Il calendario del 12 Aprile
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Eventi
▪ 1175 - Con la sconfitta del Barbarossa, termina l'assedio di Alessandria, durato oltre cinque mesi
▪ 1204 - Quarta Crociata sacco di Costantinopoli
▪ 1334 - La Repubblica Fiorentina nomina Giotto di Bondone Capomastro del Duomo e Architetto delle fortificazioni
▪ 1815
- - L'eruzione del Tambora iniziata il 5 aprile provoca la morte di 92.000 persone
- - Guerra austro-napoletana: il Re di Napoli Gioacchino Murat è sconfitto nella battaglia di Casaglia ed è costretto a levare l'assedio a Ferrara.
▪ 1861 - Guerra di secessione americana: inizio del conflitto con l'attacco da parte delle forze confederate di Fort Sumter, nel porto di Charleston, Carolina del Sud
▪ 1871 - Guerra Franco-Prussiana: la capitale, parzialmente in mano ai Prussiani, viene riconquistata dalla Comune, che ordina l'abbattimento della colonna di place Vendome
▪ 1877 - Il Regno Unito annette il Transvaal
▪ 1928 - L'esplosione di un ordigno all'inaugurazione della Fiera Campionaria di Milano, durante la visita del re Vittorio Emanuele III, provoca la morte di venti persone e decine di feriti. La strage rimarrà senza colpevoli.
▪ 1944 - Italia, re Vittorio Emanuele III di Savoia annuncia alla radio la sua abdicazione in favore del figlio, non appena gli alleati entreranno a Roma
▪ 1945 - Harry S. Truman inizia il suo mandato come 33.mo presidente degli Stati Uniti
▪ 1946 - La Siria ottiene l'indipendenza dalla Francia
▪ 1961 - URSS, Yuri Gagarin è il primo uomo nello spazio: a bordo della Vostok I resta in orbita per 108 minuti
▪ 1966 - Oceano Atlantico: un'onda anomala colpisce il transatlantico italiano Michelangelo durante una burrasca, causando 3 morti e numerosi feriti
▪ 1968 - USA: incidente con il gas nervino nella Skull Valley, Utah
▪ 1970 - il Cagliari è campione d'Italia per la prima volta nella sua storia.
▪ 1973 - Milano, durante una manifestazione neofascista non autorizzata, Vittorio Loi e Maurizio Murelli lanciano alcune bombe a mano contro la polizia. L'agente Antonio Marino resta ucciso
▪ 1975 - Guerra del Vietnam: l'ambasciata USA a Phnom Penh, Cambogia, è evacuata in conseguenza dell'accerchiamento della città da parte dei Khmer rossi
▪ 1981 - USA: viene lanciato il primo Space Shuttle: lo Space Shuttle Columbia fa parte della missione STS-1
▪ 1982 - Gerusalemme, un israeliano spara sui fedeli raccolti davanti alla moschea di Al Aqsa, causando 2 morti e 30 feriti: all'episodio si ispirerà il movimento terrorista Martiri di Al Aqsa
▪ 1990 - Christiaan Barnard, diviene Imperator dello AMORC (Ordine della Rosa-Croce)
▪ 1992 - Francia: apre a Marne-la-Vallée Euro Disney; nello stesso giorno La Cinq cessa le sue trasmissioni.
▪ 1995 - Italia: sospende le pubblicazioni il quotidiano La Voce, fondato e diretto da Indro Montanelli: le cause sono da ricondurre allo scarso interesse del pubblico e ai debiti accumulati
▪ 2003 - Ungheria: referendum per l'adesione all'UE; partecipa il 45% degli aventi diritto al voto; l'84% dei votanti vota a favore di un ingresso nell'Unione Europea
▪ 2004 - Il presidente egiziano Hosni Mubarak incontra il presidente degli USA George W. Bush in Texas, per definire un piano di pace per il Medio Oriente e la politica da attuare nella regione
Anniversari
▪ 1704 - Jacques Bénigne Bossuet (Digione, 27 settembre 1627 – Parigi, 12 aprile 1704) è stato uno scrittore, vescovo cattolico, teologo e predicatore francese.
Origine e percorso
Originario di una famille de robe, fu dapprima inserito presso i Gesuiti di Digione, poi completò gli studi a 15 anni a Parigi, al Collegio di Navarra, dove ebbe per maestro Nicolas Cornet. Nel 1652, ricevette l'ordine, dopo aver subito delle pubbliche prove che attirarono su di lui l'attenzione generale, nonché l'amicizia del Grand Condé. Dopo aver ricevuto il sacerdozio ed il titolo di dottore, lasciò Parigi per stabilirsi a Metz, dove suo padre era stato consigliere al parlamento, e dove egli era stato nominato canonico.
I sermoni
Spesso chiamato a Parigi, cominciò ad acquisire una grande fama grazie ai suoi sermoni e ai suoi panegirici dei santi. Predicò in avvento ed in quaresima di fronte alla regina madre ed al re, ed operò tra i Protestanti un gran numero di conversioni, tra le quali si citano quelle di Turenne, di Dangeau e di Mademoiselle de Duras: fu per favorire queste conversioni che scrisse la sua Exposition de la doctrine de l'Eglise (“Esposizione della dottrina della Chiesa”).
