Il calendario del 26 Ottobre

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 740 - Un terremoto colpisce Costantinopoli, seminando morte e distruzione

▪ 1440 - Gilles de Rais (Barbablù) e i suoi complici vengono impiccati per aver ucciso tra le 80 e le 200 persone

▪ 1860 - I mille di Garibaldi incontrano l'esercito dei Savoia, dopo aver conquistato il regno delle due Sicilie

▪ 1863

  1. - Fondazione della The Football Association inglese e quindi nasce il calcio
  2. - Fondazione della Federazione Internazionale della Croce Rossa

▪ 1881 - A Tombstone, Arizona, ha luogo la sparatoria all'O.K. Corral

▪ 1905 - La Norvegia diventa indipendente dalla Svezia

* 1913 - Italia: si svolgono le Elezioni politiche generali per la 24ª legislatura, Furono le prime elezioni a suffragio universale maschile (introdotto il 25 maggio 1912), con l'ormai tradizionale collegio uninominale a doppio turno.
Iscritti alle liste 8.672.000 - Votanti 5.100.615 58,8 (su n. elettori)

Partiti voti (%) seggi
Cattolici 4,5 34
Liberali 51,0 260
Partito Democratico Costituzionale
4,8 40
Nazionalisti 0,6 5
Radicali 8,6 73
Repubblicani 1,2 8
Repubblicani ind 0,9 9
Partito Socialista Riformista Italiano
2,6 21
PSI 7,5 47
Socialisti indipendenti e sindacalisti
0,8 11
Altri 17,5 0
Totale 100,00 508

▪ 1940 - A Roma viene inaugurata la stazione ferroviaria Ostiense, progettata dall'architetto Roberto Narducci. La stazione nasce da una struttura precedente che lo stesso Narducci aveva progettato nel 1938 per la visita di Adolf Hitler in Italia

▪ 1944 - Fine della Battaglia del golfo di Leyte

▪ 1954 - Ritorno di Trieste all'Italia

▪ 1955 - Ngo Dinh Diem si autoproclama Primo ministro del Vietnam del Sud

▪ 1965 - I Beatles vengono nominati Membri dell'Ordine dell'Impero Britannico

▪ 1976 - Il Transkei dichiara la sua "indipendenza" dal Sudafrica

▪ 1979 - Park Chung-hee, presidente della Corea del Sud, viene assassinato dal capo della KCIA Kim Jae-kyu. Choi Kyu-ha sostituisce il presidente assassinato

▪ 1984 - A Baby Fae viene trapiantato il cuore di un babbuino

▪ 1994
  1. - Giordania e Israele firmano un trattato di pace
  2. - Andrew Wiles annuncia la conferma della dimostrazione dell'Ultimo teorema di Fermat

▪ 1995 - Conflitto Israelo-Palestinese: Agenti del Mossad assassinano il leader della Jihad Islamica, Fathi Shikaki, in un hotel di Malta

▪ 1999 - La Camera dei Lord britannica vota la fine del diritto ereditario di votare nella camera alta del parlamento

▪ 2001 - Gli Stati Uniti approvano il controverso USA PATRIOT Act

▪ 2002 - Fine della crisi del Teatro Dubrovka di Mosca: circa 50 ribelli ceceni e 150 ostaggi, muoiono quando i commando russi irrompono nel teatro della Casa della Cultura di Mosca, che era stato occupato dai ribelli tre giorni prima

▪ 2004 - La sonda Cassini-Huygens invia alla Terra le prime immagini particolareggiate di Titano, il satellite di Saturno

▪ 2007 - La apple presenta il nuovo sistema Leopard

Anniversari

▪ 899 - Alfredo il Grande (in inglese antico: Ælfred; Wantage, 849 – 26 ottobre 899) fu re del regno anglosassone meridionale del Wessex dall'871 all'899, ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Alfredo è famoso per la sua difesa del regno contro i Danesi (Normanni), grazie alla quale fu l'unico re inglese ad avere ottenuto l'epiteto di "Grande". Fu anche il primo re del Wessex a chiamarsi "Re d'Inghilterra". Le notizie sulla sua vita ci sono pervenute soprattutto grazie all'opera dello studioso gallese Asser. Condusse una lunga guerra contro i Danesi che avevano occupato le regioni centrorientali dell'Inghilterra e li sconfisse nella battaglia di Ethandun nell'878. Da quell'anno divenne re degli Anglosassoni. Uomo colto, Alfredo incoraggiò l'istruzione e migliorò il sistema di leggi dello stato (Doom Book). Per questo fu detto "il Giustiniano inglese". Alfredo favorì lo sviluppo della cultura traducendo o facendo tradurre dal latino testi di teologia e di storia. Egli stesso contribuì alla stesura della "Cronaca degli Anglosassoni", il primo documento di storia scritto in inglese antico. Inoltre fece costruire la prima flotta da guerra inglese.

