Il calendario del 27 Gennaio
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Eventi
▪ 98 - Marco Ulpio Traiano diviene Imperatore romano
▪ 1077 - Enrico IV si umilia a Canossa chiedendo la revoca della scomunica al papa Gregorio VII
▪ 1302 - La città di Firenze condanna Dante
▪ 1512 - Vengono promulgate le Leggi di Burgos
▪ 1606 - Complotto della polvere da sparo: Inizia il processo di Guy Fawkes e degli altri cospiratori, terminerà il 31 gennaio con la loro esecuzione
▪ 1811 - Il chimico italiano Amedeo Avogadro formulò l'omonima legge
▪ 1820 - Il capitano della Royal Navy britannica Edward Bransfield, avvista per la prima volta il continente antartico.
▪ 1861 - Italia: si svolgono le prime Elezioni politiche generali dopo la raggiunta unità del Paese. È la 9° legislatura considerando anche quelle del Regno di Sardegna
▪ 1880 - Thomas Edison presenta la richiesta di brevetto per la lampadina ad incandescenza
▪ 1887 - Vennero gettate le basi per la realizzazione della Bobina di Tesla, ultimata nel 1891
▪ 1888 - A Washington viene fondata la National Geographic Society
▪ 1893 - Nikola Tesla trasmise per la prima volta energia elettromagnetica senza utilizzare fili e formulò le sue 'Teorie sui Campi'
▪ 1897 - Avviene la scoperta dell'elettrone, a opera del fisico britannico Joseph John Thomson
▪ 1900 - Rivolta dei Boxer: i diplomatici stranieri a Pechino, chiedono che i ribelli Boxer vengano disciplinati
▪ 1909 - Viene costituito l'MI6, il servizio d'intelligence britannico.
▪ 1915 - I Marines degli Stati Uniti occupano Haiti
▪ 1924
- - Il Trattato di Roma assegna Fiume all'Italia
- - Viene pubblicato, su Il taccuino di Sherlock Holmes uno dei più famosi episodi di Sherlock Holmes, ossia L’avventura del vampiro del Sussex
▪ 1926 - John Logie Baird dimostra la prima trasmissione televisiva
▪ 1930 - Il fisico statunitense Ernest Lawrence progettò il primo acceleratore di particelle atomiche, il ciclotrone
▪ 1932 - Il simbolo del "cavallino rampante", appartenente all'aviatore Francesco Baracca e ceduto, nel 1923, come portafortuna al pilota automobilistico Enzo Ferrari, viene utilizzato per la prima volta dal futuro fondatore della Ferrari SpA.
▪ 1938 - I chimici tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann ottengono la prima fissione nucleare
▪ 1939
- - Enrico Fermi inizia la progettazione, con il supporto del fisico teorico Leo Szilard della prima pila atomica
- - Il Lockheed P-38 Lightning. volò per la prima volta
▪ 1941 - Junio Valerio Borghese assume il comando della Xª Flottiglia MAS
▪ 1943 - Seconda guerra mondiale: 50 bombardieri eseguono la prima incursione aerea completamente statunitense contro la Germania (l'obiettivo era Wilhelmshaven)
▪ 1944 - Seconda guerra mondiale: dopo 29 mesi viene rotto l'assedio di Leningrado
▪ 1945 - Il campo di sterminio di Auschwitz viene liberato dall'Armata rossa
▪ 1948 - Il governo italiano ratifica l'Atto costitutivo dell'UNESCO, cosí che l'Italia ne entra a far parte
▪ 1951 - I test nucleari al Nevada Test Site iniziano con una bomba da un chilotone sganciata su Frenchman Flats
▪ 1956 - Iniziano le Olimpiadi Invernali di Cortina d'Ampezzo
▪ 1957 - Viene realizzata la prima Harley Davidson Sportster.
▪ 1963 - Nasce la Automobili Ferruccio Lamborghini SpA
▪ 1967
- - Gli astronauti Gus Grissom, Edward White e Roger Chaffee restano uccisi in un incendio durante un test della navetta spaziale Apollo 1 al John F. Kennedy Space Center
- - Più di 60 nazioni firmano il Trattato sullo spazio extra-atmosferico, che vieta le armi nucleari nello spazio
▪ 1973 - Gli Accordi di pace di Parigi pongono ufficialmente fine alla Guerra del Vietnam
▪ 1991 - Muhammad Siyad Barre fugge dal suo complesso a Mogadiscio
▪ 1992 - Mike Tyson viene processato per aver stuprato nel 1991 una concorrente a Miss Black America
▪ 1996 - Il Colonnello Ibrahim Bare Mainassara depone il primo presidente democraticamente eletto del Niger, Mahamane Ousmane, con un colpo di stato militare
* 2010 - Viene presentato l'iPad, tablet prodotto da Apple
Anniversari
▪ 98 - Marco Cocceio Nerva (Marcus Cocceius Nerva) più noto semplicemente come Nerva (Narni, 8 novembre 30 – Roma 21, 27 gennaio 98) è stato un imperatore romano dal 18 settembre 96 alla sua morte.
