Il calendario del 26 Aprile

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 1458 - Terremoto di magnitudo 5.8 che provoca alcuni morti in Umbria e Marche

▪ 1478 - Firenze: Congiura dei Pazzi contro Lorenzo de' Medici; il fratello del Magnifico, Giuliano viene ucciso in cattedrale

▪ 1815 - Guerra austro-napoletana: le truppe austriache al comando di Federico Bianchi occupano Foligno.

▪ 1848 - Liverpool, i due naturalisti Alfred Russell Fallace ed Henry Walter Bates partono per l'esplorazione dell'Amazzonia

▪ 1868 - Firenze, Umberto I di Savoia sposa sua cugina Margherita di Savoia, figlia del duca di Genova, facendone la prima regina d'Italia

▪ 1915 - Londra, Sidney Sonnino, per conto del Regno d'Italia, firma un patto con Gran Bretagna e Francia, impegnandosi ad entrare in guerra contro la Germania e l'Austria

▪ 1931 - New York, si effettua la prima trasmissione televisiva sperimentale: la presentatrice Fay Marbe, un'attrice

▪ 1933 - Viene stabilita la Gestapo, la polizia segreta ufficiale delle Forze Naziste Tedesche

▪ 1937 - Guerra civile spagnola: bombardamento di Guernica

▪ 1942 - Manciuria: nell'esplosione in una miniera rimangono uccisi oltre 1.500 lavoratori

▪ 1945 - Insurrezione a Padova. Rimangono uccisi 224 partigiani e 500 tedeschi e repubblichini

▪ 1954 - Si apre la Conferenza di Ginevra: scopo riportare la pace in Indocina ed in Corea

▪ 1961 - Italia, prima trasmissione di Tribuna politica

▪ 1962 - USA/Programma Ranger: il velivolo spaziale Ranger 4 si schianta sulla luna

▪ 1964 - Dalla fusione fra gli stati Tanganika e Zanzibar nasce lo stato di Tanzania

▪ 1986 - Disastro di Chernobyl: A Chernobyl, in Unione Sovietica, l'esplosione in una centrale nucleare provoca trentuno vittime. Nei giorni seguenti una nube radioattiva contaminerà buona parte dell'Europa, Italia compresa. Le conseguenze sulla popolazione locale dureranno per decenni

▪ 1994

  1. - Il Sudafrica tiene le sue prime elezioni cui partecipano cittadini di colore
  2. - Giappone: Un Airbus A300-600R della China Airlines si schianta all'aeroporto di Nagoya: 264 vittime

▪ 2002 - Il diciannovenne Robert Steinhäuser spara e uccide 17 persone nella sua scuola a Erfurt in Germania

Anniversari

* 1900 - Eugenio Torelli Viollier (Napoli, 26 marzo 1842 – 26 aprile 1900) è stato un giornalista e politico italiano.
È stato l'ideatore e co-fondatore nel 1876 di quello che è oggi il principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera. Ne fu direttore dalla fondazione alla morte, nel 1900. Fu Torelli Viollier a scegliere Luigi Albertini come suo successore.
Il padre, l'avvocato napoletano Francesco Torelli, apparteneva ad una famiglia di giuristi liberal-riformisti fedeli al Regno delle Due Sicilie. La madre era la francese Giuseppina Viollier, seconda moglie di Francesco. Eugenio unirà il cognome della madre a quello del padre a partire dal 1866, quando ottenne anche il passaporto transalpino.
Rimase presto orfano di entrambi i genitori e nel 1852 fu affidato, con i fratelli, alla sorellastra Luisa, figlia di primo letto del padre.

▪ 1931 - George Herbert Mead (South Hadley, 27 febbraio 1863 – Chicago, 26 aprile 1931) è stato un filosofo, sociologo e psicologo statunitense, considerato tra i padri fondatori della psicologia sociale.
George Mead nacque in una famiglia della media borghesia di culto protestante composta dal padre, Hiram Mead, dalla madre, Elizabeth Billings, e dalla sorella Alice Mead. Suo padre, discendente da una stirpe di agricoltori e uomini di culto, era un ex pastore della Chiesa congregazionale di South Hadley che ricoprì un incarico speciale nel seminario teologico di Oberlin nell’Ohio.
Nel 1879, George Mead si iscrisse all'Oberlin College dove si diplomò nel 1883. Si interessò inoltre di letteratura, poesia e storia e pubblicò un saggio su Charles Lamb nel 1882. Dopo la laurea, Mead insegnò per circa quattro mesi in una scuola elementare. Per i successivi tre anni lavorò con mansioni di geometra per la Wisconsin Central Rail Road Company.
Nell'autunno del 1887, Mead si iscrisse presso la Università di Harvard dove seguì in particolar modo i corsi di filosofia e psicologia. Ad Harvard, Mead fu allievo di Josiah Royce, che ebbe grande influenza sul pensiero di Mead, e di William James, dei cui figli fu precettore. Nel 1888, Mead si laureò ad Harvard conseguendo il dottorato in filosofia e quindi si trasferì a Lipsia in Germania per seguire le lezioni del psicologo Wilhelm Wundt, da cui apprese il concetto di "gesto" che sarà fondamentale in seguito nelle sue opere.
Nel 1891 Mead sposò Helen Castle, la sorella di un amico conosciuto ad Oberlin. Nonostante non avesse completato la tesi, Mead riuscì ad ottenere, in quello stesso anno, un posto nella Università del Michigan. In questa Università, Mead fece la conoscenza di Charles Horton Cooley e John Dewey, i quali avrebbero influenzato molto il suo pensiero. Nel 1894 Mead si trasferì, insieme a Dewey, presso la Università di Chicago, dove svolse la sua carriera accademica fino alla fine dei suoi giorni. L'influsso di Dewey spinse Mead ad interessarsi alla teoria pedagogica, ma il suo pensiero ben presto si discostò da quello di Dewey e si sviluppò nelle sue famose teorie psicologiche della mente, dell'io e della società.
Mead fu un filosofo impegnato, si occupò delle questioni sociali e politiche di Chicago; in modo particolare, tra le sue tante attività, si dedicò all'attività del City Club of Chicago, una organizzazione indipendente, senza scopo di lucro dedita a promuovere le questioni pubbliche e fornire un forum per il dibattito politico. Mead riteneva che la scienza può essere usata per affrontare i problemi sociali e svolse un ruolo importante nel condurre le ricerche presso la Settlement House di Chicago.
Mead morì di infarto il 26 Aprile 1931.

