Il calendario del 10 Ottobre.
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Eventi
- 680 - Battaglia di Kerbala
- Kerbela (Karbala è il nome del villaggio del sud mesopotamico in cui, il 10 ottobre 680 (10 muharram 61 dell'Egira), fu trucidato con tutta la famiglia e il suo seguito il nipote del profeta Maometto, al-husayn ibn Ali, secondogenito del quarto califfo Ali ibn Abi Halib e della figlia di Maometto, Fatima bint Muammad.
- 732 - Battaglia di Poitiers: nei pressi di Poitiers, in Francia, il capo dei Franchi, Carlo Martello, e i suoi uomini, sconfiggono una grande armata di Mori, impedendo ai musulmani di espandersi nell'Europa occidentale. Il governatore di Cordoba, Abd-ar-Rahman, rimane ucciso in battaglia
- 1582 - Questo giorno non esiste nel calendario gregoriano: per riallineare il calendario alle stagioni, i giorni dal 5 al 14 ottobre 1582 vengono saltati
- 1780 - Il Grande uragano del 1780 uccide tra le 20.000 e le 30.000 persone nei Caraibi
- 1877 - A seguito del recupero del corpo del tenente colonnello George Armstrong Custer, nel luogo in cui l'anno prima era caduto durante la Battaglia di Little Big Horn, alla salma viene dato un funerale con pieni onori militari, e viene sepolta nell'Accademia Militare degli Stati Uniti di West Point (New York)
- 1911 - Rivolta Wuchang, che porterà alla destituzione della dinastia Qing, l'ultima corte imperiale in Cina, e alla formazione della Repubblica Cinese
- 1920 - Il Plebiscito della Carinzia determina che la gran parte della Carinzia divenga parte dell'Austria
- 1935 - La Lega delle Nazioni denuncia pubblicamente l'occupazione italiana dell'Abissinia
- 1957 - Un incendio nel reattore per la produzione del plutonio di Windscale, a nord di Liverpool, produce il rilascio di materiale radioattivo, che verrà in seguito ritenuto responsabile di 39 casi di morte per cancro.
- 1944 - Olocausto: 800 bambini Rom vengono uccisi sistematicamente nel Campo di concentramento di Auschwitz
- 1970 - Le Figi diventano indipendenti.
- 1985 - Dei caccia F-14 Tomcat della Marina degli Stati Uniti intercettano un aereo egiziano che trasporta i dirottatori della Achille Lauro e lo costringono ad atterrare nella base NATO di Sigonella, in Sicilia, dove vengono arrestati dai carabinieri
- 1986 - Un terremoto del grado 7,5 della Scala Richter colpisce San Salvador, in El Salvador, facendo circa 1.500 vittime
- 1994 - Il dittatore haitiano Raoul Cédras si dimette
- 2006 - Google acquista YouTube
- 2008 - L'Unione degli Studenti organizza in questa giornata la prima manifestazione studentesca nazionale dell'autunno. In Italia partecipano 300.000 studenti con iniziative in oltre 100 città italiane. Contro i tagli all'istruzione pubblica attuati dal governo, anche gli studenti della scuola italiana di Atene organizzano un corteo.
- 2010 – In una data "porta fortuna" (10/10/10) vengono dichiarate sciolte le Antille Olandesi. Da quella data, le isole che la componevano diventano entità autonome all'interno del Regno dei Paesi Bassi
- 2015 - Ad Ankara due terroristi suicidi, simpatizzanti dell'Isis, si fanno esplodere nei pressi della stazione ferroviaria provocando 103 morti e 245 feriti tra i partecipanti ad un corteo in favore della pace con i curdi
Anniversari
* 1837 - François Marie Charles Fourier (Besançon, 7 aprile 1772 – Parigi, 10 ottobre 1837) è stato un filosofo francese, che ispirò la fondazione della comunità comunista chiamata La Reunion sorta presso l'attuale Dallas in Texas, oltre a diverse altre comunità negli Stati Uniti d'America (tra le quali ricordiamo Brook Farm, fondata nel 1841 vicino Boston e sciolta a seguito d'un incendio, nel 1849).
