Il calendario del 13 Maggio

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Eventi

▪ 1497 - Papa Alessandro VI scomunica Girolamo Savonarola

▪ 1568 - Battaglia di Langside: le forze di Maria I di Scozia vengono sconfitte da una confederazione di protestanti scozzesi, guidati da James Stewart, Conte di Moray, suo fratellastro

▪ 1607 - Jamestown (Virginia) viene stabilita come colonia inglese

▪ 1610 - Maria de' Medici viene incoronata regina di Francia

▪ 1619 - Lo statista olandese Johan van Oldenbarnevelt viene giustiziato a L'Aia, dopo essere stato accusato di tradimento

▪ 1779 - Guerra di successione bavarese: I mediatori russi e francesi con il Trattato di Teschen, negoziano la fine della guerra. Negli accordi, l'Austria riceve una parte del suo territorio, che era stato preso (il Distretto dell'Inn)

▪ 1787 - Il Capitano Arthur Phillip lascia Portsmouth, Inghilterra con undici navi piene di detenuti, per fondare una colonia penale in Australia

▪ 1830 - L'Ecuador ottiene l'indipendenza

▪ 1846 - Guerra Messicano-Americana: Gli Stati Uniti dichiarano guerra al Messico

▪ 1861 - Guerra di secessione americana: La regina britannica Vittoria emana un "proclama di neutralità", che riconosce gli Stati Confederati d'America come aventi diritto alla belligeranza

▪ 1865 - Guerra di secessione americana: Battaglia di Palmito Ranch - Nel profondo Texas del sud, più di un mese dopo la resa del Generale confederato Lee, l'ultima battaglia della guerra finisce con una vittoria dell'Unione

▪ 1871 - Italia, il Parlamento approva la legge delle Guarentigie (fonte Wikipedia)
Il Ministro di Grazia, Giustizia e Culti del Governo Lanza, Matteo Raeli, all'indomani della Breccia di Porta Pia e l'insediamento del Governo Italiano a Roma, ebbe incarico di redigere una legge per disciplinare i rapporti tra il Regno d'Italia e il Vaticano, che prese nome di legge delle Guarentigie e che venne approvata dal Parlamento il 13 maggio 1871.
La legge constava di venti articoli e si divideva in due parti.

• La prima riguardava le prerogative del Pontefice a cui veniva garantita l'inviolabilità della persona, gli onori sovrani, il diritto di avere al proprio servizio guardie armate a difesa dei palazzi, Vaticano, Laterano, Cancelleria e villa di Castel Gandolfo. Tali immobili erano sottoposti a regime di extraterritorialità che li esentava dalle leggi italiane e assicurava libertà di comunicazioni postali e telegrafiche ed il diritto di rappresentanza diplomatica. Infine si garantiva un introito annuo di 3.250.000 lire (pari a circa 14,8 milioni di euro attuali) per il mantenimento del Pontefice, del Sacro Collegio e dei palazzi apostolici.

• La seconda parte regolava i rapporti fra Stato e Chiesa Cattolica, garantendo ad entrambi la massima pacifica indipendenza. Inoltre al clero veniva riconosciuta illimitata libertà di riunione e ai vescovi era esentato il giuramento al Re.

Rifiuto della Chiesa
La legge venne considerata dal papato come atto unilaterale dello Stato e come tale fu respinta dalla Chiesa, incontrando tra l'altro l'opposizione tanto dei clericali quanto dei giurisdizionalisti, seguaci di una corrente politico-filosofica sorta nel XV secolo – che prevedeva l'assoggettamento della Chiesa allo Stato. In particolare, tale ingerenza si sostanziava nella rivendicazione, da parte del sovrano, del diritto di proteggere la Chiesa e di intervenire nel suo ordinamento interno, nel potere di assoggettamento a imposizione fiscale o addirittura di acquisizione dei beni ecclesiastici.
Questi ultimi riuscirono però a strappare qualche successo, giacché nella legge i beni riconosciuti in godimento al Pontefice, rimanevano comunque parte dei beni indisponibili dello Stato italiano. In secondo luogo, la presente legge conservò il placet governativo sulle nomine dei vescovi e dei parroci e in genere di tutti gli uffici ecclesiastici, eccetto quelli delle diocesi di Roma e delle sedi suburbicarie.
Pio IX, che si era chiuso nei palazzi vaticani dichiarandosi prigioniero politico in seguito alla presa di Roma, aboliva categoricamente la legge approvata dal parlamento definendola "mostruoso prodotto della giurisprudenza rivoluzionaria".
Il pontefice in risposta a quelli che definiva "futili privilegi e immunità che volgarmente sono detti guarentigie", giunse perfino a sollecitare un intervento dell'allora cancelliere luterano tedesco Otto von Bismarck.
All'intransigenza di Pio IX lo Stato rispose con altrettanta intransigenza, sollecitato dalla sinistra ispirata ai principi dell'anticlericalismo, la quale ottenne che fossero soppresse tutte le facoltà di teologia dalle università italiane e i seminari sottoposti a controllo laico.
Il 15 maggio 1871 fu emessa l'enciclica "Ubi nos" con la quale veniva ribadito che il potere spirituale non poteva essere considerato disgiuntamente da quello temporale.
I rapporti tra la Chiesa e lo Stato liberale andarono peggiorando quando, nel 1874, la Curia romana giunse a vietare esplicitamente ai cattolici, con la formula del "non expedit" ("non conviene"), la partecipazione alla vita politica. Soltanto nell'età giolittiana tale divieto sarebbe stato eliminato progressivamente, fino al completo rientro dei cattolici "come elettori e come eletti" nella vita politica italiana.

