Il calendario del 25 Maggio
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Eventi
▪ 1085 - Alfonso VI di Castiglia riprende Toledo ai Mori.
▪ 1241 - La comunità ebraica di Francoforte sul Meno subisce uno dei primi attacchi antisemiti
▪ 1124 - Consacrazione del Santuario di Montevergine dedicato alla Madonna ed eretto da San Guglielmo da Vercelli.
▪ 1420 - Enrico il Navigatore viene nominato governatore dell'Ordine di Cristo.
▪ 1521 - La Dieta di Worms termina quando Carlo V emana l'Editto di Worms, che dichiara Martin Lutero un fuorilegge.
▪ 1659 - Richard Cromwell, figlio di Oliver, rassegna le dimissioni dalla carica di Lord Protettore.
▪ 1660 - Il re Carlo II sbarca a Dover di ritorno dal suo esilio.
▪ 1787 - A Filadelfia (Pennsylvania), i delegati iniziano a riunirsi per scrivere una nuova Costituzione degli Stati Uniti (George Washington è il presidente).
▪ 1810 - A Buenos Aires, cittadini armati espellono il viceré di Spagna e stabiliscono un governo provinciale per l'Argentina.
▪ 1812 - Un terribile terremoto colpisce Caracas, in Venezuela causando dai 15.000 ai 20.000 morti.
▪ 1895
- - Il commediografo, poeta e romanziere Oscar Wilde viene condannato per "sodomia e volgare indecenza" e condannato a scontare due anni in una prigione di Londra.
- - Viene fondata la Repubblica di Taiwan, con Tang Ching-sung come presidente.
▪ 1914 - La Casa dei Comuni del regno Unito approva la Irish Home Rule.
▪ 1925 - John T. Scopes viene incriminato per aver insegnato la teoria dell'evoluzione di Darwin.
▪ 1926 - L'anarchico ebreo Sholom Schwartzbard uccide il politico ucraino Symon Petliura in esilio a Parigi.
▪ 1935
- - Nel giro di 45 minuti, al Big Ten meeting di Ann Arbor (Michigan), Jesse Owens stabilisce o eguaglia quattro record del mondo di atletica leggera.
- - Babe Ruth batte il 714º e ultimo fuoricampo della sua carriera.
▪ 1940 - seconda guerra mondiale: Inizia la Battaglia di Dunkerque.
▪ 1946 - Il parlamento della Transgiordania elegge l'Emiro Abdullah come suo Re.
▪ 1953 - Al Nevada Test Site, gli Stati Uniti conducono i loro primi e unici test di artiglieria nucleare.
▪ 1958 - Italia: si svolgono le elezioni politiche.
▪ 1961 - Programma Apollo: Il Presidente Kennedy annuncia davanti a una sessione speciale unificata del Congresso il suo obiettivo di iniziare un progetto per mandare "un uomo sulla Luna" prima della fine del decennio.
▪ 1963 - Ad Addis Abeba, Etiopia, viene fondata l'Organizzazione di unità africana.
▪ 1966 - Programma Explorer: viene lanciato l'Explorer 32.
▪ 1977 - Guerre Stellari esce nei cinema statunitensi. Diventerà uno dei film di maggior incasso nella storia del cinema.
▪ 1981 - A Riad, viene creato il Consiglio di Cooperazione del Golfo tra Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti.
▪ 1985 - Il Bangladesh viene colpito da un ciclone tropicale e da un'ondata di temporali che causeranno la morte di circa 10.000 persone.
▪ 1995 - Il papa Giovanni Paolo II pubblica la Lettera Enciclica Ut Unum Sint riguardante l'impegno ecumenico.
▪ 2000 - Il Libano celebra la liberazione del sud del paese dopo 22 anni di occupazione israeliana.
▪ 2001 - alpinismo: il trentaduenne Erik Weihenmayer, di Boulder (Colorado), diventa il primo non vedente a raggiungere la vetta del monte Everest, mentre il sessantaquattrenne Sherman Bull, di New Canaan (Connecticut), diventa la persona più anziana a compiere la stessa impresa.
▪ 2003 - Nestor Kirchner viene eletto nuovo presidente della Repubblica Argentina.
