Il calendario del 19 Giugno

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 1306 - Le forze del Conte di Pembroke sconfiggono i ribelli scozzesi di Robert Bruce nella Battaglia di Methven

▪ 1324 - Nasce il Regno di Sardegna e Corsica

▪ 1865 - Oltre due anni dopo il Proclama di emancipazione, gli schiavi di Galveston (Texas) vengono finalmente informati della loro libertà

▪ 1885 - La Statua della Libertà arriva nel porto di New York

▪ 1912 - istituzione della giornata lavorativa di 8 ore negli Stati Uniti

▪ 1938 - A Parigi l'Italia batte 4-2 l'Ungheria nella finale dei Mondiali di Calcio e si laurea per la seconda volta Campione del Mondo

▪ 1970 - Firma del Patent Cooperation Treaty (PCT)

▪ 1976 - La sonda spaziale Viking I atterra su Marte, era stata lanciata 10 mesi prima da Cape Canaveral

▪ 1980 - Inizia la visita ufficiale in Italia del presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, La visita si protrae fino al 21 giugno

▪ 1996 - La Versilia viene devastata da un'alluvione. Due paesi, Cardoso e Fornovolasco, vengono distrutti da una serie di frane. Si conteranno 14 morti.

▪ 1999 - Torino è scelta come sede dei XX Giochi olimpici invernali

▪ 2000 - Datapoint, la società che commissionò il microprocessore Intel 8008, vende la sua struttura europea e cambia il nome in Dynacore

▪ 2007 - YouTube, finora visualizzato in lingua inglese, viene tradotto in varie lingue, tra cui l'italiano

▪ 2009 - iPhone 3Gs esce sui mercati mondiali.

Anniversari

* 1027 - Romualdo (Ravenna, tra il 951 e il 953 – Fabriano, 19 giugno 1027) è stato un abate italiano venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
«Siedi nella tua cella come nel Paradiso scordati del mondo e gettalo dietro le spalle.»(Piccola Regola d'oro - San Romualdo)
La movimentata agiografia di questo personaggio è stata raccontata da Pier Damiani, che scrisse una Vita di san Romualdo circa 15 anni dopo la sua morte (1042).
Intorno all'anno mille, esplorando le zone più selvagge della dorsale appenninica centrale tra Umbria e Marche, il monaco ravennate Romualdo dette vita ad un movimento che si inserisce nel tentativo di riforma dell'istituto monastico. Oltre che fondatore dell'eremo di Camaldoli nel Casentino (Toscana), fu promotore della Congregazione camaldolese, diramazione riformata dell'Ordine benedettino. Romualdo cercò la solitudine per praticare la sua devozione verso Dio.
Esponente di una famiglia nobile, divenne monaco a 20 anni a Sant'Apollinare in Classe.
L'origine della sua vocazione sembra legata ad un fatto di sangue di cui furono protagonisti il padre e un cugino. Sconvolto, decise di farsi monaco, ed entrò nell'antico monastero di Sant'Apollinare in Classe. Ma non vi si trovò bene e si recò presso un eremita, Marino, in territorio veneziano, sottoponendosi alla sua guida spirituale. Qui conobbe l'abate Guarino, uno dei più importanti monaci rifondatori del X secolo; questi convinse il giovane eremita, non ancora trentenne, a seguirlo nell'abbazia di San Michele di Cuxa (in catalano Sant Miquel de Cuixà), in Catalogna, dove Romualdo si trattenne dieci anni e compì la sua formazione.
Ritornato in Italia nel 988, si dedicò a vita eremitica nell'eremo di Pereo, presso Ravenna. Intorno all'anno 1001 il giovane imperatore Ottone III convinse l'eremita a divenire abate di Sant'Apollinare in Classe; ma la sua vocazione era quella della solitudine e del rinnovamento della vita eremitica e quindi, dopo appena un anno, rinunciò all'incarico, e si recò a Montecassino.
Intorno al 1014 Romualdo fondò un eremo a Sitria, alle falde del Monte Cucco, presso la frazione di Isola Fossara, comune di Scheggia (PG) e, dopo poco, vi aggiunse un piccolo monastero (cenobio) con una chiesa: l'abbazia di Santa Maria di Sitria. Rimase in terra umbra quasi sette anni, gli ultimi prima di recarsi a Camaldoli. A Sitria pregò e digiunò, nel silenzio, in compagnia di devoti che "ammaestrava" tacente lingua et predicante vita (Pier Damiani).
Romualdo visse circa 75 anni: morì il 19 giugno tra il 1023 e il 1027 a Valdicastro, vicino a Fabriano, in solitudine.
Fu canonizzato appena cinque anni dopo la sua morte e fu dichiarato santo, nel 1595, da papa Clemente VIII. Il suo corpo è, dal 1481, nella chiesa di San Biagio a Fabriano.
Il Martirologio Romano ne celebra la memoria il 19 giugno ricordandolo con queste parole:
«San Romualdo, anacoreta e padre dei monaci Camaldolesi, che, originario di Ravenna, desideroso di abbracciare la vita e la disciplina eremitica, girò l'Italia per molti anni, costruendo piccoli monasteri e promovendo ovunque assiduamente tra i monaci la vita evangelica, finché nel monastero di Val di Castro nelle Marche mise felicemente fine alle sue fatiche.»