▪ 1877 - Italia, l'edizione odierna dell'Illustrazione Italiana riferisce del telefono di Alexander Graham Bell, senza menzionare l'apparecchio che l'italiano Antonio Meucci realizzò nel 1871

▪ 1880 - A Menlo Park (New Jersey), Thomas Edison esegue il primo test di una ferrovia elettrica

▪ 1888 - Il Brasile, ultimo tra gli Stati dotati di una Costituzione, abolisce la schiavitù da un punto di vista giuridico.
Le varie stime sui dati della schiavitù al giorno d'oggi presentano clamorose differenze, dovute presumibilmente alle diverse accezioni del termine di schiavismo: a seconda delle fonti si registrano indicazioni oscillanti tra le decine e le centinaia di milioni di schiavi. L'associazione umanitaria internazionale Terre des hommes (2006) ritiene che a livello mondiale, il numero delle persone schiavizzate sia di dodici milioni. Sta di fatto che il fenomeno della schiavitù in senso stretto è ancora realtà.

▪ 1909 - Parte da piazzale Loreto a Milano il primo Giro d'Italia, 8 tappe per 2448 km, vincerà Luigi Ganna

▪ 1912 - Nel Regno Unito, vengono fondati i Royal Flying Corps (oggi Royal Air Force)

▪ 1917 - Tre piccoli contadini sostengono di aver visto la Beata Vergine Maria sopra un leccio, a Cova da Iria vicino a Fatima, Portogallo

▪ 1934 - Viene inaugurata la ferrovia Mantova-Peschiera.

▪ 1939 - Per la prima volta, in una partita Italia-Inghilterra, i giocatori della Nazionale italiana di calcio videro i numeri di maglia sulle spalle dei giocatori.

▪ 1940

  1. - Seconda guerra mondiale: La Germania Nazista inizia la conquista della Francia, quando le truppe tedesche attraversano la Mosa. Churchill pronuncia il suo famoso discorso su "sangue, lacrime, fatica e sudore" davanti alla Camera dei Comuni britannica.
  2. - La regina Guglielmina d'Olanda sfugge all'invasione nazista dei Paesi Bassi e si reca in Gran Bretagna. La Principessa Giuliana porta i suoi figli in Canada, per la loro sicurezza

▪ 1943 - Seconda guerra mondiale: l'Afrika Korps tedesco e le truppe italiane in Nord Africa, si arrendono alle forze alleate

▪ 1958
  1. - Durante una visita a Caracas, in Venezuela, l'auto del Vice-Presidente degli Stati Uniti Richard M. Nixon, viene attaccata da dimostranti anti-americani.
  2. - Francia, insurrezione dei Paracadutisti di Algeri, nasce la Quinta Repubblica francese, con Pierre Pflimlin Primo Ministro e Charles de Gaulle Presidente


▪ 1968 - Parigi: manifestazione della Sinistra che raduna 800.000 persone. È l'inizio del Maggio francese
Ecco il tg d'epoca.

▪ 1969 - Scontri razziali a Kuala Lumpur, Malesia, successivamente noti come Incidenti del 13 maggio

▪ 1976 - Pol Pot venne nominato Primo Ministro della Cambogia (fonte Wikipedia)
Saloth Sar (Prek Sbauv, 19 maggio 1928[1][2][3][4][5] – 15 aprile 1998) è stato un rivoluzionario cambogiano, capo dei guerriglieri Khmer Rossi e ufficialmente Primo Ministro della Cambogia, (Kampuchea Democratica) dal 1976 al 1979, quando la sua dittatura venne rovesciata dal vicino stato del Vietnam.
Fu diretto ispiratore e responsabile della tortura e del massacro di un totale stimato tra un milione e mezzo e due milioni, compresi bambini donne e vecchi, di suoi concittadini (1/3 dell'intera popolazione) solo durante il periodo dal 1975 al 1979.
Assunse svariati pseudonimi (Fratello Numero 1, Pouk e Hai sono solo alcuni tra quelli noti) ma è universalmente noto come Pol Pot. Sulla genesi di quest'ultimo esistono due scuole di pensiero: quella dello studioso Philip Short, secondo cui Saloth Sar lo avrebbe assunto nel '70 ispirandosi per la prima parte di esso al nome degli schiavi dei sovrani khmer discendenti da un'antica tribù sottomessa (i Pol, appunto) e completandolo con un monosillabo eufonico (come da tradizione per i cambogiani privi di secondo nome),[6] e quella del giornalista William T. Vollmann, che lo riconduce all'abbreviazione dei termini francesi "Politique Potentiel" (in italiano "Politico Potenziale")
Studente modello alla Sorbona, grande ammiratore della Rivoluzione Francese, entrò ben presto in contatto con gli ideali marxisti di Jean-Paul Sartre che fu suo mentore ed ispiratore, e nel 1950 entrò addirittura in una brigata internazionale di operai che si recò nella Jugoslavia del Maresciallo Tito per costruire strade. Nel 1951, dopo essere entrato nel Circolo Marxista Khmer - che aveva nel frattempo monopolizzato l'Associazione degli Studenti Khmer - si unì al Partito Comunista Francese (il quale, come Saloth Sar, appoggiava la lotta anti-colonialista dei Viet Minh nell'Indocina Francese). Nel gennaio del 1953, dopo tre anni di studio disastrosi - a causa dell'impegno politico - fece ritorno nella madrepatria, primo tra i membri del Circolo.

