Il calendario del 2 Gennaio
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Eventi
• 366 - Gli Alemanni attraversano il Reno gelato e invadono l'Impero Romano
• 1492 - Reconquista: Granada, l'ultima roccaforte moresca in Spagna, si arrende.
• 1493 - Cristoforo Colombo riprende la rotta verso l'Europa
• 1547 - Congiura dei Fieschi contro Andrea Doria, fallita per un incidente al giovane capo dei Fieschi, Gian Luigi
• 1757 - Il Regno Unito conquista Calcutta (India)
• 1793 - Russia, Prussia e Austria si spartiscono la Polonia.
• 1839 - Prima foto della luna scattata da Louis Daguerre.
• 1870 - Inizia la costruzione del ponte di Brooklyn
• 1882 - John D. Rockefeller unisce tutte le sue compagnie petrolifere nella Standard Oil
• 1894 - Strage di Gibellina (TP)
• 1900 - John Hay annuncia la politica della porta aperta per promuovere i commerci con la Cina
• 1905 - Guerra Russo-Giapponese: La flotta russa si arrende a Lüshunkou, in Cina
• 1926 - Italia: viene inaugurata la linea ferroviaria Soresina - Sesto Cremonese - Cremona Porta Milano, terzo nucleo della Ferrovia Cremona Iseo
• 1927 - Italia: viene istituita la Provincia di Varese
• 1929 - Canada e Stati Uniti concordano su un piano per preservare le Cascate del Niagara
• 1935 - Bruno Hauptmann viene processato per l'omicidio di Charles Lindbergh Jr., figlio neonato dell'aviatore Charles Lindbergh
• 1942
- - Seconda guerra mondiale: Manila viene catturata dalle truppe giapponesi.
- - La Marina Militare statunitense apre una base per dirigibili a Lakehurst (New Jersey)
• 1945 - Seconda guerra mondiale: gli Alleati scatenano un'offensiva nelle Ardenne, piegando la resistenza tedesca
• 1949 - Luis Muñoz Marín diventa il primo governatore di Porto Rico eletto democraticamente
• 1955 - Il presidente panamense Jose Antonio Remon viene assassinato
• 1957 - Si fondono le borse di San Francisco e Los Angeles
• 1959 - Che Guevara viene nominato comandante della prigione de La Cabaña
• 1968 - Il Dottor Christian Barnard esegue il secondo trapianto di cuore coronato da successo
• 1971 - 66 persone muoiono nella ressa a Glasgow (Scozia), durante l'incontro di calcio tra Rangers e Celtic. E' il disastro dell'Ibrox
• 1974
- - Richard Nixon firma una legge che abbassa la velocità massima negli USA a 55 miglia orarie, allo scopo di risparmiare carburante durante l'embargo dell'OPEC.
- - Spagna: Arias Navarro diventa primo ministro al posto dell'ucciso Luis Carrero Blanco
• 1988 - Canada e Stati Uniti firmano il Canada-U.S. Free Trade Agreement
• 1993 - I capi delle tre fazioni in guerra in Bosnia si incontrano per discutere i piani di pace
• 1995 - Nigeria: muore l'ex dittatore della Somalia Siad Barre, a lungo protetto dai governi italiani ed in esilio in Nigeria dal 1992
• 1998 - Il governo russo mette in circolazione i nuovi rubli per frenare l'inflazione e aumentare la fiducia.
• 2001 - Tutta la parte settentrionale dell'India resta senza corrente a causa di un guasto ad un'importante centrale elettrica del Paese
• 2007 - La fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo IMI in Intesa Sanpaolo
Anniversari
• 1557 - Jacopo Carrucci, conosciuto come Jacopo da Pontormo, o semplicemente il Pontormo, (Pontorme (Empoli), 24 maggio 1494 – Firenze, 2 gennaio 1557), è stato un pittore italiano. È stato un ritrattista e uno dei più importanti esponenti di quella corrente che cercò di reagire al classicismo pittorico attraverso un'inesauribile vena sperimentale e anticlassicista durante i primi anni del XVI secolo.