La maggior parte dei suoi discorsi improvvisati è andata persa. Qualche ora prima di salire sul pulpito, meditava sul testo, gettava qualche parola su carta, qualche passaggio dei Padri, per guidare il discorso; qualche volta dettava rapidamente dei pezzi più lunghi, poi si abbandonava all'ispirazione del momento e all'impressione che faceva agli uditori.
Vescovo di Condom
Il 21 settembre 1670, Charles-Maurice le Tellier divenuto arcivescovo di Reims, consacrò, col permesso del Papa, Jacques Bénigne Bossuet vescovo di Condom, nella chiesa dei Conventuali a Pontoise.
Orazioni funebri
In quello stesso anno e negli anni seguenti, pronunciò le sue Orazioni funebri, nelle quali faceva risuonare con eleganza la nullità delle conquiste umane. Pronunciò l'orazione funebre di Enrichetta Maria di Francia, regina d'Inghilterra e di Anna d'Austria. Le sue orazioni funebri non sono che sei; capolavori di un’eloquenza senza precedenti nell'antichità. Bossuet non si serviva della lingua degli altri uomini; egli creava la sua a misura delle necessità del suo pensiero e dei suoi sentimenti: tutto il suo modo di esprimersi gli appartiene in modo precipuo.
Precettore del delfino
Divenne precettore del delfino Luigi di Francia (1661-1711), figlio del Re Luigi XIV e di Maria Teresa di Spagna. Nel 1681, scrisse il suo Discours sur l'histoire universelle (“Discorso sulla storia universale”) nel quale, dopo aver brevemente riassunto i fatti, ne ricerca i motivi nel disegno che Dio ha per la sua Chiesa. Si viene sopraffatti, disse Voltaire, dalla forza maestosa con la quale descrive i costumi, il governo, l'ascesa e il declino dei grandi imperi, e da quei tratti rapidi di una verità energica, con i quali dipinge e giudica le nazioni. Per il delfino, egli scrisse anche Traité de la connaissance de Dieu et de soi-même (“Trattato sulla conoscenza di Dio e di se stessi”), nel quale segue da vicino la dottrina di Cartesio, mostrandosi tanto filosofo quanto scrittore.
Scrittore
Eletto membro della Académie française nel 1671, Bossuet fu membro della compagnie du Saint-Sacrement.
Vescovo di Meaux
Nel 1681, una volta completata l'educazione del delfino, fu nominato vescovo di Meaux e da quel momento si dedicò alle incombenze dell'episcopato, tra cui le frequenti prediche, e lottò, nella veste di teologo, contro i Protestanti. Scrisse il celebre Catéchisme de Meaux (“Catechismo di Meaux”, 1687) e compose per i religiosi della sua diocesi le Méditations sur l'Evangile (“Meditazioni sul vangelo”) e le Elévations sur les Mystères (“Innalzamenti sui misteri”).
Predicatore
Bossuet fu un importante predicatore e direttore per il clero francese.
Nell'assemblea del clero del 1682, in occasione delle dispute tra il re ed il papa, scrisse la dichiarazione sulle libertà della Chiesa gallicana nel 1682, che fissava dei limiti al potere del papa, e redasse i Quattro articoli del 1682, che sono rimasti legge dello stato e che hanno provocato accese discussioni; il papa ne fu molto irritato e li fece bruciare.
La lotta contro il quietismo
Si trovò così in lotta con Fénelon, che propendeva per il quietismo: egli screditò il suo avversario presso il re, che esiliò il vescovo di Cambrai, e allo stesso tempo presso il papa, che condannò le Maximes des Saints (“Massime dei santi”) dove sosteneva la dottrina dell'amore di Dio per se stesso, senza alcuna traccia di quel timore che alcuni teologi definivano servile. Gli si rimprovera l'eccessiva acredine mostrata in questa circostanza.
Bossuet morì per dei calcoli renali a Parigi, il 12 aprile 1704.
▪ 1782 - Pietro Metastasio, pseudonimo di Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi (Roma, 3 gennaio 1698 – Vienna, 12 aprile 1782), è stato un poeta, librettista e drammaturgo italiano. È considerato il riformatore del melodramma italiano.
▪ 1927 - Giuseppe Moscati (Benevento, 25 luglio 1880 – Napoli, 12 aprile 1927) è stato un medico italiano. È stato canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987 ed è tra i santi più popolari del XX secolo.
San Giuseppe Moscati nacque a Benevento il 25 luglio 1880, settimo dei nove figli di Francesco Moscati, brillante magistrato, e Rosa De Luca, dei Marchesi di Roseto. Giuseppe fu battezzato il 31 luglio 1880, festa di Sant'Ignazio di Loyola, da Don Innocenzo di Maio, che morì novantenne, dieci anni dopo il Santo. L'8 dicembre 1888 ricevette la Prima Comunione nella chiesa delle Ancelle del Sacro Cuore di Napoli.
