Il calendario del 30 Ottobre
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
- Email:

Eventi
1470 - Enrico VI d'Inghilterra ritorna al trono dopo che il Conte di Warwick ha sconfitto in battaglia gli Yorkisti
1831 - Nella Contea di Southampton, lo schiavo fuggitivo Nat Turner, viene catturato e arrestato per aver guidato la più sanguinosa rivolta degli schiavi della storia statunitense
1905 - Lo Zar Nicola II di Russia concede alla Russia la sua prima costituzione, creando un'assemblea legislativa
1918 - Il Comitato di Salute Pubblica di Trieste proclama la caduta dell'Austria dalle terre del Mare Adriatico
1938 - Orson Welles trasmette per radio un realistico adattamento de La guerra dei mondi, causando il panico in tutti gli Stati Uniti
1941 - Seconda guerra mondiale: Franklin Delano Roosevelt approva un prestito da 1 miliardo di dollari all'Unione Sovietica
1953 - Guerra Fredda: il presidente statunitense Dwight D. Eisenhower approva formalmente il documento top secret denominato National Security Council Paper No. 162/2, che dichiara che l'arsenale nucleare statunitense, deve essere mantenuto ed espanso, per contrastare la minaccia sovietica
1961 - L'Unione Sovietica detona una bomba all'idrogeno da 58 megaton su Novaja Zemlja (questa è ancora oggi la più grande bomba nucleare mai fatta esplodere)
1965 - Guerra del Vietnam: a pochi chilometri da Da Nang, i Marines statunitensi respingono un intenso attacco a ondate di truppe Viet Cong, uccidendo 56 guerriglieri. Tra le vittime, un disegno delle postazioni dei marines viene rinvenuto sul corpo di un ragazzino vietnamita tredicenne, che aveva venduto bibite ai Marines il giorno prima
1968 - Prima del film Il leone d'inverno, con Katharine Hepburn
1970 - In Vietnam, il peggior monsone a colpire l'area negli ultimi sei anni, provoca gravi inondazioni, uccidendo 293 persone, lasciando 200.000 senzatetto e fermando praticamente la Guerra del Vietnam
1972 - Il presidente statunitense Richard Nixon, approva una legge per incrementare le spese per la sicurezza sociale di 3,5 miliardi di dollari
1974 - Muhammad Ali batte per K.O. George Foreman a Kinshasa, Zaire, riconquistando la corona di campione del mondo dei pesi massimi
1975 - Il Principe Juan Carlos diventa re di Spagna, dopo che il dittatore Francisco Franco ammette di essere troppo malato per governare
1977 - Il giocatore del Perugia Renato Curi muore durante una partita contro la Juventus
1980 - El Salvador e Honduras firmano un trattato di pace per portare la disputa sui confini combattuta nella Guerra del calcio del 1969 davanti alla Corte Internazionale di Giustizia
1983 - Prime elezioni democratiche in Argentina, dopo sette anni di dittatura militare
1987 - In Giappone, la NEC rilascia il primo home entertainment system a 16-bit, il PC Engine
1988 - La Philip Morris compra la Kraft Foods per 13,1 miliardi di dollari
1995 - I separatisti del Quebec perdono di poco un referendum per ottenere un mandato per negoziare l'indipendenza dal Canada (il risultato fu 50,6% contro il 49,4%)
2003 - Il Concorde, aereo supersonico anglo-francese, viene messo fuori servizio, causa il malfunzionamento e successiva caduta di uno di essi
2007 - La FIFA assegna l'organizzazione dei mondiali di calcio del 2014 al Brasile
2008 - In tutta Italia manifestazioni contro la riforma Gelmini
2008 - La Croce Rossa Italiana viene commissariata con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
Anniversari
* 1459 - Giovanni Francesco Poggio Bracciolini (Terranuova Bracciolini, 11 febbraio 1380 – Firenze, 30 ottobre 1459) è stato un umanista e storico italiano.
* 1961
- Luigi Einaudi (Carrù, 24 marzo 1874 – Roma, 30 ottobre 1961) è stato un economista, politico e giornalista italiano, secondo Presidente della Repubblica Italiana.
Intellettuale ed economista di fama mondiale, Luigi Einaudi è considerato uno dei padri della Repubblica Italiana.
Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro delle Finanze, del Tesoro e del Bilancio nel IV Governo De Gasperi, tra il 1945 e il 1948 fu Governatore della Banca d'Italia. Successivamente, l'unica personalità ad essere stata Governatore della Banca d'Italia e poi Presidente della Repubblica sarà Carlo Azeglio Ciampi nel 1999.
Anni giovanili
Nato a Carrù (CN) da Lorenzo, concessionario della riscossione delle imposte e Placida Fracchia. Rimasto orfano di padre nel 1888, si trasferisce a Dogliani, città natale della madre. Dopo aver studiato a Savona, viene mandato al convitto nazionale Umberto I di Torino e si diploma al Liceo classico Cavour di Torino con il massimo dei voti, per poi compiere gli studi universitari presso l'ateneo della stessa città, dove frequenta il Laboratorio di economia politica di Salvatore Cognetti de Martiis. In quegli anni si avvicina al movimento socialista e collabora con la rivista "Critica sociale", diretta da Filippo Turati. La collaborazione con "Critica sociale" dura un decennio e si conclude con il distacco dai socialisti e il progressivo spostamento, a partire dai primi anni del Novecento, su posizioni sempre più apertamente liberiste. Nel 1895 ottiene la laurea in giurisprudenza. Copre la cattedra di Scienza delle finanze all'Università di Torino, l'incarico di Legislazione industriale ed Economica politica del Politecnico di Torino e l'incarico di Scienza della finanze all'Università Bocconi di Milano.
