Il calendario del 18 Settembre

Fonte:
CulturaCattolica.it
Vai a "Giorno per giorno"

Eventi

▪ 96 - Marco Cocceio Nerva diviene Imperatore romano

▪ 324 - Costantino I sconfigge definitivamente Licinio nella battaglia di Crisopoli, diventando l'unico imperatore dell'Impero romano

▪ 1739 - Firma del Trattato di Belgrado, Belgrado viene ceduta all'Impero Ottomano

▪ 1759 - I britannici catturano Quebec City

▪ 1850 - Il Congresso degli Stati Uniti passa il Fugitive Slave Act

▪ 1851 - Il New York Times inizia le pubblicazioni

▪ 1895 - Daniel David Palmer esegue il primo aggiustamento chiropratico

▪ 1906 - Un tifone seguito da uno tsunami uccide circa 10.000 persone ad Hong Kong

▪ 1914 - Fine della Battaglia dell'Aisne

▪ 1931 - Incidente di Mukden. A seguito del quale il Giappone occupa la Manciuria

▪ 1942 - La Canadian Broadcasting Corporation viene autorizzata a trasmettere

▪ 1943 - Gli Ebrei di Minsk vengono massacrati a Sobibor

▪ 1947 - Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti inizia la sua attività (in precedenza era noto come National Military Establishment)

▪ 1970 - Viene trovato a Londra il cadavere di Jimi Hendrix

▪ 1973 - La Repubblica Federale Tedesca (Germania Ovest) e la Repubblica Democratica Tedesca (Germania Est) vengono ammesse all'ONU

▪ 1975 - Patty Hearst viene arrestata dopo un anno di permanenza sulla lista dei ricercati dell'FBI

▪ 1985 - Steve Jobs si dimette dalla Apple Computer

▪ 1992 - Viene declassificata l'esistenza del National Reconnaissance Office, che operava fin dal 1960

▪ 1997

  1. - Gli elettori del Galles votano Sì (50,3%) ad un referendum sull'autonomia gallese
  2. - Ted Turner dona un miliardo di dollari alle Nazioni Unite

• 1998 - Viene fondato l'ICANN L'ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) è un ente internazionale non-profit, istituito il 18 settembre 1998 per proseguire in numerosi incarichi di gestione relativi alla rete Internet che in precedenza erano demandati ad altri organismi.

Anniversari

▪ 96 - Tito Flavio Domiziano (latino: Titus Flavius Domitianus; Roma, 24 ottobre 51 – Roma, 18 settembre 96) è stato un imperatore romano dal 14 settembre 81 alla sua morte, con il nome di Cesare Domiziano Augusto Germanico (in latino Imperator Caesar Domitianus Augustus Germanicus), ultimo della dinastia flavia.

