Il calendario del 2 Ottobre

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 1187 - Saladino cattura Gerusalemme dopo 88 anni di regno Crociato

▪ 1535 - Jacques Cartier scopre Montreal (Quebec)

▪ 1780 - Guerra d'indipendenza americana: la spia britannica John Andre viene impiccata dalle forze americane

▪ 1835 - Inizia la rivoluzione texana: Battaglia di Gonzales - i soldati messicani tentano di disarmare la popolazione di Gonzales (Texas), ma incontrano una forte resistenza da parte di una milizia assemblata in tutta fretta

▪ 1836 - Charles Darwin fa ritorno a Falmouth, Inghilterra, a bordo della HMS Beagle dopo un viaggio durato 5 anni in cui ha raccolto dati che userà in seguito per sviluppare la sua teoria dell'evoluzione

▪ 1870 - Plebiscito per l'annessione di Roma al Regno d'Italia, dopo la Presa di Roma

▪ 1889 - A Washington, si apre la prima conferenza degli stati americani

▪ 1919 - Il presidente statunitense Woodrow Wilson viene colpito da un attacco cardiaco che lo lascia parzialmente paralizzato

▪ 1924 - Il Protocollo di Ginevra viene adottato come metodo per rafforzare la Società delle Nazioni

▪ 1928 - Fondazione dell'Opus Dei da parte di San Josemaría Escrivá

▪ 1935 - L'Italia invade l'Abissinia (Etiopia): inizia la guerra d'Etiopia

▪ 1941 - Seconda guerra mondiale: Operazione Tifone - La Germania avvia un'offensiva totale contro Mosca

▪ 1944 - Olocausto: le truppe naziste pongono fine alla Rivolta di Varsavia

▪ 1950 - La striscia Peanuts di Charles M. Schulz viene pubblicata per la prima volta, su sette quotidiani statunitensi

▪ 1955 - Il computer ENIAC viene disattivato

▪ 1958 - La Guinea dichiara l'indipendenza dalla Francia

▪ 1967 - Thurgood Marshall presta giuramento come primo giudice afro-americano della Corte Suprema degli Stati Uniti

▪ 1968 - Una pacifica dimostrazione studentesca a Città del Messico finisce nel Massacro di Tlatelolco

▪ 1996 - Gli Emendamenti dell'Electronic Freedom of Information Act vengono firmati dal presidente statunitense Bill Clinton

▪ 2001 - Grounding della Swissair: gli aerei della compagnia di bandiera svizzera restano a terra a causa dell'assenza di liquidità a fronte della richiesta di pagamenti in contanti da parte dei fornitori

▪ 2009 - A Messina e nei dintorni, a causa di nubifragi, una grossa frana cancella due frazioni (Giampilieri e Scaletta Zanclea) provocando 35 morti.