* 1694 - Samuel von Pufendorf (Dorfchemnitz, 8 gennaio 1632 – Berlino, 26 ottobre 1694) è stato un filosofo tedesco.
Figlio di un pastore protestante, nel 1650 iniziò gli studi di teologia a Lipsia, nel 1656 a si trasferì a Jena, attratto dalla filosofia. Nel 1658, su interessamento del fratello, diplomatico, divenne precettore dell'ambasciatore Svedese in Danimarca. Lì venne però imprigionato a causa della guerra in corso tra danesi e svedesi, e, durante la sua reclusione, scrisse gli Elementorum Iurisprudeniae Universalis Libri Duo in cui, attratto dalla filosofia politica, espose alcune sue riflessioni circa le tesi di Ugo Grozio e Thomas Hobbes. Venne convinto da alcuni suoi estimatori a pubblicare il lavoro nel 1660. L'anno successivo, sulla scia del clamore suscitato dall'opera, fu invitato a tenere la prima cattedra di "Diritto Naturale e delle Genti" a Heidelberg. Per la prima volta questa divenne una disciplina autonoma rispetto alla filosofia morale e alla teologia. Con lo pseudonimo di Severino Monzambano da Verona pubblicò nel 1667 il De Statu Imperii Germanici Liber Unus, in cui sostenne che:
«l'impero germanico è una "forma irregolare" perché la sovranità non è unitaria, e che questa sua non omogeneità rappresenta una costante minaccia alla struttura e alla solidità dello Stato»
A causa del clamore suscitato anche da quest'opera, ritenne opportuno accettare la cattedra di Diritto Naturale all'Università di Lund. In questi anni prese forma il suo capolavoro De Iure Naturae et Gentium Libri Octo, dove discute e rielabora le tematiche giusnaturaliste. L'anno dopo scrisse il compendio De Officio Hominis et Civis Iuxta Legem Naturalem Libri Duo; quest'opera avrà successo nell'intera Europa per tutto il secolo seguente, e fu utilizzata come manuale nelle facoltà di diritto delle università.
Costretto a lasciare la città di Lund nel 1676 a causa delle lunghe discussioni teologico-giuridiche che attaccavano i suoi scritti, a Stoccolma ricoprì la carica di storiografo del re, Segretario di Stato e Consigliere Segreto, il che gli permise di mettere in pratica le sue nozioni giuridiche in politica estera. Grazie a queste posizioni viaggiò moltissimo attraverso l'Europa e scrisse nel 1687 il De Habitu Religionis Cristianae ad Vitam Civilem, in cui sostenne che la religione cristiana, se intesa nel modo corretto, fosse la religione più adatta a rafforzare l'attività dello Stato.
Nel 1694 morì a Berlino.

Teorie rilevanti del suo pensiero sono:
- riduzione del diritto ad unità concettuale: si tratta di una teoria più soggettivistica del diritto, ossia diritto come comando scaturente dalla ragione dell'uomo in quanto tale e non oggettivistica, nel senso di un diritto che sorge dalla natura delle cose. Per Pufendorf il diritto è un comando che un superiore emette nei confronti di un subiectus, trattasi di Dio nel caso della legge di natura o del Re, nel caso della legge positiva. La sanzione è ciò che rende il comando dell'autorità efficace, la sanzione serve a discriminare le zone di diritto, dalle zone non disciplinate dal diritto, quelle zone, cioè, costituite da un'isola di libertà che consta di azioni non esplicitamente vietate. (teoria volontaristica e non naturalistica del diritto)
- separazione tra giurisprudenza e teologia morale: le distinzioni fra legge morale e diritto attengono a tre diversi profili. Sotto il profilo della conoscenza, il diritto è conoscibile mediante ragione, il diritto divino invece mediante rivelazione. Sotto il profilo del fine, il diritto ha come fine la vita terrena, quello divino riguarda la vita ultraterrena. Infine da un punto di vista dell'oggetto, il diritto riguarda le azioni esterne, la legge morale invece le azioni interne. Si perviene così a una laicizzazione del diritto verso la libertà di coscienza e di religione, distinguendo l'ambito religioso da quello giuridico. Si pone inoltre indirettamente al legislatore un limite per gli ambiti da disciplinare, dovranno perciò essere esclusi quegli ambiti che si riferiscono alle azioni interne o comunque quelle azioni che non si riverberano su atti esterni.
- dottrina penalistica: Pufendorf si riallaccia a Hobbes, nel dire che la pena è un patimento comminato a causa di un male inflitto. Le venature utilitariste e non proporzionaliste determinano nel suo pensiero il ritenere che la pena deve superare il vantaggio ottenuto dal male commesso, deve essere stabilita dal sovrano con legge precedente il fatto (nullum crimen sine lege e nulla poena sine lege) e resa nota e infine il giudice può arbitrariamente determinare qualità e quantità della pena, secondo le esigenze particolari di esemplarità della punizione o altre esigenze politiche.

