Il calendario del 20 Ottobre
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Eventi
▪ 1562 - Reggio Calabria: una forte scossa sismica fa sprofondare Punta Calamizzi, l'antica foce del Calopinace, privando per quasi tre secoli la città del suo porto naturale
▪ 1740 - Maria Teresa sale sul trono in Austria
▪ 1803 - Il Senato degli Stati Uniti ratifica l'acquisto della Louisiana
▪ 1827 - Battaglia di Navarino - una flotta combinata Turco-Egiziana viene distrutta da una forza navale alleata, composta da navi britanniche, francesi e russe, nel porto di Navarino, a Pylos, Grecia. Il principale risultato della battaglia è la fine della guerra di liberazione greca, e l'affermazione dell'indipendenza della Grecia moderna
▪ 1883 - Perù e Cile firmano il Trattato di Ancón, con il quale la provincia di Tarapacá viene ceduto a quest'ultimo, ponendo fine al coinvolgimento del Perù nella guerra del Pacifico
▪ 1935 - Fine della Lunga Marcia
▪ 1941 - I soldati tedeschi cominciano il massacro di migliaia di persone a Kragujevac,durante l'occupazione nazista della Serbia.
▪ 1944 - L'Armata Rossa cattura Belgrado, la capitale del Jugoslavia
▪ 1944 - Strage dei piccoli martiri a Gorla (Milano)
▪ 1947 - Il Comitato della Camera per le attività antiamericane inizia le sue investigazioni sull'infiltrazione comunista ad Hollywood
▪ 1968 - L'ex First Lady Jacqueline Kennedy Onassis sposa l'armatore greco Aristotele Onassis
▪ 1973 - Inaugurazione della Sydney Opera House
▪ 1986 - Yitzhak Shamir inizia il suo secondo incarico come primo ministro di Israele
▪ 2000 - La Convenzione europea del paesaggio viene ufficialmente sottoscritta nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze
▪ 2004 - Nasce il sistema operativo open source Ubuntu col rilascio della prima versione: 4.10 - Warty Warthog
* 2011 - Libia: dopo 8 mesi di guerra civile, viene ucciso Mu'ammar Gheddafi.
- Con un comunicato stampa l'ETA (Euskadi Ta Askatasuna) dopo 43 anni di lotta armata, che hanno portato all'assassinio di 822 persone e alla morte stimata di altre 2'000, annuncia la "Fine irrevocabile della lotta armata".
Anniversari
▪ 1618 - Orsola Benincasa (Napoli, 21 ottobre 1547 – Napoli, 20 ottobre 1618) è stata una religiosa e mistica italiana, fondatrice delle Romite e delle Oblate dell'Immacolata Concezione (oggi Suore Teatine).
▪ 1932 - Giovanni Battista Pirelli (Varenna, 27 dicembre 1848 – Milano, 20 ottobre 1932) è stato un imprenditore, ingegnere e politicoitaliano, fondatore dell'azienda omonima con sede a Milano.
«Nacqui in una modestissima casa, ove uniche dovizie erano la rettitudine e l'operosità» (G.B. Pirelli, discorso durante la cerimonia della nomina a senatore)
▪ 1952 - Mikhail Ivanovich Rostovtzeff, o Rostovtsev (10 novembre 1870 o, secondo il calendario giuliano, 29 ottobre – New Haven, 20 ottobre 1952), è stato uno storico russo, uno degli studiosi più autorevoli del XX secolo in merito alla storia greca, romana e iraniana.
Dopo aver studiato nelle università di Kiev e San Pietroburgo insegnò proprio in quest'ultima prima come assistente e poi come docente. Nel 1918 emigrò negli Stati Uniti, dove accettò un incarico all'Università del Wisconsin-Madison e poi alla Yale dal 1925. Fu lui a sovrintendere agli scavi archeologici di Doura Europos. Viene ricordato per essere stato il primo storico a esaminare le economie dell'antichità in termini di capitalismo e rivoluzioni. Furono infatti le sue Social and Economic History of the Roman Empire del 1926 e A Social and Economic History of the Hellenistic World del 1941 fecero spostare per la prima volta l'attenzione degli studiosi dell'antichità dagli eventi politici e militari a quelli economici e sociali.
