Il calendario del 25 Settembre
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Eventi
▪ 1066 - La Battaglia di Stamford Bridge segna la fine dell'era vichinga in Inghilterra
▪ 1513 - L'esploratore spagnolo Vasco Núñez de Balboa raggiunge l'Oceano Pacifico
▪ 1555 - La Pace di Augusta viene firmata da Carlo V d'Asburgo e dal principe della Lega di Smalcada
▪ 1690 - "Publick Occurrences Both Foreign and Domestick", il primo giornale pubblicato nelle Americhe, esce per la prima ed ultima volta. Venne considerato offensivo e al suo editore, Benjamin Harris, venne ordinato di non farlo più uscire
▪ 1789 - La Carta dei diritti degli Stati Uniti viene approvata dal Congresso degli Stati Uniti
▪ 1890 - In California viene istituito lo Yosemite National Park
▪ 1912 - A New York viene fondata la scuola di giornalismo della Columbia University
▪ 1956 - Viene inaugurato il primo cavo sottomarino transatlantico, tra Scozia e Terranova
▪ 1981
- - Sandra Day O'Connor diventa la prima donna a essere nominata giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti.
- - Il Belize entra nell'ONU
▪ 1983 - 38 detenuti dell' IRA evadono dal carcere di Long Kesh, vicino Belfast. È l'evasione più numerosa dalla fine della seconda guerra mondiale e la più numerosa della storia carceraria britannica
▪ 1996 - In Irlanda viene chiuso l'ultimo dei Magdalen Asylum
▪ 2003 - Terremoto di magnitudo 8,0 della Scala Richter al largo della costa di Hokkaidō, in Giappone
▪ 2005 - Ferrara: il diciottenne Federico Aldrovandi muore pochi minuti dopo essere stato fermato dalla polizia nei pressi dell'ippodromo; sono indagati per la sua morte quattro poliziotti: dovranno rispondere di omicidio colposo per avere cagionato o comunque concorso a cagionare il decesso di Federico omettendo di prestare le prime cure al processo che inizierà il 19 ottobre 2007
▪ 2007 - In Italia per la prima volta viene trasmesso in televisione, da una TV generalista (La7), il film Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, del 1971
▪ 2008 - La Cina invia nello spazio Shenzhou VII. È la terza missione cinese, dopo quelle del 2003 e 2005. prima missione a prevedere una passeggiata nello spazio. Il lancio è stato effettuato alle 20.50 ora locale, dalla stazione spaziale di Jiuquan Satellite Launch Center, nella provincia di Gansu.
Anniversari
▪ 1617 - Francisco Suárez, S.J. (Granada, 5 gennaio 1548 – Portogallo, 25 settembre 1617), è stato un gesuita, teologo, filosofo e giurista spagnolo, solitamente considerato il più grande scolastico dopo san Tommaso d'Aquino.
All'età di sedici anni entrò nella Compagnia di Gesù a Salamanca, a studiò filosofia e teologia per cinque anni, dal 1565 al 1570. Inizialmente non sembrava molto portato per gli studi al punto che dopo aver fallito per la seconda volta l'esame di ammissione fu sul punto di abbandonare tutto. Ma dopo aver passato l'esame al terzo tentativo la situazione cambiò, riuscì a terminare gli studi di filosofia con lode, continuò gli studi di teologia e poi divenne professore di filosofia ad Ávila e Segovia. Ricevette l'ordine nel 1572, e insegnò teologia ad Ávila e Segovia (1575), Valladolid (1576), Roma (1580-85), Alcalá (1585-92), Salamanca (1592-97), e Coimbra (1597-1616).
Scrisse di moltissimi argomenti, producendo una grande quantità di materiale (la sua bibliografia completa scritta in latino ammonta a ventisei volumi). I suoi scritti comprendono trattati sul Diritto, sui rapporti tra Chiesa e Stato, sulla metafisica e sulla teologia.
I suoi contemporanei lo consideravano il maggior filosofo e teologo vivente tanto che gli venne attribuito il titolo di Doctor Eximius; papa Gregorio XIII volle assistere alla sua prima lezione tenuta a Roma. Papa Paolo V lo invitò a confutare gli errori di Giacomo I d'Inghilterra, e lo trattenne a lungo accanto a sé per trarne insegnamento. Filippo II di Spagna lo inviò presso l'Università di Coimbra per accrescerla in prestigio, e quando Suárez visitò l'Università di Barcellona, i professori universitari lo accolsero al suo arrivo e gli donarono le insegne delle loro Facoltà.
Dopo la sua morte avvenuta in Portogallo (non si sa se a Lisbona o a Coimbra) la sua fama si è ulteriormente accresciuta. Il suo pensiero ha sicuramente influenzato quello di moltissimi altri famosi filosofi, tra questi Grozio, Cartesio, Leibniz e Vico.
Pensiero filosofico
I suoi contributi più importanti riguardarono la metafisica e la filosofia del diritto.
▪ 1873 - Francesco Domenico Guerrazzi (Livorno, 12 agosto 1804 – Cecina, 25 settembre 1873) è stato un politico e scrittore italiano impegnato nel movimento risorgimentale.
Esordi
Nel 1824 si laureò in Giurisprudenza all'Università di Pisa e iniziò ad esercitare la professione di avvocato a Livorno, ma prestò lasciò la professione per darsi alla politica e alla letteratura. Influenzato da Byron, scrisse le Stanze nel 1825 e il romanzo La battaglia di Benevento nel 1827 che lo rese celebre.
Guerrazzi divenne amico di Giuseppe Mazzini e insieme a lui e a Carlo Bini nel gennaio 1829 fondò a Livorno il quotidiano Indicatore livornese, del quale fu il direttore. Il giornale, però, fu chiuso dalle autorità del Granducato di Toscana nel febbraio 1830, dopo 48 numeri, e lo stesso Guerrazzi fu relegato a Montepulciano per sei mesi a causa di una sua orazione in memoria di Cosimo Del Fante. Durante il confino iniziò a scrivere il suo romanzo storico, L'assedio di Firenze. Per la sua attività nella Giovine Italia fu imprigionato diverse volte: nel 1833 fu rinchiuso per tre mesi nel Forte Stella di Portoferraio. Nel 1845 compose l'Isabella Orsini.