Personalità di Domiziano
«Domiziano era di alta statura, con un'espressione modesta nel volto che spesso arrossiva, occhi grandi ma miopi. Era bello e ben proporzionato, specie da giovane.»
Come nel caso di Tiberio, Domiziano è stato in parte riabilitato dall'odierna storiografia, sfumandone almeno i connotati più negativi. Infatti, la dinastia Flavia (che proveniva dal ceto medio-basso) era sempre stata vista con diffidenza dall'aristocrazia, che per dodici anni era stata controllata dall'accorta diplomazia di Vespasiano e del figlio maggiore Tito. Domiziano decise invece di tornare alla politica popolare dei Giulio-Claudi, rafforzando i propri privilegi per contrastare l'opposizione dei patrizi, ammantandosi di un'aureola divina e pretendendo di essere chiamato «signore e dio nostro».
Durante la guerra contro gli invasori daci, alcune legioni al comando di Saturnino, governatore della Germania, si ribellarono, costringendolo a firmare una pace prematura e sfavorevole ai romani. Sentendosi tradito, Domiziano fu portato a vedere congiure ovunque, anche oltre la loro reale esistenza, e a difendere ulteriormente il culto della sua personalità. Questa situazione esacerbò il carattere già diffidente dell'Imperatore, che si isolò dal suo ambiente. Gli storici dell'epoca, che gli sono ostili, lo ricordano come un uomo sfuggente, di cui restano poche informazioni personali nonostante i quindici anni del suo regno. Plinio il Giovane scrive che «era sempre alla ricerca di isolamento, senza mai uscire dalla sua solitudine se non per crearne un'altra», mentre Svetonio ricorda che «cenava da solo e fino all'ora di coricarsi altro non faceva se non passeggiare in disparte».
Un curioso aneddoto sui passatempi preferiti di Domiziano è fornito da Aurelio Vittore: «Per qualche ora teneva lontani tutti e si metteva ad inseguire battaglioni di mosche». Su questo fatto ritorna anche Svetonio, scrivendo: «Vibo Crispo, interrogato da un tale se ci fosse qualcuno con l'imperatore, gli rispose: - No, neppure una mosca»: l'aneddoto delle mosche è ricordato anche da Dione Cassio: «Sta per conto suo, non ha con sè nemmeno una mosca».
Quanto alla sua figura, gli storici dell'epoca ricordano l'alta statura, la bellezza, le guance spesso arrossate - particolare scambiato per collera e timidezza - i grandi occhi sormontati da sopracciglia rialzate, lo sguardo inquietante e il tono basso della voce. Piuttosto frugale e sobrio, «dopo la colazione del mattino dove mangiava di buon appetito, per il resto della giornata spesso non prendeva altro se non una mela [...] se dava frequentemente sontuosi festini, li faceva servire alla svelta, senza prolungarli oltre il tramonto».
Riflessivo e dotato di spirito, sembra aver amato la cultura e le tradizioni greche: citava volentieri Omero, fu nominato arconte di Atene e concesse privilegi a Corinto, istituì a Roma giochi ellenici a cui assisteva vestito alla greca ed era devoto soprattutto di Athena. Rinunciò a ogni attività letteraria per dedicarsi interamente al governo, studiando gli atti amministrativi di Tiberio.
Gli storici del tempo lo dipingono così orgoglioso da aver sempre pensato di aver meritato di governare più del padre e del fratello, verso il quale avrebbe mostrato risentimento anche dopo la morte, criticandone gli atti e abolendo le feste in onore dell'anniversario della nascita. Misantropo e collerico, era diffidente delle stesse lodi che gli venivano rivolte: «s'irritava allo stesso modo con chi si mostrava cortigiano e con chi cortigiano non era: secondo lui, gli uni volevano lusingarlo, gli altri disprezzarlo».
Domiziano fu console ininterrottamente dall'anno 82 all'88 e poi nel 90, nel 92 e nel 95: in tutta la sua vita ottenne 17 consolati; nell'85 si fece attribuire la censura perpetua, carica particolarmente importante perché consentiva di condizionare l'attribuzione delle magistrature e la composizione stessa del Senato. Un'iscrizione del 93 lo ricorda «Imperator Caesar, Divi Vespasiani filius, Domitianus Augustus Germanicus, pontifex maximus, tribunicia potestate XII, imperator XXII, consul XVI, censor perpetuus, pater patriae». Da parte sua, la moglie Domizia Longina ottenne il titolo di Augusta.
Essendo entrato, già con la dinastia giulio-claudia, l'uso della divinizzazione post mortem degli imperatori e dei loro diretti famigliari, il culto dei Flavi fu curato da un collegio di quindici sacerdoti, i Sodales Flaviales Titiales, celebrato in un tempio appositamento fatto costruire da Domiziano e dedicato alla dinastia flavia. Sia i figli avuti da Giulia Flavia che quello avuto da Domizia Longina nel 73, morirono prematuramente e l'imperatore, non avendo più eredi diretti, decise che fossero Vespasiano e Domiziano, i figli del cugino Flavio Clemente e della nipote Domitilla, a succedergli, facendoli appositamente educare da Quintiliano.

* 350 - Eustorgio (... – Milano, 18 settembre 350) fu vescovo di Milano dal 344 sino alla sua morte. È venerato come santo della chiesa cattolica, viene festeggiato il 18 settembre.
Dal 345 al 346 e dal 347 al 348, convocò due sinodi diocesani, preoccupandosi della costruzione di alcune chiese e basiliche a Milano. Sant'Atanasio lo definì "difensore del destino" e lo menzionò come uno degli oppositori più accaniti dell'Arianesimo. Sant'Ambrogio lo definì col titolo di "confessore". Il suo nome venne incluso nel Rito ambrosiano e il suo culto a Milano è testimoniato dalla presenza di cinque chiese a lui dedicate (come risulta anche dal Liber Sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero del XII secolo), di cui la più famosa è la Basilica di Sant'Eustorgio.
Già considerato un santo tra V e VI secolo, venne sepolto in un sarcofago con la seguente iscrizione: «Sunt in antiqua membrana cet. versus S. Eustorgii: Virtutum signis pollens Eustorgius almus / digna laude piis en celebrandus adest / Cuius plura quidem clara inter facta beati / insigne hoc unum fama refert populi / Constructam reboans ingentem Caesaris urnam / iussu qua trabeis occuleret proprios / Per comptos artus per sedam denique multis / haud valuisse iugis applicitis vehere / Pontifici demum hanc condonasse benigne / quam parvis vaccis omnipotentis ope / Iunctis quo volvit duxisse proximus in qua / hactenus et summo fultus honore iacet»(Corpus Inscriptionum Latinarum 5,2: vol. V, Inscriptiones Galliae Cisalpinae Latinae, edit by Th. Mommsen, pars II, Inscriptiones regionum Italiae undecimae et nonae, 1877 (impr. iter. 1959.)
Venne sepolto nel cimitero che sorgeva nell'attuale area della Basilica di Sant'Eustorgio, che era collocato all'esterno delle mura romane, lungo la via per Pavia e l'attuale chiesa venne a lui dedicata. Le sue reliquie si trovano oggi nell'altare maggiore della basilica omonima.