Anniversari
▪ 735 - Beda il Venerabile (672 ca. – 25 maggio 735) è stato un monaco e storico inglese, vissuto nel monastero benedettino di San Pietro e San Paolo a Wearmouth (oggi parte del Sunderland), in Inghilterra, e a Jarrow, in Northumberland. È famoso come studioso e autore di numerose opere, tra le quali la più conosciuta è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum (Storia ecclesiastica del popolo inglese), che gli è valsa il titolo di Padre della storia inglese.
Scrisse su molti altri argomenti, dalla musica alla poesia, ai commentari biblici.
Fu dichiarato santo e dottore della Chiesa dalla Chiesa cattolica.
La sua testimonianza
Quasi tutto ciò che conosciamo della vita di Beda è quanto è stato raccontato da lui stesso nella sua Historia. Le sue parole, scritte nel 731, quando la morte era ormai vicina, mostrano la semplicità e pietà caratteristiche della sua persona, e gettano una luce sulla composizione del lavoro attraverso il quale è meglio ricordato nel mondo. Scrive egli stesso:
«Così io, Beda, servo di Cristo e sacerdote del monastero dei Beati Apostoli san Pietro e san Paolo, che si trova a Wearmouth e a Jarrow (nel Northumberland), con l'aiuto di Dio ho composto fino a dove ho potuto raccogliere, o dagli antichi documenti o dalle tradizioni degli anziani o dalla mia conoscenza, questa storia ecclesiastica della Britannia, e specialmente alla razza inglese. Sono nato nel territorio del detto monastero, e all'età di 7 anni i miei genitori mi affidarono alla cura del reverendissimo abate Benedetto, e successivamente a Ceolfrid, perché mi istruissero. Da quel momento ho passato tutta la mia vita all'interno del monastero, dedicando tutte le mie fatiche allo studio delle Scritture, e fra l'osservanza della disciplina monastica e del compito quotidiano di cantare in Chiesa, è stato sempre mia delizia imparare o insegnare o scrivere. A diciannove anni fui ammesso al diaconato, a trent'anni al sacerdozio, entrambi nelle mani del reverendissimo Vescovo Giovanni, e sotto la disciplina dell'abate Ceolfrid. Dal momento dell'ammissione al sacerdozio al mio attuale cinquantanovesimo anno, mi sono sforzato di scrivere brevi note sulle Scritture, tratte dai lavori dei Venerabili Padri o in conformità con il significato e le interpretazioni da essi indicati, e ciò per mio uso personale e per quello dei miei confratelli.»
Dopo questo, Beda inserisce una lista, o Indiculus, dei suoi precedenti scritti, e alla fine conclude il suo grande lavoro con le seguenti parole:
«E io Ti prego, Gesù amorevole, che come Tu mi hai graziosamente dato di bere con piacere della tua conoscenza, così voglia Tu pietosamente concedermi di attingere una giorno a Te, la fontana di tutta la saggezza, e di comparire per sempre davanti al Tuo Volto.»
Note biografiche
Entrato nel monastero di Wearmouth all'età di 7 anni, divenne diacono a 19 e sacerdote a 30 anni. Non è chiaro se fosse di famiglia nobile. Fu educato dagli abati Benedetto Biscop e Ceolfrid, e probabilmente fu quest'ultimo ad accompagnarlo a Jarrow nel 682. Qui trascorse il resto della sua vita dividendo il suo tempo tra lo studio, l'insegnamento, l'attività di scrittore e l'assolvimento delle funzioni monastiche.
Venerazione
Il titolo Venerabilis sembra essere stato associato al nome di Beda già due generazioni dopo la sua morte.
La sua importanza per la religione cattolica fu pienamente riconosciuta solo nel 1899, quando fu dichiarato Dottore della Chiesa, con il nome di San Beda il Venerabile.
Non ci sono conferme ufficiali alla leggenda riportata da Thomas Fuller del "monaco ignorante" che, componendo un epitaffio su Beda, non riusciva a completare la riga: Hac sunt in fossa Bedae... ossa e che la mattina dopo trovò che gli angeli avevano riempito lo spazio con la parola venerabilis.
Il titolo è usato da Alcuino, Amalario e apparentemente da Paolo Diacono, e il concilio di Aquisgrana dell'835 lo descrive come venerabilis et modernis temporibus doctor admirabilis Beda ("il venerabile e meraviglioso dottore dei nostri tempi Beda").
A questo decreto fece riferimento specificatamente la petizione che il cardinale Nicholas Patrick Stephen Wiseman e i vescovi inglesi indirizzarono alla Santa Sede nel 1859, chiedendo che Beda fosse dichiarato dottore della Chiesa.