▪ 1964 - Herbert Clark Hoover (West Branch, 10 agosto 1874 – New York, 20 ottobre 1964) è stato un politico statunitense, 31º presidente degli Stati Uniti.
Nato in Ohio da una famiglia della solida borghesia, studiò da ingegnere presso l'Università di Stanford. Fu in Cina insieme alla moglie, dove lavorò per una società privata e si trovò coinvolto nel 1900, anche attraverso attività di soccorso, nella rivolta dei Boxer.
Quando nel 1929 Calvin Coolidge (vice presidente di Harding subentrato alla morte di quest'ultimo alla presidenza) declinò una seconda candidatura, i repubblicani ripiegarono su Herbert Hoover, già Segretario del Commercio.
Entrato in carica nel 1929, dovette affrontare già da quell'autunno la crisi economica seguita al crollo della Borsa di Wall Street. Nei fatti liberista ortodosso, in realtà le sue personali convinzioni economiche lo portavano a credere che fosse compito del Governo intervenire in campo economico, attraverso la mediazione tra i vari interessi dell'industria. La sua strategia per contrastare il declino del paese, però, che si accompagnava ad un invito all'ottimismo e a rassicurazioni sulla possibilità della risoluzione della recessione. I proclami di Hoover andavano nella direzione di convincere gli americani che la crisi sarebbe stata rapidamente riassorbita, anche se tali inviti alla calma apparivano all'opinione generale velleitari. I tentativi di Hoover si rivelarono inefficaci a risollevare gli Stati Uniti dalla crisi, e per questo divenne (e rimase lungo tutto il suo mandato) nettamente impopolare, anche per il suo rifiuto a concedere sussidi federali ai disoccupati.
Ricandidato alle elezioni presidenziali del 1932 per la sfiducia del Partito repubblicano in una qualche possibilità di vittoria, affrontò una delle campagne elettorali più frustranti della storia delle competizioni elettorali americane. Racconta uno storico americano che Hoover, recatosi a Detroit per ua manifestazione elettorale, verso la fine della campagna, avesse compreso il senso ineluttabile della sconfitta: "Nella città dell'automobile per chilometri la macchina presidenziale sfilò tra due ali di gente cupa e silenziosa; quando Hoover si alzò a parlare, la sua faccia era terrea, le mani gli tremavano. Verso la fine della campagna era ormai una figura patetica, un uomo stanco, avvilito, fischiato dalla folla come nessun presidente era mai stato"[1]. Dalle elezioni risultò vincitore il candidato democratico Franklin Delano Roosvelt.
Nel trentennio successivo alla fine del suo mandato, appoggerà i candidati democratici tra cui John Fitzgerald Kennedy.
* 1980 - Agostino "Tino" Buazzelli (Frascati, 13 settembre 1922 – Roma, 20 ottobre 1980) è stato un attore italiano di teatro, cinema e televisione.
Dopo aver conseguito il diploma dell'Istituto Magistrale, studiò all'Accademia d'arte drammatica, diretta da Silvio D'Amico, dove conseguì il diploma nel 1946, e iniziò la carriera di attore teatrale nel 1947 con la compagnia Maltagliati-Gassman, ottenendo subito ottimi giudizi critici nelle sue interpretazioni di lavori teatrali quali "Don Giovanni" di Molière, "Erano tutti miei figli" di Arthur Miller, "Casa Monastier" di Dennis Aniell e "L'aquila a due teste" di Jean Cocteau, prima di diventare capocomico.
Il cinema
Esordisce nel cinema interpretando una piccola parte nel film "Il cavaliere misterioso", diretto nel 1948 da Riccardo Freda. In seguito apparirà in più di 20 film in svariati ruoli, spesso da comprimario e talvolta anche come "spalla" di comici affermati quali Totò e Renato Rascel.
Il teatro: gli inizi
▪ Don Giovanni o Il convitato di pietra di Molière, con Paolo Panelli, Nino Manfredi, Marina Bonfigli, Bice Valori, Giancarlo Sbragia, Gianrico Tedeschi, Manlio Busoni, Antonio Crast e Tino Buazzelli, Teatro il Piccolo di Roma, regia Orazio Costa.
