gonzaga, redasse rispettivamente gli altri due manoscritti, catalogati come B e C. I tre manoscritti furono poi raccolti nell'opera postuma, Storia di un'anima, secondo un ordine cronologico: A, B, C.
Attualmente alcune edizioni pubblicano i manoscritti A [Agnese], da taluni chiamato dall'incipit anche Storia primaverile di un piccolo fiore bianco, e C rinominato G [Gonzaga] come costituenti uno il seguito dell'altro. Il manoscritto B, rinominato M [Maria], viene talvolta pubblicato autonomamente come il poema di settembre perché composto in settembre e perché è il più poetico dei tre.
Analisi psicologica
Alcuni studiosi formatisi al metodo psicoanalitico nel quale storicamente il metodo dell'associazione di idee costituiva assieme al pensiero onirico la via maestra per accedere all'inconscio, ritengono che questi manoscritti di Teresa siano paragonabili ad una vera e propria anamnesi psicoanalitica dove la resistenza operata dal pensiero razionale viene messa come in pausa.
La Chiesa e Teresa
La Chiesa cattolica, dapprima molto cauta e guardinga, imparò a far sua la devozione dei semplici cattolici. Malgrado questo inizio sospettoso, in seguito alti esponenti del clero, tra cui gli stessi papi, fecero propria la stessa devozione della gente semplice per la monaca di clausura di Lisieux, in certi casi trainandola ad una maggiore serietà devozionale.
Nel 1925 Teresa di Lisieux fu canonizzata da papa Pio XI e due anni dopo dichiarata patrona dei missionari, anche se non si spostò mai dal suo convento.
Per rendere gli onori dovuti alla figura della Santa, la Chiesa cattolica erige una gigantesca basilica alla "piccola Thérèse". Nel 1932 e successivamente nel 1987 fu richiesto alla Santa Sede di riconoscerle il dottorato. Le fu concesso il 19 ottobre 1997. Thérèse è quindi il 33º Dottore della Chiesa e la terza donna a ricevere questo riconoscimento dopo Teresa d'Avila e Caterina da Siena, entrambe dichiarate dottore della Chiesa cattolica da Paolo VI nel 1970.
La prima chiesa in Italia dedicata a Santa Teresa di Lisieux sorge alla periferia est di Bologna, in quella zona del Quartiere Savena denominata Pontevecchio. La cerimonia per la posa della prima pietra fu compiuta domenica 21 giugno 1925; l’Arcivescovo di Bologna, il Cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano, che aveva dato la sua piena adesione al progetto, espresse il desiderio che la nuova chiesa fosse dedicata a Santa Teresa del Bambino Gesù, innalzata all’onore degli altari appena un mese prima. Inaugurata nel 1926 come Chiesa sussidiale di Santa Maria degli Alemanni, è divenuta Parrocchia nel 1940.
Le tesi/ipotesi di lettura più significative del percorso evolutivo della mistica di Lisieux
Il superamento dei dualismi corpo-anima, spirito-materia
Questa è la lettura che fondamentalmente ne dà Jean Francois Six e che contrappone alla "lettura di Thérèse Martin secondo Madre Agnese" in cui accomuna tutte le interpretazioni dualiste, compresa la più moderna e aggiornata lettura elaborata dal vescovo di Lisieux, il carmelitano Guy Gaucher.
Thérèse Martin femminista
In alcuni lavori di autori (ad esempio "La piccola principessa di Dio" di Catherine Rihoit) si è voluto vedere in Thérèse Martin un'anticipatrice delle battaglie femministe di questo secolo; tuttavia, se è pur vero che negli scritti di Thérèse Martin si possono trovare elementi rivendicativi in questo senso, la dimensione in cui Thèrèse si muove e la prospettiva verso la quale il pensiero e la pratica di Thérèse Martin si dirige è molto più massimalista e radicale.
Di tutt'altro avviso è invece la nota antropologa Ida Magli, che tratta Thérèse alla stregua di una che ha visto, che sa, ma che non agisce.
