Il calendario del 14 Luglio
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Eventi
▪ 1099 - il 14 luglio 1099 termina la prima crociata con la conquista di Gerusalemme
▪ 1789 - La popolazione di Parigi insorge e viene assaltata la prigione della Bastiglia, simbolo del potere assolutista del re. Da questa data si fa cominciare la rivoluzione francese.
▪ 1791 - Rivolte di Priestley a Birmingham, Inghilterra.
▪ 1902 - Venezia: il Campanile di San Marco, risalente al X secolo, crolla improvvisamente. Verrà ricostruito com'era, dov'era, il restauro si concluderà nel 1912.
▪ 1933 - In Germania, tutti i partiti politici vengono messi fuori legge ad eccezione del Partito Nazista.
▪ 1938
- - Viene pubblicato il Manifesto degli scienziati italiani razzisti. Con il documento, dal titolo "Il fascismo e i problemi della razza", il regime si propone di fornire una base scientifica per le teorie razziste (vedi qui).
- - Il re Giorgio VI del Regno Unito e sua figlia Elisabetta si recano a Reims in Francia per la parata in onore del restauro appena terminato della cattedrale di Reims, completato il 10 luglio. L'evento viene accolto dalla stampa come un segno d'appoggio dell'Inghilterra alla Francia contro le mire espansionistiche della Germania hitleriana.
▪ 1948 - Roma: Antonio Pallante, studente universitario, spara 4 colpi di pistola a Palmiro Togliatti, di cui 3 lo colpiscono. L'attentato a Togliatti causa gravi disordini, che secondo i giornali dell'epoca sfiorano la guerra civile.
▪ 1958 - Rivoluzione irachena: In Iraq la monarchia hascemita viene rovesciata da elementi nazionalisti dell'esercito. ˁAbd al-Karīm Qāsim diventa il nuovo capo della nazione.
▪ 1965 - la sonda americana Mariner 4 raggiunge per la prima volta Marte: invierà alla Terra un totale di 21 foto.
▪ 1969 - L'esercito del Salvador invade l'Honduras: inizia la Guerra del calcio.
▪ 2001 - Il Comitato Olimpico Internazionale sceglie Pechino come città ospitante della XXIX Olimpiade. È la prima volta che la Cina consegue questo onore.
▪ 2002 - Durante le celebrazioni della Festa Nazionale, Jacques Chirac esce incolume da un tentativo di assassinio.
▪ 2004 - USA: emissione francobollo commemorativo dell'atleta olimpica Wilma Rudolph.
▪ 2008:
- - Nasce il canale televisivo Rai 4.
- - A Tokio si tiene una celebrazione per l'inizio degli scavi per la Tokyo Sky Tree
Anniversari
▪ 1610 - Francesco (Francisco) Solano (Montilla, 10 marzo 1549 – Lima, 14 luglio 1610) è stato un religioso spagnolo dell'ordine dei Frati minori osservanti, missionario presso gli indios del Cile, di Panamá e del Perù: è stato proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1726.
Nacque a Montilla, appartenente alla diocesi di Cordova in Spagna. I suoi genitori, Matteo Sanchez Solano e Anna Jiménez erano di nobili origini.
All'età di vent'anni Francesco entrò a far parte dell'ordine francescano a Montilla e dopo la sua ordinazione, passati parecchi anni, fu inviato dai suoi superiori al convento di Arifazza come guida dei seminaristi.
Nel 1589 lasciò la Spagna alla volta del Nuovo Mondo e, approdato a Panamà, attraversò l'istmo e si imbarcò sul battello che doveva condurlo in Perù.
La sua faticosa missione nel Sud America durò più di vent'anni nei quali si distinse nell'evangelizzazione delle regioni del Tucuman e del Paraguay; il suo successo gli valse l'appellativo di Taumaturgo del Nuovo Mondo. Apprese i molti e complessi idiomi parlati dagli Indios in breve tempo; la leggenda racconta che spesso parlasse a tribù di lingua diversa utilizzando un unico linguaggio che veniva compreso da tutti.
Oltre ad occuparsi attivamente dell'opera di evangelizzazione, ricoprì la carica di rettore dei conventi del suo ordine in Tucuman e Paraguay e fu eletto successivamente Superiore del monastero francescano di Lima in Perù.