▪ 1540 - Sant' Angela Merici (Desenzano del Garda, 21 marzo 1474 – Brescia, 27 gennaio 1540) è stata una religiosa italiana, fondatrice della Compagnia delle dimesse di sant'Orsola. Fu proclamata santa da papa Pio VII il 24 maggio 1807; nel 1861 papa Pio IX ne estese il culto a tutta la Chiesa cattolica, che la celebra il 27 gennaio (In precedenza era ricordata il 31 maggio).
▪ 1814 - Johann Gottlieb Fichte (Rammenau, 19 maggio 1762 – Berlino, 27 gennaio 1814) è stato un filosofo tedesco, continuatore del pensiero di Kant e iniziatore dell'idealismo tedesco. Le sue opere più famose sono la Dottrina della scienza, e i Discorsi alla nazione tedesca, nei quali sosteneva la superiorità culturale della Germania incitando il suo popolo a combattere contro Napoleone.
Fichte elimina la necessità della cosa in sé (noumeno) di cui parlava Kant: infatti non ha senso ammettere l'esistenza di una realtà che si trovi oltre i nostri limiti conoscitivi. Per poter parlare di qualcosa è necessario averne una rappresentazione mentale, ovvero uno schema trascendentale, secondo quanto insegna la stessa Critica della ragion pura; come si può dire, pertanto, che esiste un oggetto se non lo posso ridurre alle forme a priori di un soggetto conoscente? Ne consegue che il fenomeno non è più un limite causato dall'inconoscibilità del noumeno, ma diventa una creazione del soggetto stesso. È così che si pone l'Idealismo: la realtà fenomenica è un prodotto del soggetto pensante, in contrapposizione al realismo, secondo il quale gli oggetti esistono indipendentemente da colui che li conosce. Fichte reinterpreta l'Io penso kantiano in senso trascendentale come la possibilità formale non solo del sapere ma anche dell'essere: l'Io si pone un limite ontologico per affermare la sua libertà e la sua dimensione infinita.
* 1860 - János Bolyai (Cluj-Napoca, 15 dicembre 1802 – Târgu Mureş, 27 gennaio 1860) è stato un matematico ungherese, noto per il suo contributo nel campo delle geometrie non euclidee.
Bolyai nacque a Kolozsvár, in Transilvania (l'attuale Cluj-Napoca in Romania), figlio del famoso matematico, Farkas Bolyai.
Dall'età di 13 anni, approfondì il calcolo e altre forme di meccanica analitica, sotto l'istruzione del padre. Studiò al Collegio Imperiale di Ingegneria di Vienna dal 1818 al 1822.
Divenne talmente ossessionato dal postulato delle parallele di Euclide che suo padre gli scrisse: "Per amor di Dio, te ne supplico, lascialo stare. Devi temerlo non meno di una passione carnale, perché anch'esso può prendersi tutto il tuo tempo e privarti del benessere, della tranquillità della mente e della felicità nella vita". János, comunque, insistette nella sua ricerca e alla fine giunse alla conclusione che il postulato è indipendente dagli altri assiomi della geometria e che diverse geometrie coerenti possono essere costruite sulla sua negazione. Scrisse al padre: "Dal nulla ho creato un altro, nuovo universo".
Tra il 1820 e il 1823 preparò un trattato su un sistema completo di geometria non euclidea. Il lavoro di Bolyai fu pubblicato nel 1832 come appendice ad un libro di testo di matematica del padre, con il nome di Appendice che espone in maniera assoluta la vera scienza nello spazio.
Gauss, leggendo questo appendice, scrisse all'amico dicendo:
"Stimo questo giovane geometra Bolyai un genio di primo ordine". Nel 1848 Bolyai scoprì non solo che Lobachevsky aveva pubblicato un'opera simile nel 1829, ma anche una generalizzazione di questa teoria. Per quanto ne sappiamo, Lobachevsky pubblicò la sua teoria qualche anno prima di Bolyai, ma essa conteneva solo la geometria iperbolica. Bolyai e Lobachevsky non si conobbero né conobbero le opere dell'altro.
Negli appunti stilati intorno al 1850 Bolyai sostenne con una maggiore completezza di dettagli, la impossibilità di verificare la correttezza del quinto postulato di Euclide, a causa della insufficienza degli strumenti, dei dati sperimentali a disposizione. Inoltre per distinguere la geometria euclidea occorreva effettuare calcoli sui moti dei pianeti ipotizzando che la forza di attrazione sia inversamente proporzionale alla superficie sferica. Quindi se lo spazio è euclideo allora, secondo Bolyai, era possibile applicare la legge di gravitazione di Newton per spiegare l'attrazione dei corpi altrimenti occorreva formulare un modello di spiegazione matematico-fisico innovativo.