Dittatore della Toscana
Nel 1848 divenne ministro del governo toscano e tentò di esercitare una certa influenza approfittando del momento di difficoltà del granduca. L'8 febbraio 1849, dopo la fuga del granduca Leopoldo II, Guerrazzi formò un triumvirato con Giuseppe Mazzoni e Giuseppe Montanelli, poi il 27 marzo fu nominato dittatore. Alla restaurazione del governo granducale, rifiutò di fuggire e fu condannato a 15 anni di carcere. In quegli anni scrisse la sua autodifesa (intitolata Apologia), pubblicata nel 1852.
Esilio ed elezione nel Parlamento italiano
Dopo circa tre anni la pena fu commutata nell'esilio in Corsica. Nel 1853 fuggì a Genova, accolto dal liberale governo del Cavour. Qui risiedette sino al 1862 e compose il romanzo Beatrice Cenci, del 1854.
Dal 1862 al 1870 fu deputato al parlamento italiano.
Le sue lettere furono raccolte e pubblicate da Giosuè Carducci nel 1880.
▪ 1954 - Vitaliano Brancati (Pachino, 24 luglio 1907 – Torino, 25 settembre 1954) è stato uno scrittore e sceneggiatore italiano.
Si impose come autore di punta nel panorama della narrativa neorealista negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale.
Nato a Pachino, nel 1907, in provincia di Siracusa, da una famiglia non aliena da interessi letterari - sia il nonno che il padre erano stati autori di novelle e di poesie - compì gli studi inferiori a Modica dove visse dal 1910 al 1919 e quelli superiori a Catania dove si trasferì con la famiglia nel 1920.
Si iscrisse alla Facoltà di Lettere laureandosi nel 1929 con una tesi su Federico De Roberto.
Laureatosi nel capoluogo etneo insegnerà per diversi anni a Caltanissetta nell'Istituto ex Magistrale dove farà conoscenza con Leonardo Sciascia.
Successivamente si trasferisce a Roma, oltre ad insegnare, Brancati inizia l'attività di giornalista: dapprima scrive per Il Tevere e, in seguito, dal 1933 in poi, per il settimanale letterario Quadrivio. La sua formazione giovanile viene segnata da un'ideologia irrazionalista che entra in crisi quando da Catania si trasferisce a Roma dove ha modo di frequentare intellettuali crociani e democratici che gli aprono un orizzonte culturale europeo.
Le opere di regime e la crisi politica
La sua attività letteraria inizia con opere "di regime" e pertanto animate da intenti propagandistici di stampo fascista come il poema drammatico Fedor del 1928, i drammi Everest del 1931 e Piave del 1932 e il romanzo L'amico del vincitore. Nel 1934 pubblica il romanzo Singolare avventura di viaggio dove appaiono per la prima volta i temi legati ai problemi dell'esistenza e all'erotismo.
In seguito al contatto con Alvaro, Moravia e altri scrittori di quel periodo, proprio nel '34, Brancati, matura la sua crisi politica, si distacca dalle posizioni fasciste e disconosce i suoi scritti giovanili per lo più improntati all'ideologia dell'azione.
Tornato a Catania si dedica all'insegnamento e nello stesso tempo collabora al settimanale Omnibus di Leo Longanesi fino al 1939 quando la rivista viene soppressa da parte del regime fascista.
Il nuovo periodo letterario
Si dedica all'insegnamento fino al 1941, anno in cui ritorna a Roma e pubblica Gli anni perduti, da lui stesso considerato il suo primo vero romanzo, di carattere comico-simbolico ispirato a Gogol e a Cechov nel quale si avverte chiaramente l'allontanamento dall'ideologia fascista e l'amarezza verso la realtà storico-politica del suo tempo.
Nel 1943 verranno raccolte nel volume I piaceri le corrispondenze tratte da Omnibus di ispirazione anticonformista radical-liberale.
Seguono i romanzi di maggior successo come la farsa spregiudicata Don Giovanni in Sicilia pubblicato nel 1941 (da cui verrà tratto il film omonimo), il racconto tragicomico di un'impotenza sessuale Il bell'Antonio nel 1949 e il romanzo rimasto incompiuto e pubblicato postumo (1959), Paolo il caldo, storia di un'ossessione erotica alla quale si intreccia una lucida analisi del costume politico e culturale del dopoguerra.
Il matrimonio
Nel 1942 conosce, al teatro dell'Università, l'attrice Anna Proclemer con la quale inizia una relazione che sfocerà nel 1947 nel matrimonio. Da lei avrà una figlia, Antonia.
Il cinema, il teatro e la censura
«Brancati è lo scrittore italiano che meglio ha rappresentato le due commedie italiane, del fascismo e dell'erotismo in rapporto tra loro e come a specchio di un paese in cui il rispetto della vita privata e delle idee di ciascuno e di tutti, il senso della libertà individuale, sono assolutamente ignoti. Il fascismo e l'erotismo però sono anche, nel nostro paese, tragedia: ma Brancati ne registrava le manifestazioni comiche e coinvolgeva nel comico anche le situazioni tragiche» (Leonardo Sciascia)
Notevole il suo ruolo anche in ambito teatrale e cinematografico.
Per il cinema Brancati scrive nel 1951 la sceneggiatura di Signori in carrozza, de L'arte di arrangiarsi diretto da Luigi Zampa, nel 1952 Altri tempi con la regia di Alessandro Blasetti, nel 1951 Guardie e ladri di Mario Monicelli, nel 1954 Dov'è la libertà? e Viaggio in Italia con la regia di Roberto Rossellini.
Ma pellicole sono tratte anche da alcune sue opere narrative. È il caso di Anni difficili (1947) di Luigi Zampa tratto dalla novella Il vecchio con gli stivali e per il quale lo stesso Brancati collaborò alla sceneggiatura. Il film diede inizio ad un filone di pellicole di satira politica che furono inizialmente osteggiate dalla censura.
Nel 1960 viene tratto dall'omonimo romanzo il film Il bell'Antonio del regista Mauro Bolognini con Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale e nel 1973 Paolo il caldo diretto da Marco Vicario e interpretato da Giancarlo Giannini e Ornella Muti.
Nel 1952 la censura colpisce ancora più duramente il teatro di Brancati con il divieto di rappresentare uno dei suoi migliori lavori teatrali, La governante, dramma di un'omosessualità femminile.
Nello stesso anno lo scrittore, prendendo spunto dal divieto di rappresentare il suo lavoro teatrale, scrive un pamphlet dal titolo Ritorno alla censura nel quale egli afferma i diritti del teatro ad esprimersi e dove ripropone la sua poetica del comico ispirata ad un forte realismo classico.
La separazione e la morte
Separatosi dalla moglie nel 1953, muore a Torino l'anno successivo, a seguito di un'operazione chirurgica.