Anniversari

▪ 1368 - Anna di Kašin (... – Kašin, 2 ottobre 1368) è stata una monaca russa della dinastia Rurik. È venerata come santa dalla Chiesa ortodossa russa e dai Vecchi Credenti. Viene ricordata il 2 ottobre e il 24 giugno.
Figlia del Principe Dimitrij Borisovič di Rostov e bisnipote del Principe Basilio di Rostov, fu educata fino ai suoi primi anni di vita a una stretta aderenza ai dettami cristiani. Il suo precettore fu Sant'Ignazio, vescovo di Rostov, noto per il suo altruismo nei confronti dei più bisognosi. Come ogni nobildonna del suo tempo Anna imparò inoltre l'arte del cucito. Una volta cresciuta, la Principessa Xenia di Tver', seconda moglie del Gran Principe Jaroslav di Tver', inviò un'ambasciata a Rostov recante la richiesta di unire in matrimonio Anna con il proprio figlio Mikhail. Il riscontro fu positivo e Anna divenne sposa di quest'ultimo.
Il matrimonio si svolse l'8 novembre 1294 nella Cattedrale Preobraženskij di Tver'. Per celebrare questo evento gli abitanti della città di Kašin costruirono il Tempio Mikhailovskij e una grande porta monumentale sulla via per Tver', chiamandola anch'essa "Mikhailovskij." Una commemorazione dello sposalizio viene officiata ogni anno nella Cattedrale di Kašin.
Anna e Mikhail ebbero cinque figli:
▪ Feodora
▪ Principe Dimitrij di Tver' (1299–1326)
▪ Principe Alessandro I di Tver' (1301–1339)
▪ Principe Konstantin di Tver' (1306–1346)
▪ Principe Basilio di Kašin (morto dopo il 1368)
Nel 1294 il padre di Anna morì e nel 1295 un terribile incendio distrusse Tver'. Poco dopo tale evento la primogenita della coppia, Feodora, morì ancora bambina dopo una breve malattia. Nel 1296 un altro incendio distrusse il loro palazzo e i principi si salvarono a stento. Nel 1317 prese inizio l'aspro scontro che contrappose il marito al Principe Jurij di Mosca.
Nel 1318 la principessa vide per l'ultima volta suo marito che, convocato a Saraj da Uzbeg Khan, fu ivi torturato a morte il 22 novembre 1318. Anna venne a conoscenza di tale fatto solo nel luglio successivo e, dopo aver saputo che i resti del marito erano stati trasportati a Mosca, inviò un'ambasciata nell'intento di riottenerli. Grazie agli uffici della moglie il corpo di Mikhail fece così ritorno a Tver', ove fu seppellito nella Cattedrale Preobraženskij.
Nel 1325, Dimitrij, primo figlio maschio della coppia, fu, come il padre, torturato e ucciso dall'Orda. Nel 1327, il suo terzogenito Alessandro, sterminò il contingente tataro che si era installato a Tver'. Per vendetta il Khan inviò un nuovo esercito e distrusse la città; Alessandro fu costretto a fuggire a Pskov. Per un decennio Anna non rivide il proprio figlio che, assieme al nipote Fëdor, fu squartato dall'Orda nel 1339.
Dopo la morte del Principe Mikhail, anna decise di rifugiarsi "nel silenzio e nel lavoro per Dio". Prese così i voti monastici nel monastero di Santa Sofia di Tver' ove adottò il nome di Eufrosinija. Nel 1365 il figlio più giovane della Principessa, Basilio, l'unico rimasto in vita, convinse la madre a trasferirsi nel proprio Principato. Si ritirò nel monastero Uspenskij di Kašin, dove la santa prese lo schema con il nome di Anna.
Morì in tarda età il 2 ottobre 1368 e fu seppellita nella Cattedrale della Beata Vergine.

Glorificazione
Il nome della Principessa Anna fu dimenticato per alcuni secoli. Fu durante l'assedio di Kašin da parte delle truppe lituane che, secondo le sue agiografie, Anna apparve a un fedele annunciando che avrebbe pregato il Salvatore e la Madonna per la liberazione della città dalle truppe nemiche.
Il sinodo della Chiesa ortodossa russa, riunito nel 1649, dichiarò le sue reliquie degne della venerazione universale e la glorificò a Santa. Ventotto anni dopo il Gioacchino convocò un nuovo sinodo chiedendo la sua immediata decanonizzazione a causa della grande venerazione cui la stessa era oggetto da parte dei Vecchi Credenti.
Si ritiene che gli scismatici innalzarono Anna nel loro Palladium perché la Principessa era solitamente raffigurata nelle icone nell'atto di compiere il segno della croce con due dita, così come voleva il vecchio rituale ortodosso, invece che con tre, uso introdotto dalle Riforme di Nikon nel 1656. Opere di autori del Vecchio Credo spiegano inoltre tale culto con il fatto che, da un esame delle reliquie, una mano del corpo incorrotto di Anna sia piegata con le due dita tese. Nonostante le autorità ecclesiastiche si siano sforzate di "correggere" tale situazione, secondo queste fonti agiografiche, la mano sarebbe sempre tornata nella posizione originaria, provocando l'ira di Gioacchino che, prima di convocare il sinodo, ordinò che i resti della Santa non fossero più esposti alla venerazione dei credenti.
Secondo studi recenti la sua decanonizzazione sarebbe stata invece determinata dalla circolazione di una Vita della Santa, composta da Ignatius di Solovki, uno dei più noti e radicali leader del Raskol.
Fu solo il 12 giugno 1909 che la Chiesa ortodossa russa glorificò nuovamente Anna, stabilendone il culto. Lo stesso anno una comunità monastica fu creata in suo onore a Grozny, un anno dopo una chiesa le fu consacrata a San Pietroburgo.

