Il calendario del 20 Novembre
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Eventi
• 1542 - Le Leggi Nuove (in spagnolo Leyes Nuevas) sono un insieme di leggi promulgate il 20 novembre 1542 con lo scopo di migliorare le condizioni degli indigeni dell’America spagnola, fondamentalmente attraverso la revisione del sistema dell’encomienda.
• 1820 - Una balena attacca la Essex (una baleniera di Nantucket, Massachusetts) a quasi 4.000 chilometri dalla costa occidentale del Sud America (Moby Dick, il romanzo del 1851 di Herman Melville, fu in parte ispirato a questa vicenda)
• 1910 - Rivoluzione messicana: Francisco Indalecio Madero denuncia il presidente Porfirio Díaz, si dichiara presidente, e incita alla rivoluzione per rovesciare il governo messicano
• 1945 - Inizia il processo di Norimberga, contro 24 criminali di guerra nazisti della seconda guerra mondiale
• 1962 - Fine della crisi dei missili di Cuba: in risposta alla decisione sovietica di rimuovere i suoi missili da Cuba, il presidente statunitense John F. Kennedy cessa il blocco navale sulla nazione caraibica
• 1974 - Il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti depone la definitiva causa per antitrust contro la AT&T. Questa produrrà in seguito la divisione dalla AT&T della Bell System
• 1975 - Spagna: Juan Carlos di Borbone diventa capo dello stato provvisorio
• 1989
- - L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia, che entrerà in vigore il 2 settembre 1990
- - Rivoluzione di velluto: il numero di pacifici dimostranti radunati a Praga, in Cecoslovacchia passa dai 200.000 del giorno precedente a circa mezzo milione
• 1994 - Il governo Angolano e i ribelli dell'UNITA firmano il Protocollo di Lusaka in Zambia, ponendo fine a 19 anni di guerra civile (nel 1995 ripresero dei combattimenti localizzati)
• 1995 - Javier Solana conclude i negoziati per un Trattato di Associazione tra Unione Europea e stato di Israele. viene firmato a Bruxelles da Javier Solana per l'UE e da Shimon Peres per Israele. Il tutto avviene poco dopo l'uccisione di Yitzhak Rabin, il 4 novembre 1995
• 1998 - Una corte dell'Afghanistan controllato dai Talebani dichiara Osama Bin Laden "un uomo senza peccato" in relazione agli attentati alle ambasciate USA in Kenya e Tanzania
• 1999 - La Repubblica Popolare Cinese lancia la sua prima navetta spaziale, Shenzhou
• 2002 - Ha luogo la prima udienza preliminare dei processo penale per l'attribuzione delle responsabilità nell'ambito del disastro aereo di Linate dell'8 ottobre 2001
• 2003
- - Diverse bombe esplose a Istanbul (Turchia) distruggono gli uffici della HSBC Holdings e il consolato britannico
- - Michael Jackson viene arrestato dalla polizia con l'accusa di molestie su minori, accusa che comporta una pena di 8 anni di carcere
• 2007
- - Francesco Rutelli, quale Ministro dei Beni Culturali ed ex-Sindaco di Roma, annuncia il ritrovamento del Lupercale sotto il Colle Palatino, avvenuto durante alcuni scavi
- - Viene reso noto che i Savoia, con una lettera inviata dai loro legali i primi di novembre al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio Romano Prodi, chiedono un risarcimento di circa 260 milioni di euro per l'esilio
Anniversari
• 869 o 870 - Edmondo (840 o 841 – 20 novembre 869 o 870) è stato un sovrano e santo inglese, fu re dell'Anglia orientale. Salì al trono nel 855, quando era ancora un ragazzo. Morì martirizzano dai Danesi.
• 1856 - Farkas Bolyai (conosciuto in Germania anche come Wolfgang Bolyai) (Sibiu, 9 febbraio 1775 – Târgu Mureş, 20 novembre 1856) è stato un matematico ungherese, noto principalmente per i suoi studi in geometria.
Gli interessi principali di Bolyai in campo matematico erano i fondamenti della geometria e l'assioma delle parallele. La sua opera principale, il Tentamen, era un tentativo di fondamento rigoroso e sistematico della geometria, dell'aritmetica, dell'algebra e dell'analisi. Nella sua opera, forniva procedimenti iterativi per la risoluzione di equazioni che poi provò essere convergenti mostrando che erano monotòne crescenti e limitate superiormente. Il suo studio della convergenza delle serie include una prova analoga a quella fatta da Joseph Ludwig Raabe, che lui scoprì indipendentemente e all'incirca nello stesso periodo. Altre idee importanti nel suo studio sono: una definizione generale di funzione ed una definizione di eguaglianza tra due figure piane se entrambe possono essere divise in un numero finito uguale di parti congruenti a due a due. Inizialmente dissuase il figlio dallo studio della geometria non euclidea, ma dal 1830 divenne abbastanza entusiasta da convincerlo a pubblicare le sue ipotesi controcorrente.
