Il calendario del 30 Giugno

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 1409 - La Battaglia di Sanluri combattuta tra la Repubblica Sardisca, unificata dal Giudicato d'Arborea, e i catalano-aragonesi del Regno di Sardegna vede una vittoria delle truppe Catalane che conquistano in questo modo l'isola dopo circa un centinaio di anni di tentativi. Questa battaglia rappresenta convenzionalmente la perdita della sovranità politica della nazione sarda.

▪ 1422 - La Battaglia di Arbedo tra il Ducato di Milano e i cantoni svizzeri vede una vittoria delle truppe Milanesi che riconquistano in questo modo i possedimenti elvetici a sud delle Alpi.

▪ 1651 - La Battaglia di Beresteczko termina con una vittoria polacca.

▪ 1741 - Il papa Benedetto XIV pubblica la Lettera Enciclica "Quanta cura", riguardante "gli errori del nostro tempo" e indirizzata "ai venerabili fratelli patriarchi, primati, arcivescovi, vescovi, e agli altri ordinari aventi con l'apostolica sede pace e comunione".

▪ 1864 - Abraham Lincoln concede la Yosemite Valley alla California per "uso pubblico, villeggiatura e svago".

▪ 1882 - Charles Guiteau viene impiccato a Washington per aver sparato al presidente James Garfield.

▪ 1908 - Tunguska (Siberia, Russia): una enorme esplosione devasta 2150 chilometri quadrati di foresta.

▪ 1912 - Il ciclone Regina imperversa sulla città canadese di Regina.

▪ 1932 - Viene posata la prima pietra della città di Littoria.

▪ 1934 - Germania: nella Notte dei lunghi coltelli, le SS eliminano Ernst Röhm e i principali esponenti delle squadre d'assalto.

▪ 1935 - Il Partito Socialista del Senegal tiene il suo primo congresso.

▪ 1936 - Viene pubblicato Via col vento, di Margaret Mitchell.

▪ 1937 - La Banca di Francia abbandona il Gold standard.

▪ 1960

  1. - Fatti di Genova del 30 giugno 1960: rivolta antifascista a Genova.
  2. - Il Congo diventa indipendente dal Belgio.

▪ 1963
  1. - Nell'attentato mafioso noto come Strage di Ciaculli perdono la vita sette uomini delle Forze dell'ordine.
  2. - Papa Paolo VI è l'ultimo pontefice ad essere incoronato con la tiara.

▪ 1971
  1. - L'equipaggio della navicella Soyuz 11 muore a causa di una fuga d'aria causata da una valvola difettosa.
  2. - Lo Stato dell'Ohio ratifica il 26esimo emendamento alla Costituzione e abbassa l'età minima per il diritto di voto a 18 anni.

▪ 1972 - Prima applicazione del minuto di 61 secondi avvenuto altre 9 volte in questo giorno, l'ultima nel 1997.

▪ 1982 - Scade il termine per la ratifica di un emendamento alla Costituzione statunitense riguardante la parità dei diritti; l'emendamento era stato ratificato da 35 Stati.

▪ 1990 - La Germania Est e la Germania Ovest uniscono le loro economie.

▪ 1992 - L'ex premier britannico Margaret Thatcher diviene membro della Camera dei Lord col titolo di Baronessa di Kesteven.

▪ 1993 - Azerbaijan: a seguito di un colpo di stato militare Surat Huseynov diventa Primo Ministro e Haydar Aliyev Presidente della Repubblica.

▪ 1994 - Incidente aereo a Tolosa. Un Airbus A330 precipita durante un volo di collaudo. Morte le sette persone a bordo, tra cui il capocollaudatore Airbus, Nick Warner, e due piloti Alitalia: Alberto Nassetti e Pier Paolo Racchetti.

▪ 1997 - Esce nel Regno Unito il primo volume di Harry Potter in lingua inglese, scritto da Joanne K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale

▪ 2002
  1. - La sonda Cassini/Huygens entra nell'orbita di Saturno.
  2. - Saddam Hussein e altri undici gerarchi del suo regime sono consegnati alla giustizia iraqena dall'esercito statunitense.

▪ 2005 - Madrid: il parlamento spagnolo approva la legge che consente alle coppie omosessuali di sposarsi e di adottare bambini.

▪ 2009 - Un Airbus A310 della compagnia Yemenia Air con a bordo 153 persone precipita nell'Oceano Indiano, al largo delle isole Comore, fra Mozambico e Madagascar.

Anniversari

* 1522 - Johannes Reuchlin, detto anche Johann Reichlin o grecizzato in Kapnion, Capnio (Pforzheim, 29 gennaio 1455 – Stoccarda, 30 giugno 1522), è stato un filosofo, umanista e teologo tedesco.

I primi anni e gli studi
Reuchlin nacque a Pforzheim, figlio dell'amministratore di un monastero. Rimase sempre legato alla propria città natale: tenne a essere chiamato Phorcensis e nella sua opera De Verbo egli attribuì la propria inclinazione per la letteratura al fatto di provenire da Pforzheim.
A 15 anni, nel 1470, si iscrisse — dopo avere frequentato la scuola di latino e di base nel monastero domenicano di St. Stephan a Pforzheim — all'Università di Friburgo in Brisgovia, dove studiò grammatica, filosofia e retorica, anche se pare che la formazione accademica gli abbia dato ben poco. La sua carriera di studioso sarebbe dipesa da ben altre circostanze.
Una bella voce gli permise infatti di ottenere un posto alla corte di Carlo I, Margravio del Baden, dove quasi subito, grazie alla sua reputazione di latinista, fu scelto per accompagnare Federico, il terzo figlio del margravio all'Università di Parigi. Federico, che era di tra anni più giovane di Reuchlin, era destinato alla carriera ecclesiastica. Il loro rapporto non sarebbe durato a lungo ma determinò il resto della vita di Reuchlin.
In Francia Reuchlin iniziò in effetti a studiare la lingua greca che era insegnata a Parigi soltanto dal 1470. Egli si avvicinò a un dotto, Jean Heynlin, con il quale si iscrisse nel 1474 alla neofondata Università di Basilea.