Attività pubblicistica
Nel 1919 è nominato Senatore del Regno. Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Redattore de La Stampa di Torino e del Corriere della Sera di Milano fino al 1926, lascia l'attività giornalistica dopo l'avvento del fascismo. È però corrispondente finanziario ed economico del settimanale The Economist e dirige la rivista La Riforma Sociale dal 1900 al 1935 (la rivista, dal 1933, fu edita dalla casa editrice fondata dal figlio Giulio) e la Rivista di Storia Economica dal 1936 al 1943.
Esule in Svizzera, continua la corrispondenza con molti intellettuali antifascisti, tra i quali Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, autori del Manifesto di Ventotene.
Attività politica
All'indomani della caduta del fascismo (25 luglio 1943) viene nominato rettore dell'Università di Torino; torna a collaborare a Il Corriere della Sera. Dopo l'8 settembre (e la conseguente invasione dell'Italia da parte dei nazisti) si rifugia in Svizzera dove scrive le "Lezioni di politica sociale"; rientra in Italia il 9 dicembre 1944; in questo periodo ha redatto una serie di articoli economici e politici per Il Risorgimento Liberale.
Nominato Governatore della Banca d'Italia, ricopre l'incarico dal 5 gennaio 1945 all'11 maggio 1948. Pur essendo un convinto monarchico [2] (vedere i Diari) viene nominato componente della Consulta Nazionale dal 1945 al 1946.
Viene eletto Deputato all'Assemblea Costituente nel 1946 come rappresentante dell'Unione Democratica Nazionale e dà un autorevole contributo ai lavori. È Senatore di diritto del Senato della Repubblica nel 1948 ai sensi della terza disposizione transitoria della Costituzione. Nel IV Governo De Gasperi (1947-1948) è Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Finanze e del Tesoro; successivamente (1947), è Ministro del Bilancio (conservando l'incarico di Vice Presidente).
La sua politica economica di quegli anni, caratterizzata da una diminuzione della tassazione interna e dei dazi doganali, pose la basi per il boom economico degli anni cinquanta e sessanta.
Elezione a presidente della repubblica
Viene eletto secondo Presidente della Repubblica Italiana l'11 maggio 1948 (al quarto scrutinio con 518 voti su 872). Inizialmente il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi aveva candidato il ministro degli Esteri Carlo Sforza, la candidatura era appoggiata anche da una parte del fronte democratico-laico, ma incontrava la netta opposizione delle sinistre. Sebbene sulla carta disponesse di un'ampia maggioranza, Sforza non riuscì a ottenere i voti di tutti i parlamentari democristiani: contraria era in particolare la corrente di sinistra guidata da Giuseppe Dossetti storico fondatore del movimento che appunto prese da lui il nome di DOSSETTISMO.
Dopo i primi due scrutini la dirigenza democristiana prese atto delle difficoltà incontrate da Sforza e decise di candidare Einaudi. La nuova candidatura incontrò la disponibilità dei comunisti a sostenerla. Allo scadere del mandato nel 1955 diviene Senatore a vita. Tra le opere pubblicate dopo la fine del mandato presidenziale ha molto successo il volume di ricordi Lo Scrittoio del Presidente.
Attività accademica
Socio e Vice-Presidente della Accademia dei Lincei; socio della Accademia delle Scienze di Torino; membro del Consiglio Direttivo dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce, socio dell'Institut International de Statistique de L'Aja, dell'Econometric Society di Chicago, dell'American Academy of Political and Social Science di Filadelfia; socio onorario dell'American Academy of Arts and Sciences di Boston, dell'American Economic Association, della Economic History Association di New York. Presidente onorario della International Economic Association; socio corrispondente della Société d'Économie Politique di Parigi; Vice Presidente della Economic History Society di Cambridge; socio corrispondente del Coben Club di Londra e della Österreichische Akademie der Wissenschaften di Vienna. Gli sono state conferite le lauree "honoris causa" dalla Università di Oxford, dalla Università di Parigi e dalla Università di Algeri.
Luigi Einaudi fu autore di numerose pubblicazioni scientifiche, soprattutto nelle materie economiche, alcune delle quali sono state tradotte nelle principali lingue straniere.
Ha curato direttamente la conduzione della sua azienda agricola presso Dogliani, applicandovi le tecniche di coltivazione più moderne.
Pensiero politico
Esponente del pensiero liberista e federalista, Einaudi è convinto che il liberalismo deve svilupparsi concretamente in tutti gli aspetti della vita politica, sociale ed economica di un uomo.
Einaudi introduce alcune novità nella politica economica dei liberali italiani; a suo parere vi è una mutua implicazione tra liberalismo e liberismo, discostandosi in questo dalle teorie di Benedetto Croce, che preconizzava il liberalismo italiano come un affare innanzitutto morale: la parola liberismo, infatti, non esiste nella lingua inglese ed è creata appositamente da Benedetto Croce per differenziare libertà civili e libertà economiche.
Il liberismo non è semplice economicismo. Rifacendosi ai classici anglosassoni del pensiero liberale (John Stuart Mill e John Locke su tutti), Einaudi esalta l'individualità, la libertà d'iniziativa, il pragmatismo. Per Einaudi, le libertà civili sono inscindibili dalle libertà economiche. Einaudi le situa in un rapporto di interdipendenza: ciascuna libertà può emergere solo in presenza delle altre libertà. La libertà funziona solamente laddove è esplicata nella sua completezza: un liberale "completo" è anche "liberista", perché tenta di applicare una reale corrispondenza tra ideale di libertà e società concretamente libera.
Secondo Einaudi, in un regime statalista la vita sociale ed economica è destinata alla stagnazione: l'individuo si perfeziona solo se è libero di realizzarsi come meglio crede; il liberalismo educa gli uomini perché insegna loro ad autorealizzarsi. La meritocrazia risulta strettamente connessa a un'economia di mercato: l'individuo più competente o creativo può rendere migliore l'azienda e quindi viene assunto. L'autorealizzazione può portare allo scontro tra individui con interessi concorrenti. Questo genere di lotta è però una lotta di progresso: gli uomini sono così costretti ad assumersi la responsabilità (guadagni e fallimenti) delle proprie imprese economiche, senza gravare su altri individui, come invece accade in uno stato assistenziale. L'ideale liberale è un ideale in costante mutamento: può essere oggetto di critica perché nasce e si nutre di ideali concorrenti. Il liberalismo vive del contrasto.