▪ 1833 - Jacopo Ruffini (Genova, 22 giugno 1805 – Genova, 19 giugno 1833) è stato un patriota italiano, appartenente - come il fratello Giovanni - alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini.

▪ 1944
- Silvio Parodi (Genova, 16 febbraio 1878 – Savignone, 19 giugno 1944) è stato un generale, politico e filantropo italiano.
«Educò i giovani insegnando loro come si debba vivere e morire per la Patria» (frase scritta sulla tomba di Silvio Parodi nel Cimitero monumentale di Staglieno)
Medaglia di Bronzo al valor militare— Fronte italiano, 1918
Medaglia di Bronzo al valor militare— Libia, 1919

- Angelo Giuseppe Zancanaro (Arsiè, 22 maggio 1894 – Feltre, 19 giugno 1944) è stato un militare e partigiano italiano.
È stato un tenente colonnello pluridecorato degli Alpini, un partigiano italiano, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria per l'attività partigiana.

▪ 1999 - Mario Soldati (Torino, 17 novembre 1906 – Tellaro, 19 giugno 1999) è stato uno scrittore, regista e sceneggiatore italiano.
Mario Soldati nasce a Torino il 17 novembre 1906, compie gli studi all'Istituto Sociale dei Gesuiti. Si diploma a diciassette anni e s'iscrive alla facoltà di lettere. La Torino degli anni venti è quella dell'intelligenza di Piero Gobetti, della pittura di Felice Casorati e del mecenatismo di Riccardo Gualino. Gli amici più cari sono Mario Bonfantini, Giacomo Debenedetti, Carlo Levi, Giacomo Noventa.
Nel 1925 pubblica il dramma Pilato. Nel 1927 si laurea in storia dell'arte con Lionello Venturi discutendo una tesi su Boccaccio Boccaccino (pubblicata nel 2009 [1][2]), pittore del Cinquecento, e cura il catalogo della Galleria civica d'arte moderna e contemporanea di Torino. Ottiene poi una borsa di studio della durata di tre anni presso l'Istituto d'Arte di Roma dove incontra Adolfo Venturi e Pietro Toesca. Nel 1929 vi è l'esordio come narratore, con il libro di racconti, Salmace. All'inizio del terzo anno, l'offerta di una nuova borsa di studio lo induce a lasciare Roma e a partire per New York, dove insegna alla Columbia University.
Nel 1931 ritorna in Italia deluso di non essere riuscito a diventare cittadino americano. Si sposa e inizia a lavorare per la Cines-Pittaluga, la realtà più importante del cinema italiano.
Sul set, inizia come ciacchista, ha l'impressione che i suoi studi umanistici e artistici non servano più a nulla così come i suoi libri e i suoi articoli. L'incontro, però, con l'allora presidente della Cines Emilio Cecchi, e la sua stima, lo conducono nel settore 'soggetti', dove inizia la carriera di sceneggiatore, continuando a collaborare con Mario Camerini come aiuto regista.
Nel 1934, a causa dell'insuccesso del film Acciaio (tratto da un soggetto di Pirandello a cui collabora come sceneggiatore), Soldati viene licenziato.
Si trasferisce a Corconio, frazione di Orta San Giulio, un piccolo paese sul lago d'Orta. Lontano da Roma e dal cinema, vi rimane per due anni, durante i quali scrive 'America Primo Amore' e vari altri scritti.
Nel 1936 il regista Mario Camerini lo rivuole a Roma.