L'attività accademica
Con la conclusione nel 1477 della Magister Artium all'Università di Basilea Reuchlin iniziò la propria attività accademica, insegnando il latino, oltretutto in una versione più classica di quella fino ad allora comune nelle scuole tedesche. Egli spiegava inoltre Aristotele in greco, idioma che egli continuava nel contempo a studiare sotto la guida di Andronicus Contoblacas. Fece inoltre conoscenza con il libraio Johann Amorbach, per il quale preparò un lessico latino (Vocabularius Breviloquus) edito negli anni 1475-76, che sarà ripubblicato più volte. Ancora in una lettera del febbraio 1518 al cardinale Adriano Castellesi, in cui avrebbe descritto questi suoi primi anni di attività, Reuchlin confermerà di avere sempre voluto essere — ed essersi sempre considerato — soltanto un insegnante.
Presto però Reuchlin lasciò Basilea e si recò con George Hieronymus a Parigi per approfondire le proprie conoscenze di greco. Egli decise inoltre di studiare Legge prima a Orléans e poi a Poitiers, dove nel luglio 1481 si laureò. A Orléans Reuchlin iniziò pure lo studio della giurisprudenza, che terminò ottenendo la licenza a Poitiers.

Il viaggio in Italia
Da Poitiers Reuchlin si recò nel dicembre 1481 a Tübingen con l'intenzione di insegnare presso la locale Università, ma alcuni suoi amici lo raccomandarono al conte Eberhard von Württemberg, il quale stava per intraprendere un viaggio verso l'Italia e necessitava di un interprete. Reuchlin fu assunto per tale incarico e nel febbraio 1482 lasciò Stuttgart per Firenze e Roma. Il viaggio durò soltanto alcuni mesi, fino all'aprile 1482, ma le possibilità di studio, considerati anche gli incontri a Roma e Firenze (soprattutto quelli presso l'Accademia medicea) con le maggiori personalità del Rinascimento, fra le quali Angelo Poliziano, ebbero un influsso decisivo sulla formazione di Reuchlin. A Roma dovette persino trattare con Papa Sisto IV sulla continuazione dell'attività e sull'organizzazione dell'Università di Tubinga, fondata nel 1477 da Eberhard.

La maturità
In ogni caso Reuchlin rimase legato con il conte Eberhard anche dopo il loro ritorno in Germania, ricevendo un importante incarico di corte, quale consigliere e oratore. Sembra che in questo periodo Reuchlin si sia sposato, ben poco è tuttavia noto della moglie, né egli lasciò figli. In tarda età fu però per lui come un figlio, Filippo Melantone, nipote di sua sorella, finché l'adesione di Melantone alla Riforma non li divise.
Reuchlin dovrà peraltro più volte lasciare Tübingen a causa della guerra. Egli non smetterà mai però la propria attività didattica, insegnando lingua greca e ebraica a Ingolstadt. Tornerà definitivamente a Tübingen un anno prima della propria morte.
Nel 1484 Reuchlin è promosso doctor legum. Nel 1490 Reuchlin fu di nuovo in Italia, dove conobbe Pico della Mirandola, della cui dottrina cabalistica egli divenne in seguito il principale erede, nonché il segretario del papa Jakob Questenberg. Nel 1492 Reuchlin si prestò per un'ambasciata presso l'imperatore Federico III - che gli concederà un titolo nobiliare - a Linz. Qui Reuchlin iniziò a studiare la lingua ebraica con il medico dell'imperatore Jakob ben Jehiel Loans, il quale diede a Reuchlin un'istruzione di base che egli avrebbe poi approfondito - tanto da divenire il primo ebraista tedesco - in occasione della propria terza visita a Roma nel 1498 sotto la guida di Obadja Sforno originario di Cesena. In Italia avrebbe avuto pure la possibilità di acquistare una serie di opere greche e latine e conosce Aldo Manuzio. Nel frattempo la sua fama si era grandemente accresciuta soprattutto grazie alla pubblicazione, nel 1494, del De Verbo Mirifico.

