Il calendario del 13 Aprile

Fonte:
CulturaCattolica.it
Vai a "Giorno per giorno"

Eventi

▪ 1111 - Enrico V è incoronato imperatore del Sacro Romano Impero

▪ 1204 - Costantinopoli capitola all'assedio posto dalle milizie della 4° crociata

▪ 1598 - Enrico IV di Francia emette l'Editto di Nantes concedendo libertà di religione agli Ugonotti

* 1790 - L'Assemblea Nazionale, pur rifiutando di dichiarare la religione cattolica apostolica romana religione nazionale, afferma che il suo attaccamento ad essa "non può essere messo in dubbio".

▪ 1769 - James Cook arriva a Tahiti, era partito oltre un anno prima dall'Inghilterra

▪ 1829 - Il parlamento inglese accorda la libertà di religione al cattolicesimo romano

▪ 1796 - Inizia la battaglia di Millesimo

▪ 1849 - L'Ungheria diventa una repubblica

▪ 1863 - Caprera, nell'isola del suo esilio volontario a nord della Sardegna, il generale Giuseppe Garibaldi, ancora costretto al letto dalla ferita alla gamba, riceve 37 visitatori

▪ 1895 - A Boscoreale, paesino alle falde del Vesuvio si ritrovano i resti della villa romana di Lucio Erennio Floro, sepolta dall'eruzione del 79. I reperti, venduti all'asta, alla morte dell'acquirente andranno al museo del Louvre di Parigi

▪ 1919 - Massacro dell'Amritsar: India, il generale inglese Reginald Dyer, al comando di truppe britanniche e Gurkha fa aprire il fuoco contro la folla durante una manifestazione nell'Amritsar, causando 379 morti ed oltre 1.000 feriti

▪ 1941 - Seconda guerra mondiale: viene firmato a Mosca il patto di non aggressione tra URSS e Giappone

▪ 1943 - Seconda guerra mondiale: radio Berlino annuncia il ritrovamento di fosse comuni nelle foreste di Katyn presso Smolensk, in URSS. Anni dopo si confermerà trattarsi di circa 15.000 ufficiali polacchi uccisi dalla polizia segreta di Stalin

▪ 1945 - Seconda guerra mondiale: i resti dell'esercito tedesco, asserragliati a Vienna, si arrendono dopo 10 giorni di assedio alle truppe sovietiche dei generali Malinovski e Tolbuckhin.

▪ 1966 - Iraq: il presidente Abd el Salam Aref muore precipitando con l'elicottero durante una tempesta di sabbia

▪ 1970 - Esplosione del deposito di ossigeno a bordo dell'Apollo 13

▪ 1986 - Papa Giovanni Paolo II visita la sinagoga di Roma: è la prima volta nella storia che un papa entra in un tempio ebraico

▪ 1990 - Unione Sovietica, in linea con la Perestrojka, Mikhail Gorbaciov ammette la verità sul massacro di Katyn

▪ 1998 - Hawaii, durante un lancio di prova per una modifica alla sua tuta alare, muore Patrick de Gayardon, detentore del primato di lancio con paracadute in assenza di ossigeno. I due paracadute (principale e riserva) si erano annodati con le funi di un deflettore che aveva montato per eliminare le turbolenze dovute alla sacca

▪ 2003 - Guerra in Iraq: ritrovati e liberati i prigionieri USA. La città di Tikrit, da cui proviene la famiglia di Saddam, resta ancora in mano al regime

▪ 2004

  1. - Iraq, quattro italiani delle agenzie di sicurezza private sono presi in ostaggio dai guerriglieri Sciiti
  2. - Istanbul, Primo congresso dei democratici islamici, a cui partecipano tra gli altri il Primo Ministro turco Tayyip Erdogan e il Ministro degli Esteri giordano Marwan Muasher
  3. - USA: emissione del francobollo commemorativo di Henry Mancini

