Il calendario del 23 Agosto
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
- Email:
Eventi
▪ 1268 - A Scurcola Marsicana si combatte la battaglia di Tagliacozzo tra Carlo D'Angiò e Corradino di Svevia per il dominio del Regno delle due Sicilie.
▪ 1797 - La città di Perasto in Dalmazia, terra della Serenissima, fa il suo ultimo ammainabandiera. È l'ultima terra veneta ad arrendersi ai francesi.
▪ 1813 - Nella Battaglia di Großbeeren le truppe dell'esercito prussiano-svedese guidate da Carlo XIV di Svezia sconfiggono le truppe francesi del maresciallo Nicolas Oudinot.
▪ 1839 - L'Impero britannico conquista Hong Kong per trasformarla come quartier generale nella campagna contro la Dinastia Qing.
▪ 1866 - Viene siglata la pace di Praga, l'Austria cede Venezia all'Italia.
▪ 1914 - Il Giappone dichiara guerra alla Germania e bombarda Qingdao (Cina)
▪ 1924 - La distanza tra Terra e Marte è la più piccola da X secolo.
▪ 1927 - Stati Uniti: nonostante le proteste nazionali, vengono giustiziati gli anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
▪ 1939 - Germania Ed Unione Sovietica firmano un patto di non-aggressione, il Patto Molotov-Ribbentrop. In un'aggiunta segreta al patto, Stati baltici, Finlandia e Polonia vengono spartiti tra le due nazioni.
▪ 1940 - I tedeschi iniziano il bombardamento di Londra
▪ 1942 - Inizia la Battaglia di Stalingrado
▪ 1943 - Viene liberata Kharkov.
▪ 1944 - Viene liberata Marsiglia.
▪ 1944 - Il governo rumeno filo-nazista viene dimesso. La Romania passa con gli Alleati.
▪ 1944 - Un Consolidated B-24 Liberator dell'United States Army Air Forces (USAAF), l'allora designazione dell'aeronautica militare degli Stati Uniti d'America, si schianta al suolo colpendo una scuola a Freckleton, in Inghilterra, uccidendo 61 persone.
▪ 1948 - Viene formato il Concilio mondiale delle chiese.
▪ 1952 - La Lega Araba diventa operativa.
▪ 1958 - Guerra civile cinese: Inizia la Seconda crisi dello Stretto di Taiwan con il bombardamento di Quemoy da parte dell'Esercito di Liberazione Popolare.
▪ 1960 - Nella Guinea Equatoriale, viene catturata la rana più grande del mondo (3,3 kg).
▪ 1962 - Primo collegamento televisivo in diretta tra gli Stati Uniti e l'Europa, tramite il satellite Telstar.
▪ 1966 - Il Lunar Orbiter 1 scatta le prime fotografie della Terra da un'orbita attorno alla Luna.
▪ 1973 - viene lanciato il satellite per telecomunicazioni Intelsat.
▪ 1975 - Colpo di stato comunista nel Laos.
▪ 1976 - Un grosso terremoto in Cina uccide migliaia di persone.
▪ 1982 - Norvegia: nella baia di Radoy il pescatore Rune Ystebo arpiona un esemplare di calamaro gigante (Architeuthis) in un fondale di soli 5 metri di profondità.
▪ 1985 - Hans Tiedge, ai vertici del controspionaggio della Germania Ovest, fugge nella Germania Est
▪ 1987 - Piogge intense e inondazioni in Bangladesh uccidono centinaia di persone.
▪ 1989 - Ungheria: apertura della frontiera con l'Austria e successivo esodo di tedeschi della DDR: inizio della caduta del Muro di Berlino
▪ 1989 - Rivoluzione cantante: due milioni di persone provenienti da Estonia, Lettonia e Lituania si dispongono sulla strada Vilnius-Tallinn, tenendosi per mano (Via Baltica)
▪ 1990 - Saddam Hussein appare alla televisione di stato irachena con alcuni "ospiti" occidentali (in realtà ostaggi), per cercare di evitare la Guerra del Golfo.
▪ 1990 - L'Armenia dichiara la sua indipendenza dall'Unione Sovietica.
▪ 1990 - Germania Ovest e Germania Est, annunciano la loro unificazione per il 3 ottobre
▪ 1992 - L'Uragano Andrew colpisce il sud della Florida.
▪ 2000 - Un Airbus A320 della Gulf Air si schianta nel Golfo Persico vicino Manama, Bahrain uccidendo 143 persone.
▪ 2005 - Roma: alle 5.12 una scossa di terremoto, di magnitudo 2,1 sulla scala Richter, segue quella del giorno precedente.
▪ 2008 - Odd M. Strindmo, collaborando al progetto GIMPS, scopre il più alto numero primo di Mersenne: M43112609
Anniversari
▪ 1923 - Don Giovanni Minzoni (Ravenna, 1º luglio 1885 – Argenta, 23 agosto 1923) è stato un religioso e antifascista italiano.
Nato in una famiglia medio-borghese, studiò in seminario e nel 1909 fu ordinato prete. L'anno seguente fu nominato cappellano ad Argenta, da cui partì nel 1912 per studiare alla Scuola Sociale di Bergamo, dove si diplomò.
