Il calendario del 3 Novembre

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 644 - Omar, secondo califfo dell'islam viene assassinato nella moschea di Medina da uno schiavo

▪ 1493 - Cristoforo Colombo avvista per la prima volta l'isola di Dominica nel Mar dei Caraibi

▪ 1706 - Terremoto di Sulmona del 1706

▪ 1838 - Viene fondato il The Bombay Times and Journal of Commerce. Verrà in seguito rinominato in The Times of India

▪ 1848 - Viene proclamata una nuova costituzione olandese, ampiamente rivista

▪ 1867 - Battaglia di Mentana: le truppe franco-pontificie sconfiggono i volontari di Garibaldi

▪ 1868 - Il Repubblicano Ulysses S. Grant viene eletto presidente degli Stati Uniti, battendo il candidato democratico Horatio Seymour

▪ 1903 - Con l'incoraggiamento degli Stati Uniti, Panama si proclama indipendente dalla Colombia. Il presidente statunitense Theodore Roosevelt voleva che gli USA costruissero il Canale di Panama, ma venne bloccato dal governo colombiano

▪ 1908 - Il Repubblicano William Howard Taft viene eletto presidente degli Stati Uniti, battendo il candidato democratico William Jennings Bryan

▪ 1911 - La Chevrolet entra ufficialmente nel mercato dell'automobile per competere contro la Ford Modello T

▪ 1918

  1. - Il torpediniere Audace attracca a Trieste
  2. - La Polonia dichiara l'indipendenza dalla Russia
  3. - Prima guerra mondiale: L'Austria-Ungheria accetta l'armistizio con gli Alleati. Le truppe del Regio Esercito italiano entrano a Trento

▪ 1935 - Giorgio II di Grecia riottiene il trono

▪ 1936 - Franklin D. Roosevelt viene rieletto per un secondo mandato alla presidenza degli USA, con una schiacciante vittoria su Alf Landon

▪ 1942 - Seconda guerra mondiale: fine della seconda battaglia di El Alamein; le forze italo-tedesche comandate da Erwin Rommel sono costrette alla ritirata durante la notte

▪ 1957 - Programma Sputnik: L'Unione Sovietica lancia nello spazio lo Sputnik 2, con a bordo la cagnetta Laika

▪ 1964
  1. - Il presidente statunitense uscente Lyndon B. Johnson sconfigge lo sfidante repubblicano Barry Goldwater, Sr, con oltre il 60% del voto popolare.
  2. - Esplosione della prima bomba atomica Cinese

▪ 1967 - Guerra del Vietnam: Inizia la battaglia di Dak To - Attorno a Dak To (situata a circa 450 km a nord di Saigon vicino al confine con la Cambogia), pesanti perdite colpiscono entrambe le parti. Gli americani vinceranno per poco la battaglia il 22 novembre)

▪ 1968 - Un'alluvione devasta il Piemonte, in particolare la Provincia di Biella provocando 72 morti.

▪ 1969 - Guerra del Vietnam: il presidente statunitense Richard M. Nixon durante un discorso trasmesso per televisione e per radio, chiede alla maggioranza silenziosa di unirsi a lui in solidarietà allo sforzo bellico in Vietnam, e di appoggiare la sua politica

▪ 1970 - Salvador Allende diventa presidente del Cile

▪ 1971 - Viene pubblicato lo UNIX Programmer's Manual

▪ 1973 - Programma Mariner: la NASA lancia la Mariner 10 verso Mercurio (il 29 marzo 1974 diventerà la prima sonda spaziale a raggiungere il pianeta)

▪ 1978 - La Dominica ottiene l'indipendenza dal Regno Unito

▪ 1979 - A Greensboro (Carolina del Nord), cinque membri del Communist Workers Party vengono uccisi a colpi d'arma da fuoco, e altri sette feriti, da un gruppo di membri del Ku Klux Klan e da neo-nazisti, durante il raduno "Morte al Klan"

▪ 1986 - Scandalo Iran-Contra: la rivista libanese Ash-Shiraa riporta che gli USA hanno venduto di nascosto armi all'Iran, allo scopo di assicurarsi il rilascio di sette ostaggi americani tenuti prigionieri da gruppi libanesi filo-iraniani

▪ 1990 - La LXII Riunione del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese decide la fondazione della Commissione Statale per il Controllo dei Narcotici

▪ 1992 - Il democratico statunitense Bill Clinton viene eletto 42º Presidente degli Stati Uniti

▪ 1994 - Viene rilasciata Red Hat Linux 1.0

▪ 1995 - Al Cimitero nazionale di Arlington, il presidente statunitense Bill Clinton dedica un memoriale alle vittime dell'attentato al Volo Pan Am 103

▪ 1998 - L'ex lottatore professionista Jesse Ventura viene eletto Governatore del Minnesota

Anniversari

* 644 - ʿOmar (oʿUmar) ibn al-Khaṭṭāb, (ca. 581 – 3 novembre 644), fu il secondo califfo islamico dopo Abū Bakr. Resse la Umma dal 634 al 644.

Prima della conversione
Appartenente al clan meccano dei Banū ʿAdi, della tribù dei Bànu Quraysh, ʿOmar non fu uno dei primissimi convertiti e, anzi, si distinse inizialmente per un acceso odio nei confronti dell'Islam. Si tramanda che la sua conversione fosse avvenuta in seguito a un ironico apprezzamento di un suo concittadino, come lui pagano, che gli avrebbe detto che la sua ostilità nei confronti della religione predicata da Maometto avrebbe dovuto esprimersi anche all'interno della famiglia di ʿOmar e nei confronti della sorella Fāṭima, diventata musulmana.
Precipitatosi in casa, avrebbe sorpreso la sorella intenta a leggere uno scritto. Dopo averla schiaffeggiata provocandole una sanguinosa ferita Omar si sarebbe vergognato del suo gesto tanto vile e avrebbe chiesto di conoscere il contenuto dello scritto. Erano i primi otto versetti della sura XX del Corano, detta Ta-Ha:
«Noi non t'abbiam rivelato il Corano perché tu patisca,
bensì soltanto come ammonimento a chi teme,
rivelazione che vien da Colui che ha creato la terra e i cieli alti.
Il Misericordioso s'è assiso in gloria sul Trono!
A Lui appartiene tutto quel ch'è nei cieli e quel ch'è sulla terra e tutto quel ch'è frammezzo, e tutto quel ch'è sotto il suolo.
È inutile che tu parli ad alta voce! Egli conosce l'intimo tuo e cose ancor più occulte! Non c'è altro dio che Lui, l'Iddio cui appartengono i nomi più belli »
(trad. A. Bausani, Il Corano, Firenze, Sansoni, 1955; poi Milano, Rizzoli)

L'operato medinese
La sua immediata conversione ben illustra il carattere dell'uomo, impulsivo al limite talora della sfrontatezza, forse frutto del suo imponente e aitante fisico. Divenne seguace appassionato dell'Islam e accompagnò con decisione tutto il cammino del profeta Muhammad, talora esprimendogli con sincerità assoluta e spesso candida i propri dubbi e finanche le proprie critiche.
Secondo una tradizione riportata da Muslim ibn al-Hajjāj, uno dei massimi tradizionisti musulmani, ʿOmar avrebbe concordato con Abū Bakr e con Abū ʿUbayda b. al-Jarrāḥ (poi morto prematuramente nel corso della campagna militare islamica di conquista della Siria) che a guidare la comunità islamica dopo la morte di Muhammad fosse Abū Bakr.
Vera o no questa tradizione, sta di fatto che al momento del suo trapasso, il primo califfo pretese da tutta l'élite islamica che si riconoscesse la successione proprio di ʿOmar il quale, peraltro, dimostrò di essere all'altezza del compito, rivelandosi uno dei migliori califfi, per energia e onestà morale, che mai abbia conosciuto l'Islam.

Il califfato
Organizzò le prime spedizioni nei territori arabofoni sotto diretto o indiretto controllo dei Bizantini e dei persiani Sasanidi. Di fronte all'inconsistenza della reazione i piani iniziali che prevedevano probabilmente una semplice serie di razzie e, al massimo, l'assoggettamento a tributo dei sedentari installati a ridosso della steppa (bādiya) arabo-siriana, si trasformarono in vere e proprie operazioni di conquista. Caddero così sotto il potere islamico la Siria-Palestina, l'Egitto, la Mesopotamia e la Persia occidentale.
In tali imprese si misero in luce lo stesso Abū ʿUbayda b. al-Jarrāh, Yazīd b. Abī Sufyān, Shuraḥbīl b. Ḥasana, ʿAmr b. al-ʿĀṣ e, più di tutti, Khālid b. al-Walīd, recente trionfatore nella guerra della ridda nel corso del precedente califfato.
ʿOmar creò la prima struttura amministrativa dello Stato islamico, tanto civile quanto militare, facendo predisporre appositi registri (dīwān, pl. dawawīn, ovvero daftar, pl. dafātir) tenuti in ordine da personale che scriveva in greco, ebraico, aramaico, copto o persiano (visto lo stato imperfetto della lingua araba scritta) che, di conseguenza, era per lo più cristiano, israelita o zoroastriano. Fu sempre ʿOmar, per le medesime finalità burocratiche, a disporre che come anno 1 del calendario islamico fosse fissato l'anno in cui Muḥammad aveva ordinato l'egira dei primi musulmani (622).
Con lui si cominciò a usare la fortunata espressione "Comandante dei credenti" (Amīr al-muʾminīn), per evitare che la già lunga espressione Khalīfat rasūl Allāh (Successore dell'Inviato di Dio) per indicare il califfo, diventasse ancor più lunga, vista la tendenza iniziale a chiamarlo Khalīfat khalīfat Rasūl Allāh (Successore del successore dell'Inviato di Dio).
ʿOmar morì sotto i colpi di lama d'uno schiavo, forse persiano, di nome Luʾluʾa, senza che sia possibile scorgere nell'atto una qualsiasi motivazione politica. Era però la prima fine violenta d'un successore del Profeta e non sarebbe stata l'ultima.
Fece appena a tempo, prima di morire, a disporre che a designare il suo successore fosse un Consiglio (Shūrā) formato dai Compagni del Profeta sopravvissuti. Fu sepolto accanto ad Abū Bakr che, a sua volta, era stato inumato accanto al Profeta in quella che è poi divenne la Moschea del Profeta.