Anniversari

▪ 1822 - Don Serafino Morazzone (Milano, 1 febbraio 1747 – Chiuso, 13 aprile 1822) è stato un sacerdote italiano.
Attualmente è in corso la sua causa di beatificazione, in passato sollecitata dal cardinale Schuster, che lo aveva definito "novello curato d'Ars".
Parroco di Chiuso, Rione di Lecco, che ne I promessi sposi viene indicato come "il paese del sarto", dal 1733 al 1822, fu confessore di Alessandro Manzoni, probabilmente fino al 1818, anno in cui la famiglia di Manzoni vendette la villa del Caleotto, ove soggiornava.
Manzoni ne scrisse un vero panegirico in Fermo e Lucia, ove lo nominò esplicitamente, creando un anacronismo rispetto all'ambientazione seicentesca della storia narrata, interpretato dai commentatori come dovuto all'affetto e all'ammirazione dello scrittore verso questo religioso. Ne I promessi sposi il Manzoni toglierà l'accenno esplicito del nome.
Morazzone fu sepolto a Lecco, nella chiesa dedicata a San Giovanni, nella contrada di Chiusa Visconti del rione di Chiuso di cui fu parroco.

▪ 1882 - Bruno Bauer (Eisenberg, 6 settembre 1809 – Berlino, 13 aprile 1882) è stato un filosofo e teologo tedesco.
La famiglia Bauer si trasferì da Eisenberg a Berlino nel 1815. Nell'Università della capitale prussiana Bruno Bauer s'iscrisse nel 1828 per studiarvi filosofia e teologia, avendo per insegnanti Hegel, Schleiermacher, e gli hegeliani Hotho e Marheinecke. Nel 1829 un suo saggio sull'estetica kantiana fu premiato su proposta di Hegel.
Nel 1834 vi divenne professore di teologia. Nel 1835 pubblicò, negli "Jahrbücher für wissenschaftlichen Kritik" (Annali di critica scientifica), una critica della Vita di Gesù di David Friedrich Strauß.
Nell'intento di combattere le tesi di Strauß, tendenti a considerare mitologiche le narrazioni evangeliche, promosse il "Zeitschrift für speculative Theologie" (Periodico di teologia speculativa); alla rivista, che uscì per tre anni, collaborarono i maggiori rappresentanti della destra hegeliana, come Gabler, Erdmann, Göschel e Schaller.
Nel 1838 due volumi della sua Die Religion des alten Testamentes e, l'anno dopo, un attacco al teologo ortodosso Hengstenberg, la "Kritische Briefe über der Gegensatz des Gesetzes und des Evangeliums", che gli costarono il trasferimento, in quello stesso anno, dall'Università di Berlino a quella di Bonn.
Nel 1840 e nel 1841 pubblicò, rispettivamente, la "Kritik der evangelische Geschichten des Johannes" e il primo volume della "Kritik der evangelischen Geschichte der Synoptiker; il secondo e il terzo volume uscirono l'anno successivo e il 29 marzo 1842 Bauer fu destituito dall'insegnamento nell'Università di Bonn.
Il suo orientamento verso la sinistra hegeliana e le idee religiose professate nei suoi scritti portarono nel 1842 al suo allontanamento dalla cattedra.
In questo periodo la sua attività letteraria fu dedicata agli studi di critica biblica, nei quali negò la personalità storica di Gesù, considerato una creazione fantastica dei vangeli.
Nel 1843 Bauer in "Cristianesimo svelato" collegò l'emergere del cristianesimo alla fine del mondo antico. Questo per spiegare come mai il cristianesimo aveva elevato a essenza dell'uomo l'infelicità e il dolore, prodotti storici del periodo di transizione storica. Bauer credeva nella possibilità dell'uomo di ritornare in sè, dopo l'estraniamento cristiano, attraverso l'eliminazione totale del Cristianesimo. Pervenne così a posizioni di ateismo.
Dal 1843 Bauer si dedicò allo studio della storia, concentrandosi in particolar modo sull'Illuminismo e la Rivoluzione francese.
Si espresse contro l'emancipazione degli ebrei e nel 1848, insieme con il fratello Edgar, fondò la Società democratica di Charlottenburg, appoggiando invano una piattaforma politica moderatamente liberale nelle elezioni all'Assemblea Nazionale prussiana.
Dopo la repressione della rivoluzione del 1848, i suoi orientamenti politici virarono su posizioni nettamente conservatrici come dimostrano i suoi articoli scritti per il giornale governativo Die Zeit, per il Die Post, e il Kleines Journal; fu anche corrispondente del quotidiano americano New York Daily Tribune.
Dal 1859 al 1866 collaborò con Friedrich Wagener al Staats- und Gesellschafts Lexikon, pubblicando 23 volumi e scrivendo numerosi articoli, molti dei quali con contenuti antisemiti.