• 1864 - Francesca Scanagatta (Milano, 1 agosto 1776 – Milano, 20 novembre 1864) è stata un'ufficiale italiana (suddita dell'impero austriaco).
La Scanagatta è un personaggio singolare e curioso dell'Ottocento italiano. La vita di Francesca, fino a quel momento del tutto normale, cambiò radicalmente quando uno dei fratelli che doveva frequentare l'Accademia Militare di Wiener Neustadt si ammalò. Francesca si travestì allora da uomo e seguì i corsi dell'Accademia dal 16 febbraio 1794 al 16 gennaio 1797 combattendo poi nelle guerre napoleoniche in Germania e in Italia. Venne decorata e promossa.
Secondo un aneddoto, il padre si recò presso il comandante del reggimento in cui era arruolata la figlia Francesca. Il padre non conosceva il tedesco e il comandate del reggimento non conosceva l'italiano. La discussione tra i due si svolse in latino. Il padre si espresse utilizzando il femminile, il comandante interpretò l'uso di un genere sbagliato come dovuto all'ignoranza dell'interlocutore.
Nel 1800 fu scoperta e congedata, ma ottenne una pensione. Poi si sposò e dal matrimonio nacquero quattro figli.
• 1894 - Anton Grigorevič Rubinštejn (Ofatinţi, 28 novembre 1829 – Peterhof, 20 novembre 1894) fu un compositore e pianista russo.
• 1902 - Teresa Macaluso (Vicari, 18 febbraio 1831 – Palermo, 20 novembre 1902) è stata una religiosa italiana, fondatrice dell'Istituto dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria
• 1936
- - Buenaventura Durruti Dumange (León, 14 luglio 1896 – Madrid, 20 novembre 1936) è stato un sindacalista, rivoluzionario anarchico spagnolo, una delle figure centrali della guerra civile spagnola.
- - José Antonio Primo de Rivera (Madrid, 24 aprile 1903 – Alicante, 20 novembre 1936) è stato un politico spagnolo. Fucilato dai repubblicani, era figlio del generale Miguel Primo de Rivera, che fu dittatore di Spagna dal 1923 al 1930.
• 1944 - Gabriele Foschiatti (Trieste, 28 giugno 1889 – Dachau, 20 novembre 1944) è stato un militare, partigiano e antifascista italiano. Fu un irredentista mazziniano che legò il suo nome alle vicende storiche riguardanti l'impresa di Fiume, capeggiata da Gabriele D'Annunzio, e l'antifascismo giuliano durante la seconda guerra mondiale.
• 1950 - Francesco Cilea (Palmi, 23 luglio 1866 – Varazze, 20 novembre 1950) è stato un compositore italiano.
• 1952 - Benedetto Croce (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 – Napoli, 20 novembre 1952) è stato un filosofo, storico, scrittore e politico italiano, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano e "rifondatore" del Partito Liberale. Con Giovanni Gentile - dal quale lo separava la concezione filosofica e la posizione politica nei confronti del fascismo - è considerato un importante protagonista della cultura italiana ed europea della prima metà del XX secolo.
Nacque a Pescasseroli, in Abruzzo, da un'agiata famiglia abruzzese trapiantatasi a Napoli e crebbe in un ambiente profondamente cattolico. Ancora adolescente, però, si distaccò dal cattolicesimo e per tutta la vita non si riaccostò più alla religiosità tradizionale.
Il terremoto di Casamicciola
Perse i genitori, Pasquale e Luisa Sipari, e la sorella Maria durante il terremoto di Casamicciola del 28 luglio 1883 mentre vi si trovava in vacanza con la famiglia, nell'isola di Ischia.
Un terremoto disastroso durato appena 90 secondi - e rimasto come esempio terribile di distruzione nel modo di dire delle popolazioni coinvolte - dove lo stesso Benedetto rimase «sepolto per parecchie ore sotto le macerie e fracassato in più parti del corpo.»
In seguito a questo tragico episodio fu affidato alla tutela dello zio Silvio Spaventa, fratello del filosofo Bertrando Spaventa, che mise da parte dissapori che aveva con la famiglia Croce e lo accolse nella casa romana dove Benedetto visse fino alla maggiore età.
Primi contatti con gli intellettuali
Nel circolo culturale nella casa dello zio Silvio, Croce ebbe modo di frequentare importanti uomini politici ed intellettuali tra cui Labriola che lo inizierà al marxismo.
Pur essendo iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Napoli Croce frequentò le lezioni di filosofia morale a Roma tenute dal Labriola. Non terminò mai i suoi studi universitari, ma si appassionò a studi eruditi e filosofici, trascurando il pensiero hegeliano, di cui criticava la forma incomprensibile.
Il ritorno a Napoli
Lasciata la Roma troppo accesa di passioni politiche, Croce nel 1886 tornò a Napoli, dove acquistò, per abitarvi, la casa dove aveva trascorso la sua vita Giambattista Vico, il filosofo napoletano amato da Croce per la concezione filosofica anticipatrice, per certi aspetti, della sua.