Nella casa a fianco di questa chiesa, abitava la Venerabile Caterina Volpicelli, alla quale i genitori del Santo erano particolarmente legati. Qui incontravano anche il futuro Beato Bartolo Longo, il fondatore del Santuario della Madonna di Pompei, che fino al 1872 aveva abitato presso tale chiesa, frequentandola ogni giorno anche per la recita del Santo Rosario. In seguito, quando Bartolo Longo abiterà a Pompei, il Prof. Moscati sarà il suo medico curante.
La Cresima gli fu amministrata 3 marzo 1898. Nel 1884, Francesco fu destinato a rivestire la carica di Consigliere di Corte d'Appello a Napoli, dove tutta la famiglia si trasferì, abitando in varie case, fino al trasferimento in via Cisterna dell'Olio 10, dove il Santo visse fino alla morte.
Dopo la scuola elementare, Giuseppe si iscrisse al ginnasio, e fin dall'anno scolastico 1889-90 frequentò l'Istituto Vittorio Emanuele, conseguendo la maturità classica con ottimi voti e risultando il primo fra i 94 studenti.
Nel 1892, il fratello secondogenito Alberto, durante una parata militare, cadde da cavallo riportando un trauma cranico, con sindrome di epilessia. Giuseppe trascorreva molte ore accanto al fratello per assisterlo e questa esperienza contribuì ad orientarlo verso gli studi di medicina.
Nel 1897, lo stesso anno in cui si spense il padre, Giuseppe si iscrisse alla Facoltà di Medicina e il 4 agosto 1903 conseguì la laurea con una tesi sull'urogenesi epatica, che ebbe il massimo dei voti e la lode e venne dichiarata degna di pubblicazione.
Nel 1904 Alberto si spense, causando a Giuseppe un dolore che ricorderà per tutta la vita.
Conseguita la laurea, università e ospedale furono i primi campi di lavoro del giovane medico. Dal 1903 al 1908 prestò servizio presso l'Ospedale Incurabili in qualità di Coadiutore straordinario, avendo vinto il concorso, primo in graduatoria, per l'eccezionale preparazione dimostrata.
Nel 1908 vinse il concorso di Assistente ordinario per la Chimica Fisiologica, svolgendo attività di laboratorio e di ricerca scientifica nell'Istituto di Fisiologia.
Certamente in questo periodo egli non tralasciò le visite agli ammalati nelle corsie degli Incurabili, giacché non si spiegherebbe in altro modo la straordinaria bravura clinica, che è prodotto di esperienza pratica al letto del malato e che egli cominciò a dimostrare ben presto.
L'8 aprile 1906 vi fu un'eruzione del Vesuvio. A Torre del Greco, cittadina alle falde del Vulcano, gli Ospedali Riuniti di Napoli avevano una succursale, dove vivevano vecchi, paralitici e ammalati, impossibilitati a muoversi. Moscati, intuendo il pericolo, subito vi si recò ed aiutò tutti a lasciare l'edificio, poco prima che il tetto crollasse. In occasione del colera del 1911, Moscati fu chiamato dal ministero al Laboratorio dell'Ispettorato della Sanità pubblica, presso la Prefettura, per compiere ricerche sull'origine del morbo e i mezzi idonei per combatterlo. Egli espletò quest'incarico con la massima abituale diligenza, presentò una relazione sulle opere necessarie per il risanamento della città e vide realizzate molte delle sue proposte.
Nel 1911, a trentun'anni, il Dott. Moscati vinse il concorso di Coadiutore Ordinario negli Ospedali Riuniti, un concorso importantissimo che non si bandiva dal 1880 ed al quale parteciparono medici venuti da ogni parte.
Il prof. Cardarelli, che faceva parte della commissione esaminatrice, rimase ammirato e -come riferisce il fratello Eugenio- «disse che in sessant'anni d'insegnamento non si era mai imbattuto in un giovane simile e lo ebbe carissimo per tutta la vita e suo medico curante».
Da allora gruppi di giovani studenti e di giovani medici lo seguivano di letto in letto nelle sue visite agli infermi per apprendere il segreto della sua arte.
Nel medesimo anno, su proposta di Antonio Cardarelli, la Reale Accademia Medico-Chirurgica lo nominava Socio aggregato e il Ministero della Pubblica Istruzione gli conferiva la Libera docenza in Chimica Fisiologica.
Nonostante l'intenso lavoro soprattutto in ospedale, il Prof. Moscati accettò anche la direzione dell'Istituto di Anatomia patologica, già diretto da Luciano Armanni, ma poi decaduto per incuria, divenendo -secondo la definizione del Prof. Gaetano Quagliariello- «un vero maestro nell'esercizio delle autopsie». Moscati fece collocare su di una parete della Sala, dove prima mancava ogni segno di religione, un crocifisso con un'iscrizione, citazione del profeta Osea, 13,14: "Ero mors tua, o mors" ("O morte, sarò io la tua morte"). La autopsie per Moscati erano lezioni di vita.
