Il calendario del 19 Aprile
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Eventi
▪ 1539 - Firma del Trattato di Francoforte
▪ 1587 - Francis Drake affonda la flotta spagnola nel porto di Cadice
▪ 1770 - Il capitano James Cook giunge in vista dell'Australia
▪ 1775 - Inizio della rivoluzione americana con la Battaglia di Lexington e Concord
▪ 1810 - Il Venezuela giunge ad una forma di autogoverno
▪ 1820 - Grecia: sull'isola di Milo Dumont d'Urville vede nella capanna di un contadino greco la parte superiore della statua conosciuta come Venere di Milo. Il contadino racconterà di averla trovata tre settimane prima scavando nei resti di un tempio, e di aver lasciato lì la parte inferiore e le braccia della statua. Tutti questi pezzi vengono inviati al Museo del Louvre, in Francia, dove però si smarriscono nei magazzini. Rimangono solo il busto senza braccia della Venere
▪ 1839 - Il Trattato di Londra sancisce la nascita del regno del Belgio
▪ 1892 - USA: Charles Duryea sostiene di essere la prima persona ad aver guidato, a Springfield, Massachusetts, una automobile
▪ 1904 - Gran parte della città di Toronto, Ontario, Canada, è distrutta da un incendio
▪ 1909 - Giovanna d'Arco viene dichiarata santa
▪ 1919 - USA: Leslie Irvin compie il primo lancio con un paracadute a caduta libera
▪ 1927 - USA: l'attrice Mae West viene condannata a dieci giorni di prigione per oscenità per l'interpretazione della sua commedia Sex
▪ 1934 - L'attrice bimba-prodigio Shirley Temple fa il suo debutto in Stand Up and Cheer
▪ 1937 - L'Italia fascista vara la prima legge di tutela della razza, il regio decreto legge n. 880/37. L'ordinanza vietava il madamismo (l'acquisto di una concubina) ed il matrimonio con le donne di colore delle colonie africane
▪ 1938 - USA: la RCA-NBC inizia le sue trasmissioni televisive.
▪ 1943 - Seconda guerra mondiale: soldati tedeschi delle SS, al comando del generale Stroop entrano nel Ghetto di Varsavia per catturare gli ultimi ebrei rimasti.
▪ 1948 - Italia, resi noti i risultati delle votazioni del giorno precedente: la Democrazia Cristiana ottiene 48,5% dei voti e 305 seggi, il Fronte Popolare.
▪ 1951 - Il generale Douglas MacArthur si ritira dall'attività militare.
▪ 1956 - L'attrice Grace Kelly sposa Ranieri III di Monaco.
▪ 1961 - Baia dei Porci/Cuba: fallisce l'invasione dell'isola caraibica.
▪ 1964 - USA: presentazione al pubblico dell'auto Ford Mustang.
▪ 1967 - Belgrado, reo di aver criticato il regime di Tito, lo scrittore Mihajlo Mihajlov è condannato a 4 anni e mezzo di carcere.
▪ 1968 - USA, identificato l'uomo che il 4 aprile uccise Martin Luther King: si tratta di James E. Ray, evaso dal carcere di Jefferson City.
▪ 1971
- - La Sierra Leone diventa repubblica
- - Guerra nel Vietnam: L'associazione di veterani contro la guerra nel Vietnam inizia una dimostrazione di cinque giorni a Washington
- - Charles Manson è condannato all'ergastolo per l'uccisione dell'attrice Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski
▪ 1978 - dopo 46 anni, si tiene a Madrid il congresso del partito comunista spagnolo
▪ 1979
- - Roma, Ciro Principessa, un iscritto al PCI viene accoltellato da Claudio Minetti, un estremista di destra all'interno della sezione del Partito
- - Milano, I Proletari armati per il comunismo uccidono l'agente della Digos Andrea Campagna
- - Repubblica Federale Tedesca, ritrovato nelle foreste vicino Colonia il cadavere di Jozo Molos, un emigrato croato, crivellato di colpi: sospettati dell'omicidio i servizi segreti jugoslavi
▪ 1987 - USA I Simpson fanno la loro prima apparizione al Tracey Ullman Show in un breve episodio intitolato Good Night
▪ 1993 - USA: Strage di Waco, Texas - termina con una sparatoria l'assedio durato cinquanta giorni ad un complesso scolastico nei pressi di Waco: otto persone morte
▪ 1994 - Francia, condanna all'ergastolo per Paul Touvier, tristemente noto come il boia di Vichy
▪ 1995 - USA: un grupo neo-nazista statunitense tramite un'autobomba distrugge la sede dell'FBI di Oklahoma City, capitale dello Stato dell'Oklahoma, provocando 168 vittime. Fino a quel momento è il più grave attentato subìto dagli Stati Uniti
▪ 1999 - Germania: la sede del Parlamento ritorna a Berlino
▪ 2000 - Disastro aereo: un Boeing 737-200 della Air Philippines precipita nei pressi dell'aeroporto di Dabaw: 131 morti
▪ 2004 - Dal cosmodromo di Baikonur di Baikonur in Kazakhstan parte una capsula Sojuz TMA-4, destinata al riforimento della stazione spaziale internazionale (ISS), con a bordo il russo Gennady Padalka, l'olandese Andre Kuipers e l'americano Michael Fincke
▪ 2005 - Dopo il conclave viene eletto papa, al quarto scrutinio, il cardinale tedesco Joseph Ratzinger con il nome di Benedetto XVI. La fumata bianca è alle 17.50 ed è seguita alle 18.04 dal rintocco delle campane a festa. L'annuncio dell'Habemus Papam è stato dato alle ore 18.41
▪ 2008 - Danica Patrick vince la Indy 300 al Circuito di Motegi in Giappone e diventa la prima donna a vincere una gara automobilistica internazionale
Anniversari
▪ 1560 - Filippo Melantone, nome italianizzato di Philipp Melanchthon nato Philipp Schwarzerdt. (Bretten, 16 febbraio 1497 – Wittenberg, 19 aprile 1560), è stato un umanista e teologo tedesco, amico personale di Lutero e uno dei maggiori protagonisti della Riforma protestante.
Il padre di Filippo Melantone Georg Schwartzerdt era originario di Heidelberg e a lui era affidata l'armeria del principe. La madre Barbara, figlia del borgomastro di Bretten Johann (Hans) Reuter un commerciante di vino e tessuti, era imparentata con Elisabeth l'unica sorella di Johannes Reuchlin. Filippo Melantone nacque il 16 febbraio 1497 quattro anni dopo le nozze dei genitori nella casa dei nonni a Bretten e gli fu dato nome Filippo in onore del Principe del Palatinato Filippo l'onesto.
Melantone crebbe con altri quattro tra fratelli e sorelle a Brettheim come allora era denominato il paese natale di Bretten. Il nonno si preoccupava della sua educazione di base in specie con l'insegnamento del latino grazie alle lezioni di Johannes Unger proveniente da Pforzheim, così Melantone entrò precocemente in contatto con gli studenti di passaggio, con i quali era in grado di discutere.
La sua infanzia fu tuttavia segnata, quando il padre tornò a casa malato da una guerra con l'Assia si dice per avere bevuto da una fontana inquinata (ma non è escluso che la malattia fosse piuttosto causata dal lungo contatto professionale con sostanze chimiche pericolose). Soltanto la profonda religiosità di Georg Schwartzerdt lo aiutò a sopportare la malattia e il destino avverso.
Melantone non aveva che undici anni, quando, nel 1507, il 17 ottobre morì suo nonno e, soltanto dieci giorni dopo, il padre. Melantone fu quindi inviato da parenti a Speyer
La formazione
Melatone frequentò insieme al fratello Georg la scuola di latino di Pforzheim, mentre abitava presso Elisabeth (Els) la sorella di Johannes Reuchlin. Grazie al rettore Georg Simler e a Johannes Hildebrand la scuola godeva di grande reputazione l'allievo più noto di quest'istituto fu comunque Melantone, il quale – avendo nel frattempo appreso anche il greco – adempiva i requisiti necessari per l'insegnamento. Grazie ai suoi progressi in greco e in latino fu notato dal giudice supremo della Lega Sveva Johannes Reuchlin che viveva e lavorava a Tübingen. Reuchlin sarà il principale promotore dell'attività di Melantone. All'epoca del loro incontro il greco era insegnato molto raramente e soltanto agli studenti più dotati. Sarebbe stato lo stesso Reuchlin a introdurre sistematicamente in Germania lo studio del greco e a istituire nel 1515 la prima cattedra di greco all'Università di Lipsia.
Fu sempre Reuchlin a dare a Phillip Schwartzerdt il nome Melanchton (italianizzato in Melantone), che era la semplice traduzione in greco di Schwartz - nero - μέλαν (mélan) e erdt - terra - χθών (chthón).
Dopo appena un anno Melantone, appena dodicenne, frequentava i corsi dell'Università di Heidelberg, dove conobbe Jakob Wimpheling e i suoi scritti sulla riforma della pedagogia. Wimpheling lo fece avvicinare anche alle opere di Erasmo da Rotterdam. Nel 1510 Melantone pubblicò le sue prime poesie in latino. Grazie alle sue elevate capacità Melantone ottenne il primo grado universitario Baccalaureus artium ancora giovanissimo, il 10 giugno 1511.
