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Il calendario del 17 Giugno

Fonte:
CulturaCattolica.it

Eventi

▪ 1579 - Sir Francis Drake reclama la California in nome dell'Inghilterra

▪ 1776 - Termina l'invasione americana del Quebec

▪ 1789 - Il Terzo Stato si auto-proclama Assemblea Nazionale

▪ 1847 - Il Papa Pio IX pubblica la Lettera Enciclica Ubi primum, sui meriti delle Famiglie Religiose, sulla condotta di vita dei religiosi dei diversi Ordini

▪ 1885 - La Statua della libertà arriva a New York

▪ 1903 - Roald Amundsen comincia la prima traversata da est a ovest del passaggio a nord-ovest

▪ 1905 - Il primo dirigibile italiano, l'Aeronave Italia, si alza in volo da Schio (Vicenza)

▪ 1940

  1. - I tre Stati baltici, Estonia, Lettonia e Lituania vengono occupati dall'Unione Sovietica.
  2. - Inizio dell'Operazione Ariel, l'evacuazione delle truppe Alleate dalla Francia.

▪ 1941 - Le forze alleate occupano Damasco

▪ 1944 - L'Islanda diventa indipendente dalla Danimarca e forma una Repubblica

▪ 1953 - Moti operai nella Germania Est

▪ 1967 - La Cina sperimenta la sua prima bomba all'idrogeno

▪ 1970 - Città del Messico: Semifinale dei campionati del mondo di calcio fra Italia e Germania Ovest (4-3 dts.) passerà alla storia come la "partita del secolo"

▪ 1972 - Scandalo Watergate: Cinque funzionari della Casa Bianca vengono arrestati per aver scassinato gli uffici del Comitato del Partito Democratico

▪ 1974 - Due militanti del Movimento Sociale Italiano, Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, vengono uccisi nella sede dell'MSI a Padova. Sono i primi omicidi compiuti dalle Brigate Rosse.

▪ 1982 - Il corpo del "Banchiere di Dio", Roberto Calvi viene trovato penzolante dal Blackfriars Bridge di Londra

▪ 1983 - Il presentatore televisivo Enzo Tortora viene arrestato per associazione a delinquere di stampo camorristico

▪ 1994 - O. J. Simpson viene arrestato per l'omicidio della moglie e di un amico di lei

▪ 2001 - Il "Movimento nazionale per Simeone II" vince le elezioni politiche in Bulgaria

▪ 2007 - Viene fondata a Roma la Sezione Italiana della Sinistra Europea

Anniversari

▪ 1982 - Roberto Calvi (Milano, 13 aprile 1920 – Londra, 17 giugno 1982) è stato un banchiere e finanziere italiano.
La sua carriera cominciò nel 1947, quando entrò nel Banco Ambrosiano, banca privata strettamente legata all'Istituto per le Opere di Religione (IOR), in qualità di semplice impiegato, salvo riuscire, nell'arco di una trentina d'anni, a raggiungere prima la carica di direttore generale nel 1971 e poi quella di presidente nel 1975, carica quest'ultima tramite la quale riuscì ad avviare una serie di speculazioni finanziarie per lanciare il Banco Ambrosiano nella finanza internazionale. Fondamentali, a questo scopo, le amicizie con membri della loggia massonica deviata P2 (di cui in seguito fece parte) e i rapporti con esponenti del mondo degli affari e della mafia. Nel 1968 conobbe Michele Sindona divenendone socio in affari; nel 1975 Sindona gli presentò Licio Gelli e Calvi entrò nella loggia P2.
In poco tempo divenne uno dei finanzieri più aggressivi, intrecciando una fitta rete di società fantasma create in paradisi fiscali con lo IOR, la banca vaticana: acquistò la Banca del Gottardo, una banca svizzera; fondò una finanziaria in Lussemburgo, la Banco Ambrosiano Holding; con l'arcivescovo Paul Marcinkus fondò la Cisalpine Overseas, nelle Bahamas; insieme al tecnico informatico Gerard Soisson (che morì a 40 anni in un Club Méditerranée in Corsica), Calvi ideò un meccanismo di compensazione dei conti fra istituzioni bancarie. Gli obblighi internazionali di riserva frazionaria vennero in questo modo applicati solo al saldo dei crediti tra due banche, a quella delle due che ha il saldo positivo (saldo creditore).
Su richiesta del Vaticano, finanziò «Paesi e associazioni politico-religiose» soprattutto nell'Europa orientale (ad esempio Solidarność) e in America Latina (come i Contras) «allo scopo di contrastare la penetrazione e l'espandersi di ideologie filomarxiste».
In seguito all'inchiesta per il suo omicidio, divenne noto col soprannome di Banchiere di Dio, tanto da ispirare un libro ed un film omonimi.