• 1829 - Melchiorre Gioia (Piacenza, 20 settembre 1767 – Milano, 2 gennaio 1829) è stato un economista e politico italiano.
Dopo studi in filosofia e teologia e diverse attività in ambito politico e pubblicistico, fu nominato nel 1801 storiografo della Repubblica Cisalpina e si dedicò a studi di economia e statistica. Dopo la restaurazione del governo austriaco a Milano, nel 1820, fu arrestato con Silvio Pellico e con Pietro Maroncelli, per poi essere liberato l'anno seguente: nonostante tutto, rimase sospetto al governo austriaco fino alla morte, avvenuta nel 1829.
Fu autore di svariate opere, tra cui il Nuovo Galateo (1802), il Trattato del merito e delle ricompense (1808-1809), l’Ideologia (1822) e la Filosofia della statistica (1826); nelle sue opere Gioia trattò di tutti gli argomenti del suo tempo e fu uno dei più grandi pensatori della città di Piacenza.
A lui è oggi intitolato il liceo classico/scientifico/linguistico (1477 alunni; linguistico 594 - classico 510 - scientifico 373) della sua città natale, Piacenza. Milano gli ha dedicato un'importante via, da cui prende il nome anche una stazione della metropolitana.
• 1831 - Barthold Georg Niebuhr (Copenaghen, 27 agosto 1776 – Bonn, 2 gennaio 1831) è stato uno storico e politico tedesco.
Figlio di Carsten Niebuhr, nacque nella capitale danese Copenaghen. Dalla più giovane età Niebuhr manifestò una precocità straordinaria e dal 1794 al 1796, essendo già uno studioso di studi classici e conoscendo parecchie lingue moderne, studiò all'Università di Kiel. Dopo avere terminato l'università divenne segretario privato del conte Schimmelmann, ministro delle finanze danese. Ma nel 1798 lasciò questo impiego e viaggiò in Gran Bretagna, passò un anno ad Edimburgo a studiare agricoltura e scienza.
Nel 1799 tornò in Danimarca entrò al servizio dello stato; nel 1800 si sposò e prese dimora a Copenhaghen. Nel 1804 divenne direttore capo della Banca nazionale, ma nel settembre del 1806 rinunciò per un incarico simile in Prussia.
Arrivò in Prussia alla vigilia della catastrofe di Jena. Seguì il governo in fuga a Königsberg, dove rese un servizio considerevole nel commissariato e fu in seguito ancora più utile come commissario del debito pubblico e con la sua opposizione a schemi di tassazione che considerava folli. Fu anche per un breve periodo ministro prussiano nei Paesi Bassi, dove tentò senza successo di contrarre un prestito. L'estrema sensibilità del suo temperamento, tuttavia, lo allontanò dalla politica; era infatti impraticabile nei suoi rapporti con Hardenberg e con gli altri ministri e nel 1810 si ritirò per un certo tempo dalla vita pubblica, accettando l'incarico più congeniale di storiografo reale e professore all'Università Humboldt di Berlino.
Iniziò le sue lezioni con un corso sulla storia di Roma, che formò la base del suo lavoro più grande Römische Geschichte (Storia Romana). I primi due volumi, basati sulle sue lezioni, furono pubblicati nel 1812, ma ricevettero poca attenzione poiché tutti gli interessi erano attratti dagli eventi politici. Nel 1813 anche l'attenzione di Niebuhr fu spostata dalla storia verso la rivolta del popolo tedesco contro Napoleone; Niebuhr entrò nella Landwehr e cercò senza successo di ottenere un'ammissione nell'esercito regolare. Per un po' di tempo fece l'editore di un giornale patriottico, il Prussian Correspondent, in seguito raggiunse il quartier generale dei sovrani alleati, fu presente alla battaglia di Bautzen ed in seguito fu impiegato in alcuni negoziati minori.