«Ora, per prevenire le critiche, dichiaro che io i miei libri lascio che li impicchino, non avendo la pretesa di essere uno scrittore, ma soltanto un inventore. Non voglio neppure leggere la grammatica per correggermi dagli errori che certo formicoleranno nel mio stile. Faccio sfoggio della mia ignoranza; più è grande e più copre di vergogna gli studiosi che, con tanti lumi di cui io sono privo, non hanno saputo scoprire le leggi del movimento sociale, non hanno intravisto la via della felicità, che io sarò il solo ad aprire al genere umano, senza che nessun altro possa rivendicare di aver avuto parte nella mia invenzione»(Fourier, Teoria dei quattro movimenti, ed. Einaudi, Torino 1971)
Le radici del suo pensiero, che si può definire progressista se non rivoluzionario, sono da ricercarsi nell'Illuminismo e in particolare in Jean-Jacques Rousseau, soprattutto nel considerare la parità tra uomo e donna e nel nuovo metodo pedagogico, che dovrebbe favorire lo sviluppo libero e creativo dei bambini tramite la scoperta dei loro istinti individuali.
Fourier pensava che lo sviluppo dell'umanità attraversasse sette stadi differenti. Egli affermava che l'umanità si trovava attualmente tra il quarto periodo (la barbarie) e il quinto (la civiltà). A questi periodi seguiranno, poi, il garantismo e l'armonia.
Il pensiero di Fourier affermava che attenzione e cooperazione erano i segreti del successo sociale, e che una società i cui membri cooperassero realmente avrebbe potuto vedere un immenso miglioramento della propria produttività. I lavoratori sarebbero stati ricompensati per la loro opera secondo il loro contributo, con un bonus per chi avesse scelto un lavoro negletto dai più, come la nettezza urbana. Queste comunità, da lui denominate falangi, sarebbero state basate su strutture di abitazioni comuni chiamate falansteri.
Fourier non visse abbastanza per vedere le comunità da lui ideate.
Pensiero politico
Fourier critica fortemente la società borghese capitalista del tempo, che è fallita perché il libero mercato non ha portato quel benessere che aveva promesso: il mondo capitalista ha ampliato il divario tra pochi che hanno molto e molti che hanno poco.
Il capitalismo ha disumanizzato la società esasperando la competizione individuale e reintroducendo la schiavitù (lavoro minorile, alienazione etc…).
Altro elemento negativo è la falsità dei prezzi: non li fa più il mondo del lavoro ma il mondo della finanza. La vita economica è falsificata in quanto il capitalismo bada esclusivamente alla finanza. Sul piano politico Fourier denuncia come il potere sia al servizio degli speculatori e le decisioni vengano imposte sulla pelle dei cittadini.
Per avere un mondo diverso da quello a lui contemporaneo bisogna consentire all'individuo di recuperare i propri istinti e le proprie passioni.
L'uomo non deve avere una sola partner e le donne devono poter avere più uomini, anche le donne devono godere di una loro sessualità (cose che facevano passare Fourier per un pornografo). In breve bisogna abbandonare sempre l'unidimensionalità.
Per Fourier la società si deve strutturare per singole attività produttive (le falangi), chi lavora nella comunità di produzione (la falange appunto) vive nel falansterio; tutte le 1800 persone che costituiscono la falange devono continuamente cambiare occupazione per evitare l'alienazione; sono previste anche libertà e comunità sessuale tra i membri della falange.
La famiglia monogamica viene superata e i bambini vengono allevati dall'intera comunità. Questo metodo privo di alienazione avrebbe dovuto condurre ad un aumento della produzione. Nel falansterio esistono comunque differenze sociali tra classi (povera, media, ricca), i poveri devono essere agevolati nell'acquisto di azioni del falansterio; le retribuzioni sono diseguali in quanto si articolano in dodicesimi: 5/12 per il lavoro compiuto, 4/12 per il capitale posseduto, 3/12 per il talento personale.