▪ La famiglia dell'antiquario, di Carlo Goldoni, con Paolo Panelli, Maria Teresa Albani, Tino Buazzelli, Franca Mariani, Giulia Bellini, Nino Manfredi, regia di Alfredo Zennaro, 17 aprile 1946, Teatro Quirino Roma.
▪ Il ventaglio, di Carlo Goldoni, con Luciano Salce, Tino Buazzelli, Nino Manfredi, Giancarlo Sbragia, Gianni Bonagura, Marina Bonfigli, Franco Giacobini, regia di Alfredo Zennaro, 15 aprile 1947, Teatro Quirino Roma.
▪ Quelli di Stralsund, di Fritz Stavenhagen, con Tino Buazzelli, Nino Manfredi, Bice Valori, Franco Giacobini, regia di Ettore Gaipa, 19 giugno 1947. Teatro Valle Roma.
▪ L'uomo e il fucile, di Sergio Sollima, con Rossella Falk, Tino Buazzelli, Achille Millo, Vittoria Martello, Nino Manfredi, Luciano Salce, Arnoldo Foà, Alberto Bonucci, regia di Luigi Squarzina, 1947.
▪ La fiera delle maschere, a cura di Vito Pandolfi, con Achille Millo, Rossella Falk, Nino Manfredi, Vittoria Martello, Alberto Bonucci, Paolo Panelli, Tino Buazzelli, Arnoldo Foà, Marina Bonfigli, Luciano Salce, 22 agosto 1947.
▪ Tutti miei figli, di Arthur Miller, con Vittorio Gassman, Tino Buazzelli, Evi Maltagliati, Nino Manfredi, Nora Ricci, Luciano Salce, regia di Luigi Squarzina, 4 novembre 1947, Teatro Quirino Roma.
▪ N.N., di Leopoldo Trieste, con Anna Alegiani, Tino Buazzelli, Achille Millo, Anna Proclemer, regia di Gerardo Guerrieri, 28 maggio 1948, Piccolo Teatro di Milano.
Brecht e Strehler
Considerato tra i massimi interpreti brechtiani del Novecento, è tuttora ricordato per la magistrale interpretazione di Galileo Galilei nella Vita di Galileo diretto da Giorgio Strehler nella stagione 1962/1963 al Piccolo Teatro di Milano. L'incontro con Strehler risaliva al 1952, quando il regista lo chiamò per mettere in scena Elisabetta d'Inghilterra di Ferdinand Bruckner, Il revisore di Nikolai Gogol e Sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello.
Nel 1955, in compagnia di Renzo Ricci, Giorgio Albertazzi ed Anna Proclemer, compie una lunga tournée in Sudamerica. Tornerà sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano solo nel 1959, con Platonov di Anton Cechov.
La prosa radiofonica
▪ RAI
▪ Displaced persons, di Vito Blasi, con Tino Buazzelli, Lauro Gazzolo, Carlo Romano, Augusto Mastrantoni, Ubaldo Lay, Mario Colli, Manlio Busoni, regia di Franco Rossi, 1951.
▪ Il tacchino dalle gambe di legno, di Ugo Liberatore, con Ottavio Fanfani, Tino Buazzelli, Lina Volonghi, Gianni Bortolotto, Enzo Tarascio, Franca Nuti, Carlo Cattaneo, Andrea Matteuzzi, Remo Foglino, Pina Cei, regia di Mario Ferrero, secondo programma 1959.
▪ Pronto, chi spara?, di Carlo Manzoni, con Tino Buazzelli, Cesare Polacco, Valeria Valeri, Ruggero De Daninos, Guido Verdiani, Gastone Moschin, Enrico Luzi, Laura Rizzoli, regia di Nino Meloni, secondo programma 1960.
▪ Corso di lingue, di Herrman Mert, con Tino Buazzelli, Evi Maltagliati, Roland Witt, regia di Giandomenico Giagni, 1966.