Nel 1815 perse sia il padre che la moglie.
In seguito (1816) accettò il posto di ambasciatore presso lo Stato Pontificio e nel viaggio verso Roma scoprì, nella biblioteca della cattedrale di Verona, le Istituzioni di Gaio che erano andate perse da molto tempo. Le istituzioni furono poi pubblicate da Savigny, cui aveva comunicato la scoperta nell'impressione di aver trovato dei testi di Ulpiano. Durante la sua residenza a Roma Niebuhr scoprì e pubblicò frammenti di Cicerone e di Livio, aiutò il Cardinale Mai nella sua edizione del De re publica di Cicerone e fu compartecipe nella preparazione del progetto di un grande lavoro, Beschreibung Roms (La descrizione di Roma), basato su una topografia di Roma antica di Christian Charles Josias Bunsen e Ernst Platner (1773-1855), progetto cui contribuì con parecchi capitoli.
Durante un viaggio a casa dall'Italia decifrò anche, in un palinsesto conservato all'abbazia di San Gallo, frammenti di Merobaude, un poeta romano del V secolo. Nel 1823 si dimise dall'ambasciata e si stabilì all'università di Bonn, dove passò il resto della sua vita, con l'eccezione di alcune visite a Berlino come consigliere di stato.
A Bonn riscrisse e ripubblicò (1827-1828) i primi due volumi della sua Storia romana e compose un terzo volume, portando l'esposizione fino alla conclusione della Prima guerra punica, che, con l'aiuto di un frammento scritto nel 1831, fu pubblicato dopo la sua morte (1832) da Johannes Classen.
Inoltre collaborò all'edizione di August Bekker della storia dell'impero bizantino e pubblicò molte dispense sulla storia antica, etnografia, geografia e sulla Rivoluzione francese.
Nel febbraio 1830 la sua casa andò distrutta da un incendio, ma la maggioranza dei suoi libri e manoscritti fu salvata. La rivoluzione di luglio dello stesso anno fu un colpo terribile per lui e lo riempì di foschi presagi sul futuro dell'Europa.
• 1868 - Giuseppe Frassinetti (Genova, 15 dicembre 1804 – Genova, 2 gennaio 1868) è stato un sacerdote italiano, fondatore della congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata.
Fratello di Paola, di cui curò l'educazione e che aiutò nella fondazione delle Suore di Santa Dorotea.
Studiò al seminario arcivescovile di Genova ed ebbe come professore Antonio Maria Gianelli.
Venne ordinato sacerdote nel 1827 a Savona e nel 1831 venne nominato parroco di Quinto al Mare. Nel 1860 pose le basi di quella che divenne la congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata, eretta canonicamente solo nel 1903.
È autore di numerose opere a carattere spirituale, tra cui un Compendio della Teologia Morale di s. Alfonso M. De' Liguori (1865-1866), che godette di una notevole diffusione.
I procedimenti per la sua canonizzazione sono iniziati a Genova nel 1916 e nel 1991 papa Giovanni Paolo II, riconosciutane l'eroicità delle virtù, gli ha attribuito il titolo di Venerabile.
• 1891 - Antonio Stoppani (Lecco, 15 agosto 1824 – Milano, 2 gennaio 1891) è stato un geologo, paleontologo e patriota italiano.
Nacque a Lecco (in una casa della centrale piazza XX settembre come ricorda una lapide), dove è ricordato con una statua sul lungolago (Monumento a Stoppani) realizzata dall'architetto Mino Fiocchi: studiò in seminario e venne consacrato a Milano nel 1848 come sacerdote dell'ordine dei Rosminiani.
Partecipò attivamente alla rivolta antiaustriaca delle Cinque Giornate di Milano, costruendo piccole mongolfiere, che volando fuori dalla città accerchiata, portavano messaggi di rivolta nelle campagne milanesi.
