Il calendario del 18 Marzo

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 37 - Il senato romano rifiuta il volere di Tiberio e proclama Caligola imperatore di Roma

▪ 1229 - Dopo una trattativa col Sultano Malik al-Malik, Federico II è incoronato re a Gerusalemme, grazie al diritto derivato dall'aver sposato Jolanda di Brienne

▪ 1314 - morte sul rogo di Jacques de Molay, l'ultimo maestro dell'Ordine del Tempio

▪ 1438 - Alberto II d'Asburgo diventa re di Germania

▪ 1536 - Apparizione di Nostra Signora della Misericordia nel savonese al contadino Antonio Botta

▪ 1584 - Fëdor I di Russia diventa zar di tutte le Russie succedendo al padre, Ivan il Terribile

▪ 1662 - A Parigi entra in funzione il primo esempio di trasporti pubblici al mondo. Su un'idea di Blaise Pascal 7 carrozze collegano Porte Saint-Antoine al Palazzo del Lussemburgo

▪ 1673 - John Berkeley, I Barone Berkeley di Stratton vende la sua parte del New Jersey ai Quaccheri

▪ 1766 - Guerra d'indipendenza americana: Il parlamento britannico annulla lo Stamp Act, che era molto impopolare nelle colonie britanniche

▪ 1793 - Nasce la Repubblica di Magonza, primo stato democratico della Germania

▪ 1812 - Firmata a Cadice la Costituzione spagnola

▪ 1830 - A Parigi viene presentato a Carlo X di Francia l'indirizzo dei 221, per chiedere le dimissioni del ministero e l'introduzione in Francia di un regime parlamentare.

▪ 1848 -Dopo che il giorno precedente Venezia era insorta, a Milano Carlo Cattaneo, ottiene alcune concessioni dal vicegovernatore austriaco, subito annullate dal generale austriaco Josef Radetzky. Cattaneo e i suoi insorgono, iniziando le cinque giornate di Milano

▪ 1865 - Stati Confederati d'America: Il Congresso si aggiorna per l'ultima volta

▪ 1871 - Nasce la Comune di Parigi

▪ 1874 - Le Hawaii firmano un trattato con gli Stati Uniti, garantendogli diritti esclusivi di commercio

▪ 1913 - Viene assassinato Giorgio I di Grecia a Salonicco e succede al trono Costantino I di Grecia

▪ 1915 - Prima guerra mondiale: Tre navi da guerra vengono affondate durante un fallito attacco navale franco-britannico ai Dardanelli

▪ 1921 - Seconda Pace di Riga tra Polonia e Unione Sovietica. I sovietici si annettono Ucraina e Bielorussia. Il governo ucraino emigra in Francia

▪ 1922 - In India, il Mahatma Gandhi è condannato a sei anni di reclusione per disubbidienza civile. Verrà scarcerato due anni dopo

▪ 1925 - Un incendio distrugge molti personaggi esposti nel famoso museo delle cere Madame Tussauds a Londra

▪ 1937

  1. - guerra civile spagnola: inizia la battaglia di Guadalajara.
  2. - A New London, in Texas, una fuga di gas determina l'esplosione di una scuola e la morte di più di 300 persone, per lo più bambini

▪ 1938
  1. - I vescovi austriaci, mediante un documento controfirmato dal cardinale Theodor Innitzer, rendono pubblico l'allineamento delle gerarchie ecclesiastiche austriache al nazismo
  2. - Il Messico nazionalizza tutte le attività petrolifere di proprietà straniera presenti sul suo territorio

▪ 1940 - Seconda guerra mondiale: Adolf Hitler e Benito Mussolini si incontrano al Passo del Brennero e concordano di formare un'alleanza contro Francia e Regno Unito

▪ 1944 - Seconda guerra mondiale: Strage di Monchio, Susano e Costrignano; vengono uccisi per rappresaglia 136 civili dall'esercito tedesco

▪ 1945 - Seconda guerra mondiale: 1.250 bombardieri statunitensi attaccano Berlino

▪ 1959 - Vietnam, iniziano i bombardamenti degli USA contro i guerriglieri Vietcong

▪ 1962 - Si firma il trattato di pace tra il governo francese e il Fronte Nazionale di Liberazione (FLN) dell'Algeria ad Évian

▪ 1964 - Italia, viene aperto al traffico il traforo del Gran San Bernardo

▪ 1965 - Il Cosmonauta Aleksei Leonov lascia per 12 minuti la navetta Voskhod 2, diventando la prima persona a camminare nello spazio

▪ 1967 - Cornovaglia, la petroliera Torrey Canyon si arena sulle rocce di Land's End

▪ 1968 - Gold standard: Il Congresso degli Stati Uniti annulla la necessità che una riserva d'oro supporti la valuta statunitense

▪ 1970 - Lon Nol estromette il principe Norodom Sihanouk di Cambogia

▪ 1974 - Crisi dell'embargo del petrolio: La maggior parte del paesi dell'OPEC termina un embargo sul petrolio di cinque mesi contro Stati Uniti, Europa e Giappone

▪ 1978 - Milano, a due giorni dal sequestro Moro vengono assassinati Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, del Centro Sociale Leoncavallo, presumibilmente da un commando del NAR

▪ 1979 - New York, Michele Sindona è incriminato da un giurì federale USA per il fallimento della Banca Franklyn

▪ 1980 - In Russia, un razzo Vostok esplode sulla piattaforma di lancio, durante un'operazione di rifornimento, uccidendo 50 persone

▪ 1986 - Milano, Michele Sindona e Roberto Venetucci vengono condannati all'ergastolo per l'uccisione dell'avvocato Giorgio Ambrosoli

▪ 1989 - In Egitto, una mummia vecchia di 4.400 anni viene trovata nella Piramide di Cheope

▪ 1990 - 12 dipinti, per un valore totale di 100 milioni di dollari, vengono rubati dal l'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (Massachusetts). È il più grande furto d'arte della storia degli USA

▪ 1992 - La Microsoft distribuisce Windows 3.1

▪ 1995 - A Siviglia si sposano l'infanta Elena di Spagna con Jaime de Marichalar

▪ 2000 - In Uganda 530 fedeli di una setta apocalittica perdono la vita in un incendio nella loro chiesa

▪ 2003 - Gli ispettori della Commissione di controllo dell'ONU si ritirano dall'Iraq, iniziano le operazioni militari della coalizione guidata dagli USA per l'invasione dell'Iraq