«..è proprio nel viaggio a Roma che le sfugge un'unica osservazione sulla condizione delle donne, un vago accenno di 'femminismo', anche se soltanto perché le viene impedito di avvicinarsi concretamente, con quella partecipazione diretta che le è così abituale, ai luoghi mistici dove si recano i pellegrini. Si impazientisce, perciò, di fronte ai divieti claustrali.»(Ida Magli "Santa Teresa di Lisieux")
«Mi è ancora impossibile capire perché le donne in Italia siano tanto facilmente scomunicate; ci dicevano ad ogni momento: "Non entrate qui...non entrate là, sareste scomunicate!...". Ah queste povere donne, in che poco conto non sono mai tenute!... Eppure sono più le donne che gli uomini ad amare il Buon Dio, e durante la Passione di Nostro Signore, furono le donne ad avere più coraggio degli apostoli, poiché sfidarono gli insulti dei soldati ed osarono tergere l'adorabile Volto di Gesù... È questa certamente la ragione per cui Egli permette che le accompagni su questa terra il disprezzo, visto che l'ha scelto per Sé stesso... Egli potrà dimostrare in Cielo, che i suoi pensieri non sono quelli degli uomini, poiché allora gli ultimi saranno i primi...Durante il viaggio, e non una volta sola, non ebbi la pazienza d'aspettare il Cielo per essere la prima...Un giorno, durante la visita a un convento di Carmelitane, non contenta di seguire i pellegrini nelle gallerie esterne, stavo camminando nel chiostro interno...quando all'improvviso vidi un anziano carmelitano che da lontano mi indicava di allontanarmi; ma io, invece di andarmene, mi avvicinai e, indicando i dipinti del chiostro, cercai di fargli capire con segni che erano belli. Certamente si rese conto, dai miei capelli sciolti sulle spalle e dal mio modo di fare, che ero ancora una bambina, allora mi sorrise con bontà e se ne andò vedendo che non si trovava davanti ad un nemico. Se avessi potuto parlargli in italiano, gli avrei detto che ero una carmelitana in erba, ma non mi fu possibile, a causa dei costruttori della torre di Babele.» (Manoscritto Autobiografico A - f.66 v°)
Così commenta la Magli le considerazioni, per lei, poco convincenti di Thérèse:
«Come sempre ha già trovato una soluzione che le permette di non combattere all'esterno quello che non ritiene giusto, e praticamente non ritornerà mai più sul problema della differenza fra uomini e donne, così come, malgrado si trattasse proprio della sacralità dello spazio che le impediva di accedere nei luoghi dove entravano i pellegrini di sesso maschile, non si rende conto di trovarsi di fronte allo stesso principio che regola la clausura del Carmelo dove voleva «diventare prigioniera» (Ida Magli "Santa Teresa di Lisieux")
Thérèse Martin anticlericale
«Bisogna che mi fermi, perché se continuassi a parlare su questo argomento non la finirei più! »(Teresa di Lisieux, Manoscritto autobiografico A, f.56 v°)
Può sembrare strano che si sia detto anche questo di Thérèse Martin, eppure in questi ultimi anni Claude Langlois, storico del cattolicesimo contemporaneo oltre che direttore dell'"Istituto Europeo in Scienze delle Religioni" presso l'Università di Parigi, da studioso della mistica ha elaborato in un suo scritto, argomentandola, questa tesi che poi non è così sconvolgente come può sembrare a prima vista. Questa ipotesi di lettura vuole ancor più sottolineare uno degli elementi costituenti l'insieme degli scritti di Thérèse là dove parla dei mediocri, o accenna al sale della terra divenuto insipido o ancora ai preti tiepidi.
Illuminante su questa accezione del termine usato dall'esegeta francese di Thérèse è anche una intervista rilasciata al filosofo Jean Guitton dal cardinale Montini (il futuro papa Paolo VI):
«Nel corso del suo pellegrinaggio a Roma, Teresa aveva incontrato dei preti mediocri; invece di criticarli, aveva preso la decisione di situarsi non alla periferia, ma al centro, nel solo amore.» (Jean Guitton intervista papa Paolo VI)
E il testo teresiano conferma pienamente la correttezza della suddetta interpretazione.
«Compresi che l'Amore racchiudeva tutte le vocazioni, che era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi. Gridai: ho trovato il mio posto nella Chiesa, sarò l'Amore.»(Manoscritto B)
Qualcuno ha voluto insinuare che nel gruppo di pellegrini c'era anche un giovane prete, che travolto da un'eccessiva simpatia per le due giovinette di cui forse lui stesso non era ben consapevole, per tutto il corso del pellegrinaggio non aveva fatto altro che esagerare in premure e gentilezze verso le stesse, mettendo talvolta in imbarazzo gli altri pellegrini per il suo fare così eccessivamente disinvolto e incontrollato. Il pensiero di Teresa tuttavia va certamente al di là di questi episodi contingenti e particolari poiché, se il Dottore della Chiesa fosse stata avvezza a dare peso a semplici convenzioni, oggi non sarebbe conosciuta per la sua profondità che invece l'ha sempre mossa a vedere oltre tali convenzioni.
Questo è il brano completo del "Manoscritto A" a cui nell'intervista ci si riferisce:
«Nel corso del suo pellegrinaggio a Roma "La seconda esperienza che feci riguarda i preti. Non avendo mai vissuto da vicino con loro, non potevo comprendere lo scopo principale della riforma del Carmelo. Pregare per i peccatori mi affascinava, ma mi sembrava piuttosto strano pregare per le anime dei preti che pensavo più pure del cristallo!...
