Il calendario del 20 Febbraio
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Eventi
▪ 1472 - Le Orcadi e le Shetlands vengono annesse al Regno di Scozia
▪ 1547 - Edoardo VI di Inghilterra viene incoronato Re di Inghilterra nell'Abbazia di Westminster
▪ 1790 - In Austria l'imperatore Leopoldo II, già Granduca di Toscana, succede al fratello Giuseppe II
▪ 1792 - Il Postal Service Act, che fonda il Dipartimento dell'Ufficio Postale degli Stati Uniti, viene firmato dal presidente George Washington
▪ 1798 - Papa Pio VI è costretto ad abbandonare Roma, occupata dalle truppe francesi
▪ 1810 - Andreas Hofer, eroe tirolese, viene fucilato dai francesi a Mantova
▪ 1816 - Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini viene rappresentato per la prima volta al Teatro di Torre Argentina, a Roma
▪ 1830 - Antonio Rosmini, sacerdote e filosofo, fonda l'Istituto della Carità al Sacro Monte di Domodossola.
▪ 1835 - Concepcion (Cile) viene distrutta da un terremoto
▪ 1844 - Nel Teatro Civico di Cagliari viene eseguito per la prima volta S'hymnu sardu nationale, il primo inno nazionale composto da Giovanni Gonella su parole di Vittorio Angius, che ha preceduto quello di Mameli, quando l'Italia era ancora Regno di Sardegna
▪ 1872 - Viene inaugurato a New York il Metropolitan Museum of Art
▪ 1901 - La legislatura del Territorio delle Hawaii si riunisce per la prima volta
▪ 1909 - Filippo Tommaso Marinetti pubblica su Le Figaro il Manifesto del futurismo
▪ 1913 - Iniziano i lavori di fondazione della città di Canberra (Australia)
▪ 1944 - Seconda guerra mondiale: Gli statunitensi iniziano una settimana di bombardamenti delle fabbriche di velivoli tedesche.
▪ 1952 - La Grecia aderisce alla NATO
▪ 1958 - Italia - Viene approvata la legge Merlin che sospende la regolamentazione delle case chiuse
▪ 1962 - Programma Mercury: A bordo della Friendship 7, John Glenn orbita attorno alla Terra per tre volte in 4 ore e 55 minuti
▪ 1965 - La Ranger 8 si schianta sulla Luna al termine di una missione volta a fotografare possibili punti di atterraggio per gli astronauti del Programma Apollo
▪ 1976 - Si scioglie la Southeast Asia Treaty Organization
▪ 1986
- - L'Unione Sovietica lancia il primo modulo della stazione spaziale Mir
- -L'imprenditore milanese Silvio Berlusconi diventa il proprietario dell'Associazione Calcio Milan
▪ 2002 - È il cosiddetto giorno "palindromo": la data, scritta come 20/02/2002 può essere letta indifferentemente da sinistra verso destra, o da destra verso sinistra.
▪ 2004 - Entra in servizio alla base aerea di Cameri il primo caccia Eurofighter, destinato a sostituire l'F-104
▪ 2005
- - In Colombia, viene ucciso dai suoi sequestratori l'italiano Sabino Mobile, rapito il 4 febbraio
- - In Spagna il referendum per la firma della Costituzione Europea si conclude con la vittoria dei Si
▪ 2008 - Il prezzo del petrolio raggiunge a New York il nuovo massimo storico di 101.32$ al barile
Anniversari
▪ 1810
- Andreas Hofer (San Leonardo in Passiria, 22 novembre 1767 – Mantova, 20 febbraio 1810) è stato un oste, comandante e patriota tirolese.
Nel corso della guerra di liberazione del 1809, Andreas Hofer condusse i tirolesi alla vittoria per ben tre volte contro le truppe Franco-bavaresi al comando di Napoleone Bonaparte.
Il Tirolo, in seguito alla sconfitta dell'Austria nella terza guerra di coalizione, era dal 1805/1806 assegnato alla Baviera (pace di Presburgo). I bavaresi cominciarono a condurre nella Provincia tirolese (comprendente le attuali regioni del Tirolo in austria e Trentino-Alto Adige in Italia, nella quale la provincia di Bolzano si chiama ancora oggi Sud-Tirolo o Tirolo del Sud) appena acquisita una serie di riforme, tra cui suscitarono particolare indignazione l'inosservanza dell'antico ordinamento militare tirolese (basato sul Landlibell emanato dall'imperatore Massimiliano I nel 1511) e la reintroduzione delle riforme religiose promulgate dall'imperatore Giuseppe II (ad opera del ministro bavarese Maximilian von Montgelas). Tali pesanti ingerenze nella vita religiosa condussero direttamente alla cosiddetta Kirchenkampf condotta dal clero e dagli strati popolari.