* 1584 - Carlo Borromeo (Arona, 2 ottobre 1538 – Milano, 3 novembre 1584) è stato un arcivescovo cattolico e cardinale italiano.
È stato canonizzato nel 1610 da papa Paolo V.
Figlio di Gilberto II Borromeo e Margherita Medici di Marignano, sorella di papa Pio IV, crebbe nella nobile e possidente famiglia Borromeo. Tra i racconti aneddotici della prima giovinezza si narra che durante l'occupazione spagnola della Rocca di Arona, proprietà dei Borromeo, egli partecipò in prima persona alla difesa. All'età di circa dodici anni, suo zio, Giulio Cesare Borromeo, gli affidò un'abbazia (cioè l'ufficio e la dignità di abate commendatario), il reddito della quale fu da lui devoluto interamente per la carità verso i poveri.
Studiò diritto canonico e civile a Pavia. Nel 1554 morì suo padre. Pur avendo un fratello maggiore, il conte Federico Borromeo, gli fu richiesto dai parenti prossimi di prendere il controllo degli impegnativi affari di famiglia. Solo dopo un certo periodo poté quindi riprendere i suoi studi, laureandosi nel 1559. A Pavia creò nel 1564 una struttura residenziale molto attrezzata per ospitare studenti universitari di scarse condizioni economiche ma con elevati livelli di preparazione e attitudine allo studio; istituto che da lui prese il nome di Almo Collegio Borromeo. Questa istituzione rappresenta il più antico e prestigioso collegio storico di Pavia e tra i più antichi d'Italia.

A Roma
Nel 1560, lo zio materno, Giovan Angelo Medici di Marignano, venne eletto papa con il nome di Pio IV e invitò a Roma i suoi nipoti Carlo e il fratello primogenito Federico. Nel 1562 Federico morì improvvisamente; perciò fu consigliato a Carlo di lasciare l'ufficio ecclesiastico e di trovare moglie con cui avere dei figli, per non estinguere la dinastia familiare. Carlo, tuttavia, rifiutò, sostenendo che avendo espresso voto di castità a Dio, era meglio per lui rimanere vergine piuttosto che infrangere il voto fatto e contaminarsi il corpo e l'anima con una donna. Nel 1563 venne ordinato sacerdote e subito dopo consacrato vescovo. Partecipò alle ultime fasi del Concilio di Trento, diventando uno dei maggiori promotori della controriforma o Riforma cattolica[1]; collaborò in larga parte alla stesura del Catechismo Tridentino (Catechismus Romanus).
Successivamente, 8 febbraio 1560, fu nominato arcivescovo di Milano. In conformità ai desideri del papa, visse in modo cònsono al suo elevato grado sociale, caratterizzandosi però per la sua temperanza e la sua umiltà che non furono mai tralasciate.

Ritorno a Milano
Nel 1565, lasciata la corte pontificia, prese possesso della diocesi di Milano, nella quale da circa ottant'anni mancava un vescovo residente e nella quale si era radicata una situazione di pesante degrado, con prelati dediti alle mondanità e preti non preparati e spesso "scostumati". Ristabilì una rigida disciplina nel clero, spendendosi per il rafforzamento della moralità e della preparazione dei sacerdoti, secondo le direttive del Concilio tridentino (costituì il seminario maggiore di Milano, il seminario elvetico e altri seminari minori): decretò, inoltre, che i preti non potessero coabitare con donne, neppure loro strette consanguinee. Per la sua opera riformatrice si servì anche dell'opera dei recenti ordini religiosi (gesuiti, teatini, barnabiti), e fondò la congregazione degli Oblati di Sant'Ambrogio (1578).
Negli anni del suo episcopato, dal 1565 al 1584, si dedicò alla diocesi milanese costruendo e rinnovando chiese (i santuari di Rho e del Sacro Monte di Varese, San Fedele a Milano e la chiesa della Purificazione di Maria Vergine in Traffiume), si impegnò nelle visite pastorali, curò la stesura di norme importanti per il rinnovamento dei costumi ecclesiastici. Fu nominato legato della Provincia di Romagna e visitatore apostolico di alcune diocesi suffraganee di Milano, in particolare Bergamo e Brescia, dove compì minuziose visite a tutte le parrocchie del territorio. La sua azione pastorale si allargò anche all'istruzione del laicato con la fondazione di scuole e collegi (quello di Brera, affidato ai gesuiti, o il Borromeo di Pavia).
Si impegnò in opere assistenziali in occasione di una durissima carestia nel 1570 e, soprattutto nel periodo della terribile peste del 1576-1577, detta anche "peste di San Carlo".
Nella diocesi impose regole severe, come la separazione di uomini e donne nelle chiese e la repressione degli adulteri; inoltre pretese la sottomissione alle regole vescovili di religiosi e laici organizzando anche una milizia privata (e armata) ai suoi diretti ordini con funzioni di polizia, il che ovviamente lo portò a scontrarsi con le legittime autorità preposte al mantenimento dell'ordine civico. In questo scontro non esitò a ricorrere anche alle scomuniche, pur di prevalere sulle autorità secolari. Ciò gli valse numerose critiche ed accuse di eccessivo rigorismo da parte delle autorità civili milanesi.

La soppressione degli Umiliati
Contrastò il potente ordine religioso degli Umiliati le cui idee si allontanavano dalla Chiesa cattolica con pericolo di scivolare verso posizioni protestanti e calviniste. Alcuni membri dell'ordine organizzarono per giunta un attentato alla sua vita. Tuttavia il colpo di archibugio sparato alle spalle mentre il vescovo era inginocchiato a pregare, e sparato da Gerolamo Donato, detto il Farina, un frate umiliato, non ebbe conseguenze; in ciò si vide un evento miracoloso. Nella causa di canonizzazione del Borromeo si cita: "e circa mezz'ora di notte (verso le 22) va il manigoldo nell'Arcivescovado, e ritrovando il Cardinale inginocchiato nell'oratorio con la sua famiglia in oratione, secondo il suo solito, gli sparò nella schiena un archibuggio carico di palla e di quadretti, li quali perdendo la forza nel toccar le vesti non fecero a lui offesa veruna, eccetto che la palla, che colpì nel mezzo della schiena: vi lasciò un segno con alquanto tumore (gonfiore)".
I quattro responsabili dell'attentato alla sua vita furono arrestati e giustiziati secondo le leggi in vigore. I beni dell'ordine soppresso, furono quindi devoluti ad altri ordini ed in particolare i possedimenti a Brera furono dati ai Gesuiti e furono finanziate opere religiose come le costruzioni del collegio Elvetico e della chiesa di San Fedele. Rei confessi, sotto tortura, Gerolamo Donato, detto Farina, i Prevosti, Girolamo di Cristoforo di Vercelli, Lorenzo da Caravaggio condannati a morte: Bartolomeo da Verona, delatore, condannato a 5 anni di carcere: autori della congiura. [Giovanni F. Carlo Bescapè, Vita di S. Carlo Borromeo, Ingolstadt, I592, ristampa Milano, I965, I99-2II.].

La persecuzione di eretici
Nonostante le Diete di Ilanz del 1524 e del 1526 avessero proclamato la libertà di culto nella Repubblica delle Tre Leghe in Svizzera, il Borromeo combatté il protestantesimo nelle valli svizzere, imponendo rigidamente i dettami del Concilio di Trento. Nella sua visita pastorale in Val Mesolcina in Svizzera fece arrestare per stregoneria un centinaio di persone, dopo le torture quasi tutti abbandonarono le fede protestante salvandosi così la vita, 10 donne ed il prevosto furono invece condannati al rogo nel quale furono gettati a testa in giù.
Segretario di Stato del papa e poi arcivescovo di Milano, venne nominato "Protector Helvetiae". Egli propose la creazione di una Nunziatura apostolica, di un collegio di gesuiti e di un seminario; per la formazione dei membri del clero provenienti dalla Confederazione elvetica fondò il "Collegio Elvetico" a Milano; organizzò sinodi diocesani di cui fecero parte le Tre valli ambrosiane del Canton Ticino, che visitò integralmente fin sulle cime innevate del Passo del San Gottardo. Sostenuti da papa Gregorio XIII (1572-85), questi sforzi portarono alla creazione della nunziatura di Lucerna, che seguì da vicino l'applicazione delle riforme.

La morte e la canonizzazione
Morì il 3 novembre 1584 a Milano lasciando il suo patrimonio ai poveri.
Fu proclamato beato nel 1602 e fu canonizzato il 1º novembre del 1610; la ricorrenza cade il giorno dopo la sua morte, il 4 novembre. Fino a qualche decennio fa, questo giorno era anche una festa nazionale italiana, in quanto cade anche la ricorrenza della vittoria nella prima guerra mondiale.
Nel terzo centenario della canonizzazione, il 26 maggio 1910 papa Pio X scrisse l'enciclica Editae Saepe in cui celebrò la memoria e l'opera apostolica e dottrinale di Carlo Borromeo.