Certamente compresi la mia vocazione in Italia, ma non era il caso di cercare tanto lontano una così utile comprensione... Per un mese vissi accanto a molti santi preti e notai che sono pur sempre degli uomini deboli e fragili, anche se la loro dignità sublime li innalza al di sopra degli angeli...Se dei santi preti, definiti da Gesù nel suo Evangelo: 'il sale della terra', manifestano nel loro comportamento di avere un estremo bisogno di preghiere, che cosa bisognerebbe dire di quelli tiepidi? Gesù non ha forse ancora detto: 'Se il sale diventa insipido, con che cosa lo si salerà?'
O Madre mia, che bella vocazione quella che mira a conservare il sale destinato alle anime! Tale è la vocazione del Carmelo, perché l'unica finalità delle nostre preghiere e dei nostri sacrifici è d'essere apostoli degli apostoli, pregando per loro mentre evangelizzano le anime con la parola e soprattutto con l'esempio...Ma debbo fermarmi qui; se dovessi continuare a parlare su questo argomento, non la finirei più!...» (Msc A f.56 r°)
Thérèse Martin antiautoritaria
Questa voce sul conto di Teresa di Lisieux fa la sua comparsa nel corso del processo per la sua beatificazione e santificazione e quindi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non a suo favore.[senza fonte]
Fu infatti l'avvocato del diavolo ad accusare la giovane carmelitana di aver dimostrato con il suo comportamento di non tenere in gran conto il valore dell'autorità, e con tale accusa riteneva di poter concludere che non era degna di figurare accanto alle altre persone che la Chiesa nei secoli aveva onorato con tale titolo. Il succitato avvocato desumeva ciò dai documenti scritti in suo possesso e dalle testimonianze delle sue allieve novizie e delle altre religiose, quindi in particolare dal modo e dallo stile tutto personale con cui Thérèse ha esercitato la carica di assistente della maestra delle novizie, allorché la priora le affidò tale incarico che fu suo appannaggio sino alla morte.
La critica di Simone Weil a Teresa di Lisieux
Simone Weil, anche lei francese e cristiana proprio come Thérèse Martin, ma ex miliziana anarco-comunista nelle brigate volontarie dell'esercito repubblicano anti-franchista nella guerra civile spagnola, considerava la giovane monaca carmelitana troppo infantile. Più in particolare, la critica di Simone Weil a Teresa riguarda la concezione di Dio che è propria della carmelitana di Lisieux.
Per comprendere la critica di "infantilismo" mossa dalla Weil nei riguardi di Teresa occorre tenere conto proprio del pregresso percorso di pensiero in un marxismo molto incline all’anarchismo e nell’impegno alla trasformazione rivoluzionaria della società come militante sindacale. Simone Weil fece di più: da intellettuale decise di andare a lavorare in una grande fabbrica come operaia, per meglio comprendere la realtà di classe. Questo suo forte impegno sociale nella storia del tempo sfociò in seguito nella sua partecipazione attiva alla guerra civile di Spagna in sostegno al governo rivoluzionario anarco-comunista.
È evidente che ci troviamo di fronte a due donne completamente diverse come storia e anche per ciò che esse cercano nella dimensione religiosa della vita. Teresa di Lisieux eredita la fede dai genitori, dalla famiglia e dal suo ambiente di nascita senza minimamente metterlo in discussione, eccettuata la prova della fede che giunge negli ultimi diciotto mesi della sua esistenza. Nei confronti di questa eredità, essa si limita a lavorarci sopra per trasformarla alla luce della sua sola viva ed intensa esperienza interiore molto meno solitaria di quanto forse sognava da bambina: le sue poesie, scritte da adulta, continuamente lo ribadiscono.
Non sorprende invece che Simone Weil insista maggiormente nel sottolineare una concezione dell’amore di Dio strettamente legato all’amore per il prossimo. Da questo punto di vista la Weil non poteva mostrarsi che molto critica nei confronti di questa giovane carmelitana, in quanto a suo parere la piccola Teresa non riesce a concepire altro che un Dio personale che da Teresa viene compreso in una visione che, a giudizio di Simone Weil, si presenta troppo infantile. È proprio in questo che Simone Weil, la cui forte esigenza etica aveva sempre retto tutta la sua esistenza, vede un limite di Teresa di Lisieux e della sua elaborazione di pensiero.
La critica di Simone Weil a Teresa di Lisieux per alcuni autori è imputabile ad una lettura non approfondita dei testi della "scienziata dell'amore". Tuttavia, Simone Weil ribadisce quanto anche esponenti autorevoli della Chiesa cattolica, pur riconoscendo i meriti di Teresa di Lisieux, le rimproverano:
▪ l'aver completamente ignorato i problemi di giustizia sociale, proprio nel momento in cui la Chiesa cominciava ad occuparsene sempre più.
▪ l'aver completamente eluso quelli inerenti al lavoro di riforma e rinnovamento della Chiesa come istituzione.
Costoro danno per scontato, in quanto più moderni, di possedere una visione più ampia e quindi più realistica delle problematiche in gioco; viene tuttavia da chiedersi se, denunciando questo aspetto della carmelitana, si evidenzia una ristrettezza della sua visione o forse si mette in luce una sua grandezza di visione così profonda (e celata in parte a lei stessa) da essere incomprensibile o "follia", come lei stessa diceva, non solo per il mondo secolare ma anche per la Chiesa.
