Società “Amici del pensiero” 8 – Commenti 6: La nuova Enciclopedia
Edificabilità di un Ordine giuridico del linguaggio, o la nuova Enciclopedia.- Autore:
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Liberaci da labbra dolose (Salmo 11, 3).
Ogni atto [come la “cosa” prima di ogni cosa, ndr] avrebbe dovuto portare il nome che l’uomo gli avesse dato (Genesi 2, 19) (23).
Si tratta di rifare la bocca al pensiero (24), al pensiero amico, quello dell’albero antefatto dei frutti: risulterà un Ordine giuridico del linguaggio, come risultato di ogni “uomo di buona volontà” in forza-virtù del pensiero amico stesso, autonomamente dagli studi (non esistono studi introduttivi all’Amicizia del pensiero: questa precisazione può rendere amichevoli verso gli studi, anziché ostili come la maggior parte degli studenti).
Basti qui un passo non tramontato preso da “L’Ordine giuridico del linguaggio” (25):
“Questo Ordine giuridico del linguaggio costituisce un nuovo inizio rispetto a quello che era già stato un nuovo inizio, il Pensiero di natura: ne è il proseguimento in estensione nella forma di un Primo diritto positivo come psicologia della vita quotidiana.
Rifare la bocca al pensiero.
Questa formula definisce altrettanto bene il lavoro dell’Enciclopedia del pensiero di natura - inclusiva della Scienza della psicopatologia -, e il lavoro psicoanalitico nella cura.
Anche più concisamente: questo Ordine è l’abito di un corpo animato dal pensiero di natura.
Con una formula di anni fa: si tratta di riscrivere tutte le mappe.
L’Ordine o ordinamento giuridico del linguaggio non è una scoperta, meno ancora una Teoria: è il risultato di un lavoro di redazione - ossia è posto, positivo come si dice ‘diritto positivo’ -, la redazione di un’alternativa.
Meglio ancora, di un’alternativa a quella che già nasceva come alternativa al pensiero, cioè secondariamente come errore e patologia.
Non manca la scoperta, quella che risulta dall’invenzione dell’alternativa come tale.
L’alternativa esiste”.
Sarebbe un giorno davvero luminoso per l’umanità, quello in cui fosse fatto Ordine del linguaggio a proposito dell’“amore”, la più equivoca se non insensata delle parole, crocevia di tutti gli inganni (26). Abbiamo già criticato l’ “amore” come nome di un presupposto inverificabile e di una presupposta “esigenza”, così come l’innamoramento-enamoration come haine-amoration cioè odio e odio per il pensiero (“perdere la testa” o “colpo di fulmine” ad opera del “Dio malvagio” Eros) (27).
A costo di eccessiva brevità: l’innamoramento è una massa a due (28) (vedi l’Articolo precedente).
Abbiamo proposto che questa parola assuma significato denotativo di buon trattamento (29). Nella tradizionale coppia amante/amato, è una parola che compete al solo amato come il titolare di essa, e con puro valore imputativo (del frutto o beneficio (30), dell’ostilità, dell’indifferenza). Che “amore” si trasferisca da occulto contenuto di una domanda a nome designante un’offerta. E l’offerta non produce domanda ma iniziativa (31).
E’ riguardo all’amore anzitutto che l’Ordine del linguaggio, quello effettivamente parlato, si palesa come giuridico. Si accresce così il rilievo qui dato all’espressione “Regime dell’appuntamento”, riferito a tutti gli affari non solo a quelli limitativamente detti “amorosi”, unitamente all’asserzione che non ci sono non-affari che per censura, omissione, inibizione.
Il Principio “L’albero si giudica dai frutti” inaugura l’astrattamente detta “Vita”: non c’è vita senza pensiero, vita è pensiero (32).
E’ l’attività di nominazione degli atti, imputabili in quanto tali, ossia dell’Universo degli atti, a dare inizio a questo Ordine giuridico del linguaggio: la denominazione delle cose va per dir così a rimorchio della denominazione degli atti, i cui nomi in quanto tali sono frasi. Queste sono il grado minimo del linguaggio: ogni Logico a partire da Aristotele lo direbbe, anche se però con gli atti non va molto d’accordo (33).
Questa attività di nominazione è quotidiana e inevitabile in tutti per il solo fatto di parlare, foss’anche per il peggio. E senza poter deplorevolmente invocare la circostanza attenuante dell’“inconscio” come inconscietà (34). Per avere inconscietà gli hashishìm, assassini, devono prima avere consumato hashish. Se poi decidono di curarsi, che cessino di mentire adducendo a motivo la dipendenza dall’hashish (il solito argomento dei “tossici”), ma ripartano dalla verità che è per angoscia che lo assumono.