La leggenda
La sua leggendaria Vita è datata al XII secolo e esistente oggi in 20 differenti documenti. La leggenda narra che egli, nel 344, avrebbe portato le reliquie dei Re Magi da Costantinopoli a Milano, con due piccole vacche che si sobbarcarono il peso del grande sarcofago di marmo.
Le reliquie dei Magi vennero prese da Milano dall'imperatore Federico Barbarossa e donate all'Arcivescovo di Colonia, Rainaldo di Dassel, nel 1164. Oggi rimane nella basilica il sarcofago vuoto.

▪ 1663 - Giuseppe da Copertino, al secolo Giuseppe Maria Desa (Copertino, 17 giugno 1603 – Osimo, 18 settembre 1663), è stato un sacerdote francescano italiano dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali. Fu proclamato santo da papa Clemente XIII nel 1767.
Nacque il 17 giugno 1603 da Felice Desa e Franceschina Panaca a Copertino (presso Lecce), in una stalla, ancora esistente nel suo stato primitivo.
A sette anni iniziò la scuola, ma una grave malattia lo costrinse ad abbandonarla. A 15 anni avviene la guarigione, attribuita alla Madonna della Grazia di Galatone (Lecce). Durante la malattia aveva pensato di farsi sacerdote francescano: gli mancava però la dovuta istruzione. Sentendosi protetto da un'assistenza divina, si mise con impegno sui libri e superò gli esami con successo: il 18 marzo 1628 fu ordinato sacerdote a Poggiardo e quindi oggi viene venerato dai cattolici come protettore degli studenti.
Per 17 anni visse nel Santuario della Madonna della Grottella in Copertino. Amava tantissimo la Madonna che soleva chiamare «La Mamma Mia».
A causa dei miracoli che gli venivano attribuiti e delle estasi che lo portavano a compiere voli, subì due processi del Sant'Uffizio, che lo relegarono dapprima in Assisi (1639-1653), poi a Pietrarubbia e, infine, a Fossombrone (Pesaro 1653-1657), in isolati conventi-romitori dei Frati Cappuccini.
Il 9 luglio 1657 fu restituito ai suoi confratelli e destinato ad Osimo dove morì. Il suo corpo è custodito nella cripta del santuario, in un'urna di bronzo dorato.
Culto [modifica]
Fu beatificato da Benedetto XIV il 24 febbraio 1753 e dichiarato santo da Clemente XIII il 16 luglio 1767.
Nella cittadina di Poggiardo, dove venne consacrato sacerdote, viene venerato nella domenica in albis (domenica successiva alla pasqua) con la processione in cui il simulacro viene vestito con i paramenti liturgici preconciliari, e il 18 settembre, giorno della memoria liturgica diocesana.

Il Santo dei voli
Nella devozione cattolica viene chiamato il santo dei voli, a motivo della levitazione che secondo le cronache del tempo avrebbe compiuto in stato di estasi e che gli procurarono il processo dinanzi al Sant'Uffizio per abuso di credulità popolare, dal quale però venne assolto.

Il Santo degli studenti
Viene anche indicato come il santo degli studenti, perché venne consacrato sacerdote dopo il difficile superamento degli esami, superamento considerato prodigioso per le difficoltà da lui incontrate nonostante l'impegno profuso nello studio; per questo viene invocato dagli studenti cattolici durante gli esami.

La preghiera dello studente
A riguardo, nelle immaginette realizzate con approvazione ecclesiastica e dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali viene riportara la preghiera dello studente:
O san Giuseppe da Copertino,
amico degli studenti e protettore degli esaminandi,
vengo ad implorare da te il tuo aiuto.
Tu sai, per tua personale esperienza,
quanta ansietà accompagni l'impegno dello studio
(degli esami) e quanto facili siano il pericolo
dello smarrimento intellettuale e dello scoraggiamento.
Tu che fosti assistito prodigiosamente da Dio
negli studi e negli esami
per l'ammissione agli Ordini sacri,
chiedi al Signore
luce per la mia mente e forza per la mia volontà.
Tu che sperimentasti tanto concretamente
l'aiuto materno della Madonna,
Madre della speranza,
pregala per me,
perché possa superare facilmente
tutte le difficoltà negli studi e negli esami.
Amen.