Forse è legittimo citare il monito di Gesù a Giuda nell'episodio del vangelo di Giovanni: Gesù disse infatti al suo discepolo, che rimproverava Maria Maddalena, di lasciarla fare invece, poiché i poveri li avrebbero avuti sempre, mentre il "Figlio dell'Uomo" non lo avrebbero avuto sempre accanto a loro. Questo a ribadire ancora una volta che la via religiosa tracciata da Cristo è ben più che un'etica, ma una vera e propria scienza d'amore, come "l'infantile" Teresa di Lisieux ha voluto ribadire nella sua versione di questa scienza.
Teresa si addormentava durante le preghiere in comune e alla fine della sua vita non le riesce più di continuare a credere al "Buon Dio" mentre le riesce ancora molto più facilmente di credere nei suoi amici "di carne ed ossa" che essa conosce bene: Gesù e i beati cittadini del Cielo.
Al di là di questo ormai secolare dibattito sulla teologia come scienza d'amore di cui la monaca carmelitana si è palesata maestra, resta comunque un dato certo, che questa mistica, che non è riuscita a far giungere a completa maturazione la sua ricerca spirituale, ha lasciato comunque un segno indelebile che dà da pensare a quelli che hanno orecchi e cuore per intendere.
Dopo il mito della "santa delle rose" un nuovo mito?
Allineato a questo tipo di lettura è René Laurentin, mariologo, che ha al suo attivo il progetto di creazione del più grande archivio di tutte le apparizioni di Maria in questi duemila anni e allarmato che possa ripetersi un'idealizzazione di Thérèse, questa volta con segno contrario: un culto più laico, ma sempre lontano dal realismo che invece sembra auspicare.
René Laurentin si felicita che sia sorto, già a partire dal 1925, questa sorta di movimento di liberazione di Thérèse Martin dal mito di essere considerata "Santa delle Rose", con tutti i fraintendimenti e le mistificazioni che ciò comportava, oscurando la vera fisionomia di questa donna reale con le sue luci e le sue ombre. Lo studioso ci mette tuttavia in guardia dal sorgere di un nuovo mito di Thérèse, ugualmente da lui condiviso solo parzialmente, sostenuto da simpatizzanti "fanatici" di Thérèse, molto più colti e spregiudicati, più moderni, aperti, che verso la borghesia di allora provano solo ripugnanza.
Tra questi fautori, Laurentin cita come primo nome proprio il carmelitano Jean Francois Six, che nella sua difesa intransigente e a oltranza della sua "sorella" carmelitana ha sparato con veemenza su tutti, perfino contro i genitori e le sorelle di Thérèse, in particolare Pauline. Basta dire che per Six l'ambiente di Thérèse era un "universo di morte", dove solo lei ha saputo portare la vita.
La posizione di Laurentin è quella di chi mette in guardia dicendo: - Sì, Thérèse non era la "Santa delle Rose" tutta buonina e zuccherosa che se attirava certi cristiani altri li faceva rivoltare e allontanare ma non è neanche quell'essere dalla statura così grande che da taluni viene presentata: un essere ancora inattuale.
Anche per Laurentin, Thérèse è un personaggio dalla statura eccezionale, ma rimane comunque in grandissima parte figlia del suo tempo con tutti i limiti che ciò comporta. Ed elenca tutti i limiti di Thérèse che la rendono, almeno da questo punto di vista, per l'uomo di oggi, superata dal procedere storico delle cose.
«Teresa, anche se le si tolgono tutti gli artifici che l'avevano costruita sul gusto dell'agiografia del tipo edulcorato «saint-Sulpice», appartiene certamente al suo secolo, condividendone il linguaggio, le immagini, l'eccessiva affettività.
Ella si interessa più alle «anime» che agli «uomini»: adopera il primo termine più di trecento volte e il secondo solamente una decina, nel suo manoscritto autobiografico dal titolo significativo: Storia di un'anima.
S'interessa alla Chiesa, in opposizione al mondo, secondo l'ottica del tempo. Sembra che consideri chi non ne fa parte solamente come un peccatore da convertire, senza interessarsi ai valori di cui è portatore. Sarebbe perfino tentata di combatterli: avrebbe desiderato fare la guerra ai turchi e agli eretici. Il fatto che sia un bisogno d'eroismo e di coraggio, mai di odio, non basta ad allargare la ristrettezza della prospettiva.
Ha ignorato i grandi spiriti del suo secolo, coloro che aprivano le strade dell'avvenire. Ha ignorato, lei che amava scrivere e dipingere, gli scrittori e pittori suoi contemporanei che sono passati alla posterità. Sembra ignorare il problema sociale allora drammatico e già presente in certi cristiani dell'epoca; e ancora di più i problemi internazionali o coloniali fino allora insospettati. Il suo viaggio a Roma la conduce, sull'esempio di suo padre, fra paesaggi e ambienti pittoreschi che sa cogliere d'intuito, al margine di un pellegrinaggio incentrato sul suo disegno vocazionale; ma non è sensibile alle forze collettive e ai problemi umani che vi covavano.
