Il calendario del 26 Marzo

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 1026 - Papa Giovanni XIX incorona Corrado II imperatore del Sacro Romano Impero

▪ 1511 - Un terremoto con epicentro fra Friuli e Slovenia causa gravi danni, circa 10.000 morti e uno tsunami nel mare Adriatico che interessa Trieste e Venezia. Viene avvertito fin nelle Marche

▪ 1812 - Un terremoto distrugge quasi completamente la città di Caracas (Venezuela) causando ventimila morti

▪ 1842 - Montevideo, Giuseppe Garibaldi sposa la sudamericana Anita

▪ 1871 - Fondazione della Comune di Parigi

▪ 1889 - Etiopia, incoronazione del negus Menelik II a Entotto

▪ 1917 - Prima guerra mondiale: Prima battaglia di Gaza

▪ 1923 - L'Italia inizia la costruzione di quella che sarà la prima autostrada del mondo, la Milano-Laghi

▪ 1927 - Prende il via la prima Mille Miglia tra Brescia, Ferrara e Roma

▪ 1930 - Dal suo yacht Elettra ancorato a Genova, Guglielmo Marconi alle ore 11,03, accende le lampade del Municipio di Sydney tramite un segnale radio

▪ 1937 - A Crystal City, Texas, eretta una statua in onore del personaggio dei fumetti e dei cartoni animati Popeye (Braccio di ferro)

▪ 1939 - Benito Mussolini in un discorso afferma: "Desideriamo che il mondo sia informato sui problemi italiani, essi hanno un nome: si chiamano Tunisi, Gibuti, Canale di Suez"

▪ 1942 - Seconda guerra mondiale: giungono ad Auschwitz (Polonia) le prime donne deportate

▪ 1943 - Seconda guerra mondiale: Battaglia delle isole Komandorski - inizia la Battaglia delle Isole Aleutine

▪ 1945

  1. - Seconda guerra mondiale: finisce la Battaglia di Iwo Jima, ma restano sacche di resistenza giapponese
  2. - Seconda guerra mondiale: attacco americano con truppe da sbarco alle isole Kerama, vicino Okinawa, Giappone

▪ 1953 - Jonas Salk annuncia la scoperta del vaccino antipolio

▪ 1958
  1. - Gli USA lanciano l'Explorer III
  2. - Federico Fellini riceve l'Oscar per Le notti di Cabiria

▪ 1967 - Papa Paolo VI emana l'enciclica Populorum Progressio

▪ 1971 - Dichiarazione di indipendenza del Bangladesh dal Pakistan

▪ 1975 - Adozione della convenzione sulle Armi biologiche

▪ 1979 - Anwar Sadat, Menachem Begin e Jimmy Carter firmano a Washington il Trattato di pace israelo-egiziano

▪ 1995 - Entra in vigore il Trattato di Schengen

▪ 1999 - Il Virus Melissa infetta l'intero sistema mondiale di posta elettronica

▪ 2000 - Vladimir Putin viene eletto presidente della Russia

▪ 2003 - Guerra in Iraq: le truppe degli USA raggiungono Najaf

Anniversari

▪ 922 - al-Hallaj, ossia Abū l-Mughīth al-Husayn b. Mansūr b. Mahammā al-Baydāwī al-Hallāj (Tur, 858 ca. – Baghdad, 26 marzo 922), è stato un mistico iraniano.
È una delle figure maggiormente discusse e controverse nel mondo islamico, e del Sufismo in particolare. Ancora oggi la sua vita, la sua predicazione e il suo martirio sono fonte di studio, approfondimento e dibattito avendo rappresentato un momento cruciale nella storia della cultura islamica e uno spartiacque nella storia del tasawwuf. Conosciuto anche in Occidente grazie agli studi del suo appassionato interprete, Louis Massignon, che lo definì il «martire mistico dell'Islam», la sua storia riflette e incarna l'apice del conflitto tra le teorie sufi e il letteralismo dei dottori della legge.
Giudicato un eretico blasfemo, e quindi coerentemente condannato a morte dall'“ordine costituito islamico”, al-Hallaj fu invece considerato dai mistici una guida mistica di grande elevatezza, ingiustamente martirizzata.

