Il calendario del 10 Aprile
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Eventi
▪ 428 - Insediamento di Nestorio quale Patriarca di Costantinopoli
▪ 1849 - Walter Hunt inventa la spilla di sicurezza
▪ 1896 - Grecia: Spiridon Louis vince la maratona della I Olimpiade
▪ 1912 - Inghilterra: il transatlantico Titanic salpa dal porto di Southampton
▪ 1919 - Rivoluzione messicana: Emiliano Zapata viene ucciso dalle forze governative a Morelos
▪ 1938 - Edouard Daladier diviene primo ministro di Francia
▪ 1941 - Nasce lo Stato indipendente di Croazia
▪ 1947 - Ad Atlantic City viene inventato il termine "televisione" e l'abbreviazione "TV".
▪ 1957 - Riapre il Canale di Suez dopo tre mesi di chiusura in seguito alla Crisi di Suez
▪ 1970 - Viene diffusa la notizia dello scioglimento dei Beatles
▪ 1971 - Guerra fredda: nel quadro di iniziative diplomatiche la squadra di ping pong statunitense viene ospitata per una settimana in Cina
▪ 1972 - Argentina: venti giorni dopo il suo rapimento a Buenos Aires, Oberdan Sallustro viene ucciso dalla guerriglia comunista
▪ Guerra del Vietnam: per la prima volta dal novembre 1967 bombardieri B-52 americani colpiscono il Vietnam del Nord
▪ 1973 - Durante una bufera a Basilea, Svizzera, un aereo Vanguard britannico precipita provocando 104 morti
▪ Viene inaugurato il nuovo Teatro Regio di Torino, a cura dell'architetto Carlo Mollino, secondo solo al Teatro alla Scala di Milano
▪ 1991 - Italia: fuori da Livorno un traghetto italiano, il "Moby Prince, si scontra con una petroliera per cause incerte, provocando 140 morti
▪ 1998 - Belfast/Irlanda del Nord: firma del Belfast Agreement, noto anche come Accordo del Venerdì Santo (Good Friday Agreement)
▪ 2006 - Italia: elezioni politiche con sistema proporzionale: si afferma la coalizione di centrosinistra guidata da Romano Prodi
Anniversari
* 1028 - Fulberto di Chartres (Aquitania, 960 circa – Chartres, 10 aprile 1028) è stato un teologo, filosofo e vescovo francese.
Conobbe Gerberto d'Aurillac, il futuro papa Silvestro II, nella Biblioteca pontificia e ne fu poi allievo a Reims, dove fu poi precettore di Roberto II, figlio di Ugo Capeto; passò successivamente a Chartres, studiandovi medicina e divenendovi poi insegnante.
Nominato da Roberto II vescovo di Chartes nel 1006, diede particolare impulso alla scuola della cattedrale, la cosiddetta Scuola di Chartres, destinata a notevole fama: non vi si apprendeva soltanto la teologia, ma anche la geometria, la medicina e la filosofia e vi avrà numerosi e fedeli discepoli. Mise al servizio della liturgia ecclesiastica le sue capacità musicali e, membro del Consiglio di Stato, prese parte attiva alla vicende politiche francesi.
Quando, nel 1020, la cattedrale di Chartres fu distrutta da un incendio, Fulberto si adoperò perché fosse subito ricostruita una nuova.
Restano di lui lettere, poesie, sermoni e agiografie. Pur dando preminenza ai valori della fede, così da ritenere che l’esistenza delle sostanze spirituali sia unicamente un problema di fede, in filosofia fu un platonico così da esprimersi, sul problema degli universali, come un realista, sostenendo l'esistenza obiettiva delle essenze.
▪ 1813 - Joseph-Louis Lagrange, nato Giuseppe Lodovico Lagrangia o ancora Giuseppe Luigi Lagrangia o Lagrange (Torino, 25 gennaio 1736 – Parigi, 10 aprile 1813), è stato un matematico e astronomo italiano per nascita e formazione e attivo nella sua maturità scientifica per ventuno anni a Berlino e per ventisei a Parigi.
Lagrange viene unanimemente considerato uno tra i maggiori e più influenti matematici del XVIII secolo. La sua più importante opera è il testo Mécanique analytique, pubblicato nel 1788.
In campo matematico Lagrange è ricordato per le sue attività in teoria dei numeri, per aver sviluppato il calcolo delle variazioni, per aver delineato i fondamenti della meccanica razionale, per i risultati nel campo delle equazioni differenziali e per essere stato uno dei pionieri della teoria dei gruppi.
Nel settore della astronomia condusse ricerche sui calcoli della librazione lunare e al moto dei pianeti.
▪ 1919 - Emiliano Zapata (Anenecuilco, fraz. di Ayala, stato di Morelos, 8 agosto 1879 – Chinameca, 10 aprile 1919) è stato un capo rivoluzionario, politico e guerrigliero messicano.
Emiliano è il penultimo dei dieci figli di una delle tante famiglie rese povere dal regime dittatoriale di Porfirio Diaz. Emiliano studiò fino all'età di sedici anni, quando rimasto orfano, iniziò a lavorare la terra. Parlava due lingue, spagnolo e nahuatl (antica lingua locale). L'esordio politico risale al 1909 quando, eletto sindaco di Anenecuilco, Zapata appoggia il candidato dell'opposizione, Patricio Leyva, a governatore. La sconfitta del candidato appoggiato da Zapata provocò ad Anenecuilco dure rappresaglie e nuove perdite di terre. Verso la metà del 1910, dopo vari tentativi di risolvere i problemi della ridistribuzione dei terreni per via legale, Zapata e i suoi cominciarono a occupare e a distribuire terre.
Verso la fine del 1910, Zapata iniziò la lotta armata, diventando capo indiscusso della rivoluzione del Sud. Nel giugno del 1911 si confrontò con Francisco Indalecio Madero, liberale oppositore del regime dittatoriale messicano. L'incontro fu negativo e nell'ottobre del 1911, Zapata lanciò il Piano di Ayala. Ha inizio una guerra lunga e difficile, prima contro Madero, poi contro Huerta e infine contro Venustiano Carranza. Gli zapatisti sono inafferrabili: applicando la tecnica della guerriglia, colpiscono i distaccamenti militari per poi scomparire nel nulla.
Verso la fine del 1913, grazie anche alle spettacolari vittorie di Villa al nord, Zapata costrinse alla fuga Huerta (15 luglio). Nell'autunno 1914 si celebrò ad Aguascalientes una convenzione tra le differenti frazioni rivoluzionarie che però non riescono a trovare l'accordo. Zapata fu presente alla successiva convenzione aguascaliense. Questa convenzione adottò il piano di Ayala ed elesse Eulalio Gutierrez come presidente provvisorio. I gruppi diretti da Pancho Villa e Zapata accettarono i risultati della convenzione; lo stesso non fece il gruppo del generale Venustiano Carranza e questo provocò la prosecuzione della guerra civile. In dicembre, in seguito alla rottura con Venustiano Carranza, che rappresentava la borghesia agraria del nord, le truppe contadine di Villa e Zapata entrarono trionfanti a Città del Messico inalberando i vessilli della Vergine di Guadalupe, patrona dei popoli indigeni. Fu in questi giorni che Zapata si rifiutò di sedersi sulla poltrona presidenziale: "non combatto per questo. Combatto per le terre, perché le restituiscano". Entrò dunque.
Tornò nel Morelos, dove nel 1915 giovani intellettuali, studenti provenienti da Città del Messico, gli zapatisti distribuirono terre e promulgarono leggi per restituire il potere ai pueblos. Si trattò di un'esperienza di democrazia diretta, la comune di Morelos, che rappresentò l'apice della rivoluzione zapatista. Infatti, le strepitose vittorie di Obregón su Villa capovolgono nuovamente la situazione, la rivoluzione contadina entrò in una fase di declino progressivo da cui, salvo per brevi momenti, non si riprenderà più.
Zapata fu attirato in un'imboscata e venne assassinato il 10 aprile 1919, presso la fattoria di Chinameca, per mano del traditore Jesús Guajardo. Mandante dell'uccisione fu Venustiano Carranza.