In aggiunta alla sua opera in geometria, Bolyai sviluppò una rigorosa concezione geometrica dei numeri complessi come coppie ordinate di numeri reali. Sebbene non avesse pubblicato altro che le 24 pagine dell'appendice, lasciò oltre 20.000 pagine di manoscritti di matematica alla sua morte. Queste si possono trovare oggi nella biblioteca Bolyai-Teleki a Târgu Mureş, in Romania, dove Bolyai morì.
Fu anche un riconosciuto poliglotta, poiché parlava nove lingue straniere, incluso il Cinese e il Tibetano.
L'Università Babeş-Bolyai a Cluj-Napoca porta il suo nome, così come un cratere sulla Luna. Inoltre, nel bacino dei Carpazi molte scuole superiori portano il suo nome. La società ungherese associate del European Mathematical Society si chiama Bolyai János Matematikai Társaság.
▪ 1901 - Giuseppe Fortunino Francesco Verdi (Busseto, 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901) è stato un compositore italiano, autore di melodrammi che fanno parte del repertorio operistico dei teatri di tutto il mondo.
Giuseppe Verdi nacque nelle campagne di Roncole, una frazione di Busseto in provincia di Parma, il 10 ottobre 1813 da Carlo, oste e rivenditore di generi alimentari, e Luigia Ottini, filatrice. Carlo proveniva da una famiglia di agricoltori piacentini (stesse origini della moglie) e, dopo aver messo da parte un po' di denaro aveva aperto una modesta osteria nella casa di Roncole, la cui conduzione alternava al lavoro dei campi.
[...] Fu ancora Merelli a convincerlo a non abbandonare la lirica, consegnandogli personalmente un libretto di soggetto biblico, il Nabucco, scritto da Temistocle Solera, che Verdi accettò di musicare. L'opera andò in scena il 9 marzo 1842 al Teatro alla Scala e il successo fu questa volta trionfale. Venne replicata ben 64 volte solo nel suo primo anno di esecuzione.
Con Nabucco iniziò la parabola ascendente di Verdi. Sotto il profilo musicale l'opera presenta ancora un impianto belcantistico, in linea con i gusti del pubblico italiano del tempo, ma teatralmente è un'opera riuscita, nonostante la debolezza e alcune ingenuità del libretto. Lo sviluppo dell'azione è rapido, incisivo, e tale caratteristica avrebbe contraddistinto anche la successiva, e più matura, produzione del compositore. Alcuni personaggi, come Nabucodonosor e Abigaille, sono fortemente caratterizzati sotto il profilo drammaturgico, così come il popolo ebraico, che si esprime in forma corale, unitaria, e che forse rappresenta il protagonista vero di questa prima, significativa, creazione verdiana. Uno dei cori dell'opera, il celebre Va pensiero finì col divenire una sorta di canto doloroso o inno contro l'occupante austriaco, diffondendosi rapidamente in Lombardia e nel resto d'Italia. Nel periodo dell'unificazione italiana "viva Verdi" significava: "Viva Vittorio Emanuele Re D'Italia". Ciò era successo proprio grazie a quest'opera che risvegliava il patriottismo negli italiani.
Gli "anni di galera"
Nabucco segnò l'inizio di una folgorante carriera. Per quasi dieci anni Verdi scrisse mediamente un'opera all'anno, Da I Lombardi alla prima crociata a La battaglia di Legnano, passando per I due Foscari, Giovanna d'Arco, Alzira, Attila, Il corsaro, I masnadieri, Ernani e Macbeth. Tali opere giovanili, ad eccezione delle due ultime, pur presentando talvolta al loro interno pagine di acceso lirismo e una lucida visione dei meccanismi e delle dinamiche teatrali, non danno testimonianza di un'evoluzione del maestro verso forme musicali e drammaturgiche più personali e si adagiano su schemi già sperimentati in passato e legati alla tradizione melodica italiana precedente. Furono creazioni generalmente di successo rappresentate in molti teatri italiani ed europei, ma composte spesso su commissione, con ritmi di lavoro talvolta massacranti e non sempre sorrette da una genuina ispirazione. Per tale ragione Verdi definì questo periodo della propria vita "gli anni di galera". Fra la produzione verdiana dell'epoca spiccano senz'altro, per forza drammaturgica e fascino melodico due opere, Ernani e Macbeth.
Tratta dall'omonimo dramma di Victor Hugo, Ernani fu concepito da Verdi fin dall'estate del 1843. Musicato nell'inverno successivo su libretto di Francesco Maria Piave, venne presentato al pubblico veneziano in marzo. La vicenda, ricca di colpi di scena e incentrata su un triplice amore, diede la possibilità a Verdi di approfondire la caratterizzazione di alcuni personaggi dal punto di vista drammaturgico e di iniziare ad affrancarsi dall'ingombrante influsso dei grandi compositori italiani dei primi decenni dell'Ottocento: Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti.