Scritti
In una carriera durata più di 40 anni, Mead, quasi sempre, scrisse e pubblicò numerosi articoli e recensioni sia di filosofia che di psicologia. Tuttavia, non pubblicò un libro. Dopo la sua morte, molti dei suoi allievi hanno messo insieme e curati quattro volumi contenenti le registrazioni delle lezioni di psicologia sociale tenute da Mead presso la Università di Chicago, i suoi appunti per le lezioni e numerosi altri documenti inediti.
I quattro volumi sono:
The Philosophy of the Present (1932), (a cura di Arthur E. Murphy); Mind, Self, and Society (1934), (a cura di Charles W. Morris); Movements of Thought in the Nineteenth Century (1936), (a cura di Merritt H. Moore); The Philosophy of the Act (1938), le Carus Lectures tenute da Mead nel 1930, (a cura di Charles W. Morris).
Tra gli scritti pubblicati sono da ricordare in particolare:
“Suggestions Towards a Theory of the Philosophical Disciplines” (1900); “Social Consciousness and the Consciousness of Meaning” (1910); “What Social Objects Must Psychology Presuppose” (1910); “The Mechanism of Social Consciousness” (1912); “The Social Self” (1913); “Scientific Method and the Individual Thinker”(1917); “A Behavioristic Account of the Significant Symbol” (1922); “The Genesis of Self and Social Control” (1925); “The Objective Reality of Perspectives” (1926);”The Nature of the Past” (1929); and “The Philosophies of Royce, James, and Dewey in Their American Setting” (1929). Venticinque dei più importanti articoli di Mead sono stati raccolti in Andrew J. Reck (a cura di) Selected Writings: George Herbert Mead, Bobbs-Merrill, The Liberal Arts Press, 1964.
Nel corso della sua vita, Mead pubblicò circa 100 articoli scientifici, recensioni e articoli occasionali. Il Mead Project presso la Brock University in Ontario intende pubblicare tutti gli 80 restanti manoscritti originali di Mead non ancora pubblicati.
Edizioni italiane
1996. La voce della coscienza. Milano, Jaca Book. ISBN 978-88-16-40408-3

Il pensiero
Nell'opera "The Philosophy of the Act", Mead sostenne il ruolo della filosofia come indagatrice e mediatrice tra l'intelligenza dell'uomo e i fenomeni di evoluzione dell'universo. La filosofia ideale per Mead, dovrebbe essere, da un lato, quella che rifiuti il dualismo tra la Ragione e l'Assoluto e, dall'altro, quella che organizzi una visione scientifica della vita e del mondo completa di tutti i possibili significati.
Nel saggio "The Philosophy of the Present" si preoccupò di analizzare il presente in funzione del passato:
«Dato un evento emergente, le sue relazioni coi processi antecedenti diventano condizioni o cause. Una tale situazione è un presente. Esso individua e in certo senso sceglie ciò che ha reso possibile la sua peculiarità. Esso crea con la sua unicità un passato e un futuro. Appena noi lo vediamo, diventa una storia e una profezia » (The Philosophy of the Present, p.23)
Oltre al concetto del "tempo", anche quello di "esperienza" risultò fondamentale nel pensiero filosofico di Mead, perché gettava anche esso il ponte, foriero di influenze reciproche, fra l'universo e l'individuo, tra l'organismo e l'ambiente.
Il campo di indagine della ricerca scientifica, secondo l'autore, non poteva estendersi a tutto il mondo conosciuto ed ignoto, per essere valutato e assimilato da puri modelli matematici di spiegazione; inoltre i confini stessi del campo di esplorazione scientifica risultarono, a Mead, alquanto incerti e variabili, al punto che i modelli acquisiti e tradizionali rischiavano essi stessi, secondo l'autore, di essere messi in dubbio da studi "di frontiera", retti da leggi ancora vaghe (Mind, Self and Society, pagg. 32-57).
Mead analizzò la società, o quello che lui definì un mondo sociale dell'universo, rilevando che l'individuo è in grado di plasmare elementi nuovi grazie al potere dei simboli, attuato attraverso gesti e linguaggi.
La funzione della socialità, sottolineò Mead, viene svolta dal pensiero e dall'opinione degli esseri umani, integrati nella collettività.
Interessante fu la distinzione fra "Me", ovvero l'assorbimento degli atteggiamenti degli altri, e "Io", ovvero la reazione del soggetto in risposta all'interazione con l'ambiente, oltre alla focalizzazione sul controllo sociale, effettuata tramite l'intervento limitante del "Me" sull'"Io".
In conclusione, Mead indicò nel giusto equilibro fra la libertà di azione e di iniziativa dell'individuo, e l'integrazione delle singole unità nella collettività, la ricetta per un ottimale modello sociale.
Dal suo approccio derivò la base epistemologica dell'Interazionismo Simbolico.

Pragmatismo e Interazionismo simbolico
I filosofi, la cui ispirazione è più metafisica e ontologica, come Heidegger, sottolineano la scoperta dell'Esser dal punto di vista del vivere umano e come il mondo è rivelato a questa entità vivente all'interno di un regno di cose. I filosofi pragmatici, come Mead, si concentrano sullo sviluppo del sé e sull'oggettività del mondo all'interno della sfera sociale: "la mente individuale può esistere solo in relazione alle altre menti mediante significati condivisi" (Mead 1982: 5).
Le due più importanti fondamenta dell'opera di Mead e dell'Interazionismo simbolico, in generale, sono la filosofia del pragmatismo e del comportamentismo psicologico. Il pragmatismo è una posizione filosofica di ampio respiro in cui possono essere identificati diversi aspetti che hanno influenzato l'opera di Mead.
Vi sono quattro fondamentali principi del pragmatismo:
1) In primo luogo, per i pragmatisti la realtà vera non esiste "là fuori" nel mondo reale, "essa è attivamente creata come agiamo nel mondo e verso il mondo".
2) In secondo luogo, le persone ricordano e basano la loro conoscenza del mondo su ciò che è stato per loro utile e sono in grado di modificare ciò che non "funziona" più.
3) In terzo luogo, le persone definiscono gli "oggetti" sociali e materiali che incontrano nel mondo secondo il loro uso.
4) Infine, se vogliamo capire coloro che agiscono, dobbiamo basarci su ciò che le persone effettivamente fanno.
Tre di questi principi sono fondamentali per l'interazionismo simbolico:
1) la messa a fuoco dell'interazione fra chi agisce e il mondo
2) considerare chi agisce e il mondo come processi dinamici e non delle strutture statiche
3) la capacità da parte di chi agisce di interpretare il mondo sociale.
Pertanto, per Mead e gli interazionisti, la coscienza non è separata da azione e interazione, ma di entrambe ne è parte integrante.
In parte, le teorie di Mead basate su pragmatismo e comportamentismo, divennero bagaglio di molti laureati della Università di Chicago che posero le basi dell'interazionismo simbolico.