Il 17 settembre 1512 per motivi di età Melantone passò all'Università di Tübingen, dove studiò Astronomia, Musica, Aritmetica e Geometria e conobbe alcuni di quelli che diverranno i più famosi umanisti, ad esempio Giovanni Ecolampadio. Egli si occupava tuttavia ancora di studiare greco, ebraico e latino e i nuovi concetti della pedagogia. Egli leggeva inoltre con avidità i classici, ma anche i poeti dell'Umanesimo.
Quando Reuchlin fu coinvolto in un processo (diritto) a causa di un suo parere sulla scrittura ebraica, Melantone si batté pubblicamente per il suo mecenate. Il 25 gennaio 1514 Melantone terminò i propri studi alla facoltà filosofica ottenendo il titolo di magister, peraltro già a Tübingen egli aveva operato quale tutore dei due figli del principe e quale insegnante di greco.
Le prime pubblicazioni e i primi contatti con la riforma
All'epoca di Tubinga, precisamente al 1516, risale anche la prima pubblicazione di Melantone: un'edizione della commedia del poeta latino Terenzio a cui era aggiunta un'introduzione sulla storia della commedia antica. Seguiranno una grammatica greca del 1518, che sarà riedita per ben nove volte e un testo sulla retorica che uscì a Wittenberg nel 1519.
Dopo che Martino Lutero pubblicò nel 1517 le sue 95 tesi, ebbe luogo all'Università di Heidelberg il 26 aprile 1518 una disputa detta Heidelberger Disputation sui fondamenti delle tesi di Lutero. A seguito di tale evento Melantone si recò con alcuni colleghi di studio a Wittenberg per farsi spiegare ulteriormente le opinioni di Lutero. Da quel momento Melantone si aprì alle idee della Riforma.
L'Università di Wittenberg
Nel 1518 il Principe Federico il Saggio istituì una cattedra di lingua greca presso l'Università di Wittenberg da lui fondata nel 1502. Dapprima si cercò di ingaggiare il noto grecista Petrus Mosellanus. Johannes Reuchlin fece tuttavia al Principe il nome del proprio allievo Melantone, da lui ritenuto il migliore professore di greco dell'intera Germania e secondo soltanto a Erasmo da Rotterdam quale latinista. Siccome quest'ultimo si era fatto già apprezzare durante il periodo in cui era a Tubinga, il suggerimento fu accolto. Melantone raggiunse Wittenberg il 25 agosto 1518. Inizialmente, a causa della sua bassa statura circa 1,5 metri e di un difetto di pronuncia, Melantone non suscitò grande entusiasmo, ma bastò il suo infiammato discorso di investitura, il 28 agosto, nella Chiesa del Castello di Wittemberg (Schlosskirche) per rovesciare l'errata impressione iniziale.
Melantone sollevò il tema della riforma degli studi e dipinse un quadro cupo della formazione nei secoli precedenti. Egli sostenne che la lettura dei classici dell'antichità dalle fonti originali avrebbe dovuto diventare il fulcro di una nuova vita del pensiero. Martin Lutero fu affascinato dal piccolo greco (Graeculus), tale attrazione era peraltro reciproca e diede avviò a una delle più fruttuose collaborazione della Riforma, un'intesa quella fra Melantone e Lutero che durò fino alla morte.
Anche gli studenti furono presto attratti da Melantone; egli insegnava grammatica greca, leggeva gli autori classici, interpretava la Bibbia davanti a un auditorio che arrivò talora a ben 400 studenti, i quali apprezzavano soprattutto la chiarezza di linguaggio, le esemplificazioni e la capacità sistematica di Melantone. Con lui e Lutero l'Università di Wittenberg divenne una delle più importanti di Europa.
Il 15 settembre 1519 Melantone ottenne grazie all'appoggio di Lutero il grado accademico di baccalaurus biblicus. Egli poteva quindi tenere lezioni alla facoltà di teologia. Anche se talora egli fece in seguito uso di questa possibilità, Melantone preferì sempre la formazione filosofica, che intese sempre quale presupposto per quella teologica. Ciò non va inteso quale una mancanza di interesse verso la Chiesa, ma come conseguenza del fatto che, per il suo difetto di pronuncia e le sue debolezze fisiche, Melantone non si sentì mai portato per l'attività pastorale.
La famiglia
Al suo arrivo a Wittenberg Melantone prese in locazione una modesta abitazione da lui definita anche il bugigattolo (die Bude), qui viveva con i suoi collaboratori. Lutero temeva tuttavia per la salute di Melantone gli cercò dunque una donna, anche se Melantone non era gran ché entusiasta dell'idea. Egli temeva in particolare che un legame familiare gli avrebbe impedito di proseguire liberamente i propri studi. In ogni caso, il 27 novembre 1520, si sposò con Katharina, figlia del borgomastro di Wittenberg, un importante commerciante di tessuti, con la quale instaurò rapidamente una forte intesa, che durò fino alla morte di lei l'11 ottobre 1557.
Malgrado Melantone fosse un professore universitario e la moglie provenisse da una famiglia benestante, essi non raggiunsero mai un grande tenore di vita, non fosse altro perché la casa era sempre frequentata da giovani studenti che si riunivano nella "schola domestica“, dove Melantone oltre ad impartire le proprie lezioni provvedeva a saziare i suoi giovani discepoli.
Il prestigio di Melantone fu presto tale che egli ricevette offerte dalle università dell'Europa intera, i sovrani di Sassonia non avevano tuttavia alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire questo uomo tanto erudito e costruirono nel 1536 al posto del “bugigattolo” un'abitazione più adeguata a un professore che si può visitare ancora oggi.
Quando la famiglia si trasferì nella nuova abitazione erano già nati quattro figli: Anna (* 24 agosto 1522), Philipp (* 21 febbraio 1525), Georg (* 25 novembre 1526) e Magdalena (* 19 luglio 1531). Georg tuttavia morì ad appena due anni.
Melantone fu un padre molto presente e, se da un lato soffrì molto del matrimonio infelice di una delle figlie con il suo ex-allievo Georg Sabinus, dall'altro impedì al figlio Philipp di sposarsi con Margaretha Kuffner.
La malattia e la morte
Malgrado gli acciacchi fisici Melantone fu sempre un grande lavoratore, tuttavia tale impegno eccessivo non restò senza conseguenze, causandogli fra l'altro, fin dalla giovinezza, una frequente insonnia. Già nel 1540 egli vide da vicino la morte quando s'ammalò durante un viaggio per raggiungere Weimar. L'anno successivo si procurò, a seguito di un incidente di viaggio, delle gravi ferite che da allora lo limitarono nello scrivere.
Fu sempre un viaggio a risultargli, infine, fatale. Egli tornò infatti raffreddato da un viaggio a Lipsia il 4 aprile 1560. Nella notte fra il 7 e l'8 cominciò ad apparire una forte febbre che, malgrado brevi remissioni, perdurò per giorni e giorni. Il giorno 19 egli morì assistito dalla figlia Magdalena e attorniato da molti amici e dai suoi studenti. Fu sepolto a fianco di Lutero nella Chiesa del castello di Wittenberg.
Il ruolo di Melantone nella Riforma
Diversamente da Lutero, che era stato monaco agostiniano e aveva ricevuto l'ordine sacro, Melantone era un laico. Differente da Lutero anche come carattere, Melantone era un umanista amante della pace e moderato, alla ricerca di soluzioni equilibrate ai problemi e alle diatribe religiose che sconvolgevano la vita europea del tempo.
Se Melantone poteva dire di avere imparato il Vangelo da Lutero, questi trovò in Melantone – riformatore dell'istruzione e della pedagogia – una personalità complementare alla propria nel compito di rinnovamento della Chiesa. I due non potevano tuttavia essere più diversi: mentre Lutero era forte, corpulento, a tratti rumoroso e vicino al volgo; Melantone era una persona sensibile e tenera. A tratti Lutero si arrabbiava per la prudenza del più giovane Melantone e, nel contempo, questi soffriva per l'aggressività e la rozzezza di Lutero. Malgrado ciò i due si stimavano e conoscevano i reciproci pregi e difetti. Essi collaborarono intensamente in specie nella traduzione del Nuovo testamento in tedesco dell'autunno del 1521 che fu esaminata e corretta da Melantone; ad essa seguì nel 1524 la traduzione del Vecchio Testamento, cosicché apparve nel 1534 l'intera Bibbia in tedesco, detta la Bibbia di Lutero.
Già nel 1519 Melantone aveva peraltro accompagnato Lutero alla Disputa di Lipzia. Nel 1521 Melantone pubblicò la prima esposizione sistematica della teologia riformata („Loci communes rerum theologicarum“). Egli poneva così i punti fermi della dottrina luterana, la quale sarà via via rielaborata e adattata negli anni 1535, 1543 e 1559.