L'abate Stoppani divenne insegnante Straordinario di Geologia all'Università di Pavia (1861) e quindi docente dell'appena creato Politecnico di Milano come professore di Geologia (1867); fu uno dei fondatori del Museo Civico di Scienze e filosofia Naturali di Milano, con cui iniziò a collaborare dal 1863 e del quale fu poi direttore nel periodo 1882-1891. Nel museo sono tuttora conservati alcuni reperti delle sue raccolte paleontologiche; una statua posta a fianco del museo ne onora il ricordo.
• 1917 - Edward Burnett Tylor (Londra, 2 ottobre 1832 – Wellington, 2 gennaio 1917) è stato un antropologo britannico.
Egli è vissuto e ha compiuto le sue ricerche durante l'epoca d'oro dell'Inghilterra vittoriana, epoca caratterizzata da notevole sviluppo socio-economico, militare e coloniale oltre che da un clima di crescente fiducia nel progresso.
Il concetto di cultura
Nel 1871 Edward Tylor pubblicò il saggio Primitive Culture in cui in apertura presentava la prima e più importante definizione sistematica del concetto di cultura. Essa recita: «La cultura, o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società.»
Come si nota, Tylor mantiene in questa definizione anche il termine civiltà, che spesso è usato come sinonimo di cultura e altre volte invece è usato nel suo senso specifico diverso da quello di cultura. La cultura designa per Tylor due fenomeni distinti:
• Cultura come soggetto storico dell’evoluzione umana;
• Cultura come particolare patrimonio collettivo di un gruppo umano.
Tylor utilizza nel testo il termine civiltà per intendere il processo di evoluzione culturale dell’umanità che ha il suo fondamento nell’idea di Herbert Spencer di uno sviluppo unilineare dal semplice al complesso.
Quando invece si discute di scenari più locali e ristretti, come quelli di una tribù o di un popolo, Tylor usa il termine cultura. A questo livello il riferimento non è Spencer ma Gustav Klemm che fu il primo a conferire al termine cultura il significato di insieme di costumi e credenze (non si dimentichi che Klemm era esponente del romanticismo tedesco e guardava con sospetto agli ideali illuministici insiti nel concetto di civiltà e civilizzazione).
Nella definizione che Tylor dà di cultura, essa designa non un “dover essere” che si può rintracciare nel concetto di civiltà ma un modo di essere collettivo.
L’opposto di cultura, intesa nel senso tyloriano, è il concetto di natura. Essa è universale perché è la base dell’uguaglianza di tutti gli uomini, uguali appunto perché condividono lo stesso patrimonio genetico e lo stesso destino biologico.
Se la natura è universale, la cultura è particolare; e non a caso Tylor enfatizza il ruolo dei costumi e delle abitudini nella sua definizione di cultura, rispetto alla definizione illuminista di insieme di conoscenze (artistiche, filosofiche, giuridiche): l’arte, la morale, sono universali, laddove i costumi sono quanto di più particolare e locale esista.
Nella sua definizione, Tylor pone l’accento inoltre sul termine “acquisito” che rimanda sempre al rapporto di esclusione reciproca tra natura e cultura: la cultura non si trasmette per via genetica, non è ereditaria e tale per nascita (come per il patrimonio biologico), ma viene appresa, acquisita appunto, dagli individui nel corso della loro vita, soprattutto nelle prime fasi.
Questa acquisizione è inconsapevole e si basa sull’interazione sociale, sull’imitazione e l’inferenza: in antropologia il termine che definisce questo processo è inculturazione. L'antropologo Alfred Kroeber esplica la differenza tra natura e cultura sulla base del concetto di istinto, laddove l’istinto è qualcosa di «inciso internamente» in quanto parte del proprio corredo genetico, mentre la cultura è qualcosa che viene dal di fuori.