Filosofia sociale (Comportamentismo)
Mead fu una figura molto importante nella filosofia sociale del 20° secolo. Una delle sue idee più fondamentali è stata quella di far emergere la mente e il sé dal processo di comunicazione tra gli organismi. Questo concetto diede vita alla teoria del comportamentismo sociale, discussa in Mind, Self and Society.
Questo concetto di come la mente e il sé emergono dal processo sociale di comunicazione per mezzo di simboli è alla base dell'interazionismo simbolico nella sociologia. Intellettualmente radicato nella dialettica Hegeliana e nella filosofia del processo, Mead, alla pari di Dewey, sviluppò una filosofia del processo ancor più materialista che si basava sull'azione umana e specificatamente sulla azione comunicativa. L'attività umana è, in un senso pragmatico, il criterio della verità e tramite l'attività umana si costituisce il significato. L'attività comune, compresa l'attività comunicativa, è il mezzo tramite il quale si costituisce il nostro senso del sé. L'essenza del comportamentismo sociale di Mead è che la mente non è una sostanza che si trova in un regno trascendente, né è semplicemente una serie di eventi che si svolgono all'interno della struttura fisiologica umana. Questo approccio era in netta opposizione alla tradizionale concezione della mente separata dal corpo. L'emergere della mente è subordinato all'interazione tra l'organismo umano e il suo ambiente sociale; è attraverso la partecipazione all'atto sociale della comunicazione che i singoli realizzano il loro potenziale per un comportamento significativamente simbolico, cioè il pensiero.
La mente, secondo i termini di Mead, è il centro individualizzato del processo di comunicazione. È il comportamento linguistico da parte dei singoli. Non vi è, quindi, “mente o pensiero senza linguaggio” e il linguaggio (il contenuto della mente) “è solo uno sviluppo ed un prodotto dell'interazione sociale” (Mind, Self and Society 191- 192). Perciò, la mente non è riducibile alla neurofisiologia dell'individuo biologico, bensì è emergente “nel dinamico e continuo processo sociale” che costituisce l'esperienza umana (Mind, Self and Society 7).
Per Mead, la mente emerge dall'atto sociale della comunicazione. Il concetto meadiano dell'atto sociale è rilevante, non solo per la sua teoria della mente, ma anche per tutti gli aspetti della sua filosofia sociale.
La sua teoria di “mente, sé e società” è, in effetti, una filosofia dell'atto dal punto di vista di un processo sociale coinvolgente l'interazione di molti individui, così come la sua teoria della conoscenza e del valore è una filosofia dell'atto dal punto di vista dell'esperienza dei singoli interagenti con un ambiente.
L'azione è molto importante per la sua teoria sociale e, secondo Mead, le azioni si verificano entro un processo comunicativo. La fase iniziale di un atto costituisce un gesto. Un gesto è un movimento di preparazione che permette agli altri individui di essere consapevoli delle intenzioni di un dato organismo.
La situazione allo stato rudimentale, è una conversazione fatta di gesti, in cui un gesto da parte del primo individuo invoca un movimento preparatorio anche da parte del secondo individuo, il gesto da parte del secondo organismo, a sua volta, chiede una risposta da parte del primo individuo. A questo livello non avviene la comunicazione. Nessuno degli organismi si rende conto del possibile effetto dei propri gesti sull'altro; i gesti sono insignificanti.
Perché la comunicazione abbia luogo, ogni organismo deve avere conoscenza di come l'altra persona risponderà al suo agire in corso. Solo così i gesti diventano simboli significativi. Un simbolo significativo è un tipo di gesto che solo gli umani sono in grado di fare. I gesti diventano simboli significativi quando suscitano negli individui che li propongono lo stesso tipo di risposta che essi suppongono di ottenere da coloro ai quali i gesti sono rivolti. Solo quando abbiamo simboli significativi possiamo avere la comunicazione. Mead basò l'umana percezione su di una "azione-connessione" (Joas 1985: 148).
Noi percepiamo il mondo in termini di “mezzi per vivere” (Mead 1982: 120). L'azione di percepire il cibo è in connessione col mangiare. Il distinguere una casa è in connessione col ripararsi. Vale a dire, la percezione è in termini di azione.
La teoria della percezione di Mead è simile a quella di Jereome J. Gibson.
Mead da sociologo non-positivista sostenne che l'individuo è un prodotto della società o, più precisamente, dell'interazione sociale. Il sé nasce quando l'individuo diventa un oggetto a se stesso. Mead sostenne che noi siamo prima oggetti rispetto ad altre persone e secondariamente diveniamo oggetti rispetto a noi stessi assumendo il punto di vista di altre persone. Il linguaggio ci permette di parlare di noi stessi nello stesso modo in cui parliamo di altre persone e perciò attraverso il linguaggio noi diveniamo altri rispetto a noi stessi. Nell'attività congiunta, che Mead definì 'atti sociali', gli esseri umani imparano a vedere se stessi dal punto di vista dei loro co-attori. Attraverso la realizzazione reciproca dei ruoli nasce l'individualità. Tuttavia, per Mead, a differenza di John Dewey e di J. J. Gibson, la chiave di questo procedimento non è solo l'azione umana bensì l'azione sociale. Negli esseri umani la "fase manipolatoria dell'atto" è mediata socialmente, vale a dire, nell'agire verso degli oggetti gli umani contemporaneamente assumono le prospettive degli altri verso quel dato oggetto. Questo è ciò che Mead intende per "l'atto sociale" in contrapposizione al semplice "l'atto" (quest'ultimo è un concetto di Dewey). Anche gli animali non-umani manipolano gli oggetti, ma questa è una manipolazione non-sociale, gli animali non assumono la prospettiva di altri organismi verso l'oggetto. Gli esseri umani d'altro canto, assumono la prospettiva di altri attori verso gli oggetti e questo è ciò che consente la complessa società umana e il pur delicato coordinamento sociale. Nell'atto sociale dello scambio economico, per esempio, l'acquirente e il venditore devono entrambi assumere le relative prospettive verso l'oggetto che viene scambiato. Il venditore deve tener conto del valore dell'oggetto per l'acquirente, mentre l'acquirente deve tener conto dell'opportunità di incasso per il venditore. Solo assumendo questa reciproca prospettiva si può dar luogo allo scambio economico (Mead su questo punto è stato influenzato dal pensiero di Adam Smith). Un punto conclusivo della teoria sociale di Mead è la mente vista come importazione individuale del processo sociale. Come discusso in precedenza, Mead presentò il sé e la mente in termini di un processo sociale. Come i gesti sono capiti dall'organismo individuale così pure questo capisce gli altri atteggiamenti collettivi, in forma di gesti, e di conseguenza reagisce agli altri atteggiamenti organizzati. Questo processo è caratterizzato da Mead come l'"Io" e il "Me." Il "Me" è il sé sociale e l'"Io" è la risposta al "Me." In altre parole, l'"Io" è la risposta di un individuo agli atteggiamenti degli altri, mentre il "me" è l'insieme organizzato degli atteggiamenti degli altri che un individuo assume.[18] Mead ha sviluppato la distinzione tra l'"Io" e il "me" proposta da William James. Il "me" è la conoscenza accumulata dell'"altro generalizzato", cioè come uno pensa che il proprio gruppo lo percepisca, etc. L'"Io" rappresenta gli impulsi dell'individuo. L'"Io" è di per sé come soggetto; il "me" è di per sé come oggetto. L'"Io" è il conoscitore, il "me" è il conosciuto. La mente, o il flusso di pensiero, è l'auto-riflessivo movimento di interazione tra l'"Io" ed il "me". Queste dinamiche vanno al di là dell'io in senso stretto e forma la base di una teoria dell'umana cognizione. Per Mead il processo del pensiero è il dialogo interiore tra l'"Io" ed il "me". Mead radicò la “percezione del sé e il significato” profondamente e sociologicamente in "una comune pratica di soggetti" (Joas 1985: 166) rinvenuta in particolare negli incontri sociali. Inteso come una combinazione dell'"Io" e del 'me', il sé per Mead si rivela intrecciato notevolmente all'interno di una esistenza sociologica: Per Mead, l'esistenza nella comunità viene prima della coscienza individuale. In primo luogo si deve partecipare alle diverse attività sociali all'interno della società e solo successivamente si può utilizzare tale esperienza per assumere la prospettiva degli altri e quindi divenire autocoscienti.