La guerra di liberazione nazionale
La Cambogia di quegli anni era teatro - assieme al Vietnam e al Laos - di una rivolta, quasi interamente di matrice comunista, contro l'occupazione francese dell'Indocina. Nell'agosto del 1953 Saloth Sar raggiunse insieme a Rath Samoeun il villaggio di Krabao, quartier generale orientale dei Viet Minh situato al confine tra le province di Kompong Cham e Prey Veng, e si unì al movimento. Tuttavia, ben presto constatò in esso un'effettiva prevalenza degli interessi nazionali vietnamiti. Infatti nel 1954 i francesi lasciarono l'Indocina, e i Viet Minh si ritirarono nel Vietnam del Nord, comunista, portando con sé anche quadri comunisti cambogiani tramite i quali estendere, in un imprecisato futuro, la rivoluzione al paese confinante.

Nascita dei Khmer Rossi
Saloth Sar rimase in Cambogia e fu tra i fondatori del Partito Rivoluzionario del Popolo Khmer, poco più che una sezione locale del Partito dei Lavoratori del Vietnam. Il re Norodom Sihanouk indisse delle elezioni. Sihanouk abdicò e formò un partito politico. Usando la sua popolarità e qualche intimidazione, spazzò via l'opposizione comunista e conquistò tutti i seggi del parlamento. Pol Pot sfuggì alla polizia segreta di Sihanouk e spese dodici anni in latitanza, addestrando le reclute. Alla fine degli anni '60, il capo della sicurezza interna di Sihanouk, Lon Nol, intraprese un'azione brutale contro i rivoluzionari, conosciuti come Partito Comunista di Kampuchea. Pol Pot iniziò una sollevazione armata contro il governo, essendo appoggiato dalla Repubblica Popolare Cinese.
Prima del 1970, il Partito Comunista di Kampuchea fu d’insignificante importanza nella politica cambogiana. Ad ogni modo, nel 1970, il Generale Lon Nol, appoggiato dagli USA, depose Sihanouk, poiché quest'ultimo veniva visto come fiancheggiatore dei Viet Cong.
Per protesta, Sihanouk diede il suo supporto alla parte di Pol Pot. Quello stesso anno, Richard Nixon ordinò un'incursione militare in Cambogia, allo scopo di distruggere i santuari Viet Cong al confine con il Vietnam del Sud. La popolarità di Sihanouk, unita all'invasione statunitense della Cambogia, portarono molti a fianco di Pol Pot e ben presto il governo di Lon Nol si trovò mantenere il controllo delle sole città.
Si è sostenuto che i Khmer Rossi avrebbero potuto non prendere il potere se non fosse stato per la destabilizzazione causata dalla Guerra del Vietnam, e in particolare per le campagne di bombardamento atte a "spazzar via i santuari vietnamiti" in Cambogia. William Shawcross sostenne questo punto di vista nel suo libro del 1979, Sideshow.
Quando gli Stati Uniti lasciarono il Vietnam nel 1973 i Viet Cong lasciarono la Cambogia, ma i Khmer Rossi continuarono a combattere. Incapace di mantenere qualsiasi controllo sulla nazione, il governo di Lon Nol collassò rapidamente. Il 17 aprile 1975, il Partito Comunista di Kampuchea prese Phnom Penh e Lon Nol scappò negli Stati Uniti. Meno di un mese dopo, il 12 maggio, le forze navali dei Khmer Rossi operanti in acque territoriali cambogiane sequestrarono la nave mercantile americana S.S. Mayaguez, l'ultima che aveva lasciato il Vietnam, innescando la Crisi della Mayaguez.
Norodom Sihanouk ritornò al potere nel 1975, ma presto si trovò affiancato dai suoi più radicali colleghi comunisti, che avevano poco interesse nei suoi piani di restaurazione della monarchia.

Kampuchea Democratica
All'inizio del 1976 i Khmer Rossi che appoggiavano la linea dura si stancarono di tollerare le trovate di Sihanouk, e lo posero agli arresti domiciliari. Il governo esistente venne velocemente smantellato e Sihanouk venne rimosso da capo di stato. La Cambogia divenne una repubblica comunista, e Khieu Samphan ne divenne il primo Presidente.