L'opera
Brancati si impose all'attenzione della critica e del pubblico nel 1941 con Don Giovanni in Sicilia.
Don Giovanni in Sicilia
In questo romanzo lo scrittore descrive un aspetto della vita in una grossa città siciliana - Catania - che fa da vivace sfondo alla vita di giovani benestanti sempre in cerca di avventure amorose e che trascorrono il tempo a immaginare avventure erotiche e viaggi in celebri luoghi che si concludono sempre in modo deludente.
Vengono narrate avventure e sogni del protagonista Giovanni Percolla dall'infanzia fino all'età adulta, quasi sempre in compagnia degli amici Muscarà e Scannapieco.Il terzetto è, come in una vorticosa passione, continuamente alla ricerca di piacere che solo l'abito femmineo può dare.All'intera vicenda può essere data una lettura "kierkegaardiana", poiché come nel pensiero del filosofo danese, nell'opera di Brancati vi è un salto dalla "vita estetica" a quella "etica", il tutto provocato dalla disperazione. Infatti Giovanni, divenuto adulto, conosce Ninetta, donna alla quale decide di consacrare la propria esistenza spinto dalla coscienziosa consapevolezza della futilità della vita condotta fino ad allora. Sarà la vita di Milano a permettere poi a Giovanni di saltare dalla dimensione estetica a quella etica.
Si tratta a prima vista di un quadro ironico e divertente della provincia italiana dove vengono messe in evidenza le velleità maschiliste, i vagheggiamenti erotici e tutte quelle forme di megalomania che vanno sotto il nome di gallismo.
In realtà l'opera va oltre la dimensione provinciale che viene assunta da Brancati come esempio della società italiana del tempo, piena di faciloneria, velleitarismo e sogni di grandezza.
Brancati crea delle macchiette nascondendo una vocazione di saggista e di osservatore attento degli atteggiamenti degli uomini in un preciso contesto storico. Lo stile dell'opera è scanzonato e beffardo, la scrittura agilissima e pervasa di sana e vigorosa sensualità.
Il bell'Antonio
Gli anni che trascorsero tra il Don Giovanni e Il bell'Antonio non furono anni facili, ma Brancati, appena fu possibile, riprese a pubblicare bozzetti, racconti, composizioni teatrali, trovandosi trasportato dalla satira politica. Con Il bell'Antonio, pubblicato nel 1949, lo scrittore riprende i motivi del Don Giovanni producendo un romanzo corale che assomiglia ad una grande commedia antica e che rappresenta, in fatto di "orchestrazione", un grande progresso nei confronti del Don Giovanni. Per il Bell'Antonio, Brancati riceverà, nel 1950 il Premio Bagutta.
Paolo il caldo
Nel 1955, un anno dopo la morte, venne pubblicato il romanzo Paolo il caldo. La sua pubblicazione era stata autorizzata dall'autore in una nota scritta due giorni prima di morire nella quale avvertiva che il libro era rimasto incompiuto degli ultimi due capitoli.
Nonostante il romanzo ci sia pervenuto non concluso, si avverte subito che esso non è inferiore ai precedenti e soprattutto che l'idea della vita, in esso espressa, è profondamente cambiata da quella che animava i romanzi precedenti.
Se nel Don Giovanni lo slancio sensuale era pieno di allegria e nel Bell'Antonio la vicenda aveva ancora una sostanziale intonazione burlesca, nel Paolo il Caldo le cose cambiano e la sensualità di Paolo Castorini ha qualcosa di ossessivo e tragico.
Anche in questo romanzo la forma è limpidissima anche se si nota, al confronto con gli altri due libri, una maggiore propensione all'analisi e al discorso indiretto.
Il mondo dei romanzi
Il mondo davanti al quale ci pone Brancati è un mondo morale concreto e organico dal quale egli contempla e giudica gli uomini che lo circondano facendo così nascere la sua satira politica e quella della vita provinciale.
Il mondo appare così dominato da personaggi dalla testa vuota, vanagloriosi seduttori di donne e di imperi che appartengono alla schiera dei vanitosi, prepotenti e oppressori, sia in politica che in amore.
Brancati, che si è sviluppato come scrittore nel periodo che va dal 1930 al 1942, trae questa visione del mondo dalla sua esperienza di uomo, nato e vissuto nel Ventennio fascista, in un periodo decisivo della vita italiana fatto di esaltazioni e speranze deluse.
Dalla Sicilia Brancati riesce a trarre non solo la forza della concretezza artistica, ma anche a rompere con gli schemi letterali e culturali di Verga e Pirandello.
* 1970 - Erich Maria Remarque, pseudonimo di Erich Paul Remark (Osnabrück, 22 giugno 1898 – Locarno, 25 settembre 1970), è stato uno scrittore tedesco.
Nato da una famiglia cattolica, a diciotto anni fu sollecitato ad arruolarsi volontario, durante la Prima guerra mondiale, dove fu ferito più volte. Dopo la guerra cambiò il suo cognome in Remarque, che era stato il nome della famiglia fino a suo nonno. Cambiò molti lavori, diventando bibliotecario, uomo d'affari, insegnante e giornalista.
Nel 1929 pubblicò la sua opera più famosa, Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues) con il nome Erich Maria Remarque (cambiando il suo secondo nome in onore della madre): il romanzo descriveva la totale crudeltà della guerra attraverso la prospettiva di un soldato diciannovenne. In seguito scrisse altre opere simili, che con un linguaggio semplice e toccante descrivevano in modo realistico la vita durante e dopo la guerra.
Nel 1933 i nazisti bruciarono e misero al bando le opere di Remarque, mentre la propaganda di regime faceva circolare la voce che discendesse da ebrei francesi e che il suo cognome fosse Kramer, cioè il suo vero nome al contrario. Questa informazione è ancora presente in alcune biografie nonostante la mancanza di prove a supporto. Remarque visse in Svizzera dal 1931, e nel 1939 si trasferì negli Stati Uniti con la prima moglie, Ilsa Jeanne Zambona, che sposò e dalla quale si separò due volte; divennero cittadini statunitensi nel 1947. Nel 1948 tornò in Svizzera. Nel 1958 sposò l'attrice hollywoodiana Paulette Goddard che rimase con lui fino alla sua morte, avvenuta nel 1970 a 72 anni.
È sepolto al cimitero di Ronco, in Svizzera, dove è sepolta anche la seconda moglie.