Compì numerosi viaggi in Spagna, Germania, Francia ed Inghilterra mentre nella sua formazione culturale cresceva l'interesse per gli studi storici e letterari, in particolare per la poesia di Giosuè Carducci, e per le opere di Francesco De Sanctis.
Nel 1895, attraverso Antonio Labriola con cui era rimasto in contatto, si interessò al marxismo, di cui però criticava come astorica la visione che dava del capitalismo. Da Marx risalì alla filosofia hegeliana che cominciò ad apprezzare e ad approfondire.
Lasciata la Roma troppo accesa di passioni politiche, Croce nel 1886 tornò a Napoli, dove acquistò, per abitarvi, la casa dove aveva trascorso la sua vita Giambattista Vico, il filosofo napoletano amato da Croce per la concezione filosofica anticipatrice, per certi aspetti, della sua.
Compì numerosi viaggi in Spagna, Germania, Francia ed Inghilterra mentre nella sua formazione culturale cresceva l'interesse per gli studi storici e letterari, in particolare per la poesia di Giosuè Carducci, e per le opere di Francesco De Sanctis.
Nel 1895, attraverso Antonio Labriola con cui era rimasto in contatto, si interessò al marxismo, di cui però criticava come astorica la visione che dava del capitalismo. Da Marx risalì alla filosofia hegeliana che cominciò ad apprezzare e ad approfondire.
La fondazione de La critica e la vita politica
Nel gennaio del 1903 uscì il primo numero della rivista La critica, stampata a sue spese fino al 1906, allorché subentrò l'editore Laterza.
Venne nominato per censo senatore nel 1910 e dal 1920 al 1921 fu ministro della Pubblica Istruzione nel 5° e ultimo governo Giolitti. Elaborò una riforma della pubblica istruzione che fu poi ripresa ed attuata da Giovanni Gentile.
La rottura con il fascismo
Ruppe definitivamente col fascismo, dopo il delitto Matteotti. Nello stesso anno interruppe la sua amicizia con Giovanni Gentile, il quale già dal 1903 collaborava con la sua rivista "La critica", per discrepanze filosofiche e politiche.
Gentile, con la pubblicazione del Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925, si era schierato definitivamente dalla parte del fascismo.
Croce rispose aderendo all'invito di Giovanni Amendola, pubblicando a sua volta su Il Mondo il 1 maggio 1925, il Manifesto degli intellettuali antifascisti nel quale veniva denunciata la violenza e la soppressione della libertà di stampa da parte del regime.
Il disaccordo con la cultura cattolica
Il rapporto di Croce con la cultura cattolica variò nel corso del tempo. Agli inizi del '900 i filosofi idealistici, come Croce e Gentile, avevano esercitato assieme alla cultura cattolica una comune critica al positivismo ottocentesco.
Alla fine degli anni '20 vi era stato un progressivo allontanamento della cultura laica e idealistica rispetto alla cultura cattolica.
L'11 febbraio 1929 la Chiesa con i Patti Lateranensi aveva ormai raggiunto un rapporto equilibrato con le istituzioni statali italiane distaccandosi quindi dalle posizioni politiche antifasciste dell'idealismo crociano.
Croce fu contrario al Concordato e dichiarò apertamente in Senato che «accanto o di fronte ad uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri per i quali l’ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza.»
Mussolini gli rispose dichiarando Croce «un imboscato della storia», accusando il filosofo di passatismo e di viltà di fronte al progresso storico.
Quando Croce scriverà la "Storia d'Europa nel secolo decimonono", il Vaticano criticherà aspramente Croce che difendeva le filosofie esaltanti una religione della libertà senza Dio.
Dapprima il Sant'Uffizio pose all'Indice nel 1932 questo libro, e non raggiungendo negli anni successivi una qualche riconciliazione con Croce, nel 1934 inserì nell'elenco dei libri proibiti tutti i suoi scritti.
Il fascismo "malattia morale"
Dopo un breve appoggio al movimento antifascista Alleanza Nazionale (1930), si allontanò quindi dalla vita politica, continuando peraltro ad esprimere liberamente le sue idee politiche, senza che il regime fascista lo censurasse.
In effetti il fascismo riteneva Croce un avversario poco temibile, sostenitore com'era di un fascismo inteso come "malattia morale" inevitabilmente superata dal progresso della storia.
Inoltre la fama di Croce presso l'opinione pubblica europea lo proteggeva da interventi oppressivi da parte del regime.
Nel 1938 il regime varò la legislazione antisemita. Il governo inviò a tutti i professori universitari un questionario da compilare ai fini della classificazione "razziale". Tutti gli interpellati risposero.