Anniversari

* 387 - Cirillo di Gerusalemme (Gerusalemme, 313 o 315 d.C. – Gerusalemme, 18 marzo 387 d.C.) , fu teologo e vescovo di Gerusalemme. Sia la Chiesa cattolica che la Chiesa ortodossa lo venerano come santo e ne celebrano la memoria il 18 marzo, (in occidente anche il 20 marzo). Papa Leone XIII, il 28 luglio 1882, lo elevò a confessore e dottore della Chiesa.
Poco o nulla si sa della sua gioventù, incerta la data di nascita avvenuta probabilmente nel 313 o 315 a Gerusalemme o nei dintorni, da genitori cristiani. Le informazioni che abbiamo su questo vescovo ci giungono dai suoi contemporanei Rufino, Epifanio e Geronimo e da vari storici del V secolo tra cui Sozomeno, Socrate e Teodoro.
Venne ordinato sacerdote dal vescovo Macario di Gerusalemme o dal suo successore Massimo III nel 335. Sotto Massimo III operò come sacerdote della Diocesi di Gerusalemme, molto incline al dialogo e alla riconciliazione operò in questo senso, all’interno delle varie correnti filosofiche, nella Chiesa del momento. Egli abbracciò la corrente di Eusebio di Cesarea, che si situava in una posizione mediana tra la teologia di Atanasio di Alessandria (che divenne poi quella accettata dalla Chiesa), e quella di Ario, il tema era quello della divinità di Cristo. Gli ariani non la accettavano, Atanasio sosteneva la consustanzialità, stessa natura del Padre, mentre Eusebio e Cirillo erano per una posizione dove Cristo era definito ὅμοιος(homoios, simile al Padre).
Egli operò in una città dove, dopo molti anni di violenze e di soprusi, ritornava l’interesse dei potenti; come Elena, la madre dell'imperatore, che vi si era recata nel 323. Mentre nel 335 lo stesso imperatore Costantino fa erigere la basilica del Santo Sepolcro, che vedrà il nostro vescovo operare e predicare. Sotto un altro imperatore, Giuliano, si tentò anche di ricostruire il Tempio di Gerusalemme distrutto duecento anni prima.
Cirillo venne nominato vescovo nel 347 da Acacio patriarca di Cesarea. Tra i due sorsero quasi immediatamente forti attriti, sia per questioni amministrative che per questioni teologiche. Questi dissidi sfociarono nella condanna all’esilio, formulata da un concilio indetto dal patriarca Acacio nel 358, Cirillo venne accusato di vendere proprietà della Chiesa per aiutare i poveri. Nel concilio di Seleucia del 359, presente Cirillo, Acacio venne deposto e il nostro vescovo poté, per un breve periodo, rientrare nella sua diocesi. Appena un anno dopo, questa volta ad opera dell’Imperatore Costanzo II, anch’egli filo ariano, venne di nuovo esiliato. Con l'avvento al potere di Giuliano (imperatore romano) nel 361, tutti i vescovi esiliati vengono riammessi alle loro cariche.
Nel 367 viene di nuovo esiliato, questo esilio durerà fino al 378. Nel 381 partecipa al grande concilio di Costantinopoli, dove venne definitivamente decisa l’adozione del credo niceno, che diventò verità di fede. Anche Cirillo sottoscrisse la definizione di Cristo come ὁμοιούσιος (homoiousios, simile nella sostanza al Padre), convinto che questa era l'unica accettabile. Quando finalmente venne raggiunta, per lui e per la propria Chiesa, una chiara presa di posizione dopo una intera vita spesa a ragionare e ponderare quale fosse la vera sostanza del Cristo, poté trascorrere gli ultimi anni in tranquillità. Mori il 18 o il 20 marzo del 387.
Opere
Di questo vescovo ci sono pervenute: un sermone sul lago di Betsaida, una lettera all'imperatore Costantino, altri tre piccoli frammenti e ventiquattro sermoni per la Catechesi. La lettera all'imperatore descrive lo straordinario evento avvenuto nel mese di maggio agli inizi del suo episcopato, quando una grande croce comparve nel cielo tra il monte calvario e l'orto degli ulivi. I sermoni della catechesi, probabilmente trascritti da un catecumeno, includono un indirizzo introduttivo, diciotto sermoni tenuti in Quaresima quale preparazione al battesimo e che trattano del peccato, della penitenza, della fede, e illustrano il contenuto del Simbolo battesimale molto simile al Credo adottato dal primo concilio di Costantinopoli, e cinque prediche dette mistagogiche, ossia istruzioni rivolte nella settimana dopo Pasqua ai neo-battezzati.

* 978 - Edoardo, conosciuto come il Martire (962 – 18 marzo 978), successe al padre Edgar d'Inghilterra come re d'Inghilterra nel 975, ma fu ucciso dopo un regno di soli pochi anni. Poiché il suo omicidio fu considerato "religioso", Edoardo venne canonizzato come San Edoardo il Martire nel 1001.
L'ascesa al trono di Edoardo fu contestata a una cerimonia dalla sua matrigna, la regina Elfrida, che voleva suo figlio Etelredo come re. Tuttavia il consenso nei confronti di Edoardo fu maggiore rispetto a quello per Etelredo, anche San Dunstano si schierò dalla sua parte, e venne confermato dal Witan.
Edoardo, secondo Theodoric Paulus, fu un giovane di grande devozione ed eccellente condotta. Visse una vita in piena ortodissia, buona e santa. Inoltre, amava soprattutto Dio e la Chiesa. Era generoso con i poveri, un campione della fede in Cristo, era pieno di tolleranza virtuosa.
Quando Edoardo sali al trono una carestia violenta stava sconvolgendo ll regno e i continui attacchi venivano subiti dai monasteri da parte dei nobili che coprivano questa carica grazie al padre Edgar d'Inghilterra. Alcuni di questi monasteri vennero distrutti, e i monaci costretti a fuggire. Il Re e San Dustano tuttavia si levarono a favore della Chiesa e dei monasteri. Per questo alcuni nobili si allearono per cacciare Edoardo a favore del fratello Etelredo.

La morte
Il 18 marzo 978 il Re era a caccia con i suoi cani e cavalieri vicino a Wareham in Dorset. Durante la battuta decise di andare a trovare suo fratello più giovane Etelredo, che stava crescendo con la madre Elfrida nel castello di Corfe, vicino a Wareham. Separatosi dagli altri andò da solo nel castello; ancora quando era a cavallo Elfrida gli offrì una tazza di idromele fu attaccato da dietro da una persona della regina. Etelredo aveva solo 10 anni e non venne implicato nell'omicidio. Un'alternativa del fatto è che è stata la stessa Elfrida a commettere l'omicidio.

La santificazione
Edoardo fu ufficialmente glorificato dal consiglio inglese nel 1008, presieduto dall'arcivescovo di Canterbury. Il re Etelredo ordinò che il santo venisse festeggiato in tre giorni (18 marzo, 13 Febbraio e 20 giugno. L'abbazia di Shaftesbury fu ribattezata Alla madre di Dio e a San Edoardo. Il nome di Shaftsbury cambiò in Edwardstowe ma ritornò originale dopo la grande riforma della chiesa.
Molti furono i miracoli avvenuti davanti alla tomba di San Edoardo, comprese le guarigioni di ciechi e di lebbrosi.

La perdita e il ritrovamento
Durante il sedicesimo secolo, sotto il re il Henry VIII, i monasteri sono stati distrutti insieme a molte reliquie, ma i resti di San Edoardo vennero nascosti per evitare la profanazione. Nel 1931 i relitti sono stati recuperati dal Wilson-Claridge durante uno scavo archeologico, la loro identità venne confermata dal Dott. T.E.A. Stowell. Nel 1970, degli esame eseguiti sulle reliquie testimoniarono che il giovane venne accoltellato alla schiena mentre guidava il suo cavallo, e il suo corpo venne trascinato a lungo. Circa nel 1982 Wilson-Claridge donò le reliquie alla chiesa ortodossa russa, ed ora riposano nel cimitero di Brookwood. La sua festività è celebrata il 18 marzo, il giorno del suo martirio.