▪ 1915 - Robert Hertz (Saint-Cloud, 22 giugno 1881 – 13 aprile 1915) è stato un antropologo francese.
Allievo di Emile Durkheim, ne seguì la prospettiva di ricerca sociologica, concentrandosi sul tema delle rappresentazioni collettive dei gruppi sociali. Purtroppo la sua promettente carriera di studioso fu interrotta dalla morte prematura durante la prima guerra mondiale, all'età di trentatré anni. I suoi appunti per un'opera, mai pubblicata, su Il peccato e l'espiazione nelle società primitive furono poi ripresi e ordinati dall'amico e collega Marcel Mauss, che fu appassionato divulgatore delle teorie e delle opere dello studioso scomparso.

La rappresentazione collettiva della morte
Tema privilegiato della sua ricerca fu la rappresentazione collettiva della morte, intesa, quest'ultima, come evento che mette in pericolo la coesione del gruppo sociale. Esso, in occasione della morte di un proprio membro, difende la propria identità collettiva elaborando degli specifici riti di ricomposizione e di elaborazione del lutto, i rituali funebri; lo scopo di tali rituali è appunto quello di ricondurre l'evento della morte in un orizzonte socialmente concepibile, gestendo in modo controllato il distacco del gruppo dal membro defunto.
A questo proposito, egli studiò, nel suo saggio Contributo alla rappresentazione collettiva della morte (apparso su "L'Année sociologique" nel 1907), il rituale della "seconda sepoltura", messo in pratica da alcune popolazioni del Borneo: in occasione della morte di un membro, dopo un primo rito funebre, trascorso un certo periodo di tempo, un secondo rito, più formale e solenne, serve a dare sistemazione definitiva alle spoglie del defunto.
Il rito funebre viene visto insomma da Hertz come una sorta di rito di passaggio da una condizione sociale a un'altra, alla stessa stregua del battesimo o del matrimonio, suggerendo una prospettiva che sarà proposta più estesamente due anni dopo da Arnold Van Gennep.
Col rito funebre si scongiura il rischio cioè di considerare il defunto come uscito definitivamente dal gruppo sociale, ma anzi si formalizza visibilmente il suo passaggio dalla comunità dei vivi a quella dei defunti, che è sentita dalla società come parte integrante di se stessa. Con quella sorta di rappresentazione della morte, ritualizzata e teatralizzata, che è il rito funebre, il gruppo sociale, che tende a considerarsi eterno e immutabile, si difende dal possibile attacco che la morte di un proprio membro ha rappresentato per la propria stessa coesione.

La preminenza della mano destra
Nel 1909 Hertz pubblicò un secondo importante studio intitolato La preminenza della mano destra. Studio sulla polarità religiosa.
In esso lo studioso ipotizzò che gli esseri umani abbiano la tendenza a pensare e a dividere lo spazio fisico secondo un principio oppositivo bipolare, la destra e la sinistra, cui corrisponderebbe una ancestrale opposizione, questa volta a livello concettuale, tra il sacro e il profano. Ciò si rifletterebbe da un lato nella preminenza, appunto, della mano destra (vista non, o non solo, come frutto di una naturale asimmetria organica del corpo umano, ma come una "istituzione sociale"), e dall'altro nelle rappresentazioni collettive legate alla destra, idealizzata e identificata con tutto ciò che è positivo e sicuro, rispetto alla sinistra, vista come "luogo" del pericolo e dell'inquietudine, su cui pesa una sorta di interdetto sociale.
Hertz ipotizza che ciò potrebbe essere alla base, tra l'altro, del fenomeno linguistico che vede, nell'ambito delle lingue indoeuropee, una radice comune per le parole indicanti la destra, a differenza di ciò che accade per quelle indicanti la sinistra. Hertz individuò in pratica un sistema di classificazione concettuale operato dal pensiero umano secondo un principio di opposizione: da quella originaria tra sacro e profano discenderebbe una lunga serie di altre opposizioni concettuali (ad esempio tra destra e sinistra, chiaro e scuro, maschio e femmina e via dicendo).