Fra i riformati vi erano molte differenze, che costrinsero Melantone a molti viaggi e incontri. Nel 1529 Melantone guidò le trattative a Spira, mentre Lutero più prudentemente non volle parteciparvi. Egli partecipò pure nell'ottobre 1530 (questa volta con Lutero) all'incontro di Marburgo, dove incontrò Ulrich Zwingli e a quelli di Worms e Regensburg. Il suo obiettivo principale rimase sempre introdurre le riforme senza ricorrere alla violenza e salvaguardare l'unità della Chiesa. A ciò corrispose un atteggiamento più conciliante rafforzato dalle sue indubbie capacità diplomatiche. Il risultato di tali incontri: i „Torgauer Artikel“, la „Confessio Augustana“, l'„Apologia della Confessio Augustana“ e il „Tractatus de potestate papae , divennero, grazie alla sua abilità, i testi basilari riconosciuti della confessione luterana e contribuirono al successo stesso della Riforma.
Se fu possibile trovare un accordo su molti aspetti: il battesimo, la confessione, rimase, invece, aperta la questione dell'eucaristia e della presenza reale di Cristo nell'ostia consacrata o soltanto simbolica. Tale punto sarà lo spartiacque fra le chiese luterane e quelle riformate (calviniste e zwingliane).
Anche in seguito Melantone proseguì la propria politica conciliante e di unificazione, come emerge, ad esempio, nei due scritti all'arcivescovo di Colonia Hermann V. von Wieddel redatti nel 1543 con Martin Bucer.
Gli ultimi anni di Melantone furono pertanto amareggiati anche da controversie con i luterani più accesi che lo accusavano di tradimento a fronte di ogni minimo gesto di tolleranza verso usanze o costumi ritenuti ormai papisti, in particolare apparvero moderate le posizioni di Melantone sul ruolo della Chiesa e sulla funzione delle opere. Ciò non gli permise tuttavia neppure di sottrarsi all'accusa contraria, ossia di essere un criptocalvinista, per quanto riguardò invece la sua posizione sull'eucaristia.
Dopo la morte di Lutero nel 1546, Melantone fu unanimemente riconosciuto come guida del movimento protestante, I suo sforzi di conciliazione caddero tuttavia nel vuoto, tanto che, proprio in quel periodo, nel 1546-1547 si giunse alla Guerra di Smalcalda fra l'Imperatore Carlo V e i principi luterani.
* 1588 - Paolo Veronese al secolo Paolo Caliari (Verona, 1528 – Venezia, 19 aprile 1588) è stato un pittore italiano del Rinascimento.
Divenne noto come "Il Veronese" per via della sua città di origine, Verona, anche se spese gran parte della sua carriera a Venezia.
Figlio di un Gabriele scalpellino, già nel 1541 era discepolo e aiuto di Antonio Badile; la sua prima opera d'impegno è del 1548 (Pala Bevilacqua-Lazise). Negli anni successivi lavorò a Castelfranco per i Soranzo (1551) e per il cardinale Ercole Gonzaga a Mantova (1552), trasferendosi poi a Venezia a dipingere per il Palazzo Ducale (1553). Dopo una breve pausa a Verona, nel 1556 si trasferì definitivamente a Venezia, dove partecipò alla decorazione del soffitto della Biblioteca Marciana.
A Venezia rimase fino alla morte, pur non trascurando incarichi esterni (Villa Barbaro a Maser, 1561, pale per Padova, Verona, Vicenza). Nel 1566 aveva sposato Elena Badile, figlia di Antonio, da cui ebbe, tra i numerosi figli, Gabriele (n. 1568) e Carletto (1570-1596) che con il fratello Benedetto furono i suoi principali collaboratori.
La gran parte dei lavori del Veronese sono realizzati in uno spettacolare e colorato stile manierista veneziano.
▪ 1768 - Giovanni Antonio Canal, meglio conosciuto come il Canaletto (Venezia, 7 ottobre 1697 – Venezia, 19 aprile 1768), è stato un pittore e incisore italiano, noto soprattutto come vedutista.
I suoi quadri, oltre a unire nella rappresentazione topografica architettura e natura, risultavano dall'attenta resa atmosferica, dalla scelta di precise condizioni di luce per ogni particolare momento della giornata e da un'indagine condotta con criteri di scientifica oggettività, in concomitanza col maggiore momento di diffusione delle idee razionalistiche dell'Illuminismo. Insistendo sul valore matematico della prospettiva, l'artista, per dipingere le sue opere si avvaleva talvolta della camera ottica.
▪ 1824 - George Gordon Noel Byron, sesto Barone di Byron, da cui il nome Lord Byron (Londra, 22 gennaio 1788 – Missolungi, 19 aprile 1824), è stato un poeta e politico inglese.
A causa della vita dissoluta del padre, il capitano John Byron, detto "Mad Jack" ("Jack il Matto"), trascorse l'infanzia ad Aberdeen, in Scozia, presso la madre Catherine Gordon of Gicht, in ristrettezze economiche. Qui nacque in lui l'ammirazione per il paesaggio marittimo e montano, e la fede calvinista nella predestinazione della colpa.
Cominciò a scrivere versi dodicenne, a causa dell'infatuazione per una cugina. Un'altra parente lasciò nel suo spirito tracce indelebili. Entrò nel 1805 al Trinity College di Cambridge, e l'anno dopo pubblicò in forma anonima Fugitive Pieces, ben presto ripudiati e riscritti nel 1807 col titolo di Poems on various occasions, sempre anonimamente.
Nella terza ristampa, col titolo di Hours of Idleness (Ore d'Ozio), apparve il suo nome, e la bocciatura dell'opera da parte di Edinburgh Reviews gli ispirò English Bards and Scotch Reviewers, in cui attaccò senza pietà tutti gli autori del suo tempo, tranne Alexander Pope e la sua scuola. In quest'opera si delineano le sue qualità di scrittore: la satira feroce e la misantropia.
Nel 1808 si trasferì nel castello di famiglia a Newstead Abbey, lasciatogli dal prozio William (1722 - 1798), detto "The Wicked" ("Il Malvagio"), e l'anno seguente occupò il suo seggio alla Camera dei Lord.
Dopodiché partì per un lungo viaggio all'estero, come era usanza dell'aristocrazia britannica. Accompagnato da John Cam Hobhouse salpò da Falmouth il 2 luglio 1809 per Lisbona, poi Siviglia, Cadice e Gibilterra. Giunti a Malta il 19 agosto, vi soggiornarono circa un mese, prima di ripartire per Preveza, porto dell'Epiro, raggiunto il 20 settembre 1809. Di lì a Giannina, ove incontrò Alì Pascià. Byron rientrò in Gran Bretagna nel luglio 1811, ma non riuscì ad assistere la madre malata che morì prima che il figlio potesse raggiungerla.
Presto si mise in luce per i suoi discorsi, tra cui quello famoso contro la repressione del luddismo del 1812, contemporaneo all'uscita dei primi due canti del Pellegrinaggio del cavaliere Aroldo. Inaspettato arrivò il successo, a cui si accompagnò il trionfo mondano. Apice del suo periodo londinese fu la relazione con Lady Caroline Lamb, la dama più ammirata del momento. Numerose le opere uscite dal giugno 1813 all'agosto 1814: The Giaour, The Bride of Abydos, The Corsair, Lara, tutte improntate al melodramma romantico.
L'anno seguente sposa Annabella Milbanke, un'ereditiera dedita a studi di matematica. Dall'improbabile unione, naufragata ben presto, Byron si attendeva forse una sistemazione sociale duratura. Ma già nel 1816, benché padre di Augusta Ada, destinata a diventare Lady Lovelace e intima di Charles Babbage, vide la moglie e la figlia abbandonare la sua casa, sotto l'ombra di fondatissimi sospetti di una relazione incestuosa con Augusta Leigh, figlia di un precedente matrimonio del padre, di cui qualcuno disse fu portata sotto i riflettori per tacitare un altrettanto fondata accusa di rapporti omosessuali.
Costretto dallo scandalo all'esilio, il 24 aprile 1816 lasciò per sempre l'Inghilterra. Dopo un breve soggiorno in Belgio, per visitare il campo di Waterloo, accompagnato dallo Hobhouse si diresse in Svizzera, a Ginevra, dove abitò nella villa dell'italiano Diodati. Qui lo raggiunsero il poeta Percy Bysshe Shelley con la fidanzata Mary Godwin Wollstonecraft e la sorellastra di lei Mary Jane Clairmont, detta Claire. Quest'ultima l'aveva già conosciuta in Inghilterra, poco prima di partire, e con lei aveva avuto un breve flirt; durante il soggiorno in Svizzera Claire rimane incinta del poeta. Nasce una bambina, Allegra, nel gennaio del 1817: Byron la mise nel convento di Bagnacavallo, in Romagna, in cui morì giovanissima. Visita il Castello di Chillon, dove lascia graffito il suo nome e, sempre nel corso del soggiorno ginevrino scrive Il prigioniero di Chillon (The prisonner of Chillon), uscito nel dicembre 1816, e The dream oltre ad alcuni capitoli dell'Aroldo e del Manfredi. Quest'ultimo probabilmente risente del Faust di Goethe, che aveva conosciuto poco prima, e che, secondo alcuni critici, evidenzia il bruciante dolore per la separazione da Augusta.
