Il calendario del 22 Gennaio
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Eventi
• 1506 - Arriva a Roma il primo contigente di Guardie Svizzere, composto da 150 uomini
• 1521 - L'Imperatore Carlo V apre la Dieta di Worms
• 1771 - La Spagna cede le isole Falkland al Regno Unito
• 1824 - Gli Ashanti schiacciano le forze britanniche nella Costa d'Oro
• 1840 - I coloni britannici raggiungono la Nuova Zelanda
• 1863 - In Polonia, Lituania e Bielorussia scoppia la sollevazione di gennaio. Scopo del movimento nazionale e di ricostituire la Confederazione Polacco-Lituana e liberarsi dall'occupazione della Russia
• 1879 - Guerra Anglo-Zulu: truppe Zulu massacrano le truppe britanniche nella Battaglia di Isandlwana
• 1899 - I capi di sei colonie Australiane si incontrano a Melbourne per parlare della confederazione
• 1901 - Edoardo VII diventa re dopo la morte della madre, regina Vittoria del Regno Unito
• 1905 - La 'Domenica di sangue' di San Pietroburgo, dà il via alla rivoluzione del 1905
• 1911 - Inaugurazione dello Stadio del Genoa (poi dal 1933 denominato Stadio Luigi Ferraris), il più antico stadio italiano, a tutt'oggi in uso
• 1917 - Prima guerra mondiale: Il presidente statunitense Woodrow Wilson chiede una "pace senza vittoria" in Europa
• 1922 - Pio XI diventa papa
• 1941 - Seconda guerra mondiale: Il Regno Unito strappa Tobruk alle forze dell'Asse
• 1944 - Seconda guerra mondiale: Gli Alleati iniziano l'Operazione Shingle (lo sbarco ad Anzio)
• 1945 - Seconda guerra mondiale: L'undicesima divisione corazzata della III armata USA attraversa il confine lussemburghese
• 1957 - L'esercito israeliano si ritira dalla penisola del Sinai (aveva invaso l'Egitto il 29 ottobre 1956)
• 1962 - L'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) sospende Cuba
• 1963 - Trattato dell'Eliseo tra Francia e Germania
• 1970 - Primo volo commerciale di un Boeing 747, da New York a Londra in 6 ore
• 1973 - La Corte Suprema degli Stati Uniti emette la sentenza del caso Roe contro Wade, che cancella le leggi statali che limitano l'aborto ai primi sei mesi di gravidanza
• 1980 - Andrei Sakharov viene arrestato a Mosca
• 1984 - Viene presentato il primo computer Apple Macintosh, con uno spot durante il XVIII Superbowl
• 1987 - Il politico della Pennsylvania Budd Dwyer si suicida in diretta televisiva
• 1992
- - Forze ribelli occupano la stazione radio nazionale dello Zaire, a Kinshasa, e trasmettono una richiesta per le dimissioni del governo
- - Roberta Bondar diventa la prima donna canadese nello spazio
• 1997 - Madeleine Albright diventa la prima donna Segretario di Stato degli USA, dopo essere stata confermata dal Senato degli Stati Uniti
• 1998 - Theodore Kaczynski (alias Unabomber) si dichiara colpevole e accetta la condanna all'ergastolo
• 2003
- - I Paesi Bassi votano per un nuovo parlamento dopo che il precedente era rimasto in carica per soli 86 giorni
- - Ultimo contatto riuscito con la sonda Pioneer 10, uno degli oggetti fabbricati dall'uomo più distanti dalla Terra
• 2006 - Evo Morales, eletto con oltre il 53% dei voti, diventa il primo Presidente indio della Bolivia
• 2009 - Hillary Clinton viene confermata dal Senato degli Stati Uniti Segretario di Stato
Anniversari
• 627 - Teodolinda (... – Monza, 22 gennaio 627) fu regina dei Longobardi e regina d'Italia dal 589. Fu moglie prima di Autari e poi di Agilulfo.
Le prime nozze: Autari
Figlia del duca bavaro Garibaldo, per parte materna era di ascendenza longobarda: sua madre, Valdrada (o Valderada), era infatti figlia di Vacone, re dei Longobardi tra il 510 e il 540. Dal nonno Teodolinda ereditò così il carisma della dinastia dei Letingi, di forte ascendenza sul popolo longobardo.
Nel 588, sfumato un precedente fidanzamento con una sorella del re dei Franchi, Childeberto II, il re dei Longobardi Autari concluse il fidanzamento con Teodolinda. La scelta aveva un preciso risvolto politico: fallito il tentativo di arrivare a una pacificazione con i Franchi, Autari aveva scelto lo scontro aperto, e di conseguenza cercato l'appoggio dei Bavari che, come i Longobardi, erano minacciati dai Franchi, allora in una fase di ascesa.
Il matrimonio fu celebrato a Verona il 15 maggio 589, presso il campo di Sardi; il fratello di Teodolinda, Gundoaldo, fu nominato duca di Asti.
Le seconde nozze: Agilulfo
Autari morì improvvisamente (forse avvelenato) dopo poco più di un anno dal matrimonio, il 5 settembre 590. Secondo il racconto di Paolo Diacono, commovente anche se di dubbia veridicità, in quei mesi la regina letingia avrebbe a tal punto conquistato i Longobardi da far sì che il popolo, spontameamente, le offrisse la possibilità di scegliersi un nuovo marito e re. La scelta sarebbe allora caduta sul duca di Torino, Agilulfo della stirpe di Anawas. Più verosimilmente quel matrimonio, celebrato nello stesso autunno del 590, era stato orchestrato dallo stesso Agilulfo, che nel maggio del 591, a Milano, avrebbe poi ricevuto l'investitura ufficiale a re in un'assemblea del popolo.
Teodolinda ebbe un notevole influsso sulle scelte politiche del marito. Cattolica (a differenza del marito e di gran parte del popolo longobardo, ariano e pagano), dopo un iniziale sostegno allo scisma (con ogni probabilità fino al 612 anno della morte del suo consigliere Secondo di Non) cercò un avvicinamento con la Chiesa di papa Gregorio Magno, con il quale intratteneva uno scambio epistolare. Furono restituiti così beni alla Chiesa, reinsediati vescovi e avviati sforzi per comporre lo Scisma tricapitolino che divideva il papa di Roma al patriarca di Aquileia. In quegli anni il monaco Secondo di Non, tricapitolino, fu primo consigliere alla corte. Il figlio di Agilulfo e Teodolinda ed erede al trono, Adaloaldo, fu battezzato con rito cattolico nel 603, mentre l'aperto incoraggiamento dato dalla coppia regale alla riforma monastica di san Colombano approdò, nel 614, alla fondazione del monastero di Bobbio.
Agilulfo morì nel maggio del 616 lasciando il titolo al figlio Adaloaldo ancora minorenne, ma già associato al trono dal 604. Una possibile insidia per la successione avrebbe potuto essere rappresentata dal fratello di Teodolinda, il popolare Gundoaldo duca di Asti, ma poco prima questi era stato assassinato, si sospetta per iniziativa della stessa coppia reale. Teodolinda rimase al vertice del potere accanto al figlio, esercitando una reggenza e ricevendo il grande sostegno del duca Sundrarit, già comandante militare e uomo di fiducia di Agilulfo.