▪ 1227 - Onorio III (Roma, ... – Roma, 18 marzo 1227) fu il 177° papa della Chiesa cattolica dal 1216 alla sua morte.

Come il suo predecessore Innocenzo III, si era prefisso di raggiungere due grandi obiettivi: la riconquista della Terra Santa con la Quinta Crociata e una riforma spirituale dell'intera Chiesa; ma in modo contrastante rispetto al suo predecessore, cercò di conseguire questi risultati con la bontà e l'indulgenza, piuttosto che con la forza e la severità.
La Quinta Crociata [modifica]
La Crociata venne avallata dal Concilio Laterano del 1215, e i suoi preparativi iniziarono due anni dopo. Per procurarsi i mezzi necessari a questa colossale impresa, il Papa e i cardinali avrebbero contribuito con la decima parte, e tutti gli altri ecclesiastici con la ventesima, delle loro entrate, per tre anni. Anche se i soldi raccolti in questo modo formavano una cifra considerevole, non fu comunque sufficiente per una crociata generale, così come era stata pensata da Onorio III.
Prospettive più ampie sembrarono aprirsi quando incoronò Pietro di Courtenay (aprile 1217) come imperatore latino di Costantinopoli; ma il nuovo imperatore venne catturato durante il suo viaggio verso est e morì in prigionia.
Onorio III era conscio che c'era un solo uomo in Europa che poteva portare alla riconquista della Terra Santa, e quell'uomo era il suo ex-pupillo Federico II di Germania. Come molti altri governanti, Federico II aveva prestato giuramento di imbarcarsi per la Terra Santa nel 1217. Ma Federico si tirò indietro ed Onorio rinviò ripetutamente la data di inizio della spedizione.
Nell'aprile 1220, Federico venne eletto imperatore, e venne incoronato il 22 novembre 1220 a Roma.
Nonostante l'insistenza di Onorio, Federico rinviò ancora, e la campagna egiziana fallì miserabilmente con la sconfitta di Damietta (8 settembre 1221).
Molti dei governanti europei erano impegnati in proprie guerre e non potevano lasciare le loro nazioni per periodi lunghi. Andrea II d'Ungheria, seguito tempo dopo da una flotta di crociati provenienti dalla regione lungo il basso Reno, partirono infine per la Terra Santa, presero Damietta e pochi altri luoghi in Egitto, ma la mancanza di unione tra i cristiani, e anche la rivalità tra i condottieri e il legato pontificio Pelagio, produssero il fallimento.
Il 24 giugno 1225, venne infine fissato come data della partenza di Federico II; e Onorio ne propose il matrimonio con Isabella, erede al Regno di Gerusalemme, con l'idea di legarlo maggiormente al piano. Ma il Trattato di San Germano, nel luglio 1225, permise un altro ritardo di due anni.
Federico fece ora dei seri preparativi per la crociata, nel mezzo dei quali comunque, Onorio morì, il 18 marzo 1227, senza vedere l'esaudirsi delle sue speranze. Fu lasciato al suo successore Gregorio IX, l'insistere perché venissero portate a compimento.
Ma Onorio ebbe in realtà un compito troppo grande; oltre alla liberazione della Terra Santa, si sentiva obbligato a portare avanti la repressione dell'eresia nella Francia meridionale, la guerra per la fede nella penisola iberica, la diffusione della cristianità nelle terre lungo il Baltico, e il mantenimento dell'Impero Latino di Costantinopoli.
Di questi compiti, lo sradicamento dell'eresia era il più vicino al cuore di Onorio. Nel sud della Francia egli portò avanti il lavoro di Innocenzo, confermando il quinto Conte di Leicester, Simone di Montfort nel possesso delle terre di Raimondo VI di Tolosa e riuscendo, dove aveva fallito Innocenzo, a trascinare la casa reale francese nel conflitto.
Il più importante avvenimento del periodo fu l'assedio e la cattura di Avignone. Sia Onorio che Luigi VIII non prestarono orecchio alle pretese imperiali di Federico II su quella città.
Altri conseguimenti [modifica]
Onorio diede l'approvazione pontificia alla Regola di san Domenico il 22 dicembre 1216, con la bolla "Religiosam vitam", e alla Regola di san Francesco il 29 novembre 1223, con la bolla "Solet annuere".

Sempre nel 1216 istituì, su richiesta del santo francescano, la solennità del perdono d'Assisi.
Durante il suo pontificato presero vita anche molti degli ordini terziari. Il 30 gennaio 1226, approvò l'Ordine Carmelitano con la bolla "Ut vivendi normam". Approvò inoltre la congregazione dei canonici di Val-des-Écoliers (Vallis scholarium, Valle degli studiosi), che era stata fondata da quattro pii professori di teologia all'Università di Parigi.
Essendo uomo di studio, Onorio insistette sul fatto che il clero dovesse ricevere un'intensa formazione, in particolare in teologia. Nel caso di un certo Ugo, che il capitolo di Chartres aveva eletto vescovo, ritirò la sua approvazione perché il neo-eletto non possedeva una cultura sufficiente, "quum pateretur in litteratura defectum", come dichiarò in una lettera datata 8 gennaio 1219. Un altro vescovo venne addirittura privato del suo ufficio a causa del suo analfabetismo.
Fu anche fortemente avverso alla cultura e dichiarò guerra anche ad alcuni libri, tra i tanti tentò di far scomparire il De divisione naturae di Giovanni Scoto Eriugena ordinandone nel 1225 la raccolta di ogni copia integrale o parziale e la conseguente distruzione sul rogo. Fortunatamente senza riuscire a realizzare in pieno l'obiettivo.
Onorio conferì diversi privilegi all'Università di Bologna e a quella di Parigi, le due più grandi sedi di apprendimento dell'epoca. Allo scopo di facilitare lo studio della teologia nelle diocesi che erano distanti dai grandi centri del sapere, ordinò nella sua bolla "Super specula Domini", che alcuni tra i giovani uomini di talento dovessero essere inviati ad una riconosciuta scuola di teologia, con lo scopo di insegnarla in seguito nelle loro diocesi.

▪ 1314 - Jacques (Giacomo) de Molay (Molay, 1243 – Parigi, 18 marzo 1314) fu l'ultimo gran Maestro dell'ordine dei Cavalieri templari.
Nacque fra il 1240 e il 1250, figlio del nobile burgundo Jean der Longwy e della figlia del Sire di Rahon. Dato che più luoghi recano il nome Molay, è soltanto per tradizione che si designa come città natale di Giacomo una Molay presso Besançon. Degli anni d'infanzia di Giacomo non si hanno notizie certe.
Nel 1265 Giacomo venne accolto nell'ordine dei Templari a Beaune. A condurre le cerimonie di iniziazione furono Ymbert de Peraudo e Amalric de Ruppe. Soltanto a partire dal 1270 il nome di Giacomo di Molay riaffiora negli annali. Lo si vuole in Outremer, nome con cui in quei tempi veniva chiamata la Terra Santa. Nel 1285 Giacomo di Molay venne nominato Conte di San Giovanni d'Acri, ma nel 1290 si stabilì a Cipro e pertanto non poté partecipare alla difesa di San Giovanni d'Acri nel 1291. Ancora nel 1291, in occasione di un Concilio dell'Ordine, Giacomo manifestò la sua insoddisfazione riguardo alla situazione interna all'Ordine e dichiarò il proposito di introdurre cambiamenti. A partire dal 1294 ricoprì la carica di capo dell'Ordine.