Il 18 novembre 1914, assistita amorevolmente da Giuseppe, morì la mamma, affetta da diabete, malattia allora incurabile. Qualche anno dopo, quando nel gennaio del 1922 per la prima volta l'insulina fu sperimentata sull'uomo, il Prof. Moscati fu tra i primi ad usarla a Napoli ed a preparare un gruppo di medici per la cura del diabete.
Il 24 maggio 1915 ci fu la dichiarazione di guerra. La chiamata alle armi cominciò a decimare le famiglie e l'8 luglio anche Eugenio Moscati partì per il fronte. Giuseppe fece domanda di arruolamento volontario, ma non fu esaudito. Gli furono affidati i soldati feriti che affluivano all'Ospedale degli Incurabili, che venne militarizzato. Visitò e curò circa tremila militari, per i quali non fu solo il medico, ma il consolatore vigile ed affettuoso.
Moscati, dopo aver supplito il Prof. Filippo Bettazzi, che allora era Direttore dell'Istituto di Fisiologia e Rettore Magnifico dell'Università di Napoli, fu da questi preposto alle ricerche scientifiche e agli esperimenti nell'Istituto di Chimica Fisiologica.
Fu collaboratore e redattore di riviste scientifiche e autore di ventisette pubblicazioni scientifiche.
Malgrado tale curriculum didattico e scientifico, rinunciò alla cattedra, in favore dell'amico Prof. Quagliariello, per amore del suo ospedale, degli infermi e dei suoi allievi, in continuo aumento intorno a lui.
La fama di Moscati come maestro e come medico era indiscussa. Tutti parlavano delle sue lezioni, delle sue doti diagnostiche, del suo lavoro fra gli ammalati. Nel 1919, il Consiglio di amministrazione dell'ospedale lo nominò Direttore della III Sala Uomini. Egli ne fu felice, ma, come sempre avveniva in lui, la soddisfazione umana non era disgiunta da quella spirituale, che sorvolava sui motivi contingenti e si radicava in motivazioni ben più alte e nobili. Il successo in ospedale non doveva riguardare la sua persona, ma unicamente gli ammalati, per i quali egli si impegnava e lavorava. Nonostante la rinuncia alla cattedra universitaria, Moscati continuò ad insegnare, attività per la quale era particolarmente dotato grazie, oltre che a una solida preparazione, anche alle sue capacità comunicative. Insegnava anche clinica e semeiologica, ma senza titoli ufficiali. Alcuni, vedendo che l'interesse e l'affetto di che gli studenti nutrivano per lui, tramavano per impedirgli d'insegnare.
Da studente, da medico e da professore, Moscati non si chiuse mai nell'angusto cerchio degli studi umani, ma seppe elevarsi a considerazioni superiori e atturare un equilibrio fra scienza e fede. Egli era ammirato e seguito per la scienza, ma non meno per la visione soprannaturale con cui curava le malattie. Da dove Moscati attingesse tanta vitalità spirituale, tanto amore per i poveri e tanto equilibrio di scienza e fede nell'esercizio della sua professione, lo rivelò egli stesso citando le parole di San Paolo: «Io posso tutto in Colui che mi conforta» (Fil., 4, 13).
Egli riceveva la Comunione quotidianamente e fin dal mattino si congiungeva con Dio, guardando dalla sua stanzetta l'abside della Chiesa del Gesù Nuovo e salutando Gesù Sacramentato. Fin da piccolo apprese la devozione alla Vergine Maria, che era sempre in cima ai suoi pensieri e della quale parlava frequentemente, portando nel taschino del panciotto la corona del Rosario, che spesso toccava e baciava. Al suono dell'Ave Maria faceva il segno della croce e invitava i presenti in ospedale a recitare l'Angelus.
Conosceva benissimo il calendario mariano, si preparava devotamente a celebrare le feste della Madonna, anche digiunando, e tutti i sabati non mangiava carne.
Aveva grande devozione per la Madonna di Pompei, l'Immacolata e la Madonna del Buon Consiglio. Dinanzi a quest'ultima immagine, nella chiesa delle Sacramentiste, fece voto di castità. Venerava la Vergine Immacolata nella chiesa del Gesù Nuovo, ma prediligeva anche la chiesa dell'Immacolata in San Nicola da Tolentino, a ridosso della funicolare centrale. Moscati era anche molto devoto di Santa Teresa del Bambino Gesù, con la quale aveva una straordinaria affinità spirituale.
Il Santo coltivò molto il senso dell'amicizia. Dopo la sua morte tutti coloro che hanno scritto o parlato di lui, lo hanno ricordato come amico carissimo. Egli fu amico di tutti, credenti e non credenti, colleghi e alunni, uomini famosi e sconosciuti. Fra le persone illustri, Leonardo Bianchi, Filippo Bottazzi, Pietro Castellino, Antonio Cardarelli, Giuseppe Caronia, Benedetto Croce, Alfredo De Marsico, Giustino Fortunato. Tra alcuni di questi e Moscati spesso intercorsero lettere colme di stime, di sinceri apprezzamenti e di profonda amicizia.