L'"esilio" a Stoccarda
Nel 1496 morì Eberhard di Württemberg e gli avversari di Reuchlin ottennero il favore del successore del duca. L'uccisione di Hans von Hutten a opera di Ulrich von Württemberg lo costrinse a lasciare Stoccarda. Reuchlin fu dunque felice di accogliere l'invito di Johann von Dalberg (1445-1503), erudito vescovo di Worms e cancelliere del Principe elettore Filippo, a recarsi a Heidelberg. In questa corte rinascimentale il compito affidato a Reuchlin fu quello — oltre a seguire gli studi dei figli di Filippo — di tradurre i testi greci, giacché, sebbene Reuchlin non abbia mai ottenuto una cattedra di lingua greca o ebraica, egli fu sempre al centro degli studi di greco e di ebraico in Germania. A Heidelberg Reuchlin seguiva molti allievi privati, fra i quali il più conosciuto divenne Franz von Sickingen. Egli si avvaleva dunque per le proprie traduzione della collaborazione di giovani studenti, ai quali mise a disposizione un proprio manoscritto e alcuni piccoli tomi, ma non pubblicò mai una vera e propria grammatica greca. Difese fra l'altro, in contrasto con Erasmo da Rotterdam, la pronuncia moderna del greco che aveva appreso dai suoi insegnanti e che propugnò nel 1519 nell'opera Dialogus de Recta Lat. Graecique Serm. Pron.
Filippo lo inviò inoltre a Roma nel già ricordato viaggio del 1498.
Reuchlin ebbe all'epoca molti contrasti con i monaci, in particolare con l'agostiniano Conrad Holzinger, del quale si fece beffe nella sua prima commedia latina Sergius, una satira sui monaci indegni e sulle false reliquie.

Gli studi ebraici e l'avvocatura
Per anni Reuchlin fu assorbito dagli studi di ebraistica, i quali non avevano per lui soltanto un interesse filologico. Egli era interessato alla riforma della predicazione, come scrisse nel De Arte Predicandi (1503), un testo che divenne un vero e proprio manuale di predicazione. Egli sperava anzitutto che si conoscesse meglio la Bibbia, rifiutandosi fra l'altro di considerare come unica fonte la Vulgata.
Per Reuchlin la chiave all'Hebraea veritas fu rappresentata dalla tradizione grammaticale ed esegetica medioevale rabbinica, in ispecie quella di David Kimhi, e quando la padroneggiò egli volle metterla a disposizione anche degli altri. Nel 1506 apparve De Rudimentis Hebraicis; si trattava di un'edizione costosa che vendette quindi poco.
Una difficoltà era rappresentata dalle guerre in Italia che bloccavano l'afflusso di bibbie ebraiche in Germania. Nel 1512 Reuchlin pubblicò i salmi penitenziali con spiegazioni grammaticali. Ma gli studi lo avevano avvicinato ai sistemi mistici e mitologici dell'antichità e da questi alla cabala: seguendo Pico della Mirandola, riteneva di trovare nella cabala una profonda teosofia che poteva essere di grande utilità per la difesa della cristianità e la riconciliazione di fede e ragione; si trattava peraltro di una tesi comune all'epoca. Reuchlin espose le sue idee in merito nel De Verbo Mirifico, e infine nel De Arte Cabbalistica (1517).
Il macellaio Johannes Pfefferkorn (1469-1521), convertito dal giudaismo, persecutore di ebrei, pubblicò nel 1505, quale uomo di paglia dei domenicani di Colonia, diversi scritti antigiudaici e ottenne inoltre nel 1509 un mandato dall'Imperatore Massimiliano I per potere sequestrare tutti gli scritti ebraici al fine di bruciarli: l'idea era che togliere agli ebrei i loro libri sarebbe stato il metodo migliore per ottenerne la conversione.
Al riguardo Pfefferkorn si recò presso Reuchlin per ottenere da questi un parere giuridico su come dare esecuzione al mandato imperiale. Reuchlin cercò di temporeggiare invocando la mancanza nel mandato di una serie di formalità.
Tuttavia si scatenò una vera controversia sulla proibizione dei libri ebraici fra Pfefferkorn da un lato e Reuchlin e altri umanisti, che si opponevano a un divieto generalizzato, dall'altro.
Nel 1510 l'imperatore diffidò Reuchlin dal dare la propria opinione sul tema della soppressione dei libri ebraici. Nella sua risposta, Reuchlin suggerì — non considerata ovviamente la Bibbia — di suddividere i libri in sei classi. Mediante tali classi mostrò che i libri che erano irrispettosi del cristianesimo erano molto pochi e in generi ritenuti privi di valore dagli ebrei medesimi, mentre gli altri scritti erano opere o necessarie al culto ebraico, il quale era tollerato sia in base al diritto imperiale che a quello canonico, oppure contenevano materiale di valore e di interesse per gli studi, materiale che non doveva essere sacrificato per la sola afferenza a una fede diversa dalla cristiana.
Reuchlin propose infine all'Imperatore di istituire per dieci anni due cattedre ebraiche in ogni università tedesca, per le quali gli ebrei avrebbero dovuto fornire i libri necessari.

Gli ultimi anni
Al ritorno dal terzo viaggio in Italia apprese che la situazione a Stoccarda era mutata e che egli poteva dunque ritornare in quella città, dove aveva continuato a vivere sua moglie.
Attorno al 1500 ottenne un prestigioso incarico giudiziario nella lega sveva che mantenne fino a quando nel 1512 si ritirò a vita privata in una sua proprietà presso Stoccarda.

Nel 1520 impoverito fuggì dalla guerra e dalla peste a Ingolstadt, dove fu nominato da Johannes Gussubelius primo professore di lingua greca ed ebraica.
Reuchlin tornò a Tübingen nel 1521: erano gli anni della Riforma, che però Reuchlin rifiutò. Egli, anzi, viveva già come confratello in un ordine agostiniano dal Tübingen e, in seguito, si fece ordinare sacerdote.