Castissimo
Nel processo di canonizzazione i contemporanei dettero l'appellativo di "Castissimo" a Carlo Borromeo per la sua tenacia nella virtù della castità e della verginità consacrata. In gioventù aveva gettato a terra un suo vecchio servitore reo di avergli fatto accomodare una donna nel suo letto pensando di fargli cosa gradita, e non immaginando la sensibilità religiosa del giovane signore. San Carlo rimase terribilmente sconvolto anche imbattendosi nella moglie del Barbarossa, la bionda e bella Leobissa, dai Milanesi per scherno effigiata nuda nella pietra e in atto di radersi come usavano le prostitute. Essa aveva da secoli partecipato con la sua familiare immobile presenza, a tutto lo scorrere della vita cittadina. Nel vederla incombente a gambe larghe sul suo troppo santo capo dall'arco di Porta Tosa, il santo si sentì oltremodo beffato e annichilito. Nulla infatti più delle femmine, anche se del tutto vestite, o riprodotte addirittura nude, anche se nel freddo marmo, odiava mortalmente «il Castissimo, in tutta la sua vita non volendo parlar mai con donna alcuna, anche se gli fosse stretta parente» (Padre Grattarola).

Il Sancarlone
Viene ricordato da una gigantesca statua ad Arona chiamata il Sancarlone, che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere il culmine di un Sacro Monte a lui dedicato, ma mai completato.
Tale opera, alta 23 metri, in lamina di rame fissata con rivetti, su un'anima in muratura (al cui interno è possibile accedere), ha ispirato la tecnica di costruzione della Statua della libertà.

Culto
Come santo, Carlo Borromeo viene festeggiato il 4 novembre.
È considerato protettore dei frutteti di mele; si invoca contro le ulcere, i disordini intestinali, le malattie dello stomaco; è patrono della Lombardia, di Monterey in California e compatrono di Francavilla Fontana in Puglia ; patrono dei seminaristi, dei direttori spirituali e dei capi spirituali.
Per conoscere l'insegnamento di Benedetto XVI clicca qui.
Per l'ultimo lavoro storico di Danilo Zardin (uno dei maggiori studiosi di S.Carlo) clicca qui.

* 1639 - Martino de Porres, al secolo Martin de la Carité (Lima, 9 dicembre 1579 – Lima, 3 novembre 1639), è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Nacque a Lima nel Peru' nel 1579, il padre era un nobile spagnolo mentre la madre una semplice india peruviana di colore. Il padre non ebbe mai gran cura del figlio naturale; la madre invece cercò di impartigli un minimo di istruzione. Figlio naturale e povero, per guadagnarsi un po' di soldi iniziò come garzone da un barbiere, poi pian piano apprese qualche nozione di chirurgia, che in seguito lo rese un valido infermiere. Desideroso di donare la vita a Dio e ai poveri, entrò nell'ordine dei Domenicani. Nonostante le tante difficoltà è ricordato per i molteplici doni di grazia e di santità, dalla bilocazione, alla profezia, alla carita' cristiana e alle scienze infuse. Fu devotissimo dell'Eucaristia. Curiosamente fu battezzato nella stessa fonte battesimale dove venne battezzata anche Santa Rosa da Lima. Mori' nel 1639.
Canonizzato nel 1963 da Giovanni XXIII, che lo venerava come il santo della carità per tutto il mondo, fu proclamato patrono della giustizia sociale. La commemorazione liturgica ricorre il 3 novembre.

* 1917 - Léon Bloy (Périgueux, 11 luglio 1846 – Bourg-la-Reine, 3 novembre 1917) è stato uno scrittore, saggista e poeta francese.
Nato in una famiglia borghese, dopo una infanzia tormentata e un'adolescenza solitaria, a 18 anni si trasferisce a Parigi, dove svolge umili lavori. Inizialmente appartenente alla scuola simbolista, sotto l'influsso dell'amicizia con il colto scrittore "dandy" Barbey d'Aurevilly, conosciuto nel 1866, si trasforma da violento anticlericale in fervente religioso, convertendosi al cattolicesimo. In questi anni nasce il lui la convinzione di dover compiere una missione straordinaria e di dover realizzare lavori letterari fondamentali.
Il suo maestro lo introduce anche alle liriche simboliste e decadentiste, instillandogli una certa avversione al naturalismo come emerge nell'opera Les funérailles du naturalisme del 1891.
Lavora nella redazione di Univers, insieme a Louis Veuillot. In seguito, si ritira nel monastero di Soligny con l'intenzione di farsi monaco benedettino, ma nel 1889 si sposa con Jeanne Molbeck, cui rimarrà legato fino alla morte.
Durante una visita al santuario di La Salette conosce l'abate Tardif, il quale lo introduce allo studio della simbologia biblica e lo invita a scrivere un'opera sull'apparizione della Vergine. In questo periodo maturano gli elementi essenziali del suo pensiero e conosce personaggi importanti della vita letteraria parigina, come il poeta Paul Verlaine.
Muore il 3 novembre 1917 dopo una lunga e dolorosa malattia.

Profilo letterario
I suoi lavori riflettono una profonda devozione alla Chiesa cattolica e, più in generale, un ardente desiderio dell'Assoluto. Tuttavia i toni violenti di molte sue opere gli valsero la nomea di integralista religioso. Il suo primo romanzo (Le Désespéré) rappresentò un attacco furioso nei confronti del razionalismo e contribuì alla sua esclusione dalla comunità letteraria del tempo.
I primi lavori sono pervasi da un romanticismo visionario e da un insistente simbolismo in grado di descrivere il mistero e le tematiche sacre, il tutto puntellato da intensi slanci di entusiasmo, di passione estatica e di amore.
Con i Propos d'un entrepreneur de démolitions (1884) e dalle pagine del periodico Le Pal (1885), inizia a criticare duramente i vizi di una società conformista e imborghesita, ormai sull'orlo del precipizio. In questi lavori, l'autore alterna osanna e invettive apocalittiche ed in questo clima difficile, di disagio, povertà ed emarginazione, scrive i romanzi Le Désespéré (1887) e La Femme pauvre (1897), che elaborano il tema quasi autobiografico dell'uomo genio incompreso e della sola donna adorante e comprensiva.
Con i saggi Le Salut par les Juifs (1892), Exégèse des lieux communs (1902-1912), Le Sang du Pauvre (1909), e L'Ame de Napoléon (1912) lo scrittore sviluppa i suoi concetti fondamentali, ossia una visione della storia umana intesa come espiazione, tramite la sofferenza, che conduce dopo la purificazione alla Città Celeste.

* 1954 - Henri Émile Benoît Matisse (Le Cateau-Cambrésis, 31 dicembre 1869 – Nizza, 3 novembre 1954) è stato un pittore, incisore, illustratore e scultore francese.

Matisse è uno dei più noti artisti del ventesimo secolo, conosciuto principalmente per essere l'esponente di maggior spicco della corrente artistica dei Fauves.

Giovinezza ed educazione
Nato nel 1869 a Le Cateau-Cambrésis (Nord-Pas-de-Calais), in Francia, crebbe a Bohain-en-Vermandois, nella Francia Nord-orientale, dove i suoi genitori gestivano un commercio di sementi. Era il primogenito della famiglia. Nel 1887 si trasferì a Parigi per studiare legge, lavorando come impiegato statale, dopo aver ottenuto la qualifica. Cominciò a dipingere nel 1889, durante la convalescenza seguente ad un attacco di appendicite. Scoprì così "una sorta di Paradiso", come disse in seguito.
Decise di diventare un artista, con grande disapprovazione del padre. Nel 1891 tornò a Parigi, per studiare arte all'Académie Julian, divenendo studente di William-Adolphe Bouguereau e Gustave Moreau. Inizialmente dipinse nature morte e paesaggi, secondo la tradizione fiamminga, ottenendo un discreto successo. Nel 1896 espose 5 dipinti al salone della Société Nationale des Beaux-Arts e lo stato francese ne acquistò due. Nel 1897 e 1898 visitò il pittore John Peter Russell sulla Belle Île, al largo delle coste della Bretagna. Russell lo introdusse all'Impressionismo e ai lavori di Van Gogh (buon amico di Russell, ma assolutamente sconosciuto al tempo). Lo stile di Matisse cambiò completamente, e successivamente il pittore avrebbe detto: "Russell fu il mio maestro, e Russell mi insegnò la teoria del colore".
Influenzato dai lavori dei post-impressionisti Paul Cézanne, Gauguin, Van Gogh e Paul Signac, ma anche dall'arte giapponese, fece del colore l'elemento cruciale dei suoi dipinti. Molti dei suoi quadri realizzati tra il 1899 e il 1905 fanno uso del Pointillisme, praticato da Signac. Nel 1898 andò a Londra a studiare i dipinti di William Turner.
Nel 1894 ebbe una figlia, Marguerite, dalla modella Caroline Joblau. Nel 1898 sposò Amélie Noelie Parayre; i due crebbero assieme a Marguerite ed ebbero altri due figli, Jean (nato nel 1899) e Pierre (nato nel 1900). Marguerite fece spesso da modella a Matisse.

Fauvismo
La sua prima esposizione avvenne nel 1904, senza grande successo. Nel 1905 si trasferì nel sud della Francia, per lavorare con André Derain; esperienza durante la quale si accentuò la sua tendenza ad enfatizzare fortemente il colore. I dipinti di questo periodo sono caratterizzati da forme appiattite e linee controllate, con l'espressione che domina sui dettagli.
Al Salon d'Automne del 1905, diversi artisti presentarono quadri dai colori violenti, spesso dissonanti, per esprimere emozioni, senza riguardo per il colore naturale del soggetto. Matisse mostrò Finestra aperta e Donna col cappello. Gli artisti vennero presto denominati Fauves (fiere, bestie selvagge). Matisse fu riconosciuto come uno dei suoi maggiori esponenti; altri membri erano Derain, Georges Braque, Raoul Dufy e Maurice de Vlaminck. Il pittore simbolista Gustave Moreau fu il maestro ispiratore del movimento: professore alla École des Beaux-Arts di Parigi, spinse i suoi studenti a pensare al di fuori del solco della tradizione, per seguire le proprie visioni.
I lavori di Matisse, tuttavia, incontrarono al tempo dure critiche nei loro confronti.
Il declino del movimento Fauves dopo il 1906 non rallentò tuttavia l'ascesa di Matisse; la maggior parte delle sue opere più celebri vennero infatti dipinte tra il 1906 e il 1917, quando era parte attiva del grande insieme di artisti che lavoravano a Montparnasse; sebbene egli non vi entrasse appieno, con le sue sembianze conservatrici e i suoi costumi borghesi restrittivi.
Matisse ebbe un lungo rapporto col collezionista d'arte russo Sergei Shchukin. Proprio per Shchukin realizzò La danza, uno dei suoi capolavori. Dipinse anche una seconda versione del quadro, ora nella collezione del MoMA di New York.