Processo contro i Templari ed esecuzione
Nel corso del processo ai Templari del 1307 fu assoggettato alla tortura avallando le tesi dell'accusa ed in seguito venne condannato alla prigionia a vita. Il sacerdote e studioso di simbolismo cristiano Louis Charbonneau Lassay ipotizzò che i graffiti nella torre del Castello di Chinon fossero opera di Jacques de Molay ed eventualmente di Geoffroy de Charney durante la loro prigionia.
In seguito Jacques de Molay ritrattò le sue dichiarazioni. Ciò lo condannò al rogo assieme al compagno di prigionia Goeffrey de Charney. Il rogo fu consumato a Parigi sull'isola della Senna detta dei giudei, nei pressi di Notre Dame, il 18 marzo dell'Anno Domini 1314. L'aneddotica vuole che prima dell'esecuzione Jacques de Molay abbia invitato Filippo il Bello e papa Clemente V a comparire di fronte al tribunale di Dio. La morte entro l'anno di entrambi i personaggi non fece altro che rafforzare l'idea comune che egli fosse caduto vittima di un'ingiustizia.
Sul luogo della sua esecuzione lo ricorda ancor oggi una piccola lapide. Essa si trova sul lato occidentale del Pont Neuf sulla Île de la Cité di Parigi. La lapide si trova ai piedi del ponte, su muro opposto all'ingresso al parco dell'isola.
Barbara Frale ha rinvenuto agli inizi degli anni duemila negli Archivi vaticani un documento, noto come pergamena di Chinon, che dimostra come papa Clemente V intendesse perdonare i templari nel 1314 assolvendo il loro maestro e gli altri capi dell'ordine dall'accusa di eresia, e limitarsi a sospendere l'ordine piuttosto che sopprimerlo, per assoggettarlo ad una profonda riforma.

▪ 1781 - Anne-Robert-Jacques Turgot (Parigi, 10 maggio 1727 – Berlino, 18 marzo 1781) è stato un economista e filosofo francese di orientamento fisiocratico; Luigi XVI gli affidò il controllo delle finanze e lui diede così vita al più organico tentativo di riforma conosciuto dalla Francia settecentesca.

▪ 1857 - Pier Alessandro Paravia (in croato il nome viene anche tradotto in Petar Aleksandar Paravia o Petar Aleksandar Paravija) (Zara, 15 luglio 1797 – Torino, 18 marzo 1857) è stato un letterato, filologo e mecenate italiano, professore di eloquenza presso l'Università di Torino.
Paravia non dimenticò mai la propria città natale, alla quale - in seguito ad una visita nel 1850 - donò nel 1855 la propria biblioteca privata, costituita da oltre diecimila volumi, perché divenisse il nucleo iniziale per una biblioteca pubblica, che in suo onore venne denominata Biblioteca Comunale Paravia. Il suo scopo però non fu solo munifico: Paravia invocava: "Studiate la vostra lingua, perché qui sta la vostra futura grandezza, è merito che nessuno può contestarvi ed è merito grande", e perciò credette con la sua donazione di dare un forte indirizzo ai dalmati, tanto che invitò i maggiori esponenti della cultura italiana dell'epoca - con i quali intratteneva un'attivissima corrispondenza - ad offrire anch'essi dei libri. Questa biblioteca venne ospitata all'interno dell'antica loggia veneziana di Zara fino al 1938, e fin dalla sua apertura (18 agosto 1857) fu la maggiore dell'intera Dalmazia. Chiusa a causa della guerra, venne riaperta il 14 ottobre 1945 col nuovo nome di Narodna biblioteka (Biblioteca nazionale).

Identificazione nazionale
Data la storia personale del Paravia, la sua entusiastica adesione ai sentimenti risorgimentali italiani e le esplicite affermazioni di nazionalità (egli scrisse "niuno può essere grande scrittore senza che sia scrittore nazionale, senza che rappresenti, cioè, nei suoi scritti la propria nazione, il proprio secolo"), fino a tempi recenti non si discusse mai della sua nazionalità. Attualmente invece è anche possibile trovare in Croazia il suo nome traslitterato in Paravija e con regolarità si omette di citare la sua esplicita scelta nazionale, privilegiando una semplice indicazione locale quale zaratino.