▪ 1827 - Ludwig van Beethoven (/luːtvɪç fan ˈbeːthoːfn/; Bonn, battezzato il 17 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827) è stato un compositore e pianista tedesco. La sua opera si estende cronologicamente dal periodo classico agli inizi del romanticismo (vedi anche musica romantica).
Ultimo grande rappresentante del classicismo viennese (dopo Gluck, Haydn e Mozart), Beethoven preparò l'evoluzione verso il romanticismo musicale ed influenzò tutta la musica occidentale per larga parte del XIX secolo.
Personalità inclassificabile («Voi mi avete dato l'impressione di essere un uomo con molte teste, molti cuori, molte anime» gli disse Haydn verso il 1793), la sua arte si espresse in tutti i generi, e benché la musica sinfonica fosse la fonte principale della sua popolarità universale, è nelle opere per pianoforte e nella musica da camera che la sua influenza fu più considerevole.
Superando attraverso una ferrea volontà le prove di una vita segnata dal dramma della sordità, la sua musica celebra il trionfo dell'eroismo, della fratellanza tra i popoli e della gioia, nonostante il destino gli avesse riservato l'isolamento e la miseria. Egli ha meritato nei primi anni del Novecento la celebre affermazione dello scrittore e Premio Nobel Romain Rolland «Egli è molto avanti al primo dei musicisti. È la forza più eroica dell'arte moderna».
Dedicando la creazione musicale all'azione dell'uomo libero e indipendente, la sua musica è espressione di una fede inalterabile nell'uomo e di un ottimismo della volontà. L'opera di Beethoven ha fatto di lui una delle figure più significative nella storia della musica.

▪ 1862 - Luigi Giovanni Battista Maria Alessandro Fransoni (Genova, 29 marzo 1789 – Lione, 26 marzo 1862) è stato un arcivescovo cattolico italiano.
Nato a Genova il 29 marzo 1789, egli era l'ultimogenito di una potente famiglia genovese. I suoi genitori, il marchese Domenico Fransoni (1742-1820), già governatore di Chiavari e senatore della Repubblica di Genova nonché discreto astronomo, e la marchesa Battina Carrega (morta nel 1831), erano molto devoti. I nobili Fransoni vantavano inoltre tra i propri membri alcuni illustri uomini di Chiesa e di governo della capitale ligure, come Matteo Fransoni eletto nel 1758 Doge di Genova e il cardinale Giacomo Filippo Fransoni, fratello maggiore di Luigi. Il suo padrino di battesimo fu proprio il Doge Giacomo Maria Brignole, che fu anche l'ultimo Doge di Genova.
La rivoluzione francese, penetrata nel Genovesato a seguito dell'occupazione francese di Genova nel giugno 1797, costrinse i Fransoni a fuggire dalla città rifugiandosi prima a Firenze, poi ad Ancona e infine a Roma. Tuttavia, con la proclamazione della Repubblica romana, si videro costretti nuovamente a fuggire. Tornarono però definitivamente a Roma dopo il 25 settembre 1799, quando cioè venne restaurato il governo papale da russi, inglesi e austriaci.

La giovinezza e la vocazione
Qui a Roma Luigi fu ordinato sacerdote l'11 dicembre 1814 e successivamente, il 13 agosto 1821, venne eletto vescovo di Fossano.
Nominato amministratore apostolico di Torino nell'agosto del 1831, venne definitivamente eletto arcivescovo metropolita di Torino il 24 febbraio 1832.
Fu il capofila dei vescovi intransigenti piemontesi. Nel 1850 dopo l'approvazione delle leggi Siccardi nel Regno di Sardegna dimostrò la sua ferma opposizione invitando il clero alla disobbedienza e rifiutando di somministrare i sacramenti al morente ministro Pietro de Rossi di Santarosa, che aveva responsabilità per le leggi anticlericali. L'Arcivescovo fu rinchiuso nelle prigioni del forte di Fenestrelle e poi mandato, nelle stesso anno, in esilio a Lione.
Fedele ai suoi principii, rifiutò sempre di rinunciare alla sua sede, nonostante pressioni in questo senso gli provenissero anche dal Papa, che avrebbe preferito poter nominare un nuovo arcivescovo, che potesse attendere alla diocesi in tempi così difficili.
Morì a Lione il 26 marzo 1862.