Gertrude Stein, l'Académie Matisse, e le sorelle Cone
Attorno al 1904 Matisse incontrò Pablo Picasso, di 12 anni più giovane. I due divennero grandi amici, nonché artisticamente rivali. Matisse e Picasso furono riuniti per la prima volta al salone parigino di Gertrude Stein e della compagna Alice B. Toklas. Durante la prima decade del ventesimo secolo, la statunitense Gertrude Stein, assieme ai fratelli Leo Stein e Michael Stein, e alla moglie di Michael, Sarah, fu un'importante collezionista e supportatrice del lavoro di Matisse. Inoltre le sorelle Cone, amiche di Gertrude Stein, divennero le principali sostenitrici di Matisse e Picasso, collezionando centinaia dei loro dipinti; ora esposti all'interno della Cone collection al Museum of Art (Baltimora).
Tra il 1911 e il 1917 operò a Parigi l'Académie Matisse, voluta dagli amici di Matisse, una scuola privata senza fine di lucro, nella quale Matisse educava i giovani artisti.

Dopo Parigi
Nel 1917 Matisse si trasferì a Cimiez, in Costa Azzurra, un sobborgo di Nizza. I lavori della decade seguente questo trasferimento mostrano un rilassamento e un ammorbidimento del suo approccio. Questo ritorno all'ordine è tipico di buona parte dell'arte seguente la Prima guerra mondiale, ed è paragonabile al neoclassicismo di Picasso o Stravinsky, e al ritorno al tradizionalismo di Derain. Le sue odalische orientaleggianti sono caratteristiche di questo periodo; per quanto popolari alcuni critici contemporanei trovano questi lavori superficiali e decorativi.
Dopo il 1930 un nuovo vigore e una coraggiosa semplificazione appare nel suo lavoro. Il collezionista statunitense Albert C. Barnes lo convinse a produrre un ampio murale per la Barnes Foundation di Filadelfia, La danza II, completato nel 1932.
Matisse e sua moglie si separarono nel 1939. Nel 1941 gli fu diagnosticato un cancro e, in seguito ad un'operazione, iniziò ad andare in sedia a rotelle. Con l'aiuto degli assistenti realizzò dei grandi collages, chiamati gouaches découpés. La sua serie di Nudi Blu rappresenta i principali esempi della tecnica denominata "dipingere con le forbici". Nel 1947 pubblicò Jazz, un libro in edizione limitata, contenente stampe a colori di collage, accompagnati dai suoi pensieri. Negli anni '40 lavorò anche come artista grafico e produsse illustrazioni in bianco e nero per diversi libri, tra cui l'Ulisse di James Joyce.
Nel 1951 finì un progetto quadriennale, consistente nella progettazione dei decori interni, delle finestre e delle decorazioni della Chapelle du Rosaire a Vence, in Francia.
Matisse morì per un attacco cardiaco nel 1954, all'età di 84 anni. È sepolto nel cimitero del Monastero di Cimiez a Nizza.

* 1957
- Giuseppe Di Vittorio (Cerignola, 11 agosto 1892 – Lecco, 3 novembre 1957) è stato un politico e sindacalista italiano. Fra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del dopoguerra, a differenza di molti altri sindacalisti non aveva origini operaie ma contadine, nato in una famiglia di braccianti, il gruppo sociale più numeroso alla fine dell'ottocento in Puglia.
[…]
L'entrata in politica e il Fascismo
Nel 1921 viene eletto deputato mentre è detenuto nelle carceri di Lucera. La elezione a deputato avviene in circostanze del tutto eccezionali. Esse ci offrono un quadro della situazione non solo personale, ma ci indicano lo scontro sociale in atto tra la fine del 1920 e la metà del 1921. Condannato dal tribunale speciale fascista a 12 anni di carcere, nel 1925, riuscì a fuggire in Francia dove aveva rappresentato la disciolta Confederazione Generale Italiana del Lavoro nell'Internazionale dei sindacati rossi. Dal 1928 al 1930 soggiornò in Unione Sovietica e rappresentò l'Italia nella neonata Internazionale Contadina per poi tornare a Parigi ed entrare nel gruppo dirigente del PCI.
Durante la guerra d'Etiopia, su indicazione del Comintern, inviò una squadra di tre persone - tre comunisti - chiamati "i tre apostoli", fra cui Ilio Barontini, esperto in questo genere di missioni - con l'incarico di organizzare la guerriglia locale contro l'invasione fascista.

Il Dopoguerra
Insieme ad altri antifascisti partecipò alla guerra civile spagnola e, nel 1937, diresse a Parigi un giornale antifascista la “Voce degli Italiani” a cui collaborano personaggi come Maurizio Valenzi. Nel 1941 fu arrestato dalla polizia del regime e mandato al confino a Ventotene. Nel 1943 fu liberato dal governo Badoglio e, negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale, prese parte alla Resistenza tra le file delle Brigate Garibaldi.
Nel 1945 fu eletto segretario della CGIL, che era stata ricostituita l'anno prima con un accordo fra Di Vittorio, Achille Grandi e Bruno Buozzi. Quest'ultimo, ucciso dai nazisti la sera prima della firma del patto, fu sostituito da Oreste Lizzadri. I tre erano i rappresentanti delle principali correnti del sindacalismo italiano: comunista, cattolica e socialista. L'anno seguente, nel 1946, fu eletto deputato all'Assemblea Costituente con il PCI.
L'unità sindacale così raggiunta durò fino al 1948, quando, in occasione dello sciopero generale politico proclamato in seguito all'attentato a Palmiro Togliatti, la componente cattolica si separò e fondò un proprio sindacato, la CISL, presto imitata dai socialdemocratici che si raggrupparono nella UIL.
Nel 1956 suscitò scalpore la sua presa di posizione, difforme da quella ufficiale del PCI, contro l'intervento dell'esercito sovietico per reprimere la rivolta ungherese.
La fama ed il prestigio di Di Vittorio ebbero largo seguito tra la classe operaia ed il movimento sindacale di tutto il mondo tanto che, nel 1953, fu eletto presidente della Federazione Sindacale Mondiale.
Di Vittorio continuò a guidare la CGIL fino alla sua morte, avvenuta nel 1957 a Lecco, poco dopo un incontro con alcuni delegati sindacali.

Filmografia
Nel 2009 la Raiuno ha trasmesso la fiction "Pane e libertà", che racconta la vita di Giuseppe Di Vittorio in due puntate, andate in onda domenica 15 e lunedì 16 marzo). La regia è stata curata da Alberto Negrin, mentre la figura del sindacalista è stata interpretata da Pierfrancesco Favino.
Sono state rilevate alcune inesattezze storiche, alcune dovute alla necessità di caratterizzare in tempi stretti vicende lunghe e complesse, altre dovute alla stessa lavorazione della miniserie tv. In particolare la pellicola è stata girata, invece che a Cerignola (Foggia), nella vicina provincia di Bari. Le location principali sono state a Gravina in Puglia (la piazza delle Quattro Fontane) e ad Altamura (la Curia, il Corso Federico II ed il Museo Contadino).
La pellicola ha ricevuto un pubblico apprezzamento proprio in RAI, da parte del Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