Il 13 maggio 1976 Pol Pot venne nominato Primo Ministro di Cambogia, e iniziò a implementare delle radicali riforme socialiste nella nazione. I bombardamenti statunitensi avevano portato allo svuotamento di parte delle aree rurali, e le città si erano sovraffollate (la popolazione di Phnom Penh superò il milione di abitanti prima del 1976). Pol Pot pensava che l'unica via al comunismo fosse ripartire da zero.
Quando i Khmer Rossi presero il potere, evacuarono i cittadini dalle città verso la campagna, dove venivano costretti in fattorie comuni. La proprietà venne collettivizzata seguendo i già sperimentati modelli sovietico, cinese e vietnamita, e l'educazione si teneva in scuole comuni. Ma l'effetto della dittatura non si limitò a queste riforme: il regime comunista di Pol Pot fu infatti una delle più spietate dittature della storia. Migliaia di politici e burocrati vennero uccisi, mentre Phnom Penh veniva trasformata in una città fantasma dove molti morivano di fame, malattie o perché giustiziati.
Le mine che Pol Pot lodava come "soldati perfetti", erano ampiamente distribuite in tutto il territorio. Il numero di vittime causate dalla follia sterminatrice di Pol Pot è conteso. Una cifra di tre milioni tra il 1975 e il 1979 venne data dal regime di Phnom Penh sponsorizzato dai Vietnamiti, il PRK.
Oggi si tende a reindirizzare la cifra più al ribasso, ma resta il fatto che una persona su tre, in Cambogia negli anni tra il 1975 e il 1979, venne assassinata e il paese, già non densamente popolato, si svuotò quasi del tutto.
Padre Ponchaud suggerì 2,3 milioni, anche se questo numero comprende centinaia di migliaia di persone che morirono prima dell'ascesa del PCdK; l'Università Yale stimò 1,7 milioni di vittime, Amnesty International 1,4 e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti 1,2. Khieu Samphan e Pol Pot, da cui ci si poteva attendere delle sottostime, diedero cifre di 1 milione e di 800.000 rispettivamente. La CIA stimò un numero di esecuzioni tra le 50.000 e le 100.000. Tuttavia queste sono le esecuzioni accertate o fatte per decisione, ma il numero totale di persone uccise è superiore. Le stime variano da 700.000 a 1.700.000 di persone sterminate sotto Pol Pot, tra le quali ci furono molti vecchi, disabili e bambini. Fra le torture effettuate dai khmer rossi ve ne sono fra le più inimmaginabili: scariche di elettroshock, dita mozzate, unghie strappate, detenuti costretti a mangiare i propri escrementi. Spesso la ferocia dei khmer rossi si attuava uccidendo le persone a bastonate, badilate, colpi di zappa e armi da taglio, per evitare lo "spreco" di pallottole.
Dall'epoca dell'entrata in clandestinità Pol Pot non fece assolutamente nulla per mantenere i contatti con i suoi familiari, che difatti furono deportati come gli altri. Suo fratello Saloth Nhep dichiarò in un'intervista alla BBC di essere venuto a conoscenza della vera identità di Pol Pot solo dopo aver casualmente visto un suo ritratto ufficiale in una cucina collettiva.

Invasione della Cambogia
Alla fine del 1978, il Vietnam invase la Cambogia (guerra cambogiana-vietnamita). L'esercito cambogiano venne sconfitto facilmente, e Pol Pot fuggì verso il confine tailandese. Nel gennaio 1979, il Vietnam installò un governo fantoccio guidato da Heng Samrin, composto da Khmer Rossi che erano fuggiti in Vietnam per evitare le purghe. A questo fece seguito l'ampia defezione verso il Vietnam degli ufficiali Khmer Rossi della Cambogia orientale, largamente motivata dalla paura che sarebbero stati accusati di collaborazionismo anche se non avessero disertato. Pol Pot mantenne un seguito sufficiente a mantenere il combattimento in una piccola area nell'ovest della nazione. A questo punto la Cina, che aveva in precedenza appoggiato Pol Pot, attaccò, creando una breve Guerra Cino-Vietnamita.
Pol Pot, un nemico dell'Unione Sovietica, ottenne supporto anche da Thailandia e USA. In particolare, gli Stati Uniti e la Cina posero il veto all'assegnazione del seggio riservato alla Cambogia nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al rappresentante del governo di Heng Samrin. Influenzati dalla realpolitik, gli USA appoggiarono direttamente e indirettamente Pol Pot, che sposò una variante radicalmente rivista del Maoismo, adattata al nazionalismo Khmer.
Pol Pot, in quanto autonomista, era un oppositore dell'ortodossia sovietica. Siccome era anti-sovietico, Stati Uniti, Thailandia e Cina lo consideravano preferibile al governo pro-vietnamita.

Conseguenze
Talvolta, gli Stati Uniti appoggiarono direttamente e indirettamente Pol Pot e la sua ostilità nei confronti dell'URSS. Gli USA tentarono di incoraggiare un'alleanza anti-vietnamita tra Pol Pot, Sihanouk e il nazionalista, Son San. Per perseguire questo fine Pol Pot si dimise ufficialmente nel 1985, ma continuò come capo de facto del Partito Comunista di Kampuchea e come forza dominante dell'alleanza. Gli oppositori al PCdK sostennero che questo agiva talvolta in maniera disumana in aree controllate dall'alleanza.
Nel 1989, i vietnamiti si ritirarono dalla Cambogia. Pol Pot si rifiutò di cooperare nel processo di pace, e continuò a combattere il nuovo governo di coalizione. I Khmer Rossi tennero in scacco le forze governative fino al 1996, quando le truppe demoralizzate iniziarono a disertare. Anche diversi importanti leader dei Khmer Rossi si unirono a queste.
Nel 1997, Pol Pot giustiziò il suo braccio destro di sempre, Son Sen, per aver voluto giungere ad un accordo con il governo, ma poi egli stesso venne arrestato dal capo militare dei Khmer Rossi, Ta Mok, e venne condannato agli arresti domiciliari per il resto della vita. Nell'aprile 1998, Ta Mok fuggì nella foresta a seguito di un nuovo attacco dei governativi, e portò Pol Pot con sé. Pochi giorni dopo, il 15 aprile, Pol Pot morì, a quanto pare per un attacco di cuore, senza aver subito alcuna sanzione o processo da tribunale locale od internazionale.