Il povero dovrebbe diventare lentamente più ricco perché avendo più capitale (come detto è agevolato nell'acquisto di azioni) vedrebbe aumentare l'introito legato al possesso di azioni del suo salario.
Il falansterio permette di superare l'individualismo in quanto i suoi componenti sono tutti uguali e se progrediscono progredisce tutto il falansterio.
La politica viene riassorbita dall'organizzazione del lavoro. L'organizzazione complessiva del falansterio porterà al mondo dell'armonia: una società felice di uomini liberi e uguali (non privati comunque di una differenziazione meritocratica).
Tutto ciò non avverrà con metodi rivoluzionari ma per imitazione del modello proposto.
Eredità del suo pensiero
Le idee di Fourier trovarono numerosi seguaci: fra loro si può anche citare il patriota italiano Piero Maroncelli, che giunse a Parigi da Forlì nel 1832, dopo il fallimento dei moti del 1830-1831.
Le soluzioni abitative socializzanti suggerite da Charles Fourier sono state riprese per inconsapevole adesione nell'urbanistica e architettura del quartiere Paolo VI di Taranto, destinato ad accogliere la manodopera delle acciaierie e delle raffinerie che hanno popolato l'antica città. Ad esaltare la forza pedagogica a vivere la vita della comunità, i falansteri tarantini sono stati isolati e separati da ampie zone di verde. Le distanze tra i lotti (questa la denominazione sociologica dei falansteri di Taranto) erano superabili con facilità nel periodo del petrolio a basso costo senza la prospettiva reale e nella speranza di servizi pubblici di mobilità efficienti e a prezzo contenuto ed equo. Attualmente, la connessione tra gli abitati è diventata di impossibile gestione. Nell'ambito dei falansteri progettati per una società collettivistica, non è sorto uno spirito comunitario, sicché l'individuo vive ignorato dagli altri, e ignorandoli lui stesso.
Da segnalare anche la vicenda della colonia Cecilia, un esperimento di convivenza libertaria che si tenne nel Brasile di fine XIX secolo su iniziativa dell'anarchico pisano Giovanni Rossi, influenzato, tra gli altri, anche dalle letture dei testi utopistici di Fourier.
Sulla base delle sue teorie è stato costruito il vecchio borgo di Campomaggiore perfettamente a scacchiera, con la chiesa e il palazzo baronale, uno di fronte all'altro ai lati della grande piazza, e con l'idea di programmare e attrezzare il borgo per ospitare un preciso numero di abitanti (circa 1600) in un sistema di convivenza utopistica.
* 1881 - Daniele Comboni, missionario e vescovo cattolico italiano (n. 1831)
Mentre l’Italia cercava ancora una sua identità politica e culturale e gli Stati europei si dedicavano all’esplorazione dei territori africani, dando inizio a quello che sarà poi conosciuto come Imperialismo, un contadino veneto in forza della sua vocazione cristiana, dà vita alla più originale azione a favore dell’Africa, quella dell’ordine che da lui prende il nome.
Ecco le parole usate per ricordarlo.
Daniele Comboni: un figlio di poveri giardinieri-contadini che diventò il primo Vescovo cattolico dell'Africa Centrale e uno dei più grandi missionari nella storia della Chiesa.
È proprio vero: quando il Signore decide di intervenire e trova una persona generosa e disponibile, si vedono cose nuove e grandi.
Figlio «unico» - genitori santi
Daniele Comboni nasce a Limone sul Garda (Brescia - Italia) il 15 marzo 1831, in una famiglia di contadini al servizio di un ricco signore della zona. Papà Luigi e mamma Domenica sono legatissimi a Daniele, il quarto di otto figli, morti quasi tutti in tenera età. Essi formano una famiglia unita, ricca di fede e valori umani, ma povera di mezzi economici. Ed è appunto la povertà della famiglia Comboni che spinge Daniele a lasciare il paese per andare a frequentare la scuola a Verona, presso l'Istituto fondato dal Sacerdote don Nicola Mazza.
