Il calendario del 17 Ottobre

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 589 - Secondo la tradizione, l'Adige rompe alla Cucca e causa lo sconvolgimento idrografico che dà al basso Veneto l'aspetto che grossomodo ha tutt'oggi

▪ 1171 - Enrico II, il re "normanno" d'Inghilterra, sbarca a Crook (presso Waterford) in Irlanda

▪ 1346 - Re Davide II di Scozia viene catturato da Re Edoardo III d'Inghilterra a Calais

▪ 1662 - Carlo II d'Inghilterra vende Dunkerque alla Francia per 40.000 sterline

▪ 1777 - Truppe americane sconfiggono i britannici nella Battaglia di Saratoga

▪ 1781 - Il generale Charles Cornwallis perde la battaglia di Yorktown

▪ 1797 - Trattato di Campoformio (Campoformido) tra Napoleone e l' Austria

▪ 1800 - L'Inghilterra prende il controllo della colonia olandese di Curaçao

▪ 1888 - Thomas Edison presenta richiesta di brevetto per il fonografo ottico (il primo cinema)

▪ 1907 - Nasce l'Atalanta, squadra di calcio maschile di Bergamo, con il nome di Società Ginnastica Atalanta

▪ 1912 - Bulgaria, Grecia e Serbia dichiarano guerra all'Impero Ottomano, unendosi al Montenegro nella Prima guerra balcanica

▪ 1917 - Prima guerra mondiale: primo bombardamento britannico della Germania

▪ 1931 - Al Capone viene condannato per evasione fiscale

▪ 1933 - Albert Einstein, scappa dalla Germania Nazista e si sposta negli USA

▪ 1941 - Per la prima volta nel corso della seconda guerra mondiale, un sottomarino tedesco attacca una nave americana

▪ 1945
Una manifestazione popolare, richiamerà al governo di fatto di Farrel, la liberazione di Juan Domingo Peron e la chiamata a elezioni democratiche nell' Argentina

▪ 1958 - Inizia la costruzione del sottomarino nucleare sovietico K-19

▪ 1961
200 dimostranti algerini vengono massacrati dalla polizia di Parigi
Viene varato il K-19

▪ 1967 - Debutto a Broadway del musical Hair

▪ 1970

  1. - Anwar Sadat diventa presidente dell'Egitto.
  2. - Il vice-premier del Quebec, e ministro del lavoro del Canada Pierre Laporte, viene ucciso da membri del gruppo terroristico Fronte di Liberazione del Québec (FLQ).

▪ 1973 - I paesi dell'OPEC iniziano un embargo del petrolio contro alcune nazioni occidentali ritenute responsabili di aver aiutato Israele nella sua guerra contro la Siria

▪ 1977 - Autunno tedesco: quattro giorni dopo il durottamento, il volo 181 della Lufthansa atterra a Mogadiscio, Somalia, dove una commando di GSG-9 libera tutti gli ostaggi rimasti a bordo.

▪ 1979 - Madre Teresa di Calcutta riceve il Premio Nobel per la pace

▪ 1987 - A Parigi viene celebrata per la prima volta la Giornata mondiale del rifiuto della miseria

▪ 1989 - Il Terremoto di Loma Prieta (7,1 gradi della Scala Richter) colpisce l'area della Baia di San Francisco

▪ 1990 - Nasce l'Internet Movie Database.

▪ 1994
  1. - Trattato di pace tra il governo dell'Angola e i ribelli dell'UNITA
  2. - Viene presentata una bozza di trattato di pace tra Israele e Giordania

▪ 2003 - Carlos Mesa diventa Presidente della Bolivia

▪ 2006 - A Roma un treno della metropolitana della linea A si schianta contro un altro fermo alla stazione di Piazza Vittorio, provocando un morto e circa 200 feriti

Anniversari

▪ 1552 - Andrea Osiander (Gunzenhausen, 19 dicembre 1498 – Königsberg, 17 ottobre 1552) è stato un teologo e scienziato tedesco.
Nato in Baviera nel paese di Gunzenhausen, studiò a Lipsia, Altenburg ed Ingolstadt prima di essere ordinato sacerdote cattolico nel 1520 a Norimberga, nel cui convento agostiniano insegnò lingua ebraica.
Assegnato alla chiesa di San Lorenzo di Norimberga nel 1522, dichiarò pubblicamente di seguire la riforma di Lutero: quello stesso anno partecipò alla prima Dieta di Norimberga, ove ebbe occasione di conoscere il duca Alberto di Prussia, Gran Maestro dei Cavalieri Teutonici, guadagnandolo alla causa luterana. Osiander giocò un importante ruolo nel confronto che portò la città di Norimberga ad abbracciare il Credo riformato nel 1525, anno nel quale si sposò.
Osiander pubblicò nel 1522 una versione corretta ed annotata della Bibbia Vulgata, e nel 1537 una versione dei Vangeli con le concordanze. Egli svolse un servizio prezioso alla diffusione del protestantesimo in Svevia e Brandeburgo (1528-1530) e nei confronti delle diverse teorie dottrinali cattoliche, calviniste, luterane e zwingliane.
Appianare le dispute era però ormai impossibile: l'imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V convocò nel 1530 la Dieta di Augusta per cercare di ridurre lo strappo teologico e dottrinale: alla Dieta si presentarono i due schieramenti contrapposti tra loro e frammentati al loro interno. Le Chiese tedesche proposero le diverse confessioni: la Confessione di Augusta di Lutero, sostenuta anche da Osiander, la Fidei Ratio di Zwingli e la Confessio Tetrapolitana di Bucero; punti di vista differenti che già delineavano le future divisioni tra i riformati (di Bucero, Zwingli e Calvino) e i luterani.
Osiander era però intransigente sulle proprie idee, deciso anche allo scontro con gli altri teologi della Riforma, fra i quali anche Zwingli. Il suo temperameno lo costrinse a fuggire nel 1548 e chiedere asilo all'amico duca Alberto di Prussia, che gli concesse la cattedra di professore di teologia all'università di önigsberg, da lui stesso fondata pochi anni prima.
Nel 1550 pubblicò due importanti e controverse dissertazioni: "De Lege et Evangelio" e la sua opera maggiore, la "De justificatione". In queste opere si oppose a Lutero ed a Melantone sulla questione teologica della giustificazione per fede ("sola fide"): sosteneva infatti che questa venisse "instillata" - e non ascritta, come insegnava Lutero - all'uomo dalla divinità di Cristo. Dunque, mentre per i luterani la giustificazione era istantanea (il credente sarebbe immediatamente pronunciato innocente alla corte divina, esclusivamente per i meriti di Cristo), per Osiander lo spirito di Cristo verrebbe a dimorare attraverso la fede nell'anima del fedele, procurandone progressivamente la santificazione.
Gli insegnamenti di Osiander vennero mantenuti dopo la sua morte dal figlio adottivo Johann Funck, ma si persero con la sua scomparsa, avvenuta nel 1566.

Lo scienziato
Osiander era interessato anche alla matematica ed alla scienza in generale: nel 1543 si occupò di pubblicare "De revolutionibus orbium coelestium" di Nicolò Copernico. Per quest'opera, scrisse di sua iniziativa una prefazione anonima che spiega che il sistema eliocentrico non doveva essere inteso come descrizione dell'Universo com'è effettivamente, ma era soltanto uno strumento matematico per chiarire e semplificare i calcoli che hanno a che fare con il movimento dei pianeti (tesi questa che difese nel 1616 il cardinale Roberto Bellarmino contro Galileo).
Fu Keplero a rivelare il secolo successivo che l'autore della prefazione non era Copernico ma il teologo riformato.
Osiander fu anche un amico del matematico Gerolamo Cardano, del quale curò la pubblicazione dell'"Ars magna" nel 1545.

▪ 1744 - Bartolomeo Giuseppe Guarneri, detto "del Gesù" (Cremona, 21 agosto 1698 – Cremona, 17 ottobre 1744), è stato un liutaio italiano, oggi considerato il liutaio più illustre e forse più quotato insieme ad Antonio Stradivari.
L'aggiunta del soprannome "del Gesù" è dovuta alla sua abitudine di firmare i suoi strumenti, all'interno della cassa armonica, con la sigla IHS.
I suoi violini, a differenza di quelli prodotti dallo Stradivari, hanno un suono armonico ma potente, non a caso il virtuoso violinista Niccolò Paganini lo usò quale strumento personale determinando la rivalutazione di un liutaio fino ad allora ritenuto secondario. Uno dei maggiori violinisti contemporanei, Uto Ughi, utilizza un Guarneri del Gesù nei suoi concerti.

Curiosità
▪ Alla mostra di Cremona del 2006 è stato esposto un violino Guarneri del Gesù considerato il più costoso violino del mondo: stimato circa 5 milioni di euro.
▪ Nel febbraio 2008, presso la nota casa d'aste Sotheby's a Londra, l'avvocato ed imprenditore russo Maxim Viktorov si è aggiudicato un violino Guarneri del Gesù per 3,9 milioni di dollari. Questo violino ha stabilito un nuovo record ed è lo strumento musicale più caro mai venduto all'asta.
▪ Nel luglio 2010, la casa d'aste Bein&Fushi, specializzata in vendite di strumenti musicali pregiati, mette in vendita un "Vieuxtemps Guarneri" alla cifra record di 18 milioni di dollari, stabilendo così la cifra più alta mai pagata per un violino.
▪ In un episodio del serial televisivo Northern Exposure il soggetto principale è un Guarneri del Gesù acquistato per puro investimento finanziario da uno scaltro affarista. Il violinista ingaggiato per provarne l'autenticità se ne innamora tanto da diventarne pazzo e attentare alla vita dell'acquirente, pur di far suo lo strumento.