Come reggente, Teodolinda intensificò il suo appoggio alla Chiesa cattolica, anche per l'influsso esercitato dal consigliere latino Pietro. Non ci furono attacchi ai Bizantini, che pure in quegli anni erano in gravi difficoltà a causa della contemporanea pressione di Avari e Persiani, e anzi la diplomazia longobarda si impegnò nella ricerca di un accordo definitivo con l'imperatore. Lo scontento della maggior parte dei duchi si condensò intorno alla figura emergente di Arioaldo, duca di Torino e cognato di Adaloaldo (era marito di sua sorella Gundeperga). Nel 624, quando ormai Adaloaldo era maggiorenne ma non per questo Teodolinda aveva perso il suo influsso sulla politica, esplose il conflitto interno tra i ribelli e il re, sostenuto dal papa e dall'esarca di Ravenna.
Teodolinda morì nel 627, un anno dopo la detronizzazione del figlio, e fu sepolta, accanto al marito, all'interno del Duomo di Monza, da lei voluto; in seguito sarebbe stata canonizzata. Con la sua morte ha termine il periodo monzese dei re longobardi.
• 1850 - Guillaume-Joseph Chaminade (Périgueux, 8 aprile 1761 – Bordeaux, 22 gennaio 1850) è stato un sacerdote francese, fondatore delle Figlie di Maria Immacolata (1816) e della Società di Maria (1817): è stato proclamato beato da papa Giovanni Paolo II nel 2000.
• 1922 - Papa Benedetto XV, nato Giacomo Della Chiesa (in latino: Benedictus XV; Genova, 21 novembre 1854 – Roma, 22 gennaio 1922), è stato il 258° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica (il 257° successore di Pietro), fermo oppositore della Prima guerra mondiale.
Il Papa, la guerra e la pace
Benedetto XV fu eletto papa poche settimane dopo l'inizio della Prima guerra mondiale. Probabilmente la situazione bellica favorì la sua elezione essendo un uomo che aveva lavorato alla diplomazia con valenti Segretari di Stato quali Rampolla e Merry del Val; restò un evento eccezionale nella Chiesa l'elezione a papa di un cardinale nominato da soli tre mesi. Consapevole della gravità del momento, decise che l'incoronazione si tenesse non nella basilica di San Pietro ma, più modestamente, nella Cappella Sistina.
Durante la prima guerra mondiale elaborò diverse proposte di pace e la sua prima enciclica, Ad Beatissimi Apostolorum, del 1º novembre 1914, dove si appella ai governanti delle nazioni per far tacere le armi e lo spargimento di tanto sangue umano. Con l'entrata in guerra anche del regno d'Italia il 24 maggio 1915, la Santa Sede, chiusa e prigioniera in Vaticano, rimane ulteriormente isolata con la dipartita degli ambasciatori degli stati opposti; Benedetto XV non può far altro che constatare amaramente l'ulteriore allargamento del conflitto e l'incremento dei morti e delle distruzioni. Durante tutto il conflitto non smise di inviare proclami per la pace e per la diplomazia, oltre ad aiuti concreti alle popolazioni civili colpite dalla guerra.
È comunemente ricordato per aver definito, nella Nota del 1º agosto 1917, la guerra come «inutile strage»; e va attribuita a lui anche l'espressione, sempre al riguardo dello stesso argomento, della guerra come «suicidio dell'Europa civile».
Al termine del conflitto si adoperò per riorganizzare la Chiesa nel nuovo contesto mondiale. Riallacciò le relazioni diplomatiche con la Francia e con le altre nazioni. Nel 1920 scrisse la prima enciclica sulla pace, Pacem Dei munus. In essa denuncia la fragilità di una pace che non si fondi sulla riconciliazione:
Durante il suo pontificato nell'Impero Ottomano si verificarono tragici massacri di cittadini cristiani e Benedetto XV cercò di sostenere in tutti i modi questi perseguitati, con la parola, con l'azione caritatevole e con quella diplomatica. Cercò in particolare di evitare, anche mediante il segretario di Stato, cardinale Pietro Gasparri, il massacro degli armeni in Turchia nel 1915.
Questo non impedì che a Costantinopoli nel 1919, gli fosse eretta dai Turchi, sebbene fosse ancora vivente, una statua di sette metri con la scritta «Al grande Pontefice della tragedia mondiale, Benedetto XV, benefattore dei popoli, senza distinzione di nazionalità o religione, in segno di riconoscenza, l'Oriente».
Benedetto XV è all'origine della rifondazione dell'attività missionaria della chiesa dell'inizio del novecento. La lettera apostolica Maximum illud del 1919 favorì un nuovo impulso alle missioni, con un preciso orientamento al distacco dagli interessi politici delle potenze e di concentrazione sulla comunicazione del Vangelo.
Si ricollega a questa visione il tentativo di aprire una nunziatura a Pechino, al di là della politica delle potenze europee, che rappresentava un forte impedimento all'evangelizzazione. Il Papa riesce a stabilire una delegazione in Cina, che è all'inizio del rinnovamento del cattolicesimo di quel paese.
Nella stessa linea si impegnò per l'Oriente cattolico, e fondò nel 1917 la Congregazione per le Chiese orientali. Benedetto XV si mosse con grande rispetto per i popoli a cui la Chiesa si rivolgeva. Per lui il missionario non è portatore di interessi di parte, ma del Vangelo:
Nel 1917 promulgò la prima edizione del Codice di diritto canonico, che rimarrà in vigore fino alla riforma del 1983.
Nell'ambito della politica italiana egli, non soltanto levò il non expedit, ma incoraggiò la formazione di un partito con base cristiana: il Partito Popolare Italiano.
Nel campo religioso curò lo sviluppo degli studi ecclesiastici; ed in tal senso decretò l'istituzione della Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, e favorì il riavvicinamento delle chiese orientali.
Nel 1920 proclamò santa Giovanna d'Arco; il 28 luglio dello stesso anno scelse Sant'Antonio da Padova quale patrono della Custodia di Terra Santa; durante il suo pontificato si sbloccò la causa di beatificazione del Bellarmino.
Di salute cagionevole, morì a causa di una broncopolmonite il 22 gennaio 1922; gli successe papa Pio XI.
• 1973 - Lyndon Baines Johnson (Johnson City, 27 agosto 1908 – San Antonio, 22 gennaio 1973) è stato un politico statunitense, 36esimo presidente degli Stati Uniti d'America. Divenne presidente degli Stati Uniti d'America dopo l'improvvisa morte di John Fitzgerald Kennedy, il quale fu ucciso in un attentato a Dallas il 22 novembre 1963.
• 1984 - Chaïm Perelman (Varsavia, 20 maggio 1912 – Bruxelles, 22 gennaio 1984) è stato un logico polacco del diritto, vissuto per la maggior parte della sua vita a Bruxelles.
Si colloca tra i più importanti teorici dell'argomentazione del secolo XX. Il suo lavoro più significativo è il Traité de l'argumentation - la nouvelle rhétorique (1958), scritto con Lucie Olbrechts-Tyteca, tradotto in inglese con il titolo The New Rhetoric: A Treatise on Argumentation, a cura di John Wilkinson and Purcell Weaver (1969). La versione italiana del libro - dal titolo Trattato dell'argomentazione - La nuova retorica (Einaudi, Torino, 1976) - porta la prefazione di Norberto Bobbio
Ha elaborato la cosiddetta logica del preferibile in contrapposizione alla logica formale cartesiana.