▪ 1902 - Cecil John Rhodes (Bishop's Stortford, 5 luglio 1853 – Muizenberg, 26 marzo 1902) è stato un imprenditore e politico britannico, celebre per il ruolo che ebbe nell'evoluzione storica dell'Africa coloniale.
Da lui prendeva il nome la Rhodesia (oggi in parte Zambia e in parte Zimbabwe). Rhodes costruì la sua enorme fortuna sfruttando le ricchezze naturali dell'Africa meridionale. Quando morì, era uno degli uomini più ricchi del mondo. La sua sete di ricchezza è ben rappresentata da una sua celebre frase: "tutte quelle stelle.. quegli immensi mondi che restano fuori dalla nostra portata. Se potessi, annetterei altri pianeti" (all of these stars... these vast worlds that remain out of reach. If I could, I would annex other planets).

▪ 1908 - Beata Madre Maddalena Caterina Morano (Chieri, 15 novembre 1847 – Catania, 26 marzo 1908) è stata una religiosa italiana.
Sesta di otto figli, Maddalena nacque nel 1847 a Chieri, nel torinese; i primi anni dell’infanzia di Maddalena furono caratterizzati da una serie di lutti famigliari, ovvero le morti improvvise dei cinque fratelli maggiori e del padre Francesco, quest’ultimo nel 1855. Nello stesso anno, la madre avvia Maddalena all’attività di sarta; due anni dopo, Maddalena comincia a provare interesse per l’insegnamento, il quale si realizzerà grazie all’aiuto di uno zio sacerdote. Trasferitasi a Buttigliera d'Asti, Maddalena si diploma ed in collaborazione con il parroco del paese inaugura una scuola materna; comincerà la sua carriera d’insegnate nel 1866, venendo assunta come maestra prima nella scuola di Montaldo Torinese e dopo quattordici anni nella scuola di Mornese, diretta da Madre Maria Domenica Mazzarello. Durante i quattordici anni d’insegnamento a Montaldo Torinese, Maddalena sente il desiderio di diventare suora; all’età di trent'anni viene inizialmente respinta dai conventi delle Figlie della Carità e delle Domenicane. Nel 1878, Maddalena entra nella Congregazione di Don Bosco ed il 4 settembre 1879 emette la professione cattolica nelle Figlie di Maria Ausiliatrice, ricoprendo incarichi di alta responsabilità.
Nel 1881, Madre Maddalena verrà chiamata dal vescovo di Catania per dirigere la scuola di Trecastagni; dopo quattro anni di dirigenza nel catanese, verrà chiamata a dirigere per un anno la casa FMA di Valdocco, a Torino, dopodiché si trasferirà definitivamente in Sicilia; in 26 anni Madre Maddalena fonderà 19 case, 12 oratori, 6 scuole, 5 asili, 4 convitti e 3 scuole di religione, oltre a formare nuove suore. Affetta da un tumore, Madre Maddalena muore il 26 marzo 1908.La Sicilia sarà fino alla fine la sua “patria del cuore”. Le sue spoglie, oggi sono deposte in un’urna di cristallo esposte ai fedeli in una nuova cappella. Esse hanno riposato nel cimitero di Alì Terme in provincia di Messina fino al 12 settembre 1939, giorno in cui vennero trasportate nella Chiesa dell’Istituto Maria Ausiliatrice,nella stessa cittadina termale, la “casa del suo cuore”, in mezzo alle sue figlie.Il 5 novembre 1994, il Papa Giovanni Paolo II, da Catania proclamava Madre Morano Beata, stabilendone la celebrazione della festa al 15 novembre di ogni anno.