▪ 1629 - Pierre de Bérulle (Cérilly, 4 febbraio 1575 – Parigi, 2 ottobre 1629) è stato un teologo e cardinale francese. Fu uno dei protagonisti della vita religiosa nella Francia dell'età della controriforma e, ispirandosi a Filippo Neri, fondò a Parigi l'Oratorio di Gesù e Maria Immacolata.
Di nobili origini, nacque nel castello di famiglia nel 1575: studiò presso i gesuiti di Clermont e poi all'Università Sorbona di Parigi.
Ordinato sacerdote (5 giugno 1599), entrò a corte sotto il regno di Enrico IV di Borbone e divenne uno dei più fidati consiglieri di Maria de' Medici; si oppose al cardinale Richelieu per la sua alleanza militare con gli stati protestanti durante la guerra dei trent'anni.
Gli vennero affidati numerosi incarichi diplomatici: trattò la riconciliazione di Maria de' Medici con suo figlio Luigi XIII e condusse le trattative per il matrimonio di Carlo I Stuart con Enrichetta Maria di Francia.
Sostenne l'introduzione della riforma teresiana dell'Ordine carmelitano in Francia e fondò l'Oratorio di Parigi, su modello di quello romano di san Filippo Neri. Dalle Monache Concezioniste Francescane di Alcalà de Henares (Madrid) apprese la consacrazione a Maria tramite la forma della schiavitù mariana.
Papa Urbano VIII lo creò cardinale presbitero nel concistoro del 30 agosto 1627.
Con san Vincenzo de' Paoli (suo discepolo), san Francesco di Sales (suo amico) e san Giovanni Eudes, è tra i maggiori esponenti della restaurazione cattolica in Francia. Ha intessuto rapporti molto profondi con Cartesio, che lo stesso filosofo ricorda nelle sue lettere (AT I,213,1-15 et al), fino a venirne ritenuto il direttore spirituale.

▪ 1892 - Joseph Ernest Renan (Tréguier, 28 febbraio 1823 – Parigi, 2 ottobre 1892) è stato un filosofo, filologo e storico delle religioni francese.
Famoso per la sua definizione di nazione data nel suo discorso Qu'est-ce qu'une nation? ma anche per i suoi contributi in storia delle religioni (soprattutto in quanto autore della popolare Vie de Jésus (La vita di Gesù, primo volume delle Origines du christianisme).

[...]
Dalla religione alla scienza
Poco a poco e in segreto Renan si ritrovò lontano dalla fede religiosa, ma desiderava continuare a vivere la vita dei sacerdoti cattolici. La lotta tra fede e scienza fu vinta da quest'ultima. Nell'ottobre 1845 Renan lasciò il Saint Sulpice, per entrare a Stanislas, un collegio di laici legati alla congregazione dell'Oratorio.
Sentendosi ancora legato al dominio della Chiesa, ruppe con qualche riluttanza gli ultimi legami che lo legavano alla vita religiosa ed entrò come assistente alla scuola maschile di M. Crouzet.
Renan, cresciuto dai preti, accolse l'ideale scientifico con una straordinaria fioritura di tutte le sue facoltà. Divenne appassionato dello splendore del cosmo. Alla fine della sua vita scrisse di Amiel, "un uomo che ha tempo per tenere un diario privato non ha mai compreso l'immensità dell'universo". I precetti delle scienze naturali gli furono insegnati nel 1846 dal chimico Marcellin Berthelot, allora diciottenne, suo studente alla scuola di M. Crouzet. La loro amicizia continuò fino alla morte di Renan. Renan era impegnato come assistente solo la sera: durante il giorno continuava le sue ricerche sulla filologia semitica.
Nel 1847 ottenne il Premio Volney, uno dei principali riconoscimenti della Académie des inscriptions et belles-lettres, per il manoscritto della sua Storia Generale e Sistema comparato delle Lingue Semitiche. Venne nominato Agrégé de Philosophie - professore ordinario - e gli venne offerto un posto di direttore in un liceo di Vendôme.