L'esordio alla regia
Nel 1939 la sua prima regia, Dora Nelson, una commedia nello stile di Ernst Lubitsch. Del 1941 il film che lo renderà il regista più popolare di quell'anno, Piccolo mondo antico, un successo che metterà d'accordo la critica e il pubblico, un classico del cinema italiano, dove la ventenne Alida Valli, al suo primo ruolo drammatico, vince la coppa Volpi come migliore attrice protagonista.

La fuga
La notte del 14 settembre 1943 fugge da Roma con Dino De Laurentis, e l'avventura diventerà il diario di viaggio intitolato Fuga in Italia. Trascorrerà nove mesi a Napoli lavorando, tra l'altro, ai microfoni di "Radio Napoli"; al ritorno a Roma sarà corrispondente di guerra per l'Avanti e L'Unità sulla linea Gotica.
Nel 1948 scioglie il contratto con il grande produttore di Hollywood David O. Selznick, perché il consolato americano nega il visto d'ingresso alla sua compagna.
Nel 1949 dirige Fuga in Francia al quale contribuirono anche Cesare Pavese e Ennio Flaiano, e pubblica La giacca Verde uscito in un volume edito da Longanesi insieme a Il padre degli orfani e La finestra, che gli valse il premio letterario San Babila.
Nel 1952, dal romanzo di Alberto Moravia, dirige La provinciale. Nel 1954 pubblica il romanzo Lettere da Capri che gli valse il premio Strega e la popolarità come scrittore.

La televisione
Nel 1956 è l'ideatore, regista e conduttore dell'inchiesta televisiva: 'Viaggio lungo la Valle del Po' una delle trasmissioni più originali della TV degli inizi, considerata un documento d'importanza antropologica: con il Soldati del viaggio sul Po nasce in Italia la figura del giornalista enogastronomico. Proprio nel corso di quella trasmissione stabilisce un forte e duraturo legame con i luoghi del Po e con la provincia di Ferrara, nella quale si era già recato in precedenza per girare a Comacchio La donna del fiume con Sofia Loren, e con le specialità gastronomiche di quella terra. Dopo le anguille della Donna del fiume scopre la salama da sugo della quale scriverà un famoso elogio. Con uno sguardo sempre attento all'identità italiana il suo viaggiare nel paese confluirà nel libro Vino al Vino considerato da alcuni uno dei più bei viaggi in Italia mai scritti.
Il suo ultimo film Policarpo, ufficiale di scrittura, a cui prendono parte Renato Rascel e Carla Gravina, vince al Festival di Cannes del 1959 il premio per la migliore commedia.
Un'altra fuga, questa volta da Roma e dal cinema; dal 1960 vivrà tra Milano e Tellaro sull'estrema costa ligure di levante. Nel 1964 pubblica Le due Città, romanzo di respiro balzachiano che abbraccia cinquant'anni di storia italiana e che nella seconda parte è ambientato nel mondo del cinema delle origini.
Presso Mondadori pubblica il romanzo L'attore, best-seller nel 1970 Premio Campiello. Nel 1981 esce L'incendio, romanzo stevensoniano ricco di colpi di scena, ambientato nel mondo dell'arte.
Il figlio Giovanni Soldati, nato nel 1953, è anch'egli un regista cinematografico, ed è l'ormai storico compagno dell'attrice Stefania Sandrelli

Il profilo artistico
Soldati, come ha scritto Aldo Grasso, ci ha lasciato opere memorabili in letteratura, nel cinema e nella televisione.

Lo scrittore
«Fra gli scrittori del novecento italiano, Soldati è l'unico che abbia amato esprimere, costantemente e sempre, la gioia di vivere. Non il piacere di vivere, ma la gioia; il piacere di vivere è quello del turista che visita i luoghi del mondo assaporandone le piacevolezze e le offerte ma trascurandone o rifuggendone gli aspetti vili, o malati, o crudeli; la gioia di vivere non rifugge nulla e nessuno: contempla l'universo e lo esplora in ogni sua miseria e lo assolve.» (Natalia Ginzburg)
«L'assoluta leggerezza della scrittura di Soldati significa fraternità. Il suo rapporto col lettore non è autoritario, ma mitemente fraterno» (Pier Paolo Pasolini)
«Una delle grandi qualità di Soldati, come è noto, è la capacità di farci apparire degna di racconto, e quindi interrogabile dall'intelligenza qualunque realtà, grande o piccola indifferentemente: la tragica immensità di Manhattan nell'età del proibizionismo non meno della vita di un pollaio al di là dello squallido cortiletto di un hotel della Valtellina» (Cesare Garboli)
«Qualcosa che somiglia alla felicità'...e questo è, esattamente definito, il mio sentimento di lettore di Soldati da quando, per la prima volta su "Il Mondo" di Pannunzio, lessi un suo racconto.» (Leonardo Sciascia)