L'antropologia "alpina"
Hertz va ricordato infine come uno degli iniziatori degli studi etnologici incentrati sulla cultura della zona delle Alpi: egli condusse infatti, nel 1911, uno studio sulle forme della devozione popolare al santuario di san Besso, presso Cogne.

▪ 1944 - Paul Gustave Marie Camille Hazard (Noordpeene, 30 aprile 1878 – Parigi, 13 aprile 1944) è stato uno storico francese, studioso di letteratura e di storia delle idee.
Figlio di un professore, accede nel 1900 alla École Normale Supérieure di Parigi e tra il 1903 e il 1905 si reca a Firenze (allora al centro della cultura anti-positivista italiana) come studioso di letteratura italiana e nel 1910 ottiene un dottorato alla Sorbona. Nello stesso anno pubblica La rivoluzione francese e le lettere italiane, in cui sostiene la dipendenza della cultura italiana da quella francese.
Inizia nel frattempo la carriera accademica presso l'Università di Lione, la Sorbona e la Columbia University negli Stati Uniti. Nel 1941 ritorna nella Francia occupata dai nazisti e vi riprende l'insegnamento ma non partecipa al regime di occupazione nazista, tanto che la sua candidatura al rettorato dell'Università di Parigi viene rigettata. L'11 gennaio 1940 viene eletto membro dell'Accademia di Francia, l'ultimo prima dell'invasione tedesca, ma non potrà mai esercitare il suo incarico.
La sua opera storiografica più famosa è La crisi della coscienza europea, (1935), in cui descrive il passaggio in Europa da una società basata sui doveri a una basata sui diritti, passaggio collocato nel periodo tra il 1685 (revoca dell'editto di Nantes) e il 1715 (morte di Luigi XIV).
La fortuna dell'opera è tale che il titolo stesso è divenuto elemento di periodizzazione. È considerato tra i più importanti studi sull'illuminismo francese ed europeo. Altra sua opera fondamentale è Il pensiero europeo del XVIII secolo, da Montesquieu a Lessing, pubblicata postuma nel 1945

* 1945 - Ernst Cassirer (Breslavia, 28 luglio 1874 – New York, 13 aprile 1945) è stato un filosofo tedesco, successivamente naturalizzato svedese.
Nel 1906 grazie a Wilhelm Dilthey conseguì l'abilitazione all'Università di Berlino, dove fu a lungo libero docente. A causa delle sue origini ebraiche ottenne solo nel 1919 una cattedra nella neofondata Università di Amburgo, di cui divenne più tardi rettore (1929-30), e dove fu per altro supervisore delle tesi di dottorato di Leo Strauss e Joachim Ritter.
Con l'avvento del nazismo nel 1933 dovette lasciare la Germania, insegnò a Oxford dal 1933 al 1935 e fu professore aGöteborg dal 1935 al 1941. In quegli anni fu naturalizzato svedese ma, ritenendo ormai anche la neutrale Svezia poco sicura, si recò negli Stati Uniti, dove fu visiting professor nell'Università Yale, New Haven, dal 1941 al 1943 e docente alla Columbia University, New York dal 1943 fino alla morte (1945).
Dopo essere uscito dalla tradizione di Marburg del neokantismo, ha sviluppato una filosofia della cultura come teoria fondata sulla funzione dei simboli nel mito, nella scienza, nella religione, nella tecnica. Ad Amburgo ha collaborato attivamente alla biblioteca di Aby Warburg.