Filosofia della Scienza
Mead è considerato uno dei maggiori filosofi americani in virtù del fatto che, insieme a John Dewey, Charles Peirce e William James, è stato uno dei fondatori del pragmatismo. Egli ha fornito contributi significativi anche nelle filosofie della natura, della scienza e della storia, come nella antropologia filosofica e nella filosofia del processo. Dewey e Alfred North Whitehead ritennero Mead un pensatore di primo rango. Mead è un classico esempio di teorico sociale il cui lavoro non si adatta facilmente ai tradizionali confini disciplinari.
Per quanto riguarda il suo impegno nella filosofia della scienza, Mead cercò di individuare l'origine psicologica della scienza negli sforzi degli individui per raggiungere il dominio sull'ambiente in cui vivono. La nozione di un oggetto fisico deriva dall'esperienza manipolatoria.
Esiste un rapporto sociale verso gli oggetti inanimati, perché l'organismo assume il ruolo delle cose che manipola direttamente o che manipola indirettamente tramite la percezione sensoriale. Per esempio, nell'assumere (introiettando o imitando) la resistenza di un oggetto solido, un individuo acquisisce la conoscenza di ciò che è "dentro" le cose non viventi. Storicamente, il concetto di oggetto fisico è sorto da una concezione animistica dell'universo.
L'esperienza del contatto include le esperienze di posizione, equilibrio e supporto, queste vengono usate dall'organismo quando crea le sue concezioni del mondo fisico.
I nostri concetti scientifici di spazio, tempo e massa vengono tratti dalla esperienza manipolatoria. Concetti come quello di elettrone sono anche derivati da manipolazioni. Nello sviluppo di una scienza si costruiscono oggetti ipotetici al fine di aiutare noi stessi nel controllo della natura. La concezione del presente come come unità distinta di esperienza, piuttosto che come un processo di divenire e scomparire, è una finzione scientifica concepita per facilitare l'esatta misurazione. Nella visione visione del mondo scientifico l'immediata esperienza è sostituita da costrutti teorici. Il massimo in termini di esperienza, tuttavia, è la manipolazione ed il contatto per il completamento di un atto.

Gioco, Competizione e l'Altro Generalizzato
Mead teorizzò che gli esseri umani iniziano a conoscere il mondo sociale tramite il "gioco" e la "competizione". Nello sviluppo dei bambini vi è innanzitutto il "gioco". I bambini assumono i diversi ruoli che osservano nella società "adulta" e interpretandoli giocando essi cercano di acquisire una comprensione dei differenti ruoli sociali. Per esempio, il bambino interpreta prima il ruolo di poliziotto e quindi il ruolo di ladro durante il gioco di "guardie e ladri" e interpreta i ruoli di dottore e paziente quando fa il gioco del "Dottore". Come risultato di tale gioco, i bambini imparano a diventare soggetto ed oggetto e iniziano a costruire il proprio sé. Tuttavia, si tratta di un sé limitato perché il bambino può solo assumere il ruolo di altri individui separati e distinti, ma manca ancora un senso generale e organizzato di se stesso.
Nella fase successiva, la fase del gioco di squadra, è necessario che una persona sviluppi un sé nel senso pieno del termine. Considerando che nel gioco i bambini assumono il ruolo di altri distinti, nel gioco di squadra il bambino deve assumere il ruolo di tutti gli altri coinvolti nel gioco. Inoltre, questi ruoli devono essere in una precisa reciproca relazione. Per illustrare la fase della competizione, Mead fornì il famoso esempio della partita di baseball:
Ma in una competizione, in cui sono coinvolte un certo numero di persone, il bambino assumendo un ruolo deve essere pronto ad assumere il ruolo di tutti gli altri. Se gioca in una squadra di baseball, egli deve conoscere tutte le risposte di ciascuna posizione relativamente alla propria posizione. Egli deve sapere quello che tutti faranno per poter svolgere il proprio gioco. Egli deve essere cosciente di tutti questi ruoli. Certo non di tutti questi ruoli deve essere cosciente allo stesso tempo, ma in alcuni momenti egli deve essere pronto ad avere presenti a se stesso tre o quattro individui, quello che sta per lanciare la palla, quello che sta per prenderla e così via. Queste risposte devono essere, in qualche misura, presenti nel suo proprio essere. Nel gioco di squadra, quindi, c'è una serie di risposte di altri organizzata in modo che l'atteggiamento di uno innesca l'atteggiamento appropriato degli altri. (Mead, 1934/1962:151)
Nella fase del gioco di squadra, inizia l'organizzazione ed iniziano ad emergere le personalità. I bambini cominciano ad essere capaci di agire in gruppo e soprattutto a determinare che cosa faranno all'interno di uno specifico gruppo.
Mead definisce questa condizione come il primo incontro del bambino con "l'altro generalizzato", che rappresenta uno dei concetti principali per la comprensione della nascita del sé (sociale) negli esseri umani. "L'altro generalizzato" può essere inteso come la comprensione di una data attività e del posto occupato dagli attori in quella data attività dalla prospettiva di tutti gli altri esercitanti quell'attività. Attraverso la comprensione di "l'altro generalizzato" l'individuo capisce che tipo di comportamento è previsto, appropriato e così via, in differenti contesti sociali. Il meccanismo di prospettiva preso insieme agli atti sociali è lo scambio di posizioni sociali.

* 1938 - Edmund Gustav Albrecht Husserl (Prostějov, 8 aprile 1859 – Friburgo in Brisgovia, 26 aprile 1938) è stato un filosofo e matematico austriaco naturalizzato tedesco, fondatore della fenomenologia e membro della Scuola di Brentano.
La corrente filosofica della fenomenologia ha influenzato gran parte della cultura del Novecento europeo e non solo.
Oltre a Max Scheler ebbe un profondo influsso sull'esistenzialismo e Martin Heidegger, ma indirettamente il suo pensiero ha influito anche sulle Scienze cognitive e sulla filosofia della mente odierne (secondo Hubert Dreyfus, Husserl è da considerarsi il "padre delle ricerche contemporanee nella psicologia cognitiva e intelligenza artificiale".)