Remarque in lingua italiana
▪ Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)
▪ Tre camerati (Drei Kameraden)
▪ Arco di trionfo (Arc de Triomphe)
▪ Tempo di vivere, tempo di morire (Zeit zu leben und Zeit zu sterben)
▪ L'obelisco nero (Der schwarze Obelisk)
▪ La notte di Lisbona (Die Nacht von Lissabon)
▪ La via del ritorno (Der Weg zurück)
▪ Ombre in Paradiso (Schatten im Paradies)
▪ Ama il prossimo tuo (Liebe deinen Nächsten)
▪ L'ultima scintilla
▪ Il cielo non ha preferenze (Der Himmel kennt keine Günstlinge)
* Perdonami, compagno, come potevi essere tu mio nemico?
▪ 1979
- Lenin Mancuso (Rota Greca, 6 novembre 1922 – Palermo, 25 settembre 1979) è stato un poliziotto italiano.
Era il maresciallo della Polizia assegnato alla scorta del giudice istruttore del Tribunale di Palermo Cesare Terranova.
Insieme a lui venne assassinato in un agguato mafioso il 25 settembre 1979, pochissimo tempo dopo che il giudice aveva chiesto di essere nominato capo dell'ufficio istruzione di Palermo. Gli assassini sono rimasti ignoti.
I condòmini dell'edificio sotto al quale fu ucciso (fra la via Rutelli e la via De Amicis) rifiutarono di consentire l'apposizione di una targa che ricordasse l'accaduto, comunque a Lenin Mancuso è stata dedicata una via a Palermo.
Il figlio Carmine è un uomo politico ed un senatore la cui linea politica è fortemente improntata alla lotta alla mafia.
- Cesare Terranova (Palermo, 15 agosto 1921 – Palermo, 25 settembre 1979) è stato un magistrato e parlamentare italiano.
Magistrato italiano, capo dell'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, era già stato procuratore d'accusa al processo contro la mafia corleonese tenutosi nel 1969 a Bari, ove però quasi tutti gli imputati furono assolti. Fu procuratore della Repubblica a Marsala fino al 1973 dove si occupò del "mostro" Michele Vinci. Si distinse per aver processato e condannato all'ergastolo, nel 1974, la "Primula rossa" di Corleone, Luciano Liggio (già assolto al processo di Bari).
Fu deputato alla Camera, nella lista del PCI, come indipendente di sinistra, dal 1976 al 1979, e fu membro della Commissione parlamentare Antimafia. Dopo l'esperienza parlamentare, tornò in magistratura per essere nominato capo dell'Ufficio Istruzione di Palermo.
L'assassinio
Il 25 settembre del 1979 verso le ore 8,30 del mattino, una Fiat 131 di scorta arrivò sotto casa del giudice a Palermo per portarlo a lavoro. Cesare Terranova si mise alla guida della vettura mentre accanto a lui sedeva il maresciallo di Pubblica Sicurezza Lenin Mancuso, l'unico uomo della sua scorta che lo seguiva da vent'anni come un angelo custode. L'auto imboccò una strada secondaria trovandola inaspettatamente chiusa da una transenna di lavori in corso. Il giudice Terranova non fece in tempo a intuire il pericolo. In quell'istante da un angolo sbucarono alcuni killer che aprirono ripetutamente il fuoco con una carabina Winchester e delle pistole contro la Fiat 131. Cesare Terranova istintivamente ingranò la retromarcia nel disperato tentativo di sottrarsi a quella tempesta di piombo mentre il maresciallo Mancuso, in un estremo tentativo di reazione, impugnò la Beretta di ordinanza per cercare di sparare contro i sicari, ma entrambi furono raggiunti dai proiettili in varie parti del corpo. Al giudice Terranova i killer riservarono anche il colpo di grazia, sparandogli a bruciapelo alla nuca. La sua fedele guardia del corpo, Lenin Mancuso, morì dopo alcune ore di agonia in ospedale.
▪ 1991 - Nikolaus Barbie detto Klaus (Bad Godesberg, 25 ottobre 1913 – Lione, 25 settembre 1991) è stato un ufficiale e criminale tedesco. Noto anche con il soprannome di Macellaio o Boia di Lione, fu il comandante della Gestapo nella città francese durante l'occupazione nazista della Francia.
«Ovviamente sono fiero di quello che ho fatto durante la guerra. Se non fosse stato per me la Francia sarebbe una repubblica socialista sovietica adesso.»(Klaus Barbie, 1974)
Scampato al processo di Norimberga, dopo la seconda guerra mondiale ha partecipato ad attività di Intelligence, lavorando per i servizi segreti americani e nascondendosi, dal 1955, in Bolivia, operando attivamente per i servizi boliviani sotto lo pseudonimo di Klaus Altmann.
Gli inizi
Nato a Bad Godesberg, attuale sobborgo di Bonn, da genitori insegnanti cattolici, nel 1923 si trasferì a Treviri per frequentare il Friedrich-Wilhelm Gymnasium, per ricongiungersi alla famiglia, nella cittadina del Renania-Palatinato, due anni dopo. Poco dopo perse il padre ed il fratello maggiore.
Nel 1933 si iscrisse alla Gioventù Hitleriana, cui iniziò a dedicare tutto il suo tempo. Disoccupato, lavorò come volontario nel campo di lavoro del partito nello Schleswig-Holstein e nel 1934 si aggregò al movimento di resistenza clandestino che operava nella Renania ancora sotto occupazione militare francese. Nel 1935 entrò a far parte dei "Corpi di protezione" (Schutzstaffel), le SS, e successivamente impiegato nelle file dell'SD, il servizio segreto nazista.
Il suo primo incarico fu quello di aiuto del capo del partito nazista di Treviri, per poi essere assegnato all'ufficio centrale dell'SD. Nel 1936 venne trasferito all'ufficio dell'SD di Düsseldorf e nel 1937, in quanto membro delle SS, venne iscritto d'ufficio al Partito nazionalsocialista. Di fatto il suo compito era osservare l'attività dei circoli cittadini che si muovevano intorno alle idee non conformi alla linea del partito nazista; avendo riscosso il consenso dei suoi superiori per il suo operato, venne inviato ad un corso speciale per aspiranti ufficiali a Charlottenberg con l'intento di fargli fare carriera.