Il regista
Nella sua carriera di sceneggiatore e regista cinematografico ha diretto ventotto film fra gli anni trenta e cinquanta, allestendo cast con i più grandi attori dell'epoca, ma il fatto di essere anche uno scrittore di talento e di successo ha rischiato spesso di far passare Soldati come un regista mancato o come uno scrittore frustrato dall'incapacità di trasferire nelle pellicole un uguale talento artistico.
In realtà il regista, come sostenne egli stesso, era per lui una cosa diversa dallo scrittore:
«Il cinema non è come lo scrivere, appartiene meno a chi la fa ed i registi sono meno individuali, più collettivi, sono più a contatto con il popolo.»
Soldati pertanto alternò l'attività di scrittore, vissuta come prolungamento romantico di un esercizio privato e soggettivo dello spirito, a quella di regista, vissuta in costante compromesso con la dimensione commerciale e in "ascolto" dei gusti del pubblico:
«Il cinematografo talvolta è arte, ma è sempre industria; l'artista che fa del cinema deve per forza venire a patti con questa industria...»
Il filo che tiene unita tutta la produzione cinematografica di Soldati, così varia e multiforme, consiste proprio nella messa a punto di una pratica creativa plasmata sulle logiche dell'industria culturale e dell'impatto col pubblico.
Il primo filone è caratterizzato da opere come Piccolo mondo antico, Malombra e Daniele Cortis, tratte tutte dai romanzi di Antonio Fogazzaro, romantici e romanzeschi, melodrammatici e popolari. Nel 48 dirige 'Fuga in Francia' e nel 54 'La provinciale' due classici del cinema italiano. Il secondo filone, con Botta e risposta, È l'amor che mi rovina e O.K. Nerone, è invece la coabitazione tra popolare ed élite, che caratterizza i primi anni cinquanta. Le varie fasi della cinematografia di Soldati hanno sempre in comune il contatto ravvicinato con il popolo, e, sia pure con tanti stili diversi, uno per ogni film, con un minimo di continuità poetica.