Il Santo degli aviatori
Gli aviatori cattolici statunitensi lo venerano come loro protettore.

▪ 1783 - Leonhard Euler, noto in Italia come Eulero (Basilea, 15 aprile 1707 – San Pietroburgo, 18 settembre 1783), è stato un matematico e fisico svizzero.
È considerato il più importante matematico dell'Illuminismo. Allievo di Johann Bernoulli, è noto per essere tra i più prolifici di tutti i tempi ed ha fornito contributi storicamente cruciali in svariate aree: analisi infinitesimale, funzioni speciali, meccanica razionale, meccanica celeste, teoria dei numeri, teoria dei grafi. Sembra che Pierre Simon Laplace abbia affermato "Leggete Eulero; egli è il maestro di tutti noi".
Eulero è stato senz'altro il più grande fornitore di "denominazioni matematiche", offrendo il suo nome a una quantità impressionante di formule, teoremi, metodi, criteri, relazioni, equazioni. In geometria: il cerchio, la retta e i punti di Eulero relativi ai triangoli, più la relazione di Eulero, che riguardava il cerchio circoscritto a un triangolo; nella teoria dei numeri: il criterio di Eulero, l' indicatore di Eulero, l' identità di Eulero, la congettura di Eulero; nella meccanica: gli angoli di Eulero, il carico critico di Eulero (per instabilità); nell'analisi: la costante di Eulero-Mascheroni; in logica: il diagramma di Eulero-Venn; nella teoria dei grafi: (di nuovo) la relazione di Eulero; nell'algebra: il metodo di Eulero (relativo alla soluzione delle equazioni di quarto grado); nel calcolo differenziale: il metodo di Eulero (riguardante le equazioni differenziali).
Sempre a Eulero si legano altri oggetti matematici, attraverso l'aggettivo "euleriano", quali: il ciclo euleriano, il grafo euleriano, la funzione euleriana di prima specie o funzione beta, e quella di seconda specie o funzione gamma, la catena euleriana di un grafo senza anse, i numeri euleriani (differenti dai Numeri di Eulero).
Anche se fu prevalentemente un matematico diede importanti contributi alla fisica e in particolare alla meccanica classica e celeste. Per esempio sviluppò l'equazione delle travi di Eulero-Bernoulli e le equazioni di Eulero-Lagrange. Inoltre determinò le orbite di molte comete.
Eulero tenne contatti con numerosi matematici del suo tempo; in particolare tenne una lunga corrispondenza con Christian Goldbach confrontando con lui alcuni dei propri risultati. Egli inoltre seppe coordinare il lavoro di altri matematici che gli furono vicini: i figli Johann Albrecht Euler e Christoph Euler, i membri dell'Accademia di San Pietroburgo W. L. Krafft e Anders Johan Lexell e il suo segretario Nicolaus Fuss (che era anche il marito di sua nipote); a tutti i collaboratori riconobbe i meriti.
Complessivamente esistono 886 pubblicazioni di Eulero. Buona parte della simbologia matematica tuttora in uso venne introdotta da Eulero, per esempio i per i numeri immaginari, Σ come simbolo per la sommatoria, f(x) per indicare una funzione. Diffuse l'uso della lettera π per indicare pi greco.

Principi filosofici e religiosi
Molto di ciò che sappiamo sulla filosofia di Eulero ci arriva dalle Lettere a una principessa tedesca.
Anche se fu il più grande matematico del periodo illuminista le idee di Eulero erano molto distanti dall'illuminismo. Era infatti un religioso fervente e una persona semplice. Eulero era protestante e si interessava anche di teologia. Ciò è dimostrato da alcuni suoi testi come Rettung der Göttlichen Offenbahrung Gegen die Einwürfe der Freygeister (Difesa delle rivelazioni Divine contro le obiezioni dei liberi pensatori). Fa notare John Derbyshire nel suo L'ossessione dei numeri primi:
«Ci è stato raccontato che Eulero mentre viveva a Berlino "tutte le sere riuniva la famiglia e leggeva un capitolo della Bibbia, che accompagnava con una preghiera". E questo accadeva mentre frequentava una corte alla quale, secondo Macaulay, "l'assurdità di tutte le religioni conosciute fra gli uomini" era l'argomento principale della conversazione.»(John Derbyshire, L'ossessione dei numeri primi)
È addirittura ricordato nel Calendario dei Santi della Chiesa Luterana il 24 maggio.
Un aneddoto vuole che mentre Eulero si trovava alla corte russa, arrivasse lì Denis Diderot. Il filosofo, che incitava all'ateismo, chiese beffardamente a Eulero se avesse una dimostrazione matematica dell'esistenza di Dio. Eulero rispose: "Signore, , quindi Dio esiste!". Diderot, che (secondo la storia) non capiva la matematica, rimase disorientato e non poté confutare la prova, abbandonando la corte il giorno dopo. L'aneddoto è quasi certamente falso dal momento che Diderot era un matematico capace[24].