L'arruolamento forzato delle reclute condusse infine alla sollevazione che ebbe inizio il 9 aprile 1809 nella capitale tirolese Innsbruck. Andreas Hofer si mise allora a capo del movimento antibavarese. Già l'11 aprile riusciva ad affermarsi nei confronti dei bavaresi presso Vipiteno, mentre il giorno successivo alcune azioni militari nei dintorni di Innsbruck consentirono agli Austriaci di fare il loro ingresso in città il 14 aprile. Alle truppe Bavaresi e Francesi riuscì però di riportare sotto il loro controllo alcune zone del Tirolo e di riprendere la stessa Innsbruck. Nei giorni 25 e 29 maggio vennero combattute le due battaglie del colle Bergisel, in seguito alle quali le truppe bavaresi, battute infine il 29 maggio, dovettero ritirarsi sul fondovalle dell'Inn. A ciò fece seguito la tregua stipulata a Znojmo, che riconfermava l'occupazione del Tirolo da parte delle truppe napoleoniche. In seguito ad una nuova chiamata alle armi della Milizia territoriale, i Tirolesi ottennero un'ulteriore vittoria il 13 agosto 1809 (15.000 soldati bavaresi, sassoni e francesi al comando del generale Lefèbvre affrontarono un di poco inferiore schieramento di Schützen sotto la guida di Hofer), dopo la quale lo stesso Andreas Hofer si insediò alla Hofburg di Innsbruck come comandante supremo del Tirolo.
La pace di Schönbrunn spinse Hofer ad una nuova insurrezione, che portò ad una massiccia chiamata di volontari in Tirolo del Nord e del Sud nonché in Trentino, sperando nell'appoggio dell'Imperatore d'Austria, ma che, senza l'appoggio austriaco essendosi nel frattempo l'imperatore autriaco passato dalla parte di Napoleone per paura, nonostante il coraggio dei volontari tirolesi, che in quattromila volontari armati difesero Innsbruck da un attacco di un esercito francese di oltre ventimila uomini, si concluse di fatto il 1º novembre con la sconfitta tirolese sul Bergisel presso il ponte sull'Inn ad Innsbruch. Un successivo appello alla resistenza (11 novembre) ebbe scarso seguito. Hofer dovette fuggire, fu tradito dal contadino Franz Raffl e il 28 gennaio 1810 fu preso prigioniero nella baita della Malga Pfandler (un pascolo alpino della fattoria di Prantago di fronte a San Martino in Passiria). Condotto a Mantova, fu portato dinanzi a un tribunale militare e fucilato il 20 febbraio 1810. L'avvocato difensore venne pagato dalla cittadinanza di Mantova.
Le sue ultime parole si ritiene siano state "Franz, Franz, questo lo devo a te!", con ciò riferendosi a Francesco I, dal 1804 Imperatore austriaco, che era passato dalla parte di Napoleone. Verrà anche riferito tuttavia che Hofer abbia esclamato, dopo che la prima salva sparata dal plotone d'esecuzione aveva mancato il bersaglio: "Ah, come sparate male!". Il canto "Zu Mantua in Banden der treue Hofer war" ("Il fedele Hofer era a Mantova in catene") è oggi l'Inno del Tirolo: Das Andreas-Hofer-Lied (nel 2008 è stato deciso che questa canzone sia anche l'inno del comune di Cortaccia.
La salma di Andreas Hofer giace sepolta dal 1823 nella Hofkirche a Innsbruck.
Fama
Hofer è ritenuto da parte della popolazione un eroe nazionale, e la sua opera è onorata in una serie di monumenti. Con cadenza annuale viene festeggiato il giorno 20 febbraio come eroe della patria. La Commemorazione si svolge ogni anno presso la Città di Mantova, nel quartiere di Cittadella. All'interno del parco pubblico "Andreas Hofer" è presente il monumento che ne ricorda la nascita e la morte, l'iniziativa è organizzata dalla Circoscrizione Nord del Comune di Mantova e da delegazioni di Schützen provenienti da tutto il Tirolo austriaco, nonché dal Sud-Tirolo (provincia di Bolzano) e dalla provincia di Trento (compagnia di Schutzen di Mezzocorona).
In stretta connessione con le battaglie dell'epoca napoleonica è anche la festa del Sacro Cuore di Gesù, celebrata solennemente nell'intero Tirolo ogni anno: allorché nel 1796 il Tirolo era minacciato dalle truppe francesi, la Dieta tirolese si impegnò a celebrare solennemente la festa del Sacro Cuore, il che avviene ancora oggi con cerimonie religiose, processioni e fuochi in montagna celebrativi.
Persino il Re d'Italia Vittorio Emanuele III nel suo viaggio in Sudtirolo/Alto Adige, dal Brennero volle assolutamente passare per la Val Passiria (attraverso il Passo di Giovo, allora una stradina sterrata e stretta), per visitare la casa natale dell'eroe tirolese. Sul quotidiano locale Tiroler il giorno 17 ottobre 1921, vengono riportate alcune righe sulla visita del re, che fu accolto dalle autorità locali ed omaggiato da un mazzo di fiori da una fanciulla (Friderica Ennmoser all'epoca 17-enne). Visitando la casa natale, il re volle firmare il libro dei visitatori.