Note
1. ^ Brother Number One, David Chandler, Silkworm Book, 1992 p.7
2. ^ Kiernan, Ben. The Pol Pot Regime: Race, Power, and Genocide in Cambodia under the Khmer Rouge, 1975–79. New Haven, CT: Yale University Press, 1996.
3. ^ http://www.asiasource.org/news/special_reports/polpot.cfm
4. ^ John Pilger (July, 1998). America's long affair with Pol Pot. Harper's Magazine ??: 15-17.
5. ^ http://www.notablebiographies.com/Pe-Pu/Pol-Pot.html
6. ^ Philip Short. Pol Pot. Anatomia di uno sterminio. Milano, Rizzoli, 2005; ISBN 88-17-00659-9.
7. ^ Pol Pot, l’incubo rosso (1975-1979), di Francesca Sibani, dal sito Treccani Scuola.

▪ 1978 - Italia, entra in vigore la legge 180, che abolisce i manicomi
«La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere» (Franco Basaglia)
La legge 180, Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori, del 13 maggio 1978, meglio nota come legge Basaglia (dal suo promotore in ambito psichiatrico, Franco Basaglia) è una nota e importante legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. Successivamente la legge confluì nella legge 833/78 del 23 dicembre 1978, che istituì il Servizio Sanitario Nazionale.

▪ 1980 - New York, Michele Sindona tenta di suicidarsi senza successo in carcere, tagliandosi le vene

▪ 1981 - Mehmet Ali Agca tenta di assassinare Papa Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro a Roma

▪ 1985 - Il sindaco di Filadelfia, ordina alla polizia di irrompere nella sede del gruppo radicale MOVE, per porre fine a un confronto. La polizia lancia un ordigno esplosivo sulla sede, causando la morte di 11 membri del MOVE e distruggendo le case di 250 residenti, nell'incendio che ne risulterà

▪ 1996 - Nel Bangladesh, violenti temporali e tornado mietono 600 vittime

▪ 1998 - A seguito della seconda tornata di test nucleari indiani, gli Stati Uniti e il Giappone impongono sanzioni economiche sulla nazione

▪ 1999 - Italia: Carlo Azeglio Ciampi diventa il decimo Presidente della Repubblica Italiana

▪ 2001 - Italia: Si svolgono le elezioni politiche che vedono vincitrice la Casa delle Libertà guidata da Silvio Berlusconi sull'Ulivo di Francesco Rutelli

▪ 2004 - India, l'italiana Sonia Maino, vedova di Rajiv Gandhi, vince le elezioni in India. Pochi giorni dopo, però, rinuncerà alla candidatura alla carica di Primo Ministro per le sue origini straniere in favore di Manmohan Singh, eletto Premier il 19 maggio

Anniversari

* 34 a.C. - Gaio Sallustio Crispo, o più semplicemente Sallustio (in latino: Gaius Sallustius Crispus, IPA: 'gaː.i.us sal.'luːs.ti.us 'kris.pus; nelle epigrafi: C·SALLVSTIVS; Amiternum, 1º ottobre 86 a.C. – Roma, 13 maggio 34 a.C.) è stato uno storico romano in lingua latina e senatore della repubblica romana.
Proveniente da una famiglia plebea legata alla nobilitas municipale, compì a Roma il cursus honorum, divenendo prima questore, poi tribuno della plebe ed infine senatore della res publica. Dopo esser stato cacciato dal Senato per indegnità morale, partecipò alla guerra civile del 49 a.C. tra Cesare e Pompeo, schierato tra le file cesariane. Dopo la sconfitta di Pompeo, Cesare lo ricompensò per la sua fedeltà conferendogli la pretura, riammettendolo in Senato e nominandolo governatore della provincia dell'Africa Nova. Dopo la fallimentare esperienza di governo e a seguito dell'uccisione di Cesare, si ritirò dalla vita politica; in questo momento si diede alla stesura di opere a carattere storico, in particolare le due monografie De Catilinae coniuratione e Bellum Iugurthinum, le prime della storiografia latina, e delle Historiae, un'opera di tipo annalistico.
Grazie queste importanti opere ottenne un'enorme fama ed è annoverato tra gli storici latini più importanti del I secolo a.C. e di tutta la latinitas.

▪ 1028 - Eutimio l'Atonita (Georgia, 955 – Monte Athos, 13 maggio 1028) è stato un monaco georgiano. (georgiano ექვთიმე ათონელი Ekvtime Atoneli). Fu monaco e egumeno al Monte Athos. Anche conosciuto come Eutimio dell’Abasgian o Eutimio il georgiano.
Figlio di Giovanni Varaz-vache Chordvaneli e nipote del generale georgiano Tornike Eristavi. Eutimio fu preso ostaggio in giovane età a Costantinopoli, con l’intervento del padre venne rilasciato e con il padre si ritirò a vita eremitica sul Monte Athos, presso la lavra di Sant'Atanasio l'Atonita. Con il padre e lo zio materno fu il promotore e il costruttore della Lavra di Iviron di cui più tardi divenne il superiore e fu riconosciuto come uno dei più fini teologi d’oriente del suo tempo. Molto dotato nelle lingue, con una perfetta conoscenza di greco e georgiano oltre a altre lingue, fu traduttore in georgiano di molti testi greci, gli sono riconosciuti circa centosessanta traduzioni dal greco, tra cui testi di Basilio il Grande, di Giovanni Climaco e i commenti ai Vangeli di Giovanni Crisostomo, alcuni assegnano a lui anche la traduzione di Sibrdzne Balavarisa, una versione cristianizzata di episodi della vita del Budda che più tardi divenne celebre con il titolo di Barlaam e Iosafat.