▪ 1923 - Sarah Bernhardt (Parigi, 22 ottobre 1844 – Parigi, 26 marzo 1923) è stata una celebre attrice teatrale francese. Il suo vero nome era Rosine Bernardt.
▪ Soprannominata La voix d'or ("La voce d'oro") e La divina, Sarah Bernhardt è ad oggi considerata come la più grande attrice del XIX secolo.

▪ 1973 - Aldo Carpi (Milano, 1886 – Milano, 26 marzo 1973) è stato un pittore e scultore italiano.
Dopo un periodo di apprendistato nello studio del pittore Bersani, entra all’Accademia di Brera nel 1906 dove è allievo di Tallone ed è compagno di corso di Funi, Gola e Carrà. Nel 1910 esordisce alle mostre di Brera e della Permanente; nel 1912 è alla Biennale di Venezia, manifestazione a cui parteciperà quasi ininterrottamente (tranne le edizioni del 1940 e del 1950). Arruolato nel 1915 nell'esercito italiano durante la prima guerra mondiale, sposa nel 1917 Maria Arpesani.
Negli anni '20 fa parte, anche se in modo distaccato, al gruppo di Novecento. Nel 1925 vince il prestigioso Premio Principe Umberto. Nel 1927 esegue le vetrate per la basilica di San Simpliciano a Milano. Nel 1930 vince il concorso per la cattedra di pittura all’Accademia di Brera. Nel 1934 inizia a dedicarsi alle vetrate per il Duomo di Milano (lavoro che tuttavia porterà a compimento solo dopo la fine della seconda guerra mondiale). Nel 1937 guadagna la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi.
Nel gennaio 1944, su delazione di un collega, è arrestato e deportato a Mauthausen e poi a Gusen: riesce a documentare la vita e la morte nel campo di concentramento con numerosi schizzi e con un personale diario. Rientrato in Italia nel 1945 viene acclamato direttore dell’Accademia di Brera. Il Comune di Milano gli conferisce la medaglia d’oro per meriti culturali e gli dedica una mostra antologica alla Rotonda della Besana nel 1972. Muore a Milano nel 1973.

▪ 1979 - Ugo La Malfa (Palermo, 16 maggio 1903 – Roma, 26 marzo 1979) è stato un politico italiano.

▪ 1980 - Roland Barthes (Cherbourg, 12 novembre 1915 – Parigi, 26 marzo 1980) è stato un saggista, critico letterario, linguista e semiologo francese, fra i maggiori esponenti della nuova critica francese di orientamento strutturalista.
Roland Barthes ha scritto e pubblicato numerosi saggi critici di particolare acutezza sugli scrittori classici e contemporanei, prestando particolare attenzione alle linee di sviluppo della recente narrativa e indicando nel "grado zero" della scrittura, cioè nel modo parlato, la sua più importante peculiarità.
Si è dedicato inoltre allo studio delle relazioni esistenti tra i miti e i feticci della realtà contemporanea e le istituzioni sociali, ha studiato il rapporto di incontro-scontro tra la lingua intesa come patrimonio collettivo e il linguaggio individuale e ha sviluppato una teoria semiologica che prende in considerazione le grandi unità di significato.
Il criterio da lui proposto oltrepassa la tesi accademico-filologica e si pone come una continua e sollecita interrogazione del testo.

* 1980 - Erminio Macario meglio noto al pubblico semplicemente come Macario (Torino, 27 maggio 1902 – Torino, 26 marzo 1980) è stato un popolare attore italiano di teatro, cinema e televisione.
Nella sua lunga carriera ha lavorato ad oltre cinquanta spettacoli teatrali tra teatro di varietà, riviste, commedie musicali e spettacoli di prosa. Raggiunse presto il successo e lanciò numerose soubrette. Prestò la sua maschera surreale anche al cinema ed alla televisione, adattando spesso il piemontese per i suoi personaggi e le sue macchiette.
Interprete di una comicità dal candore surreale, Macario fu la maschera italiana che più si avvicinò all'ingenuità e ai modi di Charlot ma dotata, per il palcoscenico, della parola funambolica dei Fratelli Marx. Un umorismo innocente quanto lieve, poeticamente sospeso fra le pause, lo sbarrarsi stupito degli occhi e la salacità dissimulata delle battute.