Nel 2001 la biografia di Andreas Hofer è stata rappresentata nel film Andreas Hofer 1809 - Die Freiheit des Adlers (Andreas Hofer 1809 - La Libertà dell'aquila, uscito in Italia col titolo La Libertà dell'aquila) di Xaver Schwarzenberger; ruoli principali: Tobias Moretti (Andreas Hofer), Franz Xaver Kroetz (Joachim Haspinger) e Martina Gedeck (Mariandl).
A lui è dedicato l'asteroide 17459 Andreashofer.
Un ricordo di segno inverso delle battaglie antinapoleoniche dei tirolesi è impresso nella memoria delle vallate dolomitiche del Cadore, in provincia di Belluno, dove nell'agosto del 1809 gli Schützen ampezzani e sudtirolesi (guidati da Giuseppe Hirschstein e da Ferdinand Anton von Oulerich meglio noto come Luxheim) nella loro foga antifrancese si resero protagonisti di ripetute scorribande in queste zone, con violenze, incendi di abitazioni e saccheggi ai danni della popolazione locale.
- Peter Mayr (Siffiano di Renon, 15 agosto 1767 – Bolzano, 20 febbraio 1810) è stato un patriota tirolese.
Figlio del contadino Peter Mayr (1741–1806) e di Maria Unterhofer (1743–1815), nel 1795 prese in gestione l'osteria "Croce bianca" ("Weißen Kreuz") sulla strada a sud di Chiusa che divenne nota come "Al raschietto" ("beim Schaber").
Il 3 aprile 1797 sperimentò il ruolo di guida degli Schützen di Renon, in una scaramuccia contro un reparto francese che fu costretto a ritirarsi a Bolzano.
Nel 1804 lavorava come oste presso una locanda in località La Mara ("an der Mahr"), alla periferia sud di Bressanone sulla strada del Brennero. Come avvenne per altri osti del Tirolo, ebbe un ruolo importante nella lotta contro la Francia napoleonica. La bottega del fabbro dietro la locanda fungeva da ritrovo per le riunioni segrete. Il 25 Luglio 1807, sotto la guida di Andreas Hofer del "Convento dei contadini (Bauernkonvent)“ prese le difese dei fedeli cattolici e della terra tirolese contro i "profanatori della casa del Signore“, per non seguire l'ordinamento della Baviera in ambito religioso.
Gli immediati preparativi dell'insurrezione tirolese furono preparati, da Andreas Hofer, sulla via del ritorno da Vienna, con l'aiuto di diversi osti del Tirolo. Hofer discusse con loro i dettagli del piano d'azione, che attraverso di loro fu comunicato agli Schützen ed ai contadini. Mayr portò a termine il suo compito per la zona a lui assegnata, e combatté il 25 ed il 29 Maggio 1809 sulla cima del Pfeffersberger, ed insieme a Josef Eisenstecken sulla Bergisel. Procuratesi munizioni e viveri, per difendere la chiusa di Bressanone, progettarono di far saltare i ponti sul Ladritch e di provocare frane dalle alture della chiusa Isarco. Dopo la tregua di Znaim (12 Luglio 1809), le truppe austriache furono ritirate dal Tirolo ed le truppe francesi occuparono Innsbruck senza combattere. Peter Mayr si incontrò con Peter Kemenater (Oste della Stella) e con Martin Schenk (Oste della Croce) a Bressanone per discutere la situazione (l'incontro prese il nome di Dreischwur, giuramento dei tre).
Peter Mayr sbarrò la chiusa d'Isarco a nord di Oberau, con una compagnia di Schützen, dispiegando le sue truppe nel sotto Isarco e nella Val Pusteria occidentale. Il 4 e 5 Agosto 1809 insieme a Josef Speckbacher, si scontrò con le truppe sassoni della Divisione Rouyer. Il luogo dello scontro prenderà, in seguito, il nome di Sachsenklemme (Morsa dei sassoni). Il maresciallo François-Joseph Lefebvre entrerà a Vipiteno il 6 Agosto 1809 con 7.000 uomini, ed tirolesi si ritirarono verso Innsbruck.