Husserl e Frege
Il rapporto tra Husserl e Frege è stato oggetto di lunghi e accesi dibattiti nella letteratura secondaria sui due autori. Questo non è affatto una sorpresa, visto che sono stati considerati tra i padri fondatori delle due correnti filosofiche principali della seconda metà del XX secolo: la filosofia continentale e la filosofia analitica.
Husserl e Frege hanno tenuto una corrispondenza breve, ma molto franca e amichevole, e la Grundlagen der Arithmetik di Frege è l'opera più citata nella Filosofia dell'Aritmetica di Husserl. Questo rende particolarmente interessante il rapporto tra i due negli anni novanta del XIX secolo.
Nel 1894 Frege pubblicò una recensione abbastanza dura della Filosofia dell'Aritmetica di Husserl, in cui lo accusava di far diventare tutto mera Vorstellung, rappresentazione mentale, e quindi di far cadere la logica e la matematica vittime dello psicologismo. Una nota linea interpretativa poi insiste su questa recensione come l'origine dell'antipsicologismo di Husserl, espresso chiaro e forte nei Prolegomeni. Frege effettivamente avrebbe "curato" il giovane Husserl dal suo psicologismo. Questa linea interpretativa è stata però ripetutamente rifiutata.

«The Frege industry routinely informs us that the review quite transformed poor Husserl's philosophy; but elementary attentino to chronology and sources (Hill 1991a, pt. 1) shows that this claim refers far more to the False than to the True.» (Grattann-Guinness "The Search for Mathematical Roots 1870-1948", p. 204)
Husserl, già anni prima della pubblicazione della Filosofia dell'Aritmetica, formula chiaramente la sua posizione sulla distinzione dei numeri come entità ideali ed oggettive dalla rappresentazione mentale che noi ne possiamo avere tramite i simboli delle scienze formali. Husserl, già fin dalla sua Habilitationsschrift (1887), inizia a muoversi oltre la posizione di Brentano e Stumpf, separando nettamente il contenuto logico e psicologico delle rappresentazioni. La critica di Frege manca per molti versi il segno, e dal 1894 Husserl verrà influenzato molto più fortemente dalla lettura dell'opera di Twardowski e Bolzano che non da Frege. Infatti Husserl dichiarò di essere indebitato soprattutto a Leibniz, Bolzano, Hume e Lotze per lo sviluppo della sua posizione sulle scienze formali e sull'idealismo.
Inoltre, per molti versi la critica di Frege si dirige alla posizione nella filosofia della matematica della scuola di Berlino di Karl Weierstrass e non propriamente a Husserl stesso. Negli stessi anni Frege polemizzò abbastanza duramente anche con un altro prominente studente di Weierstrass, e amico e collega di Husserl a Halle: Georg Cantor. Anche se Cantor e Husserl non erano proprio tra i rappresentanti ortodossi della corrente di Weierstrass, gli attacchi di Frege sembrano trattarli come tali. Frege fu piuttosto influenzato dalla scuola di Bernhard Riemann, e le sue critiche a Husserl e Cantor sono da vedersi forse piuttosto come dirette genericamente al campo di Weierstrass.

Teoria
Presentazioni e Rappresentazioni

Da Brentano e Stumpf riprende la distinzione tra il modo proprio ed improprio di presentare (Vorstellen). Husserl spiega questa distinzione con un esempio: se uno si trova di fronte ad una casa, egli ha una presentazione propria e diretta di questa casa nell'intuizione (Anschauung), ma se uno la stesse cercando e avesse solo una descrizione (la casa all'angolo tra le strade tale e tale), allora questa descrizione sarebbe una presentazione indiretta ed impropria della casa.
In altre parole, una presentazione propria è possibile solo quando si ha accesso all'oggetto presentato in maniera diretta, quando è attualmente presente. Una presentazione impropria si ha quando questo non è possibile, e bisogna ricorre a maniere indirette, come segni, simboli, descrizioni, etc., i quali costituiscono una presentazione indiretta ed impropria.
Un ulteriore elemento importante che Husserl prese da Brentano è quello dell'intenzionalità, l'idea che la coscienza sia sempre intenzionale, cioè che sia diretta ad un oggetto, che abbia un contenuto. Brentano definì l'intenzionalità come la caratteristica principale dei fenomeni psichici (o mentali), tramite cui essi possono essere distinti dai fenomeni fisici.
Ogni fenomeno mentale, ogni atto psicologico ha un contenuto, è diretto a qualche cosa (l'oggetto intenzionale). Ogni credere, desiderare, ecc. ha un oggetto: il creduto, il desiderato. Brentano adopera l'espressione "inesistenza intenzionale" per indicare l'"esistenza" degli oggetti nella mente.

La riduzione fenomenologica
Husserl introduce il concetto di riduzione nelle sue lezioni del 1906/1907 (Introduzione alla Logica ed Epistemologia), e nel 1907 nelle sue cinque lezioni introduttive sull'idea della fenomenologia. In questi due cicli di lezioni Husserl pone la domanda di come sia possibile una conoscenza vera e distingue tra conoscenza scientifica e conoscenza filosofica; la prima è ingenua ed acritica perché assume come vero ed esistente a priori la realtà esterna, non ponendosi il problema della "possibilità della conoscenza in assoluto" ovvero del fondamento della conoscenza stessa.
A questo obiettivo fondamentale e fondante si dedica interamente la conoscenza filosofica che è in ultima analisi la fenomenologia stessa, e per fare ciò la fenomenologia dev'essere "purificata" da assunzioni e pregiudizi superflui e fuorvianti. Riprendendo Cartesio, Husserl propone di "mettere tra parentesi" (ovvero sospendere il giudizio, atto da lui definito in greco epochè) tutto ciò che si conosce, arrivando a non poter mettere tra parentesi se stessi come coscienza. La coscienza husserliana non è fine a se stessa ma è sempre diretta, tramite un atto di "puro guardare", a pensieri o percezioni definiti "cogitationes". Le cogitationes sono puri fenomeni di conoscenza assolutamente slegati dall'esistenza. Husserl insiste sulla distinzione tra esistenza ed essenza: la prima consiste nel fatto che l'oggetto di una cogitatio esista realmente al di fuori della coscienza del soggetto pensante, mentre la seconda è il senso oggettivo e immanente nella coscienza che viene intenzionalmente attribuito alla cogitatio (ad esempio l'idea di rosso). La fenomenologia si configura quindi come uno studio degli eventi intrapsichici (non psicologicamente parlando; lo psicologismo è stato messo tra parentesi come conoscenza pregressa e pregiudicante) presi come assoluti in quanto trascendenti la realtà esterna, cosa che ha fatto parlare i critici di un "platonismo husserliano". Ripulita dalla presunzione dell'esistenza di una realtà esterna, la coscienza può quindi accostarsi alla pura contemplazione dei suoi fenomeni interni, e in questo consiste in ultima analisi la Fenomenologia. La riduzione fenomenologica (o riduzione eidetica, dal greco eidòs, cioè idea) serve proprio a questo, ed il suo ruolo epistemologico viene indicato chiaramente anche dal fatto che all'inizio Husserl parlasse proprio di una "riduzione epistemologica" (Erkenntnistheoretische Reduktion).