Gli scritti e l'attività di Reuchlin
Con Erasmo da Rotterdam Reuchlin è considerato l'umanista tedesco per eccellenza. Egli, influenzato dal suo vecchio commilitone olandese Rudolf Agricola, divenne il rappresentante tedesco del platonismo e del Rinascimento. Reuchlin scoprì la mistica e la teologia nella Cabala e presso i Caldei — come egli stesso scrisse nel De verbo mirifico del 1494 e nel De arte cabbalistica del 1517 — oltre che attraverso lo studio di Zaratustra e Pitagora.
Come poeta in lingua latina Reuchlin passò dal dialogo al dramma e può essere considerato il fondatore della scuola drammatica tedesca. A Heidelberg scrisse negli anni 1496-1497 Satire Sergius e Scaenica Progymnasmata (Henno); quest'ultima sarà rielaborata da Hans Sachs come rappresentazione carnevalesca. Reuchlin attinse molto a tematiche della Commedia dell'arte.
Le sue traduzioni, edizioni e sollecitazioni favorirono la conoscenza della lingua greca. Inoltre grazie al suo studio della lingua ebraica — eccezionale per l'epoca — aprì la possibilità di uno studio scientifico e filologico del Vecchio Testamento. In tale ambito il suo libro De rudimentis hebraicis divenne il manuale usuale per lo studio dell'ebraico.

▪ 1729 - Jean Meslier (Mazerny, 1664 – Étrépigny, 30 giugno 1729) è stato un presbitero e filosofo francese, curato in un piccolo paese di campagna, ma "precursore del secolo dei Lumi" col suo materialismo ateo ed anche anticipatore del socialismo.
La vita di Meslier fu priva di eventi particolari, ma egli divenne improvvisamente noto dopo la morte, avvenuta nel 1729, per l'apertura del suo testamento intellettuale in cui (leggendo dal lungo titolo dello stesso): «si dimostrano in modo chiaro ed evidente le vanità e le falsità di tutte le divinità e di tutte le religioni del mondo».
Inoltre, nel suo testamento spirituale, il sacerdote chiedeva scusa ai propri fedeli per quanto di falso aveva predicato in tutta la vita, per aver mentito nell'esercizio di una professione di prete non consona alle sue convinzioni filosofiche.
Il suo nome fu inciso su una lapide tra quelli degli ispiratori e fondatori del socialismo, fuori dalle mura del Cremlino. Egli è infatti il primo pensatore a porre le basi del comunismo sociologico, della comunione dei beni e della distribuzione del reddito in base ai bisogni.

Il testamento di Jean Meslier
Il titolo completo del testamento di Jean Meslier è:
«Memoria dei pensieri e delle opinioni di Jean Meslier, prete, curato di Ètrèpigny e di Balaives, su una parte degli errori e degli abusi del comportamento e del governo degli uomini da cui si dimostrano in modo chiaro ed evidente le vanità e le falsità di tutte le divinità e di tutte le religioni del mondo, affinché sia diretto ai suoi parrocchiani dopo la sua morte e per essere usata da loro e da tutti i loro simili quale testimonianza di verità».
La critica di Meslier, diversamente da altre, oltre a contrapporre al Vangelo il confronto con altre fonti storiche ed i reperti archeologici del tempo, si svolge tutta nei confronti dei testi biblici ed, in particolare, si focalizza sui Vangeli e sulla verità storica del testo, non entrando nel merito teologico e non toccando altri libri della Bibbia. Ma vengono anche teorizzate due cose molto importanti, il comunismo e il materialismo ateo.
Meslier, con citazioni precise, tratte dalla traduzione ufficiale della Bibbia proposta dalle comunità cristiane, evidenzia contraddizioni interne ai passi evangelici. Esse riguardano, tra l'altro, il numero e i nomi degli apostoli, il racconto della nascita ed infanzia di Gesù secondo Matteo e Luca, l'esistenza di una persecuzione da parte di re Erode, la durata della predicazione di Gesù, giorni e luogo dell'Ascensione; dunque eventi fondamentali della vita del Messia.
Il testamento di Jean Meslier si articola in otto parti fondamentali:
▪ Non sono che invenzioni umane.
▪ La fede, "credenza cieca", è un principio di errori, di illusioni e di raggiri.
▪ Falsità delle presunte visioni e rivelazioni divine.
▪ Vanità e falsità delle presunte profezie dell'Antico Testamento.
▪ Errori della dottrina e della morale della religione cristiana.
▪ La religione cristiana autorizza le prepotenze e la tirannia dei grandi.
▪ Falsità della presunta esistenza della divinità.
▪ Falsità dell'idea della spiritualità e dell'immortalità dell'anima.
Oltre che la Chiesa, la religione, Dio e la figura di Gesù, nel mirino del Testamento ci sono la monarchia, l'aristocrazia, l'Ancien regime, l'ingiustizia sociale e la morale cristiana del dolore: in esso si professa una sorta di comunismo anarchico ante litteram ed una filosofia materialista.
Il libro uscì nel 1729, dopo la morte di Meslier, ma egli vi aveva lavorato per gran parte della sua esistenza.