Il pensiero e le opere
Nel suo capolavoro Sostanza e Funzione (Substanzbegriff und Funktionsbegriff, 1910), Cassirer intende mostrare come la filosofia kantiana s'inserisca intrinsecamente nello sviluppo della scienza moderna a partire da Galileo (fino ad Einstein e Gödel), giungendo alla conclusione che l'ontologia deve lasciare il passo all' analitica dell'intelletto, cioè ad uno studio delle condizioni a priori, e perciò storiche e trascendentali, che presiedono alla formazione dell'oggetto d'indagine delle diverse scienze.
Analizzando il mondo della scienza moderna, Cassirer rileva che al concetto-sostanza è andato progressivamente sostituendosi quello di funzione. Termini come energia, etere, atomo, spazio e tempo, non designano realtà concrete, ma rappresentano esclusivamente simboli per la descrizione di un contesto di possibili relazioni. Di qui nasce l'importanza del linguaggio rispetto agli altri oggetti dell'indagine epistemologica, in quanto la sua natura relazionale influenza la costituzione del mondo oggettivo.
Nell'opera Filosofia delle forme simboliche sposta le stesse riflessioni applicate sul mondo della scienza a quello dell'uomo. L'autore evidenzia che la funzione del linguaggio è molteplice: oltre ad essere uno strumento di comunicazione, fa da tramite fra l'ambito delle impressioni e quello dell'oggettivazione. Questo passaggio avviene grazie all'espressione simbolica, come afferma lui stesso:
«Il simbolo non è il rivestimento meramente accidentale del pensiero, ma il suo organo necessario ed essenziale. Esso non serve soltanto allo scopo di comunicare un contenuto concettuale già bello e pronto ma è lo strumento in virtù del quale questo stesso contenuto si costituisce ed acquista la sua compiuta determinatezza. L'atto della determinazione concettuale di un contenuto procede di pari passo con l'atto del suo fissarsi in qualche simbolo caratteristico.»
(Filosofia delle forme simboliche, Intr.,§II)
Sul progresso del linguaggio Cassirer scrive:
«Non già nella vicinanza al dato immediato, ma nel progressivo allontanamento da esso risiedono il valore e la natura specifica del linguaggio come dell'attivitàartistica. Questa distanza dell'esistenza immediata e dell'esperienza immediatamente vissuta è la condizione della perspicuità e della consapevolezza del linguaggio. Questo comincia soltanto là dove cessa il rapporto diretto con l'impressione sensibile e con l'emozione sensibile.»
(Filosofia delle forme simboliche, I, I,cap.II,§2)
Gli stessi modelli concettuali Cassirer li applica sullo studio del mito e della fenomenologia della conoscenza.
Per sintetizzare la sua definizione dell'uomo, Cassirer affermò:
«La ragione è un termine assai inadeguato per comprendere tutte le forme della vita culturale dell'uomo in tutta la loro ricchezza e varietà. Ma tutte queste forme sono forme simboliche. Per conseguenza, invece di definire l'uomo animal rationale, possiamo definirlo animal symbolicum. Così facendo indichiamo ciò che specificamente lo distingue e possiamo capire la nuova strada che si è aperta all'uomo, la strada verso la civiltà.»
(Essay on Man, cap.II)
Che cos'è la cultura?
«Le diverse forme della cultura non vengono, nella loro intima essenza, tenute insieme attraverso un'identità, bensì per il fatto che ad esse si pone un comune compito fondamentale.»
(Filosofia delle forme simboliche, II)

▪ 1966 - Carlo Carrà (Quargnento, 11 febbraio 1881 – Milano, 13 aprile 1966) è stato un pittore italiano che aderì al futurismo e poi alla corrente metafisica. Erede della tradizione ottocentesca prende parte a tutte le vicende del rinnovamento artistico dell’epoca nuova, dal Futurismo alla Metafisica, dal Novecento, ai Valori Plastici.
Figlio di artigiani (il padre, un proprietario terriero caduto in disgrazia, gestiva una calzoleria), apprese i primi rudimenti dell'arte del disegno da giovinetto, durante una forzata permanenza a letto a causa di una lunga malattia. Iniziò ben presto a lavorare come decoratore murale a Valenza, ma la sera seguiva la sua passione artistica frequentando le scuole serali.
Nel 1900, si recò a Parigi durante l'Esposizione Universale, per eseguire le decorazioni di alcuni padiglioni. In visita al Louvre, si entusiasmò di alcuni pittori, quali Delacroix, Gèricault, Manet, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Claude Monet, Gauguin.
A Londra, invece, si appassionò alle opere di John Constable e William Turner. In questo periodo cominciò a interessarsi di politica, intrattenendo rapporti con gruppi anarchici che interruppe però ben presto. Trovatosi per caso nel corso del funerale dell'anarchico Galli, ucciso dal custode della fabbrica che picchettava nel corso dello sciopero generale del 1904, ne rimase profondamente colpito, e cominciò a disegnare alcuni bozzetti, che anni più tardi sfoceranno nell'opera Il funerale dell'anarchico Galli.
Solo nel 1906 entrò all'Accademia di Brera, come allievo di Cesare Tallone. Qui incontrò alcuni giovani artisti destinati a essere protagonisti sulla scena artistica italiana: Bonzagni, Romani, Valeri e Umberto Boccioni. Breve esperienza divisionista: è difatti nel divisionismo che Carrà scorge i fermenti più vivi di rivolta al clima provinciale della pittura italiana di quegli anni.
Con quest'ultimo, Filippo Tommaso Marinetti e Luigi Russolo, redasse un manifesto (1909) destinato ai giovani artisti dell'epoca, con l'obiettivo di esortarli ad adottare un nuovo linguaggio espressivo. Nacque così il Futurismo, a cui aderirono subito Gino Severini e Giacomo Balla.
Negli anni quaranta insegna pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Suoi allievi sono stati Giuseppe Ajmone e Oreste Carpi.