A livello religioso, ha rivolto tutta la sua attenzione alla conversione personale e non si è affatto soffermata sui problemi di struttura, non accorgendosi delle riforme di cui la Chiesa aveva allora bisogno.
Si è offerta come «vittima», secondo la formula che oggi non è più accettata.
Più generalmente, Teresa ha vissuto nel suo tempo e nel suo ambiente con sottomissione e ammirazione acritiche, senza contestare le strutture in cui era posta, ma sostenendole anzi. Fu sempre allineata tanto con le convenzioni del suo ambiente borghese che con le Costituzioni e gli usi del suo convento, facendole rispettare dalle sue novizie fin nei minimi particolari [...]
Infine, se Teresa può essere un prezioso modello per il tempo in cui era necessario liberarsi dalla paura, il suo messaggio non ha oggi la stessa utilità, dato che i cristiani non sono più sotto l'incubo del timore. E numerose sue scoperte appartengono ormai al patrimonio comune, per cui non abbiamo più bisogno di Teresa per accedervi.» ("Iniziazione alla vera Teresa di Lisieux" di René Laurentin.)
Contestazioni al dottorato a Teresa di Lisieux
Dopo che il Papa concesse nel 1998 il dottorato a Teresa di Lisieux sorsero all'interno della Chiesa alcune contestazioni. A queste, altri esponenti della Chiesa ribatterono nel tentativo di convincere i contestatori del merito di questo riconoscimento alla mistica carmelitana. Tra questi segnaliamo in particolare la filosofa carmelitana Cristiana Dobner che nel suo libro "Eco creante" (2008) dedicato a parare i colpi inferti a Teresa dai suoi critici, scrive su questo, a loro dire, inopportuno dottorato:
“[...] sono coloro che, incapaci di superare la barriera del linguaggio dell’epoca e l’immaginario di Teresa, non sanno toccare il fondo roccioso di quella che ella stessa chiamò la scienza dell’Amore”.
Con queste parole, questa recente lettura del percorso di vita teresiano, sembra proprio ricalcare la stessa terminologia usata da Freud in "Analisi terminabile e interminabile" (1937) allorché riconosce la totale impotenza della psicoanalisi nel trascendere appunto "il fondo roccioso di ogni analisi": la realtà biologica. E in effetti "la scienza d'amore" perseguita dalla discepola del Maestro di Nazareth pur rinnegando ogni pratica ascetico-masochista di tipo medioevale viveva mettendosi "sotto i piedi", sempre però in nome dell'Amore, ogni limite biologico.
L'autrice quindi mostra nel prosieguo del suo saggio come Teresa in realtà pur dal chiuso del monastero fosse per niente avulsa dai mondo ma al contrario in una sintonia di ricerca con i più grandi pensatori della sua epoca: da Baudelaire, Dostojevskij e Nietzsche fino a Freud.
L'amore come intelligenza suprema
Un detto popolare sostiene che "L'amore è cieco". Freud stesso considerava l'innamoramento una fase morbosa della psiche, alla stregua di una malattia da cui occorreva guarire per ritrovare la lucidità. Teresa di Lisieux invece fu tra i tanti sostenitori che ritengono che l'amore vede bene, anzi che ha la vista lunga e che tende, sprezzante dei limiti rappresentati dalla morte, più all'evoluzione che alla conservazione.
Questa tesi, che si allinea alle più moderne teorie della scienza psicologica che vede più forme di intelligenza, trova la sua teorizzazione estrema in un'interprete del percorso evolutivo della teologa carmelitana, Isabelle Prêtre, filosofa e psicologa che ha al suo attivo uno studio su Friedrich Nietzsche. Essa considera l'amore non solo una forma di intelligenza, ma addirittura la suprema forma d'intelligenza. Nel suo lavoro "Teresa di Lisieux l'intelligenza dell'amore" tratta Teresa oltre che come teologa anche come psicologa e filosofa e alla conclusione della sua lettura della storia di questa giovane amante e pensatrice si domanda: "E se l'amore fosse lui stesso l'intelligenza suprema?".
Una persona del tutto ordinaria
Inseriamo anche questa lettura della vicenda Térèse Martin, in quanto si è data di fatto nella realtà e va quindi annoverata tra le tante possibili letture che si possono dare di questa vicenda.
Come testimonia una delle sue compagne al Carmelo, suor Anna del Sacro Cuore:
«Non c'era nulla da dire su di lei; era molto gentile e molto umile, non la si notava; non avrei mai pensato alla sua santità.»
Anche la sua stessa sorella di sangue, Leonie Martin, la pensa allo stesso modo:
«Era molto gentile, Teresa, ma canonizzarla!»