▪ 1936 - Eleftherios Venizelos (in greco Ελευθέριος Βενιζέλος; 23 agosto, 1864 – 18 marzo 1936) è stato un politico greco, probabilmente il più importante uomo politico della Grecia moderna. h
Eleftherios Venizelos nacque a Mournies, nei pressi della Canea (Creta), da un ricco mercante che aveva combattuto per l'indipendenza della Grecia, causa per la quale avevano perso la vita pure tre suoi zii.
A partire dal 1881 Eleftherios Venizelos studiò legge all'Università di Atene, quindi tornò a Creta dove venne eletto all'assemblea locale nelle file del Partito Liberale. Divenne una figura di spicco durante la rivolta cretese contro l'Impero Ottomano, nel 1897, occasione nella quale si mise alla testa di una forza anti-ottomana, nel tentativo di ottenere l'unione alla Grecia.
La sollevazione finì con la concessione a Creta dell'autonomia sotto l'Impero Ottomano. Navi da guerra e truppe britanniche, russe, italiane e austro-ungariche si recarono a Creta per costringere l'esercito turco a lasciare l'isola. Su pressione delle potenze europee, il principe Giorgio di Grecia venne nominato alto commissario dell'isola, con Venizelos che svolgeva il ruolo di consigliere per la giustizia. Le potenze europee aiutarono il principe Giorgio a creare la Gendarmeria Cretese, istituita allo scopo di far rispettare la legge.
Il Principe Giorgio e Venizelos entrarono subito in contrasto poiché Giorgio, un incrollabile monarchico, assunse il potere assoluto. Venizelos divenne capo dell'opposizione, e quando si giunse allo scontro, guidò un'insurrezione armata, che alla fine costrinse il principe ad abbandonare l'isola, sostituito dall'ex primo ministro greco Alexandros Zaimis.
Nel 1910, ad Atene, il parlamento venne sciolto a causa di una crisi politica. Venizelos si recò nella capitale e attraverso le elezioni dell'8 agosto 1910, lui e i suoi uomini vennero eletti membri del parlamento. In quel periodo venne fondato il suo partito, chiamato "Komma Fileleftheron" (Partito Liberale). Il 2 ottobre 1910, Venizelos formò un governo e iniziò la riorganizzazione delle questioni economiche, politiche e nazionali del paese.
Grazie alla sua prudenza nel disporre l'esercito e la marina, la nazione si trovò ben preparata per la Guerra dei Balcani del 1912-1913, e fu così possibile liberare i territori settentrionali di Epiro, Macedonia e Isole Egee. Le discussioni di Venizelos con il Principe Costantino I, circa l'avanzata dell'esercito e quali città dovessero essere liberate per prime, sono ben note. Questo fu il primo conflitto tra Venizelos e Costantino, che divenne Re dopo l'assassinio del padre, avvenuto nel 1913. Il successivo conflitto tra Costantino e Venizelos ebbe luogo durante la I guerra mondiale.
Anche se la Grecia rimase neutrale per i primi anni di guerra, Venizelos caldeggiava un'alleanza con l'"Entente", ritenendo che Regno Unito e Francia avrebbero vinto il conflitto. D'altra parte Costantino voleva rimanere neutrale. Dopo una serie di discussioni, Venizelos si dimise il 21 febbraio 1915.
Il partito di Venizelos vinse nuovamente le elezioni e formò un governo. Anche se Venizelos promise di mantenere la Grecia neutrale, l'attacco bulgaro alla Serbia, che aveva un trattato di alleanza con la Grecia, lo obbligò ad abbandonare tale politica. Venizelos si trovò nuovamente in disaccordo con il re e ancora una volta si dimise. Non prese parte alle elezioni successive, conisderando incostituzionale lo scioglimento del parlamento. Nel frattempo, con la scusa di salvare la Serbia, gli Alleati sbarcarono un contingente a Salonicco.
Questa diatriba tra Venizelos e Costantino fu causa della "Grande Divisione", una profonda ferita sociale per la Grecia nei decenni a seguire. Nel 1916 i seguaci di Venizelos organizzarono un movimento militare a Salonicco, chiamato "Governo Provvisorio di Difesa Nazionale". In questa città fondarono un nuovo stato che comprendeva la Grecia settentrionale e le Isole Egee.
Nel maggio 1917, dopo l'esilio di Costantino (cui successe il secondogenito Alessandro), Venizelos fece ritorno ad Atene e si alleò con l'Entente. Dopo la guerra prese parte alla Conferenza di pace di Parigi (1919) e firmò, in qualità di rappresentante della Grecia, il Trattato di Neuilly (27 novembre 1919) e il Trattato di Sèvres (10 agosto 1920). Come risultato di questi trattati la Grecia acquisì (temporaneamente) la Tracia Orientale e Smirne. Nel viaggio di ritorno Venizelos subì un tentativo di assassinio alla stazione ferroviaria di Lione. Dopo essersi ristabilito rientrò in Grecia, dove venne accolto come un eroe per aver liberato delle aree con popolazione greca.
Nonostante la vittoria della guerra, Venizelos perse le elezioni del novembre 1920, con grande scontento delle popolazioni greche dell'Asia minore appena liberate. Come risultato della sconfitta, lasciò la Grecia per Parigi, ritirandosi dalla scena politica. Dopo il "disastro dell'Asia Minore", firmò come rappresentante della Grecia, il 24 luglio 1923, il Trattato di Losanna con la Turchia. Nelle elezioni del 5 luglio 1928, il suo partito riottenne il potere e costrinse il governo a tenere nuove elezioni il 19 agosto dello stesso anno, nelle quali il partito di Venizelos ottenne 228 dei 250 seggi al parlamento. Venizelos governò la Grecia fino al 1932. Nel 1933 subì il secondo tentativo di assassinio.
Questo episodio fu seguito da disordini che produssero il movimento militare guidato da lui e dal Generale Nikolaos Plastiras nel 1935. Il movimento fallì, ed egli nuovamente si trasferì a Parigi, dove morì nel 1936. Il suo corpo venne traslato e sepolto a Akrotiri, sull'isola di Creta.
L'Aeroporto internazionale di Atene di Spata, vicino Atene, è a lui dedicato, inotre è raffigurato sulle monete greche da 50 eurocent.

▪ 1957 - Giovanni Modugno (Bitonto, 21 febbraio 1880 – Bari, 18 marzo 1957) è stato un pedagogista italiano.
Giovanni Modugno nasce a Bitonto nel 1880 e a diciotto anni viene processato e assolto per aver partecipato a dei moti contadini. Nel 1909 si candida alle elezioni comunali e ottiene l’istituzione di una scuola di cultura per i lavoratori. Nel 1911 si laurea a Napoli in filosofia e pedagogia. Durante questo periodo intreccia una forte amicizia con Gaetano Salvemini e inizia a lavorare come docente.
Nel 1919 mette da parte la politica per dedicarsi allo studio, all’insegnamento e all’educazione dei giovani. Nel 1925 si avvicina alla fede e fino al 1934 lavora come scrittore. Nel 1931 infatti scrive l’opera più celebre F.W. Forster e la crisi dell’ anima contemporanea. Nel 1943 si riavvicina alla politica e fonda una scuola di formazione politica dei giovani. Muore a Bari nel 1957 e si conclude a giugno del 2005 il processo diocesano di beatificazione.

Lo studio giovanile
L’educazione morale dei giovani, la fede e la politica furono i temi che hanno caratterizzato la vita di Giovanni Modugno. La reazione di clericalismo moderato che è tipico della giovinezza e l’osservazione delle vessazioni che subivano i contadini spinsero Modugno all’adesione al partito socialista umanitario.
L’obbiettivo che voleva raggiungere era quello di poter creare un processo contro le associazioni mafiose e i loro favoritismi. Rimane però deluso dai socialisti che mirano all’educazione di classe e non a quella del popolo.
In una conferenza del 1919 evidenzia le finalità che secondo lui deve avere la scuola: formare la personalità dei ragazzi, di fare in modo che acquisiscano il potere di responsabilizzarsi e di giudicare le azioni proprie e altrui.
Il suo è un pensiero moderno: secondo lui dalla scuola dev'essere bandita ogni forma di obbedienza dispotica perché crea ribelli o servi. Obbedendo al maestro l'alunno deve tener conto che così facendo obbedisce alla parte migliore di se stesso, della quale il maestro è solo un collaboratore, un sostegno stabile e amorevole.
Giovanni Modugno odia essere sottomesso dalla politica e lo dimostra nel 1923, in pieno fascismo, rifiutando la nomina di provveditore agli studi e continua la sua opera di pedagogista.

Gli anni del fascismo e del ritorno alla fede
Modugno dunque denunciò con coraggio gli aspetti devastanti della dittatura, nonostante questo gli procurasse isolamento e dolore. Tra la vasta gamma di correnti filosofiche esistenti in Italia all’inizio del 1900 Modugno si dedica all’umanesimo integrale e il razionalismo neotomista che vede l'uomo come soggetto di diritto e di libertà.
Il suo avvicinamento alla Chiesa fu dovuto soprattutto alla lettura di opere dei maggior esponenti della cultura europea. I libri di Forster furono quelli che lo aiutarono a tornare al cattolicesimo. Maritain, Fiore, ma soprattutto Forster, furono gli esponenti con cui Modugno ebbe corrispondenza epistolare. Modugno inoltre tenette a cuore gli operai e, insieme ad Aldo Moro, a Bari dichiarò che l’azione cattolica è ben diversa da quella politica.
Dopo la caduta del fascismo si ritrova nel gruppo di coloro che ritengono sbagliato affidare la politica all'azione cattolica e confondere quest’ultima con la neonata democrazia Cristiana. Negli ultimi anni della sua vita, sottolinea che il Cristianesimo deve essere con i deboli, i poveri e con gli oppressi per prevenire a loro volta l’essere ingiusti e prepotenti.