Il periodo futurista
Di questo periodo è il legame breve ma intenso con Leda Rafanelli, anarchica, che si era separata dal marito, Alberto Ciampi (uno dei maggiori esperti per quanto concerne i rapporti fra futurismo ed anarchia) ha scritto un libro dedicato ai due Leda Rafanelli, Carlo Carrà: un romanzo, arte e politica in un incontro, non per niente Carra' dedica un quadro intitolato "Funerali dell'anarchico Galli" e commenta cosi' l'accadimento
«Vedevo innanzi a me la bara tutta coperta di garofani rossi ondeggiare minacciosamente sulle spalle dei portatori; vedevo i cavalli imbizzarriti, i bastoni e le lance urtarsi, sì che a me parve che la salma avesse a cadere da un momento all'altro in terra e i cavalli la calpestassero»
«Quando, durante lo sciopero generale del 1904, fu ucciso l'anarchico Galli e durante il suo funerale nacque una mischia di inaudita violenza, Carrà, trovatosi lì per caso, ne fu fortemente impressionato, e tornato a casa schizzò il disegno da cui prese spunto più tardi per il quadro I funerali dell'anarchico, es posto nelle mostre futuriste del 1912.»
Da questo scritto traspare lo stato emotivo di Carrà in quanto durante i funerali vi furono scontri fra poliziotti e partecipanti al corteo funebre.
Carrà collaborò al movimento futurista per sei anni. I concetti ispiratori della pittura futurista vennero pubblicati sulla rivista Lacerba, a cui egli collaborò attivamente. Carrà concepiva i suoi quadri come immagini dinamiche ma allo stesso tempo non soltanto limitate a dare la sensazione di movimento, destinate attraverso il colore, a eliminare la legge fissa di gravità dei corpi. Nel 1908 Carrà conosce Boccioni e Russolo, e dopo aver incontrato Marinetti firma Il manifesto dei pittori futuristi l'11 febbraio 1910, e il Manifesto tecnico della pittura futurista l'11 aprile 1910. Suo è il manifesto La pittura dei suoni, rumori, odori (1912). Il distacco dal Futurismo avviene nel 1916, quando dà avvio con De Chirico alla pittura metafisica.
Le principali opere futuriste di Carrà sono:
▪ La stazione di Milano (1910-11)
▪ I funerali dell'anarchico Galli (1910-11)
▪ Luci notturne (1910-11)
▪ Donna al balcone (1912)
▪ La Galleria di Milano (1912)
▪ Trascendenze plastiche (1912)
▪ Manifestazione interventista (1914).

Il periodo metafisico
A partire dal 1915 Carrà comincia a sentire l'esigenza di abbandonare i temi della velocità e del dinamismo, cercando un contatto più strutturato con il reale. La guerra coinvolgeva Carrà, prima con una intensa attività interventista, durante la quale conobbe anche Cesare Battisti, e poi con la chiamata alle armi. Ma l'esperienza fu talmente dolorosa, che finì ricoverato in un nevrocomio a Ferrara. In questa città, nel 1917, conobbe Giorgio De Chirico e Filippo De Pisis con i quali definì i principi teorici della Metafisica. Dopo alcune opere in stile dechirichiano, il pittore raggiunse ben presto una propria individualità artistica, per cui Carrà non rimase confinato tra le formule tipiche del movimento metafisico, nella sua arte la metafisica fu decisamente superata dalla poesia e dal senso del magico. Nel 1919 contrasse matrimonio con Ines Minoja e iniziò la collaborazione alla rivista d'arte Valori plastici di Roma, che proseguì fino al 1921. Le principali opere di questo periodo sono:
▪ L'idolo ermafrodito (1917)
▪ Madre e figlio (1917)
▪ Il figlio del costruttore (1917-1921)
▪ L'amante dell'ingegnere (1921)
▪ L'attesa (1923)
▪ Meriggio (1923)