La questione era già stata dibattuta prima del tempo di Benedetto XIV, ma fu solo il 13 novembre 1899 che Leone XIII decretò che la festa di San Beda il Venerabile con il titolo di Doctor Ecclesiae fosse celebrata da tutta la Chiesa cattolica il 27 maggio.
Un culto locale di san Beda si era mantenuto a York e nel nord dell'Inghilterra durante il Medioevo, ma la sua festa non era osservata in genere al sud dello stesso paese, dove era seguito il rito di Sarum.
Opere
Secondo la Catholic Enciclopedia gli scritti di Beda mostrano la sua profonda conoscenza del suo tempo e del passato, conoscenza ottenuta dalla lettura dei volumi delle biblioteche di Wearmouth e di Jarrow, che contenevano dai 300 ai 500 volumi ed erano tra le più grandi d'Inghilterra. Una delle sue fonti più importanti è la Storia dei Bretoni di Gildas, scritta poco prima del 547.
Beda fu un grande esperto in letteratura patristica e nei suoi scritti si ritrovano citazioni di Plinio il Giovane, Virgilio, Lucrezio, Ovidio, Orazio e di altri autori classici, malgrado qualcuno all'epoca disapprovasse queste conoscenze.
Conosceva anche il greco e un po' di ebraico. Il suo latino è semplice e privo di affettazione, ma fluido nella narrazione.
Beda utilizzava il metodo di interpretazione allegorica ed aveva un atteggiamento "moderno" di fronte all'interpretazione dei miracoli. Si riteneva che fosse dotato di molto buon senso, simpatia, amore alla verità e all'imparzialità, sincera misericordia e capacità di mettersi al servizio degli altri.
Gli scritti di Beda sono classificati in scientifici, storici e teologici.
Tra gli scritti scientifici troviamo trattati di grammatica (scritti per i suoi allievi), un lavoro sui fenomeni naturali (De Rerum Natura) e due sulla cronologia (De temporibus e De temporum ratione).
Beda fece anche un calcolo approssimato dell'età della Terra ed iniziò a dividere gli anni in prima di Cristo e dopo Cristo.
Scrisse che la Terra è rotonda "come una palla da gioco", in contrasto con l'opinione corrente di una terra piatta.
In ambito storico a proposito del mito del Colosseo e di Roma già nel VII secolo aveva profetizzato "Finché starà il Colosseo starà Roma, quando cadrà il Colosseo cadrà anche Roma e quando cadrà Roma cadrà il mondo".
La Storia ecclesiastica
Il più importante e meglio conosciuto dei suoi lavori è la Historia ecclesiastica gentis Anglorum ("Storia ecclesiastica dei popoli anglici"), in 5 libri (circa 400 pagine), e che narra la storia dell'Inghilterra, sia dal punto di vista politico che ecclesiastico, dal tempo di Cesare alla data di composizione (731).
Altre opere
La sua edizione della Bibbia fu molto importante e fu utilizzata dalla Chiesa fino al 1966. Quest'opera non è la copia di una precedente versione ma è il risultato di molte ricerche per ciascuno dei libri della Bibbia.
Suoi altri lavori importanti sono le vite degli abati di Wermouth e Jarrow e le vite in versi e in prosa di Cutberto di Lindisfarne.
La maggior parte dei suoi scritti è di tipo teologico e consiste in commentari di tipo esegetico di libri del Vecchio e Nuovo Testamento, fra cui i famosi Proverbia di Re Salomone dal Libro dei Proverbi, in omelie e in trattati su brani della Sacra Scrittura.
Il suo ultimo lavoro, completato sul letto di morte, fu la traduzione in lingua anglosassone del Vangelo secondo Giovanni.
▪ 1607 - Maria Maddalena de' Pazzi, nata Caterina (Firenze, 2 aprile 1566 – Firenze, 25 maggio 1607), è stata una monaca e mistica italiana, carmelitana, proclamata santa da Papa Clemente IX il 22 aprile 1669. Visse spesso una profonda meditazione della Sacra Scrittura riflettendo particolarmente sulla Trinità. Le sue consorelle annotarono le sue parole, i suoi gesti e molte lettere (solo alcune furono inviate ai destinatari), finalizzate alla riforma della Chiesa in relazione con l'opera di rinnovamento promossa dal Savonarola. La sua spiritualità influenzò profondamente la società fiorentina del Seicento.