Moscati era un medico povero. Non solo non era attaccato al denaro, ma dava ai poveri ciò che aveva. Vestiva modestamente ed era la sorella Nina ad interessarsi del suo vestiario. Era parco nel cibo, fuggiva ogni ricercatezza e non aveva carrozze, cavalli o automobili, come i suoi colleghi. Ciò che riceveva era destinato ai poveri, che egli non solo curava gratuitamente, ma che assisteva affettuosamente, fornendo loro medicine e quant'altro fosse necessario per vivere.
Il 12 aprile 1927, il Prof. Moscati partecipò alla Messa e ricevette la Comunione, poi trascorse la mattinata all'ospedale degli Incurabili e dopo tornò a casa. Consumò un frugale pasto e si dedicò alle consuete visite.
Verso le 15 si sentì male, si adagiò sulla poltrona e spirò serenamente. Aveva 46 anni e 8 mesi.
La notizia della sua morte si diffuse immediatamente e il dolore di tutti fu unanime. Fu sepolto nel cimitero di Poggioreale.
Il 16 novembre 1930, su concessione del Cardinale di Napoli Alessio Ascalesi, il corpo fu trasferito alla chiesa del Gesù Nuovo, cui la sorella Nina aveva già donato il vestiario, il mobilio e le suppellettili del fratello.
Fu tumulato in una sala dietro l'altare di San Francesco Saverio, e la lapide a destra di questo altare lo ricorda ancora.
Attualmente in questi locali sono stati ricostruiti lo studio e la stanza da letto di San Giuseppe Moscati.
Il 16 luglio 1931 iniziarono i processi informativi presso la Curia di Napoli, primo atto ufficiale nel cammino verso la canonizzazione. Il 10 maggio 1973 la Congregazione per le Cause dei Santi emanò il Decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Moscati.
Nel frattempo venivano istruiti i processi per l'esame di due miracoli: due guarigioni improvvise attribuite all'intercessione del servo di Dio. I due miracoli esaminati per la beatificazione furono la guarigione istantanea di Costantino Nazzaro dal morbo di Addison, nel 1933, e di Raffaele Perrotta da meningite cerebrospinale meningococcica, nel 1941.
Il 16 novembre 1975 il Papa Paolo VI dichiarò Beato Giuseppe Moscati, durante una solenne celebrazione in Piazza San Pietro.
Nel 1977, due anni dopo la Beatificazione, ci fu la ricognizione canonica del corpo: le ossa furono ricomposte e il corpo di Moscati fu collocato nell'urna di bronzo, opera del Prof. Amedeo Garufi, che attualmente si trova sotto l'altare della Visitazione. L'urna è composta da un trittico che raffigura tre aspetti significativi della vita del Santo: il pannello di sinistra ci mostra il Professore in cattedra con gli alunni intorno; quello centrale raffigura il Santo che, illuminato da Cristo, conforta una mamma col bambino; sulla destra si vede il Medico accanto al letto di un ammalato.
Dopo la Beatificazione, la devozione per Moscati cresceva sempre più e frequente era il ricorso alla sua intercessione, così come numerose erano le grazie attribuite al suo intervento.
Tra queste fu scelta ed esaminata la guarigione da leucemia del giovane Giuseppe Montefusco, avvenuta nel 1979. Alle 10 del 25 ottobre 1987, in Piazza San Pietro, il Papa Giovanni Paolo II, dinanzi ad oltre 100.000 persone, dichiarò Santo Giuseppe Moscati, a 60 anni dalla morte.
Da allora, il 16 novembre si celebra la sua festa. Il 7 ottobre 1990 è stata inaugurata la statua di bronzo, collocata sulla sinistra di chi guarda l'urna, opera dello scultore Prof. Luigi Sopelsa, di Venezia.
Prima di giungere a Napoli, la statua è stata benedetta da Papa Giovanni Paolo II a Benevento, dove 110 anni prima era nato Giuseppe Moscati. I fedeli, provenienti da ogni parte, ininterrottamente pregano dinanzi al corpo di San Giuseppe Moscati e poi, per loro devozione, amano toccare sia la mano della statua sia quella del pannello centrale dell'urna. Ambedue sono diventate lucide per il continuo contatto che si vuole avere col Santo.
Sintesi a cura di Luca Spatocco dal testo Giuseppe Moscati e il Gesù Nuovo, Antonio Tripodoro S.I., Egidio Ridolfo S.I., Padri Gesuiti, via S. Sebastiano 48, 80134 Napoli
«Ama la verità; mostrati qual sei; e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio».
«Gli ammalati sono le figure di Gesù Cristo».
«Ricordatevi che, seguendo la medicina, vi siete assunto la responsabilità di una sublime missione. Perseverate con Dio nel cuore, con gli insegnamenti di vostro padre e di vostra mamma sempre nella memoria, con amore e pietà per i derelitti, con fede e con entusiasmo, sordo alle lodi e alle critiche, tetragono all'invidia, disposto solo al bene».