Il periodo trascendente
Nel 1922, una nuova svolta nel percorso artistico di Carrà, che lo porta ad abbandonare anche la metafisica, spinto dal desiderio di "essere soltanto se stesso". La pittura deve cogliere quel rapporto che comprende il bisogno di immedesimazione con le cose e il bisogno di astrazione» e la contemplazione del paesaggio si risolve allora nella «costruzione» di un quadro, sia montano sia marino.

▪ 1990 - Virginio Rotondi (Vicovaro, 22 maggio 1912 – 13 aprile 1990) è stato un sacerdote gesuita italiano.
Fu conduttore della rubrica radiofonica Ascolta, si fa sera della Rai, protagonista in particolare della seguitissima edizione domenicale. Fondò inoltre il 1° novembre 1950 il movimento Oasi, cui aderì anche il giovane Luigi Calabresi

▪ 2000 - Giorgio Bassani (Bologna, 4 marzo 1916 – Roma, 13 aprile 2000) è stato uno scrittore italiano.
Figlio di Dora e del medico Enrico Bassani, fratello di Paolo e Jenny, trascorre l'infanzia a Ferrara. Nel 1926 è ammesso al Regio Liceo Ginnasio L. Ariosto dove frequenta i cinque anni del ginnasio e i tre del Liceo e dove, nel 1934 consegue la maturità. Nell'archivio storico del Liceo sono conservati numerosi documenti che riguardano il giovane Bassani negli anni della sua formazione e alcuni, in fotocopia, accompagnati da fotografie dell'epoca, sono esposti nell'atrio Giorgio Bassani, presso la sede del Liceo Classico L. Ariosto. In questi anni mostra un vivo interesse per la musica, ma presto rinuncia a questa passione per dedicarsi allaletteratura.
Nel 1935 si iscrive alla facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, che frequenta da pendolare e dove, nonostante le leggi razziali, si laurea nel 1939 con una tesi su Niccolò Tommaseo, discussa con Carlo Calcaterra. Nel 1940 esce la sua prima opera Una città di pianura, che pubblica sotto lo pseudonimo di Giacomo Marchi.
Insegna italiano e storia agli studenti ebrei espulsi dalle scuole pubbliche, e preparati privatamente nella scuola ebraica di Vignatagliata e si trasforma in attivista politico clandestino. Come antifascista viene rinchiuso, nel 1943, per alcuni mesi, nella prigione di via Piangipane. Liberato, sposa Valeria Sinigallia, entra in clandestinità e lascia Ferrara, prima per Firenze e, subito dopo, per Roma, dove trascorrerà il resto della vita come scrittore e uomo pubblico.
Nel 1944 pubblica le poesie Storie dei poveri amanti e altri versi, mentre nel 1947 scrive una seconda raccolta di versi Te lucis ante.
Nel 1948 Marguerite Caetani, che fonda e cura la pubblicazione della rivista letteraria Botteghe Oscure, invita Bassani a redigerla. Al 1953 risale Passeggiata prima di cena, al 1954 Gli ultimi anni di Clelia Trotti.
Lo stesso anno diventa anche redattore della rivista "Paragone", fondato nel 1950 da Roberto Longhi, conoscendo, tra gli altri, anche Pier Paolo Pasolini.
Nel 1956 pubblica le Cinque storie Ferraresi, con le quali vince il Premio Strega. Nel 1957 è ormai vicepresidente della Radiotelevisione Italiana e presidente di Italia Nostra nonché docente di Storia del Teatro all'Accademia nazionale d'Arte Drammatica a Roma. Al 1958 risale la pubblicazione de Gli occhiali d'oro in cui illustra l'omosessualità quale motivo di emarginazione.
In qualità di consulente e direttore editoriale della Feltrinelli, Bassani riesce a far pubblicare Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e aiuta diverse personalità illustri, come Antonio Delfini e Franco Fortini. Nel 1959 pubblica Le storie ferraresi, che raccoglie il meglio della sua produzione narrativa. Collabora oramai anche alle più prestigiose riviste e ad alcune testate giornalistiche di alto livello: Approdo, La Fiera letteraria, Letteratura, Nuovi Argomenti, Il Mondo, Officina. Si propone inoltre come sceneggiatore con Luchino Visconti, Mario Soldati e Luigi Zampa.
Il massimo successo editoriale lo ottiene nel 1962, con la pubblicazione del romanzo di formazione Il giardino dei Finzi-Contini, scritto all'Hotel Le Najadi di Santa Marinella (Roma) opera che gli assicura il Premio Viareggio di quell'anno: rappresenta la più completa espressione del suo mondo, dal piano formale e stilistico all'esperienza morale, intellettuale e politica, raccontando sul filo della memoria la realtà della ricca borghesia ebrea a Ferrara durante il fascismo a partire dalle leggi razziali.
Vittorio De Sica ne farà una trasposizione cinematografica, dalla quale però Bassani terrà sempre le distanze. Nel 1966 viene scelto come presidente della giuria della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Seguono la pubblicazione di Airone, 1968 (vincitore del Premio Campiello), e de Il Romanzo di Ferrara, 1974 (nel 1980 nella sua versione definitiva). Nel 1982 pubblica la raccolta di tutte le sue poesie in In rima e senza e nel 1984 la raccolta di tutti i suoi saggi e le sue riflessioni critiche in Di là dal cuore.
Altre pubblicazioni sono Storie dei poveri amanti e altri versi, 1945; Un'altra libertà, 1951; Le parole preparate, 1967;L'odore del fieno, 1972; In gran segreto, 1978.
Nel 1983 vince il Premio Bagutta con In rima e senza, mentre per la carriera gli viene riconosciuto nel 1992 il Premio Feltrinelli.
Muore a Roma il 13 aprile 2000 dopo un lungo periodo di malattia. È sepolto, per sua esplicita volontà, a Ferrara, nel cimitero ebraico di via delle Vigne, a ridosso di quelle mura di cui Bassani, come Presidente di Italia Nostra, ha promosso il restauro.
Qui dove Bassani ha immaginato la tomba dei Finzi-Contini, il comune di Ferrara ha voluto ricordarlo con un monumento, frutto della collaborazione fra l'architetto Piero Sartogo e lo scultore Arnaldo Pomodoro. Sempre a Ferrara gli è stata intitolata la Biblioteca comunale del Barco, mentre a Codigoro - trovano sede la Biblioteca comunale Giorgio Bassani e la Fondazione Giorgio Bassani. In un apposito spazio è stato ricostruito lo studio dello scrittore, con il primo nucleo della sua biblioteca privata - circa 1.500 volumi - e molti oggetti personali.