Macbeth, presentata al Teatro La Pergola di Firenze nel 1847, è con ogni probabilità il capolavoro giovanile di Verdi. Musicata su libretto di Francesco Maria Piave, si ispira alla tragedia omonima di William Shakespeare. Negli ultimi decenni è stata sottoposta a un intenso processo di rivalorizzazione, anche se generalmente viene rappresentata nella sua veste definitiva del 1865, riveduta e ampliata dal compositore bussetano. L'opera, dalle potenti connotazioni drammatiche, si differenzia dalle precedenti per un maggiore approfondimento psicologico dei protagonisti della tragedia (Macbeth e Lady Macbeth), preannunciando, col suo debordante lirismo, la trilogia popolare di un Verdi entrato nella sua piena maturità espressiva.
Nel 1849, venne presentata al pubblico napoletano Luisa Miller, opera meno affascinante di Macbeth, ma importante per l'evoluzione dello stile musicale e della drammaturgia verdiana. L'orchestrazione si fa più raffinata che in passato, il recitativo più incisivo e il compositore scava nella psiche della protagonista come mai aveva forse fatto prima di allora. Anche nella creazione successiva, Stiffelio, rappresentata per la prima volta a Trieste nel 1850, Verdi portò avanti quel lavoro di caratterizzazione psicologica del personaggio centrale, iniziato con Macbeth e proseguito in Luisa Miller. L'opera presentava però alcune debolezze strutturali, dovute in parte ai drastici tagli operati dalla censura austriaca, che non le permisero di imporsi al grande pubblico italiano ed europeo. Ancor oggi Stiffelio è rappresentato raramente.
La trilogia popolare
Un anno più tardi, con Rigoletto (Venezia, 1851), Verdi si sarebbe tuttavia imposto come il massimo operista italiano del suo tempo. Rigoletto fu seguito da altri due capolavori assoluti, Il trovatore e La traviata, che formano con esso la cosiddetta "trilogia popolare", o (più impropriamente) "romantica", del compositore bussetano. Tratto da una pièce di Victor Hugo, Le roi s'amuse, Rigoletto è un'opera profondamente innovativa, sotto il profilo drammaturgico e musicale. Per la prima volta al centro della vicenda di un'opera drammatica troviamo un buffone di corte, cioè un personaggio che, utilizzando una terminologia moderna, potremmo definire un "emarginato sociale". La dimensione emotiva dei protagonisti è colta da Verdi magistralmente attraverso una partitura messa al servizio del dramma e di straordinaria bellezza melodica. Azione e musica sembrano rincorrersi e sostenersi mutuamente in una vicenda che ha un ritmo di sviluppo rapido, senza cedimenti né parti superflue.
Il miracolo si ripeté con Il trovatore (Roma, 1853), opera dall'impianto più tradizionale, ma altrettanto affascinante. Dramma di grande originalità oltretutto, perché si struttura su una vicenda povera di avvenimenti e dove i protagonisti o sono proiettati verso un futuro gravido di incognite, o immersi nei ricordi di un passato lontano che ne condiziona l'azione e che li sospinge verso un destino di morte ineluttabile. Con quest'opera Verdi scrisse alcune fra le sue pagine più alte, ricche di patetismo e suggestioni tardo-romantiche che sarebbero nuovamente emerse pochi mesi più tardi, nella terza opera, in ordine cronologico, della trilogia:
La traviata (Venezia, 1853) ruota attorno alla storia di una cortigiana travolta dall'amore per un giovane di buona famiglia. Più che su alcuni accadimenti esteriori, la vicenda viene vissuta all'interno della coscienza della protagonista la cui natura umana è scandagliata da Verdi in tutte le sue minime sfumature. Le scelte stilistiche del grande compositore risultano sempre adeguate alla complessa drammaturgia dell'opera e si traducono in un raffinamento orchestrale e in una complessità armonica la cui modernità non venne all'epoca pienamente recepita. Oggigiorno alcuni critici considerano La Traviata una vera e propria pietra miliare nella creazione del dramma borghese degli ultimi decenni dell'ottocento e ne evidenziano l'influenza su Puccini e gli autori veristi suoi contemporanei.
L'esperienza parigina e Sant'Agata
Con la "trilogia popolare", Verdi si era imposto come il più celebre musicista del suo tempo. Eugène Scribe, all'epoca librettista dell'Opéra di Parigi, propose al compositore un testo in francese per un'opera da rappresentare nella Ville Lumière. Non senza esitazioni, Verdi accettò. Ne uscì un'opera, Les vêpres siciliennes (1855), di notevole impatto musicale ma poco convincente sotto il profilo drammaturgico. L'opera, inquadrabile nel genere del Grand opéra, con spettacolari messe in scena, coreografie e movimenti di massa, poco si addiceva al genio verdiano, approdato con la Traviata a un tipo di drammaturgia più intimista, psicologica. Maggior successo avrebbe avuto, pochi mesi più tardi, la versione italiana dell'opera, I vespri siciliani (Parma, 1855), con la quale si sono cimentati, nel secondo dopoguerra alcuni fra i maggiori direttori d'orchestra e interpreti della grande lirica internazionale (celebre la rappresentazione scaligera di De Sabata-Callas del 1951).