Nel 1817 si trasferì a Mira, un paese a 20 km da Venezia, e poi a Venezia, dove risiedette per tre anni. Qui apprese l'armeno, l'italiano e il veneto, e lavorò all'Aroldo, a Beppo, e ai primi due canti del Don Juan, che fecero furore in Inghilterra, pur se pubblicati anonimi nel 1819. A Venezia conobbe la diciottenne Teresa Gamba in Guiccioli, moglie di un ricco ravennate: Teresa divenne un'inseparabile compagna, tant'è che Byron si trasferì a Ravenna, dove scrisse altri tre canti del Don Juan, dedicandosi nel contempo al teatro di tipo alfieriano, come testimoniano Marin Faliero, Sardanapalo e I due Foscari, tutti del 1821. Fece anche un viaggio a Ferrara e visitò la Cella del Tasso dove si fece rinchiudere e dove scrisse Il lamento del Tasso.
Tra il 1820 e il 1821 entra nella carboneria attraverso i contatti del fratello di Teresa, il conte Gamba. Il fallimento delle agitazioni e la confisca dei beni dei Gamba, cui si aggiunse la separazione di Teresa dal marito, costrinsero i tre a rifugiarsi a Pisa, dove Byron giunse nel novembre dopo aver pubblicato Cain. A Pisa, oltre a Werner or the Inheritance, scrive Deformed Transformed e altri quattro canti del Don Juan. In seguito a una rissa tra un suo domestico e un sottufficiale dei dragoni per questioni di uniforme di fronte al Caffè dell'Ussero, Byron è costretto a trasferirsi a Livorno, soggiornando nella Villa Dupouy.
Nel 1822 trascorre un periodo a Porto Venere dove si dedica allo scrivere e alla pratica del nuoto di cui è appassionato cultore. Secondo un aneddoto avrebbe addirittura attraversato a nuoto il golfo, nuotando per otto chilometri fino a San Terenzo, per andare a trovare i coniugi Shelley, che già aveva incontrato a Ginevra.
Ospite nella loro casa, inizia la pubblicazione di un periodico "Liberal" con Leigh Hunt, su cui appare The Vision of Judgement, in aspra polemica col Poeta Laureato Southey, che aveva pubblicato un omonimo lavoro in memoria di Giorgio III. Inutile parlare sia della sfacciata adulazione di quest'ultima che della cinica versione byroniana.
Sullo stesso Liberal venne pubblicato Heaven and Earth - A Mistery, che suscitò in Goethe il commento: "avrebbe potuto essere opera di un vescovo". Profonda infatti fu la conversione religiosa di Byron in seguito alle morti quasi contemporanee della figlia Allegra e degli Shelley.
Byron abbandonò il Granducato di Toscana per Genova allorché i Gamba vennero espulsi, e convinta Teresa a tornare a Ravenna, benché reduce da una malaria nel 1823 egli s'imbarcò con il conte Gamba e Trelawney per Cefalonia. Qui si andava formando tra aspre divergenze d'idee una compagine inglese a sostegno della guerra d'indipendenza greca contro l'Impero Ottomano. Byron lasciò l'isola su invito di Alessandro Maurocordato, liberatore della città di Missolungi dall'assedio ottomano.
Sbarcò a Patrasso nel gennaio del 1824, dove visse gli ultimi mesi della sua esistenza, tra gli aspri contrasti dei ribelli. In seguito a una febbre reumatica tramutatasi in meningite, morì delirante a Missolungi, il 19 aprile. Con sé aveva il manoscritto dell'incompleto XVII canto del Don Juan. La salma venne tumulata nella cappella di famiglia di Newstead, già venduta nel 1818; i suoi resti vennero trasferiti in seguito nella Chiesa di Hucknall.
▪ 1881 - Benjamin Disraeli, Primo Conte di Beaconsfield (Londra, 21 dicembre 1804 – Londra, 19 aprile 1881), è stato un politico e scrittore britannico.
Ha fatto parte del Partito Conservatore ed è stato Primo Ministro del Regno Unito due volte: dal 27 febbraio al 3 dicembre 1868 e dal 20 febbraio 1874 al 23 aprile 1880.
Nato da una famiglia di ebrei sefarditi di origine italiana (ma di antica ascendenza spagnola), si convertì alla fede anglicana. Ben presto Disraeli entrò nella vita politica nelle file dei Whigs (liberali) per poi passare ai conservatori a seguito di un rovescio elettorale. Eletto alla Camera dei Comuni nel 1837, ricoprì la carica di cancelliere dello scacchiere nel primo e secondo governo Derby. Tra il 1859 ed il 1867 fu uno dei capi dell'opposizione al governo liberale in carica e nel 1868 divenne primo ministro, per cadere poco dopo a causa di una riforma elettorale che riportò al governo i liberali. Eletto nuovamente primo ministro nel 1874, si distinse per un politica estera vigorosamente imperialistica.
Nel 1875 acquistò da Ismail Pascià i 9/20 delle azioni del canale di Suez, aprendo in tal modo alla penetrazione britannica nell'Africa Orientale e Settentrionale. Nel 1876 fece proclamare la regina Vittoria imperatrice delle Indie. Durante la guerra turco russa del 1877-1878 impedì all'imperatore Alessandro II di occupare Costantinopoli e al Congresso di Berlino riusci a far rivedere il trattato di Santo Stefano annullando tutti i vantaggi conseguiti dalla Russia e aumentando l'influenza britannica in Turchia dalla quale si fece cedere Cipro.
In politica interna attuò delle misure economiche atte ad andare incontro ai ceti più disagiati ed allargò la base censoria dei cittadini con diritto di voto.
Nel 1880 fu inaspettatamente sconfitto dai Liberali di William Ewart Gladstone e si ritirò.
▪ 1882 - Charles Robert Darwin (Shrewsbury, 12 febbraio 1809 – Londra, 19 aprile 1882) è stato un biologo, geologo, zoologo e botanico britannico, celebre per aver formulato la teoria dell'evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale agente sulla variabilità dei caratteri (origine delle specie), e per aver teorizzato la discendenza di tutti i primati (uomo compreso) da un antenato comune (origine dell'uomo). Pubblicò la sua teoria sull'evoluzione delle specie nel libro L'origine delle specie (1859), che è rimasto il suo lavoro più noto. Raccolse molti dei dati su cui basò la sua teoria durante un viaggio intorno al mondo sulla nave HMS Beagle, e in particolare durante la sua sosta alle Isole Galápagos.
VITA E OPERE (A cura di R. Cattania)
Charles Darwin nacque il 12 febbraio 1809 a Shrewsbury, cittadina vicina a Birmingham.
Indirizzato dal padre agli studi di medicina, egli focalizzò ben presto i propri interessi sulla storia naturale e venne a conoscenza delle idee che iniziavano a circolare in zoologia e botanica, in particolare la teoria di Jean Baptiste Lamarck, che però non lo colpì in modo particolare.
Alla fine del 1827, a causa dei deludenti risultati scolastici, il padre decise che Charles si sarebbe dedicato alla vita ecclesiastica e lo mandò a Cambridge per proseguire gli studi; qui frequentò lezioni di botanica, iniziò a collezionare e classificare insetti e apprese le prime conoscenze di geologia, partecipando a una breve spedizione geologica nel Galles del Nord.
Il 21 dicembre 1831 s'imbarcò come naturalista sul brigantino Beagle, attrezzato per compiere ricerche scientifiche e rilevazioni geografiche: il viaggio intorno al mondo durerà fino al 2 ottobre 1836.
Nel corso di questo viaggio, Darwin raccolse un'ingente quantità di materiale e compì numerose osservazioni: a ogni tappa scendeva a terra e conduceva esplorazioni all'interno, raccoglieva e catalogava campioni di specie animali e vegetali, di cui descriveva le abitudini. Nel 1839 pubblicherà, con il titolo Viaggio di un naturalista intorno al mondo, il diario di queste esplorazioni; ma già al ritorno in Inghilterra i resoconti che aveva inviato ai suoi corrispondenti lo avevano fatto conoscere negli ambienti scientifici.
Fu nel corso del viaggio sul Beagle e negli anni immediatamente successivi che Darwin, sulla base delle osservazioni compiute, giunse alla conclusione che le specie si modificano gradualmente; gli anni successivi saranno dedicati all'elaborazione della teoria dell'evoluzione, con un intenso lavoro di riflessioni e osservazioni.
Particolare rilievo ebbe l'attività di raccolta di dati, tesa alla documentazione dei diversi aspetti della teoria, quali la distribuzione geografica delle specie, le leggi della variazione, la divergenza dei caratteri, l'estinzione delle specie meno adatte, e così via.