* 1834 - André-Hubert (Andrea Uberto) Fournet (Saint-Pierre-de-Maillé, 6 dicembre 1752 – La Puye, 13 maggio 1834) è stato un sacerdote francese. Nel 1807, con Giovanna Elisabetta Bichier des Ages, fondò la congregazione delle Figlie della Croce, dette anche Suore di Sant'Andrea. È stato proclamato santo nel 1933 da papa Pio XI.
Memoria liturgica il 13 maggio.
Santità, giustizia, pietà. Queste tre virtù risplendono mirabilmente in S. Andrea Fournet. Egli nacque a Poitiers, nel villaggio di Saint-Pierre de Maillé l’anno 1752 da pii e agiati genitori. Giunto all’adolescenza, benché propenso per inclinazione naturale ai divertimenti, non mancò mai troppo al suo dovere. Toccato dalla grazia, risolse di consacrarsi a Dio.
Ordinato sacerdote, fu nominato prima vicario del villaggio di Haims, dove era parroco uno dei suoi zii paterni, poi a Saint-Phele de Maillé. Poco tempo dopo successe a un altro zio nella parrocchia di S. Pietro di Maillé.
Conduceva una vita virtuosa, ma comoda, con la madre e la sorella. All’improvviso fu fortemente turbato dalla voce di un povero: elevando da quel momento la sua anima a cose più eccelse, entrò generosamente nella via d’una vita più perfetta, adempiendo più santamente i suoi doveri di parroco, portando ogni cura agli interessi di Dio e delle anime.
Durante la rivoluzione francese, avendo rifiutato coraggiosamente il giuramento scismatico, fu parecchie volte sul punto di essere messo a morte. Privato del beneficio parrocchiale, e cacciato dal suolo francese, rifugiò in Spagna.
Mentre la persecuzione infieriva ancora nella sua patria egli ritornò segretamente e si tenne nascosto celebrando i Ss. Misteri, e sempre in segreto amministrando i Sacramenti ai fedeli. Ridata la pace alla Chiesa ritornò nella sua parrocchia in cui era tutto da rifare e là con gli esempi mirabili della sua santità si acquistò il titolo di “Buon Padre”. Durante questo tempo, per provvedere all’educazione cristiana delle fanciulle, specialmente delle più povere, si occupò della fondazione della congregazione delle Figlie della Croce, con il concorso di Santa Elisabetta Bichier des Âges (canonizzata il 6 luglio 1947).
Per meglio occuparsi ancora di tale opera, nel 1820 il Santo si dimise da parroco e si trasferì nella borgata di La Puye, dove era stabilita la Casa principale della nuova Congregazione.
La fortificò mediante sagge regole, molto atte a favorire ogni virtù nelle sue figlie spirituali, lasciando in retaggio al suo istituto, così benemerito per l’educazione cristiana delle giovani, lo spirito del suo zelo apostolico. Compiuta in tutto la volontà di Dio, si spense serenamente nell’anno 1834.

▪ 1961 - Gary Cooper, nome d'arte di Frank James Cooper (Helena, 7 maggio 1901 – Beverly Hills, 13 maggio 1961), è stato un attore statunitense.
Ricevette cinque nominations agli Oscar, vincendone due, a cui si aggiunse un Oscar alla carriera nel 1961. Eroe per eccellenza del western e del melodramma hollywoodiano.

▪ 1991 - Pasquale Saraceno (Morbegno, 14 giugno 1903 – Roma, 13 maggio 1991) è stato un economista italiano.
Nato in Lombardia da padre siciliano e madre campana. Docente all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e in quella di Venezia, fu uno dei maggiori meridionalisti cattolici. Consulente del conterraneo ministro Ezio Vanoni e di altri ministri democristiani, sostenitore della programmazione tramite l'IRI dove fu assunto nel 1933, influenzò la politica di intervento nel Mezzogiorno e, dopo aver fondato nel 1946 l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (Svimez), fu tra i più convinti sostenitori della costituzione della Cassa del Mezzogiorno. Saraceno non negava la validità dell'economia di mercato ma riteneva che questa non fosse capace da sola di correggere gli squilibri socio economici sorti in seguito al passaggio da un'economia semiautarchica a una di mercato. Per questo era necessaria la creazione di aziende pubbliche di produzione che sostituissero o integrassero l'iniziativa privata. È stato anche rappresentante italiano nella Commissione Economica per l'europa di Bruxelles e Consigliere della Banca Europea degli investimenti. Si è interessato dei problemi relativi alla produzione industriale come attesta il conferimento del Premio Marzotto 1967 al suo libro La produzione industriale. Tra le sue opere di maggior interesse: L'Italia verso la piena occupazione, Lo Stato e l'economia, La questione meridionale nella ricostruzione post-bellica, ed insieme a Lucio Villari, ''Intervista sulla ricostruzione 1943-1953

▪ 2006
- Umberto Colombo (20 dicembre 1927 – 13 maggio 2006) è stato uno scienziato italiano. È stato autore di oltre duecento lavori scientifici su risorse materiali ed energetiche, geochimica e scienza dei materiali, di politica scientifica e tecnologica. Rivestì il ruolo di ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica nel governo Ciampi (maggio 1993-maggio 1994).
Laureato in Chimica Fisica a Pavia nel 1950, divenne esperto di energia e ambiente lavorando presso l'Istituto di Ricerche G. Donegani (1954-1970 e la Montedison (1971-1978).
Ha ricoperto la presidenza dei seguenti enti e istituzioni:
▪ Comitato per la politica scientifica e tecnologica dell'OCSE (1971 - 1975),
▪ CNEN
▪ ENI (1982-1983)
▪ ENEA (1983-1993)
▪ Advisor Committee on Science and Tecnology of Development delle Nazioni Unite (1984 - 1986)
European Science Foundation di Strasburgo (1991-1993).