In quegli anni riaffiorò prepotente in lui, ormai compositore affermato, ricco e noto al pubblico internazionale, il fascino della campagna. Pertanto, nel maggio 1848 Verdi acquistò dai signori Merli la villa di Sant'Agata, una frazione di Villanova sull'Arda (provincia di Piacenza), dove diventò anche consigliere comunale. Qui si stabilì tre anni più tardi, insieme alla sua nuova compagna, il soprano Giuseppina Strepponi, che sposò nel 1859. La fattoria finì con l'assorbire gran parte del tempo del Maestro, almeno tutto quello che la musica gli lasciava libero e così, via via, col passare degli anni, l'amore per la campagna diventò, per lui, quasi una mania.
Le lettere indirizzate al fattore sono una riprova di quanto il "cigno di Busseto" fosse esperto in fatto di pioppicultura, di allevamento di cavalli, di irrigazione dei campi, di enologia. Quanto poi fosse competente e si tenesse al corrente delle ultime novità si può dedurre da una lettera, datata marzo 1888 ed indirizzata ai fratelli Ingegnoli che gli avevano mandato in omaggio sei cachi di cui avevano appena iniziato, in Italia, la coltivazione; Verdi se ne mostrò subito entusiasta, auspicandone la diffusione su tutto il territorio nazionale.
Gli anni della maturità
La seconda metà degli anni cinquanta dell'Ottocento, furono, per il compositore, anni di travaglio: Verdi poteva finalmente comporre senza fretta, ma l'intero mondo musicale stava lentamente cambiando.
Sui palcoscenici italiani, il Simon Boccanegra, presentato al pubblico veneziano nel 1857, non piacque. Il dramma, prettamente politico, non aveva quei risvolti sentimentali che tanto appassionavano il pubblico del tempo e dovette attendere quasi cinque lustri e una rielaborazione radicale (cui collaborò anche Arrigo Boito) per imporsi definitivamente nel repertorio lirico italiano ed internazionale (1881).
Due anni più tardi vedeva la luce, dopo varie vicissitudini prima con la censura napoletana (che in pratica rese impossibile la sua rappresentazione), poi con quella romana, Un ballo in maschera (Roma, 1859), opera di successo nella quale Verdi mescolò, con sapiente dosaggio, elementi procedenti dal teatro tragico e da quello leggero. Creazione musicalmente e drammaturgicamente raffinata, dallo stile elegante e delicato, in Un ballo in maschera affiora un'umanità vagamente inquieta, non esente da ambiguità, che trova nella relazione fra i due protagonisti i suoi momenti liricamente più elevati.
Un interessante connubio di elementi comici e tragici (con decisa prevalenza di questi ultimi), si realizza ne La forza del destino (San Pietroburgo, 1862). L'opera possiede un indubbio vigore musicale anche se appare in alcuni punti meno compatta, meno unitaria della precedente sotto il profilo teatrale. Ne La forza del destino Verdi riesce tuttavia ad elaborare un linguaggio ancor più realistico che in passato, anticipando l'opera successiva, il Don Carlos, presentato al pubblico parigino nel 1867.
Don Carlos è oggi considerato uno dei grandi capolavori verdiani. In quest'opera il compositore, pur facendo proprie alcune impostazioni del Grand opéra (fra cui l'articolazione in cinque atti, l'inserimento di un balletto fra il terzo e quarto atto e la creazione di alcune scene particolarmente spettacolari), riesce a scavare in profondità nella psicologia dei protagonisti, offrendoci una poderosa raffigurazione del dramma umano e politico che sconvolse la Spagna nella seconda metà del XVI secolo e che ruota attorno alla logica spietata della ragion di stato.
Tale periodo di massima maturazione umana ed artistica culminò con Aida, commissionata dal Kedivè d'Egitto e andata in scena la vigilia di Natale del 1871. Aida costituisce un ulteriore, grande passo in avanti verso la modernità. Il quasi completo abbandono dei pezzi a forma chiusa, l'uso ancor più accentuato che in passato di temi e motivi musicali ricorrenti potrebbero fare accostare tale opera al dramma wagneriano. In realtà Verdi aveva seguito un percorso del tutto autonomo in Aida, opera fondamentalmente intimista e poggiata su una vocalità dalle caratteristiche prettamente italiane. Ricordiamo a questo proposito che la prima opera wagneriana ad essere rappresentata in Italia fu il Lohengrin a Bologna, e ciò avvenne dopo la prima esecuzione dell'Aida. Verdi era tuttavia già al corrente di alcune innovazioni musicali del grande compositore tedesco, verso il quale inizialmente non nutriva molta stima.
Dopo Aida, Verdi decise di ritirarsi a vita privata.