Infine così commentò la proposta l'allora priora Maria di Gonzaga, allorché un prete scozzese, entusiasta dalla lettura di "Storia di un'anima", andò in visità al carmelo di Lisieux per prospettare la possibile canonizzazione di Thérèse:
«In questo caso, quante monache carmelitane bisognerebbe canonizzare?»
Anche queste testimonianze non sono banali ma significative, perché depongono in favore dell'impegno antinarcisistico tipico della personalità di Thérèse Martin che ribadisce ancora una volta la sincerità del suo desiderio di vivere nascosta, cantato anche nelle sue poesie, per essere conosciuta solo dal "tu interiore" che la abitava e che le forniva, facendola esistere, sicurezza ontologica.
Note
1. ^ L'esperienza dell'unione mistica di Agostino con sua madre Monica in Dio fu un momento "magico": nelle "Confessioni" Agostino lo chiama infatti: momentum intelligentiae, momento d'intelligenza.
2. ^ « Malgrado il divieto fattoci da nostro padre di leggere i giornali, non credevo di disobbedire leggendo le notizie che riguardavano Pranzini. Il giorno seguente alla di lui esecuzione mi trovo sotto le mani il giornale La Croix. Lo apro con ansia e che vedo?... Pranzini non si era confessato, era salito sulla ghigliottina e si disponeva a passar la testa nel lugubre buco, quando ad un tratto, assalito da una subitanea ispirazione, si volta, afferra il Crocefisso presentatogli dal cappellano e ne bacia per tre volte le piaghe santissime... Poi la sua anima andò a ricevere la MISERICORDIOSA sentenza di Colui il quale dichiara che in cielo si ha più gioia per un solo peccatore che fa penitenza, che per 99 giusti che non ne hanno bisogno. » (Thérèse Martin, Ms A, 46r)
3. ^ Per un'ulteriore documentazione e approfondimenti su questa sezione: Viviane Janouin-Benanti, Le Chéri magnifique - Histoire d'un crime, 2001
4. ^ «Serva Dio con pace e con gioia, si ricordi, figlia mia, che il nostro Dio è il Dio della pace.» (Ms A f.78r)
5. ^ Il 22 settembre la sua situazione si fa particolarmente drammatica: la sofferenza raggiunge punte elevatissime e Thérèse sente che non ce la fa più a sopportare tanto dolore. Vede vicino a lei i medicinali, vorrebbe farla finita. Poi però non ne fa nulla, ma si confida con le sue sorelle e chiede di non lasciare più vicino a lei la possibilità di una simile scorciatoia. (Tratto dalle annotazioni del Cahier Jaune)
6. ^ Maurice Bartolomeo Belliere era un seminarista della diocesi di Bayeux. Il 29 settembre 1897, vigilia della morte di Teresa, s'imbarcò per Algeri dove doveva entrare al noviziato dei Padri Bianchi. Dopo alcuni anni di missione in Africa, colpito dalla malattia del sonno, tornò in Francia e morì il 14 luglio 1907, all'età di trentatré anni.
7. ^ Adolphe Roulland era un seminarista della Società delle Missioni Estere di Parigi. Ordinato sacerdote il 28 giugno 1896 s'imbarcò per la Cina il 2 agosto dello stesso anno. Nel 1909 ritornò in Francia dove ebbe diversi incarichi. Morì il 12 giugno 1934. Teresa conobbe di persona solo quest'ultimo.
8. ^ La carmelitana ha chiaramente precisato il suo progetto sin dall'inizio del Manoscritto: «Mi ha chiesto di scrivere spontaneamente ciò che mi si presentasse al "pensiero"; non è dunque la mia vita propriamente detta che mi accingo a scrivere, ma i miei "pensieri" sulle grazie che il buon Dio s'è degnato accordarmi.» (Teresa di Lisieux Manoscritto autobiografico A)
9. ^ Su questo aspetto particolare della poliedrica personalità di Thérèse si può consultare la seguente monografia: Giuseppe Fasoli, Santa Teresa di Lisieux, autrice, regista, attrice, (Studi cattolici n° 40, 1996)
10. ^ durante le prove di questa rappresentazione teatrale, che si svolseno in maniera alquanto realistica, Teresa, nei panni della protagonista, rischiò di farne la stessa fine: fortunatamente le fiamme vennero ben presto domate.
11. ^ a b c J.-F. Six, articolo del 25 dicembre 1992 pubblicato su Le Monde.