In questi anni passati a Verona, Daniele scopre la sua vocazione al sacerdozio, completa gli studi di filosofia e teologia e soprattutto si apre alla missione dell'Africa Centrale, attratto dalle testimonianze dei primi missionari mazziani reduci dal continente africano. Nel 1854 Daniele Comboni viene ordinato sacerdote e tre anni dopo parte per l'Africa assieme ad altri 5 missionari mazziani, con la benedizione di mamma Domenica che arriva a dire: «Va', Daniele, e che il Signore ti benedica».
Nel cuore dell'Africa - con l'Africa nel cuore
Dopo 4 mesi di viaggio, la spedizione missionaria di cui il Comboni fa parte arriva a Khartoum, la capitale del Sudan. L'impatto con la realtà africana è enorme. Daniele si rende subito conto delle difficoltà che la sua nuova missione comporta. Fatiche, clima insopportabile, malattie, morte di numerosi e giovani compagni missionari, povertà e abbandono della gente, lo spingono sempre più ad andare avanti e a non desistere da ciò che ha iniziato con tanto entusiasmo. Dalla missione di Santa Croce scrive ai suoi genitori: «Dovremo faticare, sudare, morire, ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e della salute delle anime più abbandonate del mondo è troppo dolce per farci desistere dalla grande impresa».
Assistendo alla morte in Africa di un suo giovane compagno missionario, Comboni invece di scoraggiarsi si sente interiormente confermato nella decisione di continuare la sua missione: «O Nigrizia o morte», o l'Africa o la morte.
Ed è sempre l'Africa e la sua gente ciò che spinge il Comboni, una volta ritornato in Italia, a mettere a punto una nuova strategia missionaria. Nel 1864, raccolto in preghiera sulla tomba di San Pietro a Roma, Daniele ha una folgorante illuminazione che lo porta ad elaborare il suo famoso Piano per la rigenerazione dell'Africa, un progetto missionario sintetizzabile nella frase «Salvare l'Africa con l'Africa», frutto della sua illimitata fiducia nelle capacità umane e religiose dei popoli Africani.
Un originale Vescovo missionario
In mezzo a non poche difficoltà e incomprensioni, Daniele Comboni intuisce che la società europea e la Chiesa cattolica sono chiamate a prendere in maggior considerazione la missione dell'Africa Centrale. A tale scopo, si dedica ad una instancabile animazione missionaria in ogni angolo d'Europa, chiedendo aiuti spirituali e materiali per le missioni africane tanto a Re, Vescovi e signori, quanto a gente povera e semplice. E come strumento di animazione missionaria crea una rivista missionaria, la prima in Italia.
La sua fede incrollabile nel Signore e nell'Africa lo porta a far nascere, rispettivamente nel 1867 e nel 1872, l'Istituto maschile e l'Istituto femminile dei suoi missionari, più tardi meglio conosciuti come Missionari Comboniani e Suore Missionarie Comboniane.
Come teologo del Vescovo di Verona, partecipa al Concilio Vaticano I facendo sottoscrivere a 70 Vescovi una petizione a favore dell'evangelizzazione dell'Africa Centrale (Postulatum pro Nigris Africæ Centralis).
Il 2 luglio 1877 Comboni viene nominato Vicario Apostolico dell'Africa Centrale e consacrato Vescovo un mese dopo: è la conferma che le sue idee e le sue azioni, da molti considerate troppo coraggiose se non addirittura pazze, sono quanto mai efficaci per l'annuncio del Vangelo e la liberazione del continente africano.
Negli anni 1877-78, insieme ai suoi missionari e missionarie, soffre nel corpo e nello spirito la tragedia di una siccità e carestia senza precedenti, che dimezza la popolazione locale e sfinisce il personale e l'attività missionaria.