Nella sua definizione, infine, Tylor introduce una nozione molto importante, quella cioè di insieme complesso. Tutti quegli elementi citati da Tylor – costume, arte, morale, credenze ecc. – non sono slegati gli uni dagli altri ma costituiscono una totalità organizzata tale per cui la cultura è un tutto diverso dalla somma delle parti che la compongono. Con questa definizione Tylor sembra voler sostantivizzare la cultura facendone qualcosa dotato di una propria realtà empirica; non è una supposizione errata vista la vicinanza di Tylor al positivismo, che lo porta a conferire alla “cultura” lo status di fatto sociale che Emile Durkheim teorizzerà poco più tardi.
Per riuscire nella sua analisi, Tylor usò il metodo comparativo, di cui fu grande cultore.
Attraverso l’osservazione dei vari popoli e culture, egli cercò di costruire un sistema di classificazione universale dei fenomeni culturali sulla base delle somiglianze tra tratti e istituzioni delle diverse culture. Questa comparazione privilegiava ovviamente le uniformità a scapito delle differenze, cercando poi di disporle per stadi, «in ordine probabile di evoluzione»; diversamente da altri, tuttavia, Tylor corresse in parte gli inevitabili errori di questo approccio facendo ricorso – tra i primi nelle scienze sociali – a un approccio statistico: nel suo saggio sulle leggi del matrimonio e della discendenza (1899), egli studiò un campione di più di trecento società per giungere alle sue conclusioni. Tylor non può fare a meno di muoversi su un doppio binario: da una parte l’uso del metodo induttivo per studiare empiricamente gli scenari locali, dall’altra l’applicazione del metodo deduttivo per costruire lo scenario dell’evoluzione culturale che non può essere realizzato sulla sola scorta del materiale empirico troppo vasto per la sua portata. L’approccio comparativo fu inoltre una scelta obbligata: Tylor non fu un ricercatore sul campo, benché fosse assolutamente convinto dell’importanza di questo metodo di studio, e pur avendo trascorso un paio di anni in giro tra Stati Uniti, Messico e Cuba, egli si basò perlopiù su dati di seconda mano.
In base a queste teorie, è facile classificare Tylor tra gli antropologi evoluzionisti. Infatti è bene ricordare che all'epoca coesistevano due distinti modi di concepire la storia dell'uomo:
• La corrente creazionista poggiava sulla convinzione che la storia dell'uomo fosse riconducibile a un arco di tempo delimitato dalla data di creazione del mondo. Ciò significava che l'uomo e la natura fossero identici all'epoca della creazione. I creazionisti individuarono popoli più primitivi e altri più civili. Questa tesi era accettata dalla chiesa inglese e dalla sua scienza.
• La corrente evoluzionista nacque grazie al libro Origine della Specie di Charles Darwin. Gli antropologi evoluzionisti sostenevano che l'uomo e le altre specie si sarebbero trasformate in base ad un processo di mutazioni dovute alla capacità d'adattarsi all'ambiente che avevano fatto evolvere l'uomo sia fisicamente che mentalmente. Esistevano però popoli meno sviluppati di altri.