L'essenza del pensiero di Meslier
Per capire bene in che cosa consista il pensiero filosofico di Meslier è necessaria un'analisi attenta dei passi dove la "pars destruens", la lotta al cristianesimo e all'aristocrazia, si fa "pars construens" e propositiva di un nuovo modello sociale, basato sul riscatto delle classi umili contro i soprusi di due classi dominanti e parassite, l'aristocrazia e il clero. Per quanto Meslier sia stato spesso tacciato di essere un pensatore rozzo, nella realtà, pur non possedendo basi teoriche notevoli, essendo la sua cultura filosofica limitata, tuttavia i suoi apporti per un nuovo orizzonte materialistico ed ateo sono importanti. La tesi centrale di Meslier è che la religione nasce dalla paura, e i tiranni se ne servono per imporre il proprio potere: idealizzando la sofferenza, la povertà e il dolore e condannando il piacere, la religione - in particolare quella cristiana - disarma gli uomini e li lascia alla mercé dei soprusi del potere. Invece in natura tutti gli uomini sono uguali, ed a loro appartengono i beni e la terra che lavorano. Monarchi, nobili e sacerdoti sono parassiti che il popolo deve abbattere per riappropriarsi della terra. Inoltre, tutto quanto avviene nella storia non può nè deve essere attribuito a Dio, in quanto solo la natura, eterna e già di per sé perfettamente regolata, basta a spiegare i mutamenti.
"La vostra salvezza è nelle vostre mani, la vostra liberazione dipenderebbe solo da voi, se riusciste a mettervi d'accordo; avete tutti i mezzi e le forze necessarie per liberarvi e per rendere schiavi i vostri stessi tiranni. I vostri tiranni, infatti, per quanto potenti e terribili possano essere, non avrebbero alcun potere su di voi senza voi stessi; tutta la loro potenza, tutte le loro ricchezze, tutta la loro forza, viene solo da voi: sono i vostri figli, i vostri congiunti, i vostri alleati, i vostri amici che li servono, sia in guerra sia nei vari incarichi che essi assegnano loro: essi non saprebbero far niente senza di loro e senza di voi. Essi utilizzano la vostra stessa forza contro voi stessi, per ridurvi tutti quanti in schiavitù [...]. Ciò non succederebbe davvero se tutti i popoli, tutte le città e tutte le province si coalizzassero e cospirassero insieme per liberarsi dalla comune schiavitù. I tiranni sarebbero subito schiacciati e annientati. Unitevi dunque uomini, se siete saggi, unitevi tutti se avete coraggio, per liberarvi dalle vostre comuni miserie". "Trattenete con le vostre mani tutte queste ricchezze e tutti i beni che producete in abbondanza col sudore del corpo, teneteveli per voi e per i vostri simili, non date niente a questi superbi e inutili fannulloni, che non fanno nulla di utile, e non date niente di tutto ciò a tutti questi monaci e questi ecclesiastici che vivono inutilmente sulla terra, non date niente a questi nobili fieri e orgogliosi che vi disprezzano e vi calpestano [...]. Unitevi tutti nella stessa volontà di liberarvi da questo odioso e detestabile giogo del loro tirannico dominio, nonché dalle vane e superstiziose pratiche delle loro false religioni. E così non vi sia tra di voi religione diversa da quella della saggezza e della moralità, da quella dell'onestà e della decenza, della franchezza e della generosità d'animo; non ci sia religione diversa da quella che consiste nell'abolire completamente la tirannide e il culto superstizioso degli dèi e dei loro idoli, nel mantenere viva la giustizia e l'equità ovunque, nel lavorare in pace e nel vivere tutti in una società ordinata, nel mantenere la libertà e, infine, nell'amarvi l'un l'altro e nel salvaguardare da ogni pericolo la pace e la concordia tra di voi [...]".

Le contestazioni al Vangelo
Nazaret e Betlemme

I racconti di Luca e Matteo dicono che Gesù nacque a Betlemme. Spesso Gesù è detto "Gesù di Nazaret": sulla carta geografica Nazaret dista diversi giorni di cammino da Betlemme. È inoltre ancora in voga tra alcuni studiosi sostenitori del mito di Gesù, l'ipotesi che l'attuale Nazaret non sarebbe il paese omonimo descritto dai Vangeli: addirittura un paese con questo nome non sarebbe addirittura nemmeno esistito all'epoca della nascita di Gesù. A dimostrazione della non corrispondenza tra la Nazaret attuale e quella dei vangeli sarebbe la mancanza del dirupo citato nel vangelo di Luca (4,16-28). In particolare Luigi Cascioli ha avanzato l'ipotesi che Gesù provenisse invece da Gamala, cittadina della Galilea che corrisponderebbe meglio alla descrizione evangelica: il collegamento con Nazaret sarebbe stato introdotto successivamente dagli evangelisti per far combaciare la vita di Gesù con le profezie, e l'appellativo "Nazareno" avrebbe avuto un altro significato, ovvero maestro degli Esseni, oppure Nazireo.
Questo nonostante sia stato ormai accertato che Gesù non poteva essere né l'uno né l'altro, a causa delle profonde divergenze tra il suo stile di vita e quello di questi due gruppi religiosi, i quali comandavano, per esempio, l'astinenza dal vino, cosa che Gesù, stando ai Vangeli, non ha mai fatto.

I fratelli di Gesù
Controversa è l'interpretazione del passo biblico in cui si parla dell'apostolo Giacomo. Per le Chiese evangeliche e altre si tratta di uno dei fratelli di Gesù; per la Chiesa cattolica di un cugino, cosa conciliabile con il dogma di Maria Vergine secondo il quale la madre di Gesù concepì il figlio per mediazione dello Spirito Santo e non consumò in unione carnale il matrimonio con Giuseppe.
La parola greca adelphos usata nel testo biblico, viene tradotta con il significato di "fratello", ma presenta possibili traduzioni differenti. Specialmente in ambito cristiano, infatti, può indicare una fratellanza spirituale più che carnale. I significati delle parole che compaiono nei passi biblici sono spesso evidenziati a parte, con riferimento alla fonte, trattandosi di testi della tarda grecità e traduzioni in una lingua popolare non sempre corretta.
Tuttavia, l'ebraico, allora come oggi, usa una sola parola per indicare "fratello" e "cugino" perché negli usi di questo popolo conta il legame con il clan familiare, e fratello e cugino comportano un legame di sangue ugualmente stretto che non è necessario distinguere (come era tipico di una società patriarcale).