La croce per amica e sposa
Nel 1880, con la grinta di sempre, il Vescovo Comboni ritorna, per l'ottava e ultima volta, in Africa, a fianco dei suoi missionari e missionarie, deciso a continuare la lotta contro la piaga dello schiavismo e a consolidare l'attività missionaria con gli stessi africani. Un anno dopo, provato dalla fatica, dalle frequenti e recenti morti dei suoi collaboratori e dall'amarezza di accuse e calunnie, il grande missionario si ammala. Il 10 ottobre 1881, a soli cinquant'anni, segnato dalla croce che mai lo ha abbandonato come fedele e amata sposa, muore a Khartoum, tra la sua gente, cosciente che la sua opera missionaria non morirà. «Io muoio, dice, ma la mia opera non morirà».
Daniele Comboni ha visto giusto. La sua opera non è morta; anzi, come tutte le grandi cose che «nascono ai piedi della croce», continua a vivere grazie al dono che della propria vita fanno tanti uomini e donne che hanno scelto di seguire il Comboni sulla via dell'ardua ed entusiasmante missione tra i popoli più bisognosi di fede e di solidarietà umana.
Le date fondamentali
— Daniele Comboni nasce a Limone sul Garda (Brescia - Italia) il 15 marzo 1831.
— Consacra la sua vita all'Africa (1849), realizzando un progetto che lo porta più volte a rischiare la vita in estenuanti spedizioni missionarie fin dal 1857, anno in cui va per la prima volta in Africa.
— Il 31 dicembre 1854, anno della proclamazione della Immacolata Concezione di Maria, viene ordinato sacerdote dal beato Giovanni Nepomuceno Tschiderer, Vescovo di Trento.
— Nella fiducia che gli africani sarebbero divenuti essi stessi protagonisti della loro evangelizzazione, dà vita a un progetto che ha lo scopo di «salvare l'Africa con l'Africa» (Piano del 1864).
— Fedele al suo motto «O Nigrizia o morte», nonostante le difficoltà, prosegue nel suo disegno fondando nel 1867 l'Istituto dei Missionari Comboniani.
— Voce profetica annuncia alla Chiesa tutta, particolarmente in Europa, che è giunta l'ora della salvezza dei popoli dell'Africa. Non esita, per questo, a presentarsi, lui semplice sacerdote, al Concilio Vaticano I per chiedere ai Vescovi che ogni Chiesa locale venga coinvolta nella conversione dell'Africa (Postulatum, 1870).
— Con coraggio non comune per quei tempi, per primo fa partecipare le Suore missionarie alla missione dell'Africa Centrale e nel 1872 fonda un suo Istituto di Suore esclusivamente consacrate alle missioni: le Suore Missionarie Comboniane.
— Per gli africani spende tutte le sue energie e si batte per l'abolizione della schiavitù.
— Nel 1877 viene ordinato Vescovo e nominato Vicario Apostolico dell'Africa Centrale.
— Muore a Khartoum (Sudan) stroncato dalle fatiche e dalle croci la sera del 10 ottobre 1881.
— Il 26 marzo 1994 viene riconosciuta l'eroicità delle sue virtù.
— Il 6 aprile 1995 viene riconosciuto il miracolo operato per sua intercessione a favore della ragazza afro-brasiliana Maria José de Oliveira Paixão.
— Il 17 marzo 1996 viene beatificato da Giovanni Paolo II in San Pietro.
— Il 20 dicembre 2002 viene riconosciuto il secondo miracolo operato per sua intercessione a favore della mamma musulmana sudanese Lubna Abdel Aziz.
— Il 5 ottobre 2003 viene canonizzato da Giovanni Paolo II in San Pietro.
* 1960 - Guglielmo Giannini, giornalista e politico italiano (n. 1891)
L'Uomo Qualunque
Stanco della dittatura fascista e dell'intromissione della politica nella vita dei privati cittadini, Giannini si mise a capo di un movimento, chiamato Fronte dell'Uomo Qualunque, il cui motto era "non ci rompete più le scatole": nel 1944 nacque il settimanale dell'Uomo Qualunque (che ebbe una tiratura media di 800.000 copie) e poco dopo nacque anche il partito.