Durante la guerra
Le aspettative dei suoi superiori non furono deluse e nel 1940 Barbie ottenne i gradi di Sturmführer (luogotenente) delle SS. Nello stesso anno si sposò con la coetanea Regine Willis (da cui avrà due figli, Klaus e Maria). Venne assegnato all'ufficio dell'SD di Amsterdam, nell'Olanda occupata, dove fu incaricato della deportazione degli ebrei olandesi. Ad Amsterdam si guadagnò ben presto fama di spietato persecutore. Nella città olandese fu protagonista di un episodio in cui dimostrò la sua efferatezza: dopo aver incrociato un venditore di gelati ebreo lo uccise a colpi di pistola in mezzo alla strada perché, a suo giudizio, la vittima non lo aveva salutato con la necessaria deferenza.
Nel 1942 fu trasferito a Lione: divenne il vice del capitano Heinz Hollert, il comandante di una unità speciale (Einsatzkommando) incaricata di stroncare i movimenti di Resistenza francese, e assunse il comando della Sezione IV, la sezione investigativa impegnata nella ricerca degli ebrei. Nominato capo della Gestapo di Lione, con il grado di Hauptsturmführer, equivalente al grado di capitano, si "distinse" per la deportazione di centinaia di ebrei e la tortura ed eliminazione fisica di altre centinaia di patrioti francesi.
Stabilì il suo quartier generale all'Hôtel Terminus di Lione, che divenne presto il luogo simbolo delle torture della Gestapo nella città: escogitò il sistema di rastrellare a caso i passanti per le strade di Lione, e di torturarli sino a che qualcuno stremato dal dolore non si decideva a rivelare qualche informazione rilevante, qualsiasi informazione, anche basata su una semplice diceria. Scovò quarantaquattro bambini ebrei nascosti in un villaggio di Izieu e li fece deportare nel campo di sterminio di Auschwitz. Il 7 giugno 1943 catturò un membro della Resistenza, René Hardy, e, attraverso le informazioni estorte con la tortura, riuscì ad arrestare Jean Moulin, uno dei principali capi della Resistenza francese, insieme ad altri due patrioti francesi: Pierre Brossolette e Charles Delestraint.
Nel settembre 1944, in previsione di un'eventuale avanzata degli alleati, bruciò tutti gli archivi della Gestapo di Lione, fece uccidere un centinaio di persone che conoscevano la sua attività ed eliminò ventidue agenti che lavoravano per suo conto e che si erano infiltrati nella Resistenza.
Di ciò che fece Barbie negli ultimi dieci mesi di guerra non si sa nulla, scomparve letteralmente da ogni documento, da ogni archivio, ed anche la sua scheda personale nel registro delle SS non fornisce alcuna informazione.
Dopo la guerra
I primi contatti con gli alleati
Nel luglio 1945 il Comando Supremo alleato pubblicò un registro di criminali di guerra da ricercare, il Central Registry of War Criminals and Security Suspects (CROWCASS)[2].
Il registro conteneva 70.000 nominativi, e tra questi compariva un certo "Barbier", accusato dai francesi di omicidio di civili e torture ai danni di personale militare. All'inizio del 1946, il Counter Intelligence Corps, il servizio di controspionaggio dell'esercito statunitense CIC, predecessore dell'attuale Defense Intelligence Agency, ebbe notizia di un gruppo di ex ufficiali delle SS che avevano intenzione di proporsi al governo alleato per collaborare alla "lotta contro il comunismo". L'organizzazione aveva base a Marburg, in Assia, e grazie ad un infiltrato gli americani vennero a sapere che il capo era Klaus Barbie, sotto il falso nome di Becker. Soltanto agli inizi del 1947 gli americani riconobbero in Barbie l'ex capo della Gestapo di Lione.
Nel rapporto l'agente suggeriva ai suoi superiori che Barbie "poteva essere una buona fonte di informazioni su persone non ancora catturate durante l'operazione Selection Board (...) in più è molto probabile che Barbie sia utile per infiltrarsi nell'organizzazione spionistica sovietica attiva nell'area di occupazione americana in Germania". Il suggerimento non venne accettato dal comando, che ordinò l'immediata cattura di Barbie, il quale riuscì a sfuggire all'arresto rifugiandosi a Memmingen in Baviera.
L'arruolamento
A Memmingen fu casualmente scoperto dall'agente del CIC Robert S. Taylor, il quale comunicò l'arresto al suo superiore, il tenente colonnello Dale Garvey. Sorprendentemente i due ufficiali americani decisero di non arrestare Barbie ma di arruolarlo. Il 18 aprile 1947 Taylor incontrò Barbie a Memmingen. Così, mentre il resto del servizio segreto americano lo cercava, Barbie per un mese lavorò agli ordini di Taylor indagando le attività di gruppi sospettati di essere filosovietici o nostalgici nazisti. Soltanto nel maggio 1947 Taylor si decise a segnalare la situazione al suo comando, ma scrisse ai suoi superiori che "il suo valore come informatore è molto più alto di qualsiasi uso se ne possa fare in prigione". Il comando non rispose. Barbie non fu arrestato e Taylor continuò a servirsene.
Nell'ottobre però il tenente colonnello Garvey decise di risolvere la posizione ambigua di Barbie e chiese istruzioni su un eventuale arresto del criminale. In assenza di risposte immediate il 29 ottobre diede l'ordine di arresto. Il comando del CIC si raccomandò che l'ordine di arresto non fosse eseguito e Garvey venne sostituito. Il suo successore, il tenente colonnello Ellington Golden, suggerì che Barbie non fosse arrestato ma semplicemente convocato e interrogato o che almeno si utilizzasse un trattamento di favore nei suoi confronti.
Sotto il comando alleato
Alla fine della lunga serie di interrogatori gli uomini del CIC conclusero che "Barbie è pronto a ritornare a Memmingen per riprendere il suo lavoro", veniva giudicato affidabile e a questo proposito si sottolineava che "Benché Barbie sostenga di essere un anticomunista, è probabile che la principale ragione che lo spinge a compiere i suoi sforzi e il suo impegno nel lavoro per gli alleati occidentali sia dovuto al desiderio di ottenere la sua personale libertà. Barbie appartiene ad una categoria che può essere arrestata automaticamente ed il suo attuale impiego gli garantisce la libertà personale, di vivere con la sua famiglia, uno stipendio decente, un appartamento e la sicurezza".
Il 10 maggio 1948 Barbie fu autorizzato a riprendere la sua attività a Memmingen. Per quasi un anno lavorò con il compito principale di infiltrarsi tra i comunisti tedeschi. Nel 1949 il comando del CIC ordinò il definitivo sbandamento della struttura di Barbie, che venne trasferito con tutta la famiglia ad Augsburg, nella Baviera meridionale controllata dalle forze statunitensi, per continuare ad occuparsi del partito comunista tedesco.