Nel saggio La giustizia formale, Perelman enuncia sei concezioni della giustizia. Esse sono:
1. a ciascuno la stessa cosa;
2. a ciascuno secondo i suoi meriti;
3. a ciascuno secondo le sue opere;
4. a ciascuno secondo i suoi bisogni;
5. a ciascuno secondo il suo rango;
6. a ciascuno secondo ciò che la legge gli attribuisce.
Dato che queste sei formulazioni sono tra loro inconciliabili, secondo Perelman ci sono tre soluzioni:
1. dichiarare che queste concezioni della giustizia non hanno nulla in comune (ma allora quale di queste corrisponde alla vera giustizia?)
2. dichiarare che una sola di esse è vera;
3. cercare l'elemento che queste sei formulazioni hanno in comune
Questa ricerca è resa possibile dal "metodo dell'analisi logica": in ognuna delle formulazioni, si individua l'elemento indeterminato (ciò che in matematica si chiama variabile), e lo si determina facendo luogo alle varie concezioni di giustizia. Quando si trova un elemento comune, questo costituirà la definizione formale (astratta) di giustizia, ed ogni formulazione particolare o concreta costituirà uno degli innumerevoli valori della giustizia formale.
Dopo aver terminato De la justice nel 1944, Perelman rifiutò i vantaggi del positivismo logico oltre le sue applicazioni nella scienza pura. In Philosophies premières et philosophie regressive, pubblicato cinque anni dopo, delineò ulteriormente i limiti delle prime filosofie o metafisica.
Poiché questi approcci si basavano su una serie di assiomi auto-evidenti e reciprocamente supportantisi, ogni errore percepito avrebbe invalidato l'intera filosofia e la sua pretesa di rivelare verità universali e assolute.
Le alternative prevalenti, in particolare il relativismo di Jean-Paul Sartre, erano anch'esse insostenibili per Perelman, dato che gli assoluti della metafisica in questi approcci venivano semplicemente rimpiazzati dallo scetticismo assoluto.
Mentre lavorava con la Olbrechts-Tyteca, Perelman sviluppò una filosofia che evitava gli eccessi del positivismo e del relativismo nella sua formulazione radicale.
Dopo che si era imbattuto in un brano di Brunetto Latini posto in appendice a Les fleurs de Tarbes di Jean Paulhan, Perelman adottò un approccio all'argomentazione di impostazione classica, greco-latina.
Eglì scoprì che in assenza di una specifica logica dei giudizi di valore, era possibile affrontare la questione tramite le opere di Aristotele.
Negli Analitici secondi, Aristotele definisce i principi della dimostrazione, detta anche "analitica", che si basa sull'accettazione delle premesse delle necessarie conclusione del sillogismo. Nei Topici ed in altre opere, Aristotele contrappone l'approccio dimostrativo alla dialettica, o alla ragionamento retorico, basata su premesse accettate in una data situazione e, pertanto, per natura contingenti. Attraverso le distinzioni aristoteliche, Perelman fu in grado di percepire le contraddizioni delle prime filosofie: sebbene queste sostenessero di rivelare le verità assolute ed universali tramite il metodo dimostrativo, di fatto esse si limitavano a persuadere delle proprie affermazioni uno specifico pubblico.
Secondo Perelman, dunque, una filosofia efficace – cioè capace di determinare l'essere e di fondare delle azioni secondo ragionevolezza– deve essere costruita secondo valutazioni di probabilità e deve poter respingere ogni tentativo di imporre i giudizi di valore e gli altri elementi contingenti dovuti alla sua necessità di essere recepita da un particolare pubblico.
La teoria di Perelman, che egli chiamò "filosofia regressiva", cercava quindi di incorporare le verità socialmente accettate e rimanendo al contempo impermeabile ai cambiamenti che si sarebbero potuti succedere alle suddette verità.
Mentre la retorica e l'argomentazione costituiscono il fondamento del pensiero di Perelman, il suo approccio "regressivo" caratterizza il suo trattato sull'argomentazione non formale.
Alla fine della Nuova retorica, Perelman e la Olbrechts-Tyteca sostengono che il loro progetto, a differenza delle affermazioni assolute comuni alla filosofia, ha come scopo che “i singoli ed i gruppi aderiscano alle opinioni di ogni genere con intensità che può variare da caso a caso” e che “tali credenze non siano sempre autoevidenti, e che si occupino raramente di idee chiare e distinte”. Per scoprire la logica che governa queste credenze ed idee, Perelman e la Olbrechts-Tyteca si affidano ad una filosofia regressiva basata sulla variabilità di particolari situazioni e di particolari valori. Perelman applicò questo stesso approccio ai successivi sviluppi della Nuova Retorica e nei seguenti scritti su diritto e giustizia.
• 1990 - Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990) è stato un poeta, critico letterario e traduttore italiano.
All'età di dieci anni lasciò Livorno e compì i primi studi a Genova, frequentando in seguito i corsi di violino e composizione al Conservatorio e conseguendo privatamente l'Abilitazione Magistrale. Scrisse i suoi primi versi inviandoli alle varie riviste genovesi.
Le prime raccolte Come un'allegoria e Ballo a Fontanigorda escono per l'editore genovese Emiliano degli Orfini. Nel 1939, dopo un breve periodo a Pavia, si trasferisce a Roma, dove abiterà per tutta la vita, pur trascorrendo le estati a Loco di Rovegno, dove aveva insegnato in gioventù e conosciuto Rosa Rettagliata, la compagna della vita e moglie dal 1937. Trascorre a Loco di Rovegno due anni in clandestinità. Poeta, critico, traduttore (specie dal francese). Dopo aver partecipato alla guerra e alla Resistenza, fu per molti anni maestro elementare, iniziando a Casorate Primo la sua esperienza di insegnamento.
Sposatosi con Rosa Rettagliata, la Rina delle sue poesie, dal 1939 visse a Roma dove collaborò a diversi giornali e riviste con le sue poesie ma anche con saggi critici, racconti e traduzioni. La raccolta Il passaggio di Enea raccoglie tutte le sue poesie pubblicate fino al 1956 e riflette la sua esperienza di combattente durante la Seconda guerra mondiale e la Resistenza e raccoglie le poesie delle raccolte precedenti.
Ha curato una serie di traduzioni di capolavori di letteratura straniera, tra le quali si ricorda Morte a credito di Louis-Ferdinand Céline.
Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e la città natale, il viaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimenti. Dall'iniziale rispetto di forme metriche tradizionali, come il sonetto, sempre sapientemente lavorato, Caproni passa poi all'utilizzo di una forma metrica spezzata, esclamativa, che rispecchia l'animo del poeta sconvolto dall'assurdità dell'esistenza.
Poesia
• Come un'allegoria (1932-1935), 1936
• Ballo a Fontanigorda, 1938
• Finzioni, 1941
• Cronistoria, 1943
• Il seme del piangere, 1959
• Congedo del viaggiatore cerimonioso e altre prosopopee, 1965
• Il "Terzo libro", 1968
• Il muro della terra, 1975
• Il franco cacciatore, 1982
• Tutte le poesie, 1983
• Il Conte di Kevenhüller, 1986
• Res Amissa (opera postuma, 1991)
• L'opera in versi, 1998
• Quaderno di traduzioni, 1998
Narrativa
• Il labirinto, Milano, Garzanti, 1984
• La valigia delle Indie e altre prose, Pistoia, Via del vento, 1998
• Racconti scritti per forza, Milano, Garzanti, 2008
Critica e saggi letterari
• La scatola nera, Milano, Garzanti, 1996
• Giudizi del lettore. Pareri editoriali, Genova, Il nuovo melangolo, 2006
* 1990 - Mariano Rumor (Vicenza, 16 giugno 1915 – Vicenza, 22 gennaio 1990) è stato un politico italiano, per cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri fra il 1968 e il 1974.