Darwin dedicò otto anni al lavoro sistematico ai cirripedi, una classe di organismi ancora poco studiata; realizzò anche un allevamento di colombi, con razze provenienti da diverse parti del mondo, per studiarne somiglianze e differenze e condurre esperimenti di selezione artificiale. L'accettazione della teoria dell'evoluzione aveva infatti posto un problema: se le specie non sono state create così come le conosciamo da un Creatore divino, come spiegare il loro adattamento all'ambiente in cui vivono?
La soluzione venne dall'analogia tra la selezione operata dall'uomo per migliorare le razze domestiche e quella che avviene in natura. La lettura del Saggio sul principio di popolazione di Thomas Robert Maltus gli suggerì il meccanismo attraverso cui la selezione agisce in natura: la lotta per la sopravvivenza.
Nel 1859, dopo oltre vent'anni di elaborazione, uscì On the Origin of Species by Means of Natural Selection (L’origine delle specie per mezzo della selezione naturale); seguiranno anni di discussioni accanite e decise prese di posizione, con una sostanziale accettazione, nell'ambito scientifico, dell'idea di evoluzione, mentre maggiori resistenze incontrò il concetto di "selezione naturale".
Molto più decisa fu l'opposizione degli ambienti religiosi, che restavano legati all'interpretazione letterale della Bibbia, alla quale la dottrina darwiniana si opponeva in maniera radicale.
Darwin non si limitò a fornire innumerevoli prove dell'evoluzione come principio coordinante della storia della vita e a sviluppare la teoria della selezione naturale, ma diede contributi altrettanto importanti con i concetti di evoluzione ramificata, che implica la discendenza da un'origine comune di tutte le specie viventi, e di evoluzione graduale, contrapposta a quella a salti (mutazionismo).
In seguito, Darwin affrontò anche il tema dell'origine dell'uomo: in Descent of Men and Selection in Relation to Sex (L'origine dell'uomo e la selezione sessuale) formulò la concezione naturalistica dell'uomo e illustrò il principio di continuità con gli animali.
Si chiese anche quale fosse il valore da attribuire alle razze umane e giunse alla conclusione della discendenza da un unico ceppo comune, con successiva diversificazione: da qui l'introduzione del concetto di popolazione, che rende conto della variazione delle caratteristiche umane.
L'autore dell'Origine delle specie si preoccupò di elaborare una metodologia per la scienza della vita, che non può essere ridotta alle leggi della chimica e della fisica; egli può essere considerato il fondatore di un nuovo ramo della filosofia della scienza, la filosofia della biologia, che ha avuto una profonda influenza nello sviluppo del metodo scientifico in diverse discipline come la biologia evoluzionistica, la paleontologia, la geologia e la cosmologia. Altre opere di Darwin degne di essere ricordate sono Espressione dei sentimenti nell'uomo e negli animali e Le variazioni degli animali e delle piante allo stato domestico.
IL PENSIERO (A cura di G. Tortora)
Dal suo viaggio, Darwin tornò con molti appunti e con la convinzione che in campo biologico c'è stata evoluzione delle specie nel corso del tempo: questo solo poteva spiegare la successione delle forme viventi in uno stesso luogo, documentata dall'esistenza di fossili, e la distribuzione attuale delle specie viventi. Ma tale convinzione doveva essere argomentata a dovere: bisognava studiare soprattutto la riproduzione e le leggi dell'adattamento all'ambiente da parte degli organismi viventi. Continuò cosí in patria la sua osservazione e procedette a varie sperimentazioni.
Evidentemente fatti come questi (cioè quelli osservati durante il viaggio) e molti altri si potevano spiegare supponendo che le specie si modificassero gradualmente; e questo pensiero mi ossessionava. Ma era ugualmente evidente che né l'azione delle condizioni ambientali, né la volontà degli organismi (specialmente nel caso delle piante) potevano servire a spiegare tutti quegli innumerevoli casi di organismi di ogni tipo mirabilmente adattati alle condizioni di vita... Questi adattamenti mi avevano sempre vivamente colpito, e mi sembrava che finché essi non fossero stati spiegati sarebbe stato inutile cercare di dimostrare con prove indirette che le specie si sono modificate. Dopo il mio ritorno in Inghilterra pensai che se avessi lavorato come aveva fatto Lyell nel campo della geologia, cioè raccogliendo tutti i fatti che hanno avuto relazione con la variazione degli animali e delle piante sia allo stato domestico sia in natura, avrei potuto portare qualche luce sull'argomento. Lavorai secondo i principi baconiani, e, senza seguire alcuna teoria raccolsi quanti piú fatti mi fu possibile, specialmente quelli relativi alle forme domestiche, mandando formulari stampati, conversando con i piú abili giardinieri e allevatori di animali, e documentandomi con ampie letture. (Autobiografia)
E proprio la documentazione relativa alle forme viventi domestiche gli fece balenare in mente la possibile soluzione. Giardinieri e allevatori ottengono variazioni nelle forme biologiche con la selezione artificiale; forse allora le variazioni verificatesi, nel corso del tempo, in natura sono dovute ad una selezione naturale.
Non tardai a rendermi conto che la selezione era la chiave con cui l'uomo era riuscito ad ottenere razze utili di animali e piante. Ma per qualche tempo mi rimase incomprensibile come la selezione si potesse applicare ad organismi viventi in natura. (Autobiografia)
La conferma teorica del fatto che in natura agisce una legge generale di selezione naturale gli venne dalla lettura di un'opera che non rientrava immediatamente nell'orizzonte dei suoi interessi scientifici.
Nell'ottobre 1838 ... lessi per diletto il libro di Malthus sulla Popolazione, e poiché, date le mie lunghe osservazioni sulle abitudini degli animali e delle piante, mi trovavo nella buona disposizione mentale per valutare la lotta per l'esistenza cui ogni essere è sottoposto, fui subito colpito dall'idea che, in tali condizioni, le variazioni vantaggiose tendessero ad essere conservate, e quelle sfavorevoli ad essere distrutte. Il risultato poteva essere la formazione di specie nuove. Avevo dunque ormai una teoria su cui lavorare. (Autobiografia)
Sicché, riordinando le informazioni ch'egli aveva parzialmente raccolto e catalogato, arrivò alle seguenti conclusioni: la variazione delle condizioni ambientali e l'accrescimento numerico degli individui di una stessa specie pongono agli organismi viventi «problemi di adattamento»; essi vivono una vera «lotta per l'esistenza»; quelli che riescono a produrre in sé le variazioni (nella loro organizzazione biologica e nelle loro funzioni) adatte alle nuove condizioni, sopravvivono; quelli che non vi riescono arrivano fino all'estinzione; in quelli che sopravvivono i nuovi caratteri acquisiti, stabilizzatisi, si trasmettono «per ereditarietà»; quando essi sono stati acquisiti in modo irreversibile, possono costituire una trasformazione anche tanto radicale da rappresentare una vera mutazione della stessa specie, cioè essi possono dare «origine ad una nuova specie». Con ciò Darwin aveva spiegato la selezione naturale e aveva dato un fondamento all'evoluzionismo; ma non tutti i quesiti erano risolti:
In quel tempo però non afferrai un problema molto importante ... Mi riferisco alla tendenza degli organismi discendenti da uno stesso ceppo a divergere nei loro caratteri, quando si modificano. Che essi si siano molto differenziati è provato dal fatto che le specie di tutti i tipi possono essere riunite in generi, i generi in famiglie, le famiglie in sottordini, e cosí via... La soluzione secondo me consiste nel fatto che la discendenza modificata delle forme dominanti e in via di sviluppo tende ad adattarsi a parecchi luoghi che hanno caratteristiche molto diverse nell'economia della natura. (Autobiografia)
Era dunque spiegata, con la stessa teoria. anche la diversificazione, la differenziazione nell'ambito della stessa specie. Tutto questo Darwin scrisse nell'opera Origine delle specie, libro che ebbe subito un notevole successo di vendite, e trovò fortuna anche all'estero, tanto che in breve tempo fu tradotto in molte lingue. Tra l'altro Darwin osserva con divertito stupore:
Ne è comparso anche un saggio in ebraico, in cui si dimostra che la mia teoria è contenuta nel Vecchio Testamento! (Autobiografia)
Ma quel libro trovò anche irriducibili avversari. Infatti esso poneva il problema della collocazione dell'uomo nella natura. Tale problema «scoppiò» soprattutto quando T. Huxley fece una strenua difesa dell'evoluzionismo; biologo, uomo di ingegno e di cultura, buon oratore, dotato ugualmente di senso dell ironia e di spirito battagliero, Huxley sostenne senza mezzi termini che l'uomo derivava dalle scimmie; tale affermazione fu all'origine di un vivace scontro col vescovo anglicano S. Wilberforce.