Fin dal 1948 i servizi francesi iniziarono a reclamare Barbie, trovando strenue resistenze nei comandi americani. Il caso arrivò sui banchi dell'Assemblea Nazionale transalpina, le richieste diplomatiche si moltiplicarono, le lettere degli ex partigiani e combattenti tempestarono gli uffici diplomatici americani in Francia. La posizione ufficiale del Dipartimento non mutò: Barbie era irreperibile e lo si stava ricercando attivamente. Mentre tutto ciò accadeva, Barbie continuava tranquillamente a lavorare ad Augsburg, a tutti gli effetti operativo alle dipendenze del 66º distaccamento US Army's intelligence arm.
La fuga dall'Europa
La Ratline
Tuttavia il pericolo di essere individuato era incombente. Paradossalmente Barbie era ricercato dall'alto comando americano in Germania e dalla stessa polizia tedesca. Sarebbe bastato un banale incidente, un controllo o un tradimento per farlo cadere nelle mani "sbagliate".
Il Distaccamento 66 del CIC che aveva la responsabilità di Barbie e coordinava le operazioni di spionaggio decise che questi doveva uscire dalla Germania. La tecnica era abbastanza semplice: le persone da mettere "in salvo" venivano trasportate lungo la "via del topo", in codice Ratline, gestita da un prete croato, Padre Krunoslav Draganović, che dall'Austria conduceva in Italia e di qui verso il Sud America.
Barbie alias Altmann
Il 12 febbraio nei documenti del CIC comparve per la prima volta il nome Klaus Altmann, che Barbie adotterà per la fuga. Il 14 febbraio il comando del CIC comunicò ad Augsburg che Klaus Altmann nei documenti d'espatrio da prepararsi doveva risultare un uomo d'affari residente ad Augsburg e diretto a Trieste. Successivamente venne emesso un documento di viaggio temporaneo con il numero di serie 0121454; si trattava di un documento in uso all'epoca per persone di nazionalità incerta o apolidi, quindi di fatto un salvacondotto per l'Italia.
Verso il Sudamerica
A questo punto Barbie fu inserito nella via del topo e la sua gestione passò direttamente a Padre Draganović, il quale lo accolse, e l'11 marzo Barbie continuò, con moglie e figli, il viaggio verso Genova, dove giunse il giorno seguente alloggiando all'Albergo Nazionale, nella centralissima Via Lomellini, a pochi passi dagli approdi del porto genovese, da dove partivano i "vapori" per l'America.
Barbie si ritrovò tra le mani due documenti di vitale importanza: un permesso di espatrio per la Bolivia e un permesso di viaggio rilasciato dalla Croce Rossa Internazionale. Il permesso di espatrio per la Bolivia indica che Barbie è un meccanico, possiede 850 dollari e in Italia conosce Padre Dragonović. Inoltre, anche un altro prelato, residente in Bolivia, garantiva per lui, Padre Roque Romao, Guardiano della Comunità Francescana di Sacaba. In realtà non si sa molto di questa persona se non che sia stato di fatto il punto terminale della via del topo. Non si esclude né che fosse completamente all'oscuro che il suo nome garantisse l'entrata di un criminale nazista, né che fosse in realtà un nome di comodo.
Il 16 marzo 1951, Barbie si imbarcò a Genova[3][4] sul piroscafo "Corrientes", alla volta di Buenos Aires, sotto la falsa identità di Klaus Altmann, un meccanico originario di Kronstadt, portando con sé la moglie ed i suoi due figli: Maria, nata nel 1941, e Klaus, nato nel 1946. Una volta arrivato in Argentina sarebbe passato successivamente in Bolivia.
In Bolivia
Intelligence e traffici illeciti
Nel 1955 Barbie si trasferì in Bolivia e nel 1957 acquisì la cittadinanza boliviana con le false generalità di Klaus Altmann Hansen. La carriera di Barbie in Bolivia fu caratterizzata da una stretta collaborazione con i governi dittatoriali più sanguinari che quel paese abbia conosciuto[5]. Importante, e secondo alcuni decisivo, il suo contributo per la riuscita del colpo di stato di Luis García Meza Tejada nel 1980, conosciuto con il nome di Golpe della Cocaina. Secondo la testimonianza di Elio Ciolini, pubblicata su Panorama nel 1982, Barbie, nella sua veste di consigliere per la sicurezza del ministero degli interni boliviano, organizzò il golpe anche con l'aiuto dei neofascisti italiani Delle Chiaie e Pagliai. Per il governo di García Meza, Barbie si incaricò tra l'altro di far pulizia dei piccoli narcotrafficanti per poter controllare meglio il mercato. Il gruppo paramilitare che dirigeva per conto di Garcia Meza, composto da neofascisti e neonazisti di vari paesi, era conosciuto come "los novios de la muerte", i fidanzati della morte.
Anteriormente, durante il governo militare di René Barrientos Ortuño, divenne presidente della società statale di navigazione boliviana Transmaritima. All'epoca quella società, ora scomparsa, contava una sola nave che sembra fosse dedita al commercio internazionale illegale di armi. Barbie fu anche nominato consigliere dei servizi segreti boliviani. Secondo alcune fonti potrebbe aver contribuito, come consigliere dei servizi segreti, alla cattura di Che Guevara a La Higuera nel 1967.[6][7]
La cattura
Nel 1971 il procuratore generale di Monaco di Baviera dichiarò chiuso il dossier Barbie, "per mancanza di prove"[8]. Dopo pochi mesi i cacciatori di nazisti Serge e Beate Klarsfeld rintracciarono Barbie, ma il governo boliviano dell'epoca negò l'estradizione. Raggiunto nel suo rifugio boliviano da numerosi giornalisti, Barbie continuò tenacemente a negare di essere il "boia di Lione". Solo nel 1972 si decise a gettare la maschera e in un'intervista al giornale Estado do Brasil ammise la sua vera identità. Poco prima del suo arresto, avvenuto per una truffa, Barbie ebbe a dichiarare a La Paz di sentirsi "ormai nell'anticamera della morte" e, poiché egli aveva perduto tutto (suo figlio Klaus era morto in un incidente d'auto e sua moglie era stata uccisa da un tumore), non gli importava più nulla di morire.
Nel 1981 una rivolta militare in Bolivia rovesciò il governo García e, nei successivi 14 mesi, si alternarono altri tre governi militari. Questi, non riuscendo a trovare una soluzione ai gravi problemi economici e sociali del Paese, decisero di riconvocare il Congresso eletto nel 1980. Nell'ottobre 1982 finì definitivamente il periodo dittatoriale e Hernán Siles Zuazo diventò Presidente a seguito di libere elezioni democratiche. Nel 1983 Barbie venne estradato in Francia.