▪ La rigenerazione, di Italo Svevo, con Tino Buazzelli, Laura Carli, Massimo De Francovich, Tino Bianchi, regia di Edmo Fenoglio, secondo programma 24 maggio 1975.
La televisione
Sempre nel 1959 Buazzelli esordisce in televisione, apparendo in una riduzione per il piccolo schermo di Rabagas di Sardou. Sarà proprio il mezzo televisivo che contribuirà in larga parte alla sua notorietà, non solo con la sua partecipazione all'edizione 1961-62 di Canzonissima, ma anche con le sue interpretazioni di sceneggiati tratti da opere teatrali quali Il malato immaginario di Molière per la regia di Silverio Blasi nel 1963, Charlow e le figlie di Turgenev, diretto da Giandomenico Giagni nel 1966, il Circolo Pickwick diretto da Ugo Gregoretti nel 1967 e Tartarino sulle Alpi di Daudet, diretto da Edmo Fenoglio nel 1968. Assolutamente indimenticabile, e forse insuperato, nella parte del giudice Cust in Corruzione al Palazzo di Giustizia di Ugo Betti, diretto da Daniele D'Anza nel 1966.
Nero Wolfe
Ma l'apice della sua popolarità lo raggiunse interpretando il personaggio dell'investigatore privato "Nero Wolfe", creato da Rex Stout, in una serie di dieci telefilm trasmessi tra il 1969 e il 1971, diretti da Giuliana Berlinguer, interpretati anche da Paolo Ferrari (nel ruolo di Archie Goodwin) e Pupo De Luca (nel ruolo del cuoco svizzero Fritz Brenner). Lo sceneggiato raggiunse 19 milioni di spettatori di media a puntata, superando persino il Commissario Maigret interpretato da Gino Cervi.
Nel 1970, oltre che interprete, fu anche sceneggiatore e regista di Papà Goriot, ispirato al celebre romanzo di Balzac. Ancora nel 1978 diede una magistrale interpretazione del protagonista dello sceneggiato Il balordo, tratto dall'omonimo romanzo di Piero Chiara per la regia di Pino Passalacqua. Le sue ultime interpretazioni televisive furono il Faust diretto da Leandro Castellani nel 1977 per la Rai, e come conduttore dello spettacolo Il piatto ride per l'emittente privata romana "Video Uno".
Era sposato con la soubrette del teatro di rivista milanese Ermellina Banfi.
Dotato di una dizione perfetta e inconfondibile e di un timbro di voce caldo e armonioso, Buazzelli seppe trarre partito dal contrasto tra la sua stazza ingombrante e l'eleganza del gesto e della parola per creare un tipo umano insieme vigoroso e ombroso, a tratti sognante, capace di passare naturalmente dal comico al drammatico.
▪ 1994 - Burt Lancaster, nome completo Burton Stephen Lancaster (New York, 2 novembre 1913 – Century City, 20 ottobre 1994), è stato un attore e regista statunitense.
▪ 2007 - Mario Canciani (Roma, 18 gennaio 1928 – Roma, 20 ottobre 2007) è stato un presbitero, biblista e scrittore italiano.
Fu noto per il suo impegno verso i poveri, i carcerati e gli ammalati, oltre che per le sue teorie a sostegno dei diritti degli animali.[1]
Dopo aver studiato filosofia e teologia, appena consacrato sacerdote (1952), si occupa dei giovani seminaristi, approfittando dell'occasione per rileggere la Summa Theologiae di San Tommaso d'Aquino (il teologo da lui preferito). Viene poi mandato come viceparroco a Santa Maria del Buon Consiglio al Quadraro; in seguito è trasferito al Santuario della Madonna del Divino Amore.[2]
Nel 1961 diventa parroco ad Acilia, dove la chiesa – intitolata a San Pier Damiani – è ancora tutta da costruire. Qui riceve la visita di Paolo VI. Nella minuscola sagrestia scrive i primi libri: La ragione di fronte all'esistenza di Dio (Marietti) – dove critica l'ateismo marxista – e successivamente Cammino alla fede e Cammino nella fede (Paoline).[2]
Sperimenta, già prima del Concilio Vaticano II, la messa in italiano con l'altare rivolto verso il popolo[3] e l'omelia dialogata con la partecipazione dei fedeli.[4]
In Vita da prete racconterà, a distanza di tempo, le sue lotte sociali – avvenute in questi anni – di iniziativa in favore della gente delle borgate romane, vivendo il '68 in opposizione ma a volte anche in simpatia con gli ideali dei contestatori di sinistra.[2]
Nel 1974 diventa assistente diocesano dell'Azione Cattolica.