Infatti l'evoluzionismo sembrava a molti la negazione dell'origine divina dell'uomo, dell'immortalità dell'anima, e di ogni fondamento della vita morale. Questa convinzione alimentava le discussioni non solo nell'ambito della chiesa anglicana, ma anche nei circoli borghesi e conservatori inglesi, stretti nella difesa della posizione «aristocratica» dell'uomo nella realtà naturale; difesa che trovò una formula efficace nell'affermazione di Disraeli che, fra le scimmie e gli angeli, egli preferiva come antenati gli angeli. Lo stesso Darwin si rendeva conto che la sua teoria sollevava problemi d'ordine morale, religioso, teologico, ... ed anche politico. Infatti anche Marx ed Engels scesero in campo manifestando il loro entusiasmo per il darwinismo, che a loro avviso poteva essere esteso alla concezione della storia e della società; infatti i concetti di selezione naturale e di evoluzione potevano costituire la spiegazione «naturale» dello sfruttamento, della lotta di classe, e, in generale, la base di tutto il materialismo storico-dialettico, smentendo quella che essi definirono «la falsa legge di Malthus», che spiegava la lotta tra gli uomini, semplicisticamente, con la sproporzione tra l'incremento della popolazione e quello dei beni di sussistenza.
Di fronte all'enorme cumulo di questi problemi, proposti da ammiratori e denigratori, Darwin conservò un atteggiamento di serietà scientifica, cercando di ribadire e confermare la validità della sua teoria limitatamente al campo biologico (col che, evidentemente, raffreddò gli entusiasmi di Marx). Nell'opera L'origine dell'uomo, egli infatti sostenne:
La conclusione principale a cui siamo giunti qui... è che l'uomo è disceso da qualche forma meno altamente organizzata. Le basi di questa conclusione non saranno mai scosse, data la intima somiglianza tra l'uomo e gli animali inferiori, nello sviluppo embrionale ed in infiniti punti di struttura e di costituzione, sia di grande che di lieve importanza; i rudimenti che l'uomo conserva e le anormali reversioni a cui è occasionalmente soggetto, son tutti fatti che non si possono confutare. Essi sono noti da lungo tempo, ma fino a poco fa non ci dicevano niente sull'origine dell'uomo. Ma ora, visti alla luce delle nostre conoscenze di tutto il mondo dei viventi, il loro significato non può sfuggire. Il grande principio dell'evoluzione domina chiaro e fermo, quando questi gruppi di fatti son considerati in rapporto con altri, quali le affinità reciproche dei membri dello stesso gruppo, la loro distribuzione geografica nel passato e nel presente, e la loro successione geologica. Non si può assolutamente pensare che tutti questi fatti dicano il falso. Chi non si accontenta di pensare (come un selvaggio) che i fenomeni naturali non sono collegati, non può credere che l'uomo sia opera di un atto separato di creazione. Egli sarà costretto ad ammettere che l'intima rassomiglianza dell'embrione umano con quello, ad esempio, di un cane, la struttura del cranio, delle membra, dell'intera forma somatica dell'uomo ripete lo stesso modello di quella degli altri mammiferi (indipendentemente dall'uso a cui le singole parti sono destinate), la ricomparsa occasionale di varie strutture, per esempio, di parecchi muscoli che normalmente non sono presenti nell'uomo, ma che sono normali nei quadrumani, ed una quantità di fatti analoghi, tutti portano nella maniera piú evidente alla conclusione che l'uomo discende da un progenitore comune agli altri mammiferi. (L'origine dell'uomo)
Pertanto, come nei regni vegetale ed animale, cosí anche in quello degli organismi umani dominano le leggi dell'ereditarietà, della lotta per l'esistenza e della selezione naturale.
Abbiamo visto che l'uomo presenta continuamente differenze individuali in tutte le parti del corpo e nelle facoltà mentali. Queste differenze o variazioni dipendono dalle stesse cause generali e obbediscono alle stesse leggi che negli animali inferiori. In entrambi i casi valgono le stesse leggi dell'eredità. L'uomo tende a moltiplicarsi molto al di là dei suoi mezzi di sussistenza, e di conseguenza è soggetto occasionalmente ad una grave lotta per l'esistenza e la selezione naturale agisce su tutto ciò che è nel suo campo d'azione. Non è affatto necessaria una successione di variazioni molto spiccate di natura simile, piccole, fluttuanti differenze individuali bastano per l'azione della selezione naturale; non vi è ragione di pensare che nella stessa specie tutte le parti dell'organizzazione tendano a variare nello stesso grado. Possiamo esser certi che gli effetti ereditari del continuo uso o disuso di parti agiscono intensamente nella stessa direzione della selezione naturale. Modificazioni dapprima importanti, anche quando non servono piú in qualche funzione particolare, rimangono per lungo tempo ereditarie. Quando una parte si modifica, altre parti cambiano per principio di correlazione, di cui abbiamo esempi in molti strani casi di mostruosità correlative. Si può attribuire qualche effetto all'azione diretta e definita delle condizioni ambientali, come l'abbondanza di cibo, il caldo o l'umidità; infine molti caratteri di leggera importanza fisiologica ed alcuni invece di notevole valore sono stati acquisiti per selezione sessuale. (L'origine dell'uomo)
Anzi, proprio in virtù delle leggi generali dell'evoluzione è possibile spiegare le differenze tra le diverse razze umane, e ricondurre queste ad un unico ceppo.
Mediante i mezzi prima detti e con l'aiuto forse di altri non ancora scoperti, l'uomo si è elevato al suo stato attuale. E dal momento in cui ha raggiunto il suo posto di uomo, si è distinto in razze, o, come si possono chiamare piú propriamente, sotto-specie differenti. Alcune di queste, come i negri e gli Europei, sono cosí diverse tra di loro, che se si portassero ad un naturalista degli esemplari, senza nessun'altra notizia, egli le giudicherebbe senza dubbio come specie differenti. Nondimeno tutte le razze umane concordano in tanti insignificanti dettagli strutturali e in tante particolarità mentali, da poterle soltanto attribuire all'eredità da un comune progenitore; un progenitore con queste caratteristiche avrebbe probabilmente meritato il posto di uomo. (L'origine dell'uomo)
Ed è possibile pure individuare gli «antenati» prossimi e remoti dando loro una collocazione nella «serie zoologica».
Se consideriamo la struttura embriologica dell'uomo, le analogie con gli animali inferiori, i rudimenti che conserva, e la reversione cui è soggetto, possiamo in parte immaginare la condizione primitiva dei nostri progenitori e possiamo approssimativamente collocarli in un posto appropriato nella sene zoologica. Impariamo cosí che l'uomo è disceso da un quadrupede peloso, provvisto di coda, probabilmente con l'abitudine di vivere sugli alberi e che abitava il Vecchio Continente. Se un naturalista avesse esaminato l'intera struttura di questo essere l'avrebbe classificato tra i Quadrumani, con la stessa sicurezza con cui avrebbe classificato l'ancora piú antico progenitore delle scimmie del Vecchio e del Nuovo Continente. I quadrumani e tutti i mammiferi piú elevati derivano probabilmente da qualche antico marsupiale e questo, attraverso una lunga discendenza di forme che andavano divergendo, da qualche creatura simile agli Anfibi, e questi ancora da qualche animale simile ai pesci. Nella profonda oscurità del passato, possiamo intravedere che il primo progenitore di tutti i Vertebrati deve essere stato un animale acquatico, provvisto di branchie, coi due sessi riuniti nello stesso individuo e con la maggior parte degli organi piú importanti (come il cervello e il cuore) imperfettamente o per nulla sviluppati. Questi animali dovevano esser piú simili alle attuali ascidie di mare che a qualsiasi altra forma conosciuta. (L'origine dell'uomo)
Certo, restano da «spiegare» le qualità intellettuali e morali, e le attitudini e capacità ad esse connesse, che sembrano essere caratteristiche specifiche ed esclusive dell'uomo. Ma Darwin non si sottrasse a questo compito. Egli infatti sostenne che le qualità morali sono espressione matura di istinti sociali propri anche degli animali, di quegli istinti per i quali gli animali si aggregano, ad esempio, secondo «vincoli familiari». E quanto alle facoltà intellettuali superiori (raziocinio, astrazione, autocoscienza), esse sono l'esito del miglioramento di quelle facoltà mentali che anche gli animali mostrano di possedere attraverso il linguaggio e l'arte con cui organizzano la loro vita.