Barabba e Gesù
Barabba, per la Bibbia proposta dalla Chiesa, era un ladrone qualunque di cui la folla avrebbe chiesto la liberazione a Pilato al posto di Gesù, come usava nella Pasqua. Barabba in realtà significa "Figlio del padre" (in alcuni passi della Bibbia ufficiale Gesù dice "Abbà", Padre!, che sarebbe la traduzione del termine ebraico; in quegli anni i romani sedarono una rivolta per un tale Bar Kochba, ossia "Figlio della Stella", che gli ebrei considerarono il Messia di cui parlavano i profeti dell'Antico Testamento). La Giudea era soggetta a continue rivolte ed era una delle regioni più difficili da controllare dell'impero romano. Gli ebrei attendevano un Messia inviato da Dio per liberare il Popolo Eletto dalla dominazione romana.
Gesù aveva deluso le loro aspettative e la folla era inferocita perché non aveva trovato in lui un liberatore. Barabba era il Messia secondo una parte degli Ebrei come altri che si dicevano il Messia durante la vita di Gesù. Anche ad essi si riferiscono i passi in cui Gesù raccomanda di guardarsi dai falsi profeti.
Gli ebrei erano divisi in sette che divergevano su chi fosse il vero Messia, quale uomo sostenere come Liberatore del popolo ebraico.
I Vangeli spiegano questo fatto dicendo che il Regno di Gesù non era in questa terra, ma nei Cieli. Gli ebrei attendevano quel Regno su questa terra come un riscatto dalle condizioni materiali in cui viveva la Giudea.

La guarigione del sordomuto
Un altro riferimento diretto a passi evangelici riguarda l'episodio della guarigione del sordomuto. A questo proposito Meslier chiosa: «durante la guarigione del sordomuto, di cui si parla in san Marco, è stato detto che Gesù agì in un modo quanto meno bizzarro; dopo avergli messo le sue dita nelle orecchie e avergli sputato, gli tirò la lingua; poi volgendo gli occhi al cielo, fece un gran sospiro e gli disse: epheta».
Il passo a cui si fa riferimento è:
«Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;
guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!».
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente»
(Marco 7,31-35)
Le due citazioni mostrano in un certo senso l'importanza della traduzione. Nel secondo caso, la traduzione non pone un accento "grottesco" su quei particolari che portano Meslier a questo giudizio. Tra l'altro, non compare il particolare della "tirata di lingua", che forse era presente nelle traduzioni bibliche al tempo di Meslier.

Portavoce dell'ateismo
Nel suo Trattato di ateologia, il filosofo francese Michel Onfray considera Meslier il primo filosofo ateo della storia. L'autore pone l'accento sulla differenza fra il pensiero del curato e quello di altri filosofi considerati, a torto, atei quali Epicuro o Baruch Spinoza: mentre questi ultimi affermano l'esistenza di una o più entità divine, anche se composte da atomi o perfettamente coincidente con la Natura, Meslier confuta radicalmente l'esistenza di qualsiasi divinità o essere trascendentale, e a ciò accompagna la critica di tutte religioni in generale e del cristianesimo in particolare. Secondo Onfray, dunque, è dall'apertura del Testamento che si può iniziare a parlare di ateismo filosofico senza possibilità di contestazione.

* 1744 - Gennaro Maria Sarnelli (Napoli, 12 settembre 1702 – 30 giugno 1744) è stato un missionario italiano. Il 12 maggio 1996 è stato proclamato beato da Giovanni Paolo II. È stato un sacerdote appartenente alla Congregazione del Santissimo Redentore.
Figlio del barone di Ciorani Angelo Sarnelli e della baronessa Caterina Scoppa, quartogenito di otto fratelli e sorelle, nacque nel palazzo di famiglia nell'odierna piazza Trieste e Trento (palazzo del Cardinale Zapata) di Napoli.
All'età di 14 anni manifestò la sua volontà di diventare un gesuita, ma ricevuto il parere contrario dal padre, sempre su indicazione dello stesso, scelse gli studi giurisprudenziali.
Laureatosi nel 1722 in diritto canonico e civile, esercitò la professione fino all'anno 1728 insieme all'avvocato Alfonso Maria de' Liguori, con il quale condivideva la passione per il servizio agli ammalati nell'Ospedale di Santa Maria del Popolo, detto anche «degli Incurabili».
Verso la fine dell'anno 1728 abbandonò la professione di avvocato ed iniziò il suo cammino di avvicinamento alla chiesa cattolica. Nel mese di settembre dello stesso anno diventò seminarista presso la Chiesa napoletana, all'interno della quale venne incaricato di svolgere le mansioni di chierico nella parrocchia di Sant'Anna di Palazzo.
Negli anni successivi iniziò gli studi che lo portarono al noviziato nella Congregazione delle Missioni Apostoliche, conclusosi con esito positivo il 28 maggio 1731. Fu consacrato sacerdote l'8 luglio 1732.
Dopo l'ordinazione, venne assegnato come responsabile della catechesi nella parrocchia dei Santi Francesco e Matteo, dal cardinale Pignatelli, a Napoli. Qui iniziò l'opera di recupero e prevenzione contro la prostituzione tra le giovani ragazze.
Nel 1732 fondò insieme a Sant'Alfonso Maria de' Liguori l'ordine dei padri Redentoristi.
Tra le altre attività da lui portate avanti, dall'anno 1736, vi sono iniziative a favore dei «facchinelli», cioè i minori sfruttati per il lavoro, la fondazione della casa redentorista di Villa Liberi (Caserta), campagne contro l'abuso dell'utilizzo della bestemmia, la divulgazione della religione fra i laici, la formazione spirituale dei fanciulli e una missione permanente all'interno dei sobborghi napoletani.
Morì il 30 giugno 1744 a Napoli, all'età di 41 anni. Fu sepolto nella parrocchia di Santa Maria dell'Aiuto e poi trasferito nella casa dei redentoristi di Ciorani.
Nel 1861 iniziò la causa di canonizzazione, e il 2 dicembre 1906 papa Pio X lo proclama Venerabile. Il 12 maggio 1996, in piazza San Pietro a Roma, papa Giovanni Paolo II lo proclama beato, ricordandone l'intenso impegno missionario verso i poveri e l'attività di studioso e scrittore.