L’idea di Tylor, come si è visto, è quella di una storia dell’umanità evoluiva, concepita come una successione di stadi culturali che procedono dal semplice al complesso in vista di un progresso costante. Questo processo è unilineare e universale, nel senso che la cultura è una sola, unica per tutta l’umanità, e le differenze tra culture non sono che stadi diversi della sua evoluzione. Tutta l’umanità è quindi destinata a percorrere lo stesso cammino e passare per le stesse tappe. Alla base di questo assunto vi era una tesi, sostenuta dall’antropologo e grande viaggiatore Adolf Bastian, detta dell’unità psichica del genere umano. Sulla base dei numerosi studi compiuti, Bastian giunse alla conclusione che le straordinarie somiglianze tra popoli geograficamente lontanissimi potessero essere spiegate supponendo l’esistenza di idee innate, valide e comuni a tutta l’umanità, che definì strutture di pensiero elementari. In altre parole, non vi sarebbero differenze specifiche tra gli esseri umani riguardo la loro vita psichica. Questo concetto aveva di positivo una forte valenza antirazzista per l’epoca, essendo una confutazione implicita dell’esistenza di differenze innate tra i popoli. Da questa idea, Tylor formò la nozione di sopravvivenza per indicare quelle usanze, abitudini e credenze che sono residui di uno stadio evolutivo precedente e che permangono «in uno stadio della società diverso da quello in cui avevano la loro sede d’origine». Le sopravvivenze sarebbero quindi prove che aiutano l’antropologo a tracciare il corso che la civiltà ha effettivamente seguito, quasi come fossero fossili da cui gli studiosi possono ricostruire il processo evolutivo delle società umane. Non va tuttavia dimenticato che lo schema evolutivo di Tylor è però più una sorta di modello ideale che un'effettiva realtà storica, come è invece quella ipotizzata da Lewis Henry Morgan sulla base degli stadi di Comte che suddivide l’evoluzione della società in tre stadi – selvaggio, barbaro, civile. Ad ogni modo questo tipo di schema evolutivo tyloriano, pur conferendo pari dignità ai “primitivi” e ai “moderni” eliminando certi concetti razzisti come quelli di barbari e selvaggi, legittima una concezione della storia all’insegna del progresso in cui è forte l’impronta eurocentrica. Ponendo l’Occidente come modernità, e dunque come apice dell’evoluzione culturale, si riconosce a tutti gli altri popoli extra-europei uno status più basso di evoluzione. La cultura ha avvicinato i popoli, mentre l’idea di progresso li ha allontanati sulla base di una rigida gerarchia. Tale etnocentrismo è pienamente riscontrabile nella doppia negazione della storia e dell’alterità: la storia non è più intesa come un insieme di percorsi costruititi da eventi irripetibili e non riconducibili a leggi determinate, ma è vista come un percorso unitario che ha un fine, quello dell’evoluzione verso il complesso. L’alterità dei popoli extra-europei è negata nella sua specificità, poiché le uniche differenze contemplate sono quelle che si collocano su un asse verticale come varianti quantitative dell’evoluzione culturale. In questo modo, l’antropologia svolge un ruolo di primo piano nella costruzione della modernità. Il concetto di moderno, infatti, non si definisce da solo ma necessità di un termine di riferimento rispetto al quale definirsi per negazione. Proprio perché studia i popoli rimasti arretrati, insabbiati nelle tradizioni e dunque ancora primitivi, l’antropologia permette alla modernità di rappresentarsi attraverso la definizione delle società premoderne. La peculiarità della modernità sta infatti nel riclassificare rispetto a se stesso le epoche e le civiltà precedenti, ordinandole e denominandole a partire dalla propria centralità: concetti quali “epoca primitiva”, “medioevo”, “sottosviluppo” e anche “post-modernità” ne sono gli esempi maggiori. Il concetto di cultura svolge un ruolo chiave in questo processo, essendo la categoria che rende pensabili le alterità rispetto alle quali il moderno si definisce per differenze. Alterità del passato, ma anche del presente: quelle rappresentate dalle società primitive al di fuori dei confini dell’Occidente. Il concetto di insieme complesso teorizzato da Tylor non è che un altro prodotto della modernità, laddove la modernità può essere definita come l’epoca in cui domina una ragione forte capace di costruire spiegazioni totalizzanti del mondo. La totalità strutturata rappresenta dall’insieme complesso tyloriano dimostra che ci troviamo di fronte alla proiezione di un paradigma della modernità sul mondo primitivo. Il concetto di insieme complesso è frutto della modernità, e nel momento in cui una cultura, per essere riconosciuta, dev’essere un insieme complesso, essa deve uniformarsi al modello espresso dalla modernità.