Ammirato per il suo coraggio e per la sua volontà di collaborazione e di dialogo con il proletariato contadino, allo scoppio della Prima guerra mondiale fu inviato al fronte come cappellano militare.
La prima guerra mondiale
Chiamato alle armi nell'agosto 1916, aveva chiesto di poter svolgere il suo servizio come cappellano tra i giovani militari al fronte e, in un momento molto critico della battaglia del Piave, aveva dimostrato tale coraggio da meritare la medaglia d'argento.
Il dopoguerra
Al termine del conflitto torna ad Argenta, dove nonostante la sua adesione al Partito Popolare Italiano diventa amico del sindacalista socialista Natale Gaiba, ucciso dalle camicie nere nel 1923: questo e molti altri episodi lo convinceranno a disprezzare il fascismo.
Alle numerose iniziative in campo sociale egli aggiunse un'adesione entusiasta al cooperativismo, mettendosi contro il regime fascista che invece sosteneva il corporativismo.
Antifascista
Poco dopo Minzoni rifiutò energicamente l'istituzione dell'Opera nazionale balilla ad Argenta, preferendo educare in prima persona i giovani della città: grazie all'incontro con don Emilio Faggioli, già fondatore nell'aprile del 1917 del gruppo scout Bologna I, e poi assistente regionale dell'Emilia-Romagna, don Minzoni si convinse della validità dello scautismo, per cui decise di fondare un gruppo scout nella propria parrocchia.
Gli scout ad Argenta
L'8 luglio 1923, l'assistente ecclesiastico regionale dell'ASCI, don Emilio Faggioli fu invitato nel teatro parrocchiale di Argenta a tenere una conferenza sulla validità educativa dello scautismo. "Attraverso questo tirocinio e disciplina della volontà e del corpo", affermò don Faggioli, "noi intendiamo formare degli uomini di carattere". Dalla galleria lo interruppe allora il segretario del fascio di Argenta "C'è già Mussolini...!". Monsignor Faggioli riprese il suo intervento spiegando all'uditorio che lo scautismo agisce sopra e al di fuori delle fazioni politiche. "Vedrete da oggi lungo le vostre strade i giovani esploratori col largo cappello e il giglio sopra il cuore. Guardate con simpatia questi ragazzi che percorreranno cantando la larga piazza d'Argenta." "In piazza non verranno!" esclamò ancora il segretario del fascio. Gli rispose allora don Minzoni stesso: "Finché c'è don Giovanni, verranno anche in piazza!". L'applauso dei giovani troncò il dialogo.
Più di settanta iscritti al gruppo degli esploratori cattolici di Argenta erano una realtà, e le minacce non erano servite al loro scopo.
La morte
Ormai inviso al governo mussoliniano, la sera del 23 agosto 1923 venne ucciso a bastonate da due squadristi, facenti capo all'allora console di milizia Italo Balbo che, travolto dallo scandalo, dovette dimettersi.
Poco prima della morte scriveva:
«a cuore aperto, con la preghiera che mai si spegnerà sul mio labbro per i miei persecutori, attendo la bufera, la persecuzione, forse la morte per il trionfo delle causa di Cristo»
Si era realizzata la preghiera fatta a Dio prima di partire per la guerra:
«Prego Iddio che mi faccia morire compiendo sino all'ultimo momento il mio dovere di sacerdote e italiano, felice di chiudere il mio breve periodo di vita in un sacrificio supremo»
Giovanni Paolo II ha scritto di lui:
«Don Minzoni morì "vittima scelta" di una violenza cieca e brutale, ma il senso radicale di quella immolazione supera di gran lunga la semplice volontà di opposizione ad un regime oppressivo, e si colloca sul piano della fede cristiana. Fu il suo fascino spirituale, esercitato sulla popolazione, sulle forze del lavoro ed in particolare sui giovani, a provocare l'aggressione, si volle stroncare soprattutto la sua azione educativa diretta a formare la gioventù per prepararla nel contempo ad una solida vita cristiana e ad un conseguente impiego per la trasformazione della società. Per questo gli Esploratori Cattolici sono a lui debitori.»(Papa Giovanni Paolo II, Lettera all'Arcivescovo di Ravenna in occasione del 60° della morte di don Minzoni)
Effetti sulla stampa del tempo
Alla notizia della sua dipartita, i quotidiani Il Popolo e La Voce Repubblicana denunciarono il fatto indicando Italo Balbo come presunto mandante dell'omicidio, che però fu prosciolto nel processo. [1] Un nuovo e più equo processo si ebbe solo al termine della seconda guerra mondiale, a fascismo ormai sconfitto.
Note
1. Giorgio Rochat, Italo Balbo, Edizioni Utet, 1986, pag. 103: ""La voce repubblicana" aveva pubblicato un pesante attacco a Balbo sul piano personale e politico, accusandolo di corresponsabilità nell'omicidio."
Bibliografia
Figura simbolo del cattolicesimo italiano, sul martirio del celebre parroco sono stati scritti molti libri, tra cui il Diario di Don Minzoni, edito da Lorenzo Bedeschi nel 1965.
Nicola Palumbi, Don Giovanni Minzoni. Educatore e martire, Milano 2003.
▪ 1926 - Rodolfo Valentino, o Rudolph Valentino, pseudonimo di Rodolfo Alfonso Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi (Castellaneta, 6 maggio 1895 – New York, 23 agosto 1926), è stato un attore italiano del cinema muto.