• 1992 - Jean-Louis Barrault (Parigi, 8 settembre 1910 – Parigi, 22 gennaio 1994) è stato un attore e regista francese.
Studiò dapprima al collegio Chaptal e in un secondo tempo alla scuola di Belle Arti, dove frequentò i corsi di disegno. Contemporaneamente esercitò vari mestieri per risollevare le sue difficili condizioni economiche.
Allievo di Charles Dullin, recitò nella sua compagnia dal 1933 al 1935. In quel periodo incontrò Étienne Decroux che lo introdusse all'arte del mimo.
Nel 1935, Barrault preparò uno spettacolo sperimentale intitolato: Autour d'une mère ("Intorno ad una madre"), ispirato da un racconto di Faulkner.
Anche i suoi due lavori successivi, Numance ("Numanzia") tratto da un'opera di Cervantes e La faim ("La fame") ispirato da un lavoro di Knut Hamsun, lo imposero come uno degli artisti più originali del teatro transalpino.
Nel 1940 incominciò una proficua collaborazione con la Comédie-Française, mettendosi in luce grazie alla regia di Phèdre ("Fedra").
Come attore di cinema partecipò a numerosi film, tra cui il celebre Les enfants du paradis del 1945.
Con Madeleine Renaud, sua moglie, costituì nel 1946 una compagnia, la Renaud-Barrault con sede in un primo tempo al teatro Marigny e poi al Palais Royal, che ottenne molti successi in Francia e anche nelle numerose tournée all'estero, compresa l'Italia.
Dal 1959 André Malraux gli affidò il Teatro dell'Odeon di Parigi, di cui sarà direttore fino al 1968, quando se ne dovrà allontanare dopo aver aperto il teatro agli studenti, che lo occuparono per più di un mese.
Fautore del teatro totale, nel quale parole, gesti, scenografia e musica mantengono la stessa importanza, Barrault propose un repertorio molto vario: dagli autori classici come Eschilo e Shakespeare fino ai contemporanei come Camus e Anoiulh. Importante fu il suo impegno di lanciare autori di avanguardia come Ionesco e Beckett.
• 1995 - Rose Elizabeth Kennedy nata Fitzgerald (Boston, 22 luglio 1890 – Hyannis Port, 22 gennaio 1995) è stata la moglie di Joseph Patrick Kennedy (1888 - 1969) e la madre del presidente John Fitzgerald Kennedy (1917 - 1963).
• 1999 - George Lachmann Mosse (Berlino, 20 settembre 1918 – Madison, 22 gennaio 1999) è stato uno storico tedesco naturalizzato statunitense che si è occupato prevalentemente di nazismo, ma ha approfondito anche molti altri temi della storia contemporanea, unendo alla prospettiva storica anche quella sociologica e antropologica.
Da ricordare i suoi numerosi saggi sul nazionalismo tedesco, sui movimenti di massa, sui totalitarismi e sul razzismo in Europa.
Date le sue origini ebraiche, con l'avvento del nazismo emigrò prima in Inghilterra, e studiò a Cambridge, poi negli Stati Uniti, perfezionandosi a Harvard.
Ha insegnato all'Università del Wisconsin-Madison ed è stato "visiting professor" della Hebrew University di Gerusalemme.
Alla sua morte ha devoluto parte del suo patrimonio per l'istituzione di corsi di storia alla Wisconsin-Madison University e alla Hebrew University di Gerusalemme.
Tra le sue opere, pubblicate in italiano, si ricordano:
• Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti (Laterza, 2005) - ISBN 884206565X
• La nazionalizzazione delle masse (Il Mulino, 2004) - ISBN 8815097112
• Intervista sul nazismo (Laterza, 2004) - ISBN 8842053724
• Le origini culturali del Terzo Reich (NET, 2003) - ISBN 8851521107
• Il razzismo in Europa. Dalle origini all'Olocausto (Laterza, 2003) - ISBN 8842054011
• L'Europa del Cinquecento (Laterza, 1999) - ISBN 8842057851
• La nazione, le masse e la nuova politica (Di Renzo Editore, 1999) - ISBN 8883230094
• Sessualità e nazionalismo (Laterza, 1996) - ISBN 884204816X
• 2007 - Henri Antoine Grouès, detto Abbé Pierre (abate Pierre in francese) (Lione, 5 agosto 1912 – Parigi, 22 gennaio 2007), è stato un presbitero cattolico francese, partigiano, uomo politico e fondatore nel 1949 dei Compagnons d'Emmaüs, un'organizzazione per i poveri ed i rifugiati.
1949: la fondazione
Cercando una casa nella quale abitare e poter lavorare, l'Abbé si imbatté in una grande casa abbandonata da parecchi anni prima della guerra e poi saccheggiata nei pressi di Parigi, nel ricco rione di Neuilly-Plaisance.
Investì la piccola immunità (cinquantamila franchi) ricevuta in qualità di deputato per acquistarla: gli abitanti del quartiere rimasero sbalorditi quando si mise a riparare il tetto e poi l'intera casa, che era in rovina. Sostenendo che la casa fosse era semplicemente troppo grande per una persona sola, decise di farne un luogo di ritrovo per gruppi di giovani: sarebbe diventata la prima base di Emmaus (Emmaüs in lingua francese).
Era il 1949 e l'iniziativa dell'associazione dei compagni di Emmaus era appena partita, fondata da l'Abbé Pierre. Il primo "alleato" dell'Abbé è George, un ex omicida e forzato, salvato dal suicidio dal religioso, che lo ospita a Neuilly-Plaisance.
Il nome fu scelto riferendosi al nome di un villaggio della Palestina dove, come riportato nell'ultimo capitolo del Vangelo di Luca, due discepoli ospitarono Gesù, senza averlo riconosciuto, poco dopo la sua resurrezione.
La vera Emmaus
L'idea iniziale dell'Abbé era di sfruttare la casa per permettere ai giovani di riunirsi per pregare, studiare, incontrarsi, discutere; successivamente assunse anche i contorni di un'associazione caritatevole. Nelle comunità di Emmaus i volontari aiutano i poveri ed i senzatetto dandogli una casa, del cibo e una possibilità di lavoro. Buona parte dei volontari sono ex senzatetto di tutte le età, confessioni religiose, origini sociali ed etnie.
L'Abbé e gli altri "compagni di Emmaus", come ormai si facevano chiamare, iniziarono così ad ospitare nella grande casa chiunque ne avesse bisogno. Presto a loro si unirono molti barboni, tolti dai marciapiedi o dalle banchine sul lungo-Senna: la comunità crebbe e cominciò a porsi il problema di come andare avanti. Si iniziò così ad acquistare e ristrutturare piccole case, spesso sfitte ed in rovina, per i "nuovi arrivati".
Una delle idee che l'Abbé Pierre volle trasmettere all'associazione laica di Emmaus è che anche i più disperati possono rendersi utili per gli altri, che anche i più deboli (poveri e persone senza una casa) possono aiutare quelli ancora più deboli, portando il messaggio di amore, per i poveri e per i diseredati, per i dimenticati del mondo.