Il "personaggio"
È stato sicuramente un protagonista, seppur discusso e controverso, della cultura italiana della prima e della seconda metà del Novecento, un "personaggio": ritenuto in ambito letterario un buon narratore (America primo amore, del 1935, più volte rieditata, è considerata da alcuni la sua opera migliore insieme a La giacca verde,"Lettere da Capri" Il vero Silvestri), non è stato solo uno scrittore di primissimo ordine, ma anche l'autore di alcuni capolavori del cinema italiano (Piccolo mondo antico, Malombra, Fuga in Francia, La provinciale). Da non sottovalutare poi, l'opera pionieristica che questo scrittore portò avanti nel piccolo schermo. Senza essere stato considerato dalla critica militante del secondo dopoguerra, tra i più grandi registi del cinema italiano, è però annoverato tra i "registi intellettuali" o meglio tra gli "intellettuali registi" (lo storico del cinema Mario Verdone lo ha definito un formalista, al pari di Alberto Lattuada). Ebbe peraltro un'ampia popolarità sia tra il pubblico cinematografico sia tra i lettori italiani. In occasione del centenario della nascita, il regista Carlo Lizzani il 27 giugno 2006 all'Archiginnasio di Bologna ha spiegato che Soldati ha tracciato l'altra strada del cinema italiano; una strada parallela a quella intrapresa dal cinema neorealista; Marco Müller, direttore artistico della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ha presentato il film di Soldati Fuga in Francia del 1948 al pubblico della sala Perla nel 2006 come l'opera di uno dei maestri del cinema italiano moderno.
"Mario Soldati è stato un dispensatore d'allegria. Nel senso dell'allegria vera, quella che qualche essere raro riesce a diffondere intorno a se. Lo scrittore torinese aveva infatti il potere di alleggerirti lo spirito. Non era fatuo. Era alacre e inquieto.(...) Nei tanti anni in cui l'ho frequentato, non l'ho mai visto un istante accasciato, in disarmo o scettico. Al pari di tanti suoi personaggi, Mario intendeva la realtà come 'suspense'. (...)
Stando con Soldati si aveva la sensazione di abitare in uno dei suoi racconti. Di diventare un colore della sua tavolozza, un comprimario sul suo palcoscenico. (...)
Come dissipatore di se Soldati non ha conosciuto uguali. La sua capacità di spendersi era l'altra faccia del suo narcisismo: il suo lato pìù commovente, se l'aggettivo non fosse disadatto al personaggio. Non alludo soltanto al fatto che una grande firma della narrativa italiana del Novecento abbia prodotto le sue opere più nitide e mature sottraendo qualche ora (o qualche giorno) al lavoro di regista in cinema e tivù, quasi fosse un dilettante della letteratura, uno scrittore 'domenicale'. Mi riferisco,in generale, a quel desiderio di non perdersi mai nulla che per Soldati era un imperativo esistenziale.
La prodigalità di sé faceva corpo con il suo talento. (...) Un altro grande scrittore, Pier Paolo Pasolini, decretò una trentina d'anni fa che le lucciole erano scomparse dai campi, vittime dell'industria e dei suoi veleni. Mario pur ammirandolo, s'era assunto la missione di smentirlo: a cercarle bene, sosteneva, le lucciole si trovano ancora. Così come è ancora possibile scoprire, in tanti angoli di un'Italia da lui prediletta ed esplorata, vini dal sapore antico, gatti ammiccanti ed enigmatici, pretini che sbucano da sorprendenti chiesette campestri, osti, ostesse e cantinieri, contadini e marescialli. L'importanza è accostarsi a questa archeologia dell'anima senza sussiego. Non negarsi emozioni. Non tirarsi indietro. (...)
Nello Ajello-Mario Soldati. Racconto d'una vita allegra ('Illustrissimi' Laterza 2006)
«Del talento di Soldati c'era poco da dubitare: bastava una serata con lui per rendersene conto. E a qualunque cosa lo avesse applicato – letteratura, cinema, teatro, forse anche musica -, purché lo avesse fatto a tempo pieno, cioè con totale dedizione, sarebbe diventato un numero uno. Malauguratamente per lui, e per tutti, egli era capace di fare qualsiasi cosa – racconto, saggio, sceneggiatura – ma senza riuscire ad esserne nessuna. Perché la sua vera natura e vocazione erano quelle dell'attore. In ogni momento e circostanza, anche nella conversazione tra amici come Longanesi, Maccari, Flaiano, il sottoscritto, anche – credo – a letto, Soldati recitava una parte in cui s'immedesimava, ma a scadenza. » (Indro Montanelli)


Onorificenze
Il 28 ottobre 1922, all'adolescente Soldati, fu conferita la Medaglia d'argento al Valor Civile per un gesto di coraggio compiuto il 17 marzo, con il salvataggio dall'annegamento nelle acque dei Murazzi del Po di Lello Richelmy, suo amico e coetaneo, fratello di Agostino (Tino) Richelmy.
Per commemorare quel gesto e questo particolare aspetto della figura umana di Soldati, il Comune di Torino, il 16 febbraio 2010, accogliendo una proposta avanzata dal Centro Pannunzio, ha deliberato di dedicargli una targa ai Murazzi del Po, dettando il seguente testo:
«Qui il 17 marzo 1922 / un giovanissimo Mario Soldati (1906-1999) / esempio di coraggio ed altruismo ai giovani di ogni tempo / trasse in salvo dalle acque del fiume Po / un coetaneo in pericolo di vita / meritando la medaglia d’argento al merito civile»
Medaglia d'argento al Valor Civile della Repubblica Italiana
— Roma, 28 ottobre 1922