- Jaroslav Jan Pelikan (Akron (Ohio), 17 dicembre 1923 – Hamden, 13 maggio 2006) è stato uno storico e accademico statunitense noto per essere stato uno dei maggiori esperti di Storia del Cristianesimo e Medioevo e per aver vinto, con il francese Paul Ricoeur, il Kluge Prize nel 2004.

Biografia, opera, pensiero e riconoscimenti
Nato ad Akron, nell'Ohio, i suoi genitori erano originari della Slovacchia e della Serbia. Quando neanche poteva tenere in mano una penna, la madre gl'insegnò ad usare una macchina per scrivere, nonostante volesse diventare un pianista. Comprese ciò che realmente voleva da fare da grande poco prima degli studi universitari e decise di non limitare le proprie conoscenze al Cattolicesimo e al Protestantesimo, come molti facevano, ma d'interessarsi anche degli Ortodossi orientali; così, dopo alcuni seminari presso il Concordia Seminary di Clayton, nel Missouri, nel 1946, a soli ventidue anni, ottenne il Ph.D. - dottorato in Filosofia - dalla University of Chicago.
Divenuto nel 1962 professore di Storia del Cristianesimo presso la Yale University di New Haven (Connecticut), nel 1972 è stato nominato Sterling Professor of History, ottenendo così una posizione di privilegio nel mondo accademico. In questo periodo Pelikan ha vinto diversi premi e riconoscimenti accrescendo notevolmente la propria fama di studioso: a culminare la propria attività, dal 1992 al 1993 ha tenuto una serie conferenze - dette Gifford Lectures - presso le quattro principali università della Scozia - St Andrews, Glasgow, Aberdeen e Edimburgo.
Il Presidente Bill Clinton lo ha nominato Presidente della Commissione sulle Arti e sulle Discipline Classiche (President's Committee on the Arts and Humanities). Nel 2004 ha vinto il Kluge Prize: ha devoluto 500.000$ al Saint Vladimir's Orthodox Theological Seminary - all'epoca presieduto dal reverendo John H. Erickson. Morto all'età di ottantadue anni, la sua sepoltura è stata accompagnata dalle note del celebre violoncellista cinese Yo-Yo Ma.
Pelikan ha scritto oltre trenta saggi sul Cristianesimo e la sua storia tra i quali spicca il quinto volume de La Tradizione Cristiana: Storia dello sviluppo della dottrina (The Christian Tradition: A History of the Development of Doctrine), scritto tra il 1971 e il 1989.

* 2008 - Bernardin Gantin (Toffo, 8 maggio 1922 – Parigi, 13 maggio 2008) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico beninese.
È nato a Toffo, in Benin, l'8 maggio 1922.
Figlio di un impiegato delle ferrovie, compì gli studi istituzionali teologici e filosofici presso il Seminario di Ouidah e il 14 febbraio 1951 venne ordinato sacerdote a Lomé dall’arcivescovo di Cotonou, Louis Parisot, di cui divenne uno dei più stretti collaboratori. A partire dal 1953 proseguì gli studi a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana (missiologia) e presso la Pontificia Università Lateranense, dove si licenziò in Teologia e Diritto canonico.
Il 5 marzo 1971 venne nominato Segretario aggiunto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli e abbandonò il governo della sua diocesi. Nel 1975 fu nominato vicepresidente della Pontificia commissione justitia e pax, di cui è diventato presidente il 15 dicembre 1976, e del Pontificio Consiglio «Cor Unum» di cui fu presidente dal 4 settembre 1978. Nel concistoro del 27 giugno 1977 fu creato cardinale diacono della diaconia del Sacro Cuore di Cristo Re da papa Paolo VI; eletto cardinale presbitero dopo l'elevazione della diaconia pro hac vice il 25 giugno 1984 e cardinale vescovo della Sede Suburbicaria di Palestrina il 29 settembre 1986. Nei due conclavi del 1978 il suo nome venne indicato tra quelli dei "papabili".
Lasciò i precedenti incarichi l'8 aprile 1984, quando venne nominato Prefetto della Congregazione per i Vescovi, primo cardinale di origine africana ad essere messo a capo di un dicastero vaticano. Il 5 giugno 1993 venne eletto Decano del collegio cardinalizio e gli venne attribuito il titolo della Chiesa suburbicaria di Ostia. Il 25 giugno 1998, raggiunto il limite di età di 75 anni, si dimise dalla carica di prefetto. Il 30 novembre 2002 perdendo la qualifica di cardinale elettore per il superamento dell'età di 80 anni, preferì dimettersi dalla carica di Decano e tornare in Benin; mantenne il titolo di decano emerito fino alla morte. Il 13 maggio 2008, cinque giorni dopo il suo ottantaseiesimo compleanno, il cardinale Gantin si è spento a Parigi dove era da tempo ricoverato.