Le crisi del Banco Ambrosiano
La prima crisi del Banco risale al 1977. All'alba del 13 novembre Milano si svegliò tappezzata di cartelloni in cui si denunciavano presunte irregolarità del Banco Ambrosiano. Artefice del gesto era stato Michele Sindona, che voleva vendicarsi di Calvi, cui aveva chiesto senza successo i soldi per "tappare i buchi" delle sue banche.
Per alcuni mesi, a partire dal 17 aprile 1978, alcuni ispettori della Banca d'Italia analizzarono la situazione del Banco Ambrosiano e denunciarono molte irregolarità, segnalate al giudice Emilio Alessandrini, il quale venne però ucciso il 29 gennaio 1979 da un commando di terroristi di estrema sinistra appartenenti a Prima Linea. Il 24 marzo il governatore della Banca d'Italia Paolo Baffi e il capo dell'Ufficio Vigilanza Mario Sarcinelli, artefici dell'ispezione, vennero accusati dai magistrati Luciano Infelisi e Antonio Alibrandi di alcune irregolarità e posti agli arresti (domiciliari per Baffi), salvo essere completamente prosciolti nel 1983, in seguito all'accertamento dell'assoluta infondatezza delle accuse mosse a loro carico.
In seguito il Banco si trovò ad affrontare una prima crisi di liquidità, che risolse ricevendo finanziamenti dalla BNL e dall'ENI per circa 150 milioni di dollari, mentre una seconda crisi di liquidità nel 1980 fu risolta grazie a un nuovo finanziamento dell'ENI di 50 milioni di Dollari, per ottenere i quali Calvi, come risulta dagli atti processuali, pagò tangenti a Claudio Martelli e Bettino Craxi. Il "castello di carte" dell'Ambrosiano crollò nel 1981 con la scoperta della loggia P2 che lo proteggeva: Calvi, rimasto senza protezioni ad affrontare lo scandalo, cercò l'intervento del Vaticano e dello IOR, ma poco meno di due mesi dopo, il 21 maggio, venne arrestato per reati valutari, processato e condannato.

Tentativo di salvataggio
In attesa del processo di appello, Calvi fu messo in libertà provvisoria, tornando a presiedere il Banco. Nel tentativo di trovare fondi per il salvataggio dei conti, strinse rapporti con Flavio Carboni, un finanziere sardo legato ad ambienti politici e malavitosi romani come la Banda della Magliana, legami che forse portarono al tentato omicidio di Roberto Rosone. Rosone, direttore generale del Banco, fu vittima di un attentato da parte di Danilo Abbruciati, un boss della banda della Magliana, a causa delle perplessità espresse circa alcuni finanziamenti concessi dal Banco a Carboni senza la presenza delle dovute garanzie. Lo stesso Carboni, durante il processo, ha dichiarato
«Non capisco che interesse potevo avere a fare del male a Calvi. Al contrario, potevo avere l'interesse opposto, visto che mi aspettavo da lui un premio piuttosto consistente» (Corriere della Sera)
La situazione comunque precipitò e Calvi e Carboni cercarono ancora l'intervento dello IOR, che rifiutò di fornire aiuto di fronte ai numerosi fatti criminosi che via via emergevano.

Il giallo della morte
Il 9 giugno 1982 Calvi si allontanò da Milano, giungendo a Roma in aereo, dove incontrò Flavio Carboni, col quale organizzerà la fuga verso l'estero. L'11 giugno il banchiere si diresse a Venezia, per poi raggiungere Trieste, e successivamente la Jugoslavia. Dal paese slavo proseguirà poi per Klagenfurt.
Il 14 giugno Calvi incontrò Carboni al confine con la Svizzera, per poi partire il 15 giugno verso Londra, dall'aeroporto di Innsbruck. Il 16 giugno Carboni partì da Amsterdam per raggiungere Calvi a Londra.
Il 18 giugno venne trovato impiccato da un impiegato postale, sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi (51°30′34″N 0°06′16″W ) in circostanze molto sospette, con dei mattoni nelle tasche e 15.000 dollari addosso. Fu trovato anche un passaporto con le generalità modificate in "Gian Roberto Calvini". Nelle sue tasche venne ritrovato anche un foglio con alcuni nominativi: quello dell'industriale Filippo Fratalocchi (noto produttore di armamenti e presidente di Elettronica s.p.a.), del politico democristiano Mario Ferrari Aggradi, del piduista Giovanni Fabbri, di Cecilia Fanfani, dell'amico di Sindona ed ex consigliere del Banco di Roma Fortunato Federici, del piduista e dirigente BNL Alberto Ferrari, del piduista e dirigente del settore valute del Ministero del Commercio Estero Ruggero Firrao e del Ministro delle Finanze del PSI Rino Formica.
La magistratura inglese liquidò la morte di Calvi come suicidio, come affermato da una perizia medico-legale. Sei mesi dopo, la Corte Suprema del Regno Unito annullò la sentenza per vizi formali e sostanziali ed il giudice che l'aveva emessa venne incriminato per irregolarità; il secondo processo britannico lasciò aperta sia la porta del suicidio, sia quella dell'omicidio.
Nel 1988 iniziò in Italia una causa civile che stabilì che Roberto Calvi era stato ucciso e impose a un'assicurazione il risarcimento di 3 milioni di dollari alla famiglia. Un nuovo procedimento legale sulla morte di Calvi è stato aperto in Inghilterra nel settembre 2003.