Nel 1610 mentre pregava a Truxillo dichiarò che una calamità avrebbe colpito quella città. Otto anni dopo fu distrutta da un terremoto e la maggior parte della popolazione morì a causa dei crolli. La sua morte fu causa di un generale sconforto tra i cattolici peruviani.
Nel sermone funebre della sua sepoltura, Padre Sebastiani, S.J., disse che
«la Divina Provvidenza ha scelto Padre Francio Solanus perché fosse la speranza e la crescita spirituale dell’intero Perù, l’esempio e la gloria di Lima e lo splendore dell’ordine serafico»
Culto
Fu beatificato da Clemente X il 30 giugno 1675 e canonizzato da Benedetto XIII il 27 dicembre 1726. È patrono del Cile, di Panamá, di Lima e delle missioni francescane.
Il suo elogio si legge nel Martirologio Romano al 14 luglio; la sua memoria viene celebrato da tutto l'ordine francescano il 24 luglio.
* 1614 - Camillo de Lellis (Bucchianico, 25 maggio 1550 – Roma, 14 luglio 1614) è stato un religioso e presbitero italiano, fondatore dell'Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi (Camilliani); nel 1746 è stato proclamato santo da papa Benedetto XIV e, insieme a san Giovanni di Dio, Patrono universale dei malati, degli infermieri e degli ospedali.
Camillo nacque da una famiglia appartenente alla piccola aristocrazia della cittadina abruzzese di Bucchianico: alla nascita, gli venne imposto il nome della madre (Camilla Compelli), che lo aveva partorito a quasi 60 anni di età e che morì quando Camillo aveva 13 anni; il padre, Giovanni, era un ufficiale al servizio della Spagna.
Giovane pigro e rissoso, il padre decise di avviarlo alla carriera militare. Ma, nel 1570, un'ulcera al piede lo costrinse ad abbandonare la compagnia.
Per farsi curare fu costretto a recarsi a Roma, nell'ospedale di San Giacomo degli Incurabili. Dopo la guarigione venne assunto come inserviente presso l'ospedale, ma l'esperienza fu breve: per la sua scarsa propensione al lavoro, venne allontanato.
Intanto il padre era morto. Tornò a dedicarsi alle armi, come soldato di ventura, mettendosi a servizio prima di Venezia, poi della Spagna. Ma presto tornò a condurre una vita dissoluta.
Iniziò a vagabondare per l'Italia, fino a quando non venne assunto dai Cappuccini del convento di Manfredonia. È qui che iniziò il suo percorso verso la conversione (nella Valle dell'inferno tra Manfredonia e San Giovanni Rotondo): nel 1575 decise di abbracciare la vita religiosa e di diventare un frate cappuccino a Trivento. Ma l'antica piaga al piede tornò a dargli problemi: fu così costretto a tornare a Roma per curarsi.
Rimase nell'ospedale degli Incurabili per ben quattro anni. Qui maturò definitivamente la sua vocazione all'assistenza dei malati e, insieme ai primi cinque compagni che, seguendo il suo esempio, si erano consacrati alla cura degli infermi, decise di dare vita alla "compagnia dei Ministri degli Infermi" i cui primi statuti vennero approvati da papa Sisto V il 18 marzo 1586. Camillo si trasferì nel convento della Maddalena e iniziò a prestare servizio presso l'ospedale di Santo Spirito in Sassia.
Intanto, sotto la guida spirituale di Filippo Neri, riprese gli studi e, il 26 maggio 1583, fu ordinato sacerdote.
La sua Compagnia si distinse subito e, il 21 settembre 1591, fu riconosciuta come Ordine religioso (Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi) da papa Gregorio XIV rimasto impressionato dall'eroismo con cui Camillo e i suoi compagni avevano assistito i malati durante la carestia del 1590 a Roma . L'8 dicembre 1591 Camillo e i suoi primi compagni emisero la Professione religiosa di voti solenni con un quarto voto di assistenza dei malati anche con pericolo della vita. Era nato un nuovo Ordine religioso.
L'Ordine si espanse rapidamente in molte città italiane in cui Camillo fondò nuove comunità tutte al servizio dei grandi nosocomi cittadini. Le prime comunità sorsero a Napoli, Milano, Genova, Palermo, Bologna, Mantova.
Gravemente malato, nel 1607 lasciò la direzione dell'Ordine ma continuò ad assistere i malati fino alla morte, avvenuta il 14 luglio 1614 nel convento della Maddalena, che era diventato sede del suo Ordine, dove fu tumulato: la reliquia del suo cuore fu traslata a Bucchianico.