Per il Natale del 1975 è trasferito a San Teodoro al Palatino, una chiesa che era rimasta chiusa per decenni e che egli ripopola.[2]
Dal 2 maggio 1982 è parroco presso la basilica di San Giovanni dei Fiorentini, vicino al Vaticano.[2] Qui, per circa vent'anni, è parroco e confessore di Giulio Andreotti, il quale non venne d'altra parte mai considerato da Canciani come un parrocchiano più importante dagli altri.[5]
Alla morte di Canciani, i familiari donarono alla Basilica l'organo positivo che amava suonare e sul quale si esercitava anche con musiche da lui stesso composte. Il 20 Dicembre 2008, l'organo "Michelangelo Colomeo 1867" viene intitolato alla sua memoria.
Monsignor Canciani era inoltre un insigne biblista; così riferiva dei suoi assidui studi, non motivati da un desiderio di erudizione, bensì dalla volontà di svolgere al meglio il difficile compito pastorale fra la gente:
«Dopo aver riletto al termine degli studi teologici tutto san Tommaso d'Acquino, decisi di approfondire la conoscenza della Bibbia. Anche nelle giornate di gran lavoro, non mancai mai di studiarla almeno per tre ore al giorno. [...] All'Antico Testamento dedicai nove anni di studi severi. Poi passai al Nuovo. La scoperta fu per me Paolo. Passare dai Vangeli a Paolo era come passare dalla serenità della campagna al trambusto della città. Gli scritti dell'Apostolo delle Genti toccavano tutti i grandi problemi delle metropoli di allora, che sono in gran parte quelli delle metropoli d'oggi.[6]»
Studiò la simbologia dell'asino nel cristianesimo antico – dimostrando che si trattava non di un simbolo negativo, bensì positivo – e ne ricevette apprezzamenti da diverse università estere.[7]
Era vegetariano[8] e permetteva ai propri fedeli di introdurre in chiesa animali domestici come cani e uccellini, ai quali poteva essere impartita la benedizione.[3] Nel libro Ultima cena dagli esseni avallò la tesi storica secondo cui Gesù – celebrando la pasqua con il calendario esseno – non avesse voluto cibarsi della carne di agnello, sacrificandosi egli stesso come Agnello al posto di ogni altro innocente.[9] Per queste ragioni, Canciani esortava i fedeli a non mangiare l'agnello a Pasqua; a questo proposito, dichiarò in un'intervista:
«Cristo era vegetariano e tutti i fedeli dovrebbero imitarlo. Nei giorni scorsi, in chiesa ho invitato i miei parrocchiani ad astenersi dal consumare la carne di agnello. Lo ripeto: e' inutile che noi pronunciamo, durante la messa, l'Agnus Dei e poi subito dopo corriamo a mangiarlo. Ci vorrebbe maggiore coerenza, maggiore rispetto. Invece... [10] »
Nel libro Nell'arca di Noè: religioni e animali (Il Carroccio, 1990) argomentò la tesi secondo cui anche gli animali hanno un'anima. Dichiarò più volte che «anche per gli animali c'è posto in paradiso»[8] e, nonostante le critiche rivoltegli da alcuni ecclesiastici tradizionalisti, poté sempre contare sulla particolare simpatia di Paolo VI e su quella degli altri papi. Memorabile fu per Canciani, il 26 dicembre del 1958, la visita di Giovanni XXIII a Regina Coeli[11], il carcere dove egli assisteva spiritualmente i detenuti.