Il processo in Italia
Una prima indagine della procura di Milano archiviò il fatto come suicidio. Nel momento in cui, nel 1992, la procura di Roma venne in possesso di nuovi elementi per riaprire il caso come omicidio volontario e premeditato, la Cassazione decise il passaggio della competenza da Milano a Roma.
L'indagine proseguì con l'ordinanza di custodia cautelare emessa nel 1997 dal gip Mario Alberighi a carico di Pippo Calò e Flavio Carboni, accusati di essere i mandanti dell'omicidio. Secondo l'accusa, Calvi sarebbe stato ucciso perché impossessatosi del denaro di Calò e di Licio Gelli, maestro venerabile della P2.
L'anno successivo, una nuova perizia sulla morte di Calvi, ordinata dal gip Otello Lupacchini, stabilì l'infondatezza dell'ipotesi del suicidio. Il processo penale iniziò il 5 ottobre 2005 in una speciale aula approntata all'interno del carcere di Rebibbia, a Roma. Imputati furono il boss di Cosa Nostra Pippo Calò e Flavio Carboni, accusati di omicidio, Ernesto Diotallevi, esponente della Banda della Magliana, Silvano Vittor (contrabbandiere di jeans e caffè) e la compagna di Carboni, Manuela Kleinszig.
L'accusa fece leva sulle circostanze della morte di Calvi per dimostrare la colpevolezza degli imputati (tra cui una telefonata effettuata dalla camera dove alloggiava il banchiere, i tempi morti nella ricostruzione, etc), sulle difficoltà di accesso per un uomo di 60 anni al luogo in cui era stata legata la corda, e su una serie di perizie sul livello del Tamigi. Dall'altro lato, la difesa puntò sulla sostanziale assenza di prove contro gli imputati e sull'assenza di un movente forte per scagionare Carboni e Calò.
La frase "Il Banco Ambrosiano non è mio, io sono soltanto il servitore di qualcuno." pronunciata da Roberto Calvi durante il processo per reati valutari ha lasciato molti dubbi sugli eventi.
Delle recenti affermazioni della famiglia di Calvi vorrebbero legare quella frase ad alcuni esponenti del Vaticano e la scomparsa di Emanuela Orlandi (la ragazza scomparsa a Roma nel 1983 e tuttora al centro di un giallo internazionale) a queste vicende.
Nel marzo 2007 il pm Luca Tescaroli, al termine della sua arringa conclusiva, aveva chiesto l'ergastolo per Pippo Calò, già considerato il "cassiere" della mafia, per il "faccendiere" Flavio Carboni, per Ernesto Diotallevi, ritenuto uno dei boss della Banda della Magliana, e per Silvano Vittor, accusato di aver accompagnato Calvi a Londra, di avergli fornito il passaporto falso e di essere stato uno degli esecutori materiali del delitto. Assoluzione piena era stata invece richiesta per la ex fidanzata di Carboni, Manuela Kleinszig.
Ad avviso del pm, tre motivi principali sarebbero stati alla base del delitto: gli organizzatori dell'omicidio ritenevano che il banchiere avesse male amministrato il denaro di Cosa Nostra, sospettavano potesse rivelare i segreti del sistema di riciclaggio messo in piedi attraverso il Banco Ambrosiano e ritenevano, compiuto il delitto, di poter avere maggiore peso negoziale nei confronti di coloro che erano coinvolti con Calvi.
Il capo d'imputazione recitava:
«Gli imputati, avvalendosi delle organizzazioni di tipo mafioso denominate Cosa nostra e camorra, cagionavano la morte di Roberto Calvi al fine di: punirlo per essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle predette organizzazioni; conseguire l'impunità, ottenere e conservare il profitto dei crimini commessi all'impiego e alla sostituzione di denaro di provenienza delittuosa; impedire a Calvi di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali della massoneria, della Loggia P2 e dello Ior, con i quali avevano gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro»
Il 6 giugno 2007 la seconda Corte d'assise di Roma, presieduta da Mario Lucio d'Andria, ha emesso una sentenza di totale assoluzione per tutti gli imputati per il processo Calvi. Flavio Carboni, Pippo Calò, Ernesto Diotallevi e Silvano Vittor sono assolti ai sensi dell'articolo 530 c.p.p., 2º comma, ossia per insufficienza di prove. Assolta con formula piena invece Manuela Kleinszig, come chiesto dallo stesso PM. Resta aperto invece il secondo filone dell'inchiesta romana, a proposito dei mandati dell'omicidio, tra i cui indagati figura anche Licio Gelli.