Culto
Fu beatificato il 7 aprile 1742 da Benedetto XIV, che lo canonizzò il 29 giugno 1746.
Nel 1886 papa Leone XIII lo dichiarò, insieme a san Giovanni di Dio Patrono degli ospedali e dei malati; Pio XI, nel 1930, lo proclamò, sempre insieme al fondatore dei Fatebenefratelli, Patrono degli infermieri; Paolo VI, infine, nel 1974 lo proclamò anche Protettore particolare della sanità militare italiana.
La sua memoria viene celebrata il 14 luglio come solennità nelle Chiese dell'Ordine e come memoria nelle altre chiese.
▪ 1817 - Anne-Louise Germaine Necker, baronessa di Staël-Holstein, meglio nota con il nome di Madame de Staël ([madam də stal]; Parigi, 22 aprile 1766 – Parigi, 14 luglio 1817), è stata una scrittrice francese di origini svizzere.
Figlia di Jacques Necker, ministro delle finanze del re di Francia Luigi XVI, e di Suzanne Curchod (figlia di un pastore protestante, che era stata innamorata e ricambiata in gioventù dal grande storico inglese Edward Gibbon) durante il suo soggiorno quinquennale a Losanna in Svizzera, Anne-Louise si giovò di una formazione accademica frequentando il salotto culturale organizzato dalla madre.
Dopo il matrimonio con il barone de Staël-Holstein, ambasciatore svedese presso il governo francese, Anne-Louise diede vita a un proprio circolo culturale ospitando alcuni dei maggiori intellettuali dell'epoca.
Nel 1794 incontrò il filosofo Benjamin Constant, che la seguirà anche nel suo successivo esilio: la loro collaborazione intellettuale fu molto celebrata all'epoca, ma quando, nel 1803, Constant fu annoverato come oppositore dal regime, Napoleone Bonaparte su consiglio di Fouché dispose l'interdizione da Parigi della donna, che non avrebbe dovuto avvicinarsi a meno di 150 chilometri dalla città. Stabilitasi sul lago di Ginevra, a Coppet, diede vita a un nuovo salotto e continuò a scrivere ed a viaggiare. Con il nome di Madame de Staël intraprese la carriera letteraria, raccogliendo sollecitazioni culturali dai suoi viaggi: il suo testo Corinne, ad esempio, fu scritto dopo un viaggio in Italia.
Un testo a favore della cultura tedesca le costò definitivamente il permanere dell'inimicizia del governo napoleonico: si tratta di De l'Allemagne, edito nel 1810 ma che vide il sequestro di tutte le 10 000 copie sul territorio francese. Il testo descriveva il popolo tedesco come più interessato alle idee che all'azione, offrendo una visione (poi diventata ricorrente come cliché) secondo cui la classicità discendeva dal passato greco-romano dell'Europa meridionale, mentre il romanticismo derivava dal cavalleresco mondo della cristianità nord-europea. L'opera raccoglieva le suggestioni di una serie di viaggi da lei condotti in Germania, a partire dalla prima visita a Weimar (quando guadagnò un giudizio di Schiller e Goethe non propriamente lusinghiero, essendo stata tacciata di gusti eccessivamente "borghesi") e poi nel 1807 (quando incontrò Goethe, Schiller, i fratelli Schlegel, Fichte): le porte dei salotti letterari tedeschi le erano aperte grazie alla compagnia di Wilhelm August von Schlegel, che influenzò la sua visione estetica ed era il tutore dei suoi figli.
Nel gennaio 1816 si inserì nel dibattito in Italia fra classicisti e romantici pubblicando sul primo numero della 'Biblioteca Italiana' un articolo intitolato "Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni" nel quale criticava i classicisti per la loro staticità nelle tematiche, ormai antiche e ripetitive; consigliava inoltre di prendere spunto dalle letterature europee come quella inglese e tedesca, che rappresentavano grande innovazione e modernità. Fra i grandi sostenitori del classicismo italiano che risposero all'articolo della de Staël, vi fu Pietro Giordani, "cara e buona immagine paterna" di Giacomo Leopardi.
«Dovrebbero a mio avviso gl'italiani tradurre diligentemente assai delle recenti poesie inglesi e tedesche; onde mostrare qualche novità a' loro cittadini.» (Madame de Staël, "Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni", traduzione di Pietro Giordani)
Dopo la caduta di Napoleone fece ritorno a Parigi dove morì.