Per Einaudi, con l'eccesso di statalismo si rischia di "impigrire" l'individuo. Portato a disinteressarsi e a non assumersi responsabilità, si lascerà "trasportare dalla corrente", accettando con fatalismo anche illegalità e cattivi servizi, percependoli come prassi. Il liberalismo, diversamente, è una pratica più dura, ma attraverso l'autorealizzazione riesce a responsabilizzare i cittadini. Una società libera ha bisogno di istituzioni minime e basate sulla trasparenza, in modo che siano più vicine al cittadino e da lui facilmente utilizzabili o contestabili: federalismo e decentramento rispondono bene a queste esigenze; Einaudi punta ad un federalismo europeo, con ciò a dire una sola politica economica, un forte esercito europeo in grado di tenere a bada le pressioni provenienti da oriente e in grado di confrontarsi paritariamente con gli USA. Einaudi non vuole la dissoluzione dei singoli stati ma auspica una federazione europea dotata di varie libertà, soprattutto economiche.
- Margherita Sarfatti, nata Margherita Grassini (Venezia, 8 aprile 1880 – Cavallasca, 30 ottobre 1961), è stata una scrittrice italiana.
Veneziana, originaria di una ricca famiglia ebrea, Margherita, nata Grassini, dopo il matrimonio con l'avvocato Cesare Sarfatti assunse il cognome del marito, con cui firmò tutte le sue opere.
Donna colta e assai erudita nel campo artistico, nel 1902 si trasferisce a Milano, scrive sull'Avanti della Domenica e dal 1909 è direttrice della rubrica dedicata all'arte sull’Avanti!, organo di stampa del Partito socialista italiano. Nel 1912 Anna Kuliscioff fonda e dirige la rivista La difesa delle lavoratrici alla quale sono chiamate a collaborare le donne socialiste italiane; anche la Sarfatti si rende disponibile a fornire il suo contributo sia con articoli, sia con sovvenzioni personali in denaro.
Nello stesso anno incontra Benito Mussolini, allora iscritto al PSI ma simpatizzante di una corrente avversa e nasce tra i due una simpatia che si trasformerà in un sentimento più profondo. Tale sentimento porterà la Sarfatti sempre più vicina alle posizioni di Mussolini in qualsiasi modo queste si evolvano fino a divenire, nel 1918, redattrice de Il Popolo d'Italia, quotidiano fondato e diretto dal futuro dittatore.
Il 28 gennaio 1918 suo figlio Roberto, volontario nella prima guerra mondiale, caporale nel VI Reggimento Alpini, venne ucciso, non ancora diciottenne, nel corso di un assalto a Col d'Echele sull'Altopiano di Asiago. A ricordo dell'episodio, per il quale al giovane fu conferita una medaglia d'oro al valor militare, Margherita fece erigere sul luogo dove Roberto era morto un monumento funebre, opera dell'architetto Terragni.
Il suo salotto milanese intorno agli anni venti era frequentato da molti intellettuali ed artisti. Nello stesso periodo divenne direttrice editoriale di Gerarchia, la rivista di teoria politica fondata da Benito Mussolini.
Nel 1922 fondò con il gallerista Lino Pesaro e gli artisti Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Pietro Marussig, Ubaldo Oppi e Mario Sironi il cosiddetto Gruppo del Novecento, le cui opere furono esposte per la prima volta nel 1923 alla galleria Pesaro di Milano. A causa della sua adesione al fascismo - sancita nel 1925 dalla sottoscrizione al Manifesto degli intellettuali fascisti - alcuni artisti si allontanarono non condividendo il progetto della Sarfatti di contribuire alla nascita di una cosiddetta arte fascista. Tuttavia, malgrado le polemiche, alla successiva mostra che si tenne nel 1926 aderirono tutti i maggiori artisti italiani.
Divenuta vedova nel 1924 si dedicò alla stesura di una biografia di Mussolini pubblicata inizialmente nel 1925 in Inghilterra col titolo The life of Benito Mussolini e l'anno successivo in Italia col titolo Dux. Per la notorietà del personaggio e per la familiarità dell'autrice con lui, il libro ebbe un incredibile successo di vendite (17 edizioni) e fu tradotto in 18 lingue, compreso il turco e il giapponese.
Dopo la svolta intransigente della politica fascista e soprattutto all'avvicinarsi delle leggi razziali, la Sarfatti si allontanò dall'Italia evitando, in tal modo, di essere travolta dal crollo del regime. Si trasferì in Argentina ed Uruguay ove lavorò come giornalista a Montevideo.
Rientrerà solo nel 1947, a guerra finita e dopo la definitiva caduta del fascismo, per ritirarsi nella sua villa di Cavallasca, presso Como, dove vivrà appartata, sino alla morte, ad ottantuno anni, nel 1961.
* 1910 - Jean Henri Dunant (più noto come Henry Dunant) (Ginevra, 8 maggio 1828 – Heiden, 30 ottobre 1910) è stato un umanista, imprenditore e filantropo svizzero.
Premio Nobel per la pace, ricevette il premio nel 1901, il primo anno in cui venne assegnato tale riconoscimento, per aver fondato la Croce Rossa di cui erano già da alcuni decenni membri attivi molti paesi di tutto il mondo, tra cui anche l'Impero Ottomano.
* 1970 - Ruggero Zangrandi (Milano, 5 maggio 1915 – Roma, 30 ottobre 1970) è stato un giornalista, scrittore e storico italiano.
Compagno di scuola di Vittorio Mussolini al liceo "Tasso" di Roma, iniziò dall'adolescenza a scrivere sul giornalino scolastico "La penna dei ragazzi", proseguendo in seguito su altre testate fasciste.