La ricostruzione di Pinotti
Il giornalista Ferruccio Pinotti nel libro Poteri forti (BUR, 2005) ha indagato sulla morte di Calvi, dopo avere ripetutamente ascoltato il figlio di Calvi, che per anni ha ricostruito le vicende legate alla carriera e alla misteriosa morte del padre. Pinotti descrive le operazioni finanziarie con le quali Calvi riuscì a rendere il Banco Ambrosiano padrone di se stesso, così da poterlo gestire in piena autonomia. Operazioni tuttavia che rendono Calvi ricattabile e lo costringono a erogare cospicui finanziamenti a società dipendenti dallo IOR guidato dal vescovo Paul Marcinkus.
Quando si manifestano difficoltà finanziarie, l'Ambrosiano cerca, senza riuscirvi, di recuperare il denaro prestato all'Istituto vaticano, che presumibilmente usa il denaro ricevuto per aiutare in tutto il mondo e in particolare in Polonia gruppi religiosi e politici vicini alla Santa Sede. Calvi allora proverebbe a rivolgersi ad ambienti religiosi vicini all'Opus Dei, che sarebbero stati disponibili a coprire i debiti dello IOR per ottenere maggior peso in Vaticano. Tentativo senza successo, perché ostacolato da quanti, in Vaticano, temono che il potere dell'Opus Dei possa crescere e per impedirlo sono disposti a lasciare fallire il Banco Ambrosiano.
In una lettera del 5 giugno 1982 rilasciata dal figlio diversi anni dopo e pubblicata nel libro di Pinotti, Calvi scrive anche a papa Giovanni Paolo II cercando aiuto:
«Santità sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona...; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell'Est e dell'Ovest...; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l'espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato...»
I segreti e gli interessi economici legati alla mancata restituzione da parte dello IOR del denaro ricevuto dal Banco Ambrosiano e connessi alle operazioni finanziarie che lo IOR realizzava per conto di propri clienti italiani desiderosi di esportare valuta aggirando le norme bancarie sarebbero quindi all'origine della decisione di uccidere Roberto Calvi, che, disperato e temendo di finire in carcere, avrebbe potuto rivelare quanto sapeva ai magistrati.

Critiche alla ricostruzione
Questa ricostruzione è stata criticata, in particolare da parte dell'Opus Dei che ha sempre dichiarato di non aver intrattenuto rapporti con Roberto Calvi e il Banco Ambrosiano.
Il 19 novembre 1982 l'allora responsabile dell'Opus Dei per l'Italia don Mario Lantini scrisse a Clara e Carlo Calvi una lettera in cui, riferendosi alle interviste da loro rilasciate al Wall Street Journal, a La Stampa e a L'Espresso riguardo «rapporti che il defunto Roberto Calvi avrebbe intrattenuto con l'Opus Dei», dichiarò che «nessuna persona per conto dell'Opus Dei ha mai intrattenuto alcun rapporto o trattativa, né direttamente né indirettamente, né con Roberto Calvi né con lo IOR». Esprimeva inoltre «la necessità di conoscere a quali elementi Loro fanno riferimento nel parlare dell'Opus Dei» e di «fornire indicazioni su persone, fatti, circostanze e precisare ogni altro dato utile al chiarimento dei fatti».

▪ 1983 - Pierina Boranga (Belluno, 1891 – 17 giugno 1983) è stata un'insegnante italiana.
Attività didattica
Pierina Boranga, di famiglia umile, al termine della scuola elementare venne avviata al lavoro, ma scoperta la sofferenza che era in lei per essere stata privata dello studio i genitori si adoperarono per farle frequentare la allora Scuola Normale. A 17 anni era già maestra. Nel 1915 si trasferì per svolgere il proprio ruolo di insegnante a MIlano e qui conobbe l'editore Paravia il quale si interessò agli studi della Boranga sulle piante spontanee. Nacque così il primo libro "La natura e il fanciullo",al quale ne seguirono altri due: "La strada" e" Le siepi " considerati classici della divulgazione scientifica. Contemporaneamente Pierina Boranga divulgava i suoi nuovi criteri di insegnamento attraverso conversazioni radiofoniche e articoli su riviste scolastiche. Nel 1927 tornò a Belluno, avendo vinto il concorso per la Direzione Didattica della sua città natale,dove continuò la sua opera di scrittrice, che non interruppe nemmeno col trasferimento ad Adria in qualità di Ispettrice. La sua opera fu fondamentale per far conoscere gli ambienti ecologici e indirizzare l'attenzione dei ragazzi all'osservazione scientifica. Ricordiamo in particolare Avventure nel bosco; Avventure nell'orto; avventure nel prato, Avventure nello stagno; Avventure nei campi. La Boranga diffuse a Belluno il metodo Pizzigoni. Questa sua azione divulgativa culminò con la istituzione della scuola sperimentale Gabelli. La sua attività nella scuola è durata 50 anni, durante i quali si dedicò intensamente anche ad opere di assistenza ai bambini: fondò il Preventorio Antitubercolare e un Laboratorio di Tessoria. Nel 1956 le fu conferita la Medaglia d'Oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte in riconoscimento della sua opera, che si aggiunse a quella conferitale dal Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste nel 1952.Pierina Boranga morì il 17 giugno 1983. In suo onore le è stata dedicata una sala, in palazzo Crepadona, sede della Biblioteca comunale di Belluno.