▪ 1881 - Billy the Kid, all'anagrafe Henry McCarty, conosciuto anche come Henry Antrim o William Harrison Bonney (Manhattan, 23 novembre 1859 – Fort Sumner, 14 luglio 1881), è stato un fuorilegge statunitense.
L'anno esatto della sua nascita è incerto. La leggenda vuole che abbia ucciso 21 uomini, uno per ogni anno della sua vita.
Morì il 14 luglio 1881, dopo essere sfuggito all'impiccagione, per mano dello sceriffo Pat Garrett.
McCarty era alto 1,72, aveva gli occhi blu, guance lisce e gli incisivi sporgenti. Si dice che a volte fosse amichevole e di bell'aspetto, ma poteva anche essere irascibile e risoluto. Ciò, unitamente alla sua abilità con le armi e la sua astuzia, fece di lui un fuorilegge molto pericoloso. Era famoso inoltre (a quanto pare) per indossare sempre un sombrero sugar-loaf con una grande fascia decorativa verde. Poco conosciuto durante la sua vita, venne catapultato nella leggenda l'anno successivo alla sua morte, quando il suo giustiziere, lo sceriffo Patrick Garrett, pubblicò una sua biografia ampiamente sensazionalistica chiamata L'autentica vita di Billy, the Kid. A partire dal resoconto di Garrett, Billy the Kid divenne una figura simbolica del western.
Fama, fatti e reputazione
Come è successo con molti uomini del vecchio West definiti "pistoleri", la reputazione di McCarty superò il reale andamento dei fatti delle sparatorie in cui fu coinvolto.
Nonostante gli venga attribuita l'uccisione di 21 uomini nella sua vita, si sa che William H. Bonney partecipò all'uccisione di nove uomini. Cinque di loro morirono durante le sparatorie in cui molti dei Regolatori presero parte, rendendo quindi dubbio se fossero stati i proiettili di Bonney a ucciderli. Delle restanti quattro vittime di Bonney, due furono sparatorie per autodifesa e le altre due furono le uccisioni dei vicesceriffi Bell e Ollinger durante la sua fuga da prigione.
Mancino o destrimane
Per la maggior parte del XX secolo, si credeva ampiamente che Billy the Kid fosse mancino. Questa credenza veniva dal fatto che nell'unica fotografia conosciuta di McCarty, un ferrotipo senza data, si vede lui con un fucile Winchester modello 1873 nella sua mano destra e un cinturone con una fondina sul suo lato sinistro, dove normalmente un mancino terrebbe la pistola. Questa convinzione divenne così radicata che nel 1958, un film biografico su Billy the Kid fu chiamato The Left Handed Gun, in cui recitava Paul Newman.
Più tardi, nel XX secolo, è stato scoperto che il famoso ferrotipo era in verità un'immagine invertita. Questa teoria fa notare che il suo fucile Winchester modello 1873 aveva l'apertura per caricare sulla sinistra. Tutti i modelli 1873, invece, avevano l'apertura sul lato destro, questo prova che l'immagine era invertita e che lui stava, in verità, indossando la pistola sull'anca destra. Nonostante sia stato provato che l'immagine era invertita, l'idea di un Billy the Kid mancino continua a circolare ampiamente.
Forse perché molte persone hanno sentito entrambe le versioni e le hanno confuse, è ampiamente creduto che Billy the Kid fosse ambidestro. Molti siti su Billy the Kid lo descrivono così, e la questione è ancora molto discussa.
Aspiranti al titolo
Brushy Bill
Nel 1950, un avvocato, William Morrison, individuò un uomo nel Texas dell'ovest che si chiamava Ollie P. Roberts, soprannominato Brushy Bill, che affermava di essere il vero Billy the Kid, e che in verità non era mai stato colpito e ucciso da Pat Garrett nel 1881. Quasi tutti gli storici rifiutarono l'affermazione di Brushy Bill. Fra gli altri problemi, il vero Billy the Kid parlava spagnolo fluentemente e poteva leggere e scrivere, mentre Brushy Bill apparentemente non sapeva parlare affatto lo spagnolo ed era, di fatto, analfabeta.
Nonostante queste discrepanze nelle date di nascita e nell'apparenza fisica, la città di Hico, Texas (residenza di Brushy Bill) ha sfruttato la fama di Billy aprendo il Billy The Kid Museum.