Corollario. E’ nell’ambito dell’Enciclopedia, non in una partizione sistematica-specialistica, che trova posto disseminato la Scienza della psicopatologia: volendo farne un libro, questo sarebbe la raccolta di tutti gli articoli di Enciclopedia che la riguardano allo stesso titolo, vulgativo non divulgativo, di tutti gli altri, dunque non come una Scienza specialistica, quella che comporta la distinzione Scienza/divulgazione (35).
Questo Articolo va collegato con il 2° nella terna: Costituzione, Ordine giuridico del linguaggio, Norma fondamentale come la Norma regolante la Società Amici del pensiero.
Come Enciclopedia di articoli ha un’estensione illimitata, ingentissima nel suo corpus anche per la sua permanente aggiornabilità, nonché pratica consultabilità o fruibilità.
Questo Ordine ha, per quanto ne sappiamo oggi, almeno tre derivati (Articoli 7°, 8°, 9°).
NOTE
23. Come si può continuare nella stolida idea che i nomi siano nomi di cose? (M. Foucault, “I nomi e le cose”). I nomi lo sono di atti, cioè non sono lessico ma frasi. Il concetto di “Ordine giuridico del linguaggio” è così immediatamente a portata di mano e facile.
24. Aforisma di Raffaella Colombo. Tra l’altro esso dice bene che cosa è un’analisi.
25. Sic Edizioni, 2003. Un tale titolo si addice a più produzioni, antecedenti e successive.
26. Dobbiamo a Platone - in ciò “caro nemico” come I. Kant - l’avere colto l’amore come fatto non interiore ma pubblico, legato a filosofia e politica, e al loro nesso (“amore platonico”). Ma Platone non ha mosso un dito del suo professionismo del pensiero, per spostare l’amore nell’Amicizia per il pensiero. Aveva ragione J. Derrida a chiamare veleni i suoi farmaci. Noi siamo più benevoli, facendo la chimica dei suoi veleni.
27. Come analista ho concluso da tempo che nessuna analisi ha avuto buon termine finché il suo cliente parla ancora la lingua dell’innamoramento (a vastissimo spettro linguistico). Così come resta dubbio l’analista che la parla ancora.
28. Come l’ipnosi (Freud).
29. Ho più volte ricordato quel detto di J. Lacan: “Je ne veux pas qu’on m’aime: je veux qu’on me traite bien”. E’ la frase di ogni bambino fin che non viene ingannato dall’amore come presupposto: donde l’angoscia come la minaccia assurda ma strapotente di perdere un Oggetto che non esiste.
30. Ancora una volta segnalo H. Kelsen per avere collocato al primo posto delle imputabilità quella premiale, anche nota nella frase “Bravo servo buono e fedele!” detta dall’un partner all’altro partner, ovviamente non “servo”.
31. Sono diventato qualcuno che non ha abolito valore alla preghiera, né la preghiera come tale: ma non voglio dare il colpo basso di citare quei passi evangelici che mi danno ragione.
32. Il buon Samaritano non è malato di ossessivo samaritanismo, andare a caccia di gente da curare (“formazione reattiva” al sadismo). Mentre sta andando per la strada dei suoi affari egli rende un corpo al pensiero (“habeas corpus”), cioè ricostituisce un Ordine universale minacciato che è poi l’Ordine favorevole agli affari. E’ un economista come pochi (so di un Economista di professione che ha fatto la medesima osservazione).
Il Samaritano, subito ripartito, non ha mai saputo se quel Tale è poi diventato partner o prossimo di qualcuno. Ma è un errore perfino patetico presupporre il prossimo e la propria carità. Per esempio il drogato non si vuole prossimo ossia partner, e proprio per questo è un “tossico”: se un giorno passerà a partner sarà guarito.
33. A partire dal “paradosso del mentitore”: mentire è un atto con effetto d’atto, quali e quanti!
34. E’ il solito e grave, e insieme banale, errore sull’“inconscio”.
35. Il già pubblicato “Corso di psicopatologia”, 1991-92, è un antecedente ricco di nuove idee ma non ancora giunto alla maturità dell’Ordine del linguaggio: vi si respira ancora l’aria del Trattato specialistico.
Ho già dato esempi di linguaggio, a un tempo rigoroso e non specialistico, riferito alla Psicopatologia. Il principale è quello in cui definisco la nevrosi con la formula “Aspettami io non vengo!”, in due varianti: isterica, che è questa stessa formula; e ossessiva, il medesimo risultato ottenuto per la via inversa: “Ti aspetto, ma agirò in modo che non potrai venire!” La paranoia è un derivato ancora diverso della medesima formula.