▪ 1996 - Thomas Samuel Kuhn (Cincinnati, 18 luglio 1922 – Cambridge, 17 giugno 1996) è stato uno storico della scienza e filosofo statunitense.
Fu un epistemologo che scrisse vari saggi di storia della scienza, sviluppando alcune fondamentali nozioni di filosofia della scienza. Formulò un'epistemologia alternativa a quella dell'empirismo logico e di Karl Popper, suoi principali bersagli polemici.
Nacque da Samuel L. Kuhn, ingegnere industriale, e Annette Stroock. Ottenne la laurea in fisica all'Università Harvard con lode nel 1943, la specializzazione nel 1946 e il Ph.D. (dottorato) nel 1949 e tenne qui corsi come assistente di Storia della scienza dal 1948 al 1956 su consiglio del presidente della Harvard, James Conant. Dopo avere lasciato la Harvard, Kuhn insegnò all'Università di Berkeley in California come Professore di Storia della Scienza nel 1961. Nel 1964 entrò a far parte dell'Università di Princeton come Professore di Filosofia e Storia della Scienza per volere di M. Taylor Pyne. Nel 1979 si trasferì al MIT di Boston come Professore di Filosofia per volere di Laurance S. Rockefeller, rimanendovi fino al 1991.
Kuhn nel 1954 divenne Guggenheim Fellow e nel 1982 venne premiato con la Medaglia George Sarton per la Storia della Scienza.
Negli ultimi due anni della sua vita soffrì di un cancro ai bronchi che lo condusse alla morte. Lasciò la moglie Jehane e i tre figli Sarah, Elizabeth and Nathaniel.

Pensiero
In La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962), la sua opera più celebre e conosciuta, Kuhn sostiene che la scienza invece di progredire gradualmente verso la verità è soggetta a rivoluzioni periodiche che egli chiama slittamenti di paradigma.
Il modo migliore di valutare l'impatto del pensiero di Kuhn consiste nel misurare l'effetto che la sua opera ha avuto sul vocabolario della storia della scienza: accanto agli "slittamenti di paradigma", Kuhn impone l'uso del termine "paradigma" per indicare l'insieme di teorie, leggi e strumenti che definiscono una tradizione di ricerca in cui le teorie sono accettate universalmente, conia l'espressione scienza normale per riferirsi al lavoro di routine degli scienziati che seguono un determinato paradigma, ed è largamente responsabile dell'uso dell'espressione "rivoluzioni scientifiche", declinata al plurale per poter essere distinta dalla "rivoluzione scientifica" sviluppatasi intorno alla fine del Rinascimento e nel seicento. A seguito di una di queste rivoluzioni scientifiche cambia il paradigma di riferimento. Il criterio con cui un paradigma risulta vincitore sugli altri consiste nella sua forza persuasiva e nel grado di consenso all'interno della comunità scientifica.