▪ 1852 - Vincenzo Gioberti (Torino, 5 aprile 1801 – Parigi, 26 ottobre 1852) fu un sacerdote, politico e filosofo italiano e il primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna, tra le principali figure del Risorgimento italiano.
Fu educato dai padri dell'Oratorio alla prospettiva del sacerdozio e ordinato nel 1825. All'inizio condusse una vita ritirata, ma gradualmente acquisì sempre più interesse negli affari del suo paese e nelle nuove idee politiche come anche nella letteratura del giorno. Parzialmente influenzato da Mazzini, la libertà italiana divenne per lui lo scopo principale nella vita, la sua emancipazione, non solo dai signori stranieri, ma anche da concetti reputati alieni al suo genio e sprezzanti della sua autorità europea. Questa autorità era associata nella sua mente alla supremazia papale, anche se in un modo più romanzato che politico. Si deve ricordare tutto questo quando si considerano quasi tutti i suoi scritti e anche quando si critica la sua posizione, sia in relazione al partito clericale al governo – i gesuiti — che la politica di corte piemontese dopo l'incoronazione di Carlo Alberto nel 1831.
Fu perciò notato dal re che lo nominò suo cappellano. La sua popolarità e l’influenza in campo privato, tuttavia, erano ragioni sufficienti per il partito della corona per costringerlo all’esilio; non era uno di loro e non poteva dipendervi. Sapendo questo, si ritirò dal suo incarico nel 1833, ma fu improvvisamente arrestato con l’accusa di complotto e, dopo quattro mesi di carcere, fu bandito senza processo. Gioberti andò prima a Parigi e, un anno dopo, a Bruxelles dove vi restò fino al 1845 per insegnare filosofia e assistere un amico nella direzione di una scuola privata. Nonostante ciò trovò il tempo di scrivere diverse opere di importanza filosofica con particolare riferimento al suo paese e alla sua posizione.
Essendo stata dichiarata un'amnistia da Carlo Alberto nel 1846, Gioberti (che era di nuovo a Parigi) divenne libero di tornare in Italia, o meglio, nel Regno di Sardegna, ma si rifiutò di farlo fino alla fine del 1847. Al suo ritorno a Torino il 29 aprile 1848 fu ricevuto con il più grande entusiasmo. Rifiutò la dignità di senatore che Carlo Alberto gli aveva offerto, preferendo rappresentare la sua città natale nella Camera dei deputati della quale fu presto eletto presidente.
Entro la fine dello stesso anno fu formato un nuovo ministero capeggiato da Gioberti, ma con l’incoronazione di Vittorio Emanuele II nel Marzo del 1849 la sua vita attiva giunse alla fine. Per un breve periodo infatti ebbe un posto nel consiglio dei ministri, anche se senza portafoglio, ma un diverbio irriconciliabile non tardò a venire e il suo trasferimento da Torino fu completato da un suo incarico in missione a Parigi, da cui non fece più ritorno. Rifiutò la pensione che gli era stata offerta e ogni promozione ecclesiastica, visse in povertà e passò il resto dei suoi giorni a Bruxelles, dove si trasferì dedicandosi all’ozio letterario. Morì improvvisamente di un colpo apoplettico il 26 ottobre 1852.
I primi due licei istituiti a Torino, nel 1865, celebrarono uno l'opera diplomatica di Cavour (il Liceo classico Cavour) e l'altro il pensiero, anche politico, di Gioberti (il Liceo classico Vincenzo Gioberti).

Il pensiero
Gli scritti di Gioberti sono più importanti della sua carriera politica; come le speculazioni di Rosmini-Serbati, contro cui scrisse, sono state definite l’ultima propaggine del pensiero medievale; anche il sistema di Gioberti, conosciuto come ontologismo, più nello specifico nelle sue più importanti opere iniziali, non è connessa con le moderne scuole di pensiero. Mostra un’armonia con la fede cattolica che spinse Victor Cousin a sostenere che la filosofia italiana era ancora fra i lacci della teologia e che Gioberti non era un filosofo.
Il metodo per lui è uno strumento sintetico, soggettivo e psicologico. Ricostruisce, come afferma, l’ontologia e comincia con la formula ideale, per cui l’ Ens crea l’esistente ex nihilo. Dio è l’unico ente Ens; tutto il resto sono pure esistenze. Dio è l’origine di tutte le conoscenze umane (chiamate idee), che è una e diciamo che si rispecchia in Dio stesso. È intuita direttamente dalla ragione, ma per essere utile vi si deve riflettere e questo tramite i mezzi del linguaggio. Una conoscenza dell’ente e delle esistenze (concrete, non astratte) e le loro relazioni reciproche, sono necessarie per l’inizio della filosofia.
Gioberti è da un certo punto di vista un platonico. Identifica la religione con la civiltà e nel suo trattato Del primato morale e civile degli Italiani giunge alla conclusione che la chiesa è l’asse su cui il benessere della vita umana si fonda. In questo afferma che l’idea della supremazia dell’Italia, apportata dalla restaurazione del papato come dominio morale, è fondata sulla religione sull’opinione pubblica; tale opera sarà la base teorica del neoguelfismo. Nelle sue ultime opere, Rinnovamento e Protologia si dice che abbia spostato il suo campo sull’influenza degli eventi.

Le opere
La sua prima opera, scritta quando aveva 37 anni, aveva una ragione personale per la sua esistenza. Un giovane compagno d’esilio e amico Paolo Pallia, avendo molti dubbi e sfortune per la realtà della rivelazione e della vita futura, lo ispirò alla stesura de La teorica del sovrannaturale (1838). Dopo questa, sono passati in rapida successione dei trattati filosofici. La Teorica è stata seguita dall’Introduzione allo studio della filosofia in tre volumi (1839-1840), dove afferma le ragioni per richiedere un nuovo metodo e una nuova terminologia. Qui riporta la dottrina per cui la religione è la diretta espressione dell’idea in questa vita ed è un unicum con la vera civiltà nella storia. La Civiltà è una tendenza alla perfezione mediata e condizionata, alla quale la religione è il completamento finale se portato a termine. È la fine del secondo ciclo espresso dalla seconda formula, l’ente redime gli esistenti.
I saggi (inediti fino al 1846) su materie più leggere e più famose, Del bello e Del buono hanno seguito l’introduzione. Del primato morale e civile degl’Italiani e Prolegomeni sulla stessa e a breve trionfante esposizione dei Gesuiti, Il Gesuita moderno, ha senza dubbio accelerato il trasferimento di ruolo dalle mani religiose a quelle civili.
È stata la popolarità di queste opere semi-politiche, aumentata da altri articoli politici occasionali e dal suo Rinnovamento civile d’Italia, che ha portato Gioberti ad essere acclamato con entusiasmo al ritorno nel suo paese natio. Tutte queste opere sono state perfettamente ortodosse e hanno contribuito ad attirare l’attenzione del clero liberale nel movimento che è sfociato sin dai suoi tempi nell’Unificazione italiana.
I Gesuiti, tuttavia, si sono radunati attorno al Papa più fermamente dopo il suo ritorno a Roma e alla fine gli scritti di Gioberti furono messi all’indice. I resti delle sue opere, specialmente La filosofia della rivelazione e la Protologia danno i suoi punti di vista maturi in molti punti. Tutti gli scritti giobertiani, tra cui quelli lasciati nei manoscritti, sono stati pubblicati da Giuseppe Massari (Torino, 1856-1861). Il Ministero dei beni culturali ha affidato la redazione dell'Edizione nazionale all'Istituto di Studi Filosofici "Enrico Castelli", presso l'Università La Sapienza di Roma.