Dopo aver fatto parte dei Comitati d'Azione per l'Universalità di Roma, a metà degli anni '30 si allontanò sempre di più dal fascismo per approdare all'antifascismo militante. Nel 1939 fondò il Partito Socialista Rivoluzionario, che operò brevemente in clandestinità e che nel dopoguerra sarebbe confluito nel Partito Comunista Italiano.
Durante la guerra, nel 1942, fu arrestato e costretto nel carcere romano di Regina Coeli; successivamente fu deportato e recluso nelle carceri di Alexanderplatz e di Charlottenburg in Germania.
Nel dopoguerra ha svolto l'attività di giornalista su quotidiani di sinistra, principalmente Paese Sera. Ha raccontato la sua parabola umana e politica nel suo "Lungo viaggio attraverso il fascismo" del 1962.
Rievocò i temi della fuga del re e della mancata difesa di Roma, specialmente nell'opera "L'Italia tradita", sostenendo per questo processi per diffamazione, imputazione dalla quale fu assolto; i processi portarono all'approfondimento giudiziario delle circostanze storiche e nel 1965, per la causa pendente dinanzi al tribunale di Varese, alla sollevazione dal segreto di stato di alcune di queste materie.
Morì suicida.
* 1972 - Aldo Ferrabino (Cuneo, 26 giugno 1892 – Roma, 30 ottobre 1972) è stato uno storico, filosofo e bibliotecario italiano, nonché scrittore e poeta.
«Si compie il mio ottantesimo anno. Declinano le stelle della sera sulla diuturna milizia di storia e di magistero che fu la mia vocazione, non tradita ma superata. Misticamente m'accoglie la dimora del Verbo dove l'Io s'incontra col suo Dio nascosto.»
Ferrabino nacque a Cuneo, primo di tre figli, da Vincenzo Agostino, funzionario dello Stato, uomo dalla natura affettuosa e sobria e di idee anticlericali e da Angelica Toesca, donna sensibile e generosa.
L'infanzia di Aldo trascorse serena circondato com'era dalle premure della madre e del padre che, avendo perduto il precedente figlio, dedicarono molte attenzioni al fanciullo nato di costituzione debole e di salute cagionevole.
A Cuneo compì il primo ciclo di studi dimostrandosi subito allievo modello e con rare doti di intelligenza. Proseguì gli studi classici a Cremona, dove il padre era stato trasferito per lavoro, e quando la famiglia dovette nuovamente trasferirsi in Alessandria, il giovane, che aveva terminato il Liceo, si iscrisse nell'ottobre del 1910, all'Università di Torino presso la facoltà di Lettere.
A Torino, dove viveva in una camera ammobiliata, iniziò a frequentare assiduamente l'ambiente universitario dedicandosi con il massimo impegno allo studio e dando lezioni private per non dover pesare troppo sulle finanze paterne.
Il suo primo maestro fu Arturo Graf, docente di Letteratura italiana presso la stessa università, ma verso il terzo anno iniziò a seguire con crescente interesse la storia antica frequentando le lezioni dello storico Gaetano De Sanctis, con il quale si laureò nel 1914, con una tesi su Kalypso.
Insegnò presso vari Licei, a Torino, Palermo, Napoli fintanto che, ottenuta la libera docenza, divenne nel 1921 professore di storia antica dapprima presso l'Università di Torino e in seguito presso l'Università di Padova.
Nel 1947 venne nominato rettore dell'Ateneo, incarico che durò fino al 1949, anno in cui ottenne la cattedra di Storia romana presso l'Università di Roma, cattedra che detenne fino al 1962.
Si era intanto sposato in seconde nozze, essendo morta la prima moglie Mercedes dopo lunga malattia il 4 giugno 1945, con Paola Zancan una studentessa di Padova con la quale si stabilì a Roma dove vivrà fino alla morte.
Con l'aiuto spirituale della moglie, giovane proveniente da agiata e cattolica famiglia, Ferrabino, che fino a quel momento si era professato ateo, si convertì alla Chiesa cattolica diventandone un fervente e devoto seguace.
Iniziò in quel periodo a frequentare "La Cittadella di Assisi" diventando grande amico di Don Giovanni Rossi, fondatore dell’Associazione «Pro Civitate Christiana» e della rivista "La Rocca".
Ad Assisi, Ferrabino prese l'abitudine di trascorrere con la moglie e le nipoti lunghi periodi durante le vacanze estive alternate a quelle trascorse a Fregene. Nel 1948 venne eletto senatore della Repubblica Italiana per la Democrazia Cristiana e rimase al Senato fino al 1954.
Nel 1954 divenne presidente della Enciclopedia Italiana, incarico che detenne, insieme a quello di direttore scientifico avuto nel 1966, fino al 1972.
Nel 1949 era stato intanto incaricato di presiedere al Consiglio Superiore delle Accademie e nel 1950 promosse il Catalogo unico delle Biblioteche Italiane diventandone il presidente.
Nel 1950 divenne corrispondente dell'Accademia del Lincei e nel 1955 corrispondente nazionale della stessa e presidente dell'Istituto italiano per la storia antica.
Nel 1956 fu eletto presidente della Società Nazionale "Dante Alighieri" e nel 1957, insieme a Vincenzo Cappelletti, fondò la Rivista di italianistica "Il Veltro".
Pubblicò circa 200 lavori sulla storia di Atene e dei Greci, sull'Italia romana, l'età dei Cesari, la filosofia della storia, la cristologia.
* 1975 - Gustav Ludwig Hertz (Amburgo, 22 luglio 1887 – Berlino, 30 ottobre 1975) è stato un fisico tedesco.