L'unico intellettuale non ebreo che rifiutò di compilare il questionario fu Croce. Il filosofo, invece di restituire compilata la scheda, inviò una lettera al presidente dell'Istituto Veneto di Scienze, in cui scrisse sarcasticamente: «Gentilissimo collega, ricevo oggi qui il questionario che avrei dovuto rimandare prima del 20. In ogni caso, io non l'avrei riempito, preferendo di farmi escludere come supposto ebreo. Ha senso domandare a un uomo che ha circa sessant'anni di attività letteraria e ha partecipato alla vita politica del suo paese, dove e quando esso sia nato e altre simili cose?»
Il rientro nella vita politica
Dopo la caduta del regime Croce rientrò in politica, accettando la nomina a presidente del Partito Liberale.
Durante la Resistenza cercò di mediare tra i vari partiti antifascisti.
Nel 1944 fu Ministro senza portafoglio nel secondo governo Badoglio.
Subito dopo la liberazione di Roma (giugno 1944) entrò a far parte del secondo governo Bonomi, sempre come ministro senza portafoglio, ma diede le dimissioni qualche mese dopo, il 27 luglio.
Al referendum sulla forma dello Stato (2 giugno 1946) votò per la monarchia, inducendo tuttavia il Partito Liberale (di cui rimane presidente fino al 30 novembre 1947) a non schierarsi, per far sì che prevalesse sulla questione piena ed effettiva libertà di scelta, e dichiarando in seguito: «il buon senso fece considerare a quei milioni di votanti favorevoli alla monarchia, che, se anche essi avessero riportato la maggioranza legale, una monarchia con debole maggioranza non avrebbe avuto il prestigio e l'autorità necessaria, e perciò meglio valeva accettare la forma nuova della Repubblica e procurar di farla vivere nel miglior modo, apportandovi lealmente il contributo delle proprie forze.». Concetti espressi ben prima che Umberto II, nel messaggio del 13 giugno 1946, ribadisse tale indicazione.
Eletto all'Assemblea Costituente, non accettò la proposta di essere candidato a presidente provvisorio della Repubblica, così come avrebbe in seguito rifiutato la proposta, avanzata da Luigi Einaudi, di nomina a senatore a vita. Si oppose strenuamente alla firma del Trattato di pace, con un accorato e famoso intervento all'Assemblea costituente, ritenendolo indecoroso per la nuova Repubblica.
Nel 1946 fondò a Napoli l'Istituto Italiano per gli Studi Storici destinando per la sede un appartamento di sua proprietà, accanto alla propria abitazione e biblioteca, nel Palazzo Filomarino.
Per un ictus cerebrale, sopravvenuto nel 1949, semiparalizzato si ritirò in casa continuando a studiare: morì seduto in poltrona nella sua biblioteca il 20 novembre 1952.
La sua opera
L'opera di Croce può essere suddivisa in tre periodi: quello degli studi storici, letterari e il dialogo con il marxismo, quello della maturità e delle opere filosofiche sistematiche e quello dell'approfondimento teorico e revisione della filosofia dello spirito in chiave storicista.
Parallelamente allo studio del marxismo, Croce approfondisce anche quello di Hegel; secondo entrambi la realtà si dà come spirito che continuamente si determina e, in un certo senso, si produce. Lo spirito è quindi la forza animatrice della realtà, che si auto-organizza dinamicamente divenendo storia secondo un processo razionale. Da Hegel egli recupera soprattutto il carattere razionalistico e dialettico in sede gnoseologica: la conoscenza si produrrebbe allora attraverso processi di mediazione dal particolare all'universale, dal concreto all'astratto, per cui Croce afferma che la conoscenza è data dal giudizio storico, nel quale universale e particolare si fondono recuperando la sintesi a priori di Kant e lo storicismo di Giambattista Vico, suo altro filosofo di riferimento.
Tuttavia egli critica Hegel, poiché secondo lui il filosofo ha concepito la dialettica in modo riduttivo, ovvero semplicemente come dialettica degli opposti, mentre secondo Croce sussiste anche una logica dei distinti, ovvero il fatto che certi atti ed eventi vadano sempre considerati appunto distinti rispetto ad altri ordini di atti ed eventi. Elabora, quindi, un vero e proprio sistema, da lui denominato la filosofia dello spirito .
Qui la realtà in quanto attività (ovvero produzione dello spirito o della storia) è articolata in quattro forme fondamentali, suddivise per modo (teoretico o pratico) e grado (particolare o universale): estetica (teoretica - particolare), logica (teoretica - universale), economia (pratica - particolare), etica (pratica - universale). La relazione tra queste quattro forme opera la suddetta logica dei distinti, mentre all'interno di ognuna di esse si ha la dialettica degli opposti. (vedi da ricordare)
• 1971 Giuseppe Natale Gellera, più noto come Giuseppe Gilera (Zelo Buon Persico, 21 dicembre 1887 – Arcore, 20 novembre 1971), è stato il fondatore della azienda motociclistica italiana Gilera.