▪ 1849 - Fryderyk Franciszek Chopin, il cui nome è noto anche nella variante francesizzata Frédéric François[1] Chopin [2] (Żelazowa Wola, 1º marzo 1810[3] – Parigi, 17 ottobre 1849), è stato un compositore e pianista polacco. È considerato il più grande compositore polacco ed uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi.
Tra i rappresentanti principali del romanticismo, nella sua musica convergono al tempo stesso elementi di derivazione classica: l'equilibrio tra le parti, l'estrema precisione della scrittura, la perfezione stilistica.
Il suo linguaggio musicale è stato influenzato da alcuni compositori preromantici, allora molto noti, come Johann Nepomuk Hummel, John Field e Maria Szymanowska, che gli trasmisero l'inclinazione all'inquietudine e al pessimismo e, sul piano strettamente musicale, la tendenza ad ampliare le possibilità della modulazione.
La musica di Chopin è profondamente influenzata anche dal "dialetto musicale" polacco: la musica popolare del suo paese.
Infine, le sue melodie traspongono sul pianoforte l'ampio respiro e il morbido fraseggio del melodramma italiano contemporaneo, in particolare di Vincenzo Bellini.[4]
Dal 1927 viene organizzato in Polonia il Concorso Pianistico Internazionale Frédéric Chopin, il primo concorso monografico del mondo, fondato da Jerzy Żurawlew e che lanciò, tra gli altri, anche Maurizio Pollini[4].
Tra i più celebri studiosi del musicista polacco figurano Gastone Belotti e Jaroslaw Iwaszkiewicz.

Note
1. ^ Il nome in polacco è Fryderyk Franciszek. Chopin adottò la variante francese Frédéric-François quando a venti anni lasciò la Polonia per non tornarvi mai più, tanto che anche oggi è molto usata, in alternativa al nome polacco originale
2. ^ Il cognome, dovuto al padre francese, era in passato trascritto anche come Szopen in Polonia, secondo la pronuncia e l'ortografia polacca. Ora anche in Polonia, come nel resto del mondo, l'ortografia usata nel cognome è quella francese (Chopin) (Cfr. Corso di polacco per italiani, Wiedza edizioni).
3. ^ Il certificato di battesimo riporta la data di nascita 22 febbraio, ma la famiglia ha sempre dichiarato il 1 marzo, giorno in cui ha sempre festeggiato i compleanni. Probabilmente è stato un errore del prete battezzante nel compilare il certificato.
4. ^ a b c Maurizio Pollini. Perché prediligo Chopin, un mago del pianoforte. URL consultato il 13 gennaio 2009. Intervista a Maurizio Pollini di Leonetta Bentivoglio per La repubblica.

• 1902 - Contardo Ferrini (Milano, 4 aprile 1859 – Verbania, 17 ottobre 1902) è stato un accademico e giurista italiano.
Divenne uno dei cultori di diritto romano più stimati del suo tempo e che ha improntato anche gli studi successivi. Fu professore in varie università, ma il suo nome è legato soprattutto all'Università di Pavia, dove si laureò nel 1880, fu alunno dell'Almo Collegio Borromeo all'interno del quale è ben ricordata la sua illustre memoria e dove fu docente dal 1894 alla morte.
Frequentò due anni di perfezionamento a Berlino, poi tornò in Italia, insegnò a Messina diritto romano ed ebbe come collega Vittorio Emanuele Orlando. Fu preside della Facoltà giuridica di Modena .
In un'epoca in cui i docenti universitari erano perlopiù anticlericali, Contardo Ferrini fu molto legato alla Chiesa, esprimendo una sentita religiosità interiore e una aperta manifestazione del pensiero e delle opere caritative, segnando una svolta verso un cristianesimo attento alle esigenze degli umili. Fu confratello della Conferenza di San Vincenzo e fu anche eletto consigliere comunale a Milano dal 1895 al 1898 .
L'Università Cattolica di padre Agostino Gemelli considerò Contardo Ferrini un suo precursore e un maestro a cui ispirarsi. Sotto questa spinta, in epoche restie alla canonizzazione, nel 1947 fu proclamato beato dal papa Pio XII.
Fu sepolto a Suna, poi il suo corpo fu traslato nella Cappella dell'Università Cattolica di Milano: fu riportato a Suna il cuore, dopo la beatificazione.
Tra le sue opere fondamentali i suoi studi sulla Parafrasi greca delle Istituzioni di Teofilo.
A lui è stata dedicata la Scuola Elementare Statale "Contardo Ferrini" a Roma.

Fonti
▪ La Domenica del Corriere, anno 49 - N.14, 6 aprile 1947
▪ "Il Beato Contardo Ferrini - Il rigore della ricerca, il coraggio della fede", Marco Invernizzi, 2002, Ed.Piemme, 157 pp.
• "La vita del Prof.Contardo Ferrini", Carlo Pellegrini,1928,SEI,Torino (principale biografia del Beato)
Per la sua scheda clicca qui

• 1910 - Carlo Michelstaedter (Gorizia, 3 giugno 1887 – Gorizia, 17 ottobre 1910) è stato uno scrittore, filosofo e letterato italiano.
Michelstaedter nasce a Gorizia, ultimo di quattro figli, da un'agiata famiglia di origini ebraiche. Il padre, Alberto, dirige l'ufficio goriziano delle Assicurazioni Generali ed è presidente del Gabinetto di Lettura goriziano. È un uomo colto, autore di scritti letterari e di conferenze, rispettoso delle usanze tradizionali ebraiche, ma solo formalmente, per rispetto borghese: egli è, anzi, un laico, un «tipico rappresentante della mentalità materialistica dell'Ottocento». L'ebraismo non sembra quindi incidere molto sulla formazione culturale di Carlo, che scoprirà solo più tardi e con non poca meraviglia di avere un antenato cabbalista (il bisnonno Isacco Samuele Reggio, 1784-1855, di cui Michelstaedter parla nell'Epistolario).
Iscritto al severo Staatsgymnasium cittadino, fa propria la rigida Bildung absburgica. Con le traduzioni dal greco e dal latino il giovane Michelstaedter ha i primi approcci con la speculazione filosofica. A iniziarlo sono il suo professore di filosofia, Richard von Schubert-Soldern, fautore del solipsismo gnoseologico, secondo il quale tutto il sapere va ricondotto alla sfera del soggetto; e l'amico Enrico Mreule, ex compagno di classe, che gli fa conoscere Il mondo come volontà e rappresentazione, di cui resterà traccia soprattutto ne La Persuasione e la Rettorica. Nella soffitta di Nino Paternolli, oltre a Schopenhauer, leggerà e discuterà, con gli amici Nino e Rico, i tragici e i presocratici, Platone, il Vangelo e le Upanishad; e poi ancora Petrarca, Leopardi, Tolstoj, e l'amatissimo Ibsen.
Conclusi nel 1905 gli studi ginnasiali, Carlo progetta di iscriversi a giurisprudenza; in seguito abbandona l'idea e si iscrive alla facoltà di matematica dell'Università di Vienna. Ma l'anima è già – per dirla con Leopardi – «nel primo giovanil tumulto» verso un altrove ch'egli non riesce a riconoscere nella ferrea logica matematica. Si iscrive al corso di lettere dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze, città in cui vivrà per quasi quattro anni e dove conoscerà, fra gli altri, Gaetano Chiavacci, futuro curatore delle sue Opere, e Vladimiro Arangio-Ruiz, che diventerà in seguito un noto filosofo accademico. Continua a ritrarre, fra tratto espressionistico e schizzo caricaturale, la varia umanità in cui s'imbatte, sia nei mesi di studio che nei periodi di vacanza al mare e in montagna. Scrive moltissimo, in modo quasi ossessivo, dalle lettere ai familiari (in particolare alla sorella Paula) alle recensioni di drammi teatrali. Nel 1909 un evento luttuoso segna la sua vita: la morte, probabilmente per suicidio, del fratello Gino (di dieci anni più vecchio), emigrato a New York. Due anni prima si era suicidata anche una donna da lui amata, Nadia Baraden. Nell'ottobre dello stesso anno l'amico Enrico Mreule parte per l'Argentina. Questa partenza è segnata da un evento significativo, una sorta di passaggio del testimone: Carlo si fa consegnare da Rico la pistola che portava sempre con sé.
Tra il 1909 e il 1910, completati gli esami, ritorna a Gorizia e inizia la stesura della tesi di laurea, assegnatagli dal docente di letteratura greca, Girolamo Vitelli, concernente i concetti di persuasione e di retorica in Platone e Aristotele. La sua attività è febbrile: oltre alla Persuasione scrive anche la maggior parte delle Poesie e alcuni dialoghi, tra cui spicca il Dialogo della salute. Il suo isolamento diventa pressoché totale, mangia pochissimo e dorme per terra, come un asceta; vede solo la sorella e il cugino Emilio. Comunica al padre che dopo la tesi «non avrebbe fatto il professore, ma che appena laureato sarebbe andato al mare», forse a Pirano o a Grado.
Il 17 ottobre 1910, dopo un diverbio con la madre, impugna la pistola lasciatagli da Rico Mreule e si toglie la vita. Sul frontespizio della tesi aveva disegnato una "fiorentina", una lampada ad olio, e aggiunto in greco: apesbésthen, «io mi spensi».
Amici e parenti pubblicarono le sue opere e raccolsero i suoi scritti, ora alla Biblioteca Civica di Gorizia.
Michelstedter è sepolto nel cimitero ebraico di Rožna dolina (Valdirose), oggi nel comune sloveno di Nova Gorica, a poche centinaia di metri dal confine con l'Italia.