Dalla fine degli anni sessanta Emmaus si organizzò anche per accogliere in piccole comunità provvisorie tanti giovani interessati a fare una esperienza di vita comunitaria oltre che a produrre ricchezza da destinare ai poveri attraverso il recupero e la valorizzazione dei tanti rifiuti e oggetti gettati dalla società dei consumi. Aiutare il prossimo, impegnarsi per la giustizia e sperimentare la vita comunitaria per un seppur breve periodo spinse tanti giovani europei a frequentare sempre più numerosi le comunità degli chiffoniers.
Si trattava di campi di lavoro internazionali appositamente organizzati nel periodo estivo, attrezzati per garantire vitto e alloggio ai volontari, attivati di anno in anno in diverse regioni della Francia, ma anche all'estero (Danimarca, Italia...) sostenuti da dei comitati locali che provvedevano al sostegno logistico, a fornire i mezzi di trasporo necessari per il lavoro di raccolta nonché gli spazi coperti necessari per ammassare il materiale raccolto. Tanti giovani, dislocati a seconda dell'entità del lavoro da svolgere nelle aree predestinate, organizzati nei cosiddetti campi di lavoro che raggruppavano mediamente 20 volontari, si destreggiavano nella organizzazione della vita in comune che attraverso il rispetto di alcune regole prevedeva la gestioni degli alloggi e della cucina, nonché del tempo libero e degli incontri con la gente del posto, ma soprattutto nel lavoro che per la gran parte riguardava la raccolta porta a porta di quanto era destinato in discarica. Carta, ferro vecchio, metalli ecc. Un responsabile designato dalla organizzazione, formava un gruppo che aveva il compito di distribuire i diversi incarichi di lavoro che andava dalla pulizia dei locali per passare al compito principale che consisteva nella raccolta, nella cernita e nell'imballaggio dei materiali raccolti vuotando cantine e soffitte colme di materiali inutilizzati che con generosità le famiglie donavano alla cosiddetta "Operation Emmaus".
Tonnellate di carta, ferro vecchio e i tessuti in lana o cotone venivano raccolti casa per casa da migliaia di volontari. Un lavoro che si traduceva con facilità in danaro subito utilizzato per interventi umanitari nel terzo mondo, ma anche per i bisognosi degli stessi paesi che ospitavano i campi.
L'esperienza iniziata in sordina con qualche centinaio di giovani toccò numeri vertiginosi negli anni settanta. 7000 giovani nell'estate 1971 si installarono a turno per almeno 20 giorni durante le vacanze estive in decine di "campi di lavoro internazionali" nella regione francese a sud ovest di Parigi. Tour fu la città raggiunta da questa marea umana smistata quindi nel raggio di qualche centinaio di chilometri. Una organizzazione imponente ed efficiente che diventò anche una lezione alla società dei consumi che si perpetuò negli anni per scemare lentamente solo alla fine degli anni novanta.
L'esperienza ancora attiva trova adesioni tra alcune centinaia di giovani da tutto il mondo ogni anno anche in questo nuovo millennio.
Accogliere in piccole comunità provvisorie tanti giovani interessati a fare una esperienza di vita comunitaria oltre che a produrre ricchezza da destinare ai poveri attraverso il recupero e la valorizzazione dei tanti rifiuti e oggetti gettati dalla società dei consumi rimane una esperienza unica. Per usare le parole dell'Abbè Pierre: Qualcosa che non si può spegare, per comprenderla bisogna viverla.
Molti di coloro che hanno dato un contributo all'iniziativa confermano. Non è facile descrivere la ricchezza umana che si registra in un ambiente giovane tra soggetti di cultura e lingua diversa, ma interessati a condividere, sia pur per un breve periodo, iniziative a favore dell'uomo e del pianeta. Non dimentichiamo che il recupero e il riciclaggio di tanti materiali permette di ridurre lo spreco di risorse e di energia. Negli anni settanta la preghiera da recitare prima di ogni pasto diceva: Rinnoviamo il nostro impegno di lavorare per dare pane a quelli che hanno fame e per dare fame a quelli che hanno del pane.
La fame per quelli che hanno pane riguardava la giustizia.
La prima comunità dei compagni di Emmaus (quella a Neuilly-Plaisance) nei primi tempi si sosteneva coi soldi provenienti dall'indennità mensile dell'Abbé come ex deputato; poi per autofinanziarsi la comunità iniziò a vendere materiali ed oggetti recuperati dalle discariche o dai privati che intendevano disfarsene. In seguito arrivarono anche le prime donazioni.
Il problema della mancanza di denaro per sostenere l'opera edilizia di Emmaus nei primi anni di vita dell'organizzazione portò alla decisione dell'Abbé Pierre di partecipare, nel 1952, al gioco a premi radiofonico di Radio Luxembourg "Quitte ou double"(l'omologo francese di Lascia o raddoppia); vinse un premio in denaro 256.000 franchi
L'inverno del 1954: “l'insurrezione della bontà”
Il freddo mortale
Durante il rigido inverno del 1954 l'opera dell'Abbé Pierre in favore dei più poveri e degli sfrattati acquistò vasta notorietà in Francia.
Il freddo dei primi mesi del '54, soprattutto di notte, non dava scampo ai mendicanti e in generale ai senzatetto, costretti a raggomitolarsi ai bordi dei marciapiedi, avviluppati in carte di giornale. Il camion dei "compagni di Emmaus" si fermava dove i casi erano più tragici, raccogliendo persone semi-assiderate; il numero di questi disgraziati era però sempre più numeroso, alimentato dagli sfrattati.
Il problema degli sfratti era stato ulteriormente aggravato infatti a seguito della mancata approvazione di un provvedimento sugli alloggi da parte del parlamento. I servizi notturni dell'Abbé Pierre e dei suoi compagni si fecero così sempre più frequenti: portavano pane, vino, minestra e coperte alla gente. Molti venivano portati al riparo, ma molti morivano dal freddo, senza che si potesse fare niente.
L'appello
La situazione per l'Abbé si fece insostenibile ogni giorno di più, alla fine, stremato, ricevette per telefono la notizia che una donna era morta, alle tre del mattino, assiderata, con in mano il biglietto con cui era stata sfrattata perché non poteva permettersi gli ottomila franchi di affitto. Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Pieno di angoscia, si recò ad una radio, e lanciò un appello per donare coperte, tende e generi di conforto a quei numerosi senza tetto che incontravano gravissime e crescenti difficoltà a sopravvivere non solo a Parigi, ma in molte delle città francesi. Il ministro delle Telecomunicazioni, in seguito all'appello, telefonò al direttore della radio per rimproverarlo di aver consentito un appello simile: in seguito alla mobilitazione popolare che deriverà dall'appello dell'Abbé, sarà costretto, giorni dopo, a lodare lo stesso direttore per quanto fatto.
Il suo celebre discorso alla Radio Luxembourg dell'11 febbraio 1954, alle ore 12.05, fu accompagnato dalla richiesta, al giornale conservatore Le Figaro, di pubblicare la sua richiesta in quanto, a suo parere, tale quotidiano veniva letto "dai potenti":
"Amici, aiuto!... Una donna è morta di freddo questa notte alle 3:00, sul marciapiede di corso Sebastopoli. In mano aveva il biglietto con cui era stata sfrattata l'altro ieri... Ogni notte ci sono più di duemila poveri sui nostri marciapiedi che soffrono il freddo, muoiono senza cibo, senza pane, senza tetto. Alcuni sono quasi nudi...