Dopo essere giunti a questa conclusione sull'origine dell'uomo, la piú grande difficoltà che si presenta rimane l'alto livello delle nostre facoltà intellettuali e morali. Chiunque ammetta l'evoluzione sa che le facoltà mentali degli animali superiori, le quali sono della stessa specie di quelle dell'uomo, sebbene di grado cosí differente, sono suscettibili di progredire. Cosí il divario tra le facoltà mentali di una delle scimmie piú elevate e quelle di un pesce, oppure quelle di una formica e di un coccus, è immenso; inoltre il loro sviluppo non offre nessuna speciale difficoltà, infatti negli animali domestici le facoltà mentali sono variabili e le variazioni sono ereditarie. Nessuno dubita che le facoltà mentali sono della massima importanza per gli animali allo stato naturale. Vi sono quindi tutte le condizioni per il loro sviluppo mediante la selezione naturale. La stessa conclusione si può estendere all'uomo: l'intelletto deve essere stato molto importante per lui anche in un periodo molto remoto, perché gli ha permesso di inventare e usare il linguaggio, di costruire armi, utensili, trappole, ecc., in modo che con l'aiuto della sua abitudine di vivere in società, egli molto tempo fa riuscí a dominare tutti gli esseri viventi. Un grande passo nello sviluppo dell'intelletto si ebbe non appena entrò in uso il linguaggio, per metà arte e per metà istinto; infatti il continuo uso del linguaggio deve aver agito sul cervello e determinato un effetto ereditario; e questo a sua volta ha agito sul miglioramento del linguaggio. La grandezza del cervello dell'uomo, relativamente al corpo, in confronto agli animali inferiori, può attribuirsi in massima parte ad un primitivo uso di una semplice forma di linguaggio, quel congegno meraviglioso che assegna parole ad ogni sorta di oggetti e di qualità, e suscita una serie di pensieri che non sorgerebbero mai dalla pura impressione dei sensi, o anche se si formassero non avrebbero alcun seguito. Le facoltà intellettuali piú elevate dell'uomo, come il ragionamento, l'astrazione, e la coscienza, probabilmente derivarono dal continuo miglioramento ed esercizio delle facoltà mentali. (L'origine dell'uomo)
L'uomo dunque, per Darwin, è un essere «superiore», ma le sue origini biologiche sono animalesche; il che non deve procurar vergogna; anzi egli rappresenta proprio la punta piú avanzata dell'evoluzione naturale.
▪ Pierre Curie (Parigi, 15 maggio 1859 – Parigi, 19 aprile 1906) è stato un fisico francese.
Dopo aver studiato alla facoltà di scienze di Sorbona, si laureò in fisica nel 1878. Divenne in questo modo professore di fisica e dottore in scienza. Nel 1885 divenne professore alla École supérieure de physique et de chimie industrielles de la ville de Paris. Nel 1900 divenne professore alla facoltà di fisica e nel 1904 ne divenne titolare. I suoi studi furono per gran parte incentrati sulla radioattività, fatti in collaborazione con la moglie Marie Curie, con cui si sposò nel 1895. Proprio grazie a questi studi, fu premiato col Premio Nobel nel 1903 in fisica con la moglie e con Antoine Henri Becquerel. Essi, infatti, scoprirono il polonio ed il radio.
Con la moglie descrisse i metodi di misura della radioattività e le ragioni per cui deve essere considerata una proprietà atomica (oggi diremmo nucleare) e non molecolare.
La radioattività del torio fu osservata in seguito dalla stessa Marie, mentre quelle di attinio e radon furono scoperte nel 1899 rispettivamente dal chimico francese André Louis Debierne (scopritore dell'attinio) e dai fisici inglesi Ernest Rutherford e Frederick Soddy.
Morì tragicamente investito da una carrozza il 19 aprile 1906.
* 1914 - Charles Sanders Peirce (Cambridge, 10 settembre 1839 – Milford, 19 aprile 1914) è stato un matematico, filosofo e semiologo statunitense.
Conosciuto per i suoi contributi, oltre che alla logica, alla epistemologia, Peirce è stato un importante studioso, considerato fondatore del pragmatismo e padre della moderna semiotica (o teoria del segno, inteso come atto che consenta la possibilità di una comunicazione).
Negli ultimi decenni il suo pensiero è stato fortemente rivalutato fino a porlo tra i principali innovatori in molti campi, specialmente nella metodologia della ricerca e nella filosofia della scienza.
Figlio di Benjamin, noto matematico dell'Università di Harvard al quale deve la formazione logico-matematica, dopo aver studiato ad Harvard per due anni, Peirce dal 1861 lavorò per il servizio geodesico e costiero degli Stati Uniti. In questi anni subì, per sua stessa ammissione, l'influsso del movimento trascendentalista e specialmente di Emerson.
Cercò di ottenere una cattedra universitaria di logica ma riuscì ad avere solo degli incarichi provvisori. Tra il 1864 e il 1884, tenne corsi di logica presso la Johns Hopkins University di Baltimora, il Lowell Institute di Boston e la stessa Università di Harvard.
Di grande importanza sono i suoi scritti di logica nei quali Peirce sviluppa i temi della corrente algebrista di George Boole con un originale calcolo delle relazioni (basando le sue ricerche sugli sviluppi dell'algebra booleana) e di Augustus De Morgan.
Nel 1891, ricevuta una piccola eredità, si ritirò a Milford dove trascorse in isolamento e povertà gli ultimi anni della sua vita lasciando numerosi manoscritti importanti per molti settori della filosofia.
In alcuni dei suoi scritti viene gettata la base della corrente filosofica del pragmatismo, in seguito denominata dallo stesso Peirce pragmaticismo.
Egli infatti voleva distinguersi da William James che accusava di aver impoverito il pragmatismo con l'esclusione dal suo fondamento logico-semiotico, considerato la parte fondamentale di una teoria della conoscenza.
Le sue opere sono contenute in una raccolta di scritti a sua firma (i Collected Papers of Ch.S. Peirce), pubblicati a partire dal 1931 (e parte dei quali sono ancora in fase di pubblicazione a cura del Peirce Project della stessa Harvard University).
Teoria
Peirce si dedicò per molti anni all'indagine filosofica intorno ai temi riguardanti in particolar modo gli aspetti logici dell'epistemologia, ovvero della conoscenza scientifica.
Secondo l'autore, il valore conoscitivo delle ipotesi che vengono formulate dipende dal grado di predizione che esse dimostrano; perciò il valore di una ipotesi teorica è dato dalla possibilità o meno che essa fornisca previsioni riguardo al dato fenomeno. In Italia il pragmatismo, o pragmaticismo, di Peirce diede un grande contributo alla ridefinizione dello spazio concesso alla conoscenza scientifica, fondandolo su di una concezione epistemologica che si opponeva sia al determinismo positivista, sia al neoidealismo antiscientifico nato con Croce che caratterizzavano l'Italia di inizio del 20mo secolo.
Pierce evidenziò la natura probabilistica di tutti i procedimenti scientifici, che come tali, devono avvalersi delle tecniche di campionamento. Secondo l'autore, nel mondo non esiste alcuna necessità, ed anzi il mondo è immerso nel dominio del caso, che Pierce denominò tichismo.
Una delle più importanti asserzioni filosofiche di Pierce fu la definizione della credenza come ultimo fine di ogni indagine; l'autore rintracciò alcuni metodi atti all'inquadramento della credenza: quello della tenacia, quello dell'autorità e quello metafisico. Ma tutti questi metodi contengono il difetto intrinseco di non poter essere dichiarati falsi; quindi solo il metodo scientifico può accogliere la correzione e perciò accetta la sua fallibilità. Il fallibilismo fu un elemento prioritario del pensiero di Pierce, allo stesso modo del concetto dell'evoluzione, tipico della sua epoca.
Interpretante
Per quanto riguarda la semiotica ripropose la teoria stoica del significato convertendola alla logica moderna. Il termine interpretante venne coniato da Peirce per significare un'entità mentale che funge da punto soggettivo di collegamento tra un segno e un oggetto, ovvero: qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche aspetto o capacità.
L'interpretante non deve essere confuso con l'interprete. La definizione peirciana di "interpretante" è valida per i segni elementari ma anche per testi semiotici più complessi.
▪ 1967 - Konrad Herman Josef Adenauer (Colonia, 5 gennaio 1876 – Bad Honnef, 19 aprile 1967) fu un politico e statista tedesco e uno dei padri fondatori dell'Unione Europea, insieme al francese Robert Schuman e all'italiano Alcide De Gasperi. Cancelliere della Germania Occidentale dal 1949 al 1963 e leader dell'Unione Cristiano-Democratica (CDU) dal 1950 al 1966, la sua carriera politica si è dipanata per circa 60 anni.
Cattolico praticante, Adenauer entrò nel Partito di Centro (Zentrum) nel 1906 e nello stesso anno fu eletto al consiglio comunale di Colonia. Nel 1909 divenne Vice Sindaco della città. Dal 1917 al 1933 fu Sindaco di Colonia e in quella veste si confrontò col separatismo renano, teso a creare uno stato di Renania facente parte della Germania, ma al di fuori della Prussia. Durante la Repubblica di Weimar Adenauer fu presidente del Consiglio di Stato Prussiano (Preußischer Staatsrat) dal 1922 al 1933, organo che rappresentava le città e le province della Prussia.
L'ascesa del nazismo nel 1933 portò alla sconfitta elettorale dello Zentrum a Colonia e Adenauer - oppositore dichiarato del nazismo - si rifugiò presso l'abbazia di Maria Laach. Dopo la "notte dei lunghi coltelli" fu per breve tempo imprigionato, e negli anni successivi si spostò da una località all'altra, riuscendo poi nel 1937 a riottenere la sua casa che era stata confiscata.
Visse nell'ombra per gli anni successivi, ma dopo il fallito attentato ad Hitler nel 1944 venne di nuovo imprigionato. Non convinto del successo dell'operazione, Adenauer non aveva partecipato al complotto benché alcuni suoi organizzatori gli avessero chiesto di aderirvi. Fu così liberato alcune settimane dopo.
Con la conclusione della guerra, gli statunitensi lo reinsediarono alla carica di sindaco di Colonia, ma l'amministrazione britannica lo licenziò poco più tardi per "incompetenza".