Il pensiero
La breve vita di Michelstaedter scorre - come risulta dall'Epistolario - all'insegna di una volontà di vivere continuamente illuminata dal desiderio di un altrimenti e di un altrove metafisico che fa di lui, già in giovane età, un impulsivo, un irrequieto esploratore di linguaggi e di mezzi espressivi, capace di spaziare dalla pittura alla poesia passando per le ripide vette della filosofia. Nell'apologo dell'aerostato incluso ne La persuasione e la rettorica, quella che per Michelstaedter è l'essenza del pensiero occidentale, la rettorica, viene fatta risalire a un "parricidio": quello di Aristotele nei confronti di Platone. Questi, nella metafora costruita da Michelstaedter, escogita un mekánema, una macchina volante per abbandonare il "peso" del mondo e giungere all'Assoluto. Maestro e discepoli riescono a librarsi negli alti spazi del cielo, ma restano a metà strada, fra una mera contemplazione dell'essere e del tempo e la nostalgia della terra e delle cure mondane. A riportarli sulla terra ci pensa allora un discepolo più scaltro e intraprendente degli altri, Aristotele, il quale, tradendo il maestro, fa scendere il mekánema restituendo così a tutti «la gioia d'aver la terra sicura sotto i piedi» (La persuasione e la rettorica, p. 115). Questa nostalgia del mondo intelligibile platonico fa quindi di Michelstaedter un discepolo di Schopenhauer, più che di Nietzsche.
La costituzione della metafisica è per lui una storia di "rettorici" tradimenti, la vicenda di una verità dai grandi "persuasi" tanto proclamata agli uomini quanto da questi disattesa e inascoltata. «Quanto io dico», scrive Michelstaedter ne La persuasione e la rettorica, «è stato detto tante volte e con tale forza che pare impossibile che il mondo abbia ancor continuato ogni volta dopo che erano suonate quelle parole. Lo dissero ai Greci Parmenide, Eraclito, Empedocle, ma Aristotele li trattò da naturalisti inesperti; lo disse Socrate, ma ci fabbricarono su 4 sistemi... lo disse Cristo, e ci fabbricarono su la Chiesa» (La persuasione e la rettorica, p. 35). La persuasione è la visione propria di chi ha compreso la tragicità della finitezza e ad essa vuol tener fermo, senza ricorrere a quegli «empiastri» – i kallopísmata órphnes, gli «ornamenti dell'oscurità» – che possano lenire il dolore scatenato da tale consapevolezza. L'essere è finitezza che si rivela solo nella dimensione tragica di una presenza abbacinante, ma gli uomini rigettano questa tragica consapevolezza ottundendosi, pascalianamente, nel divertissement. Persuaso è chi ha la vita in sé, chi non la cerca alienandosi nelle cose o nei luoghi comuni della società perdendo l'irrinunciabile hic et nunc del proprio esserci, ma riesce «a consistere nell'ultimo presente» (La persuasione e la rettorica, p. 89), abbandonando quelle illusioni di sicurezza e di conforto che avviluppano chi vive abbagliato dalle illusioni create dai ruoli sociali, dai (ne) fasti della retorica. La vita, soffocata dalla ricerca dei piaceri, della potenza, finanche dalla presunzione filosofica di possedere la via, non vive, perché in ogni istante ciascuno rimane avvolto dalle cure per ciò che non è ancora o dal rimpianto per ciò che non è più, mancando sempre l'attimo decisivo, quello che i greci chiamavano kairós, il tempo propizio. Perciò nella vita facciamo esperienza della morte, di quella «morte nella vita» cantata – quasi una danse macabre – nel Canto delle crisalidi: «Noi col filo / col filo della vita / nostra sorte / filammo a questa morte» (Poesie, p. 54).
Il pensiero di Michelstaedter procede di conseguenza, per liberare il potenziale di tragicità dell'esistenza, attraverso violente contrapposizioni concettuali (persuasione-rettorica, vita-morte, piacere-dolore), senza alcun tentativo di mediazione dialettica. Michelstaedter respinge, con un gesto iniziatico, l'idea di costruire una dottrina sistematica della persuasione e della salute, in quanto «la via della persuasione non è corsa da 'omnibus', non ha segni, indicazioni che si possano comunicare, studiare, ripetere. Ma ognuno ha in sé il bisogno di trovarla e nel proprio dolore l'indice, ognuno deve nuovamente aprirsi da sé la via, poiché ognuno è solo e non può sperar aiuto che da sé: la via della persuasione non ha che questa indicazione: non adattarti alla sufficienza di ciò che t'è dato» (La persuasione e la rettorica, p. 104).
Il solipsismo di Michelstaedter è perciò radicale: non ci sono vie, non ci sono cammini, c'è solo il viandante che nel deserto dell'esistenza è «il primo e l'ultimo», crocefisso al legno della propria sufficienza e schiacciato dalla croce di falsi bisogni. Poiché il mondo è negatività assoluta, al pensiero non resta che negare questa stessa negatività rifiutando i dati dell'immanenza: «Solo quando non chiederai più la conoscenza conoscerai, poiché il tuo chiedere ottenebra la tua vita» (Opere, p. 781). Si tratta di una sentenza di sapore quasi buddistico: non a caso Mreule enfatizzerà la figura dell'amico descrivendolo come «il Buddha dell'occidente» (C. Magris, Un altro mare, p. 95).

La produzione artistica
La produzione poetica e quella pittorica di Michelstaedter possono essere considerate un prolungamento e un completamento di questo sentimento tragico e mistico. Come nel verso poetico egli tenta di esprimere l'inesprimibile, di dire con parole ciò che sfugge al sistema di segni codificato e perciò già da sempre istituito retoricamente, così nel segno pittorico, nello schizzo rapido e scherzoso come nel ritratto composto e meditato, traluce l'impossibilità di giungere a quella che Parmenide chiamava «la ben rotonda verità»: non siamo giocati solo dalle parole, ma anche dalle immagini di una realtà fatta di colori e di forme che ci sfuggono nella loro immediatezza e alterità, «come chi vuol veder sul muro l'ombra del proprio profilo, in ciò appunto la distrugge» (Il dialogo della salute, pp. 63-64). Anche l'arte e la poesia, come la retorica filosofica, si rivelano infine per quello che sono: fragili orpelli di cui si orna l'oscurità dell'essere e che ogni linguaggio escogitato dall'uomo sarà sempre impotente a esprimere.

• 1920 - John Reed (Portland, 22 ottobre 1887 – Mosca, 17 ottobre 1920) è stato un giornalista e militante comunista statunitense. È conosciuto in particolare per la sua narrazione dei giorni della Rivoluzione bolscevica, nel libro I dieci giorni che sconvolsero il mondo.
Nasce da una famiglia benestante e socialmente affermata a Portland, nell'Oregon. Compie i suoi studi ad Harvard, dove inizia a scrivere racconti e poesie e si laurea nel 1910. Dopo la laurea John Reed viaggia per alcuni mesi in Europa, visitando Inghilterra, Francia e Spagna. Al suo ritorno in America si stabilisce a New York, dove inizia collaborare a vari giornali (American Magazine, The Masses, Metropolitan Magazine) e pubblica la sua prima raccolta di poesie (Sangar, 1913).
In quegli anni entra in contatto con gli "Industrial Workers of the World", un'organizzazione operaia internazionalista (fondata a Chicago nel 1905) ed è partecipe testimone delle lotte dei lavoratori nella metropoli americana.
Reed si accosta alla lotta dei lavoratori durante lo sciopero dei setifici di Paterson, nel New Jersey, nel 1913. I leader degli IWW che dirigono lo sciopero hanno tentato il coinvolgimento degli intellettuali radicali di New York. Reed è arrestato mentre assiste allo sciopero e trascorre quattro giorni in carcere (in quei giorni vengono arrestati più di 2.300 operai).
Nel 1914 viaggia in Messico come corrispondente del Metropolitan: per quattro mesi segue l'esercito di Pancho Villa. Il volume Il Messico insorge (Insurgent Mexico, 1914) è un'appassionata testimonianza della rivoluzione messicana.
Nell'aprile del 1914, di ritorno dal Messico, egli è in Colorado per seguire gli scioperi dei minatori, sfociati in una serie di violenti conflitti con a tratti le proporzioni di una vera e propria guerra civile. Reed giunge in Colorado subito dopo il massacro di Ludlow (20 aprile), in cui la polizia privata dei proprietari delle miniere (la Rockefeller's Colorado Fuel and Iron Company) era giunta a mitragliare e a incendiare le tende degli scioperanti, uccidendo uomini, donne e bambini. Di questa strage Reed scrive in un suo famoso articolo per il Metropolitan, La guerra del Colorado.
Subito dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, egli parte per l'Europa come corrispondente dei giornali Metropolitan Magazine e The Masses, scrivendo reportage dai fronti di guerra in Germania, Russia, Serbia, Romania e Bulgaria. Alcuni dei suoi articoli vengono però censurati, in quanto considerati "disfattisti".
Nel settembre del 1914 così conclude l'articolo The traders' war (apparso su The Masses): "Noi Socialisti dobbiamo sperare - possiamo perfino attenderci - che da questo orrore di spargimento di sangue e terribile distruzione scaturiranno cambiamenti sociali di grande portata, ed un enorme passo in avanti verso un traguardo di pace fra gli uomini. Ma non dobbiamo farci ingannare da questa chiacchiera editoriale sul Liberalismo che avanza nella Guerra Santa contro la Tirannia. Questa non è la nostra guerra."
Costretto a ritornare negli Stati Uniti per motivi di salute, dall'aprile all'ottobre del 1915 è nuovamente in Europa, insieme al disegnatore canadese Boardman Robinson. Il viaggio inizia a Salonicco: attraversano quindi la Serbia devastata dalle epidemie, la Romania, la Polonia, giungendo fino a Pietrogrado e Mosca. I resoconti di questo secondo viaggio nell'Europa in guerra compaiono nel libro La guerra nell'Europa Orientale - 1915 (pubblicato nel 1916).
Tornato in patria, Reed è oramai uno dei più apprezzati e meglio pagati reporter. Scrive articoli e tiene conferenze contro la guerra ed il coinvolgimento degli Stati Uniti. Le sue prese di posizione gli costano l'isolamento degli intellettuali liberali presi oramai dal fervore nazionalistico. All'inizio del 1917, Reed sposa la giornalista Louise Bryant.
Nell'autunno parte con la moglie per Pietrogrado, spinto dall'ansia di osservare da vicino quegli eventi rivoluzionari che avevano portato alla caduta dello zarismo ed alla nascita dei consigli operai (i Soviet). Nell'ottobre egli è quindi testimone della rivoluzione bolscevica. Il suo libro I dieci giorni che sconvolsero il mondo (1917) è una delle più diffuse e affascinanti cronache della Rivoluzione. Lenin stesso raccomandò la sua lettura "senza riserve agli operai di tutto il mondo".
Nel 1918 rientra negli USA, dove partecipa alla fondazione del Communist Labor Party, dichiarato immediatamente illegale dallo stato americano. Lavora per il giornale di sinistra The Liberator.
L'anno successivo ritorna a Mosca, e partecipa al secondo Congresso dell'Internazionale Comunista e al Congresso dei popoli orientali a Baku. Al ritorno di quel viaggo muore di tifo a Mosca, il 17 ottobre 1920, all'età di 33 anni. Viene sepolto con tutti gli onori sotto le mura del Cremlino.