Nella Terza Battaglia del Bergisel del 13 Agosto 1809, le truppe sotto il comando di Peter Mayr, provenienti da nord e sud Tirolo, erano il nerbo delle truppe tirolesi. Con la liberazione delle terre tirolesi, Mayr fece ritorno a casa coi gradi di „sottufficiale riconosciuto“. La Pace di Schönbrunn (14 Ottobre 1809) annetté il Tirolo al neoformato Regno di Baviera (1809), concedendo agli insorti l’amnistia. Persa l'ultima Battaglia del Bergisel il 1 Novembre 1809, ed essendosi arreso Andreas Hofer, Peter Mayr si incontrò con altri Schützen a Steinach sul Brennero il 5 Novembre 1809 per proseguire la battaglia. Avanzò in Val Pusteria con gli Schützen d'Isarco e si scontrò, respingendole tre volte, con le truppe del Generale Ruscas presso la Chiusa di Mühlbacher. Al quarto assalto gli Schützen dovettero ripiegare in Val di Sarno (Sarntal). Avendo Hofer ripreso la lotta su pressione di padre Joachim Haspinger, Johann Kolb e dello stesso Peter Mayr, gli insorti tentarono la liberazione di Bressanone, dovendo infine amaramente constatare che ogni tentativo di resistenza era divenuto inutile.
L’onesto oste "della Mara", guidò nel 1809 con Andreas Hofer le lotte di liberazione dei tirolesi.
Il luogotenente Mayr, assieme all'eroe Hofer, furono entrambi rinchiusi nel carcere cittadino, posto di fronte alla Maximilianhaus (oggi sede del Museo di scienze naturali dell'Alto Adige).
Anche Peter Mayr, come Andreas Hofer, morì fucilato lo stesso giorno, ma a Bolzano, dopo che rifiutò di mentire per salvarsi; gli sarebbe bastato giurare di non aver saputo dell'appello all'armistizio per aver salva la vita, ma fedele al comandamento di non mentire, fu giustiziato.
Morte
Mayr fuggì e si nascose a Feldthurns. Fu tradito e catturato l'8 Febbraio 1810. Tradotto nel carcere di Bolzano, passò gli ultimi giorni nella casa di Santa Afra, come prima aveva fatto Andreas Hofer. Il tribunale militare lo condannò a morte il 14 Febbraio del 1810. La moglie, Maria Fuchs, fece appello al Generale Louis Baraguey d'Hilliers, perché annullasse la condanna per vizio di forma e rifacesse il processo. In questo modo Peter Mayr guadagnò la possibilità di salvarsi, a condizione di dichiarare pubblicamente di non aver mai portato armi alla proclamazione del Viceré Eugène de Beauharnais, il 12 Novembre 1809, reato punibile con la morte. Mayr non volle salvarsi la vita con una menzogna. La sentenza di morte fu riconfermata il 19 Febbraio 1810 ed eseguita il giorno successivo, 20 Febbraio 1810, giorno della morte di Andreas Hofer, non lontano dal ponte sul Talvera. Il corpo fu tradotto al cimitero di Bolzano.
* 1859 - Emilio Dandolo (Varese, 5 luglio 1830 – Milano, 20 febbraio 1859) è stato un patriota italiano, noto per aver preso parte ad alcune delle più importanti battaglie del Risorgimento.
Originario di una famiglia dalla quale nacquero diverse figure legate alle Guerre di indipendenza italiane, Emilio Dandolo fu uno dei protagonisti delle Cinque Giornate di Milano (1848) assieme al fratello Enrico, oltre agli amici Luciano Manara ed Emilio Morosini.
Combatté poi, con i volontari lombardi della Legione Manara, nella campagna del Bresciano e del Trentino. L’anno successivo, sempre con il fratello Enrico, partecipò alla costituzione della Repubblica Romana (1849) e, con il Battaglione Bersaglieri Lombardi al comando di Luciano Manara, alla sua difesa dai francesi. Fu ferito nella battaglia di Villa Corsini, nella quale morì il fratello Enrico. Sopravvisuto alle vicende successive alla caduta della Repubblica Romana, fuggì in esilio prima a Marsiglia e poi a Lugano. Emilio in questo periodo scrisse alcune opere tra cui "Viaggio in Egitto, nel Sudan, in Siria ed in Palestina" e “I volontari e i bersaglieri lombardi”.
Tornato in Italia si adoperò senza sosta per preparare la ripresa delle ostilità contro l’Austria. Partecipò alla guerra di Crimea, ma poiché era cittadino austriaco, fu rimandato a Milano dove fu sottoposto a stretto controllo da parte della polizia.
Malato gravemente di tisi, morì nel 1859 poco prima che la Lombardia venisse liberata. I suoi funerali, a Milano, assunsero spiccate connotazioni antiaustriache. Fu tumulato, su disposizione delle autorità austriache nel tentativo di evitare disordini, nel camposanto di Adro.
▪ 1953 - Francesco Saverio Nitti (Melfi, 19 luglio 1868 – Roma, 20 febbraio 1953) è stato un politico italiano. Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d'Italia dal 23 giugno 1919 al 15 giugno 1920, più volte ministro. Fu il primo Presidente del Consiglio proveniente dal Partito Radicale Storico nonché il primo ad essere nato cittadino del Regno d'Italia anziché di uno degli stati preunitari. Ricoprì un ruolo politico decisivo nel corso della prima guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra. Fu grande meridionalista e come tale individuò nell'industrializzazione del Mezzogiorno la strada per la soluzione dei problemi economici e sociali dell'area.