Congregazione Redentorista
Il 9 novembre 1732, anno in cui Sarnelli ricevette i voti di sacerdote, l'amico e vecchio compagno avvocato Alfonso de' Liguori fondò la Congregazione del Santissimo Redentore.
La casa madre della congregazione sorse proprio nel palazzo baronale di Ciorani, che il barone Angelo Sarnelli donò su richiesta del figlio Gennaro, il quale ricordava al padre come anche un loro avo, don Girolamo Sarnelli, avrebbe voluto donare quelle terre, ai padri Camaldolesi per la realizzazione di un convento.
Sarnelli, a causa di impegni precedentemente presi, non poté seguire l'amico all'interno della congregazione fin dalla fondazione, ma divenne sostenitore del progetto.
Nel giugno 1733, Alfonso Maria rimase solo nella sua congregazione nella città di Scala e Sarnelli decise di entrare a far parte della comunità redentorista per aiutare l'amico nella sua missione, pur continuando a restare membro delle Missioni Apostoliche.
Da questa unione seguirono una serie di missioni in vari paesi della Campania.

Principali opere
Sarnelli produsse numerose opere, raccolte successivamente in 13 volumi pubblicati nel 1888:
▪ Il mondo santificato
▪ Il mondo riformato
▪ L'anima illuminata
▪ L'anima desolata
▪ Il cristiano illuminato
▪ Il cristiano santificato
▪ Le glorie e grandezze della divina Madre
▪ Divozioni pratiche per onorare la SS. Trinità o Maria SS
▪ Lettere spirituali
▪ Della discrezione degli spiriti
▪ L'Ecclesiastico santificato
▪ Contro il vizio della bestemmia
▪ Ragioni cattoliche

▪ 1849 - Luciano Manara (Milano, 23 marzo 1825 – Roma, 30 giugno 1849) è stato un patriota italiano, tra le figure più note del Risorgimento. Cadde durante la difesa della seconda Repubblica Romana.
Amico di Carlo Cattaneo, partecipò valorosamente alle Cinque Giornate di Milano (tra l'altro capeggiando l'operazione che portò alla conquista di Porta Tosa) e alla Prima guerra di indipendenza italiana con un gruppo di volontari da lui stesso organizzato.
Al ritorno degli Austriaci si rifugiò in Piemonte dove fu messo a capo di un corpo di bersaglieri con cui combatté sul Po e a La Cava (odierna Cava Manara in provincia di Pavia).
Partecipò alla difesa della Repubblica Romana e fu nominato capo di Stato Maggiore da Garibaldi. Morì nello scontro di Villa Spada il 30 giugno.

Le difficili esequie
Le esequie furono celebrate nella chiesa di San Lorenzo in Lucina e l'omelia funebre fu pronunciata da Don Ugo Bassi.
Il corpo rimase per qualche tempo a Roma. La madre non riuscì ad ottenere da Vienna il permesso per riportarlo a Milano.
Con le spoglie di Emilio Morosini e di Enrico Dandolo (caduto a Villa Corsini), via mare venne portato a Venezia, dove venne sepolto temporaneamente nella tomba di famiglia dei Morosini.
Dopo continue insistenze e suppliche, nel 1853 l'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe I concesse il permesso di riportare il corpo dell'eroe a Barzanò (dove la famiglia aveva una villa) in forma "strettamente privata".
Solo dopo l'Unità d'Italia, nel 1864, ai Manara venne infine concesso di erigere la tomba di famiglia.
A lui è stato innalzato nel 1894 un monumento bronzeo nei Giardini Pubblici di Milano, opera dello scultore Francesco Barzaghi.
In suo onore, la squadra di calcio di Barzanò, il paese in Provincia di Lecco ove si trova la sua tomba, si chiama proprio "Luciano Manara".
A Roma sono intitolati a Manara una strada a Trastevere un liceo classico sul Gianicolo ed una caserma dell'esercito italiano (attualmente sede del distretto militare di Roma), sita in Viale delle Milizie.