▪ 1890 - Carlo Collodi, all'anagrafe Carlo Lorenzini (Firenze, 24 novembre 1826 – Firenze, 26 ottobre 1890), fu uno scrittore e giornalista italiano. È divenuto celebre come autore del romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, più noto come Pinocchio.
Collodi nasce nel 1826 a Castello, un sobborgo di Firenze (oggi inglobato nella città). Il padre era cuoco e la madre domestica. Poté studiare grazie all'aiuto della famiglia Ginori. Dal 1837 fino al 1842 entrò in seminario a Colle di Val d'Elsa, per diventare prete e contemporaneamente ricevere un'istruzione. Fra il 1842 e il 1844, seguì lezioni di retorica e filosofia a Firenze, presso un'altra scuola religiosa degli Scolopi.
Nel 1843, sempre studiando, iniziò a lavorare come commesso nella libreria Piatti a Firenze. Entrò così nel mondo dei libri e in seguito diventò redattore e cominciò a scrivere. Nel 1845 ottenne una dispensa ecclesiastica che gli permise di leggere l'Indice dei libri proibiti. Nel 1847 iniziò a scrivere recensioni ed articoli per la Rivista di Firenze.
Nel 1848, allo scoppio della Prima guerra d'indipendenza si arruolò volontario per combattere in Piemonte, come molti altri studenti. Tornato a Firenze fondò una rivista satirica, Il Lampione (censurata da lì a breve). Nel 1849 diventò segretario ministeriale.
Nel 1850 diventò amministratore della libreria Piatti, che, come spesso accadeva all'epoca, svolgeva anche attività di editoria. Nel 1853 fondò un nuovo periodico, Scaramuccia, un giornale teatrale su cui scrisse piccole commedie.
Nel 1856 scrisse un articolo utilizzando per la prima volta lo pseudonimo di Collodi. Collodi è il nome di una frazione di Pescia, di cui era originaria la madre. Dello stesso anno sono le sue prime opere importanti: Gli amici di casa e Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica. Nel 1858 si recò a Roma per fare il prete ma venne dimesso. Nel 1859 partecipò alla Seconda guerra d'indipendenza e infine ritornò a Firenze. Nel 1860 diventò censore teatrale. Nel 1868, su invito del Ministero della Pubblica Istruzione, entrò a far parte della redazione di un dizionario di lingua parlata, il Novo vocabolario della lingua italiana secondo l'uso di Firenze.
Nel 1875 ricevette dall'editore Felice Paggi l'incarico di tradurre le fiabe francesi più famose. Collodi tradusse Charles Perrault, Marie-Catherine d'Aulnoy, Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Effettuò anche l'adattamento dei testi integrandovi una morale; il tutto uscì l'anno successivo sotto il titolo de I racconti delle fate.
Nel 1877 apparve Giannettino, e nel 1878 fu la volta di Minuzzolo. Il 7 luglio 1881, sul primo numero del periodico per l'infanzia Giornale per i bambini (pioniere dei periodici italiani per ragazzi diretto da Fernandino Martini), uscì la prima puntata de Le avventure di Pinocchio, con il titolo Storia di un burattino. Vi pubblicò poi altri racconti (raccolti in Storie allegre, 1887).
Nel 1883 pubblicò Le avventure di Pinocchio raccolte in volume. Nello stesso anno diventò direttore del Giornale per i bambini.
- 1884 • Il regalo del Capo d'Anno (Torino, Paravia)
- 1884 • L'abbaco di Giannettino per le scuole elementari (Firenze, Paggi)
- 1885 • Libro di lezioni per la seconda classe elementare (Firenze, Paggi)
- 1885 • Un'antipatia (Roma, Perino)
- 1886 • La geografia di Giannettino (Firenze, Paggi)
- 1886 • Il viaggio per l'Italia di Giannettino. Parte terza (l'Italia meridionale) (Firenze, Paggi)
- 1887 • Storie allegre (Firenze, Paggi)
- 1889 • Libro di lezioni per la terza classe elementare (Firenze, Paggi)
- 1890 • La lanterna magica di Giannettino (Firenze, Bemporad)
Morì nel 1890.
Altre opere di Carlo Lorenzini pubblicate postume:
- 1892 • Divagazioni critico-umoristiche, raccolte e ordinate da Giuseppe Rigutini (postumo, Firenze, Bemporad
- 1892 • Note gaie, raccolte e ordinate da Giuseppe Rigutini (postumo, Firenze, Bemporad
- 1941 • Bettino Ricasoli, Camillo Cavour, Luigi Carlo Farini, Daniele Manin. Biografie del Risorgimento (postumo, Firenze, Marzocco)
- 1989 • I ragazzi grandi. Bozzetti e studi dal vero, a cura di Daniela Marcheschi; con una nota di Carlo Alberto Madrignani (Palermo, Sellerio)
- Date varie • Cronache dall'Ottocento, a cura di Daniela Marcheschi. Raccolta di articoli giornalistici, prima mai ristampati, pubblicati da Carlo Collodi (sotto vari pseudonimi) nei giornali umoristici del tempo
La Fondazione Nazionale Carlo Collodi, inserita nella Tabella ufficiale delle Istituzioni Culturali di interesse nazionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha, tra i suoi scopi, quello di diffondere e far conoscere nel mondo le opere del Collodi, in particolare Le avventure di Pinocchio.
Anche suo nipote Paolo Lorenzini, figlio di suo fratello Ippolito, intraprese più tardi il mestiere di scrittore per ragazzi usando lo pseudonimo di Collodi Nipote. Scrisse, tra gli altri, anche Sussi e Biribissi.