* 2001 - Giorgio Brumat (Valvasone, 28 maggio 1929 – Bergamo, 19 giugno 2001) è stato il fondatore dell'associazione Italiana Donatori Organi (AIDO), di professione informatore scientifico.
Giorgio Brumat nasce il 28 maggio 1929 a Valvasone (PN), figlio di Giovanni Brumat ex ufficiale dell’esercito austriaco per 7 anni prigioniero in Siberia e successivamente direttore della Banca del Friuli, e di Clelia Forner, maestra elementare. All’età di due anni rimane orfano del padre deceduto dopo soli 7 anni di matrimonio, per un tumore allo stomaco. Si trasferisce con la madre e la sorella a Gradisca D’Isonzo (GO) dove frequenta il Liceo Scientifico. Nel 1953 é co-fondatore, assieme a Roberto Joos e Francesco Macedonio del Piccolo Teatro. Un anno dopo il regista Ugo Amodeo lo assume nella sua compagnia teatrale Radio Trieste. Nel 1955 si sposa con Nora Joos. Nel 1960 trova lavoro a Brescia presso una importante industria farmaceutica dove lavorerà nei seguenti 13 anni come informatore scientifico. Fino al 1973 frequentera’ numerosi seminari scientifici entrando sempre di più in profondità nel mondo della medicina e delle sofferenze degli ammalati. Nel 1968 si trasferisce con la famiglia a Bergamo. Qui nel suo tempo libero organizza gruppi di giovani sbandati che riunisce nella parrocchia del rione Monterosso. Le sue molteplici attività di volontariato gli valgono il rispetto e la fiducia della popolazione. Questo gli permette al principio del 1971 di gettare le basi per una associazione di volontari sensibili ai problemi delle donazioni di organi. Alla fine dello stesso anno si costituirà l’Associazione Donatori Organi Bergamaschi (DOB): la prima realtà associativa per la donazione in Italia. Solo due anni dopo, il 26 febbraio 1973, costituirà l’Assciazione Italiana Donatori Organi (AIDO). Alla fine dello stesso anno gli iscritti saranno già 9024, venti anni dopo saranno quasi un milione.
La finalità dell’associazione sarà quello di: “promuovere il rafforzamento della solidarietà umana e determinare la coscienza della necessità della donazione di parti del proprio corpo, dopo la morte, per i trapianti terapeutici”. Per quasi 30 anni Giorgio Brumat si dedicherà integralmente allo sviluppo e promozione di questa Associazione. Dal 1971 al 1975 ne sarà presidente, poi dal 1976 al 1980 Segretario Generale e successivamente Consigliere Nazionale. In seguito al terremoto nel Friuli del 1976 si attiverà molto, assieme allo scrittore e amico Stanislao Nievo, per la raccolta di fondi e di aiuti alle popolazioni colpite tanto nella città di Bergamo, come a livello nazionale attraverso la rete dell’associazione. Il 7 febbraio 1984 viene ricevuto al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini assieme alla giunta di presidenza. Al termine del cordiale incontro il Presidente Pertini firmerà la sua adesione all’Associazione. Il 28 Febbraio 1986 il ministro della Sanità Degan e il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, consegneranno all’AIDO la Medaglia d’Oro al merito della Sanità Pubblica.
Il 15 giugno 1995 vene ricevuto assieme a una delegazione dell’AIDO dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro che affermerà: ” Grazie, grazie molto per avere iniziato, perché vuol dire aver aperto una strada. Grazie, perché vi muovete su un piano di generosità, su un piano di solidarietà, su un piano di questo denominatore comune umano, che dovrebbe essere per ciascuno di noi, a cominciare dal sottoscritto, di assoluta chiarezza. L’augurio che io faccio per la vostra assemblea è un augurio che faccio a ciascuno di noi: di essere capaci di raccogliere questa vostra testimonianza, perché voi rappresentate molto, ma soprattutto, incarnate molto, che è molto di più che parlare. È molto di più”.
Sempre nel 1995 partecipa ad una serie di conferenze insieme al nord-americano Reginald Green (padre di Nicholas Green, che a soli sette anni, per un tragico incidente, era stato ucciso da alcuni rapinatori sull’autostrada Salerno Reggio Calabria, e i cui organi erano stati generosamente donati salvando così 5 cittadini italiani). Nel corso del suo lungo e infaticabile impegno nell’associazione da lui creata, ha partecipato a più di 3000 conferenze in università, scuole di ogni ordine e grado e club privati. Ha assistito a centinaia di trasmissioni televisive in RAI e Fininvest. Ha fondato personalmente grandi quantità di sedi e gruppi in tutta Italia.