John Miller
Un altro aspirante al titolo di Billy the Kid fu John Miller, la cui famiglia affermò nel 1938 dopo la sua morte che lui fosse Billy the Kid.
Miller fu seppellito nel cimitero per Pionieri di proprietà dello Stato in Prescott, Arizona. Tom Sullivan, ex sceriffo della Contea di Lincoln, e Steve Sederwall, ex maggiore di Capitan, dissotterrarono le ossa di John Miller nel maggio del 2005[13]. Campioni di DNA dai resti furono mandati in un laboratorio a Dallas, Texas, per essere comparati con le tracce di sangue prese da un tavolo su cui si crede fu posto il corpo di McCarty dopo che fu colpito a morte. I due stavano cercando prove dei resti di McCarty dal 2003, a cominciare da Fort Summer, Nuovo Messico, e finendo in Arizona. Fino a oggi i risultati dei test del DNA non sono stati resi pubblici
Cultura popolare
Billy the Kid è stato soggetto di ispirazione per molte opere d'arte.
Film
▪ Billy the Kid, film del 1911 diretto da Laurence Trimble
▪ Billy the Kid, film del 1930 diretto da King Vidor, con Johnny Mack Brown nella parte di Billy e Wallace Beery nel ruolo di Pat Garrett
▪ Terra selvaggia (Billy the Kid) (1941) diretto da David Miller, remake del film del 1930, con Robert Taylor e Brian Donlevy
▪ Il mio corpo ti scalderà, di Howard Hughes, 1943
▪ The Kid from Texas (1950, Universal International) film con Audie Murphy
▪ Furia selvaggia (The Left-Handed Gun), film del 1958 diretto da Arthur Penn con Paul Newman
▪ I due volti della vendetta, film del 1961 con Marlon Brando
▪ Billy the Kid contro Dracula, film del 1966 diretto da William Beaudine con John Carradine
▪ Chisum, film del 1970 con John Wayne
▪ Dirty Little Billy [5], di Stan Dragoti, 1972, con Michael J. Pollard.
▪ Pat Garrett & Billy the Kid, di Sam Peckinpah, del 1973 con la colonna sonora di Bob Dylan
▪ Young Guns - Giovani pistole, film del 1988 diretto da Christopher Cain, con Emilio Estevez
▪ La vera storia di Billy the Kid [6], film del 1989 diretto da Gore Vidal con Val Kilmer
▪ Young Guns II - La leggenda di Billy the Kid, film del 1990 diretto da Geoff Murphy, con Emilio Estevez; è il seguito di Young Guns - Giovani pistole del 1988.
Giochi
▪ Billy the Kid Returns, un gioco per PC basato sulla vita di Billy the Kid pubblicato dalla Alive Software nel 1993.
Musica
• Charlie Daniels scrisse la canzone "Billy the Kid"
• Billy Dean scrisse la canzone "Billy the Kid"
• Bob Dylan scrisse l'album Pat Garrett and Billy the Kid, colonna sonora del film del 1973 di Sam Peckinpah
• Joe Ely scrisse la canzone "Me and Billy The Kid"
• Ricky Fitzpatrick scrisse la canzone "Ballad of Billy the Kid",
• Pat Green scrisse la canzone "Me and Billy the Kid"
• Billy Joel scrisse la canzone "The Ballad of Billy The Kid"
• Chris LeDoux scrisse la canzone "Billy the Kid"
• Tom Pacheco scrisse la canzone "Nobody ever killed Billy the Kid" nel suo disco "Woodstock Winter"
• Tom Petty scrisse la canzone "Billy the Kid"
• Marty Robbins scrisse la canzone "Billy the Kid" dall'album Gunfighter Ballads & Trail Songs Volume 3
• The outlaw named Texas Red in Marty Robbins' song "Big Iron" è basata su Billy The Kid. È stata fatta anche una cover di questa canzone da Mike Ness nel suo album Under the Influences.