Fu uno dei più grandi divi cinematografici della sua epoca. Il suo stile recitativo fu ammirato da altri grandi, tra cui lo stesso Charlie Chaplin.
* 1927 - Ferdinando Nicola Sacco (Torremaggiore, 22 aprile 1891 – Charlestown, 23 agosto 1927) e Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 11 giugno 1888 – Charlestown, 23 agosto 1927) furono due anarchici italiani.
Vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni venti, con l'accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill». Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che scagionava i due.
Sacco di professione faceva l'operaio in una fabbrica di scarpe mentre Vanzetti - che gli amici chiamavano Trumlin - gestiva una rivendita di pesci. Furono giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham.
Nel 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.
L'imbarcazione
Arrivarono entrambi negli USA nel 1908, senza conoscersi tra loro. Sacco aveva diciassette anni e Vanzetti venti. Quest'ultimo, al processo, descriverà così l'esperienza dell'immigrazione: "Al centro immigrazione, ebbi la prima sorpresa. Gli emigranti venivano smistati come tanti animali. Non una parola di gentilezza, di incoraggiamento, per alleggerire il fardello di dolori che pesa così tanto su chi è appena arrivato in America". E in seguito scrisse: "Dove potevo andare? Cosa potevo fare? Quella era la Terra promessa. Il treno della sopraelevata passava sferragliando e non rispondeva niente. Le automobili e i tram passavano oltre senza badare a me".
Sacco, proveniente da una famiglia di produttori agricoli, ben avviata nel commercio di olio extravergine di oliva e vino in Italia a Torremaggiore, trovò lavoro in una fabbrica di calzature a Milford (Massachusetts). Si sposò con Rosina Zambelli (nel 1912) andò ad abitare in una casa con giardino. Ebbe un figlio, Dante, e una figlia, Ines. Lavorava sei giorni la settimana, dieci ore al giorno. Nonostante ciò, partecipava attivamente alle manifestazioni operaie dell'epoca, attraverso le quali i lavoratori chiedevano salari più alti e migliori condizioni di lavoro. In tali occasioni teneva spesso dei discorsi. A causa di queste attività venne arrestato nel 1916.
Vanzetti era il secondo dei quattro figli di Giovanni Battista, modesto proprietario terriero nonchè gestore di una piccola caffetteria, e Giovanna Nivello. Pur non vivendo in grandi ristrezze economiche (il padre aveva preso in considerazione l'ipotesi di farlo studiare da avvocato) a spingerlo ad emigrare furono soprattutto due fatti: la morte improvvisa e tragica dell'amata madre nel 1907, che lo portò quasi alla follia, e probabilmente la consuetudine generazionale (il padre era stato anche lui emigrante per un breve periodo, dal 1881 al 1883 in California). Fece molti lavori, prendendo tutto ciò che gli capitava. Lavorò in varie trattorie, in una cava, in un'acciaieria e in una fabbrica di cordami, la Plymouth Cordage Company. Personalità libera ed indipendente, leggeva molto: Marx, Darwin, Hugo, Gorkij, Tolstoj, Zola e Dante furono tra i suoi autori preferiti. Nel 1916 guidò uno sciopero contro la Plymouth e per questo motivo nessuno volle più dargli un lavoro. Si mise quindi in proprio, facendo il pescivendolo.
Fu in quell'anno che Sacco e Vanzetti si conobbero ed entrarono entrambi a far parte di un gruppo anarchico italoamericano. Tutto il collettivo fuggì in Messico per evitare la chiamata alle armi, perché per un anarchico non c'era niente di peggio che uccidere o morire per uno Stato.
Nicola e Bartolomeo tornarono nel Massachusetts dopo la guerra, non sapendo di essere inclusi in una lista di sovversivi compilata dal Ministero di Giustizia, né di essere pedinati dagli agenti segreti USA. Nella stessa lista era incluso anche un amico di Vanzetti, il tipografo Andrea Salsedo. Questo, il 3 maggio 1920, venne assassinato dalla polizia, facendolo cadere dal quattordicesimo piano di un edificio appartenente al Ministero di Giustizia.
Sacco e Vanzetti organizzarono un comizio per far luce su questa vicenda, comizio che avrebbe dovuto avere luogo a Brockton il 9 maggio; i due vennero arrestati prima dell'evento, per aver appresso volantini anarchici e alcune armi. Pochi giorni dopo vennero accusati anche di una rapina avvenuta a South Baintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima del loro arresto; in tale occasione erano stati uccisi a colpi di pistola due uomini: il cassiere della ditta (il calzaturificio «Slater and Morrill») ed una guardia giurata.
Verdetto condizionato
Alla base del verdetto di condanna - a parere di molti - vi furono da parte di polizia, procuratori distrettuali, giudice e giuria pregiudizi e una forte volontà di perseguire una politica del terrore suggerita dal ministro della giustizia Palmer e culminata nella vicenda delle deportazioni.
Sotto questo aspetto, Sacco e Vanzetti venivano considerati due "agnelli sacrificali" utili per testare la nuova linea di condotta contro gli avversari del governo. Erano infatti immigrati italiani con una comprensione imperfetta della lingua inglese (migliore in Vanzetti, che terrà un famoso discorso, in occasione della lettura del verdetto di condanna a morte); erano inoltre note le loro idee politiche radicali. Il giudice Webster Thayer li definì senza mezze parole due bastardi anarchici.