▪ 1980 - Erich Pinchas Fromm (Francoforte sul Meno, 23 marzo 1900 – Locarno, 18 marzo 1980) è stato uno psicoanalista e sociologo tedesco.

Erich Fromm nacque a Francoforte sul Meno nel 1900. Figlio di un ricco commerciante israelita di vini, fu educato in un' atmosfera rigidamente religiosa. Dopo aver completato la sua educazione secondaria, nel 1922, a 22 anni, si laurea a Heidelberg in filosofia con una tesi "Sulla funzione sociologica della legge ebraica nella Diaspora ".
Negli anni Settanta, sull'onda del successo dei suoi libri, la tesi viene pubblicata.
In seguito studiò psicanalisi a Monaco svolgendo anche attività di psicanalista presso l'Istituto psicanalitico di Berlino e di Francoforte.
Non si laureò in medicina. Cominciò a praticare la psicoanalisi nel 1925 e divenne presto famoso. Dal 1929 al 1932 fu assistente nell'Università di Francoforte, e nel 1930 la sua prima tesi sulla funzione delle religioni, fu pubblicata in "Imago", una rivista edita da Freud.
Invitato all'Istiituto di psicoanalisi di Chicago, visitò gli Stati Uniti nel 1933.
Nel 1934, per opposizione al nazismo, lasciò la Germania per stabilirsi permanentemente negli Stati Uniti. Tenne lezioni all' Università di Columbia dal 1934 al 1939 e in altre università americane. Nel 1951 divenne professore del dipartimento di psicanalisi dell' Università nazionale del Messico. Nel 1955 fu nominato Direttore del dipartimento di psicologia della stessa Università del Messico col compito di dirigere l'addestramento di psicoanalisi e di psichiatria.
Nel 1962 diventa titolare di una cattedra di psichiatria a New York.
Erich Fromm è considerato uno dei maggiori rappresentanti della psicologia post-freudiana. La sua posizione propositiva è stata definita "Socialismo umanistico", utopia di un mondo umano che sappia realizzare le istanze sociali e superare l'alienazione dell'uomo, le spinte a fuggire dalla libertà, che sappia vivere l'amore per la vita.
Le opere più importanti di Fromm sono: "Fuga dalla libertà" (1941); "Psicoanalisi e religione " (1950); "Il linguaggio dimenticato" (1951); "Psicoanalisi della società contemporanea" (1955); "L'arte di amare" (1956); "Buddismo, zen e psicoanalisi " (1960); "Marx e Freud " (1962); "Il cuore dell'uomo" (1964 ); "La rivoluzione della speranza" (1968); "Anatomia della distruttività umana " (1973); " Avere o essere " (1976); "Grandezza e limiti della psicoanalisi di Freud "(1979).

Fromm insieme a Adorno, Horkheimer e Marcuse diventa uno dei maggiori esponenti della Scuola di Francoforte, che nei primi anni del secondo dopoguerra si afferma nella cultura tedesca.
La nuova corrente di pensiero, fortemente influenzata dal marxismo, si ispira a diverse matrici culturali: la dialettica e la fenomenologia hegeliana, il nichilismo di Nietzsche e di Heidegger, la psicoanalisi di Freud. La Scuola con il marxismo ha un rapporto tormentato e complesso per motivi sia teorici che pratici poiché respinge il concetto cardine del marxismo del progresso sociale che conduce al consumismo e alla tecnocrazia.
La Scuola si oppone ai regimi totalitari di ispirazione marxista degli anni Cinquanta e Sessanta. Il nucleo originario si costituisce a partire dal 1922 presso l'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte, destinato a diventare particolarmente importante quando, nel 1931, ne prende la direzione Max Horkheimer.
Dopo l'avvento del nazismo i componenti della Scuola sono costretti a trasferirsi all'estero, soprattutto negli Stati Uniti d'America e solo alcuni di loro torneranno in Germania alla fine della guerra.
Il compito che la Scuola si prefigge è quello di svolgere ricerche collettive e interdisciplinari, tenendo presenti i metodi della sociologia, della ricerca storica, dell'economia politica e del marxismo.
Oggetto di studio sono le società industriali e i modi di vivere che in esse tendono a realizzarsi. L'indagine è volta ad analizzare l'autoritarismo, il conformismo, l'alienazione che si presentano in forma più o meno latente nelle società industrializzate ed è condotta prendendo in considerazione anche le manifestazioni culturali e in particolare le avanguardie artistiche del Novecento. La contestazione giovanile del 1968 sembra ispirarsi alla Scuola di Francoforte che in questo periodo suscita pertanto un rinnovato interesse nel mondo della cultura. Di orientamento socialista e materialista, la Scuola ha elaborato le sue teorie e svolto le sue indagini alla luce delle categorie di totalità e dialettica: la ricerca sociale non si dissolve in indagini specializzate e settoriali; la società va indagata come un tutto nelle relazioni che legano gli ambiti economici con quelli culturali e psicologici.
E' qui che si instaura il nesso tra Hegelismo, Marxismo e Freudismo che tipicizzerà la Scuola di Francoforte.
La teoria critica si prefigge di far emergere le contraddizioni fondamentali della società capitalistica e punta ad uno sviluppo che conduca ad una società senza sfruttamento. Con la presa del potere da parte di Hitler il gruppo francofortese emigra prima a Ginevra, poi a Parigi e infine a New York.
Dopo la seconda guerra mondiale Marcuse, Fromm, Lowenthal e Wittfogel restano negli Stati Uniti, mentre Adorno, Horkheimer e Pollock tornano a Francoforte, dove nel 1950 rinasce L'Istituto per la ricerca sociale.