Iniziò così il periodo del grande silenzio (interrotto dalla Messa di Requiem scritta in occasione della morte di Alessandro Manzoni), durante il quale il rude contadino di Roncole di Busseto meditò sui grandi mutamenti artistici in corso nel mondo. A farlo uscire dall'isolamento fu Arrigo Boito, il compositore scapigliato che lo aveva pubblicamente offeso nel 1863 ritenendolo causa del provincialismo e dell'arretratezza della musica italiana del tempo.
Gli ultimi capolavori
Con gli anni Boito aveva compreso che solo Verdi avrebbe potuto portare l'Italia musicale al passo con l'Europa e, col fondamentale aiuto dell'editore Giulio Ricordi, si riconciliò con lui. Primo frutto della collaborazione fra il grande musicista e l'ex scapigliato fu il rifacimento del Simon Boccanegra rappresentato con grande successo al Teatro alla Scala di Milano nel 1881. Seguirono a distanza di alcuni anni due opere memorabili: Otello e Falstaff, entrambi frutto delle fatiche letterarie di Boito, che si occupò della stesura dei rispettivi libretti, e di Verdi che ne compose la musica. Si tratta di due capolavori assoluti del grande bussetano, ormai prossimo alla concezione wagneriana del dramma ma senza pagare un solo tributo allo stile del suo coetaneo d'oltralpe. In Boito Verdi poté trovare un collaboratore prezioso, che seppe essere all'altezza delle proprie concezioni drammaturgiche, un intellettuale di notevole spessore culturale, duttile nella versificazione e a sua volta musicista, ovvero capace di pensare la poesia in funzione della musica. Le due opere, entrambe rappresentate alla Scala, ebbero esiti diversi. Se Otello incontrò immediatamente i gusti del pubblico, affermandosi stabilmente in repertorio, Falstaff lasciò, in un primo momento, perplesso il grande pubblico verdiano e, più in generale, i melomani italiani. Per la prima volta dopo lo sfortunato Un giorno di regno infatti, l'anziano Verdi si cimentava nel teatro comico, ma con la sua estrema commedia aveva accantonato in un sol colpo tutte le convenzioni formali dell'opera italiana, dando prova di una vitalità artistica, di uno spirito aperto alla modernità e di un'energia creativa sorprendenti. Falstaff fu sempre amato dai compositori ed esercitò un influsso decisivo sui giovani operisti, da Puccini agli autori della Generazione dell'Ottanta.
Verdi trascorse gli ultimi anni tra Sant'Agata e Milano. Nel 1897 la moglie Giuseppina morì, lasciandolo solo nella sua lunga vecchiaia. Nel 1899 istituì l'Opera Pia - Casa di Riposo per i Musicisti: redigendo il testamento, stabilì molti legati destinati ad essa e a vari altri enti sociali, mentre istituì erede universale delle sue ingenti ricchezze una cugina (da parte di padre) di Busseto, Filomena Verdi, la cui storia è quella di una fortunata Cenerentola. Di famiglia poverissima, aveva abitato con Carlo Verdi, che aveva voluto strapparla alla miseria di casa sua. Quando il padre di Verdi morì (1867), il musicista e Giuseppina presero a loro volta in casa la bambina di sette anni, che ribattezzarono Maria ed educarono con ogni cura, considerandola una figlia a tutti gli effetti. In seguito la ragazza si sposò con il figlio del notaio Carrara, loro buon amico, ed ebbe quattro figli maschi. Fu lei a prendersi cura del Maestro rimasto vedovo, e fu lei presente al suo letto di morte, insieme alla cantante Teresa Stolz.
La morte
Verdi morì a Milano in un appartamento dove era solito alloggiare dal 1872 al Grand Hotel et De Milan il 27 gennaio 1901, a 87 anni. Era venuto nella città lombarda per trascorrervi l'inverno, come faceva da tempo. Colto da malore spirò dopo sei giorni di agonia. Il Maestro lasciò istruzioni per i suoi funerali: si sarebbero dovuti svolgere all'alba, o al tramonto, senza sfarzo né musica. Volle esequie semplici, come semplice era sempre stata la sua vita. Le ultime volontà del compositore vennero rispettate, ma non meno di centomila persone seguirono in silenzio il feretro. Nei giorni che precedettero la morte di Verdi via Broletto e le strade circostanti vennero cosparse di paglia affinché lo scalpitio dei cavalli e il rumore delle carrozze non ne disturbassero il riposo.
Tra le cerimonie svoltesi in tutta Italia per commemorare la morte di Verdi, particolarmente suggestiva fu quella che si svolse, alla presenza del Duca di Genova, nel teatro greco di Siracusa. Fu stampata anche una cartolina commemorativa in occasione del luttuoso evento, mentre sia Pascoli che D'Annunzio scrissero composizioni poetiche in sua memoria.
Verdi e la politica
Verdi partecipò attivamente alla vita pubblica del suo tempo. Fu, come si è accennato, un patriota convinto, anche se nell'ultima parte della sua vita traspare, dall'epistolario e dalle testimonianze dei suoi contemporanei, una disillusione, un disincanto, nei confronti della nuova Italia unita, che forse non si era rivelata all'altezza delle proprie aspettative. Fu sostenitore dei moti risorgimentali (pare che durante l'occupazione austriaca la scritta "Viva V.E.R.D.I." fosse letta come "Viva Vittorio Emanuele Re d'Italia").