Il Governatore del Massachussetes Alvan T. Fuller, che avrebbe potuto impedire l'esecuzione rifiutò infine di farlo, dopo che una apposita commissione da lui istituita per riesaminare il caso riaffermò le motivazioni della sentenza di condanna.
Si trattava di un periodo della storia americana caratterizzato da una intensa paura dei comunisti, la paura rossa del 1917 - 1920. Né Sacco né Vanzetti si consideravano comunisti, e inoltre Vanzetti non aveva nemmeno precedenti con la giustizia, ma erano conosciuti dalle autorità locali come militanti radicali che erano stati coinvolti in scioperi, agitazioni politiche e propaganda contro la guerra.
Da un discorso di Vanzetti
Sacco e Vanzetti si ritenevano vittime del pregiudizio sociale e politico. Vanzetti, in particolare, ebbe a dire rivolgendosi per l'ultima volta al giudice Thayer:
«Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — io non augurerei a nessuna di queste ciò che io ho dovuto soffrire per cose di cui io non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui io sono colpevole. Io sto soffrendo perché io sono un radicale, e davvero io sono un radicale; io ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano [...] » (dal discorso di Vanzetti del 19 aprile 1927, a Dedham, Massachusetts)
La protesta
Quando il verdetto di morte fu reso noto, si tenne una manifestazione davanti al palazzo del governo, a Boston. La manifestazione durò ben dieci giorni, fino alla data dell'esecuzione. Il corteo attraversò il fiume e le strade sterrate fino alla prigione di Charlestown. La polizia e la guardia nazionale li attendevano dinanzi al carcere e sopra le sue mura vi erano mitragliatrici puntate verso i manifestanti.
Intellettuali pro Nick e Bart ed epilogo
Molti famosi intellettuali, compresi Dorothy Parker, Edna St. Vincent Millay, Bertrand Russell, John Dewey, George Bernard Shaw, John Dos Passos, Upton Sinclair e H. G. Wells, sostennero a favore di Nick e Bart (come venivano chiamati) una campagna per giungere ad un nuovo processo; l'iniziativa, tuttavia, non approdò ad alcun risultato. Il 23 agosto 1927 alle ore 00:19, dopo sette anni di udienze, i due uomini vennero uccisi sulla sedia elettrica a distanza di sette minuti l'uno dall'altro (prima toccò a Sacco, poi a Vanzetti). La loro esecuzione innescò rivolte popolari a Londra, Parigi e in diverse città della Germania. I corpi dei due anarchici furono cremati e oggi le loro ceneri si trovano nel cimitero di Villafalletto, città natale di Vanzetti che ha pure dedicato una via ai due.
Il 23 agosto 1977, esattamente 50 anni dopo, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis emanò un proclama che assolveva i due uomini dal crimine, dicendo: "Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti".
Cinema, Musica e Teatro
Tra le tante opere dedicate a Sacco e Vanzetti, si riportano qui le seguenti:
▪ l'opera The Condemned scritta nel 1932 da Marc Blitzstein;
▪ Il film del 1971 Sacco e Vanzetti diretto da Giuliano Montaldo;
▪ La canzone dei titoli era The Ballad of Nick & Bart (Here's to you) di Ennio Morricone, cantata da Joan Baez. Il testo riprende le parole finali di un discorso di Bartolomeo Vanzetti (cfr. sotto, "collegamenti esterni").
Here's to you Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph!
Vi rendo omaggio Nicola e Bart
Per sempre riposate qui nei nostri cuori
Il momento estremo e finale è vostro
Quell'agonia è il vostro trionfo!
▪ la canzone Ho visto un film di Gianni Morandi scritta sulle note di "Here's to you"
▪ la canzone Colpevole di ghetto dei Gang
▪ la canzone Sacco e Vanzetti dei Sine Frontera (dall'album 20 Now del 2009), riarrangiamento ed omaggio all'originale brano della cantautrice folk Giovanna Daffini
▪ Ballad of Sacco e Vanzetti di Woodie Guthrie composta nel 1946-47 (ma uscita nel '64)
▪ Sacco and Vanzetti del gruppo ska Against All Authority (2001)
▪ la canzone popolare Sacco e Vanzetti interpretata da Francesco De Gregori e Giovanna Marini
▪ la canzone La Lettera del gruppo Le Tormenta che è parte della lettera scritta da Nicola Sacco al figlio
▪ la canzone popolare Sacco & Vanzetti interpretata da Christy Moore nell'album "The Black Album" (1975)
▪ la canzone rap "Sacco o Vanzetti" scritta e interpretata dal rapper Kento nel suo album "Sacco o Vanzetti". (Relief Records, 2010)
▪ Nel film "Santa Maradona" di Marco Ponti, il personaggio interpretato da Libero De Rienzo ("Bart") si presenta come Bartolomeo Vanzetti* la canzone "Oltre Il Mare" dei TwoFingerz, Dargen D'Amico e Joe Fallisi
▪ una versione lievemente modificata della canzone Here's to You è il tema finale del gioco Metal Gear Solid 4
▪ la canzone "Sacco e Vanzetti", in lingua sarda, degli Askra dal loro lavoro "Colores...dolores"
▪ La nipote di Nicola Sacco (Fernanda Maria Sacco) ha scritto un libro, pubblicato nel luglio del 2008, intitolato "I miei ricordi di una tragedia familiare "Eliotecnica Tipografica editrice.