• 1972 - Ennio Flaiano (Pescara, 5 marzo 1910 – Roma, 20 novembre 1972) è stato uno scrittore, sceneggiatore e giornalista italiano. Specializzato in elzeviri, fu anche umorista, critico teatrale e cinematografico. Scrisse per Oggi, Il Mondo, il Corriere della Sera e altre testate.
Nato da Cetteo Flaiano il 5 marzo del 1910, Flaiano passa un'infanzia di viaggi e spostamenti continui: tra Pescara, Camerino, Senigallia, Fermo e Chieti, tra scuole e collegi. Tra il 1921 e il 1922 arriva a Roma dove termina gli studi e si iscrive ad architettura. Lo studio universitario non verrà portato a termine.
All'inizio degli anni '30 conosce Mario Pannunzio e altre firme del giornalismo italiano, iniziando a collaborare per le riviste Oggi, Il Mondo e Quadrivio.
Nel 1940 sposa Rosetta Rota, zia del matematico e filosofo Giancarlo Rota. Nel 1942 nasce la figlia Luisa, soprannominata Lelè. All'età di otto mesi inizia a dare i primi segni di una gravissima forma di encefalopatia che le comprometterà tragicamente la vita. Splendide pagine su questo drammatico evento si trovano ne La Valigia delle Indie. Dal 1943 inizia a lavorare per il cinema con Federico Fellini, Alessandro Blasetti, Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni e molti altri. Al cinema lo legherà per sempre un rapporto di amore-odio.
Nel 1947 vince il primo Premio Strega con Tempo di uccidere, appassionato romanzo sulla sua esperienza in Etiopia. Tra il 1947 e il 1971 scrive alcune tra le più belle sceneggiature del cinema del dopoguerra.
Nel 1971 viene colpito da un primo infarto. "Tutto dovrà cambiare", scrive tra i suoi appunti. Inizia a rimettere ordine tra le sue carte, per dare alle stampe una versione organica della sua instancabile vena creativa: appunti sparsi su fogli di ogni tipo vengono lentamente catalogati. Ma gran parte di questo corpus di scritti è destinato a essere pubblicato postumo.
Il 5 novembre del 1972 inizia a pubblicare sul Corriere della Sera alcuni brani autobiografici. Il 20 novembre dello stesso anno, mentre è in clinica per alcuni semplici accertamenti, viene colpito da un secondo, ma questa volta fatale, infarto. La figlia Lelè morirà nel 1992. La moglie Rosetta si è spenta alla fine del 2003. La famiglia è riunita nel cimitero di Maccarese, vicino Roma.
• 1975 - Francisco Paulino Hermenegildo Teódulo Franco y Bahamonde Salgado Pardo de Andrade abbreviato in Francisco Franco Bahamonde, conosciuto anche come il Generalísimo Francisco Franco o il Caudillo (Ferrol, 4 dicembre 1892 – Madrid, 20 novembre 1975) è stato un generale e politico spagnolo. Fu l'instauratore, in Spagna, di un regime dittatoriale a carattere autoritario noto come franchismo. Rimase al potere dalla vittoria nella guerra civile spagnola del 1939 fino alla sua morte nel 1975.
• 1976 - Trofim Denisovič Lysenko (Karlivka, 29 settembre 1898 – Kiev, 20 novembre 1976) è stato un agronomo sovietico. Fu a lungo presidente della Accademia delle scienze agricole dell'Unione Sovietica, dal 1938 al 1959 e dal 1961 al 1962. Chiamato dalla stampa sovietica lo scienziato scalzo per le sue origini contadine, durante gli anni trenta fu il principale propugnatore di una visione politicizzata della biologia che si prolungò in URSS fino agli anni sessanta. Furono celebri le sue battaglie contro la scienza accademica, i principi classici della genetica e le leggi di Mendel. Sosteneva, con l'appoggio di Stalin, una teoria neolamarckista derivata da Mičurin, secondo la quale l'eredità dei caratteri sarebbe influenzata da fattori ambientali.
• Alcuni scienziati sovietici che si opposero alle sue teorie ed alla loro impostazione ideologica furono incriminati e condannati, tra questi l'illustre botanico e genetista Nikolai Vavilov: condannato a morte, ebbe la pena sospesa ma morì di malnutrizione nel carcere di Saratov nel 1943. Analoga sorte subirono molti scienziati e studiosi quali Nikolaj Tulajkov (1873-1937), Georgiј Dmitrievič Karpečenko (1899-1941) ed altri. Conservò la sua influenza anche dopo la morte di Stalin e l'avvento al potere di Chruščёv.
• 1978 - Giorgio de Chirico (Volos, 23 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978) è stato un pittore italiano, principale esponente della corrente artistica della pittura metafisica.)
• 1989 - Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989) è stato uno scrittore, saggista e politico italiano. Fu anche deputato del Partito Radicale.