Il giornalista
Fu definito da Trockij "un uomo che sapeva vedere ed ascoltare".

• 1938 - Karl Kautsky (Praga, 18 ottobre 1854 – Amsterdam, 17 ottobre 1938) è stato un politico ed un teorico marxista tedesco. Inoltre fu l'editore del quarto volume dell'opera di Karl Marx Il Capitale.
Karl Kautsky studia storia e filosofia all'Università di Vienna, e nel 1875 diviene un membro del Partito Socialdemocratico d'Austria. Nel 1882 fonda il giornale Die Neue Zeit ("Il Tempo Nuovo") che pubblicherà fino al 1917. Dal 1885 al 1890 si trova a Londra, dove conosce Friedrich Engels e ne diventa segretario. Nel 1891, partecipa alla stesura (insieme ad August Bebel ed Eduard Bernstein) al Programma di Erfurt per il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD). Insieme a Bebel, formò il centro del partito, su posizioni Marxiste ortodosse e rivoluzionarie.
In seguito alla morte di Engels nel 1895, Kautsky diventò uno dei teorici del socialismo più influenti, anche grazie all'egemonia che l'SPD possedeva all'interno Seconda Internazionale. Nel 1914, appoggiò la maggioranza del partito che (contrariamente ai principi dell'internazionalismo proletario) si dichiarò favorevole all'ingresso della Germania in guerra. Nel 1917 però decide di abbandonare l'SPD e di formare il Partito Socialdemocratico Tedesco Indipendente, di cui fu membro fino al 1919. Nel 1922 ritornò nell'SPD.

Massimalismo e minimalismo
Karl Kautsky è stato l'interprete dell'opposizione presente all'interno dell'SPD (ed in generale di tutti i movimenti socialisti del primo novecento) tra socialismo rivoluzionario e socialismo riformista. Kautsky non metteva in discussione l'analisi della società fatta da Marx, in particolare riguardo all'imminente crollo della società borghese (in contrasto con Bernstein). Nel Programma di Erfurt egli mette in evidenza la necessità di giungere ad una società senza classi attraverso la rivoluzione. Questo si costituiva come scopo ultimo e programma massimo (da cui il termine massimalismo). Al tempo stesso però nel documento sono presenti gli scopi immediati della lotta operaia: la riduzione dell'orario di lavoro, il suffragio universale, la parità tra uomo e donna, la sostituzione delle imposte dirette con imposte indirette a carattere progressivo, l'istruzione pubblica ed una legislazione sociale. Questo era il programma minimo (da cui il termine minimalismo).
In seguito alla Rivoluzione Russa ed alla presa di potere del Partito Bolscevico guidato da Lenin, Kautsky ingaggiò uno scontro con quest'ultimo. Considerato un "rinnegato" da Lenin, Kautsky rispose rimproverandogli di aver tentato una rivoluzione proletaria in un paese sottosviluppato (contrariamente alle previsioni di Marx). Inoltre accuserà il potere bolscevico di essere una dittatura più blanquista che marxista.

• 1978 - Giovanni Gronchi (Pontedera, 10 settembre 1887 – Roma, 17 ottobre 1978) è stato un politico italiano, terzo Presidente della Repubblica Italiana.
Già Ministro dell'Industria e del Commercio nei governi Bonomi II, Bonomi III e De Gasperi I, tra il 1948 e il 1953 fu il primo presidente della Camera dei deputati eletto dopo l'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana.

Presidente della Repubblica
L'elezione

La sua elezione, nell'aprile del 1955, fu caratterizzata da un fatto singolare, che certamente è stato estremamente raro in tutto il mondo. Infatti, come presidente della Camera, toccò a lui presiedere (assieme al presidente del Senato, Merzagora) la seduta comune; e pertanto leggere a voce alta le schede che via via gli venivano porte. Anche quando si accorse che quasi tutte portavano il suo nome, continuò a leggerle fino alla fine. Si interruppe solo pochi istanti, quando un applauso del Parlamento segnò il raggiungimento del quorum. Gronchi si alzò dallo scranno, con in mano una scheda che stava per leggere, e ringraziò con un breve inchino l'assemblea. Poi si risedette e continuò a leggere la serie di Gronchi, Gronchi, con una certa tensione della voce. Quando ebbe letto l'ultima scheda, con voce un po' strozzata annunciò al microfono che pregava il vice presidente della Camera, Giovanni Leone, di procedere allo scrutinio, e di proclamare poi il risultato. Fra gli scroscianti applausi si alzò e guadagnò l'uscita.
Giovanni Leone, che poco dopo annunciò la sua elezione, fra l'altro con voce veloce e senza enfasi, venne eletto suo successore come presidente della Camera. E, nel 1971, diventò il sesto presidente della Repubblica. Da notare che, secondo il regolamento, quando Gronchi si alzò e si ritirò nel suo ufficio, anche il presidente del Senato Merzagora si allontanò, e il suo posto fu preso dal vice presidente del Senato, che si sedette accanto a Leone. Parità nel grado delle due cariche, come vuole il protocollo. Le analoghe elezioni di altri presidenti della Camera a capo dello Stato (Pertini, Scalfaro) non videro ripetersi l'insolita scena, in quanto i due uomini politici, accertato che sarebbero stati eletti con grande probabilità presidenti della Repubblica, si astennero dal presiedere il Parlamento in seduta comune, e delegarono un vice presidente alla bisogna.

Presidenza
Durante la sua carica ebbe l'onore di inaugurare ben due edizioni dei Giochi olimpici (ed è tuttora l'unico Presidente della Repubblica che possa vantare ciò), sia i VII Giochi olimpici invernali tenutisi a Cortina d'Ampezzo nel 1956 sia i Giochi della XVII Olimpiade tenutisi a Roma nel 1960.
Fu il primo Capo di Stato italiano a visitare Istanbul e l'America meridionale. Il 14 novembre del 1957, nella città turca gli furono preparate accoglienze degne di un sovrano. Lo scopo del viaggio fu quello di visitare i molti italiani che erano lì emigrati e di allacciare colloqui diplomatici con il presidente Celal Bayar. In Argentina ebbe accoglienze memorabili e commosse: era la prima volta che un capo di Stato italiano (includendo i sovrani) visitava alcuni Paesi dell'America del Sud. In un suo discorso allo stadio di Buenos Aires, la voce gli si spezzò più volte per l'emozione, rasentando il pianto. Non sarebbe mai più accaduto per un capo di Stato italiano.
Il 24 giugno 1959 un buffo incidente occorse nel palco d'onore del Teatro alla Scala al presidente Gronchi: costui, a causa della disattenzione di un collaboratore che non gli aveva avvicinato la sedia, cadde a terra mentre stava accingendosi a sedere al fianco dell'allora presidente francese Charles De Gaulle, che era in visita ufficiale in Italia. Il fatto, taciuto dai principali organi di informazione, fu rappresentato in televisione da una scenetta comica recitata da Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi all'interno del programma Un due tre, il quale fu poi cancellato in seguito a tale evento[1].

Morte
L'11 maggio 1962 cessò il settennato (il suo giuramento, infatti, avvenne l'11 maggio 1955) e Gronchi divenne di diritto senatore a vita. Morì il 17 ottobre del 1978, giorno in cui i giornali di tutto il mondo annunciavano l'elezione di Karol Wojtyla quale nuovo Pontefice, avvenuta il giorno prima.