▪ La canzone "Lacreme 'e cundannate" di Alfredo Bascetta, composta il 5 maggio 1927, prima della definitiva condanna a morte. Questa è senz'altro la più famosa canzone napoletana sulla vicenda di Sacco e Vanzetti. Recentemente è stata interpretata da Daniele Sepe in "Fondali notturni", dalla Contrabbanda di Luciano Russo, nell'album "Contrabbanda" 2002, e da Les Anarchistes, nell'album "Figli di origine oscura" 2003. Un'altra bella canzone napoletana, nata dalla tragedia di Sacco e Vanzetti, è "a seggia elettrica" con la musica di E.A. Mario che risale al 1924 e che narra della tragedia della madre che apprende dai giornali della condanna a morte del figlio e vende tutto ciò possiede per finanziare la sua difesa e muore distrutta dal dolore.
▪ Nel video musicale della canzone "No Shelter" del gruppo Rage Against The Machine, appare più volte la scena della condanna a morte.
▪ Nella stagione teatrale 2008/2009 il Gruppo Teatro Colli di Bologna ha portato in scena "Sacco e Vanzetti", di Giancarlo Brancale.
Epistolario
Dall'epistolario di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti:
«Ricorda, figlio mio, la felicità dei giochi non tenerla tutta per te... » (Nicola Sacco, al figlio Dante - 1927)
«Mai, vivendo l'intera esistenza, avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini.»(Bartolomeo Vanzetti, alla giuria che lo condannò alla pena di morte)
«Sì, Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire.» (Nicola Sacco, al figlio Dante - 1927)
Bibliografia
▪ Luigi Botta, Sacco e Vanzetti: giustiziata la verità, Edizioni Gribaudo, Cavallermaggiore 1978.
▪ Fernanda Sacco, I miei ricordi di una tragedia familiare, Torremaggiore luglio 2008.
▪ Lorenzo Tibaldo, Sotto un cielo stellato. Vita e morte di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, Claudiana, Torino 2008.
▪ 1986 - Augusto Guzzo (Napoli, 24 gennaio 1894 – Torino, 23 agosto 1986) è stato un filosofo italiano.
Si laureò all'Università di Napoli nel 1915, dove fu allievo del neohegeliano Sebastiano Maturi. Dal 1924 al 1932 insegnò filosofia e storia della filosofia alla facoltà di magistero dell'Università di Torino, fondando la rivista "Erma", e dal 1932 al 1934 filosofia morale presso l'Università di Pisa, dove fu anche direttore del seminario di filosofia della Scuola normale superiore. Nel 1934 tornò a Torino, dove insegnò prima filosofia morale (succedendo a Erminio Juvalta) e poi, dal 1939 al 1964, filosofia teoretica (succedendo ad Annibale Pastore), fondando, insieme con Nicola Abbagnano, la sezione piemontese dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici.
Ebbe fra i suoi allievi Luigi Pareyson, Francesco Barone e Valerio Verra.
Fu presidente dell'Accademia delle Scienze di Torino dal 17 Giugno 1970 al 25 Giugno 1973, anno in cui gli subentrò Francesco Giacomo Tricomi.
Morì a Torino il 23 agosto 1986.
Pensiero
Esponente dell'idealismo italiano, si avvicinò all'attualismo di Giovanni Gentile, interpretato però in chiave di conciliazione con il pensiero cattolico. È considerato quindi uno dei più grandi esponenti dello spiritualismo italiano.
▪ 1994 - Paolo Volponi (Urbino, 6 febbraio 1924 – Ancona, 23 agosto 1994) è stato uno scrittore, poeta e narratore italiano.
Nacque a Urbino nel 1924; il padre, di origini piemontesi, era proprietario di una piccola fornace per laterizi, la madre proveniva da una famiglia di piccoli possidenti agricoli marchigiani. Frequentò gli studi classici, di cui dà uno spaccato nel suo primo romanzo "Memoriale" e nel 1943 si iscrisse a Legge nella nascente Libera Università di Urbino dove nel 1947 ottenne la laurea, dopo una breve esperienza partigiana sugli Appennini. Determinante per la sua carriera è stato l'incontro, avvenuto nel 1950, grazie al critico Franco Fortini, con l'imprenditore Adriano Olivetti, che con la sua visione sociale e solidaristica dello sviluppo industriale lo convinse a farsi assumere presso un ente di assistenza sociale, per il quale compì inchieste sull'evoluzione economica del Sud, lavorando a Roma a partire dal 1953.
Nel 1956 entrò alla Olivetti di Ivrea prima come collaboratore e poi come direttore dei servizi sociali, e dal 1966 al 1971 tenne la direzione dell'intero settore delle relazioni aziendali. Successivamente si trasferì a Torino, dove dal 1972 avviò una consulenza con la Fiat per i rapporti tra fabbrica e città in un momento particolarmente difficile per la vita nella provincia torinese.