* 2009 - Giovanni Arrighi (7 luglio 1937 – 19 giugno 2009) è stato un economista e sociologo italiano che si occupò di economia politica. Fu docente di sociologia alla prestigiosa Johns Hopkins University di Baltimora, dove ha diretto, per diversi anni, il Dipartimento di Sociologia. I sui lavori sono stati tradotti in più di quindici lingue. È stato ospite in due diverse puntate negli scorsi anni della trasmissione di approfondimento L'Infedele di Gad Lerner su La7.
Giovanni Arrighi nacque in Italia il 7 luglio 1937. Si laureò in economia all'università Bocconi di Milano nel 1960. Dopo alcuni anni di insegnamento in Italia, nel 1963 si recò in Africa, dove ha prima insegnato all'università della Rhodesia - Zimbabwe, ed in seguito all'università di Dar es Salaam. In quegli anni condusse una serie di ricerche sullo sviluppo dell'Africa, indagando, in particolare modo, su come l'offerta di lavoro e la resistenza dei lavoratori abbiano influenzato lo sviluppo del colonialismo e dei movimenti nazionali di liberazione. Sempre in Africa è venuto in contatto con Immanuel Wallerstein, con il quale collaborò su diversi progetti di ricerca. Tornato in Italia nel 1969, Giovanni Arrighi nel 1971 creò, assieme ad altri, il Gruppo Gramsci. Nel 1979 Giovanni Arrighi raggiunse Immanuel Wallerstein e Terence Hopkins come professore di sociologia al Centro Fernand Braudel per lo studio delle economie, dei sistemi storici e delle civiltà alla State University of New York Binghamton. In quegli anni il Centro Fernand Braudel era conosciuto come il centro principale di analisi dei sistemi mondiali, e attirava studiosi da ogni parte del mondo.

Il pensiero
Queste brevi frasi tratte dalla sua biografia spiegano in estrema sintesi il suo pensiero. "Perché il gap di reddito tra i paesi ricchi e quelli poveri è rimasto costante nell'ultimo mezzo secolo nonostante la considerevole riduzione del gap in termini di industrializzazione e modernizzazione? Perché il welfare di popolazioni egualmente ricche o egualmente povere differisce in modo significativo? Perché la possibilità di salire o scendere nella gerarchia globale di ricchezza varia considerevolmente nella storia e nello spazio geografico? Nel cercare risposte a questi interrogativi, Arrighi utilizza diversi approcci che combinano metodi quantitativi e qualitativi di analisi, assieme a differenti unità temporali e spaziali di analisi. A livello sistemico (globale), presta molta attenzione all'impatto che i cambiamenti nelle condizioni della global governance e della formazione del mercato mondiale hanno nello sviluppo in diversi paesi e regioni. A livello sottosistemico, si è concentrato nello spiegare perché l'Asia orientale è stata la regione di maggior successo nel guadagnare terreno nella gerarchia mondiale della ricchezza. Si è però anche concentrato su regioni che hanno perso terreno in modo drammatico, come in particolare l'Africa sub-sahariana. Per mezzo di questo tipo di analisi sistemica e sottosistemica Arrighi spera di identificare quali tipi di strategie abbiano maggiori probabilità di neutralizzare gli effetti negativi, sul welfare, delle tendenze polarizzatrici del capitalismo globale.
Tra i suoi pensatori di riferimento, oltre a Fernand Braudel, Adam Smith, Max Weber, Karl Marx, Antonio Gramsci, Joseph Schumpeter, anche Karl Polanyi, sul quale ha scritto un articolo assieme a B.J. Silver: Polanyi’s ‘Double Movement’: The Belles Epoques of British and US Hegemony Compared . Politics and Society 31: 2 (2003). [Il 'Doppio movimento' di Polanyi: le Belle Epoque della egemonia Inglese e USA comparate]

Bibliografia (in italiano)
▪ Sviluppo economico e sovrastrutture in Africa, Torino, Einaudi (1969)
▪ Geometria dell'imperialismo, Milano, Feltrinelli (1978)
▪ Il lungo XX secolo, Milano, Il Saggiatore, (1996 e 1999)
▪ I cicli sistemici di accumulazione, Rubbettino (1999)
▪ Antisystemic movements, Il Manifesto Libri (2000)
▪ Caos e governo del mondo. Come cambiano le egemonie e gli equilibri planetari, con Silver Beverly J., Bruno Mondadori (2006)
▪ Adam Smith a Pechino. Genealogie del ventunesimo secolo, Feltrinelli, Milano, 2008.
▪ Postfazione al Lungo XX secolo, (2009), Storicamente, 6, 2010 (Verso Books, New York, 2010)