Politica
Zapata scelse la lotta armata perché capì che i contadini per poter essere proprietari delle terre che coltivavano dovevano potersi difendere dalle truppe di Victoriano Huerta. Nel piano di Ayala, di cui Zapata fu autore, si esigeva la riforma agraria.
Il Messico di Emilio Zapata era diviso tra due diverse civiltà: i ricchi, proprietari terrieri e i poveri indigeni, senza terra, ma con un forte spirito di solidarietà. Oltre il 90% dei capofamiglia non aveva terra.
I terreni comuni, ejido, venivano di continuo minacciati dai grandi latifondisti, proprietari delle cosiddette hacienda. Indubbiamente notevole influenza su Zapata, la ebbe anche il Plan de Luis de Potosì, manifesto delle riforme di Francisco Madero. Nel piano di Ayala, dove, a causa della sua inconcludenza, Francisco Madero venne definito traditore, punto centrale è la terra. Gli articoli 6, 7, 8, 9, parlavano di restituzione della terra, di espropriazione dei latifondi, di nazionalizzazione delle risorse. Successivamente, nel 1915, Zapata approvò la ley agraria, con cui continua la redistribuzione dei terreni.
Con l'esperienza della Comune di Morelos, Zapata organizzò una ridistribuzione dei terreni, ma non solo. L'esperienza zapatista, al centro di letture estremamente diverse, rappresenta l'ingresso delle comunità indigene nella politica messicana.
Le leggi promulgate dalla convenzione erano attente anche ai diritti civili: le autorità civili vennero particolarmente rafforzate rispetto alle autorità militari.
La ley agraria del 1915 verrà confermata dalla Costituzione di Carranza, 1917, che riconosce il diritto di sciopero e la giornata lavorativa di 8 ore, sebbene la Costituzione di Carranza, in questo dissentendo dalla visione politica di Zapata, sancì uno stato con un forte sistema presidenziale ed un partito unico.
Dopo la sua morte per molti anni in Messico ci furono voci che dicevano che Zapata fosse ancora vivo.
Il suo motto era Reforma, Libertad, Justicia y Ley (Plan de Ayala) e non come si crede "Tierra y Libertad". Fu sua la frase Preferisco morire in piedi piuttosto che vivere in ginocchio
* 1920 - Benedikt Moritz Cantor (Mannheim, 23 agosto 1829 – Heidelberg, 10 aprile 1920) è stato un matematico tedesco, primo professore di storia della matematica della Germania. Ha inoltre il merito di fondatore, nel XIX secolo, di molte riviste a carattere scientifico.
Nato in una famiglia di emigranti portoghesi che si era stabilita in Olanda, Moritz Cantor era così fragile di salute che non era in grado di frequentare la scuola e i suoi genitori decisero di provvedere in casa alla sua formazione. In ogni caso riuscì a raggiungere un livello di istruzione tale da essere ammesso alla Scuola Superiore di Mannheim con un anno di anticipo. Nel 1848 iniziò a frequentare l'Università di Heidelberg per passare poi all'Università di Gottinga, dove seguì i corsi di Gauss e Wilhelm Eduard Weber. Nella stessa università, Moritz Abraham Stern risvegliò in lui un grande interesse per la ricerca storica.
Dopo la sua tesi di dottorato presso l'Università di Heidelberg (1851), per ascoltare le conferenze di Lejeune-Dirichlet, si trasferì a Berlino, dove seguì anche i corsi di Jakob Steiner. Nel 1853 tornò ad Heidelberg dove ottenne il titolo di "privatdozent" con una tesi di abilitazione dal titolo "Principi di base di aritmetica (" Grundzüge einer arithmetik-elementare"). Nel 1860 iniziò a insegnare storia della matematica e nel 1863, divenne un professore associato. Nel 1877 divenne professore ordinario sempre nella stessa università.
Opere
Moritz Cantor è stato uno dei fondatori della rivista "Kritische Zeitschrift für Chemie, Physik und Mathematik". Nel 1859 divenne insieme ad Oskar Schlömilch editore di "Zeitschrift für Mathematik und Physik". La sua passione per la storia della scienza fu tale che nel 1877, venne pubblicato un supplemento alla rivista con il titolo di "Abhandlungen zur Geschichte der Mathematik" ( "Contributi alla Storia della Matematica").
La sua prima pubblicazione , "Über ein Weniger Gebräuchliches Coordinaten-System," (1851), non aveva dato nessun segnale del fatto che la storia delle scienze esatte sarebbe stata cosi presto arricchita da un capolavoro di scrittura come quello che poi lui stesso fece.
Il suo primo lavoro di spicco fu "Über die Einführung Unserer Gegenwärtigen Ziffern in Europa", scritto per la rivista "Zeitschrift für Mathematik und Physik,vol. I" nel 1856.
Ma il suo più grande lavoro è stato "Vorlesungen über Geschichte der Mathematik" ,composto da tre volumi (1880-1898) e un quarto volume pubblicato postumo.
Il primo volume ripercorre la storia generale della matematica fino al 1200.
Il secondo volume ripercorre la storia fino al 1668. L'anno 1668 è stato scelto da Cantor, perché in questo anno Newton e Leibniz hanno intrapreso le loro ricerche matematiche.
Il terzo volume continua la panoramica della storia fino al 1758, ancora una volta scelto perché il significato del lavoro di Joseph-Louis Lagrange ha avuto inizio poco dopo tale data.
Dopo il completamento del terzo volume, Cantor si rese conto che, all'età di 69 anni, egli non sarebbe stato all'altezza di completare da solo un altro volume, quindi al Congresso del 1904 ad Heidelberg selezionò un team di nove studiosi, tra i quali erano presenti Gino Loria, Florian Cajori, Eugen Netto e Giulio Vivanti, che lo aiutarono a concludere il suo ultimo libro. Quest'ultimo volume ripercorre la storia della matematica fino all'anno 1799 anno della tesi di dottorato di Gauss. Come coordinatore del lavoro Cantor insistette molto con i suoi discepoli sul fatto che lo stile e l'imparzialità dei primi tre volumi fosse conservata. Tuttavia l'ultimo libro riporta una serie di errori che segnalano una certa leggerezza e un poco scrupoloso uso delle fonti che Cantor aveva a disposizione.
In ogni caso, nonostante alcuni errori di varia gravità, molti storici considerano Moritz Cantor come il vero fondatore della storia della matematica, disciplina che, prima di lui, mancava di metodo, di pensiero critico e di coerenza di approccio storico.
* 1931 - Khalil Gibran (Bsharri, 6 gennaio 1883 – New York, 10 aprile 1931) è stato un poeta, pittore e filosofo libanese.
"Gesu' figlio dell'uomo"
La mente soppesa e misura,
ma è lo spirito che giunge al cuore della vita
e ne abbraccia il segreto;
e il seme dello spirito è immortale.
Il vento può soffiare e placarsi,
e il mare fluire e rifluire:
ma il cuore della vita
è sfera immobile e serena,
e in quel punto rifulge
una stella che è fissa in eterno.
Libanese di religione cristiano-maronita emigrò negli Stati Uniti; le sue opere si diffusero ben oltre il suo paese d'origine: fu tra i fondatori, insieme a Mikha'il Nu'ayma, dell'Associazione degli scrittori, punto d'incontro dei letterati arabi emigrati in America. La sua poesia venne tradotta in oltre 20 lingue, e divenne un mito per i giovani che considerarono le sue opere come breviari mistici. Gibran ha cercato di unire nelle sue opere la civiltà occidentale e quella orientale. Fra le opere più note: Il Profeta e Massime spirituali.