Il personaggio pubblico
Renan non era solo uno studioso. Identifica in San Paolo, cosi come negli Atti degli Apostoli, un interesse per una vita sociale allargata, per un senso di fraternità e un recupero del sentimento democratico che ispirò L'Avenir de la science. Nel 1869 si presentò come candidato per l'opposizione liberale alle elezioni parlamentari di Meaux. Mentre il suo carattere diventava sempre meno aristocratico, il suo liberalismo lo rese più tollerante.
Poco prima della caduta dell'impero francese, Renan si trovò per metà vicino alle posizioni napoleoniche, e se fosse stato eletto alla Camera dei deputati si sarebbe unito al gruppo del "L'Empire liberal", ma non venne eletto.
Un anno dopo venne dichiarata la guerra con la Prussia. L'Impero cadde e Napoleone III venne esiliato. La Guerra franco-prussiana fu un punto di svolta per Renan. La Prussia gli era sempre parsa come un rifugio per la scienza libera e il pensiero. Ora, vedendo la terra dei suoi ideali distruggere e mandare in rovina la sua terra natale, prese a considerare i tedeschi come degli invasori.
In La Réforme intellectuelle et morale (1871) Renan tentò di salvaguardare il futuro della Francia, ma era ancora sotto l'influenza tedesca; l'ideale e la disciplina che proponeva alla sua nazione sconfitta erano quelle del suo conquistatore: una società feudale, un governo monarchico, un'élite per cui il resto della nazione svolgeva un ruolo di supporto subordinato; un ideale di onore e doveri imposti da una cerchia ristretta ad una moltitudine recalcitrante e sottomessa. Gli errori della Comune di Parigi consolidarono le idee di Renan. Allo stesso tempo, l'ironia da sempre presente nei suoi lavori cominciò a diventare più acida. I suoi Dialogues philosophiques, scritti nel 1871, l'Ecclesiaste (1882) e l' Anticristo (1876) (Il quarto volume delle Origini della Cristianesimo, che trattava il regno di Nerone) erano incomparabili per il loro genio letterario ma erano esempi di un carattere scettico e disincantato.

La disillusione e la rinnovata fiducia
Renan cercò vanamente di convincere il suo paese a seguire i suoi precetti, finché si rassegnò ad osservare impotente la sua deriva verso la perdizione. Il progredire degli eventi al contrario gli mostrò una Francia ogni giorno più forte: abbondonò la propria incredulità e disillusione e osservò con interesse la lotta per la giustizia e la libertà di una società democratica. La sua mente fu una delle più illuminate dell'epoca. Nel quinto e sesto volume delle Origini della Cristianità (sulla Chiesa Cristiana e Marco Aurelio) traspariva la propria riconciliazione con la democrazia, la sua fiducia nell'ascesa graduale dell'uomo, l'attenzione al fatto che le grandi catastrofi non interrompono il lento ma inesorabile processo del mondo. Si riconciliò, se non con i dogmi, almeno con la bellezza morale del Cattolicesimo e con il ricordo della sua gioventù da credente.