* 1992 - Bruno Cassinari (Piacenza, 29 ottobre 1912 – Milano, 26 marzo 1992) è stato un pittore e scultore italiano.
Esponente della pittura italiana del dopoguerra i suoi lavori sono caratterizzati da deformazioni formali di ascendenza espressionista con riflessioni sulla strutturazione Cubista.
Dal 1934 al 1938 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove si diploma sotto la guida di Aldo Carpi.
Nel 1939 vince il premio Littoriali ed entra a far parte del gruppo dei pittori di Corrente con Renato Guttuso, Emilio Vedova, Renato Birolli, Ennio Morlotti, Ernesto Treccani, Giuseppe Migneco e insieme a loro riconosce l'importanza dell'opera di Pablo Picasso: Guernica come simbolo della lotta degli artisti contro la barbarie.
Nel 1941 Elio Vittorini cura la sua prima personale alla Bottega degli artisti di Corrente e vince il premio Bergamo con il ritratto di Rosa Birolli, conosciuto come Il ritratto di Rosetta. Aderisce in seguito al movimento del Fronte nuovo delle arti.
Nel 1949 si trasferisce ad Antibes, dove rimane a vivere fino al 1952. Conosce Picasso, che lo invita ad esporre con una personale al Museo di Antibes presentata da Dor de la Souchère.
Nel 1950 partecipa alla XXV Biennale di Venezia con cinque quadri, tra cui Nudo disteso, acquistato dal comune per la Galleria d'Arte Moderna.
Nel 1951 partecipa alla mostra itinerante "Italian Artists ot to-day" nei musei di Göteborg, Helsinki, Oslo, Copenaghen, presentata da Argan. Nello stesso anno vince il premio Taranto di pittura e alla prima rassegna "Pittori d’Oggi Francia-Italia" allestita a Torino espone, tra le altre opere, La capra, acquistata dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino; realizza un grande pannello murale per il salone d'onore della IX Triennale di Milano.
Nel 1952 partecipa alla XXVI Biennale di Venezia e vince il Gran premio della Pittura Italiana. Nella sala personale dedicatagli espone venti lavori, tra i quali Il limone, che viene acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, mentre il Museo d'Arte Moderna di San Paolo del Brasile compra un'altra opera esposta: Natura morta rosa.
Nel 1953 espone una serie di guazzi alla personale allestita all’Annunciata di Milano, presentata da Toti Scialoja. Partecipa a molte collettive importanti all'estero: a Stoccolma alla mostra di arte italiana presentata da Umbro Apollonio, a New York alla collettiva nella Galleria Curt Valentin, a Zurigo alla mostra "Junge Italienische Kunst" e alla II Biennale d’arte di San Paolo del Brasile nella rassegna "Futuristas e Artistas italiano de hoje". Vince il primo premio con Donna in viola al "IV Premio di Pittura Città di Gallarate" e al V Premio Nazionale Golfo di La Spezia ottiene un premio per Porto.
A lui è dedicato il Liceo Artistico di Piacenza.