• 1953 - Guccio Gucci (Firenze, 26 marzo 1881 – Milano, 2 gennaio 1953) è stato un imprenditore italiano, fondatore della casa di moda fiorentina che porta il suo nome Gucci.
• 1960 - Angelo Fausto Coppi (Castellania, 15 settembre 1919 – Tortona, 2 gennaio 1960) è stato un ciclista italiano.
Soprannominato il Campionissimo o l'Airone, fu il corridore più vincente e famoso dell'epoca d'oro del ciclismo, ed è considerato uno dei più grandi e popolari atleti di tutti i tempi.
Eccellente passista e scalatore, era forte anche in volata, risultando un corridore completo e adatto ad ogni tipo di competizione su strada. S'impose sia nelle più importanti corse a tappe sia nelle maggiori classiche di un giorno. Fu anche un campione di ciclismo su pista.
Vinse cinque volte il Giro d'Italia (1940, 1947, 1949, 1952 e 1953) (record), e due volte il Tour de France (1949 e 1952). Fra i suoi numerosi successi nelle corse in linea vanno ricordate le cinque affermazioni al Giro di Lombardia (1946, 1947, 1948, 1949 e 1954) (record), le tre vittorie alla Milano-Sanremo (1946, 1948 e 1949), e i successi alla Parigi-Roubaix e alla Freccia Vallone nel 1950.
Fu Campione del mondo nel 1953. Nel ciclismo su pista, fu Campione del mondo d'inseguimento nel '47 e nel '49 e primatista dell'ora (45,798 km) dal 1942 al 1956.
Dal fisico apparentemente poco atletico, Coppi era dotato di una notevole agilità muscolare e di un sistema cardiorespiratorio fuori dal comune (capacità polmonare di 6,5 litri e 44 pulsazioni cardiache/minuto a riposo), qualità che ne esaltavano la resistenza sotto sforzo. La struttura ossea molto fragile e le ripetute fratture lo costrinsero tuttavia a pause forzate durante l'intero arco d'attività. Allo stesso modo, la seconda guerra mondiale ne condizionò la carriera: la sospensione delle competizioni a causa del conflitto giunse infatti subito dopo le sue prime importanti vittorie.
Leggendaria la sua rivalità con Gino Bartali, che divise l'Italia nell'immediato dopoguerra (anche per le presunte diverse posizioni politiche dei due). Celebre nell'immortalare un'intera epoca sportiva - tanto da entrare nell'immaginario collettivo degli italiani - è la foto che ritrae i due campioni mentre si passano una bottiglietta durante una salita al Tour del '52.
Le sue imprese e le tragiche circostanze della morte ne hanno fatto un'icona della storia sportiva italiana. A cinquant'anni dalla scomparsa, la sua popolarità e fama appaiono immutate.
* 1991 - Renato Rascel (pseudonimo di Renato Ranucci; Torino, 27 aprile 1912 – Roma, 2 gennaio 1991) è stato un attore, comico, cantautore e ballerino italiano.
• 1996 - Mario Sansone (Lucera, 22 febbraio 1900 – Roma, 2 gennaio 1996) è stato un critico letterario e storico italiano.
Mario Sansone nacque a Lucera in provincia di Foggia nel 1900. Conseguì gli studi universitari presso l'Università di Napoli, dove si laureò nel 1922, ed ebbe come docente di Letteratura italiana il crociano Francesco Torraca.
Ottenuta la libera docenza nel 1941 ebbe l'incarico di professore ordinario presso l'Università di Bari dove rimase fino al 1970 ad insegnare Letteratura italiana. Nel 1954 fu eletto preside della Facoltà di Lettere.
È stato consigliere-fondatore della Fondazione Marino Piazzolla.
L'opera di critica e di storiografia di Sansone risente pienamente della filosofia e dell'estetica di Croce, come gli aveva trasmesso il suo maestro Francesco Torraca.