«O Amore dammi tanta voce che chiamando te Amore, io sia sentita dall'Oriente insino al Occidente, e da tutte le parte del mondo, etiam nell'Inferno, accioché da tutti tu sia conosciuto e amato, amore; [...] Amore, amore tu solo penetri e trapassi...
se' cielo e terra, Fuoco et Aria, Sangue e Acqua. » ((QG 82))
▪ 1681 - Pedro Calderón de la Barca (Madrid, 17 gennaio 1600 – Madrid, 25 maggio 1681) è stato un drammaturgo e religioso spagnolo.
È considerato l'ultima grande voce del Siglo de oro spagnolo.
Pensiero
Allievo dei gesuiti, Calderon assimila il pensiero di Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino che gli arrivava attraverso l'interpretazione allora in voga in Spagna di Bañez, Molina e Suárez, mescolandovi il culto per il precristianesimo. Dal suo pessimismo e scetticismo riguardo l'autonomia e la validità dell'operare umano nasce un senso profondo della vanità universale che sfocia nei mitici temi calderoniani: la vita come pellegrinaggio, come sogno, il mondo come teatro, apparenza, recitazione di parti sempre uguali da assegnare a personaggi sempre diversi.
Malgrado il pessimismo dell'autore sia temperato dalla fiducia in Dio e dal forte razionalismo che deve a san Tommaso, molte delle sue opere rivelano una così grande inquietudine sulla condizione umana che lo avvicinano all'esistenzialismo cristiano contemporaneo.
Calderón vede nella storia, antica o contemporanea, l'impronta della volontà divina così come nel mondo naturale, egli legge il piano e la presenza di Dio.
* 1693 - Madame de La Fayette (nome completo Marie-Madeleine Pioche de la Vergne; Parigi, 16 marzo 1634 – Parigi, 25 maggio 1693) è stata una scrittrice francese. Viene considerata l'inventrice del romanzo moderno.
Madame de La Fayette o LaFayette dal cognome del marito, nasce a Parigi da una famiglia della piccola nobiltà francese, prima di tre sorelle.
Nel 1650 sua madre, rimasta vedova, si risposa con Renaud de Sévigné, zio della letterata Marie de Sévigné, con la quale stringerà una forte e duratura amicizia destinata ad appassionarla all'arte della scrittura. Il patrigno, coinvolto nella Fronda, fu esiliato nel 1652. Marie-Madeleine seguì il patrigno nel suo esilio e ritornò a Parigi solo per il matrimonio con François Motier, conte de Lafayette. Dalla loro unione, un matrimonio di interesse tra una ricca ereditiera e un nobile spiantato, diciotto anni più vecchio di lei, nacquero due figli. Per i primi anni i due vissero insieme in campagna. Successivamente Marie-Madeleine tornò a Parigi e, divenuta dama di corte di Enrichetta d’Inghilterra, visse separata da suo marito anche se mantenne sempre con lui dei rapporti di amicizia e continuò ad aiutarlo ogni volta che fu possibile, fino alla morte di lui, avvenuta il 26 giugno 1683.
Attraverso la cugina Marie conobbe François de La Rochefoucauld, al quale rimase legata per tutta la vita da un'affettuosa amicizia e da una ancor più intensa complicità intellettuale. In compagnia dello scrittore frequentò tutti i salotti culturali di Parigi, confrontandosi con i maggiori intellettuali dell'epoca, come Jean Racine e Nicolas Boileau.
Delle numerose opere di Madame de La Fayette - spesso firmate con pseudonimi in quanto era considerato sconveniente per una donna del suo rango esercitare l'arte della scrittura - la più importante è certamente il romanzo La principessa di Clèves, dato alle stampe nel 1678. Tale romanzo è considerato da molti critici, Voltaire compreso, come il capostipite dei moderni romanzi d'analisi e psicologici francesi.