I ricordi d'infanzia e di giovinezza
In età avanzata il filosofo attraversò un periodo di contemplazione della sua giovinezza. Era quasi sessantenne quando nel 1883 pubblicò i Souvenirs d'enfance et de jeunesse, il suo lavoro più famoso. Quest'opera possiede quella nota lirica uno sfogo personale che il pubblico apprezza solitamente in un uomo già famoso.
Mostrava all'uomo moderno che un mondo non meno poetico né meno primitivo rispetto a quello mostrato nelle Origini della Cristianità era esistito e ancora esisteva nella memoria storica del nord ovest della Francia. Vi era una magia di romanticismo antico, semplicità, naturalezza e veracità che nel XIX secolo era così apprezzata.
L'Ecclesiaste, pubblicato pochi mesi prima, e i suoi Drames philosophiques, raccolti nel 1888, diedero un'immagine più adeguata al suo spirito critico e disincantato ma ancora ottimistico. Mostravano un'attrazione verso una forma grezza di socialismo, da filosofo liberale ma di temperamento aristocratico.

Leggiamo in queste opere come Calibano (metafora della democrazia), da bruto primitivo, una volta educato alle proprie responsabilità diventa dopotutto un governante all'altezza; di come Prospero (il principio aristocratico, o, se vogliamo, la ragione) accetta la sua detronizzazione per il bene di una maggiore libertà nel mondo intellettuale, visto che Calibano si dimostra un poliziotto efficace lasciando più libertà ai suoi superiori; di come Ariel (il principio religioso) acquista una presa più salda sulla vita e non si abbandona più al minimo spunto di cambiamento. Ciò nonostante, Ariel si afferma al servizio di Prospero sotto il governo esterno di Calibano.

La religione e la conoscenza sono immortali tanto quanto il mondo che rappresentano. Per cui, sotto sotto, traspare l'idealismo essenziale di Ernest Renan.

Gli ultimi anni
Renan fu un grande lavoratore. A sessanta anni di età, avendo completato le Origini della Cristianità, cominciò la sua "Storia di Israele", basata su una vita di studi sul Vecchio Testamento, e sul Corpus Inscriptionum Semiticarum, pubblicato dalla Académie des Inscriptions sotto la direzione di Renan a partire dal 1881 fino alla sua morte.
Il primo volume della "Storia di Israele" apparve nel 1887; il terzo nel 1891; gli ultimi due postumi. Come storia di fatti e teorie, l'opera mostra molte pecche; come saggio dell'evoluzione dell'idea religiosa, è di straordinaria importanza nonostante alcuni passaggi di frivolezza, ironia e incoerenza; come riflessione sulla mente di Ernest Renan, è l'immagine più viva e realistica.
In un volume di saggi collettivi, Feuilles détachées, anch'esso pubblicato nel 1891, troviamo la stessa attitudine mentale, un'affermazione della necessità di una pietà indipendente dal dogma.
Nei suoi ultimi anni ricevette numerose onorificenze, e venne fatto amministratore del Collège de France e Grande Ufficiale della Legione d'Onore. Due volumi della Storia di Israele, la corrispondenza con la sorella Henriette, le sue Lettere a M. Berthelot, e la Storia della Politica Religiosa di Filippo il Bello, scritta negli anni immediatamente precedenti al suo matrimonio, apparvero negli ultimi otto anni del XIX secolo.
Ernest Renan morì nel 1892 e fu seppellito nel Cimitero di Montmartre a Parigi.