"Ascoltatemi. In tre ore si sono creati i due primi centri di soccorso: uno sotto una tenda, ai piedi del Panthéon, in via Montagne Sainte-Geneviève, l'altro a Courbevoie. Sono già stracolmi. Bisogna che questa notte, in ogni città della Francia, in ogni quartiere di Parigi, si aprano dei centri di soccorso, dove questa povera gente possa trovare coperte, paglia, minestre ed un sorriso di gente amica. Sulla porta, alla luce di una lampada, si appenda un cartello con le parole "Centro fraterno di soccorso", sotto il quale si possano leggere queste semplici parole: "Se soffri, chiunque tu sia, entra, mangia, dormi, ritrova la speranza, qui tu sei amato".
"I bollettini meteorologici annunciano un mese di gelo terribile. Finché l'inverno dura, finché esistono i centri, davanti ai loro fratelli che muoiono in povertà, tutta l'umanità dovrebbe avere un'unica volontà: la volontà di rendere non possibile questa situazione. Io vi supplico, fateci amare l'un l'altro per potere fare questo ora. Da cotanto dolore, lasciate che ci venga data una cosa meravigliosa: lo spirito di condivisione della Francia. Grazie! Ognuno può aiutare questi senzatetto.Per questa notte, al più tardi per domani, ci occorrono cinquemila coperte, trecento grosse tende militari, duecento stufe catalitiche. Fate recapitare velocemente tutto questo all'Hôtel Rochester, via Le Boétie, numero 92. Il rendez-vous per i volontari e gli autocarri per portarli; stanotte alle undici, davanti alla tenda sul Montagne Sainte-Geneviève. Grazie a voi a Parigi stanotte nessun uomo, nessuno bambino, dormirà sull'asfalto o sulle banchine
Grazie."
La grande mobilitazione popolare
La risposta all'appello superò ogni aspettativa: la reazione dei francesi, nota come “l'insurrezione della bontà”, portò, oltre ad una straordinaria quantità di donazioni, moltissimi volontari da tutto il paese, dapprima per distribuire i beni, ed in seguito per operare nelle comunità di Emmaus.
La hall dell'hotel fu presto sgomberata per contenere i pacchi arrivati, centinaia di persone si misero in coda davanti all'entrata, si dovette aggiungere d'urgenza undici linee telefoniche all'albergo per rispondere a tutte le chiamate.
La mattina la stampa parlò di una "insurrezione della bontà" (insurrection de la bonté) e l'oramai famosa richiesta di aiutò finì per portare donazioni per un totale di 500 milioni di franchi (il solo Charlie Chaplin donò due milioni) in denaro, ed una quantità impressionante di beni di prima necessità. L'ondata di generosità colpì sia i ricchi sia i cittadini meno abbienti, che dettero comunque il loro piccolo contributo. Questa incredibile cifra risultò del tutto inaspettata; durante quella notte e i giorni successivi i centralinisti e gli uffici postali furono sommersi. A causa dell'enorme volume delle donazioni ci vollero diverse settimane per immagazzinarle (una parte della stazione ferroviaria di Orsay fu usata come deposito) e successivamente smistarle e distribuirle. L'appello richiamò inoltre volontari da tutte la Francia, inclusi molti ricchi borghesi, rimasti colpiti dalle parole dell'Abbé Pierre.
Dopo quell'esperienza venne promulgata in Francia una legge che proibì lo sfratto durante i mesi invernali.
Ben presto l'Abbé Pierre, ormai divenuto una celebrità, dovette organizzare il suo movimento, in grande espansione, creando così, il 23 marzo 1954, le "comunità di Emmaus", che ben presto si diffusero prima in tutta la Francia, e poi in molti paesi del mondo (Argentina, Messico, Italia, Canada, Congo, Australia...). Nel 1959 l'Abbé si recò a Beirut per assistere alla creazione del primo gruppo di Emmaus interconfessionale, fondato da un sunnita, un arcivescovo melchita e uno scrittore maronita.
Gli anni ottanta e novanta
Nel 1981 si tennero in Francia le elezioni presidenziali: l'Abbé Pierre promosse il voto di protesta. La vittoria di Mitterrand, del Partito socialista, porta a capo del governo Laurent Fabius (PS), la cui iniziativa di creare, nel 1984, il Revenu minimum d'insertion, un sistema di welfare per gli indigenti, viene supportata dall'Abbé
Sempre nel 1984 organizza l'operazione "Natale di carità" la quale, con la collaborazione di France Soir, portò ad una donazione complessiva di 6 milioni di franchi e 200 tonnellate di beni. L'attore Coluche, organizzò inoltre l'iniziativa cariatevole Restos du Cœur, offrendogli 1,5 milioni di franchi, ricavati dalla stessa. Il grande successo di Coluche con la Restos du Cœur, in parte dovuto alla sua grande popolarità (tanto che si era presentato alle elezioni presidenziali del 1981, per poi ritirarsi) convinse ulteriormente l'Abbé Pierre di come fossero necessarie queste iniziative e di come potessero essere utili i mass-media in tali occasioni.
Nel 1983 ebbe un colloquio col Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini per perorare la causa di Vanni Mulinaris che era stato incarcerato (senza subire un processo) per i suoi legami con le Brigate Rosse.
Nel 1988 l'Abbé Pierre incontrò rappresentanti dell' Fondo Monetario Internazionale per discutere i difficili problemi finanziari, monetari e umani dovuti al debito del Terzo Mondo: nel 1982 infatti il Messico aveva annunciato che non avrebbe pagato gli interessi sul suo debito, dando il la alla crisi del debito dei paesi dell'America Latina durante gli anni ottanta.
Durante la Guerra del golfo (1990–91), l'Abbé si indirizzò al presidente degli Stati Uniti George H. W. Bush e al Presidente dell'Iraq Saddam Hussein. Chiese inoltre al Presidente della Repubblica francese François Mitterrand di assumerlo per occuparsi dei rifugiati, in particolare per poter creare un'organizzazione più efficace dell'attuale UN High Commissioner for Refugees (HCR). In occasione di un incontro di pace intereligioso incontrò il Dalai Lama.
Negli anni novanta l'Abbé ebbe parole durissime contro il regime di apartheid in Sudafrica; nel 1995, dopo i tre anni di assedio di Sarajevo, si recò nella città slava per esortare le nazioni del mondo a fermare l'onda di violenza, e chiese un'operazione militare francese contro le posizioni Serbe in Bosnia.
La morte
L'Abbé Pierre rimase attivo fino al giorno della morte, il 22 gennaio 2007 all'ospedale militare di Val-de-Grâce, a Parigi, alle ore 05.25; la morte fu causata da un'infezione polmonare per la quale si era ricoverato il 15 gennaio: aveva 94 anni. L'annuncio del decesso dell'Abbé fu dato da Martin Hirsch, presidente dei Compagnons d'Emmaus di Francia
Attivista fino all'ultimo
Nonostante l'età avanzata continuò a dare il suo appoggio a diverse campagne sociali, come quella per l'immigrazione clandestina, quella per l'occupazione dei locali sfitti ed il movimento degli "Enfants de Don Quichotte" (un'organizzazione non governativa che si sviluppò tra il 2006 e il 2007 con l'obiettivo di assistere i senzatetto). Continuava a leggere quotidianamente il giornale cristiano-sociale La Croix.