La gioventù in Libano
Gibran Khalil Gibran nacque in Libano (allora parte dell'Impero ottomano), nella città maronita di Bsharri, nel nord montagnoso del paese. A causa della condizione precaria della famiglia Gibran non ebbe una educazione formale, anche se fu istruito da alcuni preti sulla Bibbia, la lingua siriaca e quella araba. Fu in questo periodo che Gibran iniziò a sviluppare le idee che ispirarono i suoi primi lavori (come Il Profeta). Il padre di Gibran, un esattore, fu imprigionato per peculato e le autorità ottomane confiscarono tutti i suoi beni, compresa la casa di famiglia, prima di rilasciarlo nel 1894. Mentre il padre rimase in Libano, la madre di Gibran, Kamila, decise di trasferirsi con i figli (Khalil, le sorelle Mariana e Sultana, il fratellastro Boutros/Pietro) presso suo fratello, che era già emigrato negli Stati Uniti (a New York): qui approdarono il 17 giugno 1895.
Gioventù ed educazione americana
Subito dopo l'arrivo a New York, la famiglia si trasferì a Boston, dove allora viveva la seconda comunità siriana più grande d'America, compresi altri parenti; la madre cominciò a lavorare come merciaia ambulante. Dal 30 settembre 1895 Gibran frequentò la sua prima scuola a Boston, dove l'insegnante di inglese lo persuase a cambiare il suo nome completo, Jibran Khalil Jibran, in Kahlil Gibran, con modifica della grafia originaria Khalil per adattamento alla pronuncia americana. Gibran si iscrisse poi ad un istituto d'arte, dove mostrò una particolare inclinazione per il disegno, attirando l'attenzione del fotografo, all'epoca all'avanguardia, Fred Holland Day: già nel 1898 un editore pubblicava alcuni suoi disegni come copertine. Holland Day gli fece conoscere la scrittrice Josephine Peabody, che più tardi avrebbe esercitato su di lui un'influenza benefica e stimolante.
Breve rientro in Libano
Nel 1899, dietro consiglio della madre, Gibran fece ritorno in Libano, dove si iscrisse al College de la Sagesse, una scuola superiore maronita di Beirut. Qui frequentò anche corsi di letteratura araba e fu attratto dalla letteratura romantica francese, fondò una rivista letteraria studentesca e fu eletto "poeta del collegio". La vita in comune con il padre, nel frattempo, divenne insostenibile, tanto che Gibran decise di ritornare in America, dopo aver terminato diligentemente gli studi nel 1902.
Ritorno in America
Rientrato a Boston, apprese della morte di Sultana, appena quattordicenne, per tubercolosi; l'anno successivo fu testimone anche della morte di Boutros, sempre per tubercolosi, e della madre, di tumore. Successivamente Gibran decise di vendere la merceria, aperta dalla madre anni prima, non sentendosi portato per un simile lavoro. Sua sorella Mariana dovette mantenere entrambi lavorando presso una sartoria. Nel frattempo Gibran venne introdotto in un circolo molto esclusivo di intellettuali, da Josephine Peabody, che divenne sua amante. Li rendeva simili l'indipendenza e la fierezza di carattere. La passione svanì ben presto e nel 1904, in occasione della sua prima mostra, alla galleria di Day, Gibran fece conoscenza con Mary Elizabeth Haskell, di dieci anni più anziana e ammiratrice delle sue opere, tramite la quale ebbe la possibilità di esporre le medesime nell'istituto dove la Haskell era preside. Negli anni che vanno dal 1904 al 1908 collaborò con il giornale Al-Mouhajer ("L'emigrato") nella stesura di articoli dedicati agli arabi. Inoltre si intensificava sempre più il legame con la Haskell. Visto l'amore di entrambi per le lettere, nacque una duratura comunanza letteraria che grazie ai preziosi consigli di natura linguistica di Mary, avrebbe dato a Gibran negli anni futuri la possibilità di scrivere in inglese.
Viaggi in Europa
La Haskell nell'anno 1908 gli fece dono di un viaggio a Parigi, dandogli la possibilità di studiare arte con Auguste Rodin per due anni. Gibran accettò volentieri ed a Parigi studiò Nietzsche, Voltaire, Rousseau, oltre a pittura presso l'accademia "Julian", dove conobbe l'artista e amico per la vita Youssef Howayek. Si recò brevemente a Londra con l'amico e scrittore arabo Amin Rihani che ammirava moltissimo. Nell'anno 1909 morì il padre e Gibran, avuta notizia della benedizione in punto di morte del genitore, ne fu confortato.
Ritorno definitivo in America
Ritornato negli Stati Uniti, riprese gli studi d'arte a Boston. In America, dove le sue opere vennero esposte in centinaia di gallerie, trascorse gli ultimi vent'anni di vita, mentre la sua fama superava i confini del continente americano arrivando presto in tutto il mondo.
La lingua
La maggior parte dei primi scritti di Gibran fu in siriaco e arabo, ma dopo il 1918 pubblicò quasi esclusivamente in inglese. Il suo primo libro in questa lingua, pubblicato dalla casa editrice Alfred Knopf nel 1918, fu The Madman, un breve volumetto di aforismi e parabole scritti in cadenza biblica, a mezza via tra poesia e prosa.
Gibran partecipò anche alla New York Pen League, nota anche come i "poeti immigrati" (al-mahjar), assieme ad altri autori libanesi americani come Ameen Rihani ("il padre della letteratura Libanese Americana"), Elia Abu Madi e Mikhail Naimy, amico intimo e grande conoscitore della letteratura araba, il cui nipote, Samir, sarebbe figlioccio di Gibran.
I temi
Molti degli scritti di Gibran hanno per argomento il Cristianesimo, in particolare il tema dell'amore spirituale. La sua opera poetica si distingue per l'uso di un linguaggio formale e per osservazioni sui temi della vita mediante termini spirituali.
L'opera più nota di Gibran è Il Profeta, un volume composto di 26 saggi poetici pubblicato nel 1923 e tradotto in più di 20 lingue. Durante gli anni sessanta, Il Profeta fu popolarissimo nella controcultura americana e nei movimenti New Age e resta tuttora celebre.
Juliet Thompson riferì che Gibran le aveva detto di aver pensato ad `Abdu'l-Bahá, allora guida della religione Bahá'í, durante tutta la stesura de Il Profeta. La figura di `Abdu'l-Bahá influenzò anche Jesus, The Son of Man, un'altra sua opera. È assodato che in questi anni Gibran dipinse due ritratti di `Abdu'l-Bahá.
Uno dei suoi versi in inglese più notevoli appare in Sand and Foam (1926): Half of what I say is meaningless, but I say it so that the other half may reach you (Metà di quel che dico non ha senso, ma lo dico perché l'altra metà possa giungere a te).
Morte ed eredità
Gibran morì a New York il 10 aprile 1931 di cirrosi epatica e tubercolosi incipiente a uno dei polmoni. Aveva sempre espresso il desiderio di essere sepolto in Libano, dove la sua salma fu subito trasportata con grandi onori; il desiderio fu realizzato appieno nel 1932, quando la sorella Mariana e Mary Haskell acquistarono il Monastero Mar Sarkis in Libano.
La corrispondenza tra Gibran e Mary Haskell è archiviata presso la University of North Carolina Library. Una collezione di un centinaio di opere d'arte è conservata al Telfair Museum of Art di Savannah (Georgia).
* 1939 - Alfredo Panzini (Senigallia, 31 dicembre 1863 – Roma, 10 aprile 1939) è stato uno scrittore e critico letterario italiano.
Nato da padre romagnolo e madre marchigiana, trascorse buona parte della sua giovinezza a Rimini, per frequentare poi l'allora Convitto Nazionale M. Foscarini, a Venezia. Si laureò in Lettere a Bologna, avendo come maestri il Carducci e l'Acri. Compilò il noto dizionario Hoepli. Nel 1925 fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile.
Fu per quarant'anni professore del liceo Mainardi di Roma e nel 1929 divenne Accademico d'Italia.
* 1954 - I fratelli Auguste Marie Louis Nicholas Lumière (Besançon, 19 ottobre 1862 – Lione, 10 aprile 1954) e Louis Jean Lumière (Besançon, 5 ottobre 1864 – Bandol, 6 giugno 1948) sono stati gli inventori del proiettore cinematografico e tra i primi cineasti della storia.