Pensiero
Renan era estremamente affascinato dalla scienza disinteressata in quanto permette alla conoscenza umana di consolidarsi e accrescersi di generazione in generazione, quando, al contrario, gli errori e gli egoismi individuali finiscono per annullarsi per effetto delle forze antagoniste, e, pertanto, sono destinate a non lasciare alcuna traccia (vedi anche l'articolo noosfera)
I rapporti con la religione cristiana sono ambivalenti: la critica come sistema di pensiero monolitico mentre l'apprezza in quanto ha evitato di vivere in maniera selvatica. Ne L'avvenire della scienza, riassume la cosa nel seguente modo: Quando sono in città, mi burlo di chi si reca a messa; ma quando sono in campagna, al contrario, mi burlo di chi non ci va.
Renan si allinea immediatamente alla teoria della selezione naturale introdotta da Darwin.
Si mostra inquieto per l'avvenire dell'umanità, temendo la morte per esaurimento della generosità dei cuori, analogamente a quella che l'industria potrebbe subire a causa dell'esaurimento del carbone. Forse i nostri discendenti vivranno come delle lucertole non pensando altro che ad approfittare parassiticamente del sole (vedi paradosso di Fermi).

La Vita di Gesù
Egli pur difendendo l'esistenza storica di Cristo, ne nega la divinità e riconosce al suo insegnamento un semplice valore esemplare. La vita di Gesù costituisce il primo dei sette volumi che compongono la STORIA DEL CRISTIANESIMO (1863-1881) redatta secondo gli stessi criteri metodologici.

Citazioni
Dio e la scienza

«L’esistenza e la natura di un essere si provano solamente attraverso i suoi atti particolari, individuali, volontari e, se la Divinità avesse voluto essere percepita dal senso scientifico, noi scopriremmo nelle leggi generali del mondo degli atti recanti l’impronta di ciò che è libero e voluto; la meteorologia dovrebbe essere continuamente ostacolata per l’effetto delle preghiere degli uomini e l’astronomia dovrebbe essere messa frequentemente in scacco. Ma nessun caso di una tale deroga è stato scientificamente constatato, nessun miracolo si è mai prodotto di fronte ad un gruppo di scienziati; tutti quelli di cui si ha notizia, o sono il frutto dell’immaginazione e della leggenda, o sono accaduti davanti a dei testimoni che non avevano i mezzi necessari per difendersi dalle illusioni e giudicare del carattere miracoloso di un avvenimento.» (La metafisica e il suo avvenire, 1860)
«Dio allora sarà completo , se la parola Dio viene intesa come sinonimo di esistenza totale. In questo senso Dio, piuttosto che essere, sarà: esso è in fieri, si sta realizzando . Ma se ci fermassimo qui ci troveremmo davanti ad una teologia molto incompleta. Dio è più che l’esistenza totale: egli è, allo stesso tempo, l’assoluto. È l’ordine nel quale la matematica, la metafisica, la logica sono vere; è il luogo dell’ideale, il principio vivente del bene, del bello, del vero. Considerato sotto questo aspetto, Dio è pienamente e senza riserve; è eterno e immutabile, senza progresso né divenire.» (Le Scienze della Natura e le Scienze Storiche, 1863)


L'ebraismo
Prima di leggerne degli estratti, conviene ricordare che Renan non nascondeva la sua ammirazione per il popolo ebreo, "il solo ad aver saputo fare a meno di questa chimera della sopravvivenza individuale" e a cui rimproverava solo - al termine di una analisi fondata sulla datazione di vari testi (tra cui il Libro dei Proverbi, l'Ecclesiaste, il Libro di Giobbe) - di essersi lasciato in fin dei conti contaminare da questo concetto, da lui giudicato assurdo. L'ebraismo diventava a quel punto "una religione come le altre", rinunciando a quello che per lungo tempo ne aveva fatto l'onore rispetto ad esse (Renan era di professione filologo).
E tuttavia, si legge anche scritto da lui: L'uomo può fare grandi cose senza credere all'immortalità; ma occorre che ci creda per lui e attorno a lui.
"Renan si accanisce a riparare con una mano quello che distrugge con l'altra", aveva detto George Sand.