▪ 1939 - Stanisław Ignacy Witkiewicz Witkacy (Varsavia, 24 febbraio 1885 – Jeziory, 18 settembre 1939) è stato un drammaturgo, filosofo, scrittore e pittore polacco.
Figlio del del pittore e architetto Stanislaw, studiò belle arti a Cracovia, sua città natale. In gioventù soggiornò ripetutamente in Italia, Francia e altri paesi europei, intraprendendo un lungo viaggio (1914) insieme all'amico Bronisław Malinowski, in Oceania. Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficale dell'esercito russo (all'epoca la Polonia faceva parte dell'Impero zarista), aderendo alla rivoluzione bolscevica e divenendo, per volere dei suoi compagni d'arme, commissario politico. Tornato in patria al termine del conflitto, fu il massimo esponente dell'avanguardia polacca, influenzando scrittori della taglia di Witold Gombrowicz e Bruno Schulz. Negli anni venti fu direttore di teatro a Zakopane e successivamente, a Varsavia, si dedicò alla pittura, dando nel contempo lezioni di letteratura e filosofia. Morì suicida nel settembre del 1939, poche settimane dopo l'invasione del suo paese da parte dell'esercito tedesco e un giorno dopo l'aggressione stalinista alla Polonia.

Un Grande innovatore
Paragonato talvolta a Jarry per il suo umorismo amaro, fu uno dei pionieri della letteratura europea fra le due guerre, teorizzando il formismo, ovverosia l'arte pura, avulsa da ogni contenuto reale. Grande innovatore, riuscì a creare un linguaggio svincolato dalle tradizioni letterarie della sua terra avvicinandosi in qualche modo all'espressionismo centroeuropeo anche in virtù del suo gusto per la caricatura e l'orrido. Fu un acuto critico della società massificata del suo tempo che trova la sua massima degradazione nei modelli di vita piccolo-borghesi che si stavano sempre più imponendo nell'Europa del tempo. Nei suoi drammi e romanzi descrisse l'irrazionalità e le inquietudini del mondo contemporaneo, che trovavano sfogo, allora come oggi, nel sesso e nella droga. I suoi scritti letterari, messi per lungo tempo al bando in Polonia e poco conosciuti al di fuori di essa, sono stati riscoperti, a partire dagli anni sessanta, sia nella sua terra di origine che in Occidente.

Il Filosofo
Strettamente connesse al teatro e alla narrativa di Witkiewicz, sono le sue concezioni filosofiche, espresse nel saggio Concetti e tesi implicate dal concetto di esistenza (1935). In una società massificata l'uomo rischia di perdere la propria identità e di divenire un semplice consumatore passivo, sia di beni culturali, o pseudo-culturali, che di consumo. Un tempo l'uomo poteva trovare ristoro nella religione, oramai per sempre tramontata, nella filosofia, a punto di morire, e nella cultura, irriconoscibile perché soffocata dal consumismo oppure al servizio di quest'ultimo. L'essere umano, avendo ormai perso ogni libertà, viene irrimediabilmente trascinato verso un'esistenza priva di emozioni e di valori spirituali.

Opere più significative
▪ I calzolai (1934)
▪ Insaziabilità (scritto nel 1927 e pubblicato nel 1930)
▪ Addio all’autunno (1927)
▪ Concetti e tesi implicate dal concetto di esistenza (1935)
▪ L'indipendenza dei triangoli (1921)
▪ Madre (1924)
▪ Il Pazzo e la monaca (1924)

Curiosità
▪ Witkiewicz amava molto sorprendere gli amici con degli scherzi insoliti. Un giorno Bruno Schulz volle presentare lo scrittore a Witold Gombrowicz che non lo conosceva ancora. Quando la porta si spalancò Gombrowicz vide, con suo grande stupore, un enorme nano che cresceva un po' alla volta fino ad assumere un'altezza "normale". Witkiewicz aveva infatti aperto l'uscio di casa in posizione... accovacciata [1].
▪ Lo scrittore amava mostrare ai suoi ospiti il suo personale «Museo degli orrori», che comprendeva, fra gli altri: la lingua essiccata di un neonato, un capello, appartenuto alla testa di Bejilis (un ebreo russo ingiustamente accusato, nel 1913, dell'assassinio di un ragazzo cristiano) e la lettera lussuriosa di una ninfomane[2]