Nipote di Heinrich Rudolf Hertz, iniziò la sua carriera lavorando come tecnico di laboratorio. Divenuto professore, condusse esperimenti di fisica atomica presso l'università di Berlino ma, allontanatosi dall’ambiente accademico, si trasferì in Unione sovietica, dove riprese a insegnare presso l’università di Mosca. Nel 1913 studiò con James Franck il potenziale di ionizzazione degli atomi dei diversi elementi, osservando che l'energia d'urto di questi con gli elettroni viene assorbita, solo secondo modalità predeterminate, dagli atomi. Tali ricerche contribuirono agli sviluppi successivi della fisica atomica. Premio Nobel nel 1925 con James Franck.
* 2006 - Clifford James Geertz (San Francisco, 23 agosto 1926 – Pennsylvania, 30 ottobre 2006) è stato un antropologo statunitense che si è posto criticamente sia nei confronti dell'antropologia strutturale di Claude Lévi-Strauss che della tradizione dell'antropologia sociale britannica, proponendo un'antropologia riflessiva che trae spunto dall'ermeneutica (Paul Ricoeur).
Clifford Geertz è stato allievo di Talcott Parsons e di Clyde Kluckhohn.
Ricerche
La critica dell'etnografia classica
La riflessione teorica di Geertz prende l'avvio da un profondo ripensamento del metodo etnografico. Non basta più andare sul posto ed osservare - secondo la concezione veni, vidi, vici, come la chiama Geertz (1973). La presenza e la viva esperienza non bastano più a garantire l’accesso a un’altra cultura: tale accesso deve passare attraverso la comprensione del sistema di significati che i nativi attribuiscono alla propria vita sociale.
Resta comunque una certa ambiguità nella visione che Geertz ha della cultura, a volte definita come insieme di significati, altre volte con la classica definizione di insieme di costumi, o di modelli di comportamento. A volte essa è una costruzione dell’antropologo, altre volte sembra essere un dato oggettivo e indipendente, come si può osservare nella sua distinzione della cultura marocchina tra una cultura come fatto naturale e una cultura come entità teorica. Ancora, nonostante la critica verso il concetto tyloriano di cultura inteso come insieme complesso, egli ne fa più volte ricorso come quando fa notare che il comportamento peculiare dei giavanesi e dei balinesi «non è un’usanza isolata, ma fa parte di un modello totale di vita sociale». Infine va notata una certa vicinanza al concetto di modelli culturali teorizzato dalla Benedict, osservabile in un suo passo in cui scrive che «è attraverso i modelli culturali, agglomerati ordinati di simboli significanti, che l’uomo dà un senso agli avvenimenti che vive», anche se questa definizione più che alla Benedict rimanda a Parsons, di cui Geertz fu allievo e che appunto aveva fatto della cultura il punto di contatto tra la società e l’individuo. Si può osservare che l’ambivalenza faccia parte della teoria di Geertz; un’ambivalenza che forse non deriva da incertezze personali, ma da un desiderio di dare visibilità a un momento di crisi della disciplina in cui si fronteggiano paradigmi opposti in lotta tra loro. Sembra che la teoria di Geertz infatti sia a metà strada tra un sapere locale e relativizzato e un desiderio di rintracciare paradigmi forti e universali.
La cultura come testo
Geertz crede sia giunto il momento di ripensare il concetto di cultura tyloriano, in primis eliminando quella nozione di insieme complesso che ormai «ha raggiunto il punto in cui rende oscuro molto più di quanto riveli». Quello che Geertz propone è un concetto di cultura più ristretto a partire dal quale è possibile ripensare l’intero assetto dell’antropologia. In realtà Geertz non dà una definizione a questo suo concetto di cultura che raramente viene teorizzato in maniera diretta. Una delle definizioni più accurate si basa sull’assunto di Max Weber secondo cui «l’uomo è un animale sospeso fra ragnatele di significati che egli stesso ha tessuto», e afferma che la cultura consiste proprio in queste ragnatele di significati e la sua analisi - cioè l’antropologia - non è una scienza sperimentale in cerca di leggi, «ma una scienza interpretativa in cerca di significati». La cultura sarebbe quindi essenzialmente un concetto semiotico, poiché va vista come un testo, scritto dai nativi, che l’antropologo deve sforzarsi di interpretare pur non potendo prescindere dall’interpretazione dei nativi. Il sapere dell’antropologo consisterebbe quindi in interpretazioni di interpretazioni. E se interpretare significa, per Geertz, “imporre un ordine”, quest’ordine resta sempre un ordine a livello locale e il sapere dell’antropologo resta sempre un sapere locale, una local knowledge.
Nell’introduzione al suo fondamentale Interpretazione di culture (1973), Geertz espone i principi direttivi della teoria interpretativa della cultura, ma subito mette in guardia dai rischi di un eccessivo “interpretazionismo”: il suo vizio è che tende a resistere a qualsiasi articolazione concettuale, a qualsiasi valutazione di tipo sistematico. Basata solo sull’interpretazione, questo approccio rifiuta qualunque tentativo di esprimere un concetto in termini diversi dai propri. Va infine tenuto conto che l’interpretazione dell’antropologo resta un’interpretazione “di secondo grado”, spiegata da Geertz con la metafora di chi si sforza di leggere sopra le spalle di quelli a cui la cultura appartiene di diritto. Le interpretazioni dei nativi sono condivise, hanno un carattere pubblico, sociale, laddove le interpretazioni dell’antropologo non possono che essere soggettive e influenzate dalla propria cultura, preparazione, sensibilità. Egli compie una distinzione tra i concetti vicini all’esperienza, per indicare l’approccio interpretativo dei nativi, e i concetti distanti dall’esperienza per intendere invece l’approccio degli antropologi.
Il concetto di descrizione densa
La sua idea (che riprende dal filosofo Ryle) di descrizione densa è molto nota. È impossibile compiere la descrizione di un testo sociale senza mettere in mostra diversi strati di interpretazioni di esso attribuitegli dai diversi attori sociali appartenenti alla sua cultura di origine.