Influenza e rilevanza odierna
Filosofia della mente

Wilfrid Sellars, personaggio influente nella cosiddetta "scuola di Pittsburg" (Robert Brandom, John McDowell) è stato uno studente di Marvin Farber, allievo di Husserl e tramite lui fu influenzato dalla fenomenologia.
«Marvin Farber led me through my first careful reading of the Critique of Pure Reason and introduced me to Husserl. His combination of utter respect for the structure of Husserl's thought with the equally firm conviction that this structure could be given a naturalistic interpretation was undoubtedly a key influence on my own subsequent philosophical strategy. » (W. Sellars Autobiographical reflections)

Filosofia del linguaggio
Le analisi del linguaggio presentate nelle Ricerche Logiche influenzarono notevolmente Adolf Reinach, allievo e collega di Husserl a Gottinga, che fu il primo a formulare una teoria degli atti linguistici.
L'analisi formale del linguaggio data da Husserl inspirò anche Lesniewski e Ajdukiewicz nello sviluppo della grammatica categoriale.

Intelligenza Artificiale
Dreyfus collega certe proposte di Marvin Minsky, sull'uso di "frames" e "scripts" per formalizzare i possibili orizzonti di esperienza, alle ricerche Husserliane su questi temi; ovvero, su come gli oggetti appaiano in un orizzonte di esperienze possibili ed anticipate, e come questo influenzi la nostra percezione e interazione con il mondo.
Secondo Dieter Münch, il giovane Husserl già anticipa il paradigma dell'Intelligenza artificiale "classica", come poi esposta da Alan Newell e Herbert Simon al celebre congresso sull IA a Dartmouth nel 1956, e quindi da loro pubblicata in "Computer Science as Empirical Inquiry: Symbols and Search".

▪ 1944 - Alberto Beneduce (Caserta, 29 maggio 1877 – Roma, 26 aprile 1944) è stato un economista e politico italiano, amministratore di importanti aziende statali nell'Italia pre-repubblicana, amministratore delegato dell'INA, primo presidente dell'IRI, oltre che ministro e deputato.

▪ 1945 - Giovanni Preziosi (Torella dei Lombardi, 24 ottobre 1881 – Milano, 26 aprile 1945) è stato un politico italiano, nonché ministro, pubblicista e traduttore, noto in epoca fascista per il suo antisemitismo.
«Forse l'unico vero e coerente antisemita italiano del XX secolo e certo uno dei pochissimi antisemiti italiani che non ripeteva pappagallescamente le parole e gli slogans altrui, ma che, indubbiamente, per oltre trent'anni "studiò" l'ebraismo italiano » (Renzo De Felice , Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, 1961, p. 9.)

Biografia e attività politica
Le origini e il soggiorno in Germania

Cresciuto in una famiglia contadina, ultimo di sette fratelli, Preziosi ricevette un'educazione cattolica, poi, dopo essersi laureato in filosofia, prese gli ordini religiosi in Napoli e poco dopo divenne parroco.
Nel 1909 entrò nell'Opera Bonomelli come aspirante missionario, fu inviato in Westfalia, a Bochum, ove l'Opera aveva un segretariato, ed ivi si trattenne per cinque mesi, nei quali ebbe tempo di accendere un asperrimo contrasto con il locale console italiano e guadagnare la perdita del gradimento da parte dell'Opera stessa.

Abbandono della vita consacrata
Si spretò e dopo un lungo e scandaloso concubinato (oggetto di diverse segnalazioni a Mussolini) sposò Valeria Bertarelli, con la quale avrebbe anni dopo ricevuto in adozione un figlio.
Finché fu sacerdote, si occupò di persone in difficoltà, di emarginati in generale, scrivendo tesi sull'argomento dell'emigrazione, fortissima ad inizio secolo, che portava milioni di persone a cercare migliori opportunità altrove. In virtù di questi studi fondò la rivista, La vita italiana all'estero nel 1913, che fu pubblicata fino al 1943.

Impegno politico
Date le sue posizioni successive, e malgrado il carattere episodico del fatto, va menzionato che nel 1913 sostenne la candidatura alla Camera di Giovanni Miranda, radicale e noto, poiché esplicitamente, massone. In favore del candidato, presentatosi per il collegio elettorale di Sant'Angelo dei Lombardi, Preziosi scrisse su "L'ora irpina": "È proprio vero che in questa lotta si battono i cattolici contro i massonici e viceversa? [...] Non si preoccupino o rallegrino i Vescovi; non si preoccupino i venerandi sacerdoti [...] la fede e la religione non patiranno né guadagneranno nulla con questi candidati. Il prof. Miranda non affiggerà proclami con triangoli [...] Egli arriva in mezzo a noi fiero e forte del merito scientifico, della sua anima piena di altruismo silenzioso e sincero, e del programma di redenzione morale e finanziaria delle nostre contrade".
Aderì alla nascente Lega Democratica Nazionale, movimento guidato da Romolo Murri, sacerdote sospeso a divinis e considerato da alcuni il massimo ideologo e punto di riferimento, insieme a Filippo Meda, dei democratici cristiani del tempo.

Il nazionalista e l'antisemita
Con l'avvento del primo conflitto mondiale, Preziosi si schierò nettamente a favore dei nazionalisti-interventisti, costituendo pure, in coabitazione con Maffeo Pantaleoni, uno dei primi Fasci parlamentari di difesa nazionale ed entrando in contatto con Mussolini. Finita la guerra, Preziosi agevolò la diffusione dei Protocolli dei Savi di Sion traducendoli per la prima volta in italiano dall'edizione inglese, assumendo caratteri apertamente antisemiti e denunciando presunti legami tra massoneria, ebraismo e bolscevismo.
Il 26 luglio 1922 ebbe un incontro a Milano con alcuni esponenti dell'antisemitismo tedesco, e nell'agosto successivo scrisse un articolo, intitolato Gli Ebrei, la passione e la resurrezione della Germania, che lo stesso autore ebbe a celebrare nel 1941 dicendo che in esso sarebbero stati da scorgere "i concetti sui quali l'Italia fascista e la futura Germania nazional-socialista potevano trovare la base per la loro amicizia".