«Amiamo il Signore senza misura, vale a dire, senza misura nel dolore e senza misura nell'amore... Riponiamo tutto il nostro affetto, non solo nelle cose che Dio vuole, ma nella volontà dello stesso Dio che le determina».
«Non la scienza, ma la carità ha trasformato il mondo, in alcuni periodi; e solo pochissimi sono passati alla storia per la scienza; ma tutti potranno rimanere imperituri, simbolo dell'eternità della vita, in cui la morte non è che una tappa, una metamorfosi per un più alto ascenso, se si dedicheranno al bene».
«La vita è un attimo; onori, trionfi, ricchezza e scienza cadono, innanzi alla realizzazione del grido della Genesi, del grido scagliato da Dio contro l'uomo colpevole: tu morrai! Ma la vita non finisce con la morte, continua in un mondo migliore. A tutti è stato promesso, dopo la redenzione del mondo, il giorno che ci ricongiungerà ai nostri cari estinti, e che ci riporterà al supremo Amore!».
«La scienza ci promette il benessere e tutto al più il piacere; la religione e la fede ci danno il balsamo della consolazione e la vera felicità, che è una cosa sola con la moralità e col senso del dovere».
«Oh! Se i giovani, nella loro esuberanza, sapessero che le illusioni di amore per lo più frutto di una esaltazione dei sensi, sono passeggere! E se un angelo avvertisse loro, che giurano così facilmente eterna fedeltà a illegittimi affetti, nel delirio da cui sono presi, che tutto quello che è impuro amore deve morire perché è un male, soffrirebbero meno e sarebbero più buoni. Ce ne accorgiamo in età più inoltrata, quando ci avviciniamo per le umane vicende, per caso, al fuoco che ci aveva infiammati e non ci riscalda più».
«Esercitiamoci quotidianamente nella carità. Dio è carità: chi sta nella carità sta in Dio e Dio sta in lui. Non dimentichiamo di fare ogni giorno, anzi ogni momento offerta delle nostre azioni a Dio, compiendo tutto per suo amore».
«Occorre ritenere che questo principio di spiritualità che aspira a svilupparsi ed a manifestare per gradi la sua efficienza, che quest'ordine meraviglioso, che si organizza nella materia fino a raggiungere le alte vette della sua organizzazione più elaborata, non sia altro che l'attestazione che un Deus absconditus regoli con suprema intelligenza questo supremo edificio su cui si eleva la vita, la quale si svolge mercé leggi sancite dall'Alta Sapienza che tutto muove; tanto più meravigliose quanto esse governano non soli i colossali cosmi ma la delicatissima trama del più microscopico elemento».
«Le opere di scienza hanno dato al mondo copiosi frutti. Ma le opere di bontà, perché parlano di quanto è di divino della nostra umanità, ci danno il senso dell'infinito, contengono la promessa evangelica di fruttare cento per uno, e la loro eco si tramanda di generazione in generazione, benedetta da Dio. Umili cuori per lo più donne, fondarono gli ospedali, senza di che, nei secoli scorsi, la medicina non sarebbe progredita. Passato illustre, di cui i ricchi dovrebbero sentire l'eloquenza!».
▪ 1945 - Franklin Delano Roosevelt (Hyde Park, 30 gennaio 1882 – Warm Springs, 12 aprile 1945) è stato il 32º presidente degli Stati Uniti d'America.
Fu l'unico presidente degli Stati Uniti d'America ad essere eletto per più di due mandati consecutivi e vinse le elezioni presidenziali per ben quattro volte (1932, 1936, 1940 e 1944), rimanendo in carica dal 1933 fino alla sua morte, nell'aprile del 1945.
Figura centrale del XX secolo, Roosevelt è costantemente nei primi tre posti della graduatoria in tutte le indagini effettuate dagli studiosi sulla popolarità e il successo dei vari presidenti americani.
Larga parte della sua fama è dovuta al vasto e radicale programma di riforme economiche e sociali attuato fra il 1933 e il 1937 e conosciuto con il nome di New Deal, grazie al quale gli Stati Uniti riuscirono a superare la grande depressione dei primi anni trenta. Fra le sue più importanti innovazioni vanno ricordati il Social Security Act - con il quale vennero introdotte per la prima volta negli Stati Uniti d'America l'assistenza sociale e le indennità di disoccupazione, malattia e vecchiaia - e la creazione dell'Agenzia per il controllo del mercato azionario (Securities and Exchange Commission|SEC).
Coinvolse gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale e contribuì alla formazione delle Nazioni Unite.
▪ 1959 - Don Primo Mazzolari (Cremona, 13 gennaio 1890 – Bozzolo (Italia), 12 aprile 1959) è stato un presbitero, scrittore e partigiano italiano. Conosciuto come il parroco di Bozzolo, fu sacerdote carismatico e profetico.