In un modo che richiama la comparazione di Max Weber fra comportamento e azione, Geertz espone il significato dell'analisi etnografica "densa" distinguendo i tic involontari dagli ammiccamenti: i primi sono semplice comportamento, mentre i secondi sono comportamento significativo, l'oggetto specifico dell'etnografia. Se la scienza mira a semplificare un problema, al contrario un approccio ermeneutico vuole restituircelo nella sua complessità originaria (limite irraggiungibile) o almeno offrirci il maggior numero di collegamenti per potercene fare un'idea. Niente cose semplici insomma. Studiare è rendere semplici le cose che sembrano complesse, e lo sforzo dell'analisi ci porta dentro la cultura all'origine di quelle cose. Ma è proprio la cultura che vogliamo studiare, quindi è inutile simularla con strutture ed illuderci di averla ingabbiata.
Due concetti importanti per comprendere cosa intenda Geertz per descrizione densa sono quelli di concetti vicini all'esperienza e concetti lontani dall'esperienza. Un concetto vicino è un'idea di cui ci si serve in modo inconsapevole, nell'immediatezza e praticità del discorso comune, senza riflettere neanche sul fatto che esso sia un concetto e quindi che incorpori dei significati. Ad esempio, se dico Palla da calcio chiunque su questo pianeta sa cosa vuol dire. Supponiamo invece che occora spiegare a un extra-terrestre cos'è una palla da calcio. Sarà necessario usare una formula che non dia per scontato che il nostro interlocutore sappia ciò di cui stiamo parlando, quindi diremo qualcosa del tipo: Sfera di cuoio vuota all'interno e gonfiata ad aria sufficientemente perché possa rimbalzare e usata per un gioco a squadre di 11 contro 11 ecc... Questo è un esempio di concetto lontano dall'esperienza.
La descrizione etnografica secondo Geertz deve muoversi a zig zag tra i concetti vicini all'esperienza della popolazione studiata e i concetti lontani dall'esperienza. In modo che non sia né intrappolata nell'orizzonte concettuale nativo e nella sua immediatezza, ma neanche sia una descrizione fredda, asettica, priva di tonalità e ingabbiata in astrazioni scientifiche.
L'uomo è un animale incompleto che esiste solo all'interno di una cultura. Il suo pensiero è dipendente dai simboli che condivide con altri uomini, e a chi si identifica con essi. (si vedano Max Weber, Margaret Mead, John Dewey).
Per approfondire l'opposizione tra metodo strutturale e interpretativo si rimanda a come questa opposizione viene oggi articolata in semiotica. (si vedano le opere di Algirdas Greimas e di Umberto Eco rispettivamente).
Il combattimento dei galli a Bali
La tesi di Geertz riguardo l’osservazione partecipante è che per mettersi dal punto dei nativi non serve partecipare ma basta essere accettati. Per dare un esempio pratico di questo suo approccio, egli racconta un evento capitatogli durante il suo studio della cultura indigena di Bali. In realtà questo esempio è piuttosto debole, perché più che mostrare la capacità di essere accettati sembra dimostrare ancora una volta l’importanza della partecipazione, cioè dell’adeguamento al comportamento dei nativi. Dopo dieci giorni trascorsi in un villaggio di Bali senza essere riuscito a stabilire rapporti con i nativi, egli si recò insieme alla moglie a un combattimento di galli, un’usanza locale tradizionale proibita però dalla legge. Quando nel bel mezzo dell’incontro irruppe la polizia, si scatenò un fuggi fuggi generale. Geertz e la moglie decisero di adeguarsi agli altri e correre anch’essi: giunsero insieme ad un altro fuggiasco all’entrata di un casale, lo seguirono al suo interno e qui scoprirono che la moglie del loro compagno di fuga aveva preventivamente preparato una tavola apparecchiata con delle tazze di tè. Tutti si sedettero al tavolo e iniziarono a sorseggiare con indifferenza il tè, così che quando giunse la polizia essi riuscirono con questo stratagemma a beffarli. Il giorno dopo Geertz scoprì che l’intero villaggio ora si era aperto verso di lui, essendo diventato il centro dell’attenzione e della cordialità della comunità. Questo esempio è da lui citato a conferma dell’importanza di essere accettati. Secondo alcuni antropologi critici verso l'approccio postmoderno in realtà non ci sarebbe poi alcuna differenza con la partecipazione di cui parlava Malinowski, e Geertz avrebbe frainteso il metodo dell’osservazione partecipante di Malinowski per poi, sulla base di questo misunderstanding, costruire in opposizione il metodo dell’accettazione: Geertz riteneva infatti l’assunto dell’osservazione partecipante di Malinowski una sorta di “afflato emozionale” nei confronti del nativo, una sorta cioè di empatia che invece non era nelle intenzioni di Malinokwski per il quale il partecipare altro non è che un metodo d’indagine che dev’essere il più possibile oggettivo, e consistente nel cercare di partecipare il più possibile alla vita dei locali. La critica all'osservazione partecipante da parte dell'antropologia post-moderna nasce anche dalla rivelazione dei suoi diari personali. Si scoprì che in molti casi l'empatia ricercata da Malinowski era in realtà costituita da finzione retorica descrittiva.