• I veterani dell'Heavy Metal tedesco Running Wild hanno scritto la canzone "Billy the Kid"
• L'interprete di musica Western Dave Stamey ha scritto la canzone "The Skies of Lincoln County", nella quale è presente il deceduto McCarty come narratore, il quale risponde alle distorsioni storiche pubblicate da Pat Garrett
• I Two Gallants hanno scritto la canzone "Las Cruces Jail"
• Jon Bon Jovi scrisse la canzone "Blaze of Glory" e l'intero album per il film "Young guns II"
• I Del Sangre hanno scritto "Billy the kid"
• Il compositore americano Aaron Copland nel 1938 , su commissione di Lincoln Kirstein, scrisse il balletto "Billy the kid"
• La cantante giapponese Takako Ohta ha cantato il brano "Machikadono Billy the kid" (Billy the kid di strada) nel suo album "Truth"
• Nella canzone "Spaghetti Funk" degli Articolo 31 ft. Thema, Grido e Space One, J-Ax si autoqualifica come "il Billy the Kid del beat".
Teatro
▪ il balletto di Aaron Copland del 1938, Billy the Kid
▪ la commedia di Broadway di Joseph Santley del 1906 scritta anche da Santley, in cui apparì anche lui stesso come attore
Altro
▪ Kid e Garrett compaiono in un episodio dell'anime Sam il ragazzo del West.
Appare come zombie nelle episodio dei Simpson La paura fa novanta XIII stagione 14 episodio 1
▪ 1960 - Federico Chabod (Aosta, 23 febbraio 1901 – Roma, 14 luglio 1960) è stato uno storico e politico italiano, nonché grande patrocinatore della causa valdostana.
Compiuti gli studi secondari al Regio Ginnasio e Liceo d'Aosta, frequentò la facoltà di Lettere dell'Università di Torino, dove si laureò nel 1923 con Pietro Egidi e Gaetano Salvemini con una tesi su Niccolò Machiavelli da cui scaturì nel 1924 un saggio intitolato Introduzione al 'Principe'.
Dopo la laurea, frequentò i seminari di Friedrich Meinecke all'Università di Berlino e avviò la sistematica esplorazione dell'archivio spagnolo di Simancas da cui nacquero gli studi sul Ducato di Milano nell'età di Carlo V e di Filippo II. Dal 1928 iniziò la collaborazione con l'Enciclopedia Italiana per la quale scrisse numerosi articoli sull'Europa dal Rinascimento all'Illuminismo.
Nel 1934 iniziò la sua carriera universitaria alla facoltà di Scienze politiche dell'Università di Perugia poi, nel 1938, alla facoltà di Lettere dell'Università di Milano. Nel 1936 progettò una storia della politica estera italiana dal 1861 al 1914 alla quale lavorò fino al 1951. Vicino al Partito d'Azione, partecipò alla resistenza in Valle d'Aosta, prese parte alla stesura della Dichiarazione di Chivasso e divenne in seguito primo presidente del Consiglio della Valle, contribuendo ad assicurarle la condizione di Regione autonoma a statuto speciale.
Nel 1946 fu chiamato alla facoltà di Lettere dell'Università di Roma e, lo stesso anno, alla direzione dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce. Fu direttore della Rivista storica italiana e della Scuola di storia moderna e contemporanea dell'Università di Roma, membro dell'Accademia nazionale dei Lincei, della British Academy, dottore honoris causa all'Università di Oxford e di Granada, presidente della Società internazionale degli storici. Attualmente, la Biblioteca di Storia moderna e contemporanea dell'Università La Sapienza a Roma porta il suo nome.
Omaggi postumi
Nel 1966 le guide della Valsavarenche gli dedicarono un rifugio ai piedi della parete nord-ovest del Gran Paradiso, vetta che Chabod, alpinista d'eccezione, per primo ascese senza guide dal lato sud-ovest.
Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896
Le premesse di questo importante libro sono tracciate già nel 1943, mentre gli anni successivi sono dedicati a costanti ampliamenti e messe a punto, fino alla prima edizione del 1951. L'interesse principale dell'opera è quello di capire quali fossero le aspirazioni e le forze morali che componevano l'Italia dell'epoca considerandone però gli uomini presi come singoli individui con le proprie passioni. Infatti nel capitolo ….e gli uomini del secondo volume (Le cose e gli uomini) presenta i ritratti dei protagonisti della vita politica dell'epoca come il re Vittorio Emanuele II, affiancato da personaggi come il conte di Robilant e vari ministri e diplomatici.