Note
1. Witold Gombrovicz, Mis recuerdos, Barcelona, Ediciones Versal, 1985 pag. 134 (Traduzione di Bozena Zaboklick e Juan Carlos Vidal degli scritti di proprietà di Rita Gombrovicz) ISBN 84-86311-10-1
2. Witold Gombrovicz, Mis recuerdos, Barcelona, Ediciones Versal, 1985 pag. 134 e 135 (Traduzione di Bozena Zaboklick e Juan Carlos Vidal degli scritti di proprietà di Rita Gombrovicz) ISBN 84-86311-10-1

Bibliografia
▪ Francesco Coniglione La Filosofia polacca del novecento, Milano, Franco Angeli Editore, 1996, ISBN 8820473976
▪ Witold Gombrovicz, Mis recuerdos, Barcelona, Ediciones Versal, 1985 (Traduzione di Bozena Zaboklick e Juan Carlos Vidal degli scritti di proprietà di Rita Gombrovicz), ISBN 84-86311-10-1

▪ 1961 - Dag Hjalmar Agne Carl Hammarskjöld (Jönköping, 29 luglio 1905 – Ndola, 18 settembre 1961) fu un diplomatico, economista, scrittore e pubblico funzionario svedese, presidente della Banca di Svezia e poi noto internazionalmente quale segretario generale delle Nazioni Unite per due mandati consecutivi, dal 1953 fino alla sua morte nel 1961 a causa di un incidente aereo occorsogli in Africa meridionale durante una missione di pace. Gli fu conferito postumo il premio Nobel per la pace per la sua attività umanitaria.
Ultimo di quattro figli maschi di Hjalmar Hammarskjöld e Agnes Almqvist, trascorre gli anni della propria infanzia e adolescenza seguendo gli spostamenti del padre, uomo politico svedese: dapprima in Danimarca, poi a Uppsala, poi a Stoccolma - nei tre anni in cui il padre è Primo Ministro - poi ancora a Uppsala.
Compiuti gli studi universitari in economia, dopo un anno di insegnamento all'Università di Stoccolma, diviene segretario della commissione governativa sulla disoccupazione, carica che ricoprirà dal 1930 al 1934 per poi passare alla Banca di Svezia, sempre come segretario. Nel 1936 entra alle dipendenze del Ministero delle Finanze dove ricopre diversi incarichi, soggiornando anche per tre anni a Parigi.
Nel 1941 torna come presidente alla Banca Nazionale di Svezia, incarico che terrà fino al 1948, per entrare poi al Ministero degli Esteri: dapprima come segretario e successivamente (1951) come vice-ministro degli Esteri. In questa veste è vice-presidente della delegazione svedese alla VI Sessione dell'Assemblea generale dell'ONU a Parigi (1951-1952) e poi Presidente alla sessione successiva (New York 1952-1953). Il 7 aprile 1953 viene eletto all'unanimità per succedere al norvegese Trygve Lie nella carica di Segretario generale dell'ONU, carica nella quale viene riconfermato nel 1957 allo scadere del mandato.
Insignito della laurea honoris causa nelle principali università degli Stati Uniti, Canada e Inghilterra, nel dicembre 1954 succede al padre quale membro dell'Accademia Svedese. Muore nella notte tra il 17 e il 18 settembre 1961 in un incidente aereo - le cui cause non saranno mai del tutto chiarite - a Ndola (nell'attuale Zambia) nel corso di una missione per risolvere la crisi congolese. L'ipotesi di un possibile attentato al suo aereo, pur non essendo dimostrabile, non è mai stata dissipata.
In quell'anno gli verrà attribuito il Premio Nobel per la Pace alla memoria, "in segno di gratitudine - come dirà la motivazione del Comitato per il Nobel - per tutto quello che ha fatto, per quello che ha ottenuto, per l'ideale per il quale ha combattuto: creare pace e magnanimità tra le nazioni e gli uomini"
Dopo la sua morte, nel suo appartamento di New York fu ritrovato un diario, contenente brevi pensieri. Allegata agli scritti c'era una lettera, indirizzata a un amico, in cui spiegava come avesse iniziato ad appuntarsi certe riflessioni senza avere alcuna intenzione di pubblicarle; tuttavia, lo autorizzava a un'eventuale pubblicazione, che riteneva utile a dare un'idea della sua vera personalità. Il diario, pubblicato in Italia col titolo "Tracce di cammino" [1], è definito dall'autore "una sorta di libro bianco che narra i miei negoziati con me stesso e con Dio". Da esso emerge infatti la spiritualità di Hammarskjold, un aspetto fino ad allora ignoto al pubblico.
Le circostanze della sua morte, mai ufficialmente chiarite, hanno dato adito a interpretazioni ormai radicate nel pensiero di molti storici:
«E ora, dopo quarant'anni, nelle pagine molto interne dei giornali, leggiamo quello che abbiamo sempre saputo: che l'Union Minière condannò a morte (per "incidente aereo") anche Hammarskjold, il segretario generale dell'ONU, colpevole di opporsi alla secessione del Katanga, preda avita dell'Union Minière» ([2])