Auguste e Louis Lumière nacquero a Besançon, a pochi passi dalla casa natale di Victor Hugo. Figli dell'imprenditore e fotografo Antoine Lumière, entrambi i fratelli lavorarono a lungo per lui, Louis come fisico e Auguste come direttore. Louis aveva sperimentato alcuni miglioramenti al processo fotografico, il più rilevante era il procedimento del "piatto a secco", che era un punto importante verso la pellicola.
Fino a che il loro padre non andò in pensione nel 1892 i fratelli lavorarono alacremente per creare la pellicola cinematografica. Brevettarono un numero significativo di procedimenti, tra le quali è da segnalare la creazione del "foro di trascinamento" nella pellicola, come mezzo per trascinarla attraverso la camera e il proiettore.
Produssero un singolo strumento che funzionava sia da camera che da proiettore, il cinématographe che brevettarono il 13 febbraio 1894.
La prima pellicola venne girata con questo strumento il 19 marzo 1895; il film era L'uscita dalle officine Lumière (La sortie des usines Lumière), che viene spesso citato come il primo documentario (anche se questa definizione è sempre stata fonte di diversi dibattiti).
Il primo spettacolo a pagamento si tenne il 28 dicembre a Parigi al Grand Café sul Boulevard des Capucines. Andarono in tour con il cinématographe nel 1896 visitando Londra e New York. Le immagini in movimento ebbero un'immediata e significativa influenza sulla cultura popolare con L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat (L'arrivée d'un train en gare de la Ciotat) e La colazione del bimbo (Le Déjeuner de Bébé), e il primo esempio di commedia con la farsa L'innaffiatore innaffiato (L'arroseur arrosé).
Dopo la presentazione del Cinematografo i Lumière vendettero numerosi apparecchi, che vennero portati in giro per il mondo creando la nuova professione dei "cinematografisti", eredi degli ambulanti che vendevano stampe nell'Europa del XVII e XVIII secolo.
Paradossalmente, i due fratelli ritenevano il cinema "un'invenzione senza futuro", poiché pensavano che presto il pubblico si sarebbe stufato dello spettacolo del movimento; per questo motivo decisero presto di occuparsi d'altro, rendendo la loro comparsa nella storia del cinema piuttosto breve.
Spostarono la loro attenzione sulla fotografia a colori e, nel 1903, brevettarono il processo "Autochrome Lumière", lanciato sul mercato nel 1907, sul quale si basa anche il più famoso processo "Kodachrome", utilizzato ancora oggi. La società Lumière fu una delle maggiori produttrici in Europa, finché il marchio Lumière non scomparve dal mercato a seguito della confluenza nel gruppo Ilford.
I Lumière proposero anche l'altoparlante e la Tulle-gras (per eliminare le bruciature).
Il cinema dei Lumière
Con il cinematografo dei Fratelli Lumière del 1895 si può iniziare a parlare di cinema vero e proprio, composto da uno spettacolo di proiezione di fotografie (il primo proietatto il 28 dicembre 1895 in un seminterrato di un locale parigino) scattate in rapida successione, in maniera da dare l'illusione di movimento, a un pubblico pagante radunato in una sala. Di pochi anni più antico era il kinetoscopio di Thomas Edison, con lo stesso procedimento di animazione delle immagini che scorrevano in rapida sequenza, però il modo di fruizione monoculare (e quindi non proiettato) lo rendeva antenato del cinema vero e proprio, l'ultima fase del precinema. La proiezione premetteva dopotutto un maggiore guadagno economico per via della fruizione collettiva, per cui si impose presto.
In realtà le invenzioni legate alle fotografie in movimento furono innumerevoli in quegli anni (si contarono nella sola Inghilterra circa 350 brevetti e nomi).
Tra tutte queste l'invenzione dei Lumière aveva l'innegabile vantaggio dell'efficiente cremagliera, che trascinava la pellicola automaticamente a scatti ogni 1/25 di secondo, e una praticità mai vista, essendo una piccola scatoletta di legno, facilmente trasportabile, che all'occorrenza, cambiando solo la lente, si trasformava anche in macchina da proiezione.
Cinema come sguardo dominatore
Il nome proposto per il cinematografo da Lumière padre sarebbe stato Domitor, contrazione del latino dominator, che rispecchia i sogni e le suggestioni di onnipotenza del positivismo.
Guardare la vita quotidiana degli altri (o di sé stessi, perché non erano infrequenti le auto-rappresentazioni) e salvarla nel tempo era una sorta di potere di registrazione delle cose, anche di vittoria sulla morte, che trova eco anche nella letteratura contemporanea: nel romanzo Il castello dei Carpazi del 1892 Jules Verne descriveva un inventore che riusciva a riprodurre le immagini e la voce di una cantante della quale era innamorato per averla con sé per sempre.
Inoltre assistere alle proiezioni cinematografiche gratificava lo spettatore nel vedere senza essere visto, come un "dominatore" del mondo, appunto: lo spettatore si sente (tutt'oggi) inconsciamente superiore ai personaggi ed è gratificato dal presenziare le loro vicende. Non a caso la visione frontale del cinematografo era quella che nel teatro era riservata al principe ed alle personalità più importanti.
Le vedute di "dominatori" sono particolarmente evidenti nei primi documentari girati con la cinepresa Lumière nei primi due decenni del Novecento: nei filmati di Albert Kahn, Luca Comerio, Roberto Omegna o Boleslaw Matuszewski si nota lo sguardo di superiorità verso le culture diverse da quella occidentale, legato alle ideologie del colonialismo e della conquista spietata.
Le "vedute animate"
Il prodotto caratteristico del cinematografo Lumière sono le cosiddette "vedute animate", ovvero scenette realistiche prese dal vero della durata di circa trenta secondi. L'interesse dello spettatore era tutto nel guardare il movimento in sé e nello scoprire luoghi lontani, non tanto nel vedere storie come a teatro.
Le inquadrature sono fisse e non esiste il montaggio; sono caratterizzate da un'estrema profondità di campo (si pensi all'Arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat, dove il treno è a fuoco sia quando si trova lontano sullo sfondo sia quando arriva in primo piano) e da personaggi che entrano ed escono all'inquadratura, in una molteplicità di centri di attenzione (si pensi all'Uscita dalle officine Lumière). La centratura dell'immagine era infatti valutata approssimativamente, perché la macchina da ripresa Lumière non era dotata di mirino.
L'operatore non è invisibile, anzi spesso dialoga con i personaggi (L'arrivo dei fotografi al congresso di Lione), e le persone ritratte erano invitate a riguardarsi alla proiezione pubblica ("auto-rappresentazione"). Questa caratteristica venne poi considerata come un difetto della registrazione nel cinema successivo, venendo poi rivalutata solo in epoca contemporanea.
Solo in secondo momento nacquero le riprese in movimento (effettuate ad esempio da treni in partenza o imbarcazioni) e, circa un decennio dopo i primi esperimenti, i Lumière iniziarono a produrre film veri e propri composti da più "quadri" messi in serie, però proiettati separatamente, come le Passioni di Cristo. Figura fondamentale nelle rappresentazioni restava l'imbonitore che, come i tempi della lanterna magica, istruiva, spiegava e intratteneva il pubblico commentando le immagini, che ancora non erano intellegibili autonomamente.
Riassumendo in breve, le caratteristiche delle vedute Lumière erano:
▪ Inquadratura unica (assenza di montaggio; anche le storie più articolate, come le Passioni di Cristo, erano proiettate in spezzoni separati)
▪ Profondità di campo (la messa a fuoco contemporanea di figure vicine e lontane)
▪ Molteplici centri di attenzione in ciascuna inquadratura e movimento "centrifugo" dei personaggi (che entrano ed escono dall'inquadratura)
▪ Tracce dell'operatore nei film (non si nasconde che si sta facendo una ripresa: le persone sono consapevoli di essere riprese, guardano in macchina, si mettono in posa, salutano)
▪ Presenza dell'imbonitore alle proiezioni che spiegava le scene e narrava la storia (spesso era lo stesso addetto alla proiezione), quindi spettacolo incomprensibile da solo.