▪ 1950 - Lodovico Pogliaghi (Milano, 7 gennaio 1857 – Sacro Monte di Varese, 30 giugno 1950) è stato uno scultore, pittore, scenografo decoratore italiano.
Nato a Milano negli ultimi anni della dominazione austriaca appartiene ad una famiglia della buona borghesia lombarda. Il padre era un ingegnere della Imperial Regia Società delle strade Ferrate. Pose la sua residenza e studio per oltre 50 anni nel palazzo dei Marchesi Crivelli in via Pontaccio non lontano dall'Accademia di Brera dove presto iniziò ad insegnare.
Ma la sua lunga carriera si può far risalire ad un primo importante lavoro per la chiesa parrocchiale di Solzago (Como) dove esegue un dipinto raffigurante la "Madonna fra Santi" (1878) e la "Natività della Vergine" per la chiesa di San Donnino a Como nel 1885. Nel 1886 inizia un nuovo progetto artistico che vede la pubblicazione delle "Illustrazioni per la Storia d'Italia" che pubblica la Casa Treves. Negli stessi anni inizia un tirocinio sotto la direzione del suo Maestro Bertini per l'arredamento del Museo Poldi Pezzoli e per la vistosa decorazione di Palazzo Turati in via Meravigli in Milano.
La sua opera più famosa è la porta centrale del Duomo di Milano. Le porte vengono inaugurate il giorno 8 settembre 1906, mentre la parte superiore viene inaugurata nel 1908 ( quest'anno si celebrano i 100 anni delle Porte). Il battente di destra illustra le gioie della Vergine, il battente di sinistra i dolori della Vergine, mentre la parte alta sopra i battenti illustra la gloria della Vergine. L'intera struttura delle formelle in gesso è conservata nella casa-museo di Lodovico Pogliaghi al Sacro Monte di Varese in parte ancora chiusa per restauri.Artista eclettico e, di sicuro, punto di riferimento nel panorama artistico lombardo e non solo, visti i lavori eseguiti nel duomo di Genova (cappella Cybo) nel duomo di Chiavari e all'Altare della Patria a Roma dove scolpisce il gruppo della Concordia. Insegnò a Brera dove ed ebbe come allievi anche i gemelli Carlo e Luigi Rigola che sotto la sua direzione lavorarono alle Porte centrali del Duomo di Milano ( come scrive Aldo Carpi).
Nel 1910 realizza il gruppo della Pietà alla Cappella espiatoria in ricordo dell'assassinio del Re Umberto I a Monza del 1900.

▪ 1976 - Paul Felix Lazarsfeld (Vienna, 13 febbraio 1901 – New York, 30 giugno 1976) è stato un sociologo statunitense di origini austriache.
Lazarsfeld nacque a Vienna nel 1901, figlio del giurista Robert Lazarsfeld e della psicologa Sophie Lazarsfeld (nata Munk).
Dopo aver completato la scuola dell'obbligo studiò matematica presso l'Università di Vienna, dove nel 1924 conseguì il dottorato di ricerca con una dissertazione intitolata Über die Berechnung der Perihelbewegung des Merkur aus der Einsteinischen Gravitationstheorie.
Dopo un anno di ricerche in Francia, Lazarsfeld tornò a Vienna e lavorò fino al 1929 presso un istituto superiore come insegnante di matematica. Dal 1929 al 1933 fu poi ricercatore presso l'istituto di psicologia di Vienna.
Nel 1933 emigrò negli Stati Uniti grazie ad uno stipendio della Rockefeller Foundation. Negli anni successivi lavorò presso vari enti di ricerca fino alla fondazione nel 1939 dell'Ufficio di Ricerca Sociale Applicata (Bureau of Applied Social Research ) presso la Columbia University, nella quale ottene in seguito una cattedra come professore ordinario di sociologia.
Negli anni successivi Lazarsfeld affiancò alla sua attività di professore anche quella di consulente per il governo statunitense e in seguito prese parte a vari progetti di ricerca in molte prestigiose università di tutto il mondo.

Opere
Paul F. Lazarsfeld è l'ideatore di molti aspetti della metodologia della ricerca sociale empirica.

I disoccupati di Marienthal
Come opera fondamentale per questo ambito viene ricordato lo studio del 1933 condotto insieme a Marie Jahoda e Hans Zeisel dal titolo I disoccupati di Marienthal. In questa analisi vennero combinati metodi qualitativi e quantitativi per analizzare i mutamenti sociali causati dall'alto livello di disoccupazione nel paese.

The People's Choice
Negli Stati Uniti Lazarsfeld compì una ricerca sugli effetti dei mass media sulle scelte politiche della popolazione. Raccolse i suoi risultati nel libro The People's Choice. Per questa analisi vennero seguiti 600 elettori americani durante le elezioni presidenziali negli ultimi mesi della campagna elettorale, vennero analizzati questionari sulle abitudini e sui cambiamenti nella scelta di voto.
Questo studio mostrò che la comunicazione interpersonale, ad esempio con persone influenti o con persone più istruite, aveva una forte influenza sulla scelta elettorale, mentre la campagna elettorale e più in generale i mass media non sembravano influenzare più di tanto la scelta tra un candidato o l'altro.
In questo modo si sviluppò una teoria degli effetti limitati dei media che si contrapponeva alla teoria ipodermica (Modello S-R) della scuola behaviorista. Importanti invece nell'influenza della scelta elettorale erano i cosiddetti opinion leader (Leader d'Opinione), i quali comunicavano efficacemente i contenuti dei media alle persone. Lazarsfeld sviluppò attraverso questo modello la Teoria del Flusso di Comunicazione a Due Livelli:
▪ Nel primo livello gli opinion leader utilizzano i mezzi di comunicazione di massa per ottenere informazioni.
▪ Nel secondo livello gli opinion leader comunicano le loro informazioni, filtrate attraverso le loro opinioni, al resto della popolazione.