▪ 2009 - Abel Paz (Almeria, 12 Agosto 1921 – Barcellona, 13 Aprile 2009) è stato un anarchico, militare e storico spagnolo.
Il suo vero nome era Diego Camacho (Abel Paz era uno pseudonimo). Trasferitosi con la propria famiglia a Barcellona nel 1929, iniziò a lavorare, a soli quindici anni (1935), nell'industria tessile e si iscrisse alla Confederación Nacional del Trabajo (CNT).

Comunicato stampa di Adnkronos
Da Adnkronos, Barcellona, 14 aprile 2009
«..... Abel Paz, militante e storico dell'anarchismo spagnolo, ultimo grande testimone della rivoluzione del 1936, è morto in un ospedale di Barcellona all'eta' di 88 anni. E' autore di numerose opere a metà fra la ricostruzione storica e la militanza anarchica. Oltre alla sua autobiografia in quattro volumi, ha raccolto per anni materiale per la sua opera più importante, l'imponente biografia di Buenaventura Durruti (1896-1936), sindacalista rivoluzionario anarchico spagnolo, una delle figure centrali della guerra civile.
Il libro Durruti e la rivoluzione spagnola. Da ribelle a militante 1896-1936 è stato tradotto nel 1999 dalla Biblioteca Franco Serantini di Pisa. In italiano è stato tradotto anche il libro Spagna 1936. Un anarchico nella rivoluzione, apparso nel 1998 dall'editore Piero Lacaita...»