L'autore che il critico analizzò in modo maggiormente approfondito fu Alessandro Manzoni e lo studio della critica e della storiografica dei primi saggi dell'autore e della sua poetica, possono considerarsi "dei classici della critica letteraria italiana del novecento".
* 1999 - Mario Gozzini (Firenze, 18 aprile 1920 – Firenze, 2 gennaio 1999) è stato uno scrittore, politico e giornalista italiano.
La legge Gozzini (legge n. 663 del 1986) viene approvata in Parlamento, con ampio consenso ed il voto contrario del MSI, con l'intento di affermare la prevalenza della funzione rieducativa della pena rispetto a quelle istanze retributive, nonché general e special preventive che nei paesi civilizzati sono alla base dello strumento penale. Dà attuazione all'art. 27 della Costituzione, che vieta una pena detentiva in violazione dei diritti umani e afferma che la pena deve tendere alla rieducazione del carcerato. Essa, infatti, dispone una serie di misure alternative alla detenzione in carcere in favore di coloro che hanno commesso un reato.
In particolare, la l. Gozzini prevede le seguenti misure:
• permessi premio: il giudice di sorveglianza può autorizzare per un tempo non superiore a quarantacinque giorni all'anno il condannato a lasciare il carcere. per l'applicabilità di questa misura è richiesto che il reo sia stato condannato a meno di tre anni di galera, o a più di tre anni ma ne abbia scontati almeno il 25%, oppure che abbia scontato almeno 10 anni se condannato all'ergastolo. Per l'applicazione della norma è in linea di principio sufficiente non nuocere agli altri detenuti o all'amministrazione della prigione, senza che vi sia (secondo i suoi detrattori) alcuna attiva partecipazione alla rieducazione.
• affidamento al servizio sociale: il criminale condannato a meno di tre anni di prigione può subire alcune limitazioni alla sua libertà di circolazione o alle sue frequentazioni, essendo però inserito in un programma di riabilitazione che prevede fra le altre cose l'inserimento del mondo del lavoro e la disintossicazione da eventuali dipendenze. Questa misura è ad esempio applicata a tossicodipendenti ed alcolisti.
• detenzione domiciliare: quando si è condannati alla reclusione e restano non oltre due anni da scontare, o quando si è condannati all'arresto di qualsiasi durata, la legge Gozzini consente di scontare la pena in casa propria o altrui, o in altro luogo di dimora, anche pubblico. Questo beneficio si può ottenere nei casi seguenti:
- donna incinta o che allatta la propria prole ovvero madre di prole di età inferiore a tre anni con lei convivente;
-persona in condizioni di salute particolarmente gravi che richiedono costanti contatti con i presidi sanitari territoriali;
- persona di età superiore a 65 anni, se inabile anche parzialmente;
- persona di età minore di 21 anni, per comprovate esigenze di salute, di studio, di lavoro e di famiglia.
• semilibertà: se non si è affidati ai servizi sociali, le pene detentive non superiori ai sei mesi possono essere scontate in regime di semilibertà, cioè passando in carcere solo le ore notturne. Il regime di semi-libertà è applicabile agli ergastolani che hanno scontato almeno vent'anni in carcere.
• liberazione anticipata: la norma prevede che il condannato, in determinate circostanze, possa scontare la pena seguendo un calendario di 9 mesi invece che di 12, ovvero vedendosi scontati 45 giorni di pena ogni sei mesi di carcerazione. La normativa prevede di contare fra i sei mesi di carcerazione anche i momenti in cui il carcerato ha beneficiato di altre agevolazioni.
• non-menzione: norma introdotta da emendamenti successivi. Prevede che il condannato che tiene una condotta esemplare e gode di uno sconto di pena possa uscire dal carcere con la fedina penale pulita. La fedina penale consultabile dai privati risulta quindi priva di tracce di reato, in modo da facilitare un reinserimento nella società civile e soprattutto nel mondo del lavoro.
La Legge Gozzini ha istituito l'articolo 41 bis per il carcere a regime duro.