L'arte
«La nostra razza non iniziò affatto con il gusto dell'agio e degli affari. Fu una razza morale, coraggiosa, guerriera, gelosa della libertà e dell'onore, amante della natura, capace di dedizione, preferendo molte cose alla vita. Il commercio, l'industria sono stati esercitati per la prima volta su grande scala da popoli semitici, o che almeno parlavano una lingua semitica, i Fenici. Nel Medio Evo, anche gli Arabi e gli Ebrei furono tra i nostri maestri in fatto di commercio. Tutto il lusso europeo, dall'Antichità fino al XVII secolo, è arrivato dall'Oriente. Dico il lusso e non l'arte; c'è l'infinito tra uno e l'altra...» (Che cos'è una nazione ?)
Renan non poteva tuttavia ignorare il comandamento "Non intagliare immagini" (e quindi la possibilità di prenderlo alla lettera) così come l'esortazione a non tentare di rivaleggiare con il Creatore rappresentando il volto umano che appare nel Corano, almeno secondo i sunniti.

L'islamismo
«...l'islamismo può esistere solo come religione ufficiale; quando lo si ridurrà allo stato di religione libera e individuale, perirà. L'islamismo non è solo una religione di Stato, come è stato il cattolicesimo in Francia sotto Luigi XIV, come lo è ancora in Spagna, è la religione che esclude lo Stato... Là risiede la guerra eterna, la guerra che cesserà solo quando l'ultimo figlio d'Ismaele sarà morto di miseria o sarà stato relegato dal terrore in fondo al deserto. L'Islam è la più completa negazione dell'Europa; l'Islam è il fanatismo, come la Spagna dell'epoca di Filippo II e l'Italia dell'epoca di Pio V hanno conosciuto appena; l'Islam è il disdegno della scienza, la soppressione della società civile; è la spaventosa semplicità dello spirito semitico, che restringe il cervello umano, chiudendolo a ogni idea delicata, a ogni sentimento fine, a ogni ricerca razionale, per metterlo di fronte a una eterna tautologia: Dio è Dio...» (Che cos'è una nazione?)
Esiste un altro brano poco amichevole verso l'Islam, nella "Vita di Gesù". Ma passò inosservato all'epoca, a causa del clamore suscitato dall'idea - allora scandalosa - di esaminare questa vita soltanto con l'oggettività fredda dello storico.

La razza superiore e le razze inferiori
«La morte di un Francese è un avvenimento nel mondo morale; quella di un Cosacco non è che un fatto fisiologico: una macchina funzionante che non funziona più. E quanto alla morte di un selvaggio, essa non è più importante nell’insieme delle cose di una molla di un orologio che si rompe; anzi, quest’ultimo avvenimento può avere conseguenze più gravi, solo per il fatto che l’orologio in questione fissa il pensiero e stimola l’attività degli uomini civilizzati. » (L'Avvenire della scienza - pensieri del 1848, 1890)
«...La natura ha fatto una razza di operai. È la razza cinese di una abilità manuale meravigliosa, senza quasi alcun sentimento d'onore; governatela con giustizia prelevando da essa, tramite tale governo, una ampia sopraddote a beneficio della razza conquistatrice: essa sarà soddisfatta; una razza di lavoratori della terra, è il nero : siate per lui buono e umano, e tutto sarà nell'ordine; una razza di padroni e di soldati è la razza europea. Che ognuno faccia quello per cui è fatto e tutto andrà bene » (La Riforma intellettuale e morale, 1871)


Curiosità
In seguito all'ingresso in Roma da parte dei Bersaglieri italiani (20 settembre del 1870: Liberazione di Roma e Unità d'Italia) e alla conseguente fine dello Stato Pontificio, nel 1872 Renan affermò:
«L'unità cattolica non è mantenibile senza il potere temporale. Conseguenza necessaria del re d'Italia sul Quirinale è la partenza del Papato. È certo che il successore di Pio IX lascerà Roma e che il governo italiano, spalleggiato dalla Germania, insidierà in Vaticano un antipapa che trarrà dietro di sé metà della Chiesa»
Nulla di questa azzardata profezia, come è noto, si è avverato.