▪ 1955 - Pierre Teilhard de Chardin (Orcines, 1° maggio 1881 – New York, 10 aprile 1955) è stato un gesuita, filosofo e paleontologo francese.
«Credo che l'Universo è un'Evoluzione. Credo che l'Evoluzione va verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compie in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo è il Cristo-Universale» (Teilhard de Chardin "In che modo io credo", 1934)
Se fu conosciuto in vita soprattutto come scienziato evoluzionista, ebbe notorietà come teologo soltanto dopo la pubblicazione postuma dei suoi principali scritti, tra i quali spiccano Il fenomeno umano (considerato il suo principale lavoro), L'energia umana, L'apparizione dell'uomo e L'avvenire dell'uomo che parimenti descrivono le sue convinzioni teologiche e scientifiche.
In qualità di paleoantropologo fu anche presente alla scoperta dell'Uomo di Pechino. Dopo la scoperta del Teilhard anche teologo, questi venne soprannominato il "gesuita proibito", dal titolo di un libro di Gianfranco Vigorelli del 1963.
Marie-Joseph Pierre Teilhard de Chardin nacque nel castello di Sarcenat nei pressi di Orcines (Puy-de-Dôme), quarto degli undici figli di Emmanuel, naturalista, e Berthe-Adèle de Dompierre d'Hornoy, pronipote di Voltaire.
Ne Il cuore della materia del 1950, racconta che fin da bambino era attratto senza saperlo dall'idea di consistenza e che il suo primo idolo o dio infantile era rappresentato dal "Dio di Ferro" cioè la materia nel sembiante del ferro poiché con la sua solidità ben gli rappresentava questa proprietà dell'essere e che gli rappresentava anche l'essenza delle cose, ciò che non passa ovvero l'opposto dell'effimero, fino a che non scoprì che il ferro si rigava e si arrugginiva. Solo in seguito raggiunse la convinzione che la consistenza non era data dalla sostanza in sé bensì dalla convergenza, questo di convergenza diverrà negli anni uno dei concetti fondamentali del pensiero teologico e scientifico teilhardiano sull'essere, la sua ontologia.
Fino all'età di undici anni visse in famiglia fino a quando nel 1892 entrò in un collegio di gesuiti dove svolse gli studi letterari, filosofici e infine matematici fino all'anno 1899 allorché prese la decisione di entrare nel noviziato della Compagnia di Gesù. Nel 1901 tuttavia in Francia furono approvate le nuove leggi antireligiose e l'ordine dei Gesuiti fu espulso dal territorio nazionale. Teilhard continuò all'estero il suo noviziato e gli studi di filosofia.
La formazione scientifica
Dal 1905 al 1908 fu al Cairo, in Egitto, come "lettore di chimica e di fisica" al collegio secondario gesuita della Sacra Famiglia. Fu proprio in quegli anni che cominciò ad interessarsi alla geologia, alla paleontologia (in cui ebbe modo di perfezionarsi più tardi alla Sorbona di Parigi) e alla teoria dell'evoluzione.
Nel 1911 dopo quattro anni di seminario teologico svolti in Gran Bretagna fu ordinato prete; già nel 1912 lavorò tuttavia al "Museo nazionale di Storia Naturale di Parigi" con Marcellin Boule, paleontologo che aveva studiato il primo scheletro completo di Uomo di Neandertal.
Genesi del pensiero
Negli anni della prima guerra mondiale militò nelle trincee sul fronte franco-tedesco dove fu nominato caporale e seguì per tutto il corso della guerra gli spostamenti del suo reggimento in qualità di barelliere dal 1915 al 1919. Alla fine della guerra fu insignito della croce al merito e nominato Cavaliere della Legion d'Onore.
In quel periodo Teilhard maturò la vocazione religiosa, lesse Dante e scrisse una serie di saggi, "L'eterno femminino", che dedicò a Beatrice. L'esperienza della prima guerra mondiale fu molto importante per la genesi del suo pensiero. Di quel periodo furono anche lo scambio epistolare con la cugina Margherita e la redazione di un diario che, oltre ad altri scritti, costituirono il primo abbozzo del suo pensiero scientifico-teologico maturo.
Sempre a questo periodo è da situarsi il suo Inno alla Materia:
«Benedetta sii Tu, universale Materia,
Durata senza fine, Etere senza sponde,
triplice abisso delle stelle, degli atomi e delle generazioni,
Tu che eccedendo e dissolvendo le nostre anguste misure
ci riveli le dimensioni di Dio.»
La formazione scientifica e l'esilio in Cina
Nel 1918 pronunciò i voti solenni.
Nel 1919 ottenne i diplomi in geologia, botanica e zoologia per la laurea in "Scienze Naturali" alla Sorbona di Parigi, seguì i corsi di paleontologia umana tenuti da Marcelin Boule che gli restò amico per tutta la vita. Nel 1920 terminò la tesi di laurea su "I mammiferi dell'Eocene inferiore francese e loro giacimenti" e ottenne l'incarico del corso di paleontologia e geologia all'Istituto Cattolico di Parigi.
Nel tentativo di conciliare la teoria evoluzionista e la dottrina del peccato originale, espresse opinioni non conformi alla dottrina ufficiale della Chiesa in un documento inviato ad alcuni teologi di Lovanio.
I superiori del suo ordine, con un provvedimento disciplinare, lo costrinsero a dimettersi dall'insegnamento di materie filosofico-teologiche, lo invitarono a non pubblicare più nulla su questi temi e gli imposero il trasferimento in Cina, dove si era già recato nel 1923 per conto del "Museo di Storia naturale di Parigi", e dove rimase dal 1926 al 1946.
In Cina si stabilì dapprima a Tientsin e partecipò a spedizioni di ricerca minori anche perché svolte con mezzi molto limitati (Kanson, valle del Sang-Kan-Ho, Mongolia orientale), poi nel 1929 diventato consigliere del "Servizio geologico della Cina" si trasferì a Pechino. Partecipò a spedizioni di ricerca dotate di parecchie risorse:
▪ in Asia Centrale e in Mongolia, con Roy Chapman Andrews dell'American Museum of Natural History (1930)
▪ "crociera gialla" finanziata dalla Citroën (1931-1932).
▪ a Tcon Breuil in cui fu scoperto il sinanthropus di Chou-Kou-Tien.
▪ nello Shansi, Honan e Shantoung, nel 1932 e 1936.
▪ nelle vallate del fiume Yangtze e della regione del Szechuan nel 1934.
▪ nell'India settentrionale e centrale (spedizione Yale-Cambridge) nel 1935.
▪ in Birmania (spedizione Harvard-Carnegie) nel 1937-1938.
Nel periodo cinese fece vari ritorni in Europa e in Francia e si recò varie volte negli Stati Uniti, in Sud-Africa e nell'isola di Giava, ma fu bloccato a Pechino dal 1939 al 1946 per lo scoppio della seconda guerra mondiale e nel 1940 fondo l'"Istituto di Geobiologia di Pechino" e nel 1943 fu tra i fondatori della rivista "Geobiologia".
La sintesi Uno-Molteplice: le vie della mistica orientale e occidentale verso l'Uno
Durante la lunga permanenza nel continente asiatico, approfondita la mistica indiana, cinese, giapponese, avviò la riflessione sui rapporti tra l'Uno e il Molteplice e scrisse, nel 1932, il saggio "Route de l'Ouest. Vers une mystique nouvelle" e nel 1947, appena ritornato definitivamente in Europa, "L'apport spirituel de l'Extreme-Orient. Quelques réflexions personneles".
Ritenne che la via orientale all'Uno espressasi, nelle sue tre più importanti direzioni di ricerca mistica costituisse il punto di unione tra la mistica occidentale e quella orientale: ritenne che l'India fosse stata l'iniziatrice della mistica mondiale con il "ciclone mistico" originatosi nella valle del Gange; fece proprio il desiderio di unità, l'attaccamento alla Terra, il senso dell'equilibrio con il cosmo indiani, il sentimento umano della compassione e del collettivo della Cina, il valore della socializzazione del Giappone. Tuttavia sostenne che la via dell'Oriente, a differenza del Cristianesimo, non fosse riuscita a realizzare una sintesi soddisfacente perché, in questa tradizione, l'aspirazione a realizzare l'Uno si scontrerebbe con il molteplice visto come negatività ed ostacolo all'ascesi come percorso verso l'Uno, dove i fenomeni, anziché manifestare l'Uno a cui si aspira nell'abbraccio mistico, lo nascondono.