Il lavoro di Chabod mostra quale sia l'idea di etica di lavoro storico, il cosiddetto canone Chabod. Innanzitutto bisogna prendere conoscenza di più fonti possibili per poterle confrontare, e nell'ambito della stesura del testo e nel dialogo con il lettore, è necessario evidenziare le note di riferimento, così da creare una connessione tra il lettore e le fonti scientifiche. Nasce quindi una nuova storiografia che si distanzia da quella precedente. Il canone Chabod fu sostanzialmente rispettato da tutti gli storici venuti dopo, come Renzo De Felice (che si laureò proprio con Chabod a Roma nel 1954) e Rosario Romeo.
Opere
▪ L'Italia contemporanea
▪ Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896
▪ Lezioni di metodo storico
▪ Scritti su Machiavelli
▪ Scritti sul Rinascimento
▪ Il ducato di Milano e l'impero di Carlo V
▪ Lo Stato e la vita religiosa a Milano nell'epoca di Carlo V
Storia di Milano nell'epoca di Carlo V
Carlo V e il suo impero
• Storia dell'idea d'Europa
• Idea di Europa e politica dell'equilibro
• L'idea di nazione
Note
1. Vittorio Vidotto, Guida allo studio della storia contemporanea, Bari, Editori Laterza, 2008, ISBN 9788842073123.
Bibliografia
▪ Marta Herling e Pier Giorgio Zunino (a cura di), Nazione, nazionalismi ed Europa nell'opera di Federico Chabod : atti del Convegno, Aosta, 5-6 maggio 2000, Firenze, L. S. Olschki, 2002. ISBN 88-222-5076-1.
▪ Gennaro Sasso, Il guardiano della storiografia. Profilo di Federico Chabod e altri saggi, Bologna, Il Mulino, 2002. ISBN 88-15-08743-5.
▪ Gennaro Sasso, Profilo di Federico Chabod, Bari, Laterza, 1961.
▪ Sergio Soave, Federico Chabod politico, Bologna, Il Mulino, 1989. ISBN 88-15-02322-4.
▪ Brunello Vigezzi (a cura di), Federico Chabod e la nuova storiografia italiana dal primo al secondo dopoguerra, 1919-1950, Milano, Jaca Book, 1984. ISBN 88-16-95004-8.
▪ 1982 - Giuseppe Prezzolini (Perugia, 27 gennaio 1882 – Lugano, 14 luglio 1982) è stato un giornalista, scrittore ed editore italiano.
La vita e le opere
«L'italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (da Codice della vita italiana, capitolo I, "Dei furbi e dei fessi")
Nato "per caso" (come lui amava dire) a Perugia da genitori senesi, Prezzolini si trova, dato il mestiere del padre Luigi (era Prefetto del Regno), a viaggiare molto. Persa la madre ancora bambino, Prezzolini cresce studiando nella fornita biblioteca del padre.
Perso anche il padre in giovane età, inizia la sua attività di giornalista ed editore ad appena 21 anni. Agli inizi del '900 si trasferisce a Parigi dove entra in contatto con alcuni grandi uomini di cultura francesi del tempo, fra cui Georges Sorel e Henri Bergson. Prima ancora di partire per la Francia aveva conosciuto Giovanni Papini insieme al quale fonda nel 1903 la rivista Leonardo, pubblicata fino al 1908. Conobbe inoltre Benedetto Croce che influenzò profondamente la sua visione culturale. Nel 1908 fonda La Voce, prestigiosa rivista letteraria da lui diretta fino al 1913, e che durante il suo periodo di esistenza (verrà pubblicata fino al 1916) spazierà su temi legati alla letteratura, politica e società, e avrà tra i suoi collaboratori numerose personalità di spicco dell'Italia del tempo.
Partecipa alla Prima guerra mondiale come capitano dell'Esercito italiano.
Si trasferisce negli Stati Uniti nel 1929 dove insegna alla Columbia University di New York.
Dopo oltre 25 anni di permanenza negli Stati Uniti, torna in Italia e si stabilisce sulla costiera amalfitana, a Vietri sul Mare.
Continuando la sua attività di scrittore e di articolista per Il Resto del Carlino, si trasferisce nel 1968 a Lugano dove muore, centenario, nel 1982.
Tra le opere maggiori: i memoriali Dopo Caporetto (1919) e Vittorio Veneto (1920); diversi saggi come La cultura italiana (scritto con Giovanni Papini, 1906), biografie, come Benito Mussolini (1924), Vita di Niccolò Machiavelli fiorentino (1927) e altre opere (America in pantofole, 1950; L'italiano inutile, 1953; Diario 1942-1968, 1980) e il Manifesto dei conservatori.