Accompagnato da una grande risonanza (su «Le Mercure galant» si aprì un dibattito con i lettori riguardo all'opportunità della confessione che la protagonista fa al marito del suo amore per il duca di Nemours), il romanzo ottenne un successo al quale non fu estranea l’abitudine a dibattere temi amorosi che i salotti delle Preziose avevano creato. La scelta finale della protagonista, rimasta vedova, di rifiutare il matrimonio con Nemours e di vivere «chez elle», poco compresa allora e meno ancora oggi, è una chiara conseguenza della condivisione da parte di Madame de La Fayette degli ideali delle Preziose e non può essere spiegata correttamente se non si tiene conto della sua appartenenza a questo gruppo e di quanto non solo la scrittura ma anche il modo di pensare e di agire di Madeleine de Scudéry avessero influenzato i romanzi di Lafayette. La principessa di Clèves non è quindi l’isolato capolavoro della donna a cui viene riconosciuto dalla critica di aver dato origine al romanzo psicologico moderno ma il frutto maturo di una tradizione femminile che proprio nel romanzo ha trovato la forma ideale di espressione.
Negli anni seguenti furono scritte le Mémoires de la Cour de France pour les années 1688 e 1689, pubblicate però dopo la morte della scrittrice avvenuta a Parigi nel 1693.
Tra le altre opere narrative e memorie della Corte di Francia, è degna di nota la Storia di Enrichetta di Inghilterra, scritta insieme alla stessa Enrichetta Anna Stuart e stampata postuma nel 1720.
▪ 1950 - Padre Mario Vergara (Frattamaggiore, 16 novembre 1910 – Shadaw, 25 maggio 1950) è stato un presbitero e missionario italiano del PIME, a lungo in missione in Birmania. La Chiesa cattolica gli ha attribuito il titolo di servo di Dio a seguito dell'avvio della causa per la sua beatificazione.
Ultimo dei nove figli di un industriale canapiero, entrò nel seminario vescovile di Aversa ad 11 anni e a 17 fu ammesso al seminario regionale campano di Posillipo dei padri Gesuiti, dove emerse la sua vocazione missionaria. Nel 1929 fu ammesso al seminario di Monza del PIME, ma l’anno successivo dovette rientrare a Posillipo per motivi di salute. Qui divenne responsabile del Circolo Missionario tra gli studenti del corso di teologia e nel 1932 ricevette la tonsura e gli ordini minori dal vescovo di Aversa Carmine Cesarano.
Ad agosto del 1933 venne ammesso al Noviziato del PIME di Sant'Ilario Ligure (GE) con la guida del padre Emilio Milani che era stato missionario in Cina. Il 26 agosto 1934 fu ordinato presbitero per le mani del cardinale Ildefonso Schuster nella chiesa di Bernareggio; e alla fine di settembre partì per le Missioni del PIME in Birmania.
In Birmania, allora protettorato britannico, fu accolto dal vescovo Sagrada, vicario apostolico residente a Toungoo. Subito collaborò alle attività missionarie già avviate e iniziò lo studio delle lingue e dei costumi delle popolazioni che doveva assistere ed evangelizzare. Nel 1936 gli fu affidata la cura del distretto montano di Citaciò, abitato dalle genti cariane. Qui padre Vergara affinò il suo metodo missionario, assicurando a tutti i villaggi la catechesi e la celebrazione dei sacramenti ed istituendo varie attività di formazione ed assistenza: organizzò un orfanotrofio per 82 piccoli birmani e praticò un'efficace medicina empirica, che spesso agli occhi delle popolazioni da lui curate appariva come miracolosa.
Nel 1940, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, fu internato nei campi di concentramento inglesi in India. Alla fine della prigionia viaggiò in treno per l’India verso Delhi e verso Hyderabad e per qualche tempo fu cappellano dei soldati italiani a Bombay in attesa del rimpatrio. A giugno 1946 si recò a Calcutta con la speranza di ottenere il permesso di ritornare alla sua missione in Birmania. Padre Vergara riuscì a raggiungere la Birmania nell'autunno successivo e a dicembre venne inviato dal vescovo Lanfranconi sui monti della Cariania, ad oriente di Loikaw, dove ricostruì in solitudine le attività missionarie che la guerra aveva travolto: portò la catechesi nei villaggi e costruì dispensari e di luoghi di assistenza. Dal settembre del 1948 fu coadiuvato dal giovane missionario padre Pietro Galastri.
Dopo l'indipendenza della Birmania, del 1948, i luoghi ove operava padre Mario divennero teatro dello scontro armato tra gruppi locali che si fronteggiavano con tradizioni, credenze religiose ed ideologie diverse, senza che le truppe governative riuscissero a presidiarli. Alcune delle forze ribelli non rifuggivano dalla persecuzione anti-cattolica. In questo contesto, il 25 maggio 1950, padre Mario Vergara fu trucidato a Shadaw insieme con padre Pietro Galastri e il suo catechista birmano Isidoro Ngei Ko Lat. Il suo corpo, chiuso in un sacco, fu abbandonato alla corrente del fiume Salwen.