12. ^ "Thèrèse de l'Enfant Jesus comme je la connais" in Estudis Franciscans n° 220 pp. 14-28
13. ^ Per raccontare questo episodio bisogna risalire al 1890. In quell'anno, mentre Teresa si preparava alla professione religiosa, il sacerdote Achille Ratti (il futuro papa Pio XI), esperto alpinista, insieme ad altri tre alpinisti tentava la conquista del Monte Bianco dal versante italiano. La conquista della vetta giunse a buon fine il 31 agosto 1890 e da allora la via da loro aperta viene chiamata via Ratti-Grasselli. Siccome il Papa alpinista più di ogni altro non ha mai smesso di additare all'intera comunità cattolica mondiale l'"alpinista dello Spirito" Thérèse, di comune accordo l'Ordine dei Carmelitani e il Club Alpino Italiano in occasione del centenario della morte della mistica francese hanno ritentato l'impresa e il rifugio Gonella a 3071 metri di altezza le è stato consacrato con la posa in esso della sua effigie. In esso vi si legge: "20 agosto 1997. La via italiana al Monte Bianco (via Ratti-Grasselli) è stata aperta e inaugurata da Achille Ratti e dal sac. Grasselli il 31 agosto 1890. L'alpinista Achille Ratti il 12 febbraio 1922 scalava il soglio pontificio di Roma e diveniva Papa con il nome di Pio XI. Tra le sue grandi imprese come Papa si deve annoverare la glorificazione di Teresa di Gesù Bambino di Lisieux, da lui proclamata beata (1923), santa (1925) e patrono universale delle missioni cattoliche (1927). Egli l'ha inoltre scelta come "Stella del suo pontificato."
14. ^ Attualmente infatti, abbandonato ormai al passato il mito di Teresa come "la santa delle rose", si sta diffondendo sempre più il nuovo appellativo di "dottore dell'amore"
15. ^ Per un dettaglio sulle parti con citazioni vedi Wikiquote)
16. ^ Per approfondimenti su Marcel Van e Teresa di Lisieux: "Van - L'enfant aux mains vides" del Padre Marie-Michel
• 1913 - Rudolf Christian Karl Diesel (Parigi, 18 marzo 1858 – Canale della Manica, 30 settembre 1913) è stato un inventore tedesco, famoso per l'invenzione del motore che ne porta il nome.
Dal 1978 è entrato a far parte dell'Automotive Hall of Fame che raggruppa i maggiori personaggi che hanno fatto la storia dell'automobile. Rudolf Diesel (1858-1913) era un ingegnere tedesco, di origine francese, cui si deve l'invenzione di quel motore a combustione interna, detto motore diesel. Dopo essersi diplomato brillantemente (1880) presso la Technische Hochschule di Monaco, tra il 1880 e il 1890 Diesel cercò di trovare un più efficace sostituto per il vapore come mezzo fluido da usare nelle macchine termiche. Giovandosi di una notevole preparazione teorica di tipo matematico e fisico, Diesel riuscì a progettare un motore che aveva un rendimento superiore a quello della macchina a vapore e del motore che Nikolaus August Otto aveva inventato di recente. Il motore venne brevettato nel 1892, ma fino al 1897 non venne realizzato alcun esemplare che funzionasse in modo del tutto soddisfacente. Durante il resto della sua vita Diesel si sforzò di introdurre il suo motore in tutto il mondo, ma fu sempre afflitto da problemi relativi alla fabbricazione, alle licenze e ai finanziamenti. Mentre era in viaggio alla volta dell'Inghilterra (1913) cadde in mare e morì. Negli anni seguenti il motore Diesel ha acquistato sempre maggiore importanza come generatore di potenza per macchinari e mezzi di trasporto.
• 1928 - Ludwig von Pastor, nobilitato con il titolo Freiherr von Campersfelden (Aachen, 31 gennaio 1854 – Innsbruck, 30 settembre 1928), è stato uno storico e diplomatico tedesco naturalizzato austriaco. La sua opera più nota fu la Geschichte der Päpste seit dem Ausgang des Mittelalters (Storia dei Papi dalla fine dell'età medioevale), che uscì in sedici volumi dal 1886 all'ultimo postumo nel 1933.
▪ 1998 - Bruno Munari (Milano, 24 ottobre 1907 – Milano, 30 settembre 1998) è stato un artista e designer italiano.
È stato uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo, dando contributi fondamentali in diversi campi dell'espressione visiva (pittura, scultura, cinematografia, design industriale, grafica) e non visiva (scrittura, poesia, didattica) con una ricerca poliedrica sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo della creatività e della fantasia nell'infanzia attraverso il gioco. Bruno Munari è figura leonardesca tra le più importanti del novecento italiano. Assieme allo spaziale Lucio Fontana, Bruno Munari il perfettissimo domina la scena milanese degli anni cinquanta-sessanta; sono gli anni del boom economico in cui nasce la figura dell’artista operatore-visivo che diventa consulente aziendale e che contribuisce attivamente alla rinascita industriale italiana del dopoguerra. Munari partecipa giovanissimo al movimento futurista, dal quale si distacca con senso di levità ed umorismo, inventando la macchina aerea (1930), primo mobile nella storia dell'arte, e le macchine inutili (1933). Verso la fine degli anni ‘40 fonda il MAC (Movimento Arte Concreta) che funge da coalizzatore delle istanze astrattiste italiane prospettando una sintesi delle arti, in grado di affiancare alla pittura tradizionale nuovi strumenti di comunicazione ed in grado di dimostrare agli industriali la possibilità di una convergenza tra arte e tecnica. Nel 1947 realizza Concavo-convesso, una delle prime installazioni nella storia dell'arte, quasi coeva, benché precedente, all'ambiente nero che Lucio Fontana presenta nel 1949 alla Galleria Naviglio di Milano.