Le sue idee, esposte in numerose opere, anticipano, a volte di decenni, alcune delle grandi svolte dottrinarie e pastorali del Concilio Vaticano II, in particolare relativamente alla "Chiesa dei poveri", alla libertà religiosa, al pluralismo, al "dialogo coi lontani", alla distinzione tra errore ed erranti (a questo specifico riguardo suscitò polemiche e scandalo tra i benpensanti la sua opera intitolata "Il compagno Cristo").
Per i suoi numerosi scritti provocatori gli venne temporaneamente proibito dalla gerarchia cattolica di predicare fuori dalla sua diocesi, guadagnandosi così la fama di prete scomodo e di frontiera.
Sul piano politico, infine, i suoi atteggiamenti e la sua predicazione espressero una decisa opposizione all'ideologia fascista e ad ogni forma di ingiustizia e di violenza (tra l'altro nascose e salvò, durante la guerra, numerosi ebrei e antifascisti, come, dopo di essa, anche alcune persone coinvolte nel fascismo ingiustamente perseguitate).
Il 13 gennaio 1890 nasce a Santa Maria del Boschetto, frazione rurale di Cremona, dove nel 1902 entra in seminario.
Il 24 agosto 1912 è ordinato sacerdote a Verolanuova.
Il 1 settembre 1912 è nominato curato a Spinadesco e il 22 maggio 1913 a Santa Maria del Boschetto. Il 31 dicembre 1921 è parroco a Cicognara e il 10 luglio 1932 diviene parroco di Bozzolo.
Nel 1925 fu denunciato dai fascisti per essersi rifiutato di cantare il Te Deum dopo il fallito attentato a Mussolini.
La notte del 1 agosto 1931 lo chiamarono alla finestra della canonica e spararono tre colpi di rivoltella che fortunatamente non lo colpirono.
Resistenza
Dopo l'8 settembre 1943, partecipò attivamente alla lotta di liberazione, incoraggiando i giovani a partecipare, fu arrestato e rilasciato. Dovette vivere in clandestinità fino al 25 aprile del 1945, per sottrarsi ai fascisti, aveva infatti paura di far la stessa fine di don Giovanni Minzoni. Dopo la guerra l'Anpi di Cremona gli riconobbe la qualifica di partigiano.
Adesso
Nel 1949 fonda il quindicinale Adesso del quale sarà direttore. I suoi scritti attireranno le sanzioni dell'autorità ecclesiastica che porterà a chiudere il giornale nel 1951. A luglio dello stesso anno venne imposto al sacerdote il divieto di predicare fuori diocesi senza autorizzazione e il divieto di pubblicare articoli senza una preventiva revisione dell'autorità ecclesiastica.
Il quindicinale poté riprendere le pubblicazioni a novembre ma don Primo dovette lasciare l'incarico di direttore, continuò tuttavia a scrivere alcuni articoli sotto pseudonimi. Proprio alcuni di questi scritti sul tema della pace attirarono nuove sanzioni; nel 1954 infatti fu imposto a don Primo il divieto assoluto di predicare fuori la propria parrocchia e il divieto di pubblicare articoli riguardanti materie sociali.
Il pensiero
Dagli inizi degli anni cinquanta don Primo sviluppa un pensiero sociale vicino alle classi deboli (Nessuno è fuori della carità) e alle tematiche pacifiste che attireranno le critiche e le sanzioni delle autorità ecclesiastiche fino a portarlo all'isolamento nella sua parrocchia di Bozzolo.
Se l'istituzione lo reprimeva con durezza, non per questo il messaggio di Mazzolari si spense; ebbe anzi una notevole influenza, anche se per vie più nascoste. Veniva regolarmente invitato da Ernesto Balducci agli incontri annuali dei preti scrittori.
Gli echi della riflessione di Mazzolari sull'obiezione di coscienza si ritroveranno così nel mondo fiorentino di Ernesto Balducci, sino ai livelli politici di Giorgio La Pira e di Nicola Pistelli, e fino al punto più noto della "germinazione fiorentina", rappresentato nel 1965 dal don Lorenzo Milani di L'obbedienza non è più una virtù.
Anche don Milani aveva collaborato con Mazzolari scrivendo articoli per Adesso.
Con la pubblicazione anonima di Tu non uccidere, nel 1955, Mazzolari attaccava a fondo la dottrina della guerra giusta e l'ideologia della vittoria, il tutto in nome di un'opzione preferenziale per la nonviolenza, da sostenere con un forte «movimento di resistenza cristiana contro la guerra» e per la giustizia, vista come l'altra faccia della pace. Al fondo c'era la nuova consapevolezza del significato dirompente della bomba atomica, che aveva cambiato il campo razionale entro il quale il realismo aveva potuto muoversi per giustificare l'extrema ratio della guerra.
È solo verso la fine degli anni cinquanta, negli ultimi mesi di vita, che don Primo Mazzolari cominciò a ricevere le prime attestazioni di stima da parte delle alte gerarchie ecclesiastiche. Nel novembre del 1957 l’arcivescovo di Milano Montini, futuro Papa Paolo VI, lo chiama a predicare presso la propria diocesi, nel febbraio del 1959 Papa Giovanni XXIII lo riceve in udienza privata e lo saluta pubblicamente "Tromba dello Spirito Santo in terra mantovana".