▪ 2009 - Achille Compagnoni (Santa Caterina Valfurva, 26 settembre 1914 – Aosta, 13 maggio 2009) è stato un alpinista italiano.

La vita e le imprese
Originario di Santa Caterina Valfurva, condusse vita militare per 18 anni, nel 5º Reggimento alpini.
Ancora in epoca prebellica, si distinse nello sci nordico, vincendo anche una coppa Dolomiti.
La sua attività alpinistica si sviluppò dapprima in Valfurva, poi nella zona del Cervino, ove si era trasferito dal 1934. Nel corso della sua carriera salì la Gran Becca per quasi cento volte.
La sua attività fu comunque tale da guadagnargli, nel 1953 la convocazione di Ardito Desio per far parte della spedizione italiana che nel 1954 avrebbe tentato la salita al K2, la seconda montagna più alta del mondo. Superate le selezioni preliminari, Compagnoni partì per la spedizione, durante la quale ebbe funzione di braccio destro ed assistente del capo spedizione Ardito Desio. Il 31 luglio 1954, insieme a Lino Lacedelli, giunse sulla vetta del K2. In quest'occasione riportò il congelamento di alcune dita delle mani, che gli causarono un lungo ricovero al rientro dalla spedizione.
Di ritorno dalla spedizione, Compagnoni ebbe a ridire con il Club Alpino Italiano per la proprietà delle riprese effettuate in vetta al K2, e successivamente utilizzate per il film Italia K2, documentario ufficiale della spedizione; vi fu anche una causa legale.
Negli anni successivi fu comunque molto attivo nel propagandare il film Italia K2 presso scuole e sezioni CAI.
Nel 1959 Compagnoni interpretò un cappellano militare nel film di Mario Monicelli La grande guerra. L'anno successivo ebbe di nuovo un cameo nel film di Luigi Comencini Tutti a casa, dove interpretava un partigiano.
Negli anni successivi Compagnoni proseguì nelle sue attività di guida alpina a Valtournanche e di albergatore a Cervinia.
Muore nella notte del 13 maggio 2009 all'ospedale di Aosta dopo un ricovero di alcuni giorni.

La spedizione al K2
Ormai è acclarato che la vetta fu scalata con l'utilizzo dell'ossigeno fino alla cima. Infatti, nonostante la relazione ufficiale di Ardito Desio sostenga che la vetta è stata raggiunta con le ultime ore di scalata senza ossigeno (Compagnoni sostenne che Walter Bonatti - per quanto privo di maschera - ne avesse fatto uso durante il bivacco all'addiaccio nei pressi del nono campo), ossia da quota 8.400 m, la pubblicazione della prima foto scattata in vetta al K2 (e mai più pubblicata per anni) sull'annuario svizzero "Berge der Welt" del 1955 mostra che le maschere dell'ossigeno erano state utilizzate da Compagnoni e Lacedelli fino in vetta e l'ossigeno non era quindi finito 200 m prima, come sosteneva la versione ufficiale dell'epoca).
D'altronde risultava poco credibile, confrontando gli orari e le quote fornite dai primi due scalatori, che la progressione con l'ossigeno fosse avvenuta coprendo un dislivello medio 31 metri all'ora (tra le quote 8100 m e 8400 m) mentre quella compiuta nelle ultime due ore di salita (tra le quote 8400 m e 8616 m), senza l'ausilio dell'ossigeno, fosse avvenuta alla "prodigiosa" velocità di 100 metri di dislivello all'ora, ossia tre volte più velocemente (e per giunta a un'altitudine superiore e con un peso inutile di 19 kg - il basto con le bombole dell'ossigeno vuote - sulla schiena). Ne nacque una polemica nota come caso K2 che venne finalmente chiarita dal CAI nel 2004.
Fu infatti nel 2004 che il Club Alpino Italiano, a seguito delle risultanze della propria Commissione d’Inchiesta, fece autocritica e riconobbe ufficialmente la versione di Bonatti come l'unica vera e attendibile relativamente alla vicenda del K2, pubblicando poi, nell'aprile 2008, la relazione conclusiva della Commissione d'Inchiesta del CAI. Autocritica che, nel dicembre 2008, giunse anche dalla Società Geografica Italiana e che mise così la parola fine alla vicenda risalente al 1954, chiarendo il ruolo di Walter Bonatti nel raggiungimento della vetta. Validazione della tesi di Bonatti con grande onestà intellettuale, visto che si trattava dell'ambiente che tradizionalmente era stato quello più vicino a Desio: di certo l'ossigeno non terminò prima di raggiungere la vetta, né Bonatti "succhiò" l'ossigeno di Compagnoni e Lacedelli, che in compenso gli negarono l'aiuto e lo lasciarono a passare la notte all'addiaccio insieme a Mahadi, a una quota e a temperature impossibili.

E a questo punto anche Walter Bonatti può ringraziare: "A cinquantatré anni dalla conquista del K2, sono state finalmente ripudiate le falsità e le scorrettezze contenute nei punti cruciali della versione ufficiale del capospedizione prof. Ardito Desio. Si è così ristabilita, in tutta la sua totalità, la vera storia dell'accaduto in quell'impresa nei giorni della vittoria."