Il ritorno in Europa
Nel 1946 ritornò a Parigi dove fu nominato direttore di ricerca al "Centre national de la Recherche scientifique". L'anno dopo ebbe le prime avvisaglie dei disturbi cardiaci che lo condussero alla morte.
Gli venne proposta una cattedra al Collège de France; nel 1948 si recò a Roma per chiedere l'autorizzazione delle autorità della Chiesa a proporre la sua candidatura ad una cattedra al Collège de France, ma l'autorizzazione gli fu rifiutata e fu invitato a lasciare la Francia. Si trasferì a New York nel 1951 dove fu nominato collaboratore permanente della "Wenner-Gren Foundation for Anthropological Research", una fondazione di ricerche antropologiche per cui si recò due volte in Africa (Sud-Africa e Rodesia), nel 1951 e nel 1953. Fu promosso al grado di ufficiale della Legion d'Onore nel 1947 ed ottenne una cattedra all'Institut de France nel 1950.
Stabilitosi stabilmente negli Stati Uniti, dopo pochi anni morì; fu sepolto nel cimitero della casa noviziale dei gesuiti a Saint Andrew on Hudson (oggi Hyde Park of New York).
Il testamento: superare l'umanesimo
Pochi giorni prima di morire, in una sua ultima lettera del 30 marzo 1955 esprimeva l'idea di volere scrivere un saggio, "Umanesimo e umanesimo", in cui avrebbe espresso l'idea che ciò che fino ad allora si era chiamato "umanesimo" e che aveva le radici in Grecia andasse abbandonato definitivamente e soppiantato da un nuovo umanesimo, ispirato non più all'uomo armonicamente sviluppato, ma all'uomo pienamente evoluto che si eleva al di sopra di sé per raggiungere il suo vero fine nell'essere sovra-umano.
Pensiero ed eredità
Negli scritti di Teilhard de Chardin scritti la struttura convergente dell'universo da nascosta si fa manifesta grazie al suo principio per il quale «tutto ciò che sale converge» come si enuclea dalla Legge di complessità e coscienza; questa viene da Teilhard esplicitata come legge dell'evoluzione simultaneamente sia della materia che dello spirito verso quello che egli chiama Punto Omega e che parimenti esprime una fiducia nel progresso, nell'in-avanti, e in Dio, nell'in-alto.
Grazie a questo impianto teorico Teilhard elabora una sintesi che abbraccia l'intera storia dell'universo e dell'umanità, da paleontologo che guarda al passato della specie ma anche da vero e proprio futurologo se non da profeta dei nostri giorni che similmente guarda all'avvenire della specie.
Grazie a questi lavori Teilhard rese popolare in simmetria a quello di biosfera il nuovo concetto di noosfera che appare nei suoi scritti per la prima volta nel 1925.
Nel 1965 fu creata la Fondazione Teilhard de Chardin con sede al Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, che riunisce documentazione su e di Teilhard de Chardin.
L'importanza del lavoro del teologo-scienziato è anche quella di aver collaborato al progetto di tessere un ponte di collegamento tra pensiero scientifico e pensiero religioso. Lo stesso Teilhard non ha mancato di descrivere il suo percorso personale sia scientifico che filosofico-religioso in una sorta di autobiografia dal titolo Il cuore della materia nel 1950.
L'accusa di panteismo
La pubblicazione dei suoi scritti innescò immediatamente accese polemiche; poi, soprattutto a partire dagli anni sessanta, il suo pensiero cominciò a diffondersi, subì le prime accuse di panteismo che lo posero fuori dall'ortodossia cattolica.
Ritenne l'accusa di panteismo, la principale e maggiormente reiterata, frutto di un fraindendimento della sua visione cosmologica:
«Dapprima, mi hanno considerato un ottimista o un utopista beato, un sognatore di uno stato d'euforia umana in un qualche futuro. Poi, cosa più grave ancora, si va ripetendo che sono il profeta di un universo che distrugge i valori individuali. In verità, la mia più grande preoccupazione è stata quella di affermare che l'unione fra l'uomo e Dio, fra l'uomo e l'altro uomo, fra l'uomo e il cosmo non annulla mai la differenza. Io mi trovo agli antipodi sia di un "totalitarismo sociale" che porta al termitaio sia di un "panteismo induizzante" che conduce ad una fusione e un'identificazione fra gli esseri.»
Tuttavia recentemente i gesuiti statunitensi hanno reso omaggio a Teilhard perché avrebbe consentito ai cattolici di liberarsi del fardello della spiritualità tridentina «appesantita dalla colpa e dal peccato» e perché «insegnò alle donne e agli uomini moderni a trovare Dio in tutte le cose» ("America", marzo 2005).
Il Monitum del Sant'Uffizio
Le reazioni delle gerarchie della Chiesa cattolica non tardarono a manifestarsi di fronte ad un pensiero così controcorrente e innovativo rispetto alla tradizione. Si rinunciò tuttavia a mettere all'"indice" le sue opere e il Vaticano trovò più opportuno optare per un più moderato "monitum". Infatti non erano ancora stati pubblicati i primi volumi che già nel 1958 il Padre Generale Janssens dovette comunicare alla Compagnia di Gesù che un decreto del Sant'Uffizio, presieduto dal cardinale Ottaviani, imponeva alle congregazioni religiose di ritirare le opere del gesuita da tutte le biblioteche. Nel documento si può leggere come i testi del gesuita «racchiudono tali ambiguità ed anche errori tanto gravi che offendono la dottrina cattolica» per cui si imponeva al clero di allertarsi per «difendere gli spiriti, particolarmente dei giovani, dai pericoli delle opere di P. Theilard de Chardin e dei suoi discepoli».
Vicende postume
Nel 1962 uscì "Il pensiero religioso di Pierre Teilhard de Chardin" del gesuita H. de Lubac, che pur palesando di non aver perfettamente colto il vero ruolo della socializzazione nel pensiero di Teilhard, mirava a rassicurare gli ambienti ecclesiastici mettendo in evidenza la continuità di Teilhard con la tradizione della Chiesa. Del libro, benché forte dell'imprimatur del cardinale primate delle Gallie, furono immediatamente sospese le traduzioni in italiano, tedesco e inglese, e André Combes e Philippe de la Trinité diedero alle stampe un testo nel quale il libro in questione veniva aspramente criticato.
Papa Paolo VI in un discorso sui rapporti tra scienza e fede si riferì a Teilhard come ad uno scienziato che, proprio nello studio della materia, fosse riuscito a «trovare lo spirito», e come la sua spiegazione dell'universo manifestasse, anziché negare, «la presenza di Dio nell'universo quale Principio Intelligente e Creatore» ("Insegnamenti" IV, 1966, pp. 992-993)
Malgrado ciò resta il fatto che quando nel 1981 il segretario di Stato Agostino Casaroli scrisse a monsignor Paul Poupard, allora rettore dell'Institut Catholique di Parigi, che l'«acuta percezione del dinamismo della creazione» del gesuita e la sua «ampia visione del divenire del mondo si coniugano con un incontestabile fervore religioso», L'Osservatore Romano si affrettò a precisare che tale esternazione non andasse comunque intesa come una "riabilitazione" di Teilhard.
Ancor più recentemente il cardinal Ratzinger, poi papa Benedetto XVI, in Principi di Teologia cattolica del 1987 ammise che uno dei documenti principali del Concilio Vaticano II, la Gaudium et Spes fosse fortemente permeata dal pensiero del gesuita francese. Benedetto XVI inoltre ha affermato che quella di Teilhard fu una grande visione ovvero per cui alla fine avremo una vera liturgia cosmica, e il cosmo diventerà ostia vivente: è l'idea della noosfera.