▪ 1975 - Freda Joséphine Baker (McDonald) (St. Louis, 3 giugno 1906 – Parigi, 12 aprile 1975) è stata una cantante e danzatrice statunitense, afroamericana poi naturalizzata francese.
Di origine meticcia afroamericana e amerinda degli Appalachi, è sovente considerata come la prima star di colore e tra le più acclamate vedette di Parigi. Ottenne la nazionalità francese nel 1937, e nel corso della Seconda Guerra mondiale giocò un ruolo importante nel controspionaggio francese della Francia Libera. Ella utilizzò in seguito la sua grande popolarità nella lotta contro il razzismo e a favore dell'emancipazione dei neri, in particolare sostenendo la lotta per i diritti civili di Martin Luther King.
▪ 1981 - Joseph Louis Barrow meglio noto come Joe Louis (Lexington, 13 maggio 1914 – Las Vegas, 12 aprile 1981) è stato un pugile statunitense, fra i più popolari e prestigiosi campioni della storia del pugilato mondiale.
Soprannominato "Brown Bomber", Louis contribuì a rendere il pugilato uno sport popolare nel periodo post Jack Dempsey, costruendosi una grande reputazione come un onesto e laborioso pugile, in un periodo in cui lo sport era dominato dal gioco d'azzardo. Fu campione del mondo dei pesi massimi per il periodo di quasi 12 anni: dal 22 giugno 1937 al 1° marzo 1949, quindi per 140 mesi consecutivi, durante i quali combatté 27 match validi per il titolo mondiale, difendendo vittoriosamente il titolo per 25 volte - tutti record rimasti ad oggi imbattuti nella categoria dei massimi. Nel 2005 Louis è stato nominato il miglior peso massimo di ogni epoca dalla International Boxing Research Organization.
L'impatto culturale di Louis si sentì bene anche al di fuori dal ring. Egli è considerato come il primo afroamericano ad ottenere lo status di eroe nazionale negli Stati Uniti, ed è stato anche un punto di riferimento del sentimento anti-nazista, che ha condotto alla seconda guerra mondiale ed è continuato anche durante lo svolgimento del conflitto.[2] Ha avuto anche un ruolo determinante nell'integrazione e diffusione del gioco del golf, avendo rotto le barriere sportive negli USA e presentandosi come sponsor in un evento PGA nel 1952.
▪ 1989 - Sugar Ray Robinson (all'anagrafe Walker Smith Jr.) (Ailey, 3 maggio 1921 – Culver City, 12 aprile 1989) è stato un pugile statunitense, considerato uno dei più grandi di tutti i tempi.
Come pugile professionista ha detenuto il titolo mondiale unificato dei pesi welter per 5 anni e ha conquistato 5 volte quello dei pesi medi. Ha vinto numerosi riconoscimenti: Fighter of the year nel 1942 e 1951 per Ring Magazine. La stessa rivista gli ha tributato il titolo di Fighter of the Decade (1950-1960) e gli ha assegnato il prestigioso titolo di Best Pound for Pound of All Time nel 1997. Robinson è stato nominato "miglior pugile del 20° secolo" da Associated Press e "miglior pugile di sempre" da ESPN nel 2007.
La International Boxing Hall of Fame lo ha riconosciuto fra i più grandi pugili di ogni tempo fin dal 1990.
Nella sua grande carriera, durata 25 anni, ha combattuto un totale di 200 incontri.
Come pugile dilettante Robinson ottenne un record di 85-0, con 69 vittorie per KO, 40 delle quali nel 1° round. Passò al professionismo nel 1940, a 19 anni, e nel 1951 aveva un record professionale di 128-1-2, con 84 KO. Robinson mantenne il titolo mondiale dei pesi welters dal 1946 al 1951 e conquistò il mondiale dei pesi medi nello stesso anno. Nel 1952 si ritirò, ma rientrò nel 1955 riprendendosi immediatamente il titolo mondiale dei medi. Robinson detiene diversi primati nel mondo della boxe, tra cui quello di essere stato il primo pugile a conquistare per ben 5 volte il titolo mondiale della sua categoria, record che raggiunse sconfiggendo Carmen Basilio nel 1958, riprendendosi il titolo che lo stesso Basilio gli aveva strappato sei mesi prima. Oltre a Basilio, sconfisse tutti i più grandi pugili che ebbe occasione di incontrare: Jake LaMotta, Gene Fullmer, Carl 'Bobo' Olson, Henry Armstrong, Rocky Graziano e Kid Gavilan.
Noto per il suo stile di vita ostentato fuori dal ring, Robinson è considerato l’iniziatore dell’entourage sportivo. Alla fine della carriera pugilistica, Robinson tentò senza riuscirci quella di intrattenitore, dibattendosi in ristrettezze economiche fino alla morte, avvenuta nel 1989.