Nel 1975 divenne presidente della Fondazione Agnelli, ma fu costretto a lasciare tale incarico per la sua adesione al Partito Comunista Italiano, sgradita ai vertici della Fiat. Dopo essere stato assistente della società Finarte a Milano aderì da indipendente al PCI per il quale divenne senatore nel 1983. Divenne anche presidente della Cooperativa soci dell'Unità, promuovendo con il giornale una fitta rete di iniziative fra cui un convegno nazionale su Pier Paolo Pasolini a Bologna, nel 1987. Da questa esperienza nacque l'associazione Casa dei pensieri in seguito diretta da Davide Ferrari.
Di fronte alla crisi della sinistra degli anni ottanta Volponi si oppose alla dissoluzione del PCI e nel 1991, al momento della nascita del Partito Democratico della Sinistra, aderì al nuovo gruppo di Rifondazione Comunista, che a suo avviso "manteneva viva la speranza di un mondo più giusto e più razionale". Eletto deputato nazionale alle elezioni politiche del 1992 con 4.486 voti nella circoscrizione Ancona-Pesaro-Macerata-Ascoli Piceno, morì all'ospedale regionale di Ancona a causa di una malattia che lo colpì ai reni.
Le opere
L'attività letteraria di Volponi prese avvio nel 1948, anno della pubblicazione de "Il ramarro", raccolta di poesie sospese tra tardo ermetismo e neorealismo. Le opere successive ("L'antica moneta" del 1955; "Le porte dell'Appennino" del 1960, per il quale ottenne il premio Viareggio, e "Foglia mortale", stampata in edizione ridotta nel 1974) denotano un nuovo stile narrativo, paragonabile al poemetto, in cui Volponi cerca nel paesaggio campagnolo e contadino i segni del difficile rapporto tra l'io e la realtà.
L'opera narrativa invece iniziò nel 1962 con il "Memoriale", incentrato sulla contrapposizione operai-imprenditori negli anni sessanta. Dopo il tentativo, abbandonato dallo stesso autore, di creare un "romanzo di formazione" (che si sarebbe dovuto intitolare "Repubblica borghese") Volponi scrisse nel 1965 il romanzo "La macchina mondiale": parzialmente autobiografica, quest'opera narra la vicenda di un giovane uomo che, stanco della routine di Urbino, si trasferisce a Roma, dove vive le speranze e le illusioni della grande città. Con quest'opera egli vinse il premio Strega.
Dopo "Corporale" (1974), ampio romanzo in cui il protagonista (l'intellettuale Gerolamo Aspri) dopo brutte esperienze in fabbrica ed in città parte alla conquista della realtà, Volponi tentò varie strade letterarie, frutto di sperimentazioni in gran parte davvero vissute, e nel 1991 vinse per la seconda volta il premio Strega con "La strada per Roma", rifacimento aggiornato de "La macchina mondiale".
Infine, "Le mosche del capitale" (1989; suo ultimo romanzo), narra in terza persona la vita di un manager democratico ed aperto, il professor Bruto Saraccini, la cui genialità viene schiacciata in azienda dalle cieche logiche di potere e di guadagno. Il titolo di quest'opera allude ai dirigenti industriali di alto livello che, con apparente leggerezza ma con profonda volgarità, rifiutano i sentimenti e la democrazia in nome del Dio denaro.
L'ideologia
L'opera e la vita di Paolo Volponi testimoniano un vigoroso rapporto con la realtà contemporanea, con i suoi aspetti essenziali e determinanti: la letteratura è per lui un modo per investire il mondo con una soggettività risentita ed appassionata, per affermare l'esigenza di una razionalità capace di affermare le più integrali possibilità dell'uomo e di mirare ad una libera espansione delle sue facoltà corporee e mentali, a uso positivo del lavoro, della scienza e della tecnica.
L'adesione all'umanesimo, affettuata dal Volponi durante la sua giovinezza ad Urbino, non venne mai meno nella sua produzione letteraria, e venne affiancata nella maturità da un forte impegno politico a sinistra, con una disponibile attenzione alle forme della modernità.
Convinto della possibilità che la società industriale ha di evolversi in modo democratico, soprattutto durante gli anni della vecchiaia egli vide nel comunismo il mezzo ideologico che le grandi e povere masse di uomini sfruttati dall'industria hanno per liberarsi dal giogo del capitalismo: ciò nonostante, egli considerò positiva l'industrializzazione (ovvero il "boom economico") che l'Italia stava attraversando negli anni cinquanta e Sessanta, entrando per questo soventemente in polemica con Pier Paolo Pasolini, di parere opposto.
Volponi vide con lucidità gli elementi negativi che aleggiavano in Italia durante la sua maturità: l'onnipotenza delle telecomunicazioni, l'intreccio di trame e poteri occulti, lo strapotere dell'industria nei confronti della terra e della città nei confronti della campagna lo scossero profondamente, ed egli reagì a questi fenomeni auspicando la formazione di un mondo giusto ed abitabile e cercando di resistere al degrado morale e culturale del paese, senza però rinnegare la sua storia né le secolari memorie della nazione.
Le due grandi direttrici della narrativa volponiana, la storia della modernizzazione capitalista e l'utopia del suo impossibile rovesciamento, orientano già i primi tre romanzi qui editi, e ad esse corrispondono analoghe procedure sul piano della scrittura, in bilico tra realismo e lirismo, tra peso saggistico e levità poetica.