▪ 1982 - Giuseppe "Beppe" Viola (Milano, 26 ottobre 1939 – Milano, 17 ottobre 1982) è stato un giornalista, scrittore e umorista italiano.
Sposato, quattro figlie, ha svolto gran parte del suo lavoro come giornalista sportivo. Ha iniziato a scrivere di sport a metà degli anni cinquanta collaborando all'agenzia Sportinformazione, passando poi in RAI nel 1961. Per la televisione ha lavorato come redattore, come inviato speciale e - dopo una parentesi come radiocronista - anche come telecronista sportivo (calcio, pugilato, ippica, motori). Per la RAI ha inoltre firmato un lungo documentario sulla Mille Miglia e ha partecipato ad alcune edizioni della Domenica Sportiva.
Ha tenuto per anni su Linus la rubrica, Vite Vere e ha scritto molte canzoni in coppia con Enzo Jannacci, tra le quali Tira a campà e Statu quo. Nel campo del cinema ha lavorato come sceneggiatore e dialoghista (Romanzo popolare (anche cameo) e Cattivi pensieri con Ugo Tognazzi), mentre per il cabaret contribuì alla creazione dei testi del gruppo storico dei comici che facevano riferimento al Derby Club di Milano (Massimo Boldi, Teo Teocoli, Giorgio Porcaro, Cochi e Renato, Enzo Jannacci, Felice Andreasi, Gianni Magni, Paolo Villaggio, Lino Toffolo).
Beppe Viola è morto improvvisamente a 43 anni mentre era in sede Rai a Milano, per una emorragia cerebrale, durante il montaggio di uno dei suoi servizi sulla partita Inter-Napoli.

Il leggendario "coccodrillo" dedicatogli da Gianni Brera
« (…) Era nato per sentire gli angeli e invece doveva, oh porca vita, frequentare i bordelli. (…) Povero vecchio Pepinoeu! Batteva con impegno la carta in osteria e delirava per un cavallo modicamente impostato sulla corsa; tirava mezzo litro e improvvisava battute che sovente esprimevano il sale della vita. Aveva un humour naturale e beffardo: una innata onestà gli vietava smancerie in qualsiasi campo si trovasse a produrre parole e pensiero. Lavorò duro, forsennatamente, per aver chiesto alla vita quello che ad altri sarebbe bastato per venirne schiantato in poco tempo. Lui le ha rubato quanti giorni ha potuto senza mai cedere al presago timore di perderla troppo presto. La sua romantica incontinenza era di una patetica follia. Ed io, che soprattutto per questo lo amavo, ora ne provo un rimorso che rende persino goffo il mio dolore... » (Gianni Brera, È morto Giuseppe "Pepinoeu" - Viola. Aveva 43 anni! La Repubblica, 19 ottobre 1982)

Quelli che..
L'ormai familiare titolo della trasmissione sportiva e d'intrattenimento Quelli che il calcio deriva da un postumo riconoscimento a Beppe Viola. Quelli che... è infatti una canzone scritta a quattro mani nel 1975 da Viola e dal cantautore Enzo Jannacci, nonché sigla della trasmissione stessa dal 1994 al 2000 (anni in cui fu mirabilmente condotta da Fabio Fazio)
Era Beppe che traduceva nell'italiano di Milano, anzi di Viale Monza-Precotto, le battute pensate da Mario Monicelli per Ugo Tognazzi in "Romanzo popolare", colonna sonora la celebre "Vincenzina davanti alla fabbrica", di cui sempre con Jannacci scrisse le parole. La musica naturalmente era di Enzo: i due erano nati e cresciuti insieme, «nello stesso cortile fra via Lomellina e piazza Adigrat».

Il Premio Giornalistico e il Torneo calcistico giovanile intitolati a Beppe Viola
Nel 1983 alla memoria di Beppe Viola è stato intitolato un Premio giornalistico annuale, inizialmente assegnato con la collaborazione e il patrocinio dell'Avis, la cui cerimonia di premiazione si teneva a Coccaglio in provincia di Brescia; successivamente l'organizzazione è stata trasferita ad Arco, in provincia di Trento, dove nel 2007 si è tenuta la 25esima edizione (vinta da Marco Civoli per la radiotelevisione ed Enrica Speroni per la carta stampata).
Nell'albo d'oro del Premio Beppe Viola compaiono giornalisti sportivi noti al grande pubblico, come Alfredo Pedullà, Maurizio Crosetti, Simona Ercolani, Claudio Icardi e Massimo Caputi. La cerimonia di premiazione giornalistica si tiene di consuetudine al termine di un'altra iniziativa di rilievo internazionale, sempre intitolata a Viola: il Torneo Internazionale di calcio categoria allievi.

Bibliografia
▪ Beppe Viola Vite vere, compresa la mia, Milano Libri Edizioni, 1981
▪ Beppe Viola Quelli che... Racconti di un grande umorista da non dimenticare, Baldini & Castoldi, 1995

▪ 1983 - Raymond Claude Ferdinand Aron (Parigi, 14 marzo 1905 – Parigi, 17 ottobre 1983) è stato un sociologo, filosofo e giornalista francese.
Fu noto al grande pubblico per l'amicizia di lunga data con Jean-Paul Sartre (anche se i due non si risparmiarono critiche reciproche) e per la sua analisi critica della popolarità che riscosse l'ideologia marxista in Francia nella seconda metà del XX secolo.

Studi
Frequenta il Liceo «Hoche» a Versailles, poi il Liceo «Condorcet» a Parigi; nel 1924 consegue il diploma di maturità.
Dal 1924 al 1928 studia filosofia presso la Scuola Normale Superiore di Parigi. Conosce Jean-Paul Sartre: i due si legeranno a un rapporto di amicizia che durerà per tutta la vita.
Terminati gli studi, si iscrive al concorso per la cattedra di insegnamento della filosofia nella scuola superiore e lo vince.
Nel 1930 inizia un periodo di perfezionamento degli studi che lo porta in Germania. Studia all'università di Colonia (1930-31), poi a Berlino (1931-33).
Per nove anni, Raymond Aron gestisce un circolo privato che si interessa del pensiero storico e sociale.

Percorso professionale
Tornato in patria, inizia la professione di insegnante al liceo di Havre (1933-34). Poi si trasferisce a Parigi. Nella capitale lavora e studia: è professore presso l'École Normale Supérieure (dove svolge anche l'incarico di segretario del centro di “Documentation sociale” dell'istituto) e studia Lettere. Nel 1938 si laurea; nello stesso anno pubblica i suoi primi due libri: una Introduzione alla filosofia della storia ed un saggio sulla teoria della storia nella Germania contemporanea.
Nel 1939 decide di cambiare università: è professore incaricato di filosofia sociale presso la Facoltà di lettere di Tolosa.
Dal 1939 al 1940 partecipa al secondo conflitto mondiale nell'esercito francese. Dopo la presa nazista di Parigi (23 giugno 1940) si trasferisce in Inghilterra. A Londra, rincontra Charles de Gaulle. Durante il periodo inglese è impegnato nelle Forze francesi libere.
Nel 1945 ritorna a Parigi, dove si stabilisce definitivamente.
Il suo primo incarico accademico è svolto alla Scuola nazionale d'amministrazione di Parigi (1945-47). Dal 1948 al 1954 insegna all'Istituto di studi politici della capitale.
Prosegue l'insegnamento come professore incaricato; dal 1958 insegna presso la Facoltà di lettere e scienze umane della Sorbona. Tra i suoi assistenti spicca Pierre Bourdieu (1930-2002). Aron tiene principalmente corsi su Karl Marx, ciò che ne fa un marxologo giudicato "neutrale" (poiché non-marxista). Dal 1970 alla morte è professore di sociologia della cultura moderna al Collège de France.

Carriera giornalistica
La carriera giornalistica di Aron inizia in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale: Aron è redattore capo del giornale La France Libre (giornale in lingua francese con sede a Londra).
Tornato in Francia, fonda con Jean-Paul Sartre la rivista Les Temps Modernes. Nel 1946 dà vita, insieme ad Albert Camus al giornale Combat . Dal 1947 al 1977 è editorialista al quotidiano Le Figaro [1]. Dal 1977 fino alla morte scrive per L'Express [2], di cui è anche presidente del comitato direttivo del giornale . Aron scrive anche per due quotidiani italiani:Corriere della Sera e Il Giornale.
Durante lo stesso periodo, Aron è stato cronista radiofonico all'emittente Europe numéro 1 (dal 1968 al 1972).

L'impegno politico
Dopo aver vinto la cattedra in filosofia, Aron assiste agli autodafé organizzati dai nazisti, appena saliti al potere, nel maggio del 1933: questa disfatta del pensiero gli ispira un profondo disprezzo per i regimi totalitari.
Nel resto degli anni Trenta si dedica quasi totalmente all'attività accademica. Nel 1939 scoppia la seconda guerra mondiale; nel maggio 1940 i nazisti avviano la Campagna di Francia. Dopo nemmeno due mesi, il 24 giugno 1940 la Francia viene sconfitta. Aron sceglie di non compromettersi col regime di Philippe Pétain e parte per Londra seguendo Charles de Gaulle. In Inghilterra si impegna nelle “Forces Françaises Libres”.
Dopo la Liberazione, lavora per un certo periodo al ministero dell'Informazione, diretto dall'amico André Malraux. In più, s’impegna al fianco del "Raggruppamento del Popolo Francese" (RPF), il primo partito fondato da de Gaulle, nel 1947.
Militante negli anni ’50 per l'indipendenza dell'Algeria con il suo opuscolo La tragedia algerina, Aron colpisce l'opinione pubblica francese, che si divide tra lui e Jean-Paul Sartre, il maître à penser della sinistra. Il dibattito tra Aron e Sartre costituisce l'immagine del dibattito intellettuale dell'epoca. I due si ritroveranno, per una volta, a metà degli anni Settanta, per denunciare il regime vietnamita, responsabile del fenomeno dei cosiddetti “boat people”. Scelse Giscard d'Estaing nel 1981. Aron rimane per alcuni il simbolo dell'ideologia tecnocratica e l'immagine della polemica contro gli intellettuali di sinistra.