Nella scuola di Francoforte si propone e sviluppa la teoria critica della società che avversa il tipo di lavoro della sociologia empirica americana.
Per i francofortesi la sociologia non si riduce né si dissolve in indagini settoriali e specialistiche, in ricerche di mercato (tipiche, queste, della sociologia americana). La ricerca sociale è, invece, per loro, la teoria della società come un tutto, una teoria posta sotto il segno delle categorie della totalità e della dialettica e tesa all'esame delle relazioni intercorrenti tra gli ambiti economici, psicologici e culturali della società contemporanea. Siffatta teoria è critica in quanto da essa emergono le contraddizioni della moderna società industrializzata e in particolar modo della società capitalistica. Per maggior precisione il teorico critico " è quel teorico la cui unica preoccupazione consiste in uno sviluppo che conduca ad una società senza sfruttamento ".
Il primo lavoro di rilievo della Scuola di Francoforte è il volume collettivo "Studi sull'autorità e la famiglia" (1936): la famiglia, come anche la scuola o le istituzioni religiose, viene vista quale tramite dell'autorità e dell'insediarsi di questa nella struttura psichica degli individui.
Un lavoro analogo verrà successivamente progettato in America: i suoi esiti sono pubblicati nel volume "La personalità autoritaria".
L'analisi più significativa compiuta da Fromm è quella relativa al tema della fuga dalla libertà che caratterizza la civiltà moderna. La storia dell'umanità è storia della libertà e ha inizio quando l'uomo, diventato consapevole della propria esistenza, spezza il legame che lo lega alla natura entro la quale era immerso, così come la storia individuale ha inizio con la separazione dalla madre.
L'esistenza umana comincia quando l'adattamento alla natura perde il suo carattere coercitivo; quando il modo di agire non è più fissato da meccanismi ereditari. In altre parole, sin dall'inizio l'esistenza umana e la libertà sono inseparabili. Lo sviluppo della storia ha determinato una serie di conquiste quali il dominio sulla natura, la crescita della ragione, lo sviluppo della solidarietà verso altri uomini, ma ha causato anche isolamento, insicurezza, solitudine. Dalla fine del Medioevo in poi è cresciuta la libertà degli uomini rispetto alla natura e ai legami della tradizione e delle consuetudini del passato.
Questa accresciuta libertà ha determinato, però, una perdita di significato dell'esistenza: l'uomo si sente solo, anonimo, impotente. Vive in modo spersonalizzante il lavoro e, ridotto al ruolo di consumatore, avverte la propria limitatezza anche di fronte alle scelte politiche. Tale insicurezza e precarietà determinano alcuni comportamenti di fuga dalla libertà che investono la società in tutti i suoi aspetti, anche quelli politici.
Pertanto lo sviluppo dei regimi totalitari del fascismo e del nazismo non ha spiegazione solo a carattere economico e sociale ma anche psicologico poiché ha a che fare con questa tendenza dell'uomo moderno a fuggire dalla libertà che diventa dolorosa e a rinunciare alla responsabilità e all'autonomia delle scelte, rendendolo disponibile a sottomettersi a un regime politico autoritario.
Altro punto fondamentale dell'analisi di Fromm in "Fuga dalla libertà" è quello relativo al tema dell'autorità, dove viene operata una distinzione molto chiara tra autorità e autoritarismo, indicati con i termini di "autorità razionale" e "autorità inibitoria".
L'autorità non è una qualità ma si riferisce a un rapporto interpersonale, in cui una persona considera un'altra superiore a se stessa. Nel caso dell'autorità razionale, assistiamo a un processo in cui un rapporto si basa su una differenza gerarchica (come avviene per esempio tra insegnante e alunno): la parte inferiore riconosce all'altra una superiorità effettiva che non opera però nei suoi confronti in termini di sfruttamento.
E' un rapporto in cui la parte superiore offre all'altra una serie di strumenti che le consentono di avvicinarsi al suo livello e in questo senso si tratta di un rapporto di scambio reciproco su una base affettiva positiva.
Si parla invece di autorità inibitoria quando il rapporto di sudditanza viene mantenuto e consolidato da chi ha potere. Fromm prende in considerazione anche le diverse forme di autorità come quelle che si realizzano nel rapporto tra padrone-operaio, padre-figlio, moglie-marito, ecc.

L'importanza di Fromm risiede proprio nel tentativo di analizzare i grandi temi della vita sociale in un'ottica psico-sociologica che dà conto dell'importanza dei fattori culturali e sociali nello sviluppo della personalità. Anche il conformismo dilagante nella società moderna, l'assunzione acritica e automatica dei modelli di comportamento proposti dalla società comportano l'annullamento della personalità dell'individuo. In sostanza, si tratta di un meccanismo psicologico di difesa messo in atto per fuggire dalla paura e dalla solitudine, in ultima analisi per fuggire dalla libertà. L'uomo cessa di essere un atomo isolato attraverso la libertà positiva con la realizzazione spontanea e completa della sua personalità e dei rapporti d'amore che lo legano agli altri uomini e al lavoro come creatività. Solo la libertà positiva garantisce la possibilità di un' autentica democrazia.
L'analisi della società contemporanea porta all'individuazione del suo carattere fondamentale e cioè dell'alienazione come effetto del capitalismo sulla personalità umana.

L'alienazione caratterizza i rapporti dell'uomo con il lavoro, con gli altri uomini, con le cose, con se stesso. In "Psicoanalisi della società contemporanea" viene esaminata con estrema lucidità la situazione dell'uomo moderno in una società la cui principale preoccupazione è la produzione economica più che l'aumento della produttività creativa dell'uomo: una società dove l'uomo ha perduto il predominio. L'uomo moderno è estraniato dal mondo che egli stesso ha creato, alienato dagli altri uomini, dalle cose che usa e consuma, dal suo governo, da se stesso. Egli è ora "una personalità fittizia".
Se si lascerà che le tendenze attuali si sviluppino senza controllo, ne risulterà una società malata, costituita da uomini alienati. Fromm presenta in questo modo una completa e sistematica concezione della psicoanalisi umanistica e propone un'ipotesi di società "mentalmente sana" in cui l'uomo sia il centro dell'interesse delle attività economiche e produttive, evidenziando così l'alternativa tra il sistema capitalistico e la dittatura totalitaria.
In "Psicanalisi e religione", Fromm discute il bisogno dell'uomo di una struttura di orientamento con cui egli può superare la sua alienazione e stabilire relazioni con gli altri. Questo bisogno può essere soddisfatto da un' ideologia, da una religione, o persino da una nevrosi mentale. Fromm confronta questo tipo di psicoanalisi che chiama cura dell'anima con le religioni che accentuano il potere e la forza dell'individuo: "la cura dell' anima è quella di mettere un uomo in contatto col suo subcosciente aiutandolo così ad essere libero di stabilire relazioni d' amore".
Il metodo normale per superare l'isolamento è stabilire spontaneamente relazioni col mondo attraverso l'amore e lavorare senza sacrificare l'indipendenza e l'integrità del processo.
Nel suo lavoro di analista Fromm scopre una grande varietà di altri meccanismi d'evasione che sono alternativi all'amore: masochismo, sadismo, distruttività, conformismo. Essi producono una riduzione dell'alienazione e dell'ansia ma solo al caro prezzo della rinuncia della propria individualità. L'uomo alienato diventa estraneo a se stesso, non si riconosce come centro del suo mondo e come protagonista delle sue scelte, ma i suoi atti diventano i suoi padroni e a questi si sottomette. Nella società dominata dal denaro e dal consumo, l'uomo concepisce se stesso come una cosa in vendita. Nella società capitalista il consumo diventa fine a se stesso, fa nascere nuovi bisogni e costringe all'acquisto di nuove cose, si perde di vista l'uso delle cose e l'uomo è schiavo del possesso. Si può uscire dall'alienazione solo costituendo un tipo di società organizzata secondo il "socialismo comunitario" con la partecipazione di tutti i lavoratori alla gestione del mondo del lavoro. Il socialismo comunitario prospettato da Fromm è vicino alle posizioni dei socialisti utopistici ed è influenzato dal sindacalismo e dal socialismo corporativista. In "Avere o Essere" Fromm propone all'uomo contemporaneo la scelta netta tra due categorie, due progetti di uomo: o quello dell'avere, dominante nella società capitalistica dei consumi, o quello dell'essere, della realizzazione dei bisogni più profondi dell'uomo. L'analisi di Fromm individua due modi di determinarsi dell'esistenza dell'uomo nella società:

a) avere, modello tipico della società industrializzata, costruita sulla proprietà privata e sul profitto che porta all'identificazione dell'esistenza umana con la categoria dell'avere, del possesso. Io sono le cose che possiedo, se non possiedo nulla la mia esistenza viene negata. In tale condizione l'uomo possiede le cose ma è vera anche la situazione inversa e cioè le cose possiedono l'uomo. L'identità personale, l'equilibrio mentale si fonda sull' avere le cose.

b) essere è l'altro modo di concepire l'esistenza dell'uomo ed ha come presupposto la libertà e l'autonomia che finalizza gli sforzi alla crescita e all'arricchimento della propria interiorità. L'uomo che si riconosce nel modello esistenziale dell'essere non è più alienato, è protagonista della propria vita e stabilisce rapporti di pace e di solidarietà con gli altri.