▪ 2007 - Beniamino Andreatta detto Nino (Trento, 11 agosto 1928 – Bologna, 26 marzo 2007) è stato un economista e politico italiano.
Al liceo classico Prati di Trento è stato compagno di scuola di Giorgio Grigolli, poi presidente della Provincia autonoma di Trento.
Dopo essersi laureato in giurisprudenza all'Università di Padova nel 1950, ricevendo il premio come "miglior laureato dell'anno", ha successivamente compiuto studi di economia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e, come visiting, presso quella di Cambridge.
Nel 1961, dopo il matrimonio con la moglie Giana, andò in India per conto del MIT, come consulente presso la Planning Commission del governo di Jawaharlal Nehru.
L'anno successivo divenne professore ordinario. Nel corso della sua attività accademica ha insegnato all'Università Cattolica di Milano come assistente volontario, e nelle università di Urbino, Trento (nel 1968, durante la contestazione studentesca) e Bologna. Proprio a Bologna fonda l'Istituto di Scienze Economiche e la Facoltà di Scienze Politiche. Ebbe tra i suoi allievi e collaboratori molti brillanti economisti, fra cui Romano Prodi che dal 1963 divenne suo assistente.
Ebbe un lungo sodalizio con Bruno Kessler, presidente della Provincia di Trento dal 1960 al 1974, sul tema dell'autonomia.
Nel 1972 fu tra i fondatori, con Paolo Sylos Labini, dell'Università della Calabria a Rende (prov. di Cosenza), un campus di impostazione anglosassone per stimolare la crescita del Mezzogiorno: il 15 gennaio 2009 infatti, alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, l'Università della Calabria lo ha ricordato intitolandogli l'Aula Magna dell'università e facendone scolpire, dal maestro orafo Gerardo Sacco, un altorilievo a lui dedicato. Nel 1974 Andreatta fondò a Bologna "Prometeia", un'associazione di studi in campo economico, seguita nel 1976 dalla AREL di Roma, un gruppo trasversale di intellettuali, politici ed imprenditori dedita al dibattito sui temi economici.

L'ingresso in politica e l'esperienza DC
Grazie ai risultati conseguiti in ambito accademico ed economico, negli anni Sessanta divenne consigliere economico di Aldo Moro, entrando in contatto con il gruppo di economisti e giuristi, tra cui Giuliano Amato, Francesco Forte, Siro Lombardini, Giorgio Ruffolo, Franco Momigliano e Alessandro Pizzorno, che all'epoca gravitavano attorno al deputato socialista Antonio Giolitti. Fu vicino a Moro in particolare nel periodo in cui lo statista fu presidente del consiglio dei ministri (1963-68).
La vicinanza con Moro favorì la sua ascesa politica all'interno della Democrazia Cristiana, e dal 1976 al 1992 fu ininterrottamente parlamentare della DC.
Ricoprì numerosi incarichi ministeriali di rilievo: nel 1979 fu ministro del Bilancio e Programmazione Economica nel primo governo di Francesco Cossiga e senza portafoglio "con incarichi speciali" nel secondo governo Cossiga (agosto 1979 - ottobre 1980).
Fu ministro del Tesoro dall'ottobre 1980 al dicembre 1982 nel governo di Arnaldo Forlani e nel governi di Giovanni Spadolini I e II. Nel luglio del 1982 provocò la cosiddetta "lite delle comari" con il ministro delle Finanze socialista Rino Formica che fece cadere il governo Spadolini I, primo governo retto da un non democristiano della storia della Repubblica. Non partecipò ai successivi governi di Bettino Craxi e di Giulio Andreotti, soprattutto perché scettico nei confronti dell'indirizzo economico da questi adottato.
La sua permanenza al Tesoro coincise con alcuni degli anni più critici della storia dell'Italia contemporanea. Andreatta sancì la separazione della Banca d'Italia dal Ministero del Tesoro, e quando nel 1981 emerse lo scandalo della P2, fu inflessibile nel rimuovere i funzionari e i dirigenti che comparivano nella lista sequestrata a Licio Gelli. Con il manifestarsi dello scandalo dello IOR di Roberto Calvi e Paul Marcinkus, Andreatta impose lo scioglimento del Banco Ambrosiano e la sua liquidazione, ignorando le pressioni politiche e mediatiche che ne volevano il salvataggio con fondi pubblici. Andreatta stesso tenne uno storico discorso in Parlamento riferendo pubblicamente delle responsabilità della banca vaticana e dei suoi dirigenti.
Negli anni Ottanta fu anche Presidente della commissione Bilancio del Senato.
Fu Europarlamentare e vice presidente del Partito Popolare Europeo dal 1984 al 1987, grazie al supporto dell'alleato Helmut Kohl e della sua Unione Cristiano-Democratica.