Processo di beatificazione
Nel 2003 mons. Sotero Phamo, vescovo di Loikaw, figlio di un catechista di padre Mario, ha avviato il processo diocesano per la causa di beatificazione di Mario Vergara e di Isidoro Ngei Ko Lat, in quanto "martiri per la fede". Dopo gli accertamenti del postulatore, il missionario è stato riconosciuto servo di Dio.
▪ 1952 - Ettore Tolomei (Rovereto, 16 agosto 1865 – Roma, 25 maggio 1952) è stato un giornalista e politico italiano. È stato Senatore del Regno.
[….] A Tolomei si devono la creazione dell'Archivio di Stato di Bolzano, dell'Istituto di Studi per l'Alto Adige e della Biennale d'Arte di Bolzano.
Il 15 luglio 1923, nel teatro civico di Bolzano, Tolomei rese pubblico il suo programma di assimilazione e italianizzazione del territorio già tirolese con la rieducazione politica-culturale degli abitanti di lingua tedesca (vedi Programma di Tolomei).
Nel 1923 fu nominato senatore per i suoi "meriti culturali e patriottici". Fu poi nominato nel 1937 "Conte della Vetta" da Vittorio Emanuele III.
Durante la seconda guerra mondiale si ritirò dalla politica nel podere di Gleno, ma venne arrestato dai tedeschi. Fu deportato prima a Dachau e poi in Turingia. La zona dove si trovava fu occupata dai russi che non lo volevano rilasciare: un nipote ed alcuni amici riuscirono a farlo fortunosamente fuggire e a riportarlo in Italia. Scrisse le proprie "Memorie di vita", che Garzanti pubblicò nel 1948 e si spense a Roma il 25 maggio 1952. Venne seppellito nel cimitero di Montagna, il comune da cui dipende il villaggio di Gleno.
Ricordo
Il conte Ettore Tolomei è noto principalmente per il suo Programma e per la sua difesa dell'italianità dell'Alto Adige fino al Brennero.
Tra le tante sue attività (da giornalista ad alpinista, senatore, scrittore, ecc..) fu anche vicepresidente della Dante Alighieri, promotrice della lingua italiana nel mondo, dal 1906 al 1952.
Tolomei è festeggiato ancora oggi come patriota da una parte degli Italiani, ma viene denigrato come il becchino del Sudtirolo dalla maggioranza dei cittadini altoatesini di lingua tedesca e la sua tomba è stata ripetutamente vilipesa e devastata durante gli anni del terrorismo sudtirolese (tra gli anni sessanta e la fine degli anni 80).
Attualmente la sua figura storica viene rivalutata come quella di un "irredentista trentino ed altoatesino", a cui fu dato il titolo di Conte Redentore dell'Alto Adige dallo stesso Re d'Italia.
▪ 1954 - Robert Capa, pseudonimo di Endre Ernő Friedmann (Budapest, 22 ottobre 1913 – Thai-Bin, 25 maggio 1954), è stato un fotografo ungherese.
I suoi reportage rendono testimonianza di cinque diversi conflitti bellici: la guerra civile spagnola, la seconda guerra sino-giapponese, la seconda guerra mondiale, la guerra arabo-israeliana del 1948 e la prima guerra d'Indocina.
Capa documentò inoltre il corso della seconda guerra mondiale a Londra, nel Nordafrica e in Italia, lo sbarco in Normandia dell'esercito alleato e la liberazione di Parigi. Il fratello minore di Capa, Cornell, è stato anch'egli un fotografo.
▪ 1996 - Renzo De Felice (Rieti, 8 aprile 1929 – Roma, 25 maggio 1996) è stato uno storico italiano, considerato a livello internazionale il massimo esperto del fascismo, allo studio del quale si dedicò sin dal 1960 e fino all'anno della sua morte.
La vita e la carriera accademica
Laureatosi nel 1955-1956 con Federico Chabod, ottenne nello stesso anno una borsa di studio presso l'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli, fondato da Benedetto Croce e diretto dallo stesso Chabod.
Iscritto al PCI, nel 1956 fu tra i firmatari del celebre Manifesto dei 101, sottoscritto da intellettuali dissenzienti verso l'appoggio dato dal partito all'invasione sovietica dell'Ungheria. Insieme a molti dei firmatari del manifesto, De Felice lasciò il PCI per iscriversi al Partito Socialista Italiano.
