Società "Amici del pensiero" 3 - Commenti 1: "L'albero si giudica dai frutti"

1° - Il pensiero come Costituzione (Principio: “L’albero si giudica dai frutti”), e come lo sviluppo di questa in un Ordinamento e nel suo orientamento. Il pensiero amico, o la sempre ritardata (“rimossa”) filo-sofia. Un Ordinamento di habeas corpus. “A immagine e somiglianza”.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Malgrado l’antica ostilità per esso, c’è pensiero amico dell’uomo, quello che lo fa “uomo”, affezionato legislatore del moto del corpo nell’universo dei corpi.
E’ amico perché senza guerra civile o intestina sia nell’individuo (patologia) che tra individui.
C’è pensiero malgrado il fatto che la Storia del … pensiero, anzitutto della filosofia, non gli è stata amica, censurandolo in una sistematizzazione che ne è la prigione, o la caverna platonica, e la patologia, in una prospettiva di morti-ficazione finale. Quest’ultima se eternizzata è stupefazione, beata nell’angoscia come i drogati sanno.
La rettitudine è del pensiero come pensiero dell’atto, o del moto.
Questa Società è intitolata a Freud perché è stato il primo amico del pensiero con devozione e fedeltà, ha inaugurato l’amicizia per il pensiero amico: diamo seguito a questa inaugurazione subordinando lo stesso pensiero di Freud a quello di cui è stato amico e derivandolo da esso.
Tale pensiero amico chiamiamo rettitudine - rett-itudine, diritt-itudine, Recht-itudine, Right-itudine, droit-itudine - anteriormente alle distinzioni morale/diritto/economia/conoscenza: l’albero si giudica-conosce dai frutti ossia per imputabilità, anzitutto premiale. Porre l’imputabilità come anzitutto premiale decide il senso dell’imputabilità: un senso ancora debole nel Diritto statuale detto abbreviatamene “Stato”. Lo Stato è anello debole, sempre a rischio di estinzione (di “estinzione dello Stato” ha scritto Lenin).
Che una conoscenza per fructus preceda la conoscenza per causas.
La conoscenza per fructus non è Teoria come lo è invece quella per causas della Scienza. La Teoria resti confinata nella Scienza, condizione affinché questa abbia l’amicizia del pensiero, la cui scientia è iurisprudentia (consistente e innocente). Fuori dalla Scienza, dai cui limiti è pericoloso uscire, la Teoria è presupposto o Ideale mortifero, e patogeno, perché rinnega e sostituisce il pensiero come facoltà legislativa-imputativa.
La verità è la proposizione giudicante che conclude un’imputazione: fuori portata per la Scienza, ma per ciò stesso suo criterio di demarcazione. (7)
L’atto linguistico (materiale come ogni atto) è imputabile come e prima di ogni altro.
Il giudizio implica consistenza (non-contraddizione) e innocenza anche quando giudica il danno (nocêre) della colpa (il “senso di colpa” è contraddittorio e nocivo).
La proposizione “l’albero si giudica dai frutti” trova seguito in quell’altra che corregge l’idea errata ma dominante del “cuore” come pancia o emozione, facendone il “cuore” come intelletto con affetto per il tesoro (“il cuore sta dalla parte del tesoro”).
Un tale pensiero merita di venire chiamato anche “ortodossia del soggetto”, contro l’errore della Teoria tradizionale che vuole la fonte dell’ortodossia nella sola realtà esterna alla realtà già esterna dell’individuo (chiese, partiti, gruppi): in questo senso si regge il gioco verbale che promuove l’individuo a san(t)a sede di una giurisprudenza universale.
In quanto pensiero dell’imputabilità dell’atto (secondo il frutto, il danno, l’omissione del frutto), compreso il proprio, esso è un Ordinamento, rett-itudine appunto.
Questo Ordinamento è Ordine giuridico del linguaggio: con la vocazione di dare nomi alle azioni nei loro effetti, non alle cose (già Adamo e Eva non erano dei Linneo, né dei pedanti incaricati del Vocabolario della Crusca).
In questo pensiero amico trova compimento o soddisfazione il “penso” di Cartesio, che lasciava il pensiero nell’insoddisfazione della prigione o caverna dell’interiorità ossia della non-estensione: il pensiero come Principio costituzionale e Ordinamento è res extensa come lo è quella materiale, e la sua estensione non è inferiore a quella di ogni altro Ordinamento, esteso per definizione. Trova così significato l’espressione biblica “a immagine e somiglianza”, e senza la mediazione di una Rivelazione o una Teologia(-Teoria). Decade la coppia e Teoria tradizionale “grande/piccolo”.
Deriva dal suo essere res extensa la possibilità di esserne amici, come si può esserlo di un paese, un regime politico o un popolo o una classe, o altri esempi ancora.
Non è enfasi verbale l’annotare la sovranità del pensiero-Ordinamento: il sovrano è superiorem non recognoscens, nel momento stesso in cui è costituzionalmente disposto a recepire apporti (frutti anch’essi) da ogni altro Ordinamento. “Normalmente” incontriamo il pensiero in regime di sovranità limitata, quando non ferocemente negata.
Nella sovranità, il campo di lavoro del singolo è l’universo come uni-verso perché uni-versificabile, o semper condendum. Non è l’universo (umano, che altro?) il campo di lavoro del Governo (occorrerà tornare sul Governo del tesoro dei frutti).
Un tale pensiero è capace di “fede”, asciuttamente e rigorosamente definita come giudizio di affidabilità per giudizio sull’imputabilità. L’affidabilità è composta di consistenza e innocenza dell’atto, anzitutto quello linguistico.
La storicamente insensata parola “amore”, fonte dell’angoscia come minaccia di perdere un amore presupposto che non esiste, potrebbe finalmente trovare significato e senso: la sua base è l’amicizia del e per il pensiero. Non ho amici né amanti che tra gli amici del pensiero, lavoratori per il frutto.
Benché sia detto troppo brevemente, questo pensiero va riconosciuto come economico, senza “mano invisibile” né equilibrio (non c’è maggiore equilibrio che nell’entropia, o nella schizofrenia catatonica).
La sua giurisprudenza vuole sempre copertura economica, a differenza dal diritto naturale e dai diritti umani. Lo stesso diritto statuale è spesso senza portafoglio: donde il buon mercato del discorso della Giustizia che, come sempre, “non è di questo mondo” anche nei miscredenti.
Questo Ordinamento non subisce la Teoria presupposta di una mano invisibile come fattore occulto dell’ordine, miscredente Teologia ecumenica buona per credenti e miscredenti.
“Mano invisibile” è solo uno dei nomi dell’arresto del pensiero, pragmatismo mistico. Da tempo misticismo e occultismo hanno ripreso a fare progressi.
Su economia e diritto con san(t)a sede