Giovanissimo, sotto l'influenza di Giustino Fortunato, esordì proprio con una serie di saggi sulla "Questione meridionale", tra cui uno, molto importante, dedicato all'emigrazione. Affrontò poi il tema dello sviluppo industriale di Napoli e quello dell'utilizzazione e della valorizzazione delle risorse naturali presenti nel territorio meridionale, con particolare riferimento alla sua terra di origine, la Basilicata, e inoltre propose molte leggi speciali per il progresso del Meridione. Proprio su questa materia elaborò un programma organico ed innovativo di solidarietà sociale e di interventi per l'espansione delle forze produttive.
Francesco Saverio Nitti non fu solo un grande meridionalista: altrettanto rilevanti sono i suoi studi sull'economia italiana e sui destini delle democrazie in Europa. Egli fu infine, e soprattutto, un uomo politico ed uno statista tra i più importanti del suo tempo, in Italia ed in Europa. In questa veste Nitti seppe elaborare un progetto di riforme delle istituzioni dello Stato capace di renderle più adeguate ad una società capitalistica moderna, facilitando l'avvento di una nuova e più dinamica classe dirigente. All'interno di tale progetto una più giusta politica del lavoro ricopriva certamente un ruolo decisivo.
Durante la Prima Guerra Mondiale, dopo il disastro di Caporetto, il suo impegno come ministro del Tesoro del governo Orlando fu tra i fattori determinanti il ristabilimento nel paese di un clima di fiducia, indispensabile alla ripresa militare e quindi alla vittoria. Dopo la guerra seguì le vicende del trattato di pace intravedendo le conseguenze drammatiche per il futuro dell'Europa provocate dall'eccessiva chiusura dei paesi vincitori (compresa l'Italia) in difesa degli interessi nazionali.
In veste di Presidente del Consiglio, fra il 1919-1920, si oppose in particolare allo smembramento della Germania e alla politica delle riparazioni imposte a quel paese dal Trattato di Versailles. Avversò poi tenacemente il fascismo ed ogni spinta nazionalistica tentando di contrastare la crisi dello Stato Liberale e di scongiurarne la fine.
All'avvento del regime si ritirò ad Acquafredda di Maratea, sul litorale tirrenico, a Villa Nitti, residenza estiva progettatagli da Vincenzo Rinaldo, dove compose una trilogia sull'Europa. Tornato a Roma nel 1923, fu indotto a prendere la via dell'esilio anche a seguito della devastazione della sua casa nel quartiere Prati da parte delle squadre fasciste. Si recò prima a Zurigo e poi a Parigi dove, per 20 anni, svolse una intensa attività antifascista ed elaborò il saggio La Democrazia. Quest'opera fu forse il suo capolavoro e costituisce, ancora oggi, una rilevante testimonianza della cultura politica liberal-democratica del nostro Paese.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e il ritorno alle istituzioni democratiche, rientrò in Italia e si riaffacciò sulla scena politica. Lucidissimo ma affetto da gravi problemi di deambulazione, non ricoprì incarichi ministeriali, sebbene nel 1945 fu sul punto di essere incaricato di formare un governo di unità nazionale. Membro della Consulta Nazionale dal 1945 al 1946, deputato all'Assemblea costituente dal 1946 al 1948, senatore di diritto dal 1948 al 1953. Nella primavera del 1952 fu a capo di un cartello elettorale formato dai partiti laici e di sinistra, che si presentò alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Roma contro la Democrazia Cristiana. Fu anche tra gli ispiratori del movimento politico Alleanza Democratica Nazionale, che alle elezioni politiche del 1953 contribuì in modo decisivo a impedire l'attribuzione alla Democrazia cristiana e ai suoi alleati del premio di maggioranza previsto dalla cosiddetta "legge truffa".
Aveva sposato Antonia Persico, figlia del giurista Federico Persico (1829-1903). Dall'unione nacquero cinque figli: Vincenzo, Giuseppe, Maria Luigia, Federico e Filomena. Federico, morto in giovane età, divenne un brillante farmacologo. Anche Filomena fu una ricercatrice biologa, collaborando col marito Daniel Bovet, premio Nobel per la medicina nel 1957. Francesco Fausto Nitti era un suo pronipote. Morì a Roma, nella sua casa nel centro storico, il 20 febbraio 1953.
Aneddoti
Dotato di uno spirito caustico, Nitti aveva il dente avvelenato nei confronti degli uomini politici della sua generazione che, a causa dei loro cedimenti, avevano finito per favorire l'avvento del regime fascista, e che nel Dopoguerra rivendicavano un ruolo politico. In particolare ce l'aveva con Vittorio Emanuele Orlando, sulla cui lucidità intellettuale nutriva forti riserve. Non correva, naturalmente, neanche buon sangue tra lui e d'Annunzio. Il suo monito ricorrente ai deputati più giovani era: "dovete guardarvi dalla vanità dei vecchi". E a proposito di Emilio Colombo, che all'epoca aveva 26 anni e sulla cui carriera politica nessuno avrebbe scommesso, diceva: "È un colombo che volerà".