Curiosità
▪ Il suo pseudonimo è legato alla omonima frazione di Pescia di cui era originaria la madre e dove trascorse parte dell'infanzia.
▪ Nella piazza centrale di Viù, paese di montagna in provincia di Torino, si trova un Pinocchio in legno alto 6,53 metri e pesante circa 40 quintali. Posizionato nel novembre 2002, si tratta della statua in legno su pezzo unico più alta d'Italia anche se per questo primato è ancora necessario il riconoscimento ufficiale da parte del Guinness dei primati. Rispetto all'originale di Collodi, porta sulle spalle una cartella in legno a simboleggiare la passata scolastica abitudine dei montanari.
▪ A Collodi, invece, si trova un Pinocchio di 15 metri di altezza, installato nel febbraio 2009.
▪ Carlo Lorenzini era affiliato alla massoneria. L'intera avventura del burattino è costellata di simboli e metafore che rinviano all'iniziazione massonica.

▪ 1924 - Luigi Girolamo Pelloux (La Roche-sur-Foron, 1º marzo 1839 – Bordighera, 26 ottobre 1924) è stato un generale e politico italiano, Presidente del Consiglio dei ministri Italiano dal 29 giugno 1898 al 24 giugno 1900.
Nacque in Savoia da genitori che vollero mantenere la cittadinanza sarda quando la Savoia fu annessa alla Francia.
Entrato nell'esercito col grado di tenente di artiglieria nel 1857, fu decorato con la medaglia al valor militare alla battaglia di Custoza nel 1866, e nel 1870 comandò la brigata di artiglieri che aprì la breccia di Porta Pia. Fu eletto alla Camera dei deputati nel 1881 e mantenne il seggio fino al 1895, aderendo al partito della sinistra.
Entrò al Ministero della Guerra nel 1870 e nel 1880 ne divenne segretario generale introducendo molte utili innovazioni nell'esercito. Dopo aver salito tutti i gradi della carriera militare ricevette l'incarico di Capo di Stato Maggiore nel 1896. Fu ministro della guerra nei governi di Rudinì e Giolitti del 1891 e 1893. Nel luglio 1896 riassunse il dicastero della guerra nel nuovo governo Rudinì e in seguito fu nominato senatore.
Nel maggio 1897 si occupò della promulgazione della legge di Riforma dell'Esercito, fissando il limite massimo di spesa a 9.560.000 lire all'anno, ma a dicembre di quell'anno fu sconfitto alla camera sulla questione delle promozioni degli ufficiali. Dopo aver rassegnato le dimissioni fu inviato nel maggio 1898 come rappresentante personale del Re a Bari, dove, senza ricorrere alla legge marziale, riuscì a ristabilire l'ordine.
Dopo la caduta del governo Rudinì nel giugno 1898 il generale Pelloux fu incaricato dal re Umberto I di formare un gabinetto in cui assunse anche il dicastero dell'interno. Si dimise nel maggio 1899, ma fu poi incaricato di formare un nuovo governo. Prese severe misure repressive contro elementi rivoluzionari nell'Italia meridionale ed il suo nuovo governo fu essenzialmente militarista e conservatore.
La Legge sulla Pubblica Sicurezza per la riforma delle forze di polizia, ereditata dal governo Rudinì, e successivamente promulgata per decreto reale, fu fortemente avversata dal Partito Socialista, che, insieme alla sinistra ed all'estrema sinistra, riuscì a costringere il generale Pelloux a sciogliere la Camera nel maggio 1900 e a presentare le dimissioni dopo le elezioni generali di giugno. Nell'autunno del 1901 fu nominato comandante della regione militare di Torino.

▪ 1978 - Alexander Gerschenkron (Odessa, 1904 – Cambridge, Massachussets, 26 ottobre 1978) è stato un economista russo naturalizzato statunitense, formatosi presso la Scuola austriaca; è stato anche docente universitario ad Harvard, dove insegnò storia dell'economia.
Pur essendo divenuto statunitense de iure e de facto, non ripudiò le sue radici russe, soprattutto nell'ambito economico, storico e della tanto criticata letteratura.

Pensiero economico
I suoi primi lavori erano concentrati sullo sviluppo economico dell' Unione Sovietica e dell' Europa orientale. In un famoso articolo del 1947 annunciò il cosiddetto effetto Gerschenkron, che afferma che il cambiamento della base annua per un determinato indice determina il tasso di crescita dello stesso. La sua opera era mirata a svelare i trucchi statistici dei pianificatori sovietici.
Gerschenkron avanzò la teoria delle fasi lineari (in inglese linear stages), secondo cui lo sviluppo economico procede solo in determinate circostanze, pur accettando il fatto che diversi periodi manifestassero differenti tipologie di sviluppo. Dunque poiché esistono, o meglio coesistono, sia nazioni economicamente avanzate sia arretrate, queste ultime, durante la loro fase di sviluppo, potrebbero saltare alcune delle tappe che le precedenti dovettero attraversare con l'adozione di nuove ed avanzate tecnologie. Tale modello illustrava in maniera chiara le particolari strategie adottate dal Giappone durante l'era Meiji e dall'Unione Sovietica. Gerschenkron postulò che la maggiore arretratezza economica era alla base dello sviluppo; egli tuttavia non spiegò mai in che modo andasse misurato il tasso di arretratezza, ma lo esemplificò tracciando un asse immaginario, che congiungesse la parte nordoccidentale e sudorientale dell'Europa, ai cui estremi vi erano da una parte il Regno Unito (la nazione più avanzata) e dall'altra gli stati balcanici (i più arretrati). Le condizioni più certe per il take off (decollo) dovevano intervenire durante la fase di crescita; ciò avrebbe portato, tra le altre, ad una limitazione dei consumi a vantaggio di un incremento negli investimenti (e principalmente nei risparmi) nei paesi maggiormente arretrari, che avrebbero dovuto fare appoggio sulle banche e su altri mezzi di mobilizzazione degli investimenti.
Contrariamente alla sua formazione nella Scuola austriaca, Gerschenkron criticò la teoria che passa sotto il nome di "penny pinching, 'not-one-heller-more-policies'," dell'economista austriaco Eugen von Böhm-Bawerk, divenuto ministro delle Finanze del suo paese, cui attribuì la quasi totalità della colpa dell'arretratezza austriaca alla scarsa disponibilità del Böhm-Bawerk di investire in maniera consistente sui progetti delle opere pubbliche.