La Seconda Repubblica e il Partito Popolare Italiano
Tornò al governo nel 1992, sull'onda dello scandalo di Tangentopoli che aveva allontanato molti volti noti, come ministro del Bilancio con l'interim della Cassa per il Mezzogiorno nel primo governo di Giuliano Amato, in sostituzione di Franco Reviglio dimissionario perché nominato ministro delle Finanze. In seguito fu ministro degli Esteri nel governo di Carlo Azeglio Ciampi dall'aprile 1993 al marzo 1994, ed in questo ruolo avanzò una proposta di riforma dell'ONU.
Con la Seconda Repubblica Andreatta divenne capogruppo alla Camera dei Deputati per il Partito Popolare, ponendosi a capo dell'ala ex-democristiana schierata con i Progressisti contro il governo Berlusconi I e il suo Polo delle Libertà; fu eletto deputato nel 1994 e nel 1996, e fu uno dei principali ispiratori e sostenitori della nascita de l'Ulivo.
Nel 1994 Rocco Buttiglione venne eletto segretario del partito nonostante la ferma opposizione di Andreatta e di altri esponenti di spicco del partito. L'anno successivo, in seguito all'improvvisa svolta a destra di Buttiglione, che cercò di portare il partito nell'ala d'influenza del centro-destra, Andreatta fu tra i promotori della crisi di partito che portò alla sfiducia del segretario e alla sua sostituzione con Gerardo Bianco.

Andreatta ideatore dell'Ulivo, Ministro della Difesa
Andreatta fu lungo tutta la sua carriera il promotore di un sistema economico misto e tra gli allievi principali della sua scuola di pensiero il più importante fu Romano Prodi, da lui proposto come guida per la coalizione di centro sinistra dopo la caduta del primo governo Berlusconi nel 1995.
Prodi che lo volle come ministro della Difesa nel suo primo governo (maggio 1996 - ottobre 1998), un ruolo dove Andreatta si distinse per la forza delle sue proposte: in breve tempo operò la riforma degli Stati Maggiori, ottenne dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il ruolo di guida per l'Italia durante la Missione Alba (una operazione di peacekeeping e di aiuto umanitario all'Albania interamente gestita da forze europee), propose l'idea di costruire e organizzare una vera forza di difesa internazionale europea; stabilì l'abolizione della leva obbligatoria, introdusse il servizio civile.
Dopo la caduta del governo Prodi, nel 1998, fonda "Carta 14 giugno", un'associazione ulivista che si proponeva di allargare le basi democratiche del consenso e favorire la riduzione del potere dei partiti, un'idea, questa, che Andreatta coltivava fin dagli anni della Democrazia Cristiana e delle Partecipazioni Statali. Viene fortemente osteggiato dal PPI durante la campagna elettorale per le europee del 1999, quando auspica l'incontro tra Popolari e Democratici, di fatto l'embrione della Margherita.

L'infarto e il coma
Il 15 dicembre del 1999, nel corso di una seduta parlamentare per il voto della legge Finanziaria, ebbe un grave malore e finì in coma profondo in seguito ad un infarto e alle conseguenze di un'ischemia cerebrale. Venne trasferito d'urgenza all'Ospedale San Giacomo di Roma, dopo aver ricevuto i primi soccorsi in aula da parte del medico della Camera e dei deputati Pino Petrella e Pierluigi Petrini, rispettivamente medico ed anestesista. Nonostante i pronti soccorsi, prima di essere rianimato Andreatta rimase in stato di sofferenza cerebrale da ipossia per venti minuti, riportandone danni permanenti. I bollettini medici dichiararono da subito che il ministro si trovava in "condizione critica", e venne dichiarato il coma profondo.
Il 1 gennaio 2000 venne trasferito a bordo di un mezzo di trasporto militare dal San Giacomo all'ospedale Sant'Orsola di Bologna.
Andreatta rimase fino alla morte in uno stato vegetativo, spegnendosi dopo più di sette anni di stato comatoso il 26 marzo 2007 nel reparto di rianimazione del Policlinico Sant'Orsola di Bologna.
Il figlio Filippo Andreatta, docente presso l'Università di Bologna, scrive su diversi quotidiani italiani (tra cui il Corriere della Sera e Europa) ed è esponente del Partito Democratico, un'idea perseguita anche dal padre negli ultimi anni di attività.