Il suo archivio ed epistolario è stato donato alla Biblioteca Cantonale di Lugano dove è tuttora conservato.
Opere
▪ Dopo Caporetto. Roma, La Voce, 1919.
▪ Vittorio Veneto. Roma, La Voce. 1920.
▪ 'La coltura italiana" - Firenze - Soc. An.Editrice "La Voce". 1923 - Prima edizione
▪ Benito Mussolini. Roma, Formiggini, 1924.
▪ Mi pare.... Fiume, Edizioni Delta. 1925.
▪ Giovanni Amendola. Roma, Formiggini, 1925.
▪ La cultura italiana. II edizione. Milano, Edizioni Corbaccio, 1930.
▪ Manifesto dei conservatori. Milano, Rusconi, 1972.
▪ La Voce, 1908-1913. Milano, Rusconi, 1974.
▪ Carteggio. 1: 1907-1918 Giuseppe Prezzolini, Ardengo Soffici. A cura di Mario Richter. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1977. (Scheda libro)
▪ Carteggio. 2: 1920-1964 Giuseppe Prezzolini, Ardengo Soffici. A cura di Mario Richter e Maria Emanuela Raffi. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1982.
▪ Diario, 1900-1941. Milano, Rusconi, 1978.
▪ Diario, 1942-1968. Milano, Rusconi, 1980.
▪ Diario, 1968-1982. Milano, Rusconi, 1999.
▪ L'Italia finisce, ecco quel che resta. Milano, Rusconi, 1994. ISBN 8818700693.
▪ Vita di Niccolò Machiavelli fiorentino. Milano, Rusconi, 1994. ISBN 8818700871.
▪ L'italiano inutile. Milano, Rusconi, 1994. ISBN 8818700707.
▪ Intervista sulla Destra. Milano, Mondadori, 1994. ISBN 8804387246.
▪ Codice della vita italiana, Robin, 2003. ISBN 8873710220.
▪ Addio a Papini. Con Ardengo Soffici, a cura di M. Attucci e L. Corsetti. Poggio a Caiano - Prato, Associazione Culturale Ardengo Soffici - Pentalinea, 2006. ISBN 88-86855-41-9.
Una parte consistente del carteggio di Giuseppe Prezzolini è stata edita dalle "Edizioni di Storia e Letteratura" di Roma (Dettaglio)).
Bibliografia
• Benvenuto, Beppe. Giuseppe Prezzolini. Palermo, Sellerio, 2003. ISBN 88-389-1837-6.
• Betocchi, Silvia (a cura di). Giuseppe Prezzolini: gli anni americani, 1929-1962. Firenze, Gabinetto G. P. Vieusseux, 1994.
• Biondi, Marino. Giuseppe Prezzolini : diario di un secolo. Bolzano, Centro di cultura dell'Alto Adige, 2001.
• Campanile, Marina (a cura di). Giuseppe Prezzolini nella formazione della coscienza critica degli italiani : atti del Convegno nazionale di studi, Caserta, 25-26-27 ottobre 1985. Napoli, Banco di Napoli, 1987.
• Iannone, Luigi. Un conservatore atipico : Giuseppe Prezzolini intellettuale politicamente scorretto. Roma, Pantheon, 2003. ISBN 88-7434-048-6.
• Pino Pongolini, Francesca. Bibliografia delle opere di Giuseppe Prezzolini. Estr. da: Prezzolini, un secolo di attività P. 85-156. Milano, Rusconi, 1982.
• Pino Pongolini, Francesca. I cento anni di Giuseppe Prezzolini : catalogo della mostra bio-bibliografica. Locarno, Pedrazzini, 1982.
• Ragusa, Olga. Gli anni americani di Giuseppe Prezzolini. Firenze, Le Monnier, 2001. ISBN 88-00-84115-5.
• Rossi, Ernesto. Giuseppe Prezzolini : uomo senza pregiudizi. Firenze, La nuova Italia, 1962
• Salek, Roberto. Giuseppe Prezzolini : una biografia intellettuale. Firenze, Le lettere, 2002. ISBN 88-7166-586-4.
• Sangiuliano, Gennaro. Giuseppe Prezzolini : l'anarchico conservatore. Milano, Mursia, 2008. ISBN 9788842539407.
Una buona sintesi sulla sua vita è quella di Gennaro Sangiuliano: Prezzolini, l’anarchico conservatore, su Ideazione 4-2002, maggio-giugno.