Tranne che nell'ultimissimo periodo, nel quale ciò gli fu impedito dalla malattia, continuò a viaggiare in tutto il mondo. Proverbiali rimangono le sue parole urlate durante una conferenza dell'ultimo periodo organizzata per i benpensanti: "...quelli che hanno preso tutte le pietanze nei loro piatti lasciando i piatti degli altri vuoti (si riferiva agli occidentali che da decenni beneficiano del saccheggio di tante materie prime e dei prodotti della terra nei paesi del terzo mondo che il sistema economico e politico mondiali incessantemente realizza) e che hanno tutti una buona immagine, una buona reputazione, una buona coscienza,... dicono... (noi, noi che abbiamo tutto,) noi.... siamo per la pace. A tutti questi che cosa dobbiamo gridare a questi: ...i primi violenti, i provocatori di tutte le violenze siete voi e quando la sera nella vostra bella casa voi andrete ad abbracciare i vostri bambini con la vostra buona coscienza rispetto a Dio voi avrete probabilmente più sangue nelle vostre mani di incoscienti che quello che non avranno mai le mani dei disperati che hanno preso le armi per cercare di uscire dalla loro disperazione". Un buon provocatore, ma non dimentichiamo che le sue provocazioni hanno portato benefici ai più poveri.
In quello stesso gennaio del 2007 si era recato all'Assemblea nazionale per opporsi al progetto di alcuni deputati di cambiare la legge sugli alloggi per i senzatetto, che cercava in qualche modo di garantire il diritto alla casa dei poveri. Dopo la sua scomparsa il ministro dell'Impiego, della coesione sociale e dell'edilizia pubblica Jean-Louis Borloo (UMP) decise di dare il nome dell'Abbé Pierre alla legge.
Risaliva a due anni prima, al 2005 un'altra campagna politica in cui si era fermamente opposto ad alcuni deputati conservatori che volevano riformare il Gayssot Act (loi SRU). Nel 2004 si recò in Algeria dopo la ricostruzione, da parte della Fondazione Abbé Pierre, di molti alloggi distrutti dal terremoto che il 21 e il 27 maggio colpì il nord dello stato africano.
Il funerale
Dopo l'omaggio dei dignitari, diverse centinaia di parigini (tra cui il professor Albert Jacquard, che aveva combattuto con il defunto per la causa dei senzatetto) si recarono alla cappella di Val-de-Grâce per dare l'ultimo saluto all'Abbé Pierre.
Il funerale dell'Abbé Pierre si tenne il 26 gennaio 2007 alla Cattedrale di Notre-Dame, in segno d'omaggio nazionale (non ci saranno invece, come richiesto dai familiari, le bandiere a mezz'asta), alla presenza di molte personalità come il Presidente della Repubblica Jacques Chirac, l'ex presidente Valéry Giscard d'Estaing, il primo ministro Dominique de Villepin, molti ministri del governo francese, e ovviamente i compagni di Emmaus, che si misero alla testa del corteo funebre, in accordo alle ultime volontà dell'Abbé Pierre. Il corpo fu sepolto nel cimitero di Esteville, un piccolo villaggio in Normandia, vicino a tanto compagni di Emmaus.
Il cardinale Barbarin, arcivescovo di Lione, accennò ad una possibile beatificazione, ma al momento l'avvio del processo sembra improbabile.
Controversie
Rapporti con i movimenti di estrema sinistra
All'inizio degli anni ottanta l'Abbé Pierre si batté per le condizioni di prigionia in cui si trovavano diversi sospetti brigatisti rossi, molti poi estradati in Francia e lì rimasti a lungo grazie alla cosiddetta "Dottrina Mitterand". Soprattutto dedicò molta attenzione a Vanni Mulinaris, amico di Renato Curcio e sospettato di appartenere alle Br, che fu incarcerato ma poi riconosciuto innocente al processo.
In seguito alla morte, nel gennaio 2007, dell'Abbé Pierre, il magistrato italiano Carlo Mastelloni dichiarò al Corriere della Sera che una nipote dell'Abbé, Françoise Tuscher, (sposata con uno dei rifugiati politici che l'Italia doveva processare come brigatista, Innocente Salvoni) lavorava come segretaria presso l'Hyperion language school di Parigi, co-fondata (assieme ad altri brigatisti) e diretta da Mulinaris. L'Hyperion era frequentata da intellettuali sospettati di legami con il terrorismo (Corrado Simioni, Mulinaris, Duccio Berio)
Uno dei fondatori dell'Hyperion, Corrado Simioni, in seguito divenne vicepresidente della Fondazione Abbé Pierre[14]. Mastelloni raccontò inoltre che il religioso francese si era recato di sua spontanea volontà da lui per rendere alcune dichiarazioni sul "gruppo di italiani residenti a Parigi che ruotavano intorno alla scuola di lingue Hyperion. Avevo emesso contro di loro una serie di mandati di cattura per reati che avevano a che fare con il terrorismo rosso".
In quel periodo, dopo il colloquio con Pertini sull'incarcerazione di Vanni Mulinaris, l'Abbé osservò otto giorni di sciopero della fame (26 maggio - 3 giugno 1984) nel Duomo di Torino per protesta contro le condizioni di prigionia dei "Brigatisti" nelle carceri italiane e la detenzione senza processo dello stesso Mulinaris, che risulterà in seguito innocente.
Secondo il Corriere della Sera l'Abbé Pierre sarebbe stato uno dei principali sostenitori e ispiratori della dottrina Mitterrand (per dare protezione in Francia a numerosi fuoriusciti italiani coinvolti in inchieste giudiziarie).
Nella stessa intervista al Corriere della Sera del 23 gennaio Mastelloni dichiarò anche che durante il rapimento di Aldo Moro il prete francese si sarebbe recato alla sede centrale romana, in piazza del Gesù, della Democrazia Cristiana per cercare di parlare coll'allora segretario Benigno Zaccagnini. Qualcuno ha visto in questo presunto incontro, dato che non ci sono prove o testimonianze che sia avvenuto o meno, che l'Abbé fosse intervenuto presso la DC per prendere le difese del genero Salvoni, la cui foto era spuntata anche nei primi giorni del rapimento Moro tra i sospettati.
Inoltre Mastelloni era venuto a conoscenza che "i Renseignements generaux" (il Sisde francese) "avevano le prove che l'Abbé Pierre intratteneva rapporti in codice con l' Eta basca".
Più tardi l' ANSA riportò che l'Abbé nel 2005 avrebbe aiutato Michele d'Auria, ex membro di Prima Linea durante un processo. D'Auria, come molti protagonisti degli anni di piombo, fuggì in Francia, dove entrò nella comunità di Emmaus.
Bisogna comunque considerare che quella di una relazione tra l'intervento del 2005 in favore del compagno di Emmaus (faceva il medico) D'Alia e il supporto dato ai rifugiati politici italiani negli anni ottanta è solo una congettura. Molti sospetti di «solidarietà» con ambienti dell'estremismo di sinistra in questo senso sono ricollegabili al fatto che l'Abbé Pierre fu da molti additato di vicinanza ideologica alla sinistra. In realtà tranne l'impegno politico, per altro in formazioni di ispirazione cattolica ("centriste" diremmo oggi), del dopoguerra, l'Abbé non si schierò mai per un partito. Le sue campagne, date le sue posizioni "progressiste", furono poi ovviamente più vicine ai partiti di sinistra rispetto che a quelli conservatori. Va ricordato infatti che la filosofia del movimento di Emmaus è di accettare al suo interno chiunque voglia lavorare ed aiutare il prossimo, senza restrizioni dovute al passato dei singoli individui.