Note
1. Qiqajon, 2006
2. Luciano Canfora "Critica della retorica democratica". 2002

▪ 1962 - Maria Teresa Neumann (Konnersreuth, 8 aprile 1898 – Konnersreuth, 18 settembre 1962) è stata una mistica cattolica tedesca.
Nacque in un paesino della Baviera nord-orientale, primogenita di un sarto e di una contadina. Nel 1923 divenne devota di Teresa di Lisieux dopo che il padre militare, tornando dal fronte, le portò un'immaginetta della mistica francese, che proprio in quell'anno riceveva il titolo di "beata".
Teresa Neumann è nota per alcuni fenomeni e proprietà sovrannaturali che alcuni le attribuiscono: la comparsa di stigmate, capacità paranormali quali bilocazione, xenoglossia, telepatia e profezia; l'essere guarita da paralisi e cecità in seguito a visioni mistiche; l'inspiegabile conoscenza di lingue mai studiate (greco, latino, aramaico); la capacità di sopravvivere senza alimentarsi: per 36 anni si nutrì ogni giorno esclusivamente con la Comunione sacramentale, senza assumere assolutamente nessun altro cibo o bevanda. Il fenomeno era talmente noto che durante la seconda guerra mondiale l'amministrazione tedesca non le consegnò affatto le tessere annonarie con cui tutta la popolazione doveva ottenere il cibo.

Stigmate
Nel 1926, ad un anno dalla sua miracolosa guarigione da paralisi e cecità, la mistica tedesca vide comparire, di Giovedì Santo, sul suo corpo i segni della Passione di Gesù. Questi segni, che lasciavano Teresa in uno stato di trance, erano visibili dalle copiose ferite che grondavano sangue fino al venerdì sera. Al sabato mattina tutto finiva. Questo durò per 36 anni, fino al giorno della sua morte. Incredibile erano agli occhi degli studiosi i suoi dialoghi durante i quali raccontava le vicende vissute, ogni qual volta entrava in trance: la contadina tedesca pur conoscendo soltanto il proprio dialetto, riusciva a parlare in latino, in greco antico ed in aramaico.

Studi
Il caso Teresa Neumann è stato studiato da G. Ewald, che ne riporta in una relazione datata 28 e 29 luglio 1927, M.M. Chambon. Ma tale studio non è mai stato verificato nei metodi e nei risultati. La Chiesa cattolica diede mandato alla diocesi di Ratisbona di istituire una commissione scientifica presieduta da uno psichiatra e da un medico per studiare il caso. Questi tennero la mistica sotto osservazione per 15 giorni e rilasciarono un responso finale di «autenticità delle stigmate».

Culto
La Chiesa cattolica ha dato, dopo attenti esami, il via libera alla canonizzazione il 21 gennaio 2005.

Curiosità
Si dice che Hitler temesse la figura di Teresa, non ordinando mai rappresaglie nei confronti della mistica tedesca, che profetizzò la sua rovina futura.

▪ 1970 - James Marshall "Jimi" Hendrix (Seattle, 27 novembre 1942 – Londra, 18 settembre 1970) è stato un chitarrista e cantante statunitense. È considerato uno dei più grandi chitarristi della storia della musica, oltre che uno dei maggiori innovatori nell'ambito della chitarra elettrica: durante la sua parabola artistica, tanto breve quanto intensa, si è reso precursore di molte strutture e del sound di quelle che sarebbero state le future evoluzioni del rock (come ad esempio l'heavy metal) attraverso un'inedita fusione di blues, rhythm and blues/soul, hard rock, psichedelia e funky.
Secondo la classifica stilata nel 2003 dal Rolling Stone Magazine è il più grande chitarrista di tutti i tempi.
La sua esibizione in chiusura del festival di Woodstock del 1969 è divenuta un vero e proprio simbolo: l'immagine del chitarrista che, con dissacrante visionarietà artistica, suona l'inno nazionale americano in modo provocatoriamente distorto è entrata di prepotenza nell'immaginario collettivo musicale come uno dei punti di svolta nella storia del rock.
Hendrix è stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992.

▪ 1984 - Riccardo Lombardi (Regalbuto, 16 agosto 1901 – Roma, 18 settembre 1984) è stato un politico, giornalista, partigiano e ingegnere italiano.