Il movimento, che avrebbe generato una nuova pseudo-ideologia politica chiamata appunto "qualunquismo", ottenne il 5,3% dei voti alle elezioni politiche del 1946, in cui poté contare su 30 seggi all'Assemblea costituente. L'Uomo Qualunque fece proseliti soprattutto al Sud, dove otteneva il voto dei grandi proprietari terrieri spaventati dalla rivolte delle masse contadine (appoggiate dal Partito Comunista Italiano) e dagli ex-fascisti. La nascita del Movimento Sociale Italiano ed il rafforzamento della Democrazia Cristiana su posizioni più a destra causarono il crollo elettorale dell'UQ.
Nel 1947 Giannini, dopo aver tentato di fare un'alleanza con la Democrazia Cristiana ed il MSI, si avvicina al leader comunista Palmiro Togliatti, che due anni prima aveva definito "verme, farabutto e falsario", ma molti simpatizzanti dell'Uomo Qualunque, allibiti da questa scelta, abbandonano Giannini che, messo alle strette, rinuncia al patto d'amicizia con il PCI per formarne un altro con il Partito Liberale Italiano, ma ormai il danno è fatto: alle elezioni del 1948 il binomio UQ-PLI ottiene solo il 3,8% dei consensi, e poco dopo i liberali ne escono fuori.
Nonostante il suo seggio alla Camera gli fosse stato riconfermato, Giannini fece confluire il suo partito dentro la DC in vista delle elezioni del 1958: la nuova accoppiata riuscirà ad ottenere il 42,3% dei consensi ed il seggio di Giannini non sarà confermato. Tuttavia, poco dopo le elezioni, Amintore Fanfani forma un governo di centrosinistra con il Partito Socialista Democratico Italiano e Giannini, contrario a tale formula politica, esce dalla maggioranza e confluisce prima nel MSI e poi nel Partito Nazionale Monarchico.
Nel corso della sua esistenza, durata 69 anni meno quattro giorni, fu anche sceneggiatore, librettista e direttore di compagnie.
* 1973 - Ludwig von Mises (Lemberg, 29 settembre 1881 – New York, 10 ottobre 1973) è stato un economista austriaco naturalizzato statunitense, tra i più influenti della scuola austriaca, nonché uno dei padri spirituali del moderno libertarismo; definito l'incontrastato decano della scuola austriaca economica, in suo onore è nato il Ludwig von Mises Institute.
Di origine ebraica, nacque da Arthur Edler von Mises, ingegnere edile, e Adele von Landau, nell'odierna Ucraina; crebbe a Vienna, iscrivendosi alla locale università e laureandosi in legge ed economia nel 1906. L'ambiente accademico viennese lo espose all'influenza dei maggiori economisti austriaci del tempo, soprattutto Carl Menger.
Contributi al mondo economico
La vasta bibliografia di Mises è interamente dedita alla difesa del classical liberalism che contraddistingueva la scuola austriaca e ai valori che portarono poi alla nascita del libertarismo, ovviamente ciò implica una dura avversione al socialismo che viene confutato con solide argomentazioni, mettendo in luce l'impossibilità del calcolo economico (sono i prezzi che guidano le scelte razionali degli individui) in una società socialista. Nel suo trattato economico, Human Action, considerato da molti un capolavoro, Mises introdusse il concetto di prasseologia, come concetto base delle azioni umane, rigettando concetti come positivismo e casualità.
Molti dei lavori misesiani si concentrano su due temi fondamentali:
1. teoria monetaria e inflazione;
2. superiorità del libero mercato rispetto alla pianificazione economica statale.
Sosteneva l'impossibilità in regime socialista di calcolare il complesso economico, teoria poi ripresa da un allievo di Mises, Friedrich von Hayek, il quale sosteneva, come già faceva a suo tempo Mises, l'inevitabile crollo dell'Unione Sovietica proprio per questo motivo.