La teoria dell'industrializzazione tardiva
L'economista di Odessa è famoso anche per aver enunciato, nel 1965, la cosiddetta teoria dell'industrializzazione tardiva. Tale teoria è basata sul presupposto che i paesi meno avanzati possano accorciare i tempi del proprio sviluppo mediante l'adozione di tecnologie di punta create preventivamente. Tale posizione, definita come il vantaggio dell'arretratezza, consiste di quattro leggi:
▪ Quanto più un paese è arretrato, tanto più risulta intenso il suo sviluppo industriale - I processi di sviluppo nei paesi ad industrializzazione tardiva sono molto più brevi e veloci di quelli avvenuti nei paesi ad industrializzazione precoce; questi, di contro, impiegarono un tempo molto più lungo per poter portare a termine lo sviluppo tecnologico e l'accumulazione capitalistica, ma anche per poter disporre dei trasferimenti di tecnologie e delle importazioni di capitale.
▪ Il primato dell'industria pesante - Un'industrializzazione tardiva è capace di far sviluppare l'industria chimica e pesante (siderurgica, metallurgica, metalmeccanica ecc.) in maniera più rapida di quelle dei paesi più avanzati; questo perché i paesi arretrati, pur essendo carenti di manodopera qualificata, ma capace di stabilire nuove tecnologie attraverso importazioni, sono in grado di introdurre nuove istituzioni per l'investimento a grande scala, mentre i paesi più avanzati hanno difficoltà a liberarsi degli impianti obsoleti.
▪ Tendenza ad una centralizzazione produttiva - I gruppi commerciali sperimentano una tendenza a riunirsi in grandi trust (fase di monopolizzazione), in quanto gli investimenti in capitale su grande scala richiedono piccole spese di funzionamento.
▪ Irrilevanza del rapporto logico tra sviluppo capitalistico agricolo e sviluppo industriale - Nei paesi ad industrializzazione tardiva non vi è necessariamente una correlazione logica tra lo sviluppo in senso capitalistico dell'agricoltura e lo sviluppo industriale; in altri termini, l'industrializzazione può raggiunge le massime vette dello sviluppo, ma il capitalismo agricolo può restare ancora in una condizione di arretratezza. Questo perché il fattore trainante dello sviluppo non è l'agricoltura (come lo fu nei paesi ad industrializzazione precoce), ma le banche (paesi mediamente tardivi) o lo Stato (fortemente tardivi).

▪ 1982
- Giovanni Benelli (Poggiole di Vernio, 12 maggio 1921 – Firenze, 26 ottobre 1982) è stato un cardinale italiano di tendenze "progressiste".
Fu tra i papabili all'elezione al soglio pontificio durante i conclavi del 1978.
Nato in provincia di Firenze, Giovanni Benelli ricevette l'ordinazione nel 1942 e un anno dopo iniziò la sua carriera ecclesiastica. Ha impressionato positivamente la Chiesa cattolica con la sua opera volta alla ricerca di un dialogo con le altre religioni, anche se spesso il suo riformismo pacifista non fu apprezzato.
Nel 1966 fu nominato da papa Paolo VI pro nunzio apostolico in Senegal, in modo da intraprendere un dialogo che vedesse coinvolti il cattolicesimo, l'islamismo e l'animismo. L'anno seguente fu nominato Sostituto alla Segreteria di Stato, una posizione molto importante che gli permise di venire a conoscenza di ogni azione di papa Paolo VI. Nel 1977 Benelli fu eletto arcivescovo di Firenze e quando Giovanni Battista Montini morì (il 6 agosto 1978), egli sembrò il suo naturale successore, e pertanto fu subito inserito nella lista dei papabili.
Ma le sue posizioni riformatrici furono giudicate fin troppo concilianti dagli altri cardinali, in primis Giuseppe Siri, anch'egli papabile e già papabile ai tempi delle elezioni di Giovanni XXIII e Paolo VI. Pertanto, nel primo conclave del 1978, a Benelli e a Siri fu preferito Luciani. Con la prematura morte - dopo appena 33 giorni - del nuovo Papa, che aveva assunto il nome di Giovanni Paolo I, la sua posizione tornò nuovamente cruciale, ma ancora una volta il suo forte contrasto con Giuseppe Siri obbligò entrambi a rinunciare al soglio papale. Si dice che un compromesso tra i due rivali abbia permesso un'elezione relativamente facile del polacco Karol Wojtyła (asceso al soglio pontificio con il nome di Giovanni Paolo II).
Benelli continuò la sua attività di arcivescovo di Firenze, dove morì il 26 ottobre 1982 in seguito ad un attacco di cuore. Non era amato dal clero fiorentino (a Firenze girava il detto "il Cardinal Benelli: Dio lo fece, e buttò via i modelli"), causa il suo atteggiamento giudicato eccessivamente autoritario e burocratico. Eppure Benelli stesso era ben cosciente dei propri limiti come pastore, essendo uso dire: "Ho imparato a fare il vescovo a Firenze".