Gli allievi di Raymond Aron
Molti sono coloro che seguirono il suo insegnamento: Pierre Bourdieu, Pierre Manent, Albert Palle, Jean-Claude Michaud, Jean-Claude Casanova, André Glucksmann, Pierre Hassner, Raymond Boudon e Dominique Schnapper.
La maggior parte di essi collabora, o ha collaborato, alla rivista Commentaire, fondata insieme a Raymond Barre ed altri allievi. Commentaire può essere considerata una "rivista aronniana". La rivista è anche il punto d'incontro della scuola di pensiero aronniana, fondata su un liberalismo moderato, venato di conservatorismo, con un occhio verso la cultura ango-sassone.
È attivo un centro di studi di filosofia politica che porta il nome Centre Raymond Aron presso la Scuola di alti studi e scienze sociali (EHESS) a Parigi.

L'intellettuale scomodo
La cultura francese ha spesso contrapposto Raymond Aron a Jean-Paul Sartre. Considerati tra i massimi intellettuali del secondo dopoguerra, amici nella vita, furono gli epigoni di due stili diversi: Aron l'intellettuale «controcorrente», Sartre l'impersonificazione del «maître à penser».
Nati nello stesso anno, i due effettuarono un percorso culturale comune. I differenti stili intellettuali emersero presto e le loro vicende si separarono nel 1940, quando Parigi fu occupata dai nazisti. Aron seguì Charles de Gaulle a Londra, mentre Sartre rimase nella capitale occupata dai nazisti.
Dopo la fine della guerra Aron denunciò i crimini del totalitarismo comunista. Quindi si schierò contro l'ideologia marxista, venendo a scontrarsi più volte con Sartre.
Durante gli anni della contestazione, quando le piazze erano infiammate, Aron prese le distanze dai movimenti. Nel 1968 coniò il termine groupuscules per bollare la tendenza volta all'esasperazione ideologica dell'estrema sinistra.
Nel 1975 denunciò lo scandalo dei «boat people», i rifugiati vietnamiti scappati con ogni mezzo dall'inferno della guerra. Il ruolo di intellettuale scomodo, in questo caso, risultò vincente: lo stesso Sartre riconobbe la correttezza della sua valutazione [3].

Il pensiero
Il totalitarismo

Definizione di totalitarismo: «Mi sembra che i 5 elementi principali siano i seguenti:
1. Il fenomeno totalitario sopraggiunge in un regime che concede ad un partito il monopolio dell'attività politica.
2. Questo partito è animato o armato da un’ideologia alla quale conferisce un'autorità assoluta e che, di conseguenza, diventa la verità ufficiale dello stato.
3. Per diffondere questa verità ufficiale, lo stato si riserva a sua volta un doppio monopolio: il monopolio dei mezzi per l'uso della forza e quello dei mezzi di persuasione. L'insieme dei mezzi di comunicazione, radio, televisione, stampa, viene diretto dallo stato e da coloro che lo rappresentano.
4. La maggior parte delle attività economiche e professionali sono subordinate allo stato e vengono, in un certo qual modo, integrate nello stato stesso. Così come lo stato è inseparabile dalla sua ideologia, la maggior parte delle attività economiche e professionali viene “colorata” dalla verità ufficiale.
5. Essendo ormai tutte le attività attività di stato, ed essendo tutte le attività subordinate all'ideologia, un errore commesso nell'ambito di un’attività economica o professionale diventa al contempo un errore ideologico. Ne scaturisce, in ultima istanza, una politicizzazione, una trasfigurazione ideologica di tutti gli errori che è possibile commettere e, in conclusione, un terrore al contempo poliziesco ed ideologico. (...) Il fenomeno è perfetto allorché tutti questi elementi si realizzano insieme in maniera compiuta».
R. Aron, Démocratie et Totalitarisme, Folio Essais, Gallimard, 1965.

Le relazioni internazionali
Raymond Aron è un teorico del realismo, fortemente influenzato da Clausewitz e Alexis de Tocqueville.
Per Aron, le relazioni internazionali hanno una loro specificità, essendo ben distinte dalla politica interna degli stati. Nelle relazioni internazionali, vi è una certa «legittimità e legalità nel ricorso per primi alla forza armata»: «Max Weber definiva lo stato come colui che detiene il monopolio della violenza legittima. Noi diciamo che la società internazionale è caratterizzata dall'assenza di un’istanza che detenga il monopolio della violenza legittima. » (Qu'est-ce qu'une théorie des Relations Internationales ? RFSP 1967)
Egli considera impossibile una teoria generale delle relazioni internazionali, rifiutando la concezione causale (esplicativa) in favore di una concezione comprensiva emergente dall'analisi sociologica degli scopi che gli stati possono perseguire. È questo indirizzo "pratico" delle relazioni internazionali che Aron tenterà di sviluppare Paix et guerre entre les nations (1962).
Ogni stato può ricorrere alla guerra per tre motivi: la potenza; la sicurezza; la gloria.
Aron definisce i sistemi internazionali come degli «insiemi di unità che interagiscono regolarmente, suscettibili di essere implicati in una guerra generale». «La caratteristica di un sistema internazionale è la configurazione dei rapporti di forza».
Egli distingue tra sistemi multipolari e bipolari, così come distingue tra sistemi omogenei (quelli costituiti da stati di uno stesso tipo, che hanno cioè la stessa concezione della politica), e sistemi eterogenei (quelli in cui gli stati sono organizzati secondo principi diversi ed esigono valori contrastanti).
Infatti, la condotta di uno stato non è soltanto governata dai rapporti di forza. Gli interessi nazionali non possono essere definiti senza tener conto dell'ideale politico di uno stato. Il sistema internazionale è determinato dai valori che esistono in seno agli stati, e questi valori influenzano la stabilità del sistema. Aron appartiene alla tradizione del realismo classico delle relazioni internazionali, quello di Edward Carr, Hans Morgenthau e Henry Kissinger. Questo orientamento verrà rimesso in discussione negli anni seguenti, al sorgere delle teorie sistemiche come il neorealismo di Kenneth Waltz (Theory of international politics, 1979).
Nell'opera Pace e guerra tra le nazioni (tr. it. Edizioni di Comunità, Milano, 1970), sulla base di Quincy Wright, distingue quattro tipi di guerra (ivi p. 413): 1) Guerre meramente difensive; 2) Guerre sociali per vendicare un'ingiuria; 3) Guerre economico-politiche per raggiungere obiettivi materiali; 4) Guerre aristocratiche di puro prestigio.

Aron e Marx
Aron studiò a lungo Marx. La sua ammirazione per il filosofo Karl Marx fu ampia soltanto quanto il suo disprezzo per il penserio marxista-leninista. Aron si dichiarava "marxiano" piuttosto che marxista.
«Sono giunto a Tocqueville partendo dal marxismo, dalla filosofia tedesca e dall'osservazione del mondo attuale... Mi appassionano più i misteri del Capitale che la prosa limpida e triste della Democrazia in America. Le mie conclusioni appartengono alla scuola inglese, la mia formazione viene dalla scuola tedesca», ha scritto. Tutto ciò perché «ho letto e riletto i libri di Marx per 35 anni» (Les étapes de la pensée sociologique, Introduction).

Ha detto
• «La scelta in politica non è tra il bene e il male, ma tra il preferibile ed il detestabile». (Estratto da un’intervista)
• «Oggettività non significa imparzialità ma universalità». (Introduzione alla filosofia della storia)
• «Conoscere il passato è uno dei modi per liberarsene». (Dimensioni della coscienza storica)
• «L'uomo è un essere ragionevole, ma gli uomini lo sono?»
• "Che si sia di destra o di sinistra, si è emiplegici".
• «Pace improbabile, guerra impossibile» (relativamente alla guerra fredda)

▪ 1989 - Eugenio Battisti (Torino, 1924 – Roma, 17 ottobre 1989) è stato un critico d'arte e storico dell'arte italiano.
Laureatosi in filosofia a Torino, i suoi studi hanno spaziato verso molteplici campi. Allievo di Lionello Venturi, si è dedicato allo studio del Rinascimento con numerosi saggi, dal fondamentale L'Antirinascimento del (1962) alle monografie sulle grandi personalità dell'arte, da Giotto (1960) a Filippo Brunelleschi (1976). Non ha per questo tralasciato l'attività di critico militante dedicandosi anche in prima persona all'organizzazione di numerose esposizioni d'arte contemporanea.
I suoi primi interessi si rivolgono al teatro. Dagli anni cinquanta inizia a occuparsi di critica d'arte e di architettura.
Nei primi anni sessanta insegna Storia dell'Arte presso l'Università di Genova. Qui si inserisce nell'ambiente culturale e fonda, nel dicembre del 1963, il Museo Sperimentale d'Arte Contemporanea: si tratta di un'esposizione costituita dalle donazione gratuite di un centinaio di artisti. La sede è dapprima il ridotto del Piccolo Teatro e quindi si sposta, nel 1964, al Teatro del Falcone.
Nello stesso periodo fonda la rivista Marcatrè, il cui primo numero esce nel novembre 1963 per i tipi dell'editore Vittone di Genova. Legata agli ambienti del Gruppo 63, la rivista ha una cadenza mensile ed è divisa in settori, letteratura, architettura, musica ecc. Del comitato direttivo fanno parte, tra gli altri, il critico d'arte Gillo Dorfles, il poeta Edoardo Sanguineti, il semiologo Umberto Eco, lo storico dell'architettura Paolo Portoghesi, e il critico d'arte Enrico Crispolti.
Ben presto l'esperienza accademica genovese di Eugenio Battisti si interrompe e con essa anche i suoi progetti nel capoluogo ligure: la collezione del Museo d'arte contemporanea viene trasferita alla Galleria civica d'arte moderna di Torino e, con il sesto numero, nel maggio 1964, Marcatré passa all'editore Milanese Lerici.
Continua la sua attività di storico dell'arte e dell'architettura tra l'Europa e gli Stati Uniti, insegnando presso: la Pennsylvania State University, la University of North Carolina, Le Università di Reggio Calabria, Milano, Firenze e, quindi, presso l'Università di Tor Vergata a Roma, dove diventa ordinario di Storia dell'Architettura.
Nel 1987 è ideatore del progetto Critic Art Data, per la compilazione di una banca dati di cataloghi di mostre di arte contemporanea.
Dopo la sua morte gli viene intitolato il Museo dell'Industria e del Lavoro di Brescia, quale riconoscimento alla sua attività di studioso della modernità in generale e come iniziatore, in Italia, degli studi di archeologia industriale in particolare.