Oltre a suscitare le reazioni della Chiesa, preoccupata dell'ortodossia, il pensiero di Teilhard de Chardin suscitò da parte di Eugenio Montale critiche dai toni beffardi che si trovano disseminate sia nella sua produzione pubblicistica sia nell'opera poetica più tarda. Si legge in Satura, 39 (A un gesuita moderno, vv. 1-9):
"Paleontologo e prete, ad abundantiam / uomo di mondo, se vuoi farci credere / che un sentore di noi si stacchi dalla crosta / di quaggiù, meno crosta che paniccia, / per allogarsi poi nella noosfera / che avvolge le altre sfere o è in condominio / e sta nel tempo (!), / ti dirò che la pelle mi si aggriccia / quando ti ascolto."
▪ 1966 - Evelyn Arthur John Waugh (Londra, 28 ottobre 1903 – Taunton, 10 aprile 1966) è stato uno scrittore britannico.
È conosciuto per i suoi romanzi satirici come Declino e caduta, Scoop, Una manciata di polvere e Il caro estinto. Fra i suoi lavori più personali come Ritorno a Brideshead e la trilogia di Spada e onore si può distinguere l'influenza della sua esperienza personale e il suo punto di vista cattolico conservatore.
Molti dei lavori dell'autore criticano l'aristocrazia inglese e l'alta società, sulle quali fa satira ma, paradossalmente, che hanno sempre giocato una forte attrazione sull'autore. Inoltre ha scritto racconti, tre biografie e il primo volume di un'autobiografia incompiuta. Anche i suoi racconti di viaggio e i suoi numerosi diari sono stati pubblicati.
Romanzi
▪ Lady Margot (Decline and Fall) (1928) Bompiani, 1953
▪ Corpi vili (Vile Bodies) (1930) Bompiani, 1958
▪ Misfatto negro (Black Mischief) (1932) Bompiani, 1954
▪ Una manciata di polvere (A Handful of Dust) (1934) Bompiani, 1949
▪ L'inviato speciale (Scoop) (1938) Bompiani, 1952
▪ Sempre piu bandiere (Put Out More Flags) (1942) Bompiani, 1949
▪ Ritorno a Brideshead (Brideshead Revisited: The Sacred and Profane Memories of Captain Charles Ryder) (1945) Bompiani, 1948
▪ Il caro estinto (The Loved One) (1947) Bompiani, 1949
▪ Elena. La madre dell'imperatore (Helena) (1950) Rizzoli, 2002 ISN 8817128090
▪ Love Among the Ruins. A Romance of the Near Future (1953)
▪ Trilogia Sword of Honour
▪ Uomini alle armi (Men at Arms) (1952) Bompiani, 1959
▪ Ufficiali e gentiluomini (Officers and Gentlemen) (1955) Bompiani, 1960
▪ Resa incondizionata (Unconditional Surrender) (1961) Bompiani, 1963
▪ La prova di Gilbert Pinfold (The Ordeal of Gilbert Pinfold) (1957) SE, 1987 ISBN 88-7710-078-8
Libri di viaggio
▪ Etichette (Labels) (1930) Adelphi, 2006 ISBN 88-459-2128-X
▪ Remote People (1931)
▪ Ninety-Two Days (1934)
▪ Waugh in Abissinia (Waugh In Abyssinia) (1936) Sellerio, 1992
▪ Robbery Under Law (1939)
▪ Quando viaggiare era un piacere (When The Going Was Good) (1946) Adelphi, 1996 ISBN 88-459-1169-1
A Tourist In Africa (1960)
▪ 1979 - Nino Rota (Milano, 3 dicembre 1911 – Roma, 10 aprile 1979) è stato un compositore italiano.
Nato da una famiglia di musicisti, inizia a studiare pianoforte con la madre, la pianista Ernesta Rinaldi. Prende le prime lezioni di composizione da Giacomo Orefice e Ildebrando Pizzetti e all'età di otto anni inizia a comporre.
Entrato al Conservatorio di Milano nel 1923, è stato allievo di Paolo Delachi e Giulio Bas. Nel 1922 compone L'infanzia di S. Giovanni Battista un oratorio per soli, coro e orchestra scritto a quasi undici anni ed eseguito nello stesso anno a Milano e l'anno successivo a Turcoing, in Francia; in occasione della esecuzione francese, chiamato alla ribalta dal pubblico entusiasta ne diresse la replica del finale. Nel 1926 Nino Rota scrive Il Principe Porcaro, un'operina per ragazzi ispirata ad una fiaba di Hans Christian Andersen. Tre quarti d'ora di una musica che, considerata l'età del compositore, è giudicata dai critici già matura, senza sbavature, intensa e al tempo stesso ironica. Di questo lavoro rimane superstite presso l'Archivio Rota della Fondazione Giorgio Cini di Venezia soltanto lo spartito per canto e piano (nel 2003 ha provveduto ad orchestrarlo, su commissione del Teatro La Fenice di Venezia, il compositore barese Nicola Scardicchio, discepolo di Rota e revisore ufficiale di tutte le sue opere).
Successivamente Nino Rota studia privatamente con Alfredo Casella a Roma, conseguendo il diploma in composizione al Conservatorio di Santa Cecilia nel 1930.
Nel 1930 si reca negli Stati Uniti incoraggiato dal direttore Arturo Toscanini, e vi rimane due anni, per alcuni corsi di perfezionamento vincendo una borsa di studio al Curtis Institute di Filadelfia. Qui lavora, tra gli altri per Fritz Reiner. Torna in patria per laurearsi in lettere all'Università degli studi di Milano con una tesi dedicata al compositore Gioseffo Zarlino.
Nel 1937 insegna teoria e solfeggio al Liceo Musicale di Taranto, mentre due anni dopo passa al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, dove insegna armonia e composizione; di quest'ultimo istituto diventa direttore nel 1950.
Dopo aver realizzato il suo primo accompagnamento musicale per il film Zazà di Renato Castellani nel 1944, incontra, successivamente, Federico Fellini impegnato a produrre Lo sceicco bianco. Da allora tra i due artisti si instaura un'amicizia lunga trent'anni e una collaborazione per numerosi film, ben 16 tra il 1951 e il 1979, tra i quali 8 e ½. Nel 1972 compose le musiche del film Il padrino, però non fu ammesso alla corsa per il premio Oscar perché aveva utilizzato alcune musiche scritte già per il film Fortunella di Eduardo De Filippo. Due anni dopo, però, riuscì a vincere l'ambito premio con le musiche del film Il padrino - Parte II. Il compositore muore poco dopo la fine delle registrazioni della sua ultima colonna sonora per Fellini, Prova d'orchestra.
Pur essendo conosciuto soprattutto per il suo lavoro nel mondo del cinema, Nino Rota ha composto anche per il teatro ed il balletto con notevole riscontro internazionale.
A lui è dedicato, a Monopoli, il Conservatorio Nino Rota, in origine nato su iniziativa dello stesso compositore come sezione staccata di quello barese e oggi sede autonoma.
* 2005 - Sirio Giametta (Frattamaggiore, 13 luglio 1912 – 10 aprile 2005) è stato un architetto italiano.
Formazione
Sirio Giametta nasce a Frattamaggiore il 13 luglio del 1912 da Gennaro, dell’arte decorativa, e da Annunziata Vitale. Ancora bambino collabora con il padre nella decorazione di complessi edilizi pubblici e privati. A 15 anni vince il premio per il miglior dipinto alla mostra romana dell’Opera Nazionale Balilla. Intanto studia alLiceo artistico e frequenta la scuola serale di nudo all’Accademia di Napoli dove è discepolo del ritrattista De Nicola e dello scultore Pasquale Monaco. Nel capoluogo partenopeo comincia ad interessarsi anche di architettura e a frequentare lo studio dell'architetto Samarica, dove ha modo di incontrare alcuni artisti napoletani del tempo, da Eduardo Giordano a Roberto Scielzo e Celestino Petrone. Nonostante queste esperienze però, al momento di scegliere la facoltà universitaria si orienta verso l'architettura.