Bibliografia italiana
▪ La religione oggi (con altri), a cura di Donald R. Cutler, Milano: Mondadori, 1972
▪ Islam: analisi socio-culturale dello sviluppo religioso in Marocco e in Indonesia, introduzione di Dario Zadra, Brescia: Morcelliana, 1973; Milano: Raffaello Cortina, 2008 ISBN 9788860301895
▪ Interpretazione di culture, Bologna: Il Mulino, 1987 ISBN 8815012788 19982 ISBN 8815066934 ISBN 9788815066930
▪ Antropologia interpretativa, Bologna: Il Mulino, 1988 ISBN 8815016740 ISBN 8815081224 ISBN 9788815081223
▪ Opere e vita: l'antropologo come autore, Bologna: Il Mulino, 1990 ISBN 8815027718
▪ Oltre i fatti: due paesi, quattro decenni, un antropologo, Bologna: Il Mulino, 1995 ISBN 8815051651
▪ Anti-anti-relativismo e Paul Feyerabend, Contro l'ineffabilita culturale, introduzione di Giorgio De Finis, Roma: Il Mondo, 1996 ISBN 8881750058 (saggi già pubblicati su «Il Mondo», 3a serie, I, 2, 1994
▪ Mondo globale, mondi locali: cultura e politica alla fine del ventesimo secolo, Bologna: Il Mulino, 1999 ISBN 8815068112 ISBN 9788815068118
▪ Antropologia e filosofia: frammenti di una biografia intellettuale, Bologna: Il Mulino, 2001 ISBN 8815082735
* 2009 - Claude Lévi-Strauss (Bruxelles, 28 novembre 1908 – Parigi, 30 ottobre 2009[3]) è stato un antropologo, psicologo e filosofo francese.
«Lévi-Strauss non è certo il primo, né il solo a sottolineare il carattere strutturale dei fenomeni sociali, ma la sua originalità sta nel prenderlo sul serio e nel trarne imperturbabilmente tutte le conseguenze» (Jean Pouillon [1])
«Più che dare risposte sensate, una mente scientifica formula domande sensate» (Claude Lévi-Strauss [2])
Tra i suoi contributi alla psicologia scientifica vi è l'applicazione del metodo di indagine strutturalista agli studi antropologici.
Nato a Bruxelles da genitori francofoni di religione ebraica, si trasferisce presto con la famiglia a Parigi, dove suo padre lavorava come ritrattista, nel cui clima intellettuale avviene la sua formazione culturale.
La formazione culturale a Parigi
Studia legge e filosofia alla Sorbona di Parigi e nel 1931 si laurea in filosofia, abbandonando gli studi di legge, ed inizia ad insegnare in un liceo di provincia.
Le sue posizioni filosofiche si dimostrano subito molto critiche nei confronti delle tendenze idealiste e spiritualistiche della filosofia francese del periodo fra le due guerre, soprattutto perché egli riconosce in se stesso un'esigenza di concretezza che lo porta verso direzioni completamente nuove.
Egli scopre presto nelle scienze umane, in particolare nella sociologia e nell'etnologia, la possibilità di costruire un discorso più concreto e innovatore sull'uomo.
Decisivo fu per Lévi-Strauss l'incontro con Paul Rivet, che conobbe in occasione dell'esposizione di Jacques Soustelle al Museo Etnografico, e con Marcel Mauss del quale fu allievo.
Egli rimane affascinato dal forte senso del concreto che scaturisce dall'insegnamento di Mauss e dal metodo che egli utilizza per spiegare e analizzare i riti e i miti primitivi.
Esperienze in Brasile nel campo antropologico
Nel 1935 gli viene offerta l'occasione di andare ad insegnare sociologia a San Paolo in Brasile. Questa sarà l'occasione per conoscere un mondo completamente diverso da quello europeo ma soprattutto per entrare in contatto con le popolazioni indie del Brasile che diventeranno l'oggetto delle sue ricerche scientifiche sul campo. Il suo esordio nel campo dell'antropologia avviene gradualmente. Nei primi tempi, compie brevi visite nell'interno del paese. A cavallo tra il 1935 e il 1936 organizza una spedizione, della durata di qualche mese, tra i Bororo e infine, tra il giugno e il dicembre del 1938 una missione nel Mato Grosso e nella foresta amazzonica dove incontrerà "i veri selvaggi"[4], cioè le popolazioni meno acculturate e nello stesso tempo più interessanti. Tristi Tropici è un'opera pubblicata nel 1955.
Ritorno in Francia: la guerra
Tornato in Francia nel 1939 viene mobilitato allo scoppio della seconda guerra mondiale ma nel 1941, subito dopo l'armistizio, a causa delle persecuzioni contro gli ebrei, è costretto a fuggire e riesce ad imbarcarsi per gli Stati Uniti.
Esilio negli Stati Uniti
A New York inizia a insegnare presso la "New School for Social Research"; presto viene considerato uno dei fondatori dell'École Libre des Hautes Études, una specie di "Università in esilio" per accademici francesi. Gli anni trascorsi a New York si rivelano presto molto importanti per la sua formazione, e soprattutto la sua relazione con il linguista Jakobson gli sarà d'aiuto per mettere a punto il suo metodo di indagine strutturalista. Lévi-Strauss è anche considerato, insieme a Franz Boas, uno degli esponenti principali dell'Antropologia Americana, disciplina che insegna presso la Columbia University a New York, e che gli fa ottenere il titolo per essere accettato con facilità negli Stati Uniti.
Il dottorato alla Sorbona
Nel 1948 ritorna a Parigi e in quell'anno consegue il suo dottorato alla Sorbona con una tesi maggiore e una minore, come era tradizione in Francia, dal titolo "La famiglia e la vita sociale degli Indiani Nambikwara" (La vie familiale et sociale des Indiens Nambikwara) e le "Le strutture elementari della parentela" (Les structures élementaires de la parenté).
"Le strutture elementari della parentela" viene pubblicato l'anno seguente e immediatamente considerato uno degli studi più importanti di antropologia sui rapporti di parentela fino a quel momento effettuati.
Già Emile Durkheim, aveva pubblicato un famoso studio, dal titolo Forme elementari della vita religiosa, frutto di una analisi sull'organizzazione familiare dei popoli e sull'esame delle strutture logiche che vengono a formarsi nelle relazioni tra i vari componenti.
Mentre, tra gli antropologi inglesi, Alfred Reginald Radcliffe-Brown sosteneva che la parentela era basata sulla discendenza da un comune antenato, Lévi-Strauss sostiene che la parentela era basata sull'alleanza tra due famiglie che si viene a creare quando una donna proveniente da un gruppo sposa un uomo appartenente ad un altro gruppo.