In seguito alla sua politica nei confronti di Fiume e della Reggenza creata da D'Annunzio nella città quarnerina, il Vate soprannominò Nitti con l'oltraggioso epiteto di "Cagoja".
▪ 1979 - Nereo Rocco OMRI (Trieste, 20 maggio 1912 – Trieste, 20 febbraio 1979) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano.
Ha militato, nel ruolo di mezzala, nella Triestina (235 partite e 62 reti in Serie A), poi nel Napoli (52 partite e 7 reti in massima divisione) e nel Calcio Padova in Serie B (47 partite e 14 reti). Per un breve periodo, nel dopoguerra, fu allenatore-giocatore della Libertas Trieste, nella allora Serie C.
Rocco indossò anche in un'occasione la maglia della Nazionale: Vittorio Pozzo lo schierò nella partita di qualificazione al campionato mondiale di calcio 1934, disputata il 25 marzo 1934 a Milano e vinta dagli azzurri per 4-0. Pur facendo parte del gruppo che affrontò il ritiro in previsione del torneo, alla fine Rocco non risultò nella rosa dei convocati per il mondiale.
In totale Nereo Rocco ha disputato in massima serie 287 gare in 11 campionati, segnando 69 gol.
Da allenatore Rocco è passato alla storia del calcio come colui che introdusse in Italia il "catenaccio", il modulo tattico prettamente difensivo ideato in Svizzera negli anni trenta. L'allenatore triestino sperimentò questo assetto già durante la sua carriera da giocatore, quando giocò nel ruolo di libero nella squadra della Libertas, negli anni dell'immediato dopoguerra. In un'amichevole contro la più quotata Triestina, Rocco riuscì ad infliggere una clamorosa sconfitta agli alabardati, che lo prenotarono per l'anno seguente. La Triestina, finita ultima nella stagione 1946/47 e ripescata per via della difficile situazione in cui versava la città nel dopoguerra, grazie al nuovo giovane tecnico e alla nuova tattica che prevedeva il battitore libero, arrivò addirittura a classificarsi seconda dietro al Grande Torino. Con questo risultato iniziò la storia di Nereo Rocco allenatore.
Burbero, severo e - a parole - mai soddisfatto dei suoi giocatori, Rocco si relazionava con loro come un padre scorbutico ma estremamente affettuoso: abituato ad esprimersi nella sua colorita parlata triestina, venne quasi subito soprannominato "el paròn", "il padrone", soprannome che lo accompagnò per sempre.
Dopo due buoni ottavi posti nelle stagioni seguenti, 1948/49 e 1949/50, Rocco venne allontanato dalla Triestina per ragioni mai del tutto chiarite ed assunto dal Treviso, in serie B. Dopo tre stagioni anonime con i trevigiani, Rocco venne richiamato alla guida della Triestina in Serie A, ma ancora fu esonerato dopo un pesante 0-6 casalingo patito contro il Milan.
Rocco non rimase però disoccupato a lungo: fu infatti chiamato a salvare un malcapitato Padova, relegato nei bassi fondi della cadetteria, pur avendo in rosa giocatori di categoria. Dopo una salvezza insperata, Nereo Rocco preparò il suo Padova per il grande salto in serie A, che avvenne nella stagione successiva 1954/55. Nella sessione acquisti estiva Rocco fece acquistare Blason, già con lui nella Triestina che si piazzò seconda, Moro e Azzini, destinati a diventare suoi fedelissimi. Nella stagione 1957/58 il Padova si classificò terzo e negli anni successivi continuò a piazzarsi sempre nelle zone medio - alte della graduatoria.
Dopo aver allenato la nazionale olimpica, Rocco fu ingaggiato dal Milan, dove vinse lo Scudetto al primo tentativo. Grande protagonista di quella stagione fu il diciannovenne Gianni Rivera. Nella stagione successiva (1962/63), Rocco mise in bacheca la prima Coppa dei Campioni del Milan e del calcio italiano, battendo a Wembley il Benfica di Eusebio. Dopo questi trionfi, Rocco finì al Torino, guidandolo per 3 stagioni, con l'acuto del terzo posto nella stagione 1964/65, per poi assumere l'anno successivo sempre coi granata nella stagione 1966/67 il ruolo di direttore tecnico. All'inizio della stagione 1967/68 Rocco fu ingaggiato nuovamente dal Milan con il quale conquistò nuovamente lo scudetto e, nello stesso anno, la Coppa delle Coppe. La stagione seguente fu ancora il turno del massimo alloro europeo mentre, in quella ancora successiva, dopo una memorabile sfida in Argentina contro l'Estudiantes, gli riuscì di conquistare la Coppa Intercontinentale che al Milan era sfuggita nel '63.