- Wilhelm Reich (Dobrzcynica, 24 marzo 1897 – Lewisburg, 3 novembre 1957) è stato un medico e psichiatra austriaco, allievo di Sigmund Freud e noto per la sua controversa teoria sull'energia orgonica.
Le sue ricerche spaziarono in molti ambiti senza limitarsi al suo campo specifico di studi, quello della psichiatria.
Nell'ultima parte della sua vita alcune ricerche da lui compiute lo portarono ad affermare di avere scoperto una nuova forma di energia, l'orgone. Queste teorie furono fortemente osteggiate dalla comunità scientifica in quanto mancanti di prove sperimentali e di un apparato teorico a sostegno.
Subì una condanna a due anni di reclusione, per oltraggio della Corte, durante il processo Reich sostenne che la Corte americana non era qualificata per giudicare le sue teorie e morì in carcere nel 1957, d'infarto cardiaco.
La sua città natale si trova nella parte della Galizia polacca attualmente in Ucraina, che all'epoca era ai limiti orientali dell'Impero austro-ungarico.
La famiglia di Reich era benestante, e pertanto il padre poteva permettersi di non far frequentare le scuole pubbliche ai propri figli, preferendo fossero seguiti da un tutore privato; all'epoca questa scelta non era vietata dalle leggi di Stato. I Reich erano di origine ebrea, ma non diedero una educazione religiosa ebraica, né appartennero mai ad alcun movimento religioso, educando i figli alla libertà di pensiero.
Nel 1910, quando Wilhelm aveva solo tredici anni, raccontò al padre della relazione tra il proprio tutore e la madre, che forse per questo si suicidò. Quattro anni dopo morì anche il padre e Wilhelm si fece carico, diciassettenne, di gestire l'impresa familiare ed i possedimenti agricoli. La guerra gli porterà via tutto.
Dopo la guerra si iscrisse a giurisprudenza, ma poco dopo cambiò facoltà e passò a Medicina (sempre presso l'Università di Vienna) ove si laureò nel 1922 dopo quattro anni di corso anziché sei, come era consentito ai reduci di guerra. In questo periodo mantenne il fratello minore (che morirà ventiseienne) dando ripetizioni universitarie.
Al secondo anno di questo cursus studiorum, nel 1919, ebbe l'idea di organizzare un seminario di sessuologia, ritenendo che la materia fosse il punto debole della facoltà ed invitò, tra gli altri, alcuni psicoanalisti.
Nello stesso anno, grazie alla stima che dimostrò per lui Paul Federn, divenne membro della Società Psicoanalitica di Vienna (fondata da Freud, Adler, Kahane, Reitler e Stekel) e già dal 1919 iniziò a trattare pazienti.
Nel 1922, anno della laurea, sposò Annie Pink, un'altra famosa psichiatra, inizialmente sua paziente come il discepolo Alexander Lowen; iniziò a lavorare nella Clinica Psicoanalitica fondata da Freud nel medesimo anno.
Tra il 1924 e il 1930, ormai professore, insegnò all'Istituto di Training Psicoanalitico di Vienna.
Nel 1925 pubblicò un libro (Il Carattere Pulsionale) sulla psicopatologia dell'Io in cui confrontava un panel di nevrotici con inibizioni pulsionali con uno composto da soggetti pulsionalmente disinibiti (affetti cioè da disturbi borderline).
Fu qui che per la prima volta si accorse che alcuni problemi potevano avere una relazione con la condizione sociale dei pazienti (Cfr. Erich Fromm).
La stima di Freud per Reich aumentò incondizionatamente fino al 1927, anno della sua iscrizione al Partito Comunista e della pubblicazione del libro "La funzione dell'orgasmo" che poneva Reich in contrapposizione con i colleghi, tutti appartenenti alla borghesia, come la propria famiglia di origine.
In questo periodo maturò in Reich la convinzione che vi sia un nesso tra repressione sociale e repressione della sessualità (Cfr. Marcuse), differenziandosi in questo da Freud, che non si interessava all'aspetto sociale delle nevrosi, limitando il campo di terapia all'individuo affetto dalla patologia specifica.
Negli anni trenta Reich sostenne di aver scoperto un'energia cosmica durante i suoi studi sull'orgasmo nell'ambito della psicologia, e la chiamò per questo orgonica, supponendo che fosse contenuta nell'atmosfera e nella materia vivente. In mancanza di prove sperimentali, questa sua opinione non fu mai accettata dal mondo scientifico.
Quando una sua opera pubblicata nel 1933, Massenpsychologie des Faschismus (Psicologia di massa del fascismo), fu messa al bando dai nazisti, Reich decise di fuggire dall'Austria e si trasferì nel 1939 negli Stati Uniti d'America, dove continuò le sue ricerche sperando di trovare una cura per malattie incurabili come il cancro. Nel 1947, a seguito di una serie di articoli sull'energia orgonica pubblicati su The New Republic e Harpers, la Food and Drug Administration (FDA), iniziò a investigare sulle affermazioni di Reich in merito alla terapia orgonica, di cui impedì la promozione come trattamento medico. Tra il 1947 e il 1951 condusse il progetto ORANUR.
Processato per aver violato il divieto della FDA, Reich si difese da solo, inviando al giudice tutte le proprie pubblicazioni; alla fine fu condannato a 2 anni di reclusione per oltraggio alla corte. Nell'agosto del 1956 a New York sotto la supervisione della FDA furono bruciate tonnellate di copie dei suoi scritti.[1]
Reich morì in prigione per un attacco cardiaco un anno dopo nel 1957, pochi giorni prima del suo rilascio sulla parola.

Rapporti con le teorie freudiane
Reich, come Freud, era un convinto assertore della sessualità come elemento centrale della psicanalisi; alla base di tutta la teorizzazione reichiana vi sono i postulati appartenenti al primo periodo di ricerca di Freud, il quale postulava la libido o pulsione come "energia", ovvero come "forza motrice della psiche". Ovviamente questi termini hanno un valore neurologico e psichiatrico.
Vi è inoltre da fare un doveroso cenno all'interpretazione dominante di energia orgastica: questa non si libererebbe attraverso il mero atto sessuale, privo cioè di amore (profonda compartecipazione psichica durante l'atto fisico). La maggiore energia si libera invece nei soggetti che riescono a "liberarsi" e ad "abbandonarsi", riuscendo ad integrare il corpo e la mente e favorendo conseguentemente lo scioglimento dei blocchi psichici fonte delle nevrosi quotidiane.

Allontanamento da Freud
Vi sono diversi aspetti che hanno allontanato Reich dal suo maestro.
Innanzitutto Reich rifiuta la teoria della pulsione di morte: mentre Freud, nel secondo periodo revisionista, ritiene che questa pulsione sia radicata nell'uomo, per Reich si tratta di una pulsione secondaria rispetto all'unico istinto primario che per lui è e rimane quello "vitale". In questo ambito si deduce che l'autodistruzione è un'opzione secondaria derivante dalla distorsione e corruzione delle "funzioni naturali" connaturate all'individuo.
Anche la lontananza fisica e il contatto con altre culture hanno allontanato i due psicoterapeuti: durante il periodo che trascorse a Oslo condusse diversi esperimenti per sbloccare le tensioni muscolari psicosomatiche, ritenendo che una terapia della mente non potesse prescindere da una cura del corpo: questa teoria sarà successivamente sviluppata e portata alla maturità dal suo discepolo Alexander Lowen, i cui metodi hanno incontrato un successo ben maggiore di quelli del suo «geniale maestro», come ebbe a dire lo stesso A.Lowen.[senza fonte]
Freud apparteneva alla generazione precedente, convinta che una buona psicoterapia fosse possibile utilizzando gli strumenti canonici, come l'ipnosi, l'analisi del sogno e la ricerca di eventuali traumi nel lontano passato del paziente. Secondo Reich, invece, la scoperta (e rimozione) dei "blocchi psichici" poteva essere facilitata dall'eliminazione dei "blocchi fisici".

La sessualità e il concetto di corazza
La funzione dell'orgasmo

Sulla base delle osservazioni da lui fatte durante la psicoanalisi dei suoi numerosi pazienti, Reich avvertì la necessità di dare una spiegazione alle esigenze sessuali degli individui e la trovò nella riproposizione della dualità corpo/energia e ritenne di aver evidenziato un principio funzionale di base, secondo il quale la naturale carica energetica a cui ogni organismo vivente sarebbe sottoposto, presto o tardi deve essere scaricata. Secondo Reich la funzione erettile sarebbe la controparte meccanica dell'accumulo di energia, da cui la distinzione tra "orgasmo genitale" (l'eiaculazione) e orgasmo sessuale (la scarica di energia in eccesso): la pratica dell'amplesso porterebbe l'organismo alla massima carica possibile fino al raggiungimento dell'acme sessuale, infine con l'orgasmo avverrebbe la scarica, seguita dalla distensione.
La funzione basilare di ogni essere vivente fu ritenuta essere quella orgastica. Reich contestava la funzione riproduttiva generalmente attribuita all'orgasmo dalla biologia, sostituendola con una valenza energetica che si tradurrebbe nei dualismi tensione/erezione e scarica/eiaculazione. Reich ritenne che la scarica di energia sessuale fosse una necessità improcrastinabile al fine di preservare intatte le funzioni biologiche dell'organismo. Reich attribuiva le nevrosi e tutte le conseguenze fisiche ed energetiche delle stesse all'insoddisfazione orgastica dovuta al fatto che l'energia in eccesso non fosse scaricata completamente. I traumi psicologici affliggerebbero sia il corpo fisico, sia le funzioni orgastiche e Reich, a differenza delle teorie della psicologia a lui contemporanea su quelle che venivano definite psicopatologie, le considerava piuttosto il risultato di traumi vissuti dall'individuo in tutti quei casi in cui le imposizioni culturali ed educative fossero volte a reprimere la necessità di una scarica totale dell'energia in eccesso attraverso l'orgasmo.
Fin dalle prime ricerche Reich sostenne sempre che la maggior parte delle nevrosi mostrassero una particolare struttura stratificata e sviluppò in seguito l'idea che questi "strati" potessero avere una vera e propria connotazione fisica e ostacolassero il naturale fluire dell'energia nell'organismo, alterando così il meccanismo naturale di carica/tensione e scarica/distensione. Le stratificazioni non necessariamente ostacolerebbero le funzioni genitali, ma porterebbero progressivamente all'impotenza sessuale, con la conseguente incapacità di liberare completamente l'energia in eccesso e di raggiungere una distensione completa, pur mantenendo la capacità di ottenere l'orgasmo fisico.

La corazza emozionale e muscolare
Con il termine di "corazza", si indica l'ancoraggio bio-psicologico della repressione emozionale, o più semplicemente, come indica il termine stesso, lo scudo sia fisico che mentale dietro il quale la personalità (da "persona", maschera) si nasconde per proteggere l'individuo.
La corazza ha la tendenza a "fossilizzarsi" e a non evolversi seguendo lo sviluppo dell'individuo durante il corso della propria vita.
È in questa fase che la corazza cessa progressivamente di svolgere il suo ruolo primario di difesa e si trasforma sempre più in una mera "zavorra" che limita la capacità di libertà e di felicità dell'individuo.
L'equilibrio psichico garantito dalla corazza ha quindi un prezzo; in cambio ci protegge da quei traumi che non siamo riusciti a rimuovere (altra differenza con Freud) e riduce l'ansia e la paura apparente. In verità una corazza molto sviluppata nasconde una profonda insicurezza interiore ed una forte sfiducia nell'ambiente esterno, percepito come ostile e pericoloso.