Il Paese lo volle, quasi a viva forza, membro del primo parlamento del Regno d'Italia (1861-1865), eletto come Deputato nel Collegio di Borgo San Donnino, l'attuale Fidenza, e, successivamente, senatore a vita dal 1874. Fu anche consigliere provinciale di Piacenza. Rappresentò, e continua a rappresentare per molti italiani la somma di tutti quei simboli che li hanno guidati all'unificazione nazionale contro l'oppressione straniera.
Personalità
Per lungo tempo Verdi è stato considerato un tranquillo uomo di campagna toccato dal genio, un uomo rustico e schietto, integerrimo, e di rara onestà intellettuale. Tale immagine si univa a quella del patriota ardente, che a giusto titolo sedette come deputato nel primo parlamento dell'Italia unita (1861). Aspetti questi, facenti sicuramente parte della sua personalità ma che da soli non possono spiegare la grandezza dell'artista e delle sue immortali creazioni. In realtà Verdi fu un operista attento alle grandi correnti di pensiero che percorrevano l'Italia e l'Europa del tempo, pronto a mettersi in discussione e nel contempo profondamente conscio del proprio valore. Sempre aggiornatissimo, alla ricerca di nuovi soggetti cui ispirare le proprie opere, fu un grande frequentatore della capitale artistica dell'Europa del tempo, Parigi. Il suo primo viaggio nella Ville Lumière risale al 1847, l'ultimo, al 1894, in occasione dell'allestimento dell'Otello che egli stesso volle seguire personalmente. Compositore meticoloso, dotato di un'eccezionale sensibilità drammaturgica che aveva ulteriormente affinato con gli anni, Verdi fu per tutta la sua vita uno sperimentatore, proteso verso traguardi sempre più alti e dotato di un senso critico fuori del comune, che gli permise di andare incontro ai gusti di un pubblico sempre più esigente pur senza mai rinunciare ai propri convincimenti di uomo ed artista. L'enorme epistolario che ci ha lasciato, oltre a rappresentare un affascinante affresco di quasi settant'anni di storia italiana (dalla metà degli anni trenta dell'Ottocento sino alla fine del secolo), è uno strumento per conoscere un Verdi "inedito", orgoglioso della propria estrazione contadina, ma allo stesso tempo uomo fondamentalmente colto e osservatore fine della realtà e dell'ambiente che lo circondavano, personaggio inquieto e protagonista carismatico di un'epoca memorabile. Stimato e amato da un ampio pubblico internazionale è, con Giacomo Puccini, l'operista più rappresentato al mondo, occupando un posto privilegiato nell'olimpo dei più grandi creatori musicali di tutti i tempi.
* 1922 - Giovanni Carmelo Verga (Vizzini, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922) è stato uno scrittore italiano, considerato il maggior esponente della corrente letteraria del verismo.
Giovanni Verga nacque il 2 settembre 1840: fu registrato all'anagrafe di Catania, anche se alcuni sostengono che sia nato in contrada Tièpidi, nel territorio di Vizzini, dove la famiglia si trovava per evitare l'epidemia di colera che affliggeva Catania. In tale contrada la famiglia Verga possedeva una tenuta di villeggiatura. Il padre, Giovanni Battista Catalano, era di Vizzini, dove la famiglia Verga aveva delle proprietà, e discendeva dal ramo cadetto di una famiglia alla quale appartenevano i baroni di Fontanabianca; la madre si chiamava Caterina Di Mauro e apparteneva ad una famiglia borghese di Catania. Il nonno di Giovanni, come testimonia il De Roberto in un articolo raccolto, insieme a molti altri, in un volume a cura di Carmelo Musumarra, era stato carbonaro e, nel 1812, eletto deputato per Vizzini al primo parlamento siciliano.
* 1967 - Luigi Tenco (Cassine, 21 marzo 1938 – Sanremo, 27 gennaio 1967) è stato un cantautore italiano o, come lui stesso amava definirsi, compositore.
La sua morte, attribuita generalmente a suicidio mentre si trovava a Sanremo per partecipare al Festival della canzone italiana, è avvolta da un velo di mistero.
È sepolto nel cimitero di Ricaldone.
* 1972 - Mahalia Jackson (New Orleans, 26 ottobre 1911 – Chicago, 27 gennaio 1972) è stata una cantante statunitense.
Nata in una capanna sulle rive del fiume Misissippi, Mahalia Jackson viene considerata la più grande cantante di spirituals. Con la sua voce riesce a rendere questi canti molto espressivi e suggestivi.
Rifiuta ogni proposta di passare a generi più commerciali e meno impegnati.