- Valerio Zurlini (Bologna, 19 marzo 1926 – Verona, 26 ottobre 1982) è stato un regista italiano.
La sua famiglia si trasferisce a Roma con lui ancora ragazzo, per cui si trova a frequentare il liceo presso un severo e rigido istituto di Gesuiti. Terminati gli studi liceali, Zurlini trascorre l'ultima vacanza spensierata a Riccione (se ne ricorderà poi in Estate violenta), poi decide di arruolarsi nel Corpo Italiano di Liberazione.
Nel dopoguerra si laurea in legge e segue corsi di storia dell'arte. Dopo una prima esperienza di teatro universitario presso la Facoltà di lettere di Roma, si reca a Milano dove lavora per un anno e mezzo come aiuto regista al neonato Piccolo Teatro. Tra il 1949 e il 1952 realizza alcuni cortometraggi in cui dà prova di un notevole spirito di osservazione, iniziando a collaborare con il compositore Mario Nascimbene. Questi cortometraggi venivano all'epoca distribuiti in abbinamento a film in proiezione nelle sale, e tra le molte persone che vedono i suoi lavori c'è anche Pietro Germi che lo segnala alla Lux Film, una delle più importanti case di produzione cinematografica.
Nel 1952 l'ingegner Gatti, dirigente della Lux, decide finalmente di affidargli la direzione di un lungometraggio. Dopo un anno trascorso tra la presentazione di vari copioni, tutti puntualmente respinti (ma in quest'anno Zurlini trova anche il tempo di collaborare con John Huston che è in Campania per girare Il tesoro dell'Africa), è la stessa Lux a imporgli l'adattamento da Vasco Pratolini di Le ragazze di San Frediano, che esce nel dicembre 1954.
Pur ricevendo vasti consensi sia di critica che di pubblico, passano ben cinque anni prima che esca il secondo film. Di mezzo c'è il progetto di Guendalina, che Zurlini vorrebbe portare sullo schermo, ma che il produttore Carlo Ponti affida, con sua grande delusione, ad Alberto Lattuada. La sua firma sulla sceneggiatura gli varrà comunque nel 1958 il Nastro d'argento.
Zurlini passa così alla Titanus e riesce a realizzare Estate violenta (1959), storia d'amore tra uno studente e una donna matura ambientata a Riccione negli anni della seconda guerra mondiale, e La ragazza con la valigia (1961), una delle migliori interpretazioni di Claudia Cardinale. Questi due film lo rivelano al grande pubblico come regista attento ai risvolti psicologici e all'introspezione drammatica dei personaggi.
Nel 1962 presenta alla Mostra di Venezia un film ancora una volta tratto da Pratolini, Cronaca familiare, che vince il Leone d'oro ex-aequo con L'infanzia di Ivan di Andrej Tarkovskij. Segue nel 1965 la regia di Le soldatesse, una storia ambientata nel 1942 nella Grecia occupata dagli Italiani. Il film segna un momento di crisi nell'attività di Zurlini, che per la seconda volta si vede portar via un progetto (Il giardino dei Finzi-Contini, che verrà poi realizzato da Vittorio De Sica).
Nello stesso periodo, Zurlini ha l'opportunità di tornare al teatro per dirigere tre lavori, e di girare per la televisione alcune serie di filmati pubblicitari andati in onda in Carosello: tra questi ricordiamo gli spot per la Lebole (1964) con Armando Francioli e quelli girati con Mina per la Barilla in due serie (1965 e 1970).
Nel 1968 presenta a Cannes il suo lavoro successivo, Seduto alla sua destra, nato come film collettivo sul Vangelo (prevedeva cinque episodi diretti da cinque registi diversi), ma poi dilatato fino ad assumere le dimensioni di un film autonomo. Il film, ispirato alle vicende del Congo e di Patrice Lumumba, sarà molto contestato dalla stampa e quasi ignorato dal pubblico. Girato in sole due settimane e con un budget ridottissimo, Seduto alla sua destra si avvale comunque dell'apporto creativo di due collaboratori di talento, lo sceneggiatore Franco Brusati e il montatore Franco Arcalli.
Nel 1972 Zurlini torna al drammatico con La prima notte di quiete, interpretato da Alain Delon, Lea Massari e Giancarlo Giannini. La sceneggiatura risaliva a otto anni prima e faceva parte di un'ambiziosa trilogia mai realizzata, in cui si intrecciava il destino di una famiglia all'interno delle vicende dell'Italia coloniale. Film amaro e controverso, La prima notte di quiete all'inizio contestato dalla critica, viene molto apprezzato dal pubblico. Si rivela il maggior successo commerciale del regista e uno dei film più visti dell'anno. Il film è stato restaurato nel 2000 dalla Philip Morris.
Nel 1973 Zurlini si cimenta nella regia teatrale de La strega, con Anna Proclemer, Mario Feliciani, Daniela Nobili, Virgilio Zernitz. Autrice del lavoro è la stessa Proclemer, che si firma con lo pseudonimo di Elizabeth Berger. Intanto Zurlini comincia a lavorare a un progetto sulla vita di San Paolo, che non vedrà mai la luce. L'ultimo suo lavoro, la trasposizione cinematografica de Il deserto dei tartari di Dino Buzzati, risale al 1976. Molti registi avevano progettato di portare sullo schermo il romanzo di Buzzati, tra cui Antonioni e Jancsó. Zurlini riesce a realizzare il progetto grazie alla pervicacia di Jacques Perrin, protagonista del film e suo principale finanziatore, e alla scoperta in Iran di una fortezza che si adattava perfettamente all'idea che il regista aveva in mente per ambientare la storia.
Nonostante il successo dei suoi film, il regista non riesce più a concretizzare altri progetti; negli ultimi anni vediamo Zurlini dedito all'insegnamento al Centro Sperimentale di Cinematografia e alla direzione del doppiaggio di film stranieri.)