Costruzione della corazza
Esattamente come Freud (ed in accordo con le moderne teorie sulla plasticità cerebrale) Reich ritiene che la corazza inizi a formarsi già nella prima infanzia, come risposta del bambino ai limiti che gli vengono posti. Possiamo considerarlo come un meccanismo di adattamento all'ambiente. A differenza delle successive teorie comportamentali, per Reich questo adattamento non è superficiale ma profondo. (cfr. formazione del c.d. Bambino libero e del c.d. Bambino adattato in Analisi transazionale).

Essendo la corazza un'utile "barriera al dolore", il suo sviluppo è tendenzialmente legato alla quantità di sofferenza prolungata cui è esposto il fanciullo (flusso).
L'intensità del dolore invece può produrre più facilmente un trauma specifico ed una sua conseguente rimozione: quando questa intensità non è sufficientemente elevata, ma ha tuttavia carattere di continuità, ecco che nasce l'esigenza di proteggersi con una "struttura duratura" e non temporanea, in quanto la nostra psiche si attende che il dolore ritorni di continuo e non sia sufficiente eliminarlo "una volta soltanto".
Quando il dolore si allontana, però, resta la corazza, a perenne memoria.
A livello fisico le parti (muscolatura e sistema osseo) coinvolti sono soprattutto il torace e il diaframma (sede della respirazione), il collo e le spalle, la colonna vertebrale (ed in particolare la zona anale e la pelvica).

Eliminazione della corazza
Anche se la corazza è una struttura psicofisica che tende a consolidarsi nel tempo, secondo molti è possibile almeno ridurre alcuni dei limiti che ci pone nella quotidianità.
Gli psicoterapeuti che si fondano sugli studi di Reich sono anche convinti assertori delle malattie psicosomatiche e ritengono che così come un dolore psichico può indebolire le difese immunitarie facendo ammalare il corpo, si possa percorrere il percorso opposto, mantenendo "sano" il corpo; in fin dei conti già gli antichi dicevano "mens sana in corpore sano".
All'epoca di Reich gli effetti benefici dello sport erano poco noti e si preferiva sottoporre i pazienti in terapie a massaggi stimolanti o rilassanti a seconda del problema psicologico. Fra l'altro è da notare che alcune tecniche di rilassamento e respirazione hanno alcuni aspetti in comune (il modo in cui si giunge con l'autoipnosi, che è un vecchio "cavallo di battaglia" dei Freudiani puri. Ad una forma di rilassamento fisico deve associarsi, secondo Reich, una forma di "liberazione mentale" mediante il rilascio a livello cerebrale di endorfine. All'epoca il sistema più noto (e semplice) per produrre le endorfine era l'orgasmo: qui si fonda, a torto o a ragione, l'importanza che Reich dava all'orgasmo e di conseguenza alla "liberazione dei costumi sessuali" al fine di rendere l'uomo più libero e consapevole della propria sessualità e dei legami tra una "sessualità repressa" e l'insorgere di patologie psicofisiche.

Reich e il movimento per la liberazione sessuale
Va ricordato il contesto storico e geografico in cui visse Reich: siamo all'inizio del XX secolo in una Europa continentale contadina e borghese, almeno trenta anni prima del movimento del 1968, quando per la prima volta nel mondo viene messa in dubbio l'etica sessuale in vigore nel mondo occidentale.
Reich si affiancò al filone, ispirato anche da Freud e dalla sua teoria sui tabù, che spingeva al riconoscimento di una libertà sessuale primitiva di molti popoli "non civilizzati" in altre parti del pianeta; questa sessualità è vista come la sessualità naturale, priva di timori e falsa pudicizia.
È proprio per le sue teorie sulla sessualità ed i suoi appelli pubblici per la liberazione dei costumi che Reich è passato alla storia, considerato unanimemente il "profeta" della "rivoluzione sessuale" che scosse l'Europa tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta.
Reich tende a "identificare" la salute psichica con la liberazione della sessualità; passando sul piano "politico", questa teoria da psicologica diventa sociologica e condanna la società dell'epoca, vista come borghese e oscurantista.
Reich riesce così a coniugare Marx e Freud, accusando la classe dominante di mantenere l'ordine sociale (e con esso la propria supremazia) reprimendo il libero manifestarsi dell'energia sessuale.
La morale sessuale dominante nella società e nella famiglia si esplica in sostanza, tramite una struttura psichica che reprime le pulsioni sessuali, generando nevrosi e infelicità.

Reich ha in questo profondamente influenzato studiosi come Fromm e Marcuse, anch'essi accusati di simpatizzare per il comunismo, sebbene nel caso di Fromm si trattasse solo di una forte critica alla società consumistica e vuota statunitense, cui corrispondeva un'altrettanto forte critica dei regimi comunisti.

Reich e il comunismo
Reich si iscrive nel 1927 al Partito Comunista Austriaco.
La militanza nel partito consente a Reich di scoprire quella che avrebbe definito in seguito come la "materia sessuale di massa": ad esempio l'assenza di una sessualità sana e soddisfacente conduceva alla nevrosi di origine sessuale ed alle angosce adolescenziali, frutto anche della scarsa informazione in materia.
Chi pagava maggiormente per questi limiti posti dalla società attraverso i suoi tabù erano le classi meno abbienti e istruite, quelle che subivano passivamente il potere e non avevano gli strumenti per ribellarsi: il luogo di incontro tra Reich e i suoi pazienti erano i "centri popolari di igiene sessuale", da poco istituiti per consentire al proletariato di accedere a terapie psicologiche altrimenti troppo onerose.
In questo periodo da "medico del popolo" Reich trae gli elementi esperienziali per contestare teorie e pratiche terapeutiche freudiane. Su questi argomenti scrive in quegli anni diversi testi tra cui: La funzione dell'orgasmo (1927) e Materialismo dialettico e psicoanalisi (1929).
Quando nel 1930 si trasferisce a Berlino, milita attivamente nel Partito Comunista Tedesco.
Pubblica le opere più importanti negli anni trenta: L'irruzione della morale sessuale coercitiva (1932), La lotta sessuale dei giovani (1932), Analisi del carattere (1933), La psicologia di massa del fascismo (1933) e, infine, La rivoluzione sessuale (1936).
In rotta con il partito fin dal 1932 a causa della sua propaganda tra i giovani iscritti e per le posizioni propugnate nel saggio La psicologia di massa del fascismo (dove individua nel fascismo "l'espressione politicamente organizzata della struttura caratteriale umana media" in quanto costituisce "l'atteggiamento fondamentale dell’uomo autoritariamente represso dalla civiltà delle macchine"), Reich è anche bandito – nel 1934 – dalla "Società psicoanalitica internazionale", mentre già si trova a vagabondare per l'Europa per sottrarsi al nazismo oramai dilagante.

Reich e l'orgone
Nel 1942[2] ipotizzò che le malattie psichiche avessero un'eziologia "energetica" e che a questa energia (l'orgone) fossero collegati la sessualità e l'orgasmo.
Reich ipotizzò inoltre che esistesse un dualismo tra materia ed energia e concepì l'orgone come un'energia basilare che avrebbe permeato l'universo: di conseguenza ritenne la sua teoria funzionalmente applicabili anche ad altri ambiti oltre che a quello psicologico, quali ad esempio la meteorologia e l'astronomia. Ritenne inoltre che le teorie da lui formulate fornissero una risposta logica a importanti quesiti, quali una definizione scientifica della vita che permettesse di distinguere nettamente tra "animato" e "inanimato".
Reich considerò[3] inoltre l'insorgere del cancro come la controparte fisica di una biopatia (ovvero una patologia energetica), da ricercarsi nel ristagno dell'energia orgonica in eccesso.
In base alle caratteristiche individuate per l'energia orgonica, Reich ritenne di aver individuato analogie funzionali con una serie di fenomeni naturali, quali le aurore boreali, gli uragani, il moto e la forma dei corpi celesti, e in particolare la forma delle galassie e la forza di gravità. Alcuni fenomeni naturali macroscopici sarebbero il risultato di semplici superimposizioni di flussi di orgone[4].
Reich intraprese una vasta ricerca con lo scopo di dimostrare le potenzialità della sua scoperta e cercando di produrre riscontri pratici. Vennero condotti numerosi esperimenti nei quali venivano utilizzate apparecchiature appositamente inventate sulla base dei principi che Reich riteneva di aver individuato fino a quel momento. Avrebbe realizzato degli "accumulatori di orgone (detti "ORAC", acronimo per "orgone accumulators") e un altro dispositivo, che chiamò cloud buster (letteralmente "acchiappanuvole). Questo si sarebbe basato sul principio secondo cui piccoli potenziali di orgone verrebbero attratti verso grandi potenziali. Il dispositivo sarebbe stato “alimentato” tramite un flusso di acqua corrente quale un torrente, che possederebbe un grande potenziale di orgone: tramite esso Reich riteneva fosse possibile creare un flusso di orgone direzionato che, incrociato con quello naturale atmosferico, avrebbe potuto produrre o dissolvere le nuvole.
Tra il 1947 e il 1951 Reich condusse l'"esperimento ORANUR", che riguardava lo stato di "ipereccitazione" a cui sarebbe stata sottoposta l'"energia orgonica" se a contatto con materiali radioattivi (energia nucleare). L'effetto dell'esperimento fu diverso da quello che Reich si aspettava e lo portò ad ipotizzare l'esistenza dell'"orgone negativo" o "DOR" (acronimo di "deathly orgone", ovvero "orgone mortale"). Dopo la presunta scoperta del DOR Reich attivò diverse serie di operazioni pensando di poter debellare la siccità utilizzando i macchinari da lui inventati[5].
Nei suoi ultimi anni Reich ha narrato in diverse circostanze di quelle che riteneva le sue esperienze con gli alieni. In particolare in uno dei suoi ultimi libri, "Contact With Space ", riferisce di una presunta battaglia con una astronave aliena, che sarebbe avvenuta il 14 dicembre del 1954, nei cieli sopra il deserto dell'Arizona. Egli sarebbe riuscito a sconfiggere gli alieni usando come arma i suoi "cloud buster". Reich riteneva gli alieni responsabili del processo di desertificazione della Terra ed intenzionati a conquistare il pianeta. Secondo lui, il progetto degli alieni era quello di disseminare sul nostro pianeta il terribile DOR.