Bibliografia essenziale di Eugenio Battisti
Saggi in volume

▪ Contributo ad un'estetica della forma, Università di Torino, 1953.
▪ Rinascimento e Barocco, Torino, Einaudi, 1960.
▪ Giotto, A.Skira, Genève, 1960.
▪ L'Antirinascimento, con una appendice di manoscritti inediti, Milano, Feltrinelli, 1962.
▪ Cimabue, Istituto Editoriale Italiano, Milano 1963.
▪ Velázquez, Aerti Grafiche Ricordi, Milano, 1964.
▪ Premessa a Michelangelo scultore, (a cura di), Roma, Curcio Editore, 1964.
▪ L'arte come invenzione, (a cura di), Milano, Bompiani, 1969.
▪ Piero della Francesca, Istituto Editoriale Italiano, Milano, 1971.
▪ San Leucio come utopia. e Vicende del programma italiano, Facoltà di architettura, Politecnico di Milano, Milano 1973.
▪ La casa povera. La casa Americana, Milano, Facoltà di architettura. Politecnico di Milano, 1974.
▪ Filippo Brunelleschi, Electa, Milano, 1976 ried. Mondadori- Electa, Milano, 1989 ISBN 8843527894

▪ 1997 - Giorgio Pisanò (Ferrara, 30 gennaio 1924 – Milano, 17 ottobre 1997) è stato un giornalista, storico e senatore italiano.
Il padre Luigi, pugliese di San Vito dei Normanni, laureato in giurisprudenza, è un funzionario statale. A Ferrara, negli anni venti, quando è in servizio alla prefettura conosce una ragazza e la sposa. Giorgio è il primo di cinque figli. La famiglia si sposta da una città all'altra, come per tutti i funzionari di prefettura. Giorgio dunque prende la maturità classica a Taranto, durante il periodo bellico.

La seconda guerra mondiale
A 18 anni ebbe il comando della Compagnia di pronto intervento della GIL, addestrata per soccorrere la popolazione durante i bombardamenti. In seguito il padre venne inviato alle prefetture di Messina, Pescara e Pistoia. L'8 settembre si trova proprio nella città toscana, dove con altri ragazzi organizzò la riapertura della casa del fascio e l'occupazione della Caserma Gavinana, abbandonata dai soldati, in attesa di un reparto tedesco.
Alla fine della guerra si trova in Valtellina, ufficiale della Xª Flottiglia MAS, corpo militare indipendente che combatteva sotto le bandiere della Repubblica Sociale Italiana ed insieme tenente delle Brigate Nere, assegnato ai servizi speciali del Comando generale. Il 27 aprile 1945 aggregato alla colonna Vanna della Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera ne condivise le vicende fino allo scioglimento. Venne arrestato dai partigiani il 28 aprile 1945 a Ponte Valtellina e imprigionato nel carcere di Sondrio. Fu poi trasferito nei campi di concentramento alleati di Terni e Rimini dove restò fino a novembre 1946.
Terminata la prigionia, raggiunse la famiglia a Lucino, oramai stremata in seguito all'epurazione del padre. Per aiutare la famiglia iniziò l'attività di contrabbandiere fra Italia e Svizzera. Giorgio riscoprì la politica ed incontrò la professione della sua vita: il giornalismo.

Il Dopoguerra e la militanza politica
Nel 1947, a Como, fu tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano, diventando il primo segretario di quella federazione.
La sua attività comincia nel 1948 e successivamente, come giornalista professionista, coprirà le cariche di redattore e inviato dei settimanali Meridiano d'Italia, un settimanale di destra neofascista, diretto da Franco De Agazio.
Proprio con Meridiano d'Italia, alla direzione era giunto Franco Maria Servello, inizia a condurre ricerche sugli omicidi del dopoguerra compiuti dai partigiani, molti dei quali legati al mistero dell'oro di Dongo.
Nel 1951 fonda e ricopre la carica di primo presidente dell'Associazione Studenti La Giovane Italia.
Nel 1954 approda ad Oggi, settimanale fondato da Angelo Rizzoli e diretto da Edilio Rusconi. Nel 1960, Rusconi - che nel frattempo aveva fondato Gente - lo incarica di raccogliere tutto il materiale fotografico e documentale sulla guerra civile. Una storia che doveva uscire a puntate.
Nel 1963 fonda il settimanale "Secolo XX", nel quale comincia a pubblicare notizie controverse e scottanti...quasi una sorta di "anticipazione di stile" con molte analogie di impostazione rispetto al settimanale "OP" di Mino Pecorelli di un decennio dopo. Fra l'altro suscita scalpore l'inchiesta che Pisanò pubblica sulla morte misteriosa del capo dell'EniEnrico Mattei.
Nel 1965 relatore al convegno dell'Hotel Parco dei Principi sulla guerra rivoluzionaria in funzione anticomunista.
Nel 1968 fa rivivere il settimanale Candido, erede di quello fondato da Giovannino Guareschi che aveva cessato le pubblicazioni nel 1961 e che comunque, poco prima di morire, accettò la proposta di Pisanò [1], assumendone la carica di direttore che manterrà fino al 1992. Candido conduce molte campagne giornalistiche. In particolare nel 1980 fu particolarmente virulenta quella indirizzata a dimostrare che dietro la figura di Aldo Moro vi era un intreccio di interessi di personaggi non sempre limpidi.
Diventa membro del Comitato Centrale e della Direzione Nazionale del Movimento Sociale.
Dal 1980 al 1994 ricopre la carica di Consigliere Comunale della città di Cortina d'Ampezzo.
Dopo la fuoriuscita dal MSI nel 1991 fonda e diviene Segretario Nazionale del Movimento Fascismo e Libertà.
Nel 1995, dopo la svolta di Fiuggi e la definitiva trasformazione del Movimento Sociale Italiano in Alleanza Nazionale, Pisanò decide di associarsi a Pino Rauti nel progetto di conservazione dello storico partito della Destra italiana, che avrebbe dato origine alla Fiamma Tricolore. Alcuni mesi più tardi lascia però la vita politica, complice l'aggravarsi del suo stato di salute.
Tra gli altri impegni politici di interesse nazionale spiccano:
• Elezione a senatore della Repubblica per il MSI nel 1972, carica che ha mantenuto ininterrottamente per cinque legislature fino al 1992.
• Componente delle Commissioni Parlamentari permanenti della Difesa e degli Affari Costituzionali, della Commissione Bicamerale di Vigilanza e di Controllo della RAI, della Commissione Parlamentare Antimafia e della Commissione Parlamentare d'Indagine sulla Loggia P2.
Muore a Milano dopo una lunga malattia.

Opere
• Il vero volto della guerra civile. Documentario fotografico, Milano, Rusconi, 1961.
• Sangue chiama sangue, Milano, Pidola, 1962.
• La generazione che non si è arresa, Milano, Pidola, 1964.
• Giovanni XXIII. Le sue parole, la sua vita, le sue opere e le fotografie più belle. La prima biografia del papa santo, a cura di, Milano, FPE, 1965.
• Storia della guerra civile in Italia, 1943-1945, 4 voll., Milano, FPE, 1965-1966.
• Gli ultimi in grigioverde. Storia delle forze armate della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945), 4 voll., Milano, FPE, 1967.
• Mussolini e gli ebrei, Milano, FPE, 1967.
• Penna nera. Storia e battaglie degli alpini d'Italia, con Giambattista Lombi, 2 voll., Milano, FPE, 1968.
• L'altra faccia del pianeta "P2". Testo integrale della Relazione conclusiva di minoranza presentata al Parlamento dal rappresentante del MSI-DN, Milano, Edizioni del Nuovo Candido, 1984.
• L'omicidio Calvi nell'inchiesta del commissario P2 Giorgio Pisanò e nelle deposizioni della vedova. Con gli atti inediti del processo di Londra, Milano, GEI, 1985.
• Storia del Fascismo, 3 voll., Milano, Pizeta, 1988-1990.
• Il triangolo della morte. La politica della strage in Emilia durante e dopo la guerra civile, con Paolo Pisanò, Milano, Mursia, 1992. ISBN 88-425-1157-9
• Gli ultimi cinque secondi di Mussolini, Milano, Il Saggiatore, 1996. ISBN 88-428-0350-2
• Io, fascista, Milano, Il Saggiatore, 1997. ISBN 88-428-0502-5

Note
1. ^ Da un'intervista a Paolo Pisanò, fratello di Giorgio, riportata in La grande bugia di Giampaolo Pansa

▪ 1999 - Vanni Scheiwiller (Milano, 8 febbraio 1934 – Milano, 17 ottobre 1999) è stato un critico d'arte, editore e giornalista italiano.