L'"affaire Garaudy"
Uno dei suoi gesti più controversi fu il sostegno "a titolo di amicizia" al filosofo revisionista Roger Garaudy, nel 1996. Ciò, insieme al fatto che fosse stato da decenni un acceso sostenitore della causa palestinese (attirando l'attenzione dei media con alcune dichiarazioni sul conflitto israelo-palestinese), lo fece sospettare di antisemitismo.
Nel gennaio del 1996 il giornale satirico Canard enchaîné denunciò un libro di Garaudy (ex membro del partito comunista francese, espulso, divenne cattolico e poi si convertì all'Islam) Les mythes fondateurs de la politique israélienne e portò l'autore ad essere accusato di negazionismo (prima di essere condannato per le tesi revisioniste nel 1998, sotto il Gayssot Act del 1990). Garaudy provocò l'indignazione dell'opinione pubblica quando nel marzo di quell'anno annunciò di essere sostenuto dall'Abbé Pierre, che in seguitò a questa dichiarazione fu subito escluso dal comitato di onore della LICRA (International League against Racism and Anti-Semitism). In seguito lo stesso Abbé condannò coloro che "negano, banalizzano o falsificano la Shoah", ma il continuare a dichiararsi amico di Garaudy gli causò molti attacchi da parte di anti-razzisti, organizzazioni ebraiche (MRAP, CRIF...) e gerarchie ecclesiastiche. Persino suo amico Bernard Kouchner, cofondatore di Medici senza frontiere, lo criticò per questo suo atteggiamento mentre il cardinale Jean-Marie Lustiger lo rinnegò pubblicamente
In seguito l'Abbé si ritirò nel monastero benedettino italiano di Praglia, vicino a Padova, dove, secondo il Voltaire Network, avrebbe nuovamente incontrato Garaudy. L'Abbé dichiarò al Corriere della Sera che la stampa francese, "ispirata da una lobby sionista internazionale", aveva attuato una "fantasiosa" campagna mediatica contro di lui.
Nel film documentario Un abbé nommé Pierre, une vie au service des autres, l'Abbé dichiarò che il suo supporto era verso la persona di Roger Garaudy, e non contro le affermazioni che aveva fatto nel libro, che tra l'altro non aveva letto. Questa ultima giustificaione venne criticata da alcuni, che sottolinearono come di solito l'Abbé Pierre si prendesse del tempo per pensare e meditare per farsi una sua approfondita personale opinione sui fatti e sulle persone.
D'altra parte il curatore del Deportation and Resistance Museum del dipartimento dell'Isère (regione dove Henri Grouès ha svolto la maggior parte delle sue attività durante la Resistenza) dichiarò che l'Abbé avrebbe merito di essere nominato dieci volte Giusto tra le nazioni per la sua lotta in favore degli ebrei durante la Repubblica di Vichy.
Dopo il clamore suscitato dalla controversia su Garaudy l'Abbé vide calare la sua presenza nei mass-media, pur rimanendo una figura molto popolare.
Contrasti con il clero
Molte critiche all'Abbé Pierre sono venute dalle sue posizioni nei riguardi della Chiesa cattolica e del Vaticano; accusò sia Giovanni Paolo II sia Benedetto XVI di confondere motivi sociologici con motivi teologici nell'assumere certe posizioni.
Le sue posizioni su molti problemi sociali, a volte esplicitamente di sinistra e divergenti dalla curia romana, lo hanno reso al tempo controverso e popolare. Mantenne relazioni col vescovo francese progressista Jacques Gaillot.
Durante la sua vita l'Abbé Pierre incontrò comunque i papi Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, ma non fu in grado di incontrare il pontefice Benedetto XVI
Le critiche alla Chiesa Cattolica e alla Curia
L'Abbé Pierre criticò spesso lo stile di vita eccessivamente sfarzoso del Vaticano, rimproverando più volte a papa Giovanni Paolo II i costosi viaggi per il mondo; a sua volta il Vaticano non vide di buon occhio molte sue posizioni, specialmente le più provocatorie ed "estreme".
Soprattutto negli ambienti più conservatori del clero la figura dell'Abbé fu aspramente criticata per le sue posizioni sulla riforma della dottrina della Chiesa, in materia di ordinamento delle donne, controllo della nascite e matrimonio per il clero, additando le posizioni troppo conservatrici della Chiesa su questi temi. L'abbé Pierre si pronunciò più volte a favore della possibilità di ordinare sacerdoti anche le donne e gli uomini sposati, anche al fine di alleviare il problema della penuria di nuovi ministri di culto nei paesi occidentali.
Anche sulla omoparentalità l'abbé Pierre assunse posizioni progressiste, sostenendo il diritto degli omosessuali ad allevare figli a condizione che i minori non subissero alcun pregiudizio psicologico o sociale. Secondo la biografia di Pierre Lunel lo stesso Abbé in gioventù ebbe una infuatazione per un coetaneo. Si dichiarò tuttavia contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso, a suo avviso fonte di “forte destabilizzazione sociale”, preferendogli forme diverse come i patti di solidarietà. In aperto contrasto con le posizioni della Chiesa cattolica sostenne senza riserve la promozione dell'uso del preservativo nella lotta contro le malattie veneree e l'AIDS (un caso per tutti la questione dell'epidemia di AIDS in Africa). Rigettò la politica papale contro l'uso di contraccettivi affermando che era necessario “guardare in faccia il problema”.
Se molti religiosi non videro di buon occhio queste posizioni, dall'altra parte essere gli procurarono diverse simpatie tra la popolazione francese, rendendolo ancora più popolare.
Confessò, in vecchiaia, di aver avuto un rapporto sessuale con una donna dopo l'ordinazione: infatti nel suo libro Mon Dieu... pourquoi? ("Dio mio..perché?"), scritto assieme a Frédéric Lenoir, l'Abbé ammise implicitamente di aver avuto una volta un rapporto sessuale casuale a dispetto del voto di castità impostogli come cappuccino.
Mon Dieu... pourquoi? conteneva, oltre all'inedita notiza sulla relazione sessuale casuale, anche altre prese di posizione "scomode", che fecero del libro una "bomba": tra le altre cose l'Abbé si dichiarò anche a favore dell'adozione da parte delle coppie omosessuali, senza però appoggiarne il matrimonio (ma solo "alleanze").
Le sue difficili relazioni con la gerarchia ecclesiastica cattolica e il Vaticano spiegano in parte anche le tiepide reazioni avute dal Pontefice romano e dalla stampa vaticana alla notizia della sua morte. L'Osservatore Romano, il quotidiano del Vaticano, non dette la notizia della morte dell'Abbé nel gennaio 2007, e il papa Benedetto XVI non ne fece cenno nelle dichiarazioni delle ore successive. Le uniche reazioni ufficiali immediate della Chiesa furono due interviste ai cardinali francesi Roger Etchegaray e Paul Poupard. Il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone dette finalmente il giusto rilievo alla morte dell'Abbé con più di un giorno di ritardo, lodando la sua azione nei confronti dei poveri.
• 2008 - Arrigo Boldrini (Ravenna, 6 settembre 1915 – Ravenna, 22 gennaio 2008) è stato un partigiano e politico italiano.