Influenza culturale
I sostenitori delle teorie del Reich ritengono che un indizio del legame profondo tra orgasmo e malattia si possa riscontrare nell'azione di antidepressivi di ultima generazione di tipo SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) i quali hanno in alcuni casi come effetto collaterale l'anorgasmia o altre disfunzioni sessuali; questi effetti, secondo alcuni studi, si prolungano anche dopo la fine della terapia, causando la cosiddetta PSSD(disfunzione sessuale post-ssri). [senza fonte]
Wilhelm Reich e le sue teorie sono citate e utilizzate come base della trama nel romanzo fantastico Il mistero dell'inquisitore Eymerich dello scrittore italiano Valerio Evangelisti (ambientato in Sardegna, dove lo scrittore immagina essere situati centri di forza orgonica), e in altri dello stesso autore che hanno come protagonista l'inquisitore Nicolas Eymerich.
Un numero della serie a fumetti The Invisibles intitolato Karmageddon: Part 1: Tantrika (Vol. 3 #8:) espone alcuni riferimenti alla teoria dell'orgone e li mette in relazione con alcuni principi del marchese De Sade inerenti alla sessualità e la psiche.
La cantante inglese Kate Bush ha scritto una canzone ispirata alla storia di Wilhelm Reich intitolata Cloudbusting. Il brano è pubblicato nell'album The Hound Of Love.

Note
1. ^ Wilhelm Reich Museum Biography
2. ^ Wilhelm Reich, La scoperta dell'orgone, volume n. I - La funzione dell'orgasmo, 1942 (ISBN 88-515-2222-7)
3. ^ Wilhelm Reich, La scoperta dell'orgone, volume n. II - La biopatia del cancro, 1948 (ISBN 88-7198-317-3)
4. ^ Wilhelm Reich, Superimposizione cosmica, 1951 (ISBN 88-7198-219-3)
5. ^ Wilhelm Reich, L'assassinio di Cristo, 1951 (ISBN 88-7198-107-3); Idem, Individuo e stato, 1953 (ISBN 88-7198-232-0).

* 1974 - Luigi Salvatorelli (Marsciano, 11 marzo 1886 – Roma, 3 novembre 1974) è stato uno storico e giornalista italiano.
Fu docente di Storia del cristianesimo all'Università di Napoli dal 1918 al 1921, quando si trasferì a Torino, dove fu condirettore del giornale La Stampa, contribuendo attivamente all'affermarsi di una linea antifascista, fino alla svolta editoriale imposta nel 1925, seguita all'assassinio di Giacomo Matteotti.
Salvatorelli fu aderente dell'Unione Nazionale di Giovanni Amendola.[1]. Nel 1942 fu tra i fondatori del partito d'azione, e dopo la Liberazione fece parte della Consulta Nazionale. Nel biennio 1944-1946 diresse a Roma il settimanale di politica e cultura La Nuova Europa.
Fece parte del gruppo di intellettuali che a Torino ispirarono quel forte orientamento democratico e antifascista che ebbe significativi esiti sul piano culturale e politico. Si dedicò negli anni successivi a studi di Storia del cristianesimo e soprattutto del pensiero politico italiano ed europeo, temi sui quali scrisse varie opere, tornando nel 1949 a collaborare a La Stampa come editorialista per vari anni.
L'11 maggio 2002 si è costituita a Marsciano, con la collaborazione di varie istituzioni, una Fondazione che porta il suo nome e che opera per rivalutarne il pensiero, assegnando anche borse di studio a giovani studiosi di tematiche storiche. Nel trentennio della morte (novembre 2004) si è svolto il I Convegno della Fondazione, dedicato alla sua figura. Gli atti sono stati pubblicati dall'Editore Aragno di Torino nel 2008, contenenti la sterminata bibliografia dello storico e giornalista. A cadenza biennale la Fondazione organizza convegni e conferisce un Premio per la Storia.

Note
1. ^ Il Manifesto dell'Unione Nazionale di Giovanni Amendola http://www.repubblicanidemocratici.it/opinioni_condivise/manifesto_unione_nazionale.htm

* 1982 - Edward Hallett Carr (Londra, 28 giugno 1892 – 3 novembre 1982) è stato uno storico e giornalista britannico.
Carr nacque a Londra e frequentò la Merchant Taylor's School e, in seguito, il Trinity College di Cambridge. Lavorò per il Foreign Office dal 1916 al 1936, partecipando anche alla conferenza di Versailles del 1919. Vicedirettore del Times dal 1941 al 1945, ottenne la cattedra di politica internazionale presso le Università di Oxford e di Cambridge. Fu autore di alcune importanti biografie (tra cui si ricorda quella di Michail Aleksandrovič Bakunin), di ricerche sulla metodologia storica (Sei lezioni sulla storia); studiò approfonditamente la storia dell'Urss e a riguardo scrisse numerosi saggi (alcuni raccolti nel volume Da Napoleone a Stalin) e la Storia della Russia Sovietica.
L'opera di Carr fu sempre caratterizzata da un'estrema attenzione alle fonti, in particolare agli atti ufficiali, al fine di una ricostruzione storica rigorosamente oggettiva. Nel difficile clima della contrapposizione tra i blocchi occidentale ed orientale, egli realizzò una ricerca storica imparziale e scevra da influenze politiche.

Il suo pensiero riguardo alle relazioni internazionali
Carr si è anche occupato di relazioni internazionali, criticando fortemente gli idealisti liberali, che accusava di apologia del dominio dei paesi anglosassoni, ed aderendo alla corrente realista. Egli individua tre principi del realismo (derivati da Niccolò Machiavelli): la storia è un susseguirsi di cause ed effetti, la realtà ispira la teoria, l'etica è funzione della politica.

Che cos'è la storia?
Carr è famoso ancora oggi per le sue riflessioni sulla storia, What is History? del 1961. Sei lezioni sulla storia è infatti un libro basato su una serie di conferenze che Carr tenne presso l'Università di Cambridge tra gennaio e marzo del 1961. In esse Carr presenta una via di mezzo tra la visione empirica della storia e la visione idealistica (come per esempio quella di R.G. Collingwood). Carr rifiuta quindi come un nonsenso l'idea che il lavoro dello storico sia vincolato ai “fatti” che ha a disposizione e afferma che “la fede in un nucleo duro di fatti storici che esistono obbiettivamente e indipendentemente dalle interpretazioni dello storico è un errore assurdo, ma si tratta di una credenza molto difficile da sradicare”. Carr sostiene infatti che lo storico (e principalmente lo storico che si occupa della contemporaneità) ha a disposizione una tale quantità di informazioni che è costretto sempre a scegliere quali "fatti" utilizzare.
È rimasto celebre l'esempio dei milioni di persone che hanno attraversato il Rubicone, ma solo il “fatto” del passaggio del fiume ad opera di Giulio Cesare (che lo attraversò nel 49 a.C.) è dichiarato dagli storici degno di nota. Carr divide quindi i fatti in due categorie: i “fatti del passato” cioè le informazioni che gli storici ritengono poco importanti e i “fatti storici” ossia le informazioni che gli storici hanno scelto come importanti. Carr sostiene che gli storici determinano in modo del tutto arbitrario quale tra i “fatti del passato” sia da ritenersi “fatto storico”, e questo secondo le loro inclinazioni e interessi.
Per questa ragione Carr critica il famoso detto di Leopold von Ranke secondo il quale la storia dovrebbe mostrare ciò che è veramente accaduto (“wie es eigentlich gewesen”) perché, al contrario, si presume che i fatti così come ci sono pervenuti siano sempre e comunque il risultato dell'interazione dei dati a disposizione dello storico che li ha riportati e della sua stessa visione. E tuttavia, ciò vuol dire anche che lo studio dei fatti può condurre lo storico a cambiare i propri punti di vista (cfr. la nozione di “circolo ermeneutico” – anche se, nello specifico, Carr preferisce utilizzare il termine “reciprocità”). In questo modo Carr conclude la prima lezione con l'affermazione che la storia è “un dialogo senza fine fra il passato e il presente".
Inoltre Carr afferma che ogni individuo è sì condizionato dall'ambiente sociale in cui vive ma ritiene che tuttavia, all'interno di questa limitazione, rimane pur sempre uno spazio aperto per decisioni che possono avere impatto sulla storia. Carr distingue quindi Vladimir Lenin e Oliver Cromwell da Otto von Bismarck e Napoleone.

Opere
Carr è noto principalmente per i suoi studi storici del Marxismo e per la pubblicazione dell'opera A history of Soviet Russia, tradotta e stampata in Italia da Giulio Einaudi e suddivisa in 3 parti:
▪ I. La rivoluzione Bolscevica (1917-1923) - 1 volume
▪ II. La morte di Lenin (l'interregno 1923-1924) - 1 volume
▪ III. Il socialismo in un solo paese (1924-1926)
▪ 1º Vol: la politica interna
▪ 2º Vol: la politica estera
Continuò la sua opera assieme a R.W. Davies pubblicando Foundations of a planned economy (1926-1929) (Le origini della pianificazione sovietica), tradotto in Italiano e edito da Einaudi:
▪ I. Agricoltura ed industria (1972)
▪ II. Lavoro, commercio, fin:anza (1974)
▪ III. Il partito e lo Stato (1978)
▪ IV. L'Unione Sovietica, il Komintern e il mondo Capitalistico (1978)
▪ V. I partiti Comunisti nel mondo capitalistico (1980)
▪ VI. L'Unione Sovietica e la rivoluzione in Asia (1984)
Postumo (1983) è stato pubblicato The twilight of Comintern 1930-1935.
Altre sue opere:
• Dostoevskij (1821-1881): una nuova biografia
• Michail Bakunin
• Utopia e realtà. Un'introduzione allo studio della politica internazionale, a cura di Alessandro Campi, postfazione di Michele Chiaruzzi.
• Condizioni di pace
• Storia della Russia Sovietica
• La nuova società
• Sei lezioni sulla storia
• 1917 prima e dopo
• La rivoluzione russa: da Lenin a Stalin (1917-1929)
• Da Napoleone a Stalin ed altri saggi
• Il crepuscolo del Comintern

* 1994 - Giuseppe D'Alema (Ravenna, 15 maggio 1917 – Roma, 3 novembre 1994) è stato un partigiano, politico e deputato italiano, padre di Massimo.