Ottenuto l'incarico di professore ordinario presso l'Università di Salerno dal 1968 al 1971, De Felice fondò nel 1970 la rivista Storia Contemporanea edita da Il Mulino. Nel 1972 si trasferì presso l'Università La Sapienza di Roma, ove insegnò Storia dei partiti politici alla facoltà di Lettere e poi, dal 1979, presso quella di Scienze politiche; infine, nel 1986, passò a occupare la cattedra di Storia contemporanea.
Ha fatto parte del consiglio editoriale del Journal of Contemporary History.
Gli studi
I suoi studi, indirizzati inizialmente verso la storia moderna, si concentrarono poi su quella contemporanea (gli ebrei sotto il fascismo) e, da tale filone, scaturì l'interesse che contraddistinse più marcatamente la sua carriera di storico e che lo propose spesso all'attenzione del grande pubblico: la storia della dittatura fascista.
L'interpretazione che De Felice dà del fascismo si articola su tre temi fondamentali: l'origine socialista del pensiero di Mussolini e la differenza fra il fascismo e le dittature di destra contemporanee, la distinzione fra il "fascismo movimento" e il "fascismo regime", la realizzazione di un consenso determinante a garantire stabilità e successo al regime fascista.
Al di là degli elogi e delle critiche, l'interpretazione che De Felice offre del fascismo e della dittatura mussoliniana ha comunque il merito di aver suscitato una nuova stagione di studi e riflessioni sul fascismo.
La polemica sul Revisionismo
Quando De Felice pubblicò il primo volume della monumentale biografia di Mussolini, la storiografia e la cultura italiane erano divise da barriere ancora molto rigide e lo storico venne accusato da sinistra di giustificare il fascismo.
D'altra parte, le sue ricerche, poi riconosciute da buona parte degli accademici come generalmente serie e scrupolosamente documentate, furono spesso piegate (con evidenti forzature delle tesi defeliciane) dai seguaci delle teorie revisionistiche al fine di negare le responsabilità storiche del fascismo. Il mondo antifascista reagì accomunando spesso i teorici del revisionismo con il loro presunto ispiratore, il quale reagì, da una parte ribadendo le sue tesi in libri discussi ma sempre di tono "scientifico", dall'altra, soprattutto negli articoli che pubblicò su Il Giornale, o in alcune interviste rilasciate a Giuliano Ferrara, sul Corriere della Sera, utilizzando il mezzo giornalistico per aprire il dibattito sul fascismo a un pubblico non di soli specialisti.
Opere
▪ Note e ricerche sugli "Illuminati" e il misticismo rivoluzionario (1789-1800), Roma, Ediz. di storia e letteratura, 1960.
▪ La vendita dei beni nazionali nella Repubblica Romana del 1798-99, Roma, Ediz. di storia e letteratura, 1960.
▪ Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi, 1961. ISBN 88-06-13257-1
▪ I giornali giacobini italiani, a cura di, Milano, Feltrinelli, 1962.
▪ Aspetti e momenti della vita economica di Roma e del Lazio nei secoli XVIII e XIX, Roma, Ediz. di storia e letteratura, 1965.
▪ Italia giacobina, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1965.
▪ Mussolini il rivoluzionario. 1883-1920, Torino, Einaudi, 1965.
▪ Il fascismo e i partiti politici italiani. Testimonianze del 1921-1923, a cura di, Bologna, Cappelli, 1966.
▪ Mussolini il fascista, I, La conquista del potere. 1921-1925, Torino, Einaudi, 1966. ISBN 88-06-13991-6
▪ Mussolini il fascista, II, L'organizzazione dello Stato fascista. 1925-1929, Torino, Einaudi, 1969. ISBN 88-06-13992-4
▪ Le interpretazioni del fascismo, Bari, Laterza, 1969. ISBN 88-420-4595-0
▪ Il Fascismo. Le interpretazioni dei contemporanei e degli storici, Bari, Laterza, 1970.
▪ I rapporti tra fascismo e nazionalsocialismo fino all'andata al potere di Hitler. 1922-1933. Appunti e documenti. Anno accademico 1970-1971, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1971.