«È cominciato quasi per gioco, nel 1951, io liceale, aspirante giocatore di tennis: mio padre, stanco e sfiduciato della sua piccola casa editrice del sabato e della domenica, mi chiese se volevo continuare. Io: "Sì, papà". Il tennis perse un mediocre giocatore e l'editoria italiana si guadagnò il suo editore "inutile", di libri e microlibri, non tascabili ma taschinabili» (Vanni Scheiwiller)

Vanni Scheiwiller nasce a Milano, nipote per parte di madre dello scultore Adolfo Wildt. Il padre, Giovanni Scheiwiller (1889-1965), originario della Svizzera tedesca fu per decenni il direttore della libreria Hoepli e diede inizio nel 1925 a un’attività privata di editore d’arte e letteratura con le edizioni All'Insegna del Pesce d'Oro. Il nonno paterno Giovanni Scheiwiller (1858-1904), era stato a sua volta uno dei primi collaboratori del grande Ulrico Hoepli (1847~1935). Vanni si laurea nel 1960 in lettere moderne all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con una tesi su Alberto Savinio e/o il surrealismo in Italia, ma già dal 1951 era subentrato al padre, proseguendone con passione l’attività editoriale. In quarantotto anni, dal 1951 al 1999 Vanni Sheiwiller pubblica oltre tremila titoli suddivisi in 44 collane e fra i suoi autori figurano alcuni tra i più importanti scrittori italiani e stranieri del Novecento; numerosissime sono pure le antologie, le pubblicazioni d’arte, le mostre e i cataloghi. Dal 1969 al 1978 tiene rubriche d'arte su «Panorama», il settimanale «L’Europeo» e, saltuariamente, anche sul «Il Giornale nuovo» di Indro Montanelli. Dal 1984 al settembre 1999 collabora al «Il Sole 24 Ore» e presiede alla nascita del supplemento domenicale dedicato alla cultura. Nel 1977 fonda la Libri Scheiwiller, che esordisce con un felice sodalizio con il mecenatismo bancario, in particolare con il Credito Italiano ed il Banco Ambrosiano Veneto. Infatti, accanto ed a sostegno delle collane (“Immagini e documenti”, “Piccole Strenne”, “Il Sigillo. Piccola Biblioteca Cinese”, “Poesia” e “Prosa”) sotto la nuova sigla escono grandi e rinomate collane quali Antica Madre, curata da Giovanni Pugliese Carratelli: Civitas Europaea curata da Leonardo Benevolo; Presenze straniere nella vita e nella storia d'Italia e Gli Artisti Italiani in Russia, promossa da Finmeccanica e dedicata all'opera di Ettore Lo Gatto. Energia, promossa dalla Falck. Tra i volumi realizzati per le aziende si ricordano poi: Pirelli, Antologia di una rivista (1987); Civiltà delle macchine. Antologia di una rivista 1953-1957 (1988), tre volumi per la Falck (1990, 1991, 1992); quattro volumi per la Carical (1990, 1991, 1992, 1993) dedicati ai luoghi, alle arti, lettere, centri storici e natura del Mediterraneo; 1872-1972, Cento anni di comunicazione visiva Pirelli (1990); Pirelli 1872-1997, Centoventicinque anni di imprese (1997). Una ricerca singolare rappresenta poi la collana Presepi realizzata per la Cassa di Risparmio di San Marino.

Attività editoriale e autori pubblicati
In Italia "all’Insegna del pesce d’oro” e poi la “Scheiwiller Libri” sono i due marchi "storici" che rappresentano l'eccellenza nell'editoria di poesia e nella letteratura di qualità e ricerca. Il “pesce d’oro”, tra gli anni Cinquanta e gli Settanta, e poi le collane "Poesia" (copertina in cartoncino blu) e "Prosa" (copertina in cartoncino rosso) di “Scheiwiller Libri” nate alla metà degli anni Ottanta, pubblicarono autori come
▪ Seneca, Giovanni Papini, Enrico Pea, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Clemente Rebora, Giuseppe Prezzolini, Giacomo Noventa, Dino Campana, Camillo Sbarbaro, Alberto Savinio, Giorgio de Chirico, Angelo Barile, Corrado Govoni, Alfonso Gatto, Leo Longanesi, Antonio Delfini, Antonio Pizzuto, Goffredo Parise, Ennio Flaiano, Piero Chiara, Alda Merini, Nanni Balestrini, Sergio Romano, Paolo Savona, Gianpaolo Rugarli, Vittorio Bodini, Mario La Cava, Bartolo Cattafi, Manlio Cancogni, Stefano D'Arrigo, Elio Vittorini, Cristina Campo, Cesare Zavattini, Fausto Melotti, Carlo Bernari, Leonardo Sinisgalli, Aldo Buzzi, Libero de Libero, Biagio Marin, Cesare Vivaldi, Gavino Ledda, Antonia Pozzi, Mario Luzi, Francesco Leonetti, Francesco Masala, Tonino Guerra, Sebastiano Addamo, Attilio Bertolucci, Carlo Betocchi, Mario Comisso, Manlio Cancogni, Raffaele La Capria, Paolo De Benedetti, Albino Pierro, Silvio Ceccato, Ezio Cetrangolo, Roberto Rebora, Alessandro Parronchi, Julius Evola.
▪ Tra gli stranieri ricordiamo almeno Charles Baudelaire, Apollinaire, Ezra Pound, Jorge Guillèn, Robert Lowell, Henri Michaux, André Du Boucket, Costantino Kavafis, Murilio Mendes, Gyula Illyés, Allen Mandelbaum, Yiannis Ritsos, Michel Seuphor, Laios Kassak, Dámaso Alonso, Zbigniew Herberi, Miljenko Jergović, Stawomir Mrożek, Jacqueline Risset, Philippe Jaccottet ed i premi Nobel per la letteratura Georgios Seferis (Premio Nobel 1963), Vicente Aleixandre (1977), Seamus Heaney (1995), Czesław Miłosz (1980), Wisława Szymborska (1996).
▪ Nel 2005 L’archivio Scheiwiller è stato acquisito dal Centro Apice. Tra le carte del fondo si trovano corrispondenza, fotografie, materiale iconografico, bozze, manoscritti e dattiloscritti originali di alcuni dei maggiori scrittori, artisti ed editori italiani e stranieri del Novecento. L'archivio è ora in fase di riordino.
A fine 2006 la “Libri Scheiwiller” è stata rilevata dal gruppo editoriale Federico Motta editore - Sole 24 Ore che ne hanno ripreso e rinnovato l’attività editoriale, inaugurando tre nuove collane di Letteratura, Saggistica ed Arte.

Bibliografia essenziale
▪ Per Vanni Schewiller, Libri Schewiller 2000.
▪ G. Orelli, R. Carrieri, E. Pound, Una bicicletta in mezzo ai libri: Giovanni Scheiwiller libraio, editore, critico d'arte (1889-1965), Libri Scheiwiller, Milano 1990.
▪ Scheiwiller, Quarantacinque anni di editoria "inutile", in Inaugurazione Anno Accademico 1996/97, Accademia di Belle Arti di Urbino, Centrostampa, Urbino 1996.
▪ Giovanni and Vanni Scheiwiller, Seventy years of publishing 1925-1995. Italy as a publishing bridge between East and West, Libri Scheiwiller, Milano 1996.
▪ Epistolario (con Antonio Pizzuto) ISBN:8876444335
▪ A. Kerbaker, Giovanni e Vanni Scheiwiller, in «Belfagor», LIV, 1 (1999), pp. 47.59.

▪ 2009
- Carla Boni, nome d'arte di Carla Gaiano (Ferrara, 17 luglio 1925 – Roma, 17 ottobre 2009), è stata una cantante italiana.
Negli anni cinquanta fu autrice di una cover del brano musicale Johnny Guitar, motivo conduttore della colonna sonora del film western del 1954 Johnny Guitar.
È stata sposata con il cantante Gino Latilla, da cui si è successivamente separata.

- Rosanna Schiaffino (Genova, 25 novembre 1939 – Milano, 17 ottobre 2009) è stata un'attrice italiana.
Inizia a lavorare come modella dopo aver vinto vari concorsi di bellezza. La prima prova al cinema è con un ruolo secondario in Totò lascia o raddoppia? (1956) di Camillo Mastrocinque.
Si impone subito grazie alla bellezza bruna e mediterranea, ma dimostra anche doti interpretative e versatilità in varie pellicole italiane e straniere come La sfida (1958) di Francesco Rosi, Il vendicatore (1959) di William Dieterle, La notte brava (1959) di Mauro Bolognini e Due settimane in un'altra città (1962) di Vincente Minnelli.
Molto apprezzata la prova offerta nell'adattamento di Alberto Lattuada de La mandragola (1965) nel ruolo di Lucrezia, per cui viene premiata con una Targa d'Oro ai David di Donatello.
Dalla seconda metà degli anni sessanta ha recitato soprattutto in produzioni di scarso rilievo, e a metà degli anni settanta si è ritirata dalle scene.
È stata sposata due volte: la prima con Alfredo Bini da cui nacque Annabella nel 1969 e la seconda con Giorgio Enrico Falck da cui nacque Guido Nanni nel 1981. Il divorzio da Falck e le battaglie legali per l'affidamento, e il mantenimento, del figlio hanno occupato a lungo la cronaca rosa.
Colpita nel 1991 da un cancro al seno, si impegna nella lotta contro il cancro insieme alla Fondazione di Umberto Veronesi, fino a morire, stroncata dalla malattia, il 17 ottobre 2009 all'età di 69 anni.
I funerali si sono svolti il 19 ottobre 2009 nella chiesa Santa Maria Segreta in Milano davanti a pochi intimi amici. La sua salma è stata portata a Spotorno per essere tumulata, secondo le sue ultime volontà, accanto alla madre.)