* 1996 - Salah Eddine Ahmed Bokassa, noto anche come Jean-Bédel Bokassa (Bobangi, 22 febbraio 1921 – Bangui, 3 novembre 1996), è stato dittatore della Repubblica Centrafricana (dal 1º gennaio 1966) e poi imperatore dell'Impero Centrafricano (dal 4 dicembre 1976) col nome di Bokassa I. Fu destituito il 20 settembre 1979.

* 2001
- Lucio Colletti (Roma, 8 dicembre 1924 – Venturina, 3 novembre 2001) è stato un filosofo e politico italiano.
Partigiano, tra le file prima del Partito d'Azione e poi aderente al Partito Comunista Italiano, dopo la laurea in lettere e filosofia, insegnò storia della filosofia all'Università La Sapienza di Roma. Allievo di Galvano Della Volpe, fondò e diresse il periodico La Sinistra (1957-1967) che gli valse l'espulsione dal PCI; scrisse molte opere filo-marxiste e fondamentali monografie. La sua crisi teorica, a lungo maturata, è testimoniata dalla celebre Intervista politico-filosofica del (1974), apparsa dapprima sulla rivista inglese "New Left Review" e quindi, subito dopo, in volume presso i tipi della Casa editrice Laterza, che fu il suo editore di riferimento, e di cui era anche consulente.
Nel 1971 era stato tra i firmatari della lettera aperta pubblicata sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli e di un altro pubblicato ad ottobre su Lotta Continua in cui esprimeva solidarietà verso alcuni militanti e direttori responsabili del giornale, inquisiti per istigazione a delinquere a causa del contenuto di alcuni articoli.
Intellettuale molto apprezzato dalla sinistra italiana, dal 1974 al 1978 pensò di lasciare l'Italia e di trasferirsi in Svizzera, rivolgendo sempre più le sue letture filosofiche al mondo anglosassone del neoempirismo (anche su sollecitazione di quel suo amico e sodale che da allora fu Marcello Pera).
Negli anni ottanta portò alle estreme conclusioni il processo di revisione della sua ideologia, che lo portò dapprima a collaborare con Mondoperaio (rivista ufficiale del Partito Socialista Italiano) e, in seguito, ad aderire alla recente formazione politica berlusconiana di Forza Italia, nelle cui liste è stato eletto deputato nelle elezioni politiche del 1996 e del 2001.
Morì improvvisamente durante un bagno alle Terme di Calidario a Venturina. È sepolto a Roma nel Cimitero del Verano.

- Ernst Hans Josef Gombrich (Vienna, 30 marzo 1909 – Londra, 3 novembre 2001) è stato uno storico dell'arte austriaco naturalizzato britannico.
Lo studioso nacque a Vienna da una ricca famiglia ebrea, allievo dello storico dell’arte Julius von Schlosser, terminò i suoi studi con una ricerca su Giulio Romano, si avvicinò ad Ernst Kris con cui scrisse un libro sulla caricatura pubblicato a Londra nel 1940, e che lo introdusse allo studio dei problemi di psicologia sperimentale e ai problemi di percezione visiva.
A causa del nazismo si rifugiò a Londra, dove iniziò a lavorare nella biblioteca del Warburg Institute, di cui divenne direttore nel 1951 fino al 1976; contemporaneamente, dal 1959 al 1974 insegnò storia dell'arte a Oxford e Storia della tradizione classica all'Università di Londra.
Venne nominato Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico nel 1960, cavaliere nel 1972 e insignito dell'Ordine di Merito nel 1988. Vincitore del Premio Balzan nel 1985 per la storia dell'arte occidentale, ottenne riconoscimenti in tutto il mondo, incluso il Premio Goethe 1994 e la Medaglia d'Oro della città di Vienna.
Tra i principali contributi dell'opera di Gombrich vi è l'analisi del concetti di tradizione ed imitazione, foriera di implicazioni metodologiche per studiosi di tutte le discipline umanistiche; in numerosi studi, infatti, Gombrich ha messo in luce il ruolo centrale dell'imitazione e della tradizione nella genesi dell'opera d'arte, rifiutando nettamente la concezione, di origine romantica, dell'autonomia espressiva dell'artista.
Di grande importanza, inoltre, per la storia dei generi artistici (ma globalmente utile per la critica dei generi), è la disamina compiuta da Gombrich delle categorie di "norma" e "forma", in particolare nel saggio che dà il titolo al volume Norm and Form (1971). Scrive Gombrich: "discutendo infatti di un'opera d'arte non si può mai completamente disgiungere la descrizione dalla critica. Le perplessità in cui si dibattono gli storici dell'arte nelle loro discussioni sui vari stili e periodi sono dovute appunto a questa mancanza di distinzione tra forma e norma" (Norma e forma, pp. 118-119).

* 2006 - Arturo D'Onofrio (Visciano, 8 agosto 1914 – 3 novembre 2006) è stato un sacerdote italiano, fondatore di due istituti di vita consacrata: i "Missionari della Divina Redenzione" e le "Piccole Suore Apostole della Redenzione".

Entrato giovanissimo nel seminario di Nola, in seguito all'insorgenza del desiderio di diventare missionario si trasferì a quello del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), che dovette abbandonare a causa della salute cagionevole. Fu quindi ordinato il 12 marzo 1938 a Tortona dal vescovo Melchiori.
A Tortona conobbe don Luigi Orione, e don Giovanni Calabria; quest'ultimo divenne la sua guida spirituale per primo lo incoraggiò a realizzare il suo "sogno apostolico": aiutare i bambini più bisognosi del Meridione d'Italia.
Padre D'Onofrio ottenne quindi da monsignor Melchiori di poter iniziare l'opera apostolica di beneficenza nel suo paese natale, che raggiunse con l'obiettivo di restarvi per pochi mesi prima di ritornare a Tortona; per problemi legati alla guerra non poté però far ritorno a Tortona. In seguito avrebbe definito "un segno divino" il mancato ritorno a Tortona.
Nel Natale del 1943 cominciò ad accogliere in casa dei suoi genitori i bambini più bisognosi, garantendo loro vitto e alloggio. Il suo intento era di aiutare i bambini e i giovani. Spesso ricordava ai più anziani:
«la Gioventù è il futuro della nostra terra, se invece di aiutare loro pensiamo a noi stessi, cosa possiamo aspettarci dal futuro? »
Fondò così la "Piccola Opera della Redenzione", ispirandosi alle opere a favore dei giovani già volute da don Bosco, don Orione e don Calabria; poi fondò la congregazione dei Missionari della Divina Redenzione e infine le Piccole Apostole della Redenzione insieme a madre Anna Vitiello. L'idea di don Arturo era che le congregazioni fossero impegnate nell'"annuncio della divina redenzione", nella promozione umana e nella formazione dei giovani, anche tramite i mezzi di comunicazione, che considerava strumento utile all'opera missionaria; diede vita a tipografie, librerie, e stazioni radio. Inoltre si prodigò per l'istituzione di centri di formazione professionale e di istituti tecnici, dapprima nel napoletano, poi in altre città italiane, e da ultimo anche nell'America Latina e in India, dove si recava spesso, nonostante la sua salute malferma.
Morì il 3 novembre 2006. Il suo funerale ha visto la partecipazione di circa 4000 persone giunte da tutta Italia.

Devozione mariana
A Visciano si venera la Madonna del Carpinello, che trae nome da una icona della Madonna ritrovata ai piedi di una pianta di carpine. Nel luogo dove fu trovato il quadro fu poi edificato il "Santuario Basilica Maria Santissima Consolatrice del Carpinello". Don Arturo era particolarmente devoto alla Madonna e le congregazioni da lui fondate venerano Maria sotto l'invocazione di "Nostra Signora Consolatrice del Carpinello". La casa generalizia dei "Missionari della Divina Redenzione" sorse accanto al santuario.

Congregazioni
Negli anni novanta le due congregazioni contavano circa 300 sacerdoti e religiose e oltre 30 orfanotrofi e istituti per bambini in difficoltà. Al giorno d'oggi, la Piccola Opera della Redenzione conta 37 istituti in cinque paesi:
▪ in Italia: Visciano (NA), Domicella (AV), Marigliano (NA), Torre Annunziata (NA), Crosara, Frattocchie-Roma, Napoli, Padova, Prata P.U. (AV), Nola, Torremaggiore (FG), Casamicciola (NA);
▪ in Colombia: Medellín, Bogotá, Neiva, Puerto Inirida, Buenaventura, Cucuta;
▪ in Guatemala: Città del Guatemala, Cuilapa, Sumpango;
▪ in Messico: Huexoculco, Apizaco, Chalco;
▪ in India: Palai – Kerala, Mannackanad – Kerala, Ashok Nagar - Anthra Pradesh, Nirmalagiri Anthra Pradesh.
▪ in Perù
▪ in Costa Rica
Attualmente il superiore generale dei Missionari della Divina Redenzione è Padre Vito Terrin e la superiora generale delle Piccole Apostole della Redenzione è Madre Rosa Fontanive.