▪ 1968 - Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968) è stato un pittore, scultore e scacchista francese, naturalizzato statunitense nel 1955.
Considerato fra i più importanti e influenti artisti del XX secolo, nella sua lunga attività si occupò di pittura (attraversando le correnti del fauvismo e del cubismo), fu animatore del dadaismo e del surrealismo, e diede poi inizio all'arte concettuale, ideando il ready-made e l'assemblaggio.

▪ 1973 - Paavo Johannes Nurmi (Turku, 13 giugno 1897 – Helsinki, 2 ottobre 1973) è stato un atleta finlandese, vincitore di nove medaglie d'oro olimpiche e tre d'argento tra il 1920 ed il 1928.
Fu uno dei cosiddetti "finlandesi volanti", assieme ad Hannes Kolehmainen, Ville Ritola ed altri. Durante gli anni venti fu il miglior fondista e mezzofondista del mondo, stabilendo record mondiali su distanze che vanno dai 1500 metri ai 20 km.

▪ 1985 - Rock Hudson, nome d'arte di Roy Harold Scherer Jr. (Winnetka, 7 novembre 1925 – Beverly Hills, 2 ottobre 1985), è stato un attore statunitense.
Alto, bruno e prestante, Rock Hudson ha dimostrato di avere più che un naturale sex-appeal, rivelandosi attore dalle squisite doti brillanti e addirittura drammatiche. Oggi è spesso ricordato per essere stato il primo personaggio famoso a morire di AIDS, fatto che spinse l'opinione pubblica ad una maggiore presa di coscienza verso la malattia.

▪ 2002 - Heinz von Foerster (Vienna, 13 novembre 1911 – Pescadero, California, 2 ottobre 2002) è stato uno scienziato statunitense che ha combinato fisica e filosofia.
Ha lavorato nel campo della cibernetica ed è stato essenziale per lo sviluppo del costruttivismo radicale e della cosiddetta seconda cibernetica (che estende e complessifica la tradizionale prima cibernetica di Norbert Wiener e John von Neumann). Noto anche per i suoi interessi nella computer music e nell'illusionismo. Sposato con Mai von Foerster.
Von Foerster studiò fisica presso la Technische Universität Wien (Politecnico di Vienna) e alla Università di Breslau, influenzato dal Circolo di Vienna e da Ludwig Wittgenstein. Si trasferì negli Stati Uniti nel 1949 e lavorò presso l'Università dell'Illinois. Qui fondò il Biological Computer Lab, studiando le similarità tra i sistemi cibernetici in biologia ed elettronica. Il suo contributo fu di particolare rilievo anche nello sviluppo degli approcci del secondo cognitivismo, basato sui paradigmi della complessità e del costruttivismo.
Tra gli altri, lavorò assieme a John von Neumann, Norbert Wiener, Humberto Maturana, Francisco Varela, Gregory Bateson e Margaret Mead. Fu curatore dei cinque volumi della rivista Cybernetics (1949-1953), ed autore di oltre 100 pubblicazioni; tenne conferenze in tutto il mondo fino ad età avanzata.

▪ 2008 - Giuliano Procacci (Assisi, 20 dicembre 1926 – Firenze, 2 ottobre 2008) è stato uno storico italiano.
Allievo di Federico Chabod, marxista impegnato, è stato docente di storia moderna e poi di storia contemporanea all'Università di Firenze e quindi di storia contemporanea all'Università La Sapienza di Roma.
Il suo nome è legato, in particolare, oltre ai saggi su Machiavelli e a numerosi e fortunati manuali di storia per le scuole medie e superiori, al volume Storia degli italiani, pubblicato nel 1968 e più volte ristampato e tradotto anche in altre lingue.
Con il volume Storia del XX secolo, edito nel 2000, partendo dall'accelerazione nella storia indotta dalla caduta del muro di Berlino e arrivando al "punto di approdo" dato dalla globalizzazione, ha operato un ripensamento sulla storiografia contemporanea.
Negli ultimi anni Procacci si era occupato anche del dibattito sul revisionismo storico.