▪ 1994 - Franco Moschino (Abbiategrasso, 27 febbraio 1950 – 18 settembre 1994) è stato uno stilista italiano. È stato il fondatore della casa di moda Moschino Couture!

Primi anni
Nato ad Abbiategrasso in Lombardia, prima di diventare uno stilista, Moschino frequenta l'Accademia delle Belle Arti di Milano nel 1967, con l'intenzione di diventare un pittore. Per finanziare i propri studi, lavora come illustratore di moda freelance. In seguito, il suo interesse si sposta dalla pittura alla sartoria ed alla moda. La sua carriera comincia nel 1971, quando diventa disegnatore per Gianni Versace, per il quale lavora per sei anni. Dal 1977 al 1982 lavora come fashion designer per la ditta di abbigliamento Cadette.

Carriera
Franco Moschino fonda la sua prima compagnia, la Moonshadow nel 1983, e lancia il marchio Moschino Couture! quello stesso anno. All'inizio le sue creazioni si concentrano sulla moda casual e sui jeans, ma in breve tempo la sua linea si estende anche alla lingerie, agli abiti da sera, alle scarpe, all'abbigliamento maschile ed ai profumi. Nel 1988 lancia una linea "economica", la Cheap Chic Donna e Cheap Chic Uomo. Soltanto nel 1993 Moschino realizzerà una mostra con i propri dipinti, all'interno della retrospettiva X Anni di Kaos.

Lo stile
I vestiti da lui disegnati si dimostrano estremamente innovativi ed inusuali al punto di essere paragonato a Jean Paul Gaultier. Le sue creazioni si propongono come parodia e critica dello stesso mondo della moda. Moschino rielabora capi classici, aggiungendo dettagli irriverenti, come tailleur con girandole al posto dei bottoni, o il celebre tubino nero con prezzo ricamato sul capo, o addirittura gonne realizzate interamente di cravatte, camice mono-manica o T-Shirt con la scritta "Moschifo". Anche le sue sfilate si distinguono per originalità, con le modelle che sfilano in ginocchio, si fa fotografare vestito da donna, ed invia ai media degli slip come inviti alle proprie collezioni.

Eredità
Morto di AIDS nel settembre 1994, il marchio Moschino passa all'ex assistente di Franco Rossella Jardini. Gli abiti Moschino sono stati indossati da diverse celebrità come Fran Drescher nella serie televisiva La tata, Alicia Silverstone, Gwyneth Paltrow e Anna Friel.
Nell'autunno del 1999, il marchio Moschino è stato rilevato dal gruppo Ferretti.

* 1999 - Leo Valiani, nato Leo Weiczen (Fiume, 9 febbraio 1909 – Milano, 18 settembre 1999), è stato un giornalista e politico italiano.
Nato a Fiume sotto l'Impero austro-ungarico, in una famiglia di origine ebraica, si chiamava all'anagrafe Leo Weiczen e il suo nome fu italianizzato in Valiani nel 1927. Avverso al fascismo sin da ragazzo, fu mandato al confino (1928) nell'isola di Ponza, dove aderì giovanissimo al Partito comunista d'Italia. Successivamente (1931) fu condannato a cinque anni di carcere per la sua attività cospiratoria nelle file del Pcd'I. Fuggito in Francia, collaborò al settimanale del partito "Il Grido del Popolo" e al quotidiano filocomunista "La Voce degli Italiani", diretto da Giuseppe Di Vittorio, ma si avvicinò anche ad ambienti marxisti eterodossi e strinse amicizia con Aldo Garosci e Franco Venturi, militanti di Giustizia e Libertà. Ruppe con il Pcd'I dopo il patto Molotov-Ribbentrop, nel 1939, e fu internato nel campo di concentramento di Vernet d'Ariège allo scoppio della Seconda guerra mondiale. In prigionia conobbe un altro ex comunista, Arthur Koestler, che divenne suo amico e gli dedicò un bel ritratto nel suo libro La schiuma della terra.
Nel 1940, dopo l'invazione tedesca della Francia, Valiani riuscì ad evadere e rifugiarsi in Messico. Rientrato in Italia nel 1943, divenne esponente del Partito d'Azione nel C.L.N.A.I., organizzando, insieme a Pertini e ad altri esponenti della resistenza antifascista, l'insurrezione dell'aprile 1945. Dopo la guerra fu deputato nell'Assemblea Costituente e quando il Partito d'Azione si sciolse, si ritirò dalla politica attiva e divenne giornalista. Aderì successivamente (1956-1962) al Partito Radicale e, negli anni ottanta, al Partito Repubblicano Italiano (come indipendente). Tornato al giornalismo, collaborò con "Il Mondo", "L'espresso" ed il "Corriere della Sera".
Fu nominato Senatore a vita (dal 1980 da Sandro Pertini).