Adesione al Fascismo
Aderì presto al fascismo, nel quale fu spesso sostenitore di Farinacci, interpretando questo regime, che gli diede l'opportunità di operare nel settore economico e culturale del governo, come unica soluzione contro il bolscevismo . Attaccò pesantemente, dalle pagine de La vita italiana, la Banca Commerciale Italiana, poiché questa aveva tra i suoi più alti dirigenti gli ebrei Otto Joel, Giuseppe Toeplitz e Federico Weil.
Si applicò a scrivere in favore dell'irrobustimento del regime, giungendo ad affermare che "Né quando si parla di consenso, il fascismo vuole che questo si manifesti facendo diventare tutti fascisti. Tutt'altro. Oggi tutti sono diventati fascisti" [8]. Non pago dello sconcerto così suscitato, nel 1924 parlò al congresso fascista di Napoli, leggendo una sua relazione sul Mezzogiorno e sostenendovi che era inutile "un ennesimo programma" per il suo rinnovamento economico, dato che "nessun paese è mai progredito per opera e virtù del proprio governo". Propose però modifiche concrete, fra le quali le bonifiche dei siti palustri.
Dal 1923 al 1929 fu proprietario e direttore del quotidiano "Il Mezzogiorno". In una relazione della polizia politica del 24 agosto 1923, il fatto fu interpretato come uno dei passaggi di una manovra di "capi fascisti delle diverse città d'Italia" al fine di "impressionare, stancare, disgustare S.E. Mussolini, per fargli abbandonare il potere, in modo da prendere loro la successione. Non è estraneo a questo movimento il prof. Preziosi". L'acquisizione della testata, affermava l'oscuro funzionario, "fa parte di tutto un piano, a cui non è estranea la Banca Commerciale". Fondata o meno che fosse la relazione (il prefetto di Napoli la valutò infondata il successivo 3 ottobre), fu solo la prima di una lunga serie di lettere (anonime e non), memorie e relazioni di polizia nelle quali la lealtà di Preziosi fu severamente dubitata.
Al riparo della potente copertura politica di Farinacci, Preziosi manifestò in diverse occasioni la necessità di una critica contro presunti "pseudo-fascisti", "fascisti dell'ultim'ora" e "falsi amici" di Mussolini, del quale implicitamente sottolineava l'incapacità di accorgersene. Non sorprende perciò che l'interessato se ne sia avuto a male e il 22 febbraio 1926 gli abbia chiesto in termini ultimativi di rivelare i nomi degli antifascisti che secondo un ennesimo attacco generico avrebbero lavorato in prefettura. Poco tempo dopo Mussolini ricevette invece missive della Bertarelli, ancora non sposata con l'ex-prete, che denunciavano presunti complotti ai danni del marito, il quale chiedeva udienza.
Dal 1929 in avanti, seguendo la formazione e la crescita di una sorta di fronda intellettuale raccoltasi intorno alla rivista "Irpinia", Preziosi iniziò una sua battaglia personale contro questa compagine non completamente conforme all'ortodossia dottrinale fascista e contro la federazione di Avellino. Ne ebbe in risposta attacchi non meno velenosi, anche nella forma di memorie inviate al Duce anonime (Medaglioni del prete Preziosi Giovanni) o firmate (Aristide Greco, Vita morte e miracoli di D.Giovanni Preziosi, direttore de "Il Mezzogiorno").
Tuttavia, né il PNF né più in generale l'opinione pubblica concessero al Preziosi i riconoscimenti sperati, in virtù dell'indifferenza italiana verso il problema razziale, e soprattutto della diffidenza verso la nascente Germania nazista; questi invece nel 1932 e nel 1933, all'affermazione di Hitler, scrisse numerosi articoli di aperta esaltazione del nazismo e dell'antisemitismo.
Le posizioni mutarono con l'avvicinamento politico dell'Italia fascista al Terzo Reich. Nel 1938 Preziosi fu tra i firmatari del Manifesto della razza e con la promulgazione delle leggi razziali fasciste divenne un personaggio di spicco nell'orbita dello stato, ricoprendo ruoli ministeriali.

La guerra e la RSI
Durante la seconda guerra mondiale attaccò Pietro Badoglio, che considerava "centro della massoneria nell'esercito". Un piccolo ruolo ebbe anche nella vicenda del 25 luglio 1943, avendo premonito il Duce che l'eventuale convocazione del gran Consiglio avrebbe comportato il "suicidio del fascismo"; questi termini Mussolini avrebbe poi usato a conclusione della seduta.
Il 26 luglio 1943 giunse in Germania per un incontro già fissato, probabilmente con Alfred Rosemberg, ma appena giunto fu portato al cospetto di Hitler. Sostenne presso Hitler stesso, la poca convinzione dimostrata da alcuni membri del governo nella repressione ebraica, in particolare Guido Buffarini Guidi che defini "amico degli ebrei e massone" lamentandosi pure di Mussolini visto ormai come privo di forze. Hitler lo ritenne tuttavia assolutamente incapace, insieme ad altri gerarchi italiani rifugiatisi in Germania (fra cui Alessandro Pavolini, Renato Ricci e Roberto Farinacci) di rifondare il fascismo in Italia, ripiegando nuovamente su Mussolini. Anche dopo la costituzione della Repubblica Sociale Italiana rimase in Germania dove cominciò una dura campagna contro il nuovo governo fascista repubblicano attraverso Radio Monaco, in particolare contro Guido Buffarini Guidi. Ai primi di dicembre rientrò brevemente in Italia per un incontro con Mussolini.

Ispettore generale per la razza
Le gerarchie italiane della R.S.I. gli furono sempre ostili, considerandolo un soggetto fanatico e vendicativo, ossessionato da ebrei e massoni e anche l'alto comando tedesco in Italia lo guardava con sospetto. Contrastò sempre Pavolini, che aveva una cognata ebrea.
Dal 15 marzo 1944 ricoprì il ruolo di "Ispettore generale per la demografia e la razza" presso la presidenza del consiglio arrivando a sostenere la necessità di uno speciale corpo di vigilanza, la Super polizia con compiti di fermo giudiziario. Il 15 maggio 1944 presentò un progetto di legge che intendeva estendere il concetto di razza ebraica a un maggiore numero di cittadini italiani. Ciò avrebbe comportato la perdita della cittadinanza italiana anche a persone che in base alle leggi razziali del 1938 erano state dichiarate ariane. La legge non fu approvata per la sostanziale opposizione dei vertici della RSI e del Ministro degli Interni Guido Buffarini Guidi. Un analogo provvedimento riguardante la massoneria proposto da Preziosi nel mese di agosto fu respinto. Già nel settembre del 1944 l'ispettorato era stato svuotato da tutte le sue funzioni sottraendogli innanzitutto la parte relativa alla Demografia, in seguito tutte le altre funzioni mantenendo solo quelle legislative.
Sfuggito dopo la cattura a Crescenzago da parte dei partigiani, tornò nella Milano liberata rifugiandosi a casa di amici in corso Venezia; qui decise di suicidarsi con la moglie lanciandosi dalla finestra. Prima di morire lasciò un biglietto nel quale scrisse che aveva vissuto tutta la sua vita per la «grandezza della Patria».