Verso i 16 anni si è trasferita a Chicago trovandovi lavoro come domestica, infermiera, e perfino lavandaia. Si dedicherà poi a tempo pieno in un centro di bellezza al Madame C.J. Walker e poi allo Scott Institute of Beauty Culture, per poi tesaurizzare tale addestramento per mettersi in proprio.
Ben presto, però, sarà ricercatissima nell’ambiente ecclesiastico come vocalist solista soprattutto nella celebrazione dei funerali, dopo aver fatto parte del più grande coro della chiesa battista di Salem.
La sua particolare voce di contralto era conosciuta in tutte quelle piccole chiese statunitensi, dalla costa est a quella ovest, in cui canterà in modo inusuale ed energico le più belle canzoni del repertorio gospel. Nel 1936 sposerà Isaac Hockenhull, un colto manager e dopo un periodo assieme al Gospel Johnson Singers, l’anno dopo, comincerà ad incidere per l’etichetta Decca. Quando le vendite dei suoi dischi cominceranno a calare si dedicherà completamente al suo salone di bellezza. Tuttavia dopo cinque anni di tour musicali assieme al compositore Thommy Dorsey in teatri e nelle chiese di gospel, la popolarità di Mahalia si arricchirà con un nuovo contratto discografico, questo volta con l’etichetta Apollo, con cui inciderà il periodo che va dal 1946 al 1954. Dal '54 al 1967 sarà sotto contratto con la Colombia, dove si consoliderà ulteriormente come cantante ricca di humour. Durante gli anni 50, la voce della Jackson è praticamente ovunque: in radio, in televisione e nei concerti intorno al mondo. Peculiare sarà la sua famosissima esibizione del 1957 al Festival Jazz di Newport, in un programma speciale solo di gospel, in cui fagociterà l’attenzione del pubblico sotto una fitta pioggia. Nel 1954 sarà la presenza fissa delle trasmissioni notturne domenicali della CBS e due anni dopo riscuoterà un successo senza pari nello spettacolo di Ed Sullivan in cui sancirà definitivamente la musica gospel nella corrente principale dell'America. Nella sua vasta carriera si annovera un’esibizione nel 1960 con il presidente Dwight Eisenhower. Negli ultimi anni della sua vita si dedica alle battaglie civili per la conquista dei diritti dei neri e abbraccia con entusiasmo i temi del movimento pacifista. Nel 1963 partecipa al fianco di Martin Luther King alla marcia a Washington durante la quale intona la celebre We shall overcome.
Dopo la morte avvenuta a Chicago nel 1972 per insufficienza cardiaca e diabete, viene sepolta al Providence Memorial Park di Metairie, in Louisiana.
Nel 1978 è stata introdotta nella Gospel Music Hall of Fame.
* 2008 - Haji Mohammad Suharto, conosciuto semplicemente come Suharto in Occidente (Kemusuk, 8 giugno 1921 – Giacarta, 27 gennaio 2008), è stato un politico indonesiano, secondo presidente dell'Indonesia, prese il potere nel 1965 attraverso un colpo di Stato e fu costretto a ritirarsi nel 1998.
Gli anni del governo di Suharto furono caratterizzati da una sostanziale crescita economica e dalla riduzione della povertà nel paese, sebbene la crisi finanziaria asiatica del 1997 abbia fatto retrocedere l'Indonesia e abbia annullato parte delle conquiste economiche. Suharto sfruttò la crescita economica per arricchire la propria famiglia e i suoi collaboratori attraverso una serie di monopoli statali, sussidi e altri meccanismi. Secondo alcune stime il suo patrimonio familiare arriverebbe a 15 miliardi di dollari.
Il regime di Suharto è tristemente famoso per aver perseguitato con accanimento gli oppositori politici e aver utilizzato sistematicamente l'esercito per mantenere il controllo delle regioni del paese in cui si sviluppavano movimenti dissidenti.
Si calcola che più di un milione di sospetti comunisti (forse due milioni) siano stati uccisi negli anni successivi alla presa del potere, mentre l'invasione della ex colonia portoghese di Timor Est, confinante con l'Indonesia, causò altre stragi di vaste proporzioni.
* 2009 - Beniamino Reitano, noto come Mino (Fiumara (RC), 7 dicembre 1944 – Agrate Brianza, 27 gennaio 2009), è stato un cantautore, compositore e attore italiano.
«poi d'improvviso un miracolo
tante persone mi applaudono
i fari sul palco si accendono»(Da L'uomo e la valigia di Mino Reitano)
Artista conosciuto per la sua debordante vitalità e per la simpatica esuberanza delle sue esibizioni, è considerato un'icona della musica nazional-popolare italiana. I temi portanti delle sue canzoni sono l'amore in senso romantico, il Meridione e lo sradicamento dell'emigrante.
Autore delle musiche di quasi tutte le canzoni da lui incise (spesso in collaborazione con il fratello Franco), ha scritto anche brani per altri artisti, di cui il più noto è Una ragione di più per Ornella Vanoni, considerato un evergreen della musica leggera italiana, ed anche canzoni per bambini molto note, come "La sveglia birichina".