Società “Amici del pensiero” 6 – Commenti 4: Posizione giuridica della psicoanalisi

Posizione giuridica della psicoanalisi. Suo riordinamento e ricapitolazione come applicazione dell’Amicizia del pensiero e del suo Ordinamento alla cura del disordine e disorientamento patologico. Psicoanalisi come un caso di Regime dell’appuntamento.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Questo articolo inizia dall’ultimo paragrafo del precedente e da altre premesse sparse.
La psicoanalisi è una pratica di habeas corpus applicata alla cura di certe patologie in cui il pensiero è stato sequestrato.
Si intendono le nevrosi che, nelle loro quattro componenti - inibizione, sintomo, angoscia, fissazione come fissazione alla Teoria, Oggetto o Ideale - sono presenti anche in psicosi e perversioni. (17)
La psicoanalisi ha fondazione giuridica nel Primo diritto, o amicizia del e per il pensiero, Regime dell’appuntamento.
Nel Secondo diritto vive con pienezza giuridica nell’ambito del permesso giuridico, con autorizzazione sui iuris.
La “Società Amici del pensiero” non è dunque una Società di psicoanalisi: è nel subordine che quest’ultima eserciterà ancora più nitidamente la sua discreta presenza.
La domanda di associazione a questa Società non dovrà dunque essere corredata dalla certificazione di avere svolto un’analisi, né da quella di praticare come psicoanalista. L’aspirante dovrà solo riferire a sé stesso preliminarmente la triplice Norma fondamentale, precedendo con ciò il vedersela applicata a suo sfavore. Va notato che ciò vale anche per chi pratica notoriamente come psicoanalista, incluso il sottoscritto. E’ un caso di “gli ultimi saranno i primi”.
Ognuno potrà scoprire la prudenza giurisprudenziale del silenzio, quando occorra, senza per questo doversi fare monaco, cristiano o tibetano.
E’ ragionevole che coloro che praticano il lavoro psicoanalitico, detti per questo “psicoanalisti”, abbiano, come tali, incontri periodici sulla loro pratica, in cui siano i soli a prendere la parola per una ragione di fatto (ciò non ne fa un gruppo). La presenza a tali incontri di altre persone, come semplici uditori a scanso di presunzione, è altrettanto ragionevole, a condizione che i primi parlino la lingua comune-universale dell’Ordine giuridico del linguaggio: senza più quella certa aria di parlar-mestiere inter nos. (18)
In tal caso l’aria di gruppo è sempre stata sensibile come una spessa cortina di fumo.
L’inter nos del parlar-mestiere è stato giustificato ovunque come un parlar di “clinica”, l’apriti-sesamo della complicità psicoterapeutica in cui tutti sono ecumenicamente fratelli. Chi ha frequentato simili fumerie non può non aver notato che la finezza clinica non vi è affatto assicurata.
C’è lingua comune nel riconoscimento della patologia non-clinica (che è sotto gli occhi e nelle orecchie di tutti, nel suo conflitto con il pensiero dell’appuntamento fruttifero) in quanto la fonte e l’ancoraggio di quella clinica.
Negli ultimi anni molto è stato detto della formula “Aspettami io non vengo (o s-vengo)” come la patologia non-clinica che presiede a tutta la clinica dell’isteria e, con varianti, della nevrosi ossessiva e oltre. E’ una formula vulgativa, non divulgativa, intelligibile a tutti (come “legge di moto” invece di “pulsione”).
La guarigione clinica è condizionata dalla guarigione non-clinica: pena lasciare al gruppo il criterio della guarigione.
Uno psicoanalista che sapesse parlare della non-clinica potrebbe fare il lavoro del giornalista a partire dal suo lavoro di giornaliero (vedi l’Articolo 8° e il suo Commento).
Vogliamo degli psicoanalisti guariti? (cosa di cui molti dubitano), e capaci di aiutare a guarire? (idem): lo si vedrà per paragone con la patologia non-clinica, sotto gli occhi e nelle orecchie di tutti, ossia nel loro comportamento o atto anzitutto linguistico.

NOTE
17. Psicotici e perversi che riconoscano le quattro componenti diventano dei nevrotici, suscettibili di beneficiare della psicoanalisi.
18. Ho appena ricordato una formula maccheronica dell’autoironia del clero cattolico: “Inter nos sacerdos no se ghe badamus”. Per una volta, in questa autoironia, vorrei che gli psicoanalisti imparassero dai preti.
“Parlar-mestiere” è la mia italianizzazione della felice, e anch’essa ironica, espressione francese “parler métier”.