Su Klaus Barbie furono archiviate 85 pagine da parte dell'FBI dal 1972 al 1987. Gli archivi contengono circa 43 memorie. Anche la CIA ed il Dipartimento di Giustizia statunitense erano in possesso di dossier su Barbie. I rapporti rivelavano tra le altre cose che nel 1972 sia l'FBI che il dipartimento di giustizia sapevano che Klaus Altmann era realmente Klaus Barbie[2].
Una curiosità: Siles Zuazo era Presidente della Bolivia sia nel 1957, quando Barbie acquisì la cittadinanza boliviana, sia nel 1983, al momento della cattura e dell'estradizione.
Il processo
Il processo nei suoi confronti si celebrò dall'11 maggio 1987[10] al 4 luglio dello stesso anno e la corte chiese conto a Barbie, oltre all'imputazione generica di crimini contro l'umanità, dei seguenti crimini:
▪ Il massacro di 22 ostaggi nello scantinato dell'edificio della Gestapo durante l'estate del 1943;
▪ L'arresto e la tortura di 19 persone durante l'estate del 1943;
▪ Il rastrellamento di 86 persone dagli uffici dell'U.G.I.F. (Union Générale des Israélites de France) il 9 febbraio 1943;
▪ La fucilazione di 42 persone (di cui 40 erano ebree) come uccisioni di rappresaglia durante gli anni 1943 e 1944;
▪ La cattura, la tortura e la deportazione degli operai ferroviari di S.N.C.F. il 9 agosto 1944;
▪ La deportazione ad Auschwitz di 650 persone (50% ebrei, 50% partigiani);
▪ la fucilazione di 70 prigionieri del carcere lionese di Montluc-à-Bron il 17 agosto 1944 ed il 20 agosto 1944, dei quali due erano sacerdoti;
▪ L'arresto e la deportazione di 55 ebrei (52 erano bambini) da Izieu.
* Nel pomeriggio del 4 luglio 1987 la Corte del Tribunale di Lione condannò Klaus Barbie all'ergastolo per crimini contro l'umanità.
La fine
Morì di leucemia il 25 settembre 1991, durante la sua detenzione nel carcere di Lione, in quella stessa città dove, 50 anni prima, Klaus Barbie compì atroci delitti, guadagnadosi quell'inquietante e sanguinario soprannome.
Note
1. ^ (DE) Klaus Barbie, 1913-1991
2. ^ a b (EN) Klaus Barbie Dept of Justice - FBI - Dept of State - CIA - CIC Files
3. ^ (IT) Inchiesta "Secolo XIX" - Accusa
4. ^ (IT) Inchiesta "Secolo XIX" - Difesa
5. ^ (EN) The Return of Bolivia's Blood-Stained Dictator
6. '^ Klaus Barbie, la fuga di un nazista - Da La Paz a Parigi - A cura delllAssociazione Olokaustus
7. ^ (PT) KLAUS BARBIE: o ocaso do carrasco - Da História Viva di febbraio 2004
8. ^ (IT) Klaus Barbie riportato in Francia - TR Gennaio 1983
9. ^ (FR) Dossier Barbie - histoire.fr
10. ^ (FR) Klaus Barbie au banc des accusés - Radio-Canada
* 1993 - Bruno Pontecorvo, e, dopo la fuga in URSS, Бруно Максимович Понтекорво (trasl.: Bruno Maksimovic Pontekorvo) (Marina di Pisa, 22 agosto 1913 – Dubna, 25 settembre 1993), è stato un fisico italiano.
Fu allievo di Enrico Fermi, autore di numerosi studi sulla fisica delle particelle ad alta energia e giunse alla notorietà anche fuori della comunità scientifica per il suo volontario trasferimento nell'URSS nel 1950 (in piena guerra fredda), dove continuò le sue ricerche sul decadimento del muone e sui neutrini.
Nato da una famiglia benestante di fede ebraica ma non praticante, frequentò giovanissimo il biennio di ingegneria a Pisa, e a soli 18 anni si iscrisse al terzo anno di Fisica all'Università di Roma passando l'esame di ammissione con Fermi e Franco Rasetti, diventando quindi uno degli assistenti più stretti - ed il più giovane - di Fermi, entrando a far parte del cosiddetto "gruppo di via Panisperna" con il quale collaborò nel 1934 al celebre esperimento sui neutroni lenti che diede l'avvio alle ricerche sulla fissione del nucleo atomico ed alle sue applicazioni.
Nel 1936 si recò a Parigi, dove lavorò sino al 1940 con Irène Curie e Frédéric Joliot allo studio degli urti dei neutroni con protoni ed alle transizioni elettromagnetiche tra isomeri. Durante il periodo parigino abbracciò l'ideologia marxista e comunista, pur non partecipando attivamente ad alcuna attività politica. Nel 1938 conobbe una giovane studentessa svedese, Marianne Nordblom, da cui ebbe presto il primo figlio Gil.
Nell'agosto 1940, dopo l'invasione di Parigi da parte dei nazisti, fuggì negli USA dove, con una borsa della Westinghouse, lavorò per una società petrolifera a Tulsa (Oklahoma), mettendo a punto una tecnica di introspezione dei pozzi petroliferi basata sul tracciamento di neutroni che è la prima applicazione pratica della scoperta delle proprietà dei neutroni lenti fatta a Roma con Fermi.
Negli USA, probabilmente a causa delle sue idee comuniste, fu escluso dalla partecipazione al Progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica, ma nel 1943 fu chiamato a partecipare a ricerche teoriche in un centro di ricerca canadese nei pressi di Montreal, ove si occupò dello studio dei raggi cosmici ed in particolare di neutrini e del decadimento del muone.
Nel 1948, dopo aver ottenuto la cittadinanza britannica, fu chiamato nel Regno Unito da John Cockcroft per partecipare al progetto della bomba atomica inglese. Si trasferì dunque al centro di ricerche nucleari di Harwell, quindi ottenne un incarico professorale a Liverpool.
Il 31 agosto 1950, durante una vacanza in Italia, senza darne comunicazione né ad amici né a parenti, partì da Roma per Stoccolma con tutta la famiglia (moglie e tre figli) e proseguì immediatamente per Helsinki, dove fu aiutato da agenti sovietici ad entrare nell'Unione Sovietica. Una volta in Unione Sovietica, cambiò il suo nome in Bruno Maksimovic Pontekorvo.