In una delle più interessanti "prose minori" edite in questo libro. Le difficoltà del romanzo, col suo caratteristico incedere contorto e minuzioso, Volponi ricorda che ciò che scrive "non deve rappresentare la realtà ma deve romperla" e che la lettura dei suoi romanzi non si può fare "stando seduto socialmente, accomodato" ma esige " quella stessa attenzione che [si] adopera nell'innamoramento, (...) quella stessa attenzione con la quale [ci] si accinge a studiare, a scoprire le cose e le persone nuove". In questo modo giustifica la scrittura non pacificata che caratterizza le sue pagine (Volponi non scrive in proprio troppo diversamente da come stendono i loro "memoriali" i suoi personaggi, tipo Anteo Crocioni de "La Macchina mondiale") e il piglio saggistico, riflessivo dei suoi romanzi, il cui scopo non è più "quello di narrare, che vuol dire sistemare, curare, ma quello di contribuire, nelle sue libere forme, al dibattito".
Questa forte motivazione ideologica, per quanto teoreticamente assai libera e spregiudicata, appare, con la sua stessa radicalità, come uno degli elementi che più distanziano l'opera di Volponi dal gusto dei contemporanei. Quei suoi personaggi "isolati, fuori della società e di ogni rappresentazione che di essa si dà (...) per forza poco accomodanti, antipatici ed esaltati" sono mossi da un'istanza critica nei confronti del reale oggi, ahimè, non più di moda.
Il vasto dubbio filosofico è oggi ammesso, mentre quello politico, molto più circoscritto, è meno condiviso. Volponi è oggi "inattuale" e probabilmente, proprio questa è la miglior prova della validità delle denuncia volponiana della vischiosità dei processi di omogeneizzazione dell'uomo moderno indotti dal neocapitalismo dei suoi tempi, dall'odierno liberismo, che si è imposto come un pensiero unico, da cui sembra impossibile uscire. La sua lontananza dall'attualità è poi aggravata dalla scrittura, dal montaggio dei suoi romanzi, realizzati (con il loro sperimentalismo, il loro incedere arduo e complicato) in modo da mettere in difficoltà il lettore, da impedirgli quelle semplificazioni, quelle identificazioni e quegli accertamenti che tipicamente scattano di fronte ai classici.
Volponi, con una durezza senza indulgenze vedeva in questi atteggiamenti il segno di un uso non critico (da parte degli autori e dei lettori) dell'invenzione letteraria, e negava ostinatamente che classico sia, in fondo, il romanzo con le cui vicende e personaggi, grazie alla forma, ci si identifica e in cui ci si riconosce, indipendentemente dall'epoca in cui è ambientato e dall'età in cui è stato scritto.
I romanzi di Volponi si collocano invece deliberatamente lontano dal lettore (anche da quello loro contemporaneo) e, se lo avvicinano, lo fanno, eventualmente, solo per la via esplicita dei temi (come nel "Pianeta irritabile", il cui argomento sempre attualissimo - l'apocalisse postatomica - lo apparenta al "Mio Dio grazie" di Malamud) e non per la più decisiva via delle strategie compositive, delle tecniche della narrazione, dello stile.
Dal punto di vista della forma i romanzi di questo inesauribile sperimentatore si situano tra i testi del disordine, della contestazione anche stilistica del mondo (massime "Corporale"), della traduzione in oscillazioni sintattiche della dialettica senza sintesi che governa la realtà. La denuncia della degradazione imposta dalla modernità occidentale all'uomo e alla natura trova nella scrittura di Volponi un corrispettivo stilistico che non illude intorno alle possibilità di controllo razionale della devastazione descritta e si impegna semmai a mimarla e a denunciarla.
Neppure chi non si arrende di fronte all'ideologizzazione estrema della realtà odierna riesce infatti a denunciarla con le parole, pur in sé tanto condivisibili, di Volponi.
Come osserva giustamente Emanuele Zinato (curatore Einaudi dell’opera dello scrittore), Volponi si è riconosciuto in Pasolini (e non in Calvino), nella Morante (e non in Umberto Eco) ed è rimasto estraneo agli interessi delle generazioni a lui successive, che si sono ritrovate invece nelle cifre stilistiche degli autori a lui non congeniali, certo politicamente anch'essi schierati, ma stilisticamente ubiqui. Non a caso, la raccolta integrale dei romanzi volponiani si concluderà, rispettando la cronologia di stampa, con quella "Strada per Roma" che, edito nel 1991, era stato però "pensato nel 1955-56 e scritto nel 1962-64": quasi un segno visibile dell'età di cui Volponi è stato uno straordinario interprete e dalla quale non è mai letterariamente uscito.
* 2005 - Ambrogio Antonio Fogar (Milano, 13 agosto 1941 – Milano, 23 agosto 2005) è stato un navigatore, scrittore, esploratore e conduttore televisivo italiano.
La vita e le imprese
Inizia poco più che maggiorenne con il paracadutismo e si dedica quindi al volo acrobatico.
Dopo l'aria passa al mare: nel 1972 attraversa l'Atlantico del nord in solitaria e per buona parte del viaggio senza l'uso del timon
Dal giorno 1 novembre 1973 fino al 7 dicembre 1974 esegue la circumnavigazione del globo in solitaria da Est verso Ovest con uno sloop, un tipo di barca a vela, chiamato Surprise. Questo giro del mondo nella direzione opposta ai venti e alle correnti predominanti lo fa di fatto entrare come primo italiano nell'olimpo dei suoi predecessori, quali Joshua Slocum, Sir Francis Chichester.