Architettura
Si iscrive alla facoltà di Architettura di Napoli, laureandosi nel 1936. Verso la fine degli anni trenta, con il concorso per la torre del Partito Nazionale Fascista e per il teatro Mediterraneo alla Mostra d'Oltremare del 1939 manifesta alcune soluzioni architettoniche desunte dalla lezione del Samonà, di cui era stato assistente per pochi mesi, dalla fine del 1936 all’aprile dell’anno successivo. Prima aiuto di Composizione architettonica con Alberto Calza Bini,poi aiuto di Urbanistica con Luigi Piccinato, di Arredamento Decorazione e Architettura d’interni con Mario De Renzi e di Disegno dal vero con G.B. Ceas, nel 1944 è chiamato ad insegnare Storia degli insediamenti urbani presso l’Istituto superiore di Sociologia. Nel frattempo, nel 1940, vince insieme con i colleghi Canalini, Greco e Pallottini il Premio Reale di architettura dell’Accademia di San Luca per il progetto del teatro sperimentale di prosa di Roma.
Architettura ospedaliera
Negli anni successivi progetta su incarico di Padre Pio (oggi San Pio), l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, e poi la clinica Mediterranea di Napoli, gli ospedali «Pausillipon» e «Santobono» della stessa città, l’ospedale di Nola. Suoi sono anche i rifacimenti dell’ospedale Psichiatrico civile Santa Maria Maddalena di Aversa, degli ospedali di Gragnano e Frattamaggiore.
Altre opere
Portano la sua firma i progetti per la Capitaneria di Porto, il palazzo del Catasto ed alcuni Istituti scolastici di Napoli e della provincia, numerosi edifici residenziali a Barcellona, Castellamare di Stabia, Nola, Caserta, Cosenza, Frattamaggiore, Afragola, Agerola, Melito, Scisciano, Aversa, Vico Equense, Ascea, Amalfi, Grumo Nevano, Succivo e Caracas. Progetta anche alcune chiese della Campania, tra cui la chiesa dei Padri Vocazionisti di via Manzoni a Napoli, la chiesa parrocchiale alla Doganella, la Parrocchiale di San Gregorio Matese e quella di San Felice a Cancello. Nel campo dell’architettura funeraria firma diverse cappelle gentilizie soprattutto a Frattamaggiore e ad Afragola. Suo è anche il progetto della cappella gentilizia del Presidente della Repubblica Giovanni Leone nel cimitero di Poggioreale. Forte della giovanile esperienza di docente di Decorazione e architetto d’interni collabora anche all’allestimento di numerosi negozi napoletani e a quello di alcuni piroscafi e navi di società napoletane e genovesi. Cura le scenografie della Prima Piedigrottissima e del Terzo Festival della canzone napoletana al Teatro Mediterraneo di Napoli.
Altre attività
Nel 1964, da Presidente nazionale del Centro Italiano di Arte, Cultura e Spettacolo, organizza la Prima Mostra di Scenografia contemporanea con la partecipazione di 19 nazioni. E’ autore di alcune monografie, tra cui La pittura vascolare greca in Italia; Gli archi di trionfo di Roma nel mondo; La pianta centrale di Roma attraverso i secoli; Storia degli insediamenti urbanistici attraverso i secoli, e di alcuni importanti saggi sulle riviste Fuidoro e Gioventù in marcia. Benché esercitata in tono minore, la pittura è l’altro grande amore del Giametta che ha al suo attivo due personali: una, di più antica data, alla Galleria romana “Valadier 71”, l’altra al Circolo Nazionale di Caserta nella seconda metà di giugno del 1994,quest’ultima con presentazione a stampa di Mario Pomicio, Renato Civello e Max Vayro. Suole donare le sue opere ad amici e parenti trattenendo per sé solo qualche tela, e rifiutando di partecipare a Mostre.
Gli ultimi anni
Nel 1996, il Presidente della Repubblica gli conferisce il titolo di Cavaliere di Gran Croce, la più alta onorificenza nazionale. Sirio Giametta muore il 10 aprile del 2005.
▪ 2009 - Pierino Fornaciari detto "Pedro" (Livorno, 13 aprile 1918 – Livorno, 10 aprile 2009) è stato un partigiano, insegnante e pittore italiano.
Nacque a Livorno il 13 aprile 1918, figlio di Arturo Fornaciari, un agente teatrale e di Maria Masacci, una cantante lirica (soprano lirico). Era pronipote di Luigi Fornaciari.
Dopo una breve esperienza di insegnante elementare, Pierino Fornaciari si iscrive all'Università di Pisa, facoltà di Lettere, e si laurea in Glottologia il 31 maggio 1944 con Clemente Merlo con una tesi su "I deverbali nella lingua italiana".
Di sentimenti antifascisti, all'interno dell'Università entra in contatto con la cellula comunista clandestina, organizzata tra gli altri da Umberto Comi, e viene a sapere delle organizzazioni partigiane attive sulle montagne della zona.
Colpito dalla morte di Giovanni Gentile, filosofo da cui era stato deluso per la sua adesione al nazifascismo, il giorno seguente alla sua laurea si reca sulle Carline, il massiccio delle Colline Metallifere tra Volterra, Siena e Massa Marittima, guidato da un contadino della zona, Dino Dell'Aiuto, per entrare a far parte della XXIII brigata partigiana "Guido Boscaglia", sotto il comando di “Giorgio” Alberto Bargagna, nella compagnia di Vittorio Ceccherini detto "Enzo".
Nel giugno del 1944 la brigata liberò porzioni di territorio tra Pisa, Grosseto e Siena, per poi entrare in contatto con la 5a armata alleata. Pedro, a comando di un gruppo di guastatori e cecchini, combatté lungo il fronte dell'Arno, liberò Fornacette per poi raggiungere Cascina e da lì Pisa, dove fu tra i primi ad entrare assieme al maggiore statunitense Deane Keller il 2 settembre.
Appena terminati i bombardamenti, i gruppi di liberazione e le truppe alleate si posero il problema dello stato e della conservazione dei numerosi beni culturali e monumentali della città di Pisa.
Pedro, in quanto laureato in lettere, fu incaricato dal Sindaco della Liberazione Alberto Bargagna detto "Giorgio" a fungere da collegamento con gli alleati (Deane Keller era professore di storia dell'arte) e di verificare lo stato dei danneggiamenti, specialmente al Campo dei Miracoli e agli edifici dell'Università. La missione era pericolosa, per la probabile presenza di bombe inesplose, mine e edifici pericolanti. Pierino prese nota dello stato di conservazione degli edifici nei suoi taccuini che rappresentano una preziosa testimonianza storica. Per questo, l'Università di Pisa gli ha conferito un'onorificenza nel 2005.
Dopo la Liberazione, tornò a Livorno.
Riprese ad insegnare nelle scuole superiori (Liceo Scientifico prima, Istituto Magistrale poi). Si sposò ed ebbe due figli, Marco Fornaciari valente violinista, e Pardo Fornaciari, professore di Lettere, cantante e collaboratore del Vernacoliere.
Abbandonò il PCI dopo l'invasione sovietica dell'Ungheria nel 1956, entrò nel PSI, poi nel Partito Radicale. Fu anche attratto per qualche tempo dalla Massoneria di Palazzo Giustiniani. Deluso dalla politica, si ritirò del tutto dalla partecipazione pubblica e di dedicò a una delle sue grandi passioni, la pittura. Le sue creazioni artistiche sono rimaste, sconosciute al pubblico ma apprezzatissime dagli specialisti che hanno potuto vederle.
Ha insegnato per qualche tempo anche in Libano e in Egitto in un collegio dei salesiani, dove ha avuto come allievo Magdi Allam. Ha divorziato, si è risposato ed ha avuto un'altra figlia, Eleonora Fornaciari. Durante la sua lunghissima carriera, ha insegnato lettere a molte generazioni di livornesi, ed era per questo molto noto come un insegnante esigente ma bravissimo.
Le sue ceneri sono state riportate al Capanno dei Partigiani, nel Podere delle Centinelle sulle Carline, il 13 aprile 2009 quando avrebbe compiuto 91 anni.