La sua improvvisa scomparsa gettò scompiglio e preoccupazione nei servizi di sicurezza occidentali, preoccupati del possibile disvelamento di segreti atomici, mentre ancora era recente il caso di Klaus Fuchs, scienziato tedesco, cittadino inglese dal 1942, anch'egli comunista, che aveva partecipato al progetto delle bomba atomica inglese e che era da poco stato condannato per aver fornito informazioni su ricerche nucleari ai sovietici.
Nell'URSS, dove sarebbero maturate le sue fondamentali ricerche nella fisica delle particelle elementari e, successivamente, nell'astrofisica, con importanti contributi alla fisica dei neutrini e alle indagini sui neutrini solari, Pontecorvo fu accolto con tutti gli onori, ma anche tenuto per anni isolato dal mondo, mantenendo solo uno sporadico contatto col fratello Gillo, noto regista cinematografico, rimasto in Occidente. Lavorò fino alla morte a Dubna, dove i sovietici avevano impiantato un importante laboratorio di ricerca atomica, sulle particelle ad alta energia ed in particolare sul decadimento del muone e sui neutrini, ricevendo il Premio Stalin nel 1953 e divenendo membro della prestigiosa Accademia delle Scienze dell'URSS nel 1958. Solo nel 1955 gli fu consentito di apparire in pubblico, in occasione di una conferenza stampa dove spiegò al mondo le motivazioni del suo abbandono della società occidentale e la sua adesione al comunismo reale. Solo molti anni dopo poté viaggiare all'estero e visitare l'Italia (la prima volta solo nel 1978). Afflitto dal morbo di Parkinson, morì a Dubna nel 1993.
Attualmente è sepolto a Roma nel cimitero acattolico della Piramide.
Nel 1995, in riconoscimento dei suoi meriti scientifici, fu istituito a suo nome il prestigioso Premio Pontecorvo, attribuito annualmente dal Joint Institute for Nuclear Research in Russia al fisico che ha maggior contribuito alla ricerca nel campo delle particelle elementari.
Di tutta l'opera di Bruno Pontecorvo, piena di formidabili intuizioni, sono da sottolineare i suoi contributi alla fisica dei neutrini, contributi che hanno rappresentato vere e proprie pietre miliari: l'intuizione di come rivelare gli antineutrini prodotti nei reattori nucleari (metodo utilizzato da Frederick Reines che per questo ricevette il Nobel nel 1995), la predizione che i neutrini associati agli elettroni fossero diversi da quelli associati ai muoni (la verifica sperimentale di questa predizione ha fruttato il premio Nobel a J. Steinberger, L. Lederman e M. Schwartz) l'ipotesi che i neutrini, nel vuoto, si potessero trasformare in un altro tipo di neutrini. Ci riferiamo al fenomeno noto come 'oscillazione dei neutrini', di cui esistono moltissime prove sperimentali ma che non è ancora riconosciuto dal comitato del Nobel (ricordiamo che il premio ricevuto da M. Koshiba e R. Davis non riguarda le oscillazioni, ma l'astronomia dei neutrini).
* 2002 - Emilio Tadini (Milano, 1927 – Milano, 25 settembre 2002) è stato un pittore, scultore e poeta italiano.
Laureato in lettere, è stato presidente dell'Accademia di Belle Arti di Brera dal 1997 al 2000. Ha iniziato la sua attività letteraria sulla rivista Politecnico di Elio Vittorini nel 1947, pubblicando saggi, romanzi, poesie e monologhi. Ha esposto le sue prime opere negli anni sessanta ed è stato invitato alla Biennale di Venezia nel '78 e '82. Nel 2001 si è tenuta una sua retrospettiva a Milano. È stato critico d'arte e letteratura per il Corriere della sera. Si spegne a Milano il 25 settembre 2002 all'età di 75 anni. Ha detto di lui Umberto Eco: "uno scrittore che dipinge, un pittore che scrive".
▪ 2003 - Franco Modigliani (Roma, 18 giugno 1918 – Cambridge, 25 settembre 2003) è stato un economista italiano naturalizzato statunitense.
«Non è tollerabile che una banca centrale, isolata, che non ha nessuna responsabilità né l'obbligo di spiegare quello che fa, possa continuare a creare disoccupazione mentre i governi stanno zitti.»(su Il Tempo del 22/10/2000)
Vincitore del Premio Nobel per l'economia nel 1985, nacque a Roma da una famiglia di origine ebraica. A soli 17 anni entra all'Università di Roma, dove è iscritto ai GUF, vincendo i Littoriali della cultura e dell'arte. Lascia la capitale italiana nel 1939 a causa delle leggi razziali fasciste e si reca a Parigi, ospite dei futuri suoceri. A Parigi tenta invano di seguire alcuni corsi alla Sorbona ("Ho trovato l'insegnamento lì impartito prosaico e una perdita di tempo"[1]) e completa la scrittura della tesi (lavorando soprattutto nella Biblioteca di St. Genevieve). Tornato brevemente a Roma per discutere la tesi e ricevere la laurea, nel 1939 lascia l'Europa, ormai tutta indirizzata verso una nuova guerra, e si reca negli Stati Uniti prendendone la cittadinanza nel 1946.
Approvò il Decreto Legge 122 (Legge Mancino)
Contributi
Modigliani, assieme a Merton Miller, formulò il cosiddetto Teorema di Modigliani-Miller della finanza aziendale. Questo importante risultato spiega sotto quali condizioni il valore di una azienda rimanga lo stesso sia che venga finanziata attraverso raccolta di capitali sul mercato azionario (emissione di azioni), sia che venga finanziata attraverso acquisizione di debito (emissione di obbligazioni). Nonostante le assunzioni del teorema lo rendano inverificabile dal punto di vista empirico, rimane comunque un risultato scientifico importante perché da esso è scaturita una enorme letteratura, tuttora fiorente, che cerca di spiegare sotto quali diverse condizioni il risultato non sia valido.
Modigliani fu anche l'ideatore dell'ipotesi del ciclo vitale, che spiega come il risparmio ed il consumo cambino nell'arco di vita di un individuo. I consumatori, secondo Modigliani, tendono ad effettuare le loro scelte di consumo non in base al loro reddito corrente, ma in base alla loro aspettativa di reddito e consumo totale futuri. Per questo, gli individui tendono a risparmiare in alcune fasi della loro vita per poi spendere il denaro accumulato in altre fasi, per esempio durante il pensionamento.