Dopo una vita intensa e ricca di lavoro letterario, per il quale è stato da tutti riconosciuto come uno dei maggiori scrittori del nostro tempo, negli ultimi anni Sciascia si ammala e nonostante i frequenti trasferimenti a Milano per curarsi, continua, sia pure con fatica, la sua attività di scrittore.
Nel 1985 pubblica "Cronachette" e "Occhio di capra", una raccolta di modi di dire e proverbi siciliani, e nel 1986 "La strega e il capitano", un saggio per commemorare la nascita di Alessandro Manzoni.
Carichi di tristi motivi autobiografici sono i brevi romanzi gialli "Porte aperte" del 1987, "Il cavaliere e la morte" del 1988 e "Una storia semplice", che uscirà in libreria il giorno stesso della sua morte.
Nel 1986 Sciascia scrive a Bettino Craxi, comunicandogli di aver votato per il PSI nelle elezioni regionali siciliane di quell'anno ed invitando il leader socialista a favorire il ricambio della classe dirigente siciliana del partito.
Nel 1987 cura una mostra molto suggestiva, all'interno della Mole Antonelliana a Torino, dal titolo "Ignoto a me stesso" (aprile-giugno). Erano esposte quasi 200 rare fotografie scelte da Leonardo Sciascia e concesse in originale da importanti istituzioni di tutto il mondo. Si tratta di ritratti di scrittori famosi, dai primi dagherrotipi ai giorni nostri, da Edgar Allan Poe a Rabindranath Tagore a Gorkij a Jorge Luis Borges. Il catalogo viene stampato da Bompiani e oltre il saggio di Sciascia "Il ritratto fotografico come entelechia" contiene 163 ritratti e altrettante citazioni dei relativi scrittori. La chiave della mostra è forse la citazione di Antoine de Saint-Exupéry: «Non bisogna imparare a scrivere ma a vedere. Scrivere è una conseguenza»
Dopo la pubblicazione dell'articolo "I professionisti dell'antimafia", apparso sul Corriere della Sera il 10 gennaio 1987, Sciascia subisce attacchi da molte personalità della cultura italiana a causa delle accuse rivolte al pool di magistrati dell'antimafia palermitana: a suo dire, alcuni di essi si sarebbero macchiati di carrierismo, utilizzando la sacrosanta battaglia per la rinascita morale della Sicilia come titolo di merito all'interno del sistema correntizio delle promozioni in magistratura. A causa di questo, Sciascia viene isolato da più parti eccezion fatta per i Radicali ed i Socialisti. Solo di recente è stata proposta una rivalutazione dell'intervento sciasciano al quale hanno aderito Leoluca Orlando (favorevole), allora sindaco di Palermo, e Nando Dalla Chiesa (contrario), fra gli altri.
Pochi mesi prima di morire scrive "Alfabeto pirandelliano", "A futura memoria (se la memoria ha un futuro)", che verrà pubblicato postumo, e "Fatti diversi di storia letteraria e civile" edito da Sellerio.
La morte
Leonardo Sciascia muore a Palermo il 20 novembre 1989 e chiede i funerali in Chiesa. Con lui nella sua bara si volle portare un crocifisso d'argento. Al funerale viene ricordato da numerose parole di stima, fra cui quelle del grande amico Gesualdo Bufalino.
È sepolto a Racalmuto, suo paese natale, all'ingresso del cimitero. Sulla lapide bianca una sola frase: «Ce ne ricorderemo di questo pianeta»
Il senso di una frase simile su una tomba per la verità appare già molto chiaro e ben poco "laico e agnostico". Su un manoscritto, conservato dalla famiglia, Sciascia scrive: «Ho deciso di farmi scrivere sulla tomba qualcosa di meno personale e di più ameno, e precisamente questa frase di Villiers de l'Isle-Adam: "Ce ne ricorderemo, di questo pianeta". E così partecipo alla scommessa di Pascal e avverto che una certa attenzione questa terra, questa vita, la meritano»
• 1999 - Amintore Fanfani (Pieve Santo Stefano, 6 febbraio 1908 – Roma, 20 novembre 1999) è stato un politico e scrittore italiano.
Uno dei più celebri politici italiani del Secondo dopoguerra, fu una figura storica del partito della Democrazia Cristiana; si distinse anche come storico dell'economia.
Proveniente da una numerosa ed umile famiglia della provincia toscana, compì i suoi studi tra Urbino (scuole medie) ed Arezzo (Liceo scientifico). Si iscrisse all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove studiò nel Collegio Augustinianum entrando a far parte della FUCI. Dopo la laurea in economia e commercio nel 1930, ottenne nel 1936 la cattedra di Storia delle Dottrine Economiche. Aderì con convinzione al fascismo e il suo nome comparve assieme a quello dei 330 firmatari che, nel 1938, appoggiarono il Manifesto della razza. Fanfani del regime condivise anche le scelte di politica economica e si dimostrò un convinto sostenitore del corporativismo, nel quale riconobbe uno strumento provvidenziale per salvare la società italiana dalla deriva liberale o da quella socialista ed indirizzarla verso la realizzazione di quegli ideali di giustizia sociale suggeriti dalla Dottrina sociale della chiesa.