Le "Fasi" della Scienza per Kuhn
Kuhn ci dice che la scienza attraversa ciclicamente alcune fasi che sono indicative di come essa operi. Per Kuhn la scienza è paradigmatica, e la demarcazione tra scienza e pseudoscienza è riconducibile all'esistenza di un paradigma.
La Fase 0 è dunque il periodo chiamato pre-paradigmatico, caratterizzato dall'esistenza di molte scuole differenti in competizione tra di loro e l'assenza di un sistema di principi condivisi. In questa fase, lo sviluppo di una scienza assomiglia più a quello delle arti ed è presente molta confusione. A un certo punto della storia della scienza in esame, viene sviluppata una teoria in grado di spiegare molti degli effetti studiati dalle scuole precedenti; nasce così il paradigma, l'insieme di teorie, leggi e strumenti che definiscono una tradizione di ricerca all'interno della quale le teorie sono accettate da tutti i cultori.
Questa adesione sancisce la Fase 1, ovvero, l'accettazione del paradigma. Una volta definito il paradigma ha inizio la Fase 2, ovvero, quella che Kuhn chiama la scienza normale. Nel periodo di scienza normale gli scienziati sono visti come risolutori di rompicapi, che lavorano per migliorare l'accordo tra il paradigma e la natura. Questa fase, infatti, è basata sull'insieme dei principi di fondo dettati dal paradigma, che non vengono messi in discussione, ma ai quali, anzi, è affidato il compito di indicare le coordinate dei lavori successivi. In tale fase vengono sviluppati gli strumenti di misura con cui si svolge l'attività sperimentale, vengono prodotti la maggior parte degli articoli scientifici, ed i suoi risultati costituiscono la maggior parte della crescita della conoscenza scientifica.
Durante la fase di scienza normale si otterranno successi, ma anche insuccessi; tali insuccessi, per Kuhn, prendono il nome di anomalie, ovvero eventi che vanno contro il paradigma. Lo scienziato normale, da buon risolutore di rompicapo quale è, tenta di risolvere tali anomalie.
Si passa così alla Fase 3, nella quale il ricercatore si scontra con le anomalie. Quando il fallimento è particolarmente ostinato o evidente, può avvenire che l'anomalia metta in dubbio tecniche e credenze consolidate con il paradigma, aprendo così la Fase 4, ovvero la crisi del paradigma. Come conseguenza della crisi, in tale periodo si creeranno paradigmi diversi. Tali nuovi paradigmi non nasceranno quindi dai risultati raggiunti dalla teoria precedente ma, piuttosto, dall'abbandono degli schemi precostituiti del paradigma dominante.
Si entra così nella Fase 5, la rivoluzione (scientifica). Nel periodo di scienza straordinaria, si aprirà una discussione all'interno della comunità scientifica su quali dei nuovi paradigmi accettare.
Però non sarà necessariamente il paradigma più "vero" o il più efficiente ad imporsi, ma quello in grado di catturare l'interesse di un numero sufficiente di scienziati, e di guadagnarsi la fiducia della comunità scientifica. I paradigmi che partecipano a tale scontro, secondo Kuhn, non condividono nulla, neanche le basi e quindi non sono paragonabili. La scelta del paradigma avviene, come detto, per basi socio-psicologiche oppure biologiche (giovani scienziati sostituiscono quelli anziani).
La battaglia tra paradigmi risolverà la crisi, sarà nominato il nuovo paradigma e la scienza sarà riportata a una Fase 1.

Critiche
Il pensiero di Kuhn è stato contestato su due punti:
- da una parte il fatto che la scienza sia il risultato di un consenso, piuttosto che di criteri oggettivi, fa nascere sospetti di relativismo.
- dall'altra parte, la storia delle scienze naturali mostra che per lunghi periodi molti paradigmi hanno coabitato in maniera conflittuale senza che uno di essi si imponesse come "scienza normale". In particolare, quest'aspetto è emerso dalle ricerche di Lakatos, esposte nel suo testo "Critica e crescita della conoscenza"

▪ 1999 - Basil Hume OM OSB (Newcastle upon Tyne, 2 marzo 1923 – Londra, 17 giugno 1999) è stato un cardinale britannico, arcivescovo di Westminster dal 1976 al 1999 e presidente della Conferenza episcopale cattolica dell'Inghilterra e del Galles dal 1979 al 1999.
Basil Hume nasce col nome George Haliburton Hume a Newcastle upon Tyne nel 1923, da padre dottore e madre francese cattolica. Ha avuto tre sorelle ed un fratello.
A sedici anni considerò l'ingresso nell'ordine dei Domenicani, ma nel settembre 1941 preferì entrare nei Benedettini come novizio nel monastero di Ampleforth Abbey, nello Yorkshire, scegliendo come nome quello di Basil.
Studiò ad Oxford ed all'Università di Friburgo in Svizzera, venendo ordinato sacerdote nel 1950. Ritornato ad Ampleforth per insegnarvi lingue moderne, ne divenne abate nel 1963, carica che mantenne fino all'elezione ad arcivescovo.
Nel 1976 papa Paolo VI lo scelse come arcivescovo di Westminster, nonostante la mancanza di esperienza pastorale in diocesi. Fu ordinato vescovo nella cattedrale di Westminster il 25 marzo 1976.
Appena due mesi dopo, il 24 maggio 1976, papa Paolo VI lo eleva al cardinalato col titolo di San Silvestro in Capite.
L'arcivescovo di Westmister è talvolta erroneamente indicato come primate dell'Inghilterra e del Galles, titolo che in realtà spetta all'arcivescovo (anglicano) di York per la sola Inghilterra, mentre all'arcivescovo (anglicano) di Canterbury spetta il titolo di "primate di tutta l'Inghilterra" (l'ultima volta che c'è stato un primate inglese è stato perciò prima della Riforma).