Tra gli anni 1940 e 1950 Lévi-Strauss continua le sue pubblicazioni e ottiene sempre maggior successo.
Al suo ritorno in Francia lavora come amministratore del CNRS, al "Musée de l'Homme" e in seguito all'"École Pratique des Hautes Études", alla sezione di "Sciences religieuses", sezione precedentemente fondata da Marcel Mauss e rinominata "Religions comparées des peuples sans écriture".
Tristi Tropici
Lévi-Strauss era già conosciuto nei circoli accademici ma, nel 1955, con la pubblicazione della sua opera "Tristes Tropiques" raggiunge un pubblico più vasto.
Tristi Tropici è essenzialmente un diario di viaggio nel quale egli annota le sue impressioni, frammiste a una serie di geniali considerazioni sul mondo primitivo amazzonico, che risalgono al periodo intorno al 1930 quando egli era espatriato dalla Francia.
L'opera di Lévi-Strauss viene presa in considerazione dall'organizzazione del Premio Goncourt, ma viene rifiutata con la giustificazione che "Tristes Tropiques" era una "non-fiction".
Nel 1959 egli diventa titolare della cattedra di Antropologia sociale presso il Collège de France.
Antropologia strutturale
Dopo qualche tempo egli pubblica "Anthropologie structurale" che comprendeva una collezione dei suoi saggi con esempi e teorie strutturaliste.
«Sono qui raccolti diciassette dei cento testi circa che ho scritto in quasi trent'anni. Alcuni sono andati perduti; altri possono benissimo rimanere nell'oblio. Tra quelli che mi sono apparsi meno indegni di sussistere, ho fatto una scelta, scartando i lavori il cui carattere è puramente etnografico e descrittivo, e anche altri, di portata teorica, ma la cui sostanza è incorporata nel mio libro Tristi Tropici. Pubblico qui per la prima volta due testi (i capitoli V e XVI), che, uniti ad altri quindici, mi sembrano adatti a chiarire il metodo strutturale in antropologia [5].»
In quel periodo egli sviluppa un programma che comprende una serie di organizzazioni, come un Laboratory for Social Anthropology e un nuovo giornale, l'Homme, per poter pubblicare i risultati delle sue ricerche.
Il Pensiero Selvaggio
Nel 1962 Lévi-Strauss pubblica quello che per molti venne ritenuto il suo più importante lavoro, "Pensée Sauvage".
Nella prima parte del libro viene delineata la teoria della cultura della mente e nella seconda parte questo concetto si espande alla teoria del cambiamento sociale.
Questa seconda parte del libro coinvolgerà Lévi-Strauss in un acceso dibattito con Jean-Paul Sartre riguardo alla natura della libertà umana.
Mitologica
Ormai diventato una celebrità, Lévi-Strauss trascorre la seconda metà degli anni sessanta alla realizzazione di un grande progetto, i quattro volumi di studi dal titolo Mythologiques.
In esso, Levi-Strauss analizza un singolo mito seguendone le variazioni di gruppo in gruppo dall'estremità del Sud America attraverso l'America Centrale e Settentrionale, fino al Circolo Artico ed esamina, con una metodologia tipicamente strutturalista, le relazioni di parentela tra i vari elementi nella struttura sottostante invece di considerare il contenuto della storia in sé. Mythologiques è un esempio di analisi ampio e dettagliato (in quattro volumi); benché sia l'opera principale di Lévi Strauss questo libro è meno conosciuto del Pensiero Selvaggio.
Nel 1971, Lévi-Strauss completa l'ultimo volume di Mythologique e nel 1973 viene eletto dall'Académie Française, uno dei più grandi onori per un intellettuale francese.
Egli era anche membro dell'"American Academy of Arts and Letters". Nel 1973 ha ricevuto l'Erasmus Prize, nel 2003 il Meister Eckhart Prize per Filosofia e ha ricevuto la laurea ad honorem dalle Università di Oxford, della Harvard e dalla Columbia University. Egli è anche stato onorato della Grand-croix de la Légion d'honneur, e gli è stato attribuito il merito di "Commandeur de l'ordre national du Mérite" e di "Commandeur des Arts et des Lettres". Dopo il ritiro egli ha continuato a pubblicare occasionalmente meditazioni sull'arte, sulla musica e sulla poesia, e, se intervistato, a raccontare le reminiscenze della sua vita.
Muore venerdì 30 ottobre 2009 all'età di 100 anni.
Note
1. ^ Jean Pouillon, "L'oeuvre de Claude Lévi-Strauss", Les Temps Modernes, XII, 1956, n. 126, p.158.
2. ^ cit. in Le mucche possono scendere le scale?, a cura di Paul Heiney, Newton Compton, Roma, 2007. ISBN 978-88-541-0828-8.
3. ^ a b Sembra esserci del disaccordo in merito alla data della morte infatti i quotidiani italiani riportano come data la notte tra sabato 31 ottobre e domenica 1 novembre: si vedano Corriere della sera e Repubblica, così come (FR) Le Parisien e (FR) Le Monde. France Info afferma che la morte sia avvenuta sabato 31 ottobre. Altre fonti parlano di venerdì 30 ottobre, il (EN) New York Times afferma di aver contattato il figlio di Lévi-Strauss, Laurent che ha affermato che il padre è morto venerdì (30 ottobre). Anche (EN) Yahoo! news riporta la data del 30 ottobre. Si sa che la notizia della morte (v. le fonti precedenti) è stata data solo martedì 3 novembre.
4. ^ Claude Lévi-Strauss, Tristi Tropici, Il Saggiatore, Milano, 1960
5. ^ da Prefazione, Claude Lévi-Strauss, Antropologia strutturale, Casa editrice Il Saggiatore, Milano, 1966, p. 11
Per quanto riguarda lo strutturalismo di cui fu iniziatore clicca qui