▪ Mussolini il duce, I, Gli anni del consenso. 1929-1936, Torino, Einaudi, 1974. ISBN 88-06-13996-7
▪ Intervista sul fascismo, a cura di Michael Ledeen, Bari, Laterza, 1975. ISBN 88-420-5371-6
▪ Mussolini e Hitler. I rapporti segreti. 1922-1933. Con documenti inediti, Firenze, Le Monnier, 1975.
▪ Antologia sul fascismo. Il giudizio politico, Bari, Laterza, 1976.
▪ Antologia sul fascismo. Il giudizio storico, Bari, Laterza, 1976.
▪ Autobiografia del fascismo. Antologia di testi fascisti, 1919-1945, Bergamo, Minerva italica, 1978.
▪ D'Annunzio politico. 1918-1938, Bari, Laterza, 1978.
▪ Ebrei in un paese arabo. Gli ebrei nella Libia contemporanea tra colonialismo, nazionalismo arabo e sionismo, 1835-1970, Bologna, Il mulino, 1978.
▪ Mussolini il duce, II, Lo Stato totalitario. 1936-1940, Torino, Einaudi, 1981. ISBN 88-06-13997-5
▪ Storia fotografica del fascismo, con Luigi Goglia, Bari, Laterza, 1981.
▪ Mussolini. Il mito, con Luigi Goglia, Bari, Laterza, 1983.
▪ Intellettuali di fronte al fascismo. Saggi e note documentarie, Roma, Bonacci, 1985.
▪ Il fascismo e l'Oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussolini, Bologna, Il Mulino, 1988.
▪ Mussolini l'alleato, I, L'Italia in guerra. 1940-1943, 1, Dalla guerra "breve" alla guerra lunga, Torino, Einaudi, 1990. ISBN 88-06-14031-0
▪ Mussolini l'alleato, I, L'Italia in guerra. 1940-1943, 2, Crisi e agonia del regime, Torino, Einaudi, 1990. ISBN 88-06-14032-9
▪ Il triennio giacobino in Italia, 1796-1799. Note e ricerche, Roma, Bonacci, 1990.
▪ Rosso e nero, Milano, Baldini & Castoldi, 1995. ISBN 88-8089-675-X
▪ Mussolini giornalista, a cura di, Milano, Rizzoli, 1995.
▪ Fascismo, antifascismo, nazione. Note e ricerche, Roma, Bonacci, 1996.
▪ Mussolini l'alleato, II, La guerra civile. 1943-1945 Torino, Einaudi, 1997. ISBN 88-06-14996-2
▪ 2009 - Vincenzo Pirro (San Severo, 13 novembre 1938 – Terni, 25 maggio 2009) è stato un docente, filosofo e storico italiano.
Allievo di Ugo Spirito alla Sapienza di Roma, si laureò in Filosofia. Professore di storia e filosofia nei licei, svolse anche una intensa attività di ricerca. Fu studioso di Giovanni Gentile, e pubblicò il suo primo volume, "L'attualismo di G. Gentile e la religione" presso l'editore Sansoni nel 1967; fra i suoi lavori si ricordano anche "Filosofia e politica in Benedetto Croce", pubblicato presso l'editore Bulzoni nel 1976.
Successivamente si interessò anche alla ricerca storiografica e svolse numerosi studi di storia locale sulla città di Terni. Esponente di spicco della vita culturale della città di Terni, ha studiato aspetti poco indagati della città di Terni fino ad allora ancorata ad una dimensione di sola città industriale. Ha ricostuito prima del "Sangue dei Vinti" di Pansa, episodi della guerra civile.Il Centro Studi Storici, di cui è stato uno dei fondatori, ha con la sua rivista scientifica "Memoria Storica", segnato come da lui stesso indicato ( pref. del n.1 di "Memoria Storica" ),la fine "dell'ammnesia organizzata", facendo conoscere a tutti le vicende di una città con più di 3000 anni di storia. Ha suscitato polemiche per la ricostruzione di alcuni episodi di violenza avvenuti durante la resistenza antifascista nel centro Italia nel periodo 1943-45 soprattutto per la critica al movimento della Resistenza. E' stato membro del ISUC e dell'ICSIM, e presidente della Sezione di Terni dell'Istituto di Storia del Risorgimento. Si è spento all'improvviso nella sua casa il giorno 25 maggio 2009, completando il suo ultimo articolo ora pubblicato nel volume dedicato al Prof. Telesforo Nanni, intitolato "La Facoltà Fascista di Scienze Politiche di Perugia".