Rapporti con la società inglese
Al cardinale Hume è generalmente attribuito il merito di aver migliorato consistentemente per la prima volta in oltre 400 anni i rapporti tra il cattolicesimo romano e la società inglese, poiché di provenienza britannica e pertanto visto come più leale e vicino di qualsiasi altro ecclesiastico di estrazione irlandese. Ciò è dovuto a eventi storici come la preghiera ad Enniskillen nell'Irlanda del nord in memoria degli undici protestanti uccisi da una bomba dell'IRA un anno prima, e la visita della regina Elisabetta II alla cattedrale di Westminster nel 1995.
Nel 1998, per sopraggiunti limiti di età, Hume chiede a papa Giovanni Paolo II di ritirarsi ad Ampleforth per vivere i suoi ultimi giorni nella pace e nella solitudine del monastero benedettino, ma la richiesta non viene accolta e Hume resta in carica come arcivescovo. Ad aprile 1999 gli viene diagnosticato un tumore maligno all'addome, incurabile.
Il 2 giugno 1999 la regina Elisabetta lo onora con l'Order of Merit. Hume morirà appena due settimane più tardi, e il suo funerale sarà trasmesso in diretta TV. È sepolto nella Cattedrale di Westminster.

Curiosità
Il cardinale Hume amava la pesca e il calcio (tifoso del Newcastle United F.C.).
Durante il suo arcivescovato è stato sempre una delle figure più popolari nei sondaggi di opinione.

▪ 2007 - Gianfranco Ferré (Legnano, 15 agosto 1944 – Milano, 17 giugno 2007) è stato uno stilista italiano, esponente tra i più conosciuti del made in Italy.
Dopo una laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1969, Ferré aveva fatto il suo ingresso nel settore della moda negli anni settanta, ottenendo un primo successo, in circostanze abbastanza casuali, come creatore di bijoux e accessori. Iniziò da allora a collaborare con nomi già affermati come Walter Albini e Christane Baily.
Seguono presto la lezione fondamentale dell'India dove vive e lavora per diversi anni, con ricerche, ideazione e produzione della collezione "Ketch", la nascita del suo prêt-à-porter femminile e la fondazione della società che porta il suo nome, il lancio dell'abbigliamento maschile e la creazione di una gamma articolata di accessori e prodotti realizzati su licenza, l'esperienza dell'Alta Moda Ferré e la straordinaria avventura nel nome di Christian Dior, avvenuta nel 1989 per la linea femminile di Haute Couture, pret à porter e Fourrure e la creazione della linea di conformato femminile "FORMA O BY GFF".
Nel 1978 fonda la sua maison, la Gianfranco Ferré Spa e nel 1989 assume la direzione artistica della celebre maison francese Christian Dior. Nel 1982 crea la linea di abbigliamento e accessori uomo "Gianfranco Ferrè". Nel 1984 crea il primo profumo femminile. Nel 1986 la prima fragranza maschile e la prima collezione "Gianfranco Ferrè Couture". Nel 1991 esce sul mercato il profumo "Ferrè by Ferrè". Il 1996 vede la creazione della linea "Gianfranco Ferrè Jeans". Nel 1998 c'è l'inaugurazione della nuova sede nell'ex palazzo Gondrand di Via Pontaccio 21, a Milano. Nel 2000 esce la linea per bambini alla quale segue un preliminare accordo tra Gianfranco Ferrè Spa con la IT Holding del cav. Tonino Perna per l'acquisizione del 90% della società milanese da parte del gruppo molisano, concretizzata nel 2002. Negli anni sfilano per lui in passerella le top models più importanti al mondo come: Eva Riccobono, Alek Wek, Naomi Campbell, Lily Cole, Erin O'Connor e moltissime altre. La Riccobono in particolare era la supermodella prediletta da Ferrè.Eva Riccobono in una campagna pubblicitaria di Gianfranco Ferrè Eva Riccobono posa per una pubblicità di Ferrè
Il 15 giugno 2007, in seguito ad un'emorragia cerebrale, della quale viene data notizia solo il giorno successivo, viene ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale San Raffaele di Milano, dove muore il 17 giugno alle 21. I funerali si svolsero nella Basilica di San Magno a Legnano. In tale occasione cantò il coro Jubilate, i cui abiti erano di tale stilista.

Lo stile
Oggi il nome di Gianfranco Ferré è riconosciuto a livello internazionale come uno dei migliori esempi di case di moda che uniscono qualità e stile. L'azienda Ferrè è in costante crescita: decine di collezioni presentate ogni anno, un gran numero di licenze, oltre quattrocento punti vendita nel mondo, un export che sfiora il 75%, un fatturato globale che nel 1998 ha raggiunto i 1.520 miliardi di lire.
Il suo stile era caratterizzato da un'identità forte e trasversale. Culture ed esperienze differenti che si confrontano e si incontrano annullando distanze e proiettando un'immagine sempre rivolta al futuro.
Nel futuro era prevista una crescita dell'espansione già in atto della sua griffe verso nuovi mercati, operata attraverso una serie molto variegata di linee. Da GFF a Gianfranco Ferrè Jeans, da Gianfranco Ferré Studio a Gianfranco Ferrè Forma, a Gianfranco Ferré Sport.