Fondatore della CDU
Dopo le dimissioni da sindaco di Colonia, Adenauer si lanciò nella costruzione di un nuovo partito politico, erede del Partito Cattolico di Centro e che nei progetti di Adenauer avrebbe dovuto accogliere non solo cattolici ma anche protestanti, quindi dal 1945 al 1949 è uno dei massimi artefici della unificazione dei vari gruppi conservatori e cristiano-democratici nati nella Germania occidentale: nasce così l'Unione Cristiano-democratica (Cdu) il maggior partito tedesco di centrodestra, di cui, fin dal 1949, Konrad Adenauer è presidente e leader indiscusso.
Nei cinque anni seguenti, egli lavorò assiduamente per rinforzare il partito e ottenere consensi, cercando inoltre di far prevalere la sua visione ideologica. Quest'ultima era in contrapposizione con quella di molti membri della CDU che propugnavano un'unità tra socialismo e cristianesimo; Adenauer poneva infatti maggiormente l'accento sulla centralità dell'individuo, condannando sia nazismo che socialismo come visioni "materialiste" del mondo nemiche della dignità dell'individuo.
Il ruolo di leader nella CDU gli valse nel 1948 la presidenza del Consiglio Parlamentare fortemente voluto dagli Alleati per la redazione di una carta costituzionale da applicare alle tre aree tedesche sotto controllo occidentale. Dalla posizione di predominio ottenuta, fu facile per Adenauer divenire primo capo del nuovo governo nel maggio 1949, subito dopo l'approvazione della costituzione.
Cancelliere della Germania ovest
Nelle prime elezioni democratiche dall'ascesa del nazismo per l'elezione del Bundestag della Repubblica Federale Tedesca (15 agosto 1949) la CDU emerse come il più forte partito. Theodor Heuss fu eletto Presidente della Repubblica, e Adenauer fu eletto Cancelliere il 16 settembre 1949.
Nel luglio 1951, a seguito di una sua visita ufficiale in Italia, viene formalmente abolito lo stato di guerra tra Germania e Italia.
La politica di Adenauer fu rivolta verso diverse direttrici: in politica interna, costruire una democrazia stabile e rilanciare l'economia in una Germania occidentale distrutta dalla guerra; in politica estera, giungere a una piena riconciliazione con la Francia, schierarsi sempre più verso l'Occidente nell'ambito della divisione dei blocchi ma allo stesso tempo difendere la propria sovranità, entrare con pieni diritti nelle nascenti organizzazioni della NATO e dell'Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea. Adenauer stabilì in Germania un efficiente sistema pensionistico, parte integrante del suo modello di "economia di mercato sociale" realizzato insieme al suo ministro dell'Economia e successore Ludwig Erhard: un modello teso a creare un'economia mista basata su un capitalismo moderato da elementi di welfare sociale e principi cattolici, che consentì il boom economico di quegli anni, il cosiddetto Wirtschaftswunder ("miracolo economico").
La politica di Adenauer fu però esposta anche a non poche critiche. In particolare, è stato detto che la sua aspirazione a una rapida ripresa economica e alla stabilità interna fu realizzata senza tenere conto della necessità di una riunificazione delle due Germanie. Nel corso della Guerra fredda, Adenauer difese il diritto della Germania ovest al riarmo. Quando nel 1952 il dittatore sovietico Stalin propose la riunificazione delle Germanie in un unico stato neutrale e smilitarizzato, Adenauer - appoggiato in questo dagli Alleati - rifiutò la proposta. I critici di Adenauer hanno accusato non solo il suo egoismo nazionalista, ma anche la sua linea politica conservatrice, evidente nel fatto che vari uomini coinvolti nel regime nazista servirono nel suo governo. Le proteste del movimento studentesco degli anni sessanta furono essenzialmente rivolte proprio contro il conservatorismo di Adenauer.
Gli elementi positivi della politica di Adenauer prevalgono oggi nell'opinione comune. I tedeschi in un sondaggio del 2003 lo hanno votato come "il più grande tedesco di tutti i tempi", e in tutta Europa gli è stato riconosciuto il ruolo di primo piano nel processo di integrazione europea, come uno dei "padri fondatori" dell'Unione.
▪ 1973 - Hans Kelsen (Praga, 11 ottobre 1881 – Berkeley, 19 aprile 1973) è stato un giurista austriaco, tra i più importanti del Novecento e maggior esponente del normativismo.
Nacque a Praga nel 1881, in una famiglia ebraica di lingua tedesca. Nel 1884 la famiglia si trasferì a Vienna, dove il giovane Kelsen completò gli studi; studiò scienze giuridiche e si laureò nel 1911 in diritto dello Stato e filosofia del diritto. I suoi interessi si rivolgevano alla filosofia, alla logica, alla matematica e alle scienze naturali. Insegnò inizialmente (dal 1917) a Vienna e poi (dal 1930) a Colonia e, in seguito alla sua emigrazione avvenuta nel 1933, a Berkeley.
Il pensiero
Kelsen è noto come il capostipite novecentesco della dottrina liberal-democratica del diritto su base giuspositivista.
Per Kelsen la legge è norma positiva, cioè "posta" dagli uomini e non dal trascendente. Per il filosofo del diritto, la norma è dover-essere, è necessità contrapposta all'essere, all'esistente.
Diversamente dalla sociologia del diritto, la quale si occupa delle interconnessioni a livello fattuale tra attività positiva del diritto e comportamenti degli uomini, la scienza giuridica dovrebbe invece occuparsi della ricerca, nel mondo delle idee, di una teoria generale del diritto. In questo studio ideale i comportamenti umani rilevano solo di riflesso, in quanto presupposti fattuali per l'applicazione del diritto.
La norma inoltre è relativa, cioè senza alcun fondamento di verità. Non si può parlare, secondo la sua prospettiva, di una legge naturale, almeno non nell'ambito giuridico. Secondo la teoria di Kelsen, infatti, il Diritto è costituito solo ed esclusivamente dalle norme positive e valide dell'ordinamento giuridico, qualsiasi precetto esse contengano. Non a caso la sua teoria viene chiamata Dottrina Pura del Diritto, come una delle sue opere più famose.
Secondo il pensiero kelseniano l'ordinamento giuridico è l'oggetto del diritto, null'altro.
Lo studioso pone come base di ogni ordinamento le norme sulla produzione del diritto oggettivo (le c.d. fonti del diritto) e crea il concetto di Grundnorm (norma fondamentale), norma che pone a fondamento del rispetto dell'ordinamento stesso. In altri termini, ogni norma è giustificata dalla conformità alla norma ad essa superiore gerarchicamente, sino ad una norma cardine (tipicamente uno statuto o una costituzione). L'intero ordinamento, al suo apice, è giustificato da un carattere esterno: l'imposizione coattiva, quella che il giurista chiama efficacia dell'ordinamento (cogenza). L'impostazione prende così, per così dire, un aspetto esteticamente piramidale.
Infine, dal punto di vista della singola norma, Kelsen concepisce il precetto giuridico come obbligo imposto a un soggetto di diritto. Non è quindi possibile ravvisare una chiara distinzione tra varie situazioni giuridiche soggettive, poiché, pur sempre, ciascuna figura soggettiva non è che un obbligo imposto dalla norma che trova (nel caso concreto) applicazione.
La struttura kelseniana è: se A allora B, dove A è il presupposto e B è la coazione (obbligo) della sanzione.
Kelsen fu tra i fondatori della dottrina pura (secondo cui non c'è nessun tipo di rapporto tra diritto e società) e viene considerato uno degli autori della costituzione austriaca del 1920.
L'impatto del pensiero kelseniano è estremamente attuale, infatti esso coinvolge profondamente la filosofia del diritto e la filosofia morale, trovando spesso opposizione in concezioni giusnaturalistiche, le quali vedono la Giustizia immanente e non artificialmente creata dal volere umano.
La teoria delle fonti che sottostà alle idee su esposte ebbe notevole impatto nell'ondata costituzionale successiva alla seconda guerra mondiale, in particolare per quanto concerne la previsione della corte costituzionale negli ordinamenti costituzionali.
Critiche
Uno dei principali "avversari" di Kelsen fu Carl Schmitt. Nel contesto culturale italiano le sue tesi furono molto criticate - in una prospettiva liberale ed individualista - da Bruno Leoni. Inoltre anche Santi Romano e Giuseppe Capograssi criticarono la teoria pura del diritto di Kelsen affermando, sia pure con ricostruzioni teoretiche differenti, che il diritto è frutto dell'evoluzione della società e della storia.
A livello di teoria generale, la dottrina pura del diritto trova una dottrina antitetica nei movimenti che tendono a sottolineare l'effettività del diritto, definendo "giuridico" non tanto ciò che è legale, ma le norme che i giuristi applicano: queste teorie si definiscono del realismo giuridico in particolare scandinavo e americano. Campione del realismo giuridico scandinavo fu peraltro un allievo di Kelsen, il danese Alf Ross, che studiò presso di lui a Vienna prima di trasferirsi a Uppsala e poi a Copenaghen.