L'Innominabile
Ebbe fama di iettatore. Per questa ragione era spesso chiamato «l'Innominabile» e questo riferimento è frequentemente ricorrente anche in storiografia.
«[...] il suo nome pronunciato in presenza di italiani, provocava immediatamente gesti di scongiuro, di paura, di difesa. Aveva fama di essere uno "iettatore" e certamente molti italiani credono che Mussolini non avrebbe fatto una fine così tragica se Preziosi non lo avesse accompagnato nel suo ultimo viaggio» (Rudolph Rahn)
«[...] la gente si rifiutava di pronunciare il nome di una persona che aveva fama di essere il più formidabile "iettatore" d'Italia. Cattivo, vendicativo, meschino, Preziosi era incapace di parlar bene dei suoi simili. » (Frederich Moehlhausen )

▪ 1991 - Walter Reder (Jesenik, 4 febbraio 1915 – 26 aprile 1991) è stato un ufficiale ceco, delle Waffen-SS durante la guerra.
Reder nacque a Jesenik, Repubblica Ceca (allora Freiwaldau, Austria-Ungheria), nel 1915. Si arruolò nelle SS il 9 febbraio 1933, dopo essere stato membro della Hitlerjugend. Uscito dalla SS-Junkerschule di Braunschweig nel 1936 ottenne il comando di varie unità della divisione "Totenkopf" durante i primi anni del conflitto.
Trasferito alla divisione "Reichsführer-SS" si rese responsabile del Massacro di Marzabotto fra il settembre e l'ottobre del 1944 e di quelli di Bardine San Terenzo, Valla e Vinca.
Al termine della guerra venne estradato in Italia, nel maggio del 1948, con l'accusa di aver commesso crimini di guerra. Giudicato colpevole dal Tribunale militare di Bologna nel 1951, venne condannato al carcere a vita per il massacro di numerose centinaia di civili italiani nella zona di Marzabotto, tra l'Emilia e la Toscana, da scontare nel carcere di Gaeta.
Reder, in una lettera inviata agli abitanti del paese emiliano, nel dicembre 1984, espresse un profondo rammarico e pentimento per il suo gesto.
Scarcerato il 24 gennaio 1985, si trasferì a Vienna. Non appena giuntovi, ricevuto con onori militari dall'allora ministro della difesa austriaco, fu solerte nel ritrattare le scuse al popolo italiano, sottolineando il fatto di aver pronunciato le parole di scusa solo per opportunismo politico. Morì, ingiudicato, nel 1991.

▪ 2002 - Vincenzo Caianiello (Aversa, 2 ottobre 1932 – Roma, 26 aprile 2002) è stato un giurista, magistrato e politico italiano.
Laureato in giurisprudenza, inizialmente lavorò giovanissimo come funzionario al Ministero dell'Interno negli anni cinquanta. In seguito fu poi vincitore del concorso in magistratura ordinaria prestando le sue funzioni presso il Tribunale di Udine. Dalla magistratura ordinaria passò per concorso alla Corte dei Conti nel 1963.
Fu poi primo in graduatoria al concorso del 1965 come referendario al Consiglio di Stato. Come magistrato amministrativo fece parte dell'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato e Presidente del TAR dell'Umbria, del TAR della Toscana e della seconda sezione esterna del TAR del Lazio.
Verso la fine degli anni settanta fu capo di cabinetto dei ministri Bucalossi, Gava ed La Malfa e diresse l'Ufficio Legislativo della Presidenza del Consiglio nel primo e nel secondo governo Spadolini.
Ritornato al Consiglio di Stato assunse la presidenza della VI sezione giurisdizionale. Fu poi eletto dal Parlamento giudice presso la Corte Costituzionale che lasciò al termine del mandato come Presidente della stessa. Lasciata la magistratura si dedicò all'insegnamento universitario (ordinario di Diritto Amministrativo presso la LUISS) ed all'attività accademica, iscrivendosi altresì all'albo degli avvocati ma non accettando incarichi di difesa in sede giudiziale sentendosi fondamentalmente Giudice.
In questi ultimi sette anni ed in un clima politico sempre più acceso fu uno dei pochi a rimanere al di sopra delle parti manifestando sempre il suo obiettivo pensiero, anche sugli organi di stampa. A breve distanza dalla fine del suo mandato presso la Corte Costituzionale fu Ministro della Giustizia nel governo Dini, a seguito della sfiducia nei confronti di Filippo Mancuso e dell'interim dello stesso Lamberto Dini.
Ancora in piena attività lavorativa e quando la sua personalità autorevole e soprattutto indipendente avrebbe ancora potuto dare molto all'Italia, morì per una breve ed improvvisa malattia.

▪ 2008 - Silvano Bassetti (Cavedago, 12 dicembre 1944 – Bolzano, 26 aprile 2008) è stato un politico e architetto italiano.
Nato in Trentino, si trasferisce però a Bolzano con la famiglia al termine del secondo conflitto mondiale.
Ha studiato architettura all'università di Milano, e durante gli anni della contestazione fu esponente dell'Intesa Cattolica (ne fu segretario nazionale) prima, e del Movimento Studentesco poi.
Aderì poi a Lotta Continua. Di quella sua esperienza dice:
«Di quella stagione della mia giovinezza porto i segni indelebili di una formazione umana, culturale e politica che considero tra le cose più preziose e care della mia vita. Non me ne nascondo gli errori e le contraddizioni tipici di una transizione epocale , ma non ne rinnegherò mai gli ideali di libertà, di giustizia e di solidarietà che ne hanno costituito la molla essenziale.» (Dal blog personale)
Nel 1969 si laureò, e cominciò a praticare la professione a Bolzano. Si è occupato per lo più di pianificazione territoriale, e sull'argomento ha all'attivo anche molte pubblicazioni.
Numerose sono state le collaborazioni con istituzioni scientifiche ed universitarie. Tra tutte, l'Eurac, la CIPRA, le università di Milano, Trento e Venezia.
Ha contribuito alla nascita del polo fieristico a Bolzano Sud, con l'annesso Palaonda.
Nel 1992, da vicepresidente dell'ordine degli architetti, fonda e dirige la rivista Turris Babel. Anche la fondazione di Atlas, la rivista della sezione altoatesina dell'Istituto Nazionale di Urbanistica si deve a Silvano Bassetti.

Impegno in politica
Fino a quel momento Bassetti era stato molto attivo nel sociale, ma lontano dai partiti. A metà degli anni novanta si iscrisse invece ai Democratici di Sinistra. Nel 2000 viene candidato alle comunali. Fu eletto e nominato assessore all'urbanistica dall'allora sindaco Giovanni Salghetti Drioli. È stato confermato nel suo ruolo anche nel 2005 dal successivo sindaco di centrosinistra, Luigi Spagnolli.
Nel 2007 ha guidato la lista "Bolzano Democratica" alle elezioni primarie per la costituente provinciale del Partito Democratico. Pochi mesi dopo si spense, dopo una lunga malattia.