Curiosità
Per scelta personale Ferrè non prese mai la patente di guida.
Eva Riccobono per anni è stata una delle sue modelle predilette, e Matteo Ceccarini il suo illustratore sonoro storico.
L'Associazione d'arte, cultura e promozione sociale " Il giardino delle maioliche - Giuseppe Mauro Marziale" con sede in Taurianova (Rc), ha ideato e realizzato un' opera d'arte in maiolica decorata a mano e donata all' Azienda Gianfranco Ferrè, raffigurante il ritratto del Maestro, su una composizione artistica dal design particolare. L’iniziativa rientra in un progetto più ampio, riguardante quei personaggi che si sono contraddistinti in Italia e nel mondo, nel corso dell’ultimo secolo, per la loro capacità espressiva sul piano della genialità creativa dell’arte, della moda, della cultura, della politica, della tecnologia e delle scienze sociali.

* 2009 - Ralf Gustav Dahrendorf, Baron Dahrendorf (Amburgo, 1º maggio 1929 – Colonia, 17 giugno 2009), è stato un filosofo e sociologo tedesco.
Di ispirazione liberale, Dahrendorf appartiene al filone della prospettiva del conflitto, e più precisamente ai teorici analitici di stampo weberiano.
Nato ad Amburgo, ha studiato filosofia, filologia classica e sociologia ad Amburgo e Londra tra il 1947 e il 1952. Ha conseguito i titoli di Ph.D. alla London School of Economics. È stato professore di sociologia ad Amburgo, Tubinga e Costanza dal 1958.
Dal 1969 al 1970 è stato membro del parlamento tedesco per il Freie Demokratische Partei, i liberali tedeschi, e Segretario di stato nel Ministero degli esteri tedesco. Nel 1970 è divenuto membro della Commissione europea a Bruxelles. Dal 1974 al 1984 è stato direttore della London School of Economics e, dal 1987 al 1997, Warden (l'equivalente del CEO o dell'amministratore delegato per una università) del St. Antony College all'Università di Oxford.
Avendo adottato la cittadinanza britannica nel 1988, nel 1993 è stato nominato Lord a vita dalla regina Elisabetta II con il titolo di "Baron Dahrendorf of Clare Market in the City of Westminster".
È stato primo patron dell'Internazionale liberale.
Negli ultimi anni della sua vita ha insegnato Teoria politica e sociale presso il Wissenschaftzentrum für Sozialforschung di Berlino.

L'analisi sociologica
I filoni della sua analisi sono essenzialmente due: le teorie della società e i fattori del conflitto.
Egli sostiene che la tendenza al conflitto è insita nel sistema, nel quale coesistono gruppi con e senza potere, che perseguono interessi diversi.
Molto forte in Dahrendorf è il concetto di "potere", che egli definisce, sulla scia di Max Weber, come la capacità di far fare agli altri quello che si vuole, cioè di farsi obbedire. Il potere determina la struttura sociale, anche in maniera coercitiva.
Le "norme" - altro concetto chiave - sono stabilite e mantenute dal potere, e servono a tutelare degli interessi. Sono quindi funzionali agli interessi del potere e non frutto del consenso sociale. Una prova di ciò è nel fatto che a tutela delle norme sono previste delle sanzioni.
Le norme, sostenute dal potere, definiscono i criteri di desiderabilità sociale, cioè le cose (valori, status, ambizioni, etc.) che sono generalmente desiderate dalla collettività. Questo contribuisce a stabilire un ordine gerarchico di status sociali. Le norme creano anche discriminazione verso chi non vi si conforma.
Un altro concetto importante è quello di "autorità", in rapporto a quello di potere: l'autorità è l'esercizio del potere, ma con legittimità ed entro certi limiti. Per capire meglio si può far un esempio: un'università ha l'autorità sufficiente per chiedere la retta annuale ai propri iscritti, ma non, ad esempio, per estorcere prestazioni personali di altro tipo. Un ladro, invece, ha il potere di estorcere denaro, ma non l'autorità.
Dahrendorf sostiene che la divisione in classi è determinata dal possesso o meno di autorità: il conflitto (di classe) coinvolge solo due parti, e l'autorità è ciò che le separa.
Per quanto riguarda la mobilitazione e la protesta sociale, Dahrendorf, afferma che sono necessari quattro tipi di requisiti perché questa abbia luogo: tecnici (un fondatore, un'ideologia o uno statuto); politici (uno stato liberale, a differenza di uno autoritario, favorisce la protesta); sociali (la concentrazione geografica dei membri del gruppo, la facilità di comunicazione ed il reclutamento simile); psicologici (gli interessi da difendere devono apparire reali).
Il conflitto sarà caratterizzato dal livello di violenza (il "tipo di armi", anche in senso metaforico, usato) e intensità, intesa come livello di dispendio di energie nella lotta.
Il conflitto avviene tra chi dà e chi riceve ordini. Nello stato vi è una classe dirigente e una burocrazia composta di individui che contribuiscono a far sì che gli ordini del vertice siano rispettati da tutti. La presenza di questa burocrazia allarga la base del consenso.
Vi è anche un conflitto tra governo e industria.

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