Durante il periodo milanese, Fanfani fu direttore della Rivista Internazionale di Scienze Sociali e si affermò nel panorama culturale italiano (e non solo) grazie a studi di argomento storico-economico che hanno conservato un duraturo successo, come testimonia la recentissima ripubblicazione (2005) dell'opera Cattolicesimo e Protestantesimo nella formazione storica del capitalismo, nella quale propose una coraggiosa interpretazione dei fenomeni di genesi del capitalismo, con particolare riferimento al condizionamento dei fattori religiosi e in sostanziale disaccordo con le tesi, allora paradigmatiche, di Max Weber.
Sempre negli anni trascorsi a Milano conobbe Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira e, dalla fine degli anni trenta, prese a partecipare assiduamente alle loro riunioni, discutendo di cattolicesimo e società. Con l'entrata in guerra dell'Italia, il gruppo spostò la sua attenzione al ruolo che sarebbe dovuto toccare al mondo cattolico all'indomani di quella caduta del Fascismo che era ormai ritenuta imminente.
Con l'8 settembre del 1943, tuttavia, il gruppo si sciolse e, fino alla Liberazione, Fanfani si rifugiò in Svizzera, dove organizzò corsi universitari per i rifugiati italiani. Appena rientrato in Italia, venne invitato a Roma proprio dall'amico Giuseppe Dossetti, appena eletto alla vicesegreteria democristiana, che gli affidò la direzione dell ufficio propaganda del partito. Ebbe in questo modo inizio la sua carriera politica e nel mezzo secolo successivo si troverà sempre, anche se a fasi alterne, al centro della scena politica nazionale.
La sua carriera politica fu lunga e accompagnò tutta la vicenda italiana del dopoguerra come espressione più alta della tradizione dei cattolici democratici e liberali.
Durante il sequestro Moro fu l'unico esponente DC ad appoggiare la linea della trattativa rimanendo isolato all'interno del partito. Moro stesso, dalle lettere dal carcere delle Brigate rosse, si rivolse a Fanfani facendo affidamento al suo "gusto antico per il grande sfondamento"; il giorno prima dell'omicidio, però, quando si attendeva un ultimo gesto possibilista verso la concessione della grazia ad un brigatista ferito da parte del Capo dello Stato Leone, il fanfaniano presente nella direzione della DC Bartolomei tacque. La famiglia Moro, in rotta con lo stato maggiore DC, rifiutò di partecipare ai funerali di Stato e negò agli esponenti politici democristiani la possibilità di partecipare ai funerali in forma privata a Torrita Tiberina: Fanfani, a causa della posizione aperturista assunta durante il sequestro, avrebbe potuto recarsi alle esequie nella cittadina laziale, ma non poté fare in tempo ad assistere alla cerimonia funebre perché impegnato nella commemorazione di Aldo Moro al Senato.
Nonostante avesse collaborato all'affermazione delle correnti moderate della DC nel Congresso nazionale del 1980, che causò l'interruzione della fase di apertura verso i comunisti, Fanfani decise di sostenere al successivo Congresso proprio la Sinistra del partito. Assieme ai dorotei di Piccoli e alla corrente andreottiana, infatti, contribuì in modo decisivo all'elezione del nuovo Segretario Ciriaco De Mita e alla sconfitta di quello che un tempo era stato il suo delfino: Arnaldo Forlani. A causa di questa scelta, la corrente fanfaniana subì una pesante scissione; il grosso della stessa, infatti, non se la sentì di seguire il leader in questa nuova avventura, preferendo rimanere assieme a Forlani nella minoranza moderata del partito.
Dal 1982 al 1983 Fanfani fu Presidente del Consiglio per la quinta volta, guidando un governo DC - PSI - PSDI - PLI con l'appoggio esterno del PRI. Destando un certo scalpore, nel febbraio del 1983 Fanfani si recò a Londra per rendere visita all'ex re d'Italia Umberto II, ricoverato alla London Clinic.
Dal 1985 al 1987 fu ancora Presidente del Senato, eletto da un'ampia maggioranza che andava dalla maggioranza pentapartito, al PCI fino ad arrivare al MSI. Da aprile a luglio del 1987 fu per la sesta volta premier per poi essere nominato ministro degli Interni nel governo Goria; dal 1988 al 1989 fu al Bilancio nel governo De Mita.
Nel 1992, dopo le elezioni politiche che rivoluzioneranno il quadro politico nazionale, fu eletto Presidente della commissione permanente "Affari esteri" del Senato, che mantenne fino al 14 aprile 1994. Sarà l'ultimo incarico istituzionale ricoperto da Fanfani.