Fromm ritiene necessario attuare una nuova società, fondata sull'essere, liberata dalla categoria dell'avere, che garantisca, a livello politico e nell'ambito del lavoro, la partecipazione democratica di tutti gli uomini.
Il rapporto tra l'uomo e la società differisce da quello di Freud per il quale l'uomo è fondamentalmente antisociale e deve essere addomesticato dalla società.
Sia la psicoanalisi che il marxismo hanno parzialmente fallito nel loro intento, spiega Fromm in "Marx e Freud". Né l'una né l'altro sono in grado di produrre sostanziali cambiamenti della condizione umana: la psicoanalisi e il marxismo sembrano aver perso la loro carica liberatrice e non sono in grado di fornire la comprensione dei processi in atto. C'è bisogno di una revisione sia per l'una che per l'altro. Della psicoanalisi freudiana, oltre a criticare l'impianto meccanicistico, retaggio di una cultura positivista, Fromm denuncia il carattere borghese proprio dell'epoca e dell'ambiente in cui Freud viveva. Freud non ha espresso nella sua psicoanalisi la vera natura umana, ma solo quella di una società capitalistica, egoista e maschilista riducendo i rapporti tra uomo e mondo solo in termini di soddisfacimento libidico.
Nella società alienata del capitalismo non sono, però, i bisogni e le potenzialità umane ad essere realizzati, ma i bisogni socialmente indotti dal mercato.
Il marxismo d'altra parte non ha colto il peso che le forze psicologiche, attraverso i meccanismi di riproduzione sociale, hanno sulla personalità degli individui.
In "Fuga dalla libertà" Fromm analizza i meccanismi che hanno operato nella storia dell'uomo, in particolar modo analizzando la storia moderna dell'Occidente, che ha spesso visto gli uomini fuggire dalla libertà, cedere la libertà mantenendo l'appartenenza alla società, luogo di sicurezza contro la solitudine. Anche il totalitarismo nazista può essere spiegato con questi meccanismi. Famosa è l'analisi psicoanalitica che egli fa di Hitler, descritto come sadico con il popolo tedesco, che domina e sottomette e masochista nei confronti del destino. Non sembra, però, che Fromm attribuisca a un processo rivoluzionario la possibilità di superamento dell'alienazione.
La psicoanalisi può compiere la necessaria critica dell'alienazione dell'uomo contemporaneo e della sua infelicità.
Mentre la società capitalista preferisce personalità ferme a stadi pregenitali, demandando alla famiglia il compito della repressione sessuale, Fromm guarda ad una sessualità genitale, che egli vede come simbolo di libertà, creatività, socievolezza.
E' stata notata in Fromm una lettura di Marx nella quale i valori della vita, del lavoro liberato, dell'utopia e del Socialismo vengono contrapposti ai valori della morte, dello sfruttamento, dell'alienazione e del capitalismo. In particolare, fra i valori che nella lettura di Fromm vengono esaltati, fondamentale è quello dell'amore.
In "L'arte di amare", che è la sua opera più nota e più popolare, discute cinque tipi di amore : amore fraterno, amore tra genitori e figli, amore erotico, amore per se stessi, amore per Dio.
Tutte queste forme di amore hanno elementi comuni e devono essere basati sul senso di responsabilità, rispetto e conoscenza. Per ogni individuo l'amore è il modo normale di superare il senso di isolamento e, come desiderio di unione con gli altri, assume una forma specificamente biologica tra l'uomo e la donna. Fromm afferma che è errato interpretare l' amore come una reciproca soddisfazione sessuale poiché una completa felicità sessuale si raggiunge soltanto quando c'è l'amore. La concentrazione sulla tecnica sessuale come se questa rappresentasse la via alla felicità è, egli afferma, una delle molti ragioni per cui l'amore è diventato così raro nella moderna società capitalistica. Fromm crede che l'amore sia l'unica e soddisfacente risposta al problema dell'esistenza umana. L'amore non può essere insegnato, bensì deve essere acquisito tramite uno sforzo continuo, disciplina, concentrazione e pazienza, tutte cose che sono difficili per la pressione continua della vita moderna.
Il più importante contributo di Fromm sta nell' accentuazione della dignità e del valore dell'individuo.
A differenza degli psicologi del comportamento, egli non riduce l'uomo ad un comune denominatore di istinti e considera il sesso molto meno importante dell'amore. Le sue idee sulla teoria della pratica dell'amore sono della massima importanza poiché dimostrano che uomini e donne possono superare le pressioni della vita quotidiana e le difficoltà che essi incontrano quando vogliono formare mature relazioni d'amore. Dal punto di vista strettamente psicanalitico, Fromm è noto per aver approntato una teoria della personalità . Formatosi innanzitutto come sociologo, Fromm ha saputo coniugare il pensiero di Freud con molti altri grandi filoni culturali, da Marx alla tradizione ebraica. All'interno di questa vasta sintesi dottrinale, si trova anche una teoria della personalità ed una caratterologia, nata come tipologia causale, studiata empiricamente con indagini sul campo e con uso di test proiettivi. La tipologia di Fromm è centrata sul concetto di produttività.
Il carattere "produttivo" è quello pienamente sviluppato, non alienato, maturo e ricco di amore per la vita; questo è il punto di riferimento, cui tendono gli altri tre tipi principali, che sono il "ricettivo", l' "appropriativo" e il "mercantile".
I tre tipi non costituiscono categorie fisse, ma piuttosto, come in tutti i sistemi caratterologici moderni, delle tendenze presenti in una certa proporzione in ogni carattere. E' significativo quindi non solo il caso in cui una tendenza appare più sviluppata delle altre, ma anche il caso contrario, in cui una tendenza appare appena accennata. Inoltre, la produttività non esclude che il carattere possa essere classificato come appartenente ad uno degli altri tipi; il pieno sviluppo delle potenzialità umane può essere raggiunto attraverso vie differenti. In "Analisi della distruttività umana", Fromm ha descritto anche un altro tipo interamente negativo, il "necrofilo", amante della morte e nemico della vita; questo rappresenta un caso limite, patologicamente lontano dai valori del carattere produttivo. E' raro, fortunatamente, che il necrofilo possa incontrarsi allo stato puro, ma può presentarsi allo stato di tendenza nelle persone troppo affascinate dalla tecnica e dall'ordine.

▪ 1983 - Umberto II, al secolo Umberto Nicola Tommaso Giovanni Maria di Savoia (Racconigi, 15 settembre 1904 – Ginevra, 18 marzo 1983), è stato luogotenente generale del Regno d'Italia dal 1944 al 1946 e re d'Italia dal 9 maggio 1946 al 18 giugno dello stesso anno, anche se, per i gravi contrasti con i ministri in merito ai risultati non ancora definitivi del referendum istituzionale del 2 giugno, lasciò il Paese il 13 giugno 1946. Per questo breve periodo di regno fu detto Re di maggio.