In quegli anni Rocco consacrò definitivamente il talento di Rivera; inoltre el Paròn rivalutò gente come il portiere Fabio Cudicini, suo concittadino, e l'anziano svedese Kurt Hamrin, già fromboliere con lui a Padova.
Dopo aver guidato i diavoli per altre tre annate, vincendo ancora una Coppa delle Coppe nel 1972/73 e la Coppe Italia nel 1972 e nel '73, l'allenatore triestino lasciò il Milan a febbraio 1974 per divergenze con la dirigenza. Passò quindi alla Fiorentina che sperava, unendo l'esperienza dell'allenatore triestino al talento e all'energia di alcuni giovani emergenti quali Antognoni, Caso, Della Martira, Desolati, Guerini, di poter lottare per lo scudetto. I risultati furono però deludenti, con un ottavo posto finale in campionato, e Rocco lasciò la panchina gigliata a fine maggio 1975, proprio prima della fase finale di Coppa Italia che i viola vinsero. Ricoprì successivamente il ruolo di direttore tecnico nel Padova e per due stagioni nel Milan, per poi tornare in panchina nel 1977 dopo l'esonero di Giuseppe Marchioro. Vinse la coppa Italia edizione 1976-77. Rocco morì il 20 febbraio 1979 nell'Ospedale Maggiore di Trieste dopo una breve malattia.
Rocco detenne a lungo il record di presenze come allenatore in serie A con 787 partite, battuto solo nel 2006 da Carlo Mazzone (arrivato a 792 partite).
Il nuovo stadio di Trieste, una moderna struttura da trentamila posti a sedere che ospita le partite della Triestina venne inaugurato il 18 ottobre 1992 e battezzato con il nome di Nereo Rocco.
▪ Ferruccio Lamborghini (Renazzo, 28 aprile 1916 – Perugia, 20 febbraio 1993) è stato un imprenditore italiano fondatore della casa automobilistica che porta il suo nome: la Lamborghini.
Figlio di agricoltori,lascia le scuole elementari e la sua passione per i motori e per le macchine lo porta a Bologna, dove lavora in una azienda che revisiona automezzi dell'esercito.
Durante la seconda guerra mondiale, trova l'opportunità di sperimentare le sue doti meccaniche come tecnico riparatore presso l'Aeronautica Militare Italiana (base militare di Rodi).
Negli anni quaranta, la crescente domanda di trattori del mercato italiano, unita all'esperienza acquisita nelle riparazioni, spingono Ferruccio ad intraprendere la carriera di imprenditore nella produzione di trattori. Compra veicoli militari avanzati dalla guerra e li trasforma in macchine agricole.
Nel 1948, a Cento, fonda la Lamborghini Trattori (l'origine del logo aziendale è legata alla data di nascita di Ferruccio Lamborghini: nel calendario zodiacale infatti il 28 aprile cade sotto il segno del Toro, inoltre egli amava la corrida).
Solo tre anni dopo la guerra, l'azienda Lamborghini era capace di progettare e costruire da sola i suoi trattori e già nel corso degli anni cinquanta e sessanta la Lamborghini Trattori diventa una delle più importanti aziende costruttrici di macchine agricole in Italia.
Seguì la produzione di bruciatori a nafta e di condizionatori finché, nel 1959, la passione e la competenza tecnica del fondatore del nuovo marchio si spinsero fino a concepire la produzione di elicotteri. Il governo però non concesse l'autorizzazione a tale attività e la Lamborghini ripiegò sulla produzione di vetture sportive.
L'idea di produrre macchine sportive gli venne dopo una discussione con Enzo Ferrari. Ferruccio Lamborghini, oltre a lamentarsi del funzionamento della frizione sulla sua Ferrari comprata nel 1958, pretendeva di dare consigli al "Drake" su come migliorarla. Pare che la risposta di Enzo Ferrari sia stata: «La macchina va benissimo. Il problema è che tu sei capace a guidare i trattori e non le Ferrari».
Questa, secondo la nota leggenda, peraltro confermata dallo stesso Ferruccio, fu la molla che fece scattare la sua decisione di fondare il settore automobili della Lamborghini, allo scopo di costruire una vettura sportiva secondo i suoi canoni.
Quando Ferrari seppe delle intenzioni di Lamborghini disse ad un suo collaboratore: "Abbiamo perso uno dei nostri migliori clienti" non credendo troppo sull'effettiva capacità di Lamborghini di poter fare concorrenza alla Ferrari.