Canciani fu infatti – sia in parrocchia sia in carcere – un assiduo confessore e amava ripetere che «Dio è smemorato» e perciò perdona sempre i peccati di chi si pente con vero dolore.[12] Scrisse di condividere la frase, attribuita a Balthasar, secondo cui «L'inferno esiste, ma è vuoto» per l'infinita misericordia di Dio.[13] Era, oltre che un indulgente confessore, un tenace persuasore morale; con le ragioni del Vangelo dissuase infatti molte donne dall'abortire[14] e diverse coppie dal divorziare.[15]
Canciani si ispirava, per il proprio operato, alle figure di San Francesco d'Assisi e San Filippo Neri, e in effetti, come le esistenze di questi due grandi santi, così anche la vita di lui si caratterizzò per la sua mitezza, la sua calorosità, la sua fede, la sua capacità di suscitare conversioni, il suo grande amore (non puramente teorico ma sempre ricco di gesti concreti) verso gli ultimi della società e la sua tenera compassione nei confronti degli animali, che, proprio come San Francesco, anche lui chiamava «i nostri fratelli più piccoli».[3]
Note
1. ^ Necrologio sul Corriere della Sera
2. ^ a b c d e Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, Mondadori, Milano 1991, pp. 11-15. ISBN 8804344490
3. ^ a b c Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, op. cit. , pp. 130-134.
4. ^ Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, op. cit. , p. 138.
5. ^ Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, op. cit. , p. 83.
6. ^ Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, op. cit. , pp. 155-156.
7. ^ Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, op. cit. , pp. 109-110.
8. ^ a b Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, Mondadori, Milano 1991, p. 171-173.
9. ^ Ultima cena dagli esseni, Edizioni Mediterranee, 1995, ISBN 8827211152
10. ^ Mario Canciani, in Polemica sulla tradizione pasquale, La Stampa, 11 aprile 1993 Cfr. anche Vita da prete, op. cit. , pp. 167-169.
11. ^ Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, op. cit. , pp. 41-42.
12. ^ Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, op. cit. , pp. 8 e 39.
13. ^ Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, op. cit. , pp. 117-118.
14. ^ Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, op. cit. , pp. 101 e 154.
15. ^ Cfr. Mario Canciani, Vita da prete, op. cit. , pp. 95-99 e 154.
* 2008 - Vittorio Foa (Torino, 18 settembre 1910 – Formia, 20 ottobre 2008) è stato un politico, giornalista e scrittore italiano, esponente del pensiero di sinistra.
È considerato uno dei padri della Repubblica.
«Bisogna guardare la concretezza dei fatti (…) dobbiamo vedere non le idee generiche, ma come si possono realizzare le cose» (Vittorio Foa, TG3 del 30 luglio 2007)
«Nell'uomo, in ogni uomo, c'è una grande possibilità di cambiamento» (Vittorio Foa)
* 2011 Mu'ammar Gheddafi, militare e politico libico (n. 1942)
Muʿammar Abū Minyar ʿAbd al-Salām al-Qadhdhāfī, spesso semplificato in lingua italiana come Muammar Gheddafi, (Sirte, 7 giugno 1942 – Sirte, 20 ottobre 2011) è stato un militare e politico libico.
Per quarantadue anni è stato la massima autorità del proprio paese, fino alla sua deposizione da parte del Consiglio nazionale di transizione (CNT) durante la Guerra civile libica del 2011, senza ricoprire stabilmente alcuna carica ufficiale ma fregiandosi soltanto del titolo onorifico di Guida e Comandante della Rivoluzione della Grande Jamāhīriyya Araba Libica Popolare. Gheddafi è stato infatti la guida ideologica del colpo di stato militare che il 1º settembre 1969 portò alla caduta della monarchia (accusata di essere corrotta ed eccessivamente filo-occidentale) del re Idris I di Libia e del suo successore Hasan. Gheddafi instaurò dapprima una dittatura militare, poi, si avvicinò al socialismo arabo di Gamal Abd el-Nasser, infine proclamò il "regime delle masse", basato sulla nuova ideologia, ispirata all'incontro tra Islam, socialismo e capitalismo, del libro verde. Gheddafi è stato ucciso dai ribelli del CNT e la sua morte ha segnato la fine della guerra civile, almeno formalmente.