È il segno evidente che la problematica di un'arte che si fa ambiente e in cui il fruitore è sollecitato, non solo mentalmente, ma in modo ormai multi-sensoriale, è ormai matura. Nel 1950 realizza la pittura proiettata attraverso composizioni astratte racchiuse tra i vetrini delle diapositive e scompone la luce grazie all'uso del filtro Polaroid realizzando nel 1952 la pittura polarizzata, che presenta al MoMA nel 1954 con la mostra Munari's Slides. È considerato uno dei protagonisti dell’arte programmata e cinetica, ma sfugge per la molteplicità delle sue attività e per la sua grande ed intensa creatività ad ogni definizione, ad ogni catalogazione.
▪ 2003 - Oreste Del Buono (Isola d'Elba, 8 marzo 1923 – Roma, 30 settembre 2003) è stato uno scrittore, giornalista, traduttore, critico e consulente editoriale italiano.
Nativo di Poggio, frazione del comune di Marciana, nella parte occidentale dell'Isola d'Elba, e nipote dell'eroe toscano Teseo Tesei, studiò a Milano, dove visse; durante la guerra trascorse alcuni anni in un campo di prigionia in Germania.
Traduttore prolifico, soprattutto dal francese, esperto di fantascienza, gialli, cinema, sport, pubblicità (sulla quale tenne una rubrica su Panorama). Tra le traduzioni, Il Cappotto di Gogol', Madame Bovary di Gustave Flaubert, Un amore di Swann di Marcel Proust e L'azzurro del cielo di Georges Bataille, ma anche opere di André Gide, Guy de Maupassant, Michel Butor, Michel Tournier, Marguerite Yourcenar, Nathalie Sarraute, Denis Diderot, Claude Gutman, e dall'inglese di Raymond Chandler, Benjamin Constant, Robert Louis Stevenson, Arthur Conan Doyle, Oscar Wilde, Horace Walpole, Ian Fleming ecc.
Fece parte ma ai margini del gruppo 63, pubblicando nello stesso anno con la Feltrinelli Per pura ingratitudine. Altri suoi libri furono Racconto d'inverno (1945), Un intero minuto (1959), L'amore senza storie (1960), Né vivere né morire (1964), Un tocco in più (1966, con Gianni Rivera), I peggiori anni della nostra vita (1971), La parte difficile (1975, ma ripubblicato nel 2003 a cura di Daniele Brolli), Tornerai (1976), Un'ombra dietro il cuore (1978), Il comune spettatore (1979), Se m'innamorassi di te (1980), La talpa di città (1984), La nostra classe dirigente (1986), La debolezza di scrivere (1987), La vita sola (1989), Acqua alla gola (1992), Amici, amici degli amici, maestri (1994) ecc.
Svolse mansioni di "editor" presso numerose case editrici (Rizzoli, Bompiani, Garzanti, ecc.), facendo conoscere autori stranieri fino ad allora sconosciuti in Italia e curando e introducendo opere di autori italiani quali Achille Campanile, Giovanni Guareschi, Giorgio Scerbanenco, Carlo Manzoni, Tiziano Sclavi, Renato Olivieri, Marcello Marchesi, Giorgio Forattini, Emilio Giannelli, Augusto De Angelis, Paolo Villaggio ecc. Fu soprattutto un grande valorizzatore della cosiddetta "cultura popolare", curando un volume su James Bond con Umberto Eco e una delle prime se non la prima Enciclopedia del fumetto italiana, prendendo in debita considerazione e in anticipo su molti il valore artistico dei fumetti.
Grande eclettico, scrisse anche un libro sul regista Billy Wilder e diverse pagine su Federico Fellini. Nel 1981 fece anche il commentatore sportivo per «Contatto», il tg diretto da Maurizio Costanzo su PIN, un'emittente televisiva di proprietà del gruppo Rizzoli.
Collaboratore de «La Stampa», curò la rubrica Specchio dei tempi che era stata creata e seguita da Giulio De Benedetti.
È stato attivo anche in televisione per la quale ha collaborato, fra l'altro, nel 1965 con Franco Enriquez alla riduzione televisiva Resurrezione (dal romanzo omonimo di Lev Tolstoj).
Divenne noto al grande pubblico soprattutto per aver diretto la rivista «Linus» dal 1972 al 1981.
Spesso ha usato l'acronimo OdB per firmarsi (un'antologia di scritti a suo omaggio si intitola appunto Ciao odb, pubblicata in collaborazione tra Baldini Castoldi Dalai e «Linus» appena dopo la sua scomparsa nel 2003).