Dopo soli sei mesi la nuova Lamborghini "350 GT", disegnata da Franco Scaglione, era pronta per il salone dell'automobile di Torino del 1963. Per la prima "Lambo" il progetto del motore (un 12 cilindri di 3500 cc.) fu affidato a Giotto Bizzarrini, che fino a poco tempo prima aveva contribuito alla nascita delle più blasonate auto del Cavallino come la Testa Rossa del 1957 e la 250 GTO.Ma è nel 1966 con la Miura che rivoluziona le auto sportive:motore sempre 12 cilindri ma portato a 4000 cc. e disposto in posizione centrale-trasversale con cambio in blocco con il basamento. La Miura ottiene un successo clamoroso e sarà prodotta fino al 1973.
Nel 1972,in seguito alla crisi petrolifera ed industriale e quando Ferruccio ebbe la certezza che il figlio Tonino non aveva interesse a vendere automobili, iniziò a pensare di ritirarsi e vendette tutta la sua azienda a Georges-Henri Rossetti[senza fonte], un industriale svizzero, e si ritirò nel suo vigneto in Umbria, dedicandosi alla produzione di vino. La sua tenuta, Tenuta Patrizia Lamborghini, è un' Azienda Agricola con annesso Agriturismo, campi da tennis, un campo da golf a 9 buche e una piscina olimpionica. Fra la sua produzione di vino, famoso era il vino rosso chiamato Colli del Trasimeno, conosciuto da tutti come Sangue di Miura. Oggi la produzione del vino è la maggiore attività dell'Azienda, nelle mani della figlia Patrizia Lamborghini che, nel corso degli anni, affidandosi ad esperti enologi, ha proseguito gli ideali del padre e produce tre vini premiati di grande qualità: "Campoleone" , "Trescone" e "Torami".
Il figlio Tonino invece, partendo dal famoso logo, crea un brand del lusso attivo in diversi settori.
Ferruccio morì nella sua tenuta all'età di 76 anni.
▪ 2006
- - Luca Coscioni (Orvieto, 16 luglio 1967 – Orvieto, 20 febbraio 2006) è stato un economista e politico italiano, docente e ricercatore universitario di Economia Ambientale presso l'Università di Viterbo e, soprattutto, figura attiva nel sociale e nella politica con l'Associazione Luca Coscioni e i Radicali Italiani, di cui fu presidente tra il 2001 ed il 2006. La sua vita è stata tragicamente segnata dalla sclerosi laterale amiotrofica che lo ha portato alla morte nel 2006 a soli trentotto anni.
- - Paul Casimir Marcinkus (Cicero, 15 gennaio 1922 – Sun City, 20 febbraio 2006) è stato un arcivescovo cattolico statunitense.
▪ 2007 - Vincenzo Michele Trimarchi (Santa Teresa di Riva, 11 ottobre 1914 – Messina, 20 febbraio 2007) è stato un giurista e politico italiano.
È stato giudice della Corte costituzionale italiana.
Vincenzo Michele Trimarchi nasce a Santa Teresa di Riva, quartiere Cantidati, sesto figlio di Francesco Trimarchi e di Giovanna Crisafulli Mondio, entrambi appartenenti a facoltose famiglie latifondiste originarie di Savoca.
Nel 1932, consegue con il massimo dei voti la maturità classica presso il Regio Liceo Ginnasio Francesco Maurolico di Messina.
Iscrittosi nella facoltà di Giurisprudenza dell' Ateneo messinese, si laurea col massimo dei voti, lode e menzione di pubblicazione nel 1936. Suo relatore fu il prof. Salvatore Pugliatti. Fino al 1938 presta servizio militare nella Regia Aeronautica, subito dopo intraprende la carriera universitaria nell'Università degli Studi di Messina.
Tra il 1938 ed il 1955 insegna presso le facoltà di Giurisprudenza ed Economia e Commercio, da quest'anno e, fino al 1967, è preside di quest'ultima facoltà. E' titolare delle cattedre di Istituzioni di Diritto Privato, Diritto Pubblico e Dottrina dello Stato.
Tra il 1962 ed il 1967 è consigliere comunale di opposizione a Santa Teresa di Riva.
Nel 1959 viene eletto deputato del PLI nell'Assemblea Regionale Siciliana, divenendo altresì assessore per l'amministrazione civile e la solidarietà, manterrà tale carica fino al 1963. Sempre per il PLI, nel 1963, viene eletto senatore.
Nel 1967 si dimette dal Senato per entrare a far parte della Corte costituzionale italiana, prestando giuramento nelle mani del presidente Giuseppe Saragat e adempiendo alle sue funzioni all'interno della consulta fino al 1977.
Il 17 aprile 1990, il presidente della Repubblica Francesco Cossiga gli ha attribuito la qualifica di Professore Emerito e nel 1991 gli viene conferita la laurea Honoris Causa in Economia e Commercio presso l'ateneo messinese.
Nel corso della sua carriera accademica ha pubblicato molteplici opere in materia di diritto civile e delle obbligazioni.Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita tra Messina e Taormina, è morto a Messina all'età di 92 anni.