▪ 1983
- Giovanni Mosca (Roma, 14 luglio 1908 – Milano, 26 ottobre 1983) è stato un giornalista e scrittore italiano.
Dopo aver collaborato a diverse testate, diresse il Corriere dei Piccoli e fu tra i fondatori dei giornali satirici più noti in Italia negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale. Nel 1936, insieme a Giovannino Guareschi e Vittorio Metz, diede vita al settimanale Il Bertoldo (di cui fu anche direttore) e nel 1945, sempre con Guareschi, al Candido (di cui fu condirettore).
I suoi articoli e le sue caricature pubblicate anche sul Corriere d'Informazione e su Il Tempo, scaturiscono da una vena umoristica delicata, a volte surreale, a volte sentimentale e moraleggiante, che caratterizza anche le sue opere di narrativa. Pubblicò anche una Storia d’Italia in 200 vignette (1975) e una Storia del mondo in 200 vignette (1978).
Ha tradotto alcuni autori latini: Orazio di cui le Satire, L'Arte Poetica , Le Epistole e di Luciano, i suoi Dialoghi.
Sue sono alcune opere teatrali: L'Abate di Staffard, Piccoli traguardi e L'ex alunno. È stato, a lungo, collaboratore del "Corriere della Sera" nonché critico teatrale al Corrirere d'Informazione.
È il padre dei giornalisti Benedetto Mosca, Maurizio Mosca e Paolo Mosca.

- Alfred Tarski (Varsavia, 14 gennaio 1902 – Berkeley, 26 ottobre 1983) è stato un matematico, logico e filosofo polacco trasferitosi negli Stati Uniti, dove finì per ottenere la cittadinanza. Per i suoi risultati viene collocato fra i maggiori logici della storia, insieme ad Aristotele, Gottlob Frege e Kurt Gödel.

▪ 1995 - Francesco Kramer Gorni, conosciuto come Gorni Kramer (Rivarolo Mantovano, 22 luglio 1913 – Milano, 26 ottobre 1995), è stato un direttore d'orchestra, compositore, fisarmonicista, contrabbassista, produttore discografico, arrangiatore e autore televisivo italiano. È stato autore di oltre mille canzoni, di cui 1057 depositate alla Siae come Kramer Gorni e 177 come Francesco Gorni[.

▪ 2008 - Michele Piccirillo (Casanova di Carinola, 18 novembre 1944 – Livorno, 26 ottobre 2008) è stato un archeologo e biblista italiano, frate francescano.
Dopo aver studiato a Roma e a Perugia, a 16 anni si trasferisce in Terra Santa, dove intraprende il noviziato nell'Ordine dei Frati Minori della Custodia di Terra Santa, frequentando il liceo a Betlemme e poi la facoltà di Teologia a Gerusalemme. Diviene frate e nel 1969 viene ordinato sacerdote.
Completa a Roma la formazione in Teologia e Sacra Scrittura presso gli Atenei pontifici, e si laurea in Archeologia presso la facoltà di Lettere e filosofia.
Nel 1974 ritorna a Gerusalemme, dove inizia la sua attività di docente, presso lo Studium Biblicum Franciscanum, e di archeologo, collaborando con il confratello padre Bellarmino Bagatti. Intraprende le prime campagne di scavi ed è nominato direttore del Museo Archeologico della Flagellazione di Gerusalemme.
L'attività di archeologo si estende a molti paesi del Medio Oriente, e il primo ritrovamento di rilievo avviene in Giordania sul monte Nebo nel 1976, quando, durante i lavori di restauro delle rovine del Santuario di Mosé, ulteriori scavi portano alla luce la Cappella del Battistero, con preziosi mosaici risalenti al VI secolo.
Dal 1978 partecipa agli scavi in Giordania a Jebel Mishnaqa, e nel 1984 a en-Nitl.
 Nel 1986 da inizio alla prima campagna di scavi archeologici[6] ad Umm al-Rasas, che identifica con la città biblica di Mephaat, dove nella chiesa di San Paolo rinviene ancora pregiati mosaici e testimonianze della presenza di popolazioni di fede cristiana e musulmana. Le campagne di scavi dirette da padre Michele portano alla luce un complesso archeologico così vasto e rilevante che l'UNESCO lo inserisce, nel 2004, fra i Patrimoni dell'umanità.
Come epigrafista, studia e interpreta le iscrizioni in lingua greca, latina, araba e siriaca, rinvenute sui mosaici o su monete e altri manufatti.
Tantissime le sue pubblicazioni scientifiche, con saggi e articoli su riviste, in cui illustra le ricerche storiche e archeologiche condotte per circa 25 anni; organizza e sostiene anche attività culturali, come le Scuole dei Mosaici di Madaba e Gerico, manifestando e promuovendo il reciproco rispetto e la collaborazione tra le diverse culture e religioni, in luoghi coinvolti spesso in eventi bellici[8].
Sono numerosi gli incarichi di prestigio che ha ricoperto:
▪ Consultore della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
▪ Membro della Pontificia Accademia Romana di Archeologia
▪ Membro della Royal Asiatic Society di Londra
▪ Membro del Comitato Direttivo dell’Association internationale pour l'étude de la mosaïque antique (AIEMA) di Parigi