Dopo la stagione di Tangentopoli (dalla quale non venne sfiorato, a differenza di gran parte degli esponenti DC) e le trasformazioni subite dalla DC, seguì il partito nella formazione del Partito Popolare Italiano. Le sue ultime uscite politiche sono state l'intervento all'Assemblea che sancì, sotto la guida di Mino Martinazzoli, la nascita del PPI e nel 1996 la dichiarazione di voto per la fiducia al primo governo Prodi. Benché indebolito dalla malattia, nel 1998 volle essere presente alla cerimonia per i suoi 90 anni organizzata dal Senato.
Oltre agli studi e alla politica, la sua grande passione fu la pittura, che esercitò fin da giovane dopo studi accademici.
La sua azione politica è stata importante in quanto egli viene considerato, insieme a Giuseppe Saragat, Pietro Nenni, Aldo Moro ed Ugo la Malfa, uno degli artefici della svolta politica del centro-sinistra, con cui la Democrazia Cristiana volle avvalersi della collaborazione governativa del Partito Socialista Italiano.
• 2006 Robert Bernard Altman (Kansas City, 20 febbraio 1925 – Los Angeles, 20 novembre 2006) è stato un regista statunitense.
La fama internazionale, Altman la ottiene nel 1970 con M*A*S*H, grazie al quale si aggiudica la Palma d'Oro al Festival di Cannes, a cui fa seguito nel 1975 con Nashville, un altro successo di pubblico.
In quattro anni produrrà sei film per diverse case di produzione: Warner Bros., MGM, United Artists producendo Anche gli uccelli uccidono, I compari, Images, Il lungo addio, Gang, California Poker. Sebbene i progetti siano in linea di massima validi, risultano troppo ostici al pubblico che boicotta le produzioni più coraggiose: anche il progetto più completo e riuscito, Il lungo addio, avrà un insuccesso di pubblico nelle sale.
È possibile notare come Altman abbia iniziato la propria carriera alla luce di questi due aspetti, che sembrano quasi la sintesi delle tematiche di M*A*S*H. La carriera altmaniana dalla sua affermazione tende ad operare nel cinema un 'Azione di Verità': Altman rifiuta qualsiasi schema prestabilito hollywoodiano, anzi la sua sfida è proprio quella di riuscire a sconvolgere tutti i generi e tutti i campi. In particolare:
• L'uso dello zoom: non è associato all'approfondimento psicologico ma tende a spaesare, a confondere, a perdere il personaggio quando si avvicina, e ad aumentare la tensione in caso contrario, contravvenendo alle regole del "Buon Cinema" del Codice Hays; o addirittura, invenzione altmaniana, può assumere la funzione di alienazione: la telecamera diviene personaggio aggiunto che sbarra gli occhi nel vuoto.
• L'uso del formato Panavision 100 : 210, probabilmente derivato dalla formazione documentaristica, che tende a rappresentare porzioni più ampie di realtà, tuttavia inutilmente in quanto il regista usa continuamente il fuoricampo visivo e sonoro.
• La profondità di campo, da lungo tempo abbandonata nel cinema classico.
• Il sonoro, con l'uso, oltre che del fuoricampo, dell'overlapping che spesso rende indistinguibili tutte le tracce sonore della scena, specialmente in Tre donne ma anche nei primi successi.
• Il colore, che in I compari diviene a tratti caravaggesco in interni scuri ma ricchi di toni caldi e profondità di campo.
• La costruzione delle sequenze dove gli stacchi e la rottura dello schema è preludio di disastro.
• Le ambientazioni decostruttiviste, soprattutto della prima parte della produzione dai ghiacci del futuro di Quintet, all'incerto western innevato de i compari fino all'irriconoscibile Los Angeles de "Il lungo addio".
• La costruzione dei personaggi: mai quello che sarebbero nei canoni del genere, con interminabili carrellate di Anti-Eroi
• La sovrapposizione di significati e significanti nei doppisensi (in buona parte persi nelle traduzioni), nell'allusione all'attualità od alla esplicita critica di essa
• La costruzione della drammaticità, raggiunta spesso mediante la rottura della trama della sequenza filmica resa convulsa e culminante con uno zoom indietro, altamente inusuale, ed un primissimo piano su un oggetto chiave della sequenza
L'abilità d'intreccio nella tessitura della trama appare come una stratificazione di livelli di significazione, e che si snoda nelle sue commedie corali con abilità tra i 24 coprotagonisti di Nashville, o tra i 48 di Gosford Park. Altman tende a disegnare solo un abbozzo per il film, riferendosi alla sceneggiatura come a una traccia per l'azione, e permettendo ai suoi attori di improvvisare e riscrivere i dialoghi.
• 2007 - Ercole Agnoletti (Galeata, 11 maggio 1920 – Firenze, 20 novembre 2007) è stato un presbitero, storico, bibliotecario, e archivista italiano. Studioso di storia della Chiesa, è autore di numerose opere di storia su centri dell'Alta Valle del Tevere e dell'Appennino centrale e fondatore della Biblioteca Vescovile di Sansepolcro.