Nel 1978, al largo delle isole Falkland nel Sud dell'Oceano Atlantico, la sua imbarcazione viene probabilmente colpita da un'orca oppure da un’onda anomala e affonda nel giro di pochi secondi. Con lui c'è il suo amico e compagno di viaggio, il giornalista Mauro Mancini. Riescono a portare con loro sulla zattera autogonfiabile di salvataggio solo un po' di zucchero e un pezzo di pancetta. Dopo 74 giorni vengono finalmente individuati dai soccorritori e recuperati. Sono in gravissime condizioni e dopo due giorni Mauro Mancini muore di polmonite. Fogar riesce a sopravvivere, ma quest’esperienza lo segnerà per il resto della vita.
In compagnia del fido Armaduk, il suo cane Husky, conquista a piedi il Polo Nord.
Negli anni '80 diventa conduttore televisivo e abile divulgatore, mettendo a frutto le proprie capacità di esploratore, con il fortunato programma d'avventura da lui creato e trasmesso su Retequattro Jonathan - dimensione avventura, precursore in Italia di tutto il filone ora molto apprezzato sui documentari e le trasmissioni con tematiche ambientali.
Nel 2007, vent'anni dopo, la figlia Francesca Fogar cura il programma Jonathan - sulle tracce dell'avventura che propone una riedizione del programma del padre.
Pubblica sulle pagine del Corriere dei Ragazzi la storia delle sue imprese e ha anche una breve avventura come direttore della rivista Molto Interessante edita dalla Peruzzo.
Dopo il mare è la volta del deserto: partecipa a tre edizioni della Parigi-Dakar e a tre Rally dei Faraoni.
Il 12 settembre 1992 è vittima di un terribile incidente in Turkmenistan, durante il raid Pechino-Parigi nel quale compone un equipaggio con Giacomo Vismara. Il fuoristrada si ribalta: il suo compagno esce miracolosamente illeso, ma Fogar subisce la frattura della seconda vertebra cervicale e rimane quasi completamente paralizzato.
Questa disgrazia non riesce a domare il suo spirito d'avventura: nel 1997, su una sedia a rotelle basculante, partecipa al giro d'Italia in barca a vela. Non smettendo mai di lottare e non arrendendosi alla malattia dice:
«Io resisto perché spero un giorno di riprendere a camminare, di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo...».
In questo periodo è testimonial per la campagna di raccolta fondi dell'associazione miolesi e per la crociata di Greenpeace contro la caccia alle balene.
Muore il 23 agosto 2005 per infarto cardiaco. Viene sepolto nel Cimitero monumentale di Milano.
▪ 2007 - Bruno Trentin (Pavie, 9 dicembre 1926 – Roma, 23 agosto 2007) è stato un sindacalista, politico e partigiano italiano.
Fu segretario generale della FIOM e della CGIL.
Figlio di Silvio Trentin, nacque in Francia dove il padre, antifascista, si era rifugiato. A 15 anni venne arrestato dai tedeschi per azioni "insurrezionali". Dopo l'8 settembre 1943, con la famiglia rientrò in Italia per partecipare alla Resistenza. Fu arrestato insieme al padre nel novembre '43. Alla morte del padre divenne, a 17 anni, comandante di una brigata partigiana di "Giustizia e Libertà".
Nel 1949 si laureò in giurisprudenza a Padova con il professor Enrico Opocher. Successivamente studiò anche presso l'Università Harvard. Già prima della Liberazione manifestò le sue idee federalistiche, secondo il modello proudhoniano.
Sempre nel 1949 si iscrisse alla CGIL ed iniziò a lavorare nel centro studi del sindacato. L'anno seguente entrò nel Partito Comunista Italiano e con questo fu eletto dapprima consigliere comunale a Roma (1960-1973) e poi deputato nazionale (1962-1972), al termine del mandato parlamentare non si ricandida per incompatibilità tra cariche sindacali e parlamentari.
Nel 1958 fu vicesegretario della CGIL e dal 1962 al 1977 fu il segretario generale della FIOM e della FLM.[2] Nel 1971 ha sottoscritto l'appello pubblicato sul settimanale L'Espresso sul caso Pinelli.
Nel 1988 passò alla guida della CGIL, dirigendola fino al 1994.[3] Nel 1993 stipulò, insieme a CISL e UIL, uno storico accordo sulla politica dei redditi che pose fine al sistema della cosiddetta "scala mobile", un meccanismo di riadeguamento automatico dei salari al costo della vita. Subito dopo la firma si dimise dalla segreteria della CGIL, dove fu eletto Sergio Cofferati.
Fu membro del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL), dal 1994 diresse l'ufficio programmi della CGIL e dal 1999 al 2004 fu parlamentare europeo tra le file dei Democratici di Sinistra.
È morto a Roma il 23 agosto 2007, stroncato da una polmonite resistente alla terapia antibiotica e per una febbre intrattabile, aggravata da una carenza immunitaria legata al grave trauma cranico subito un anno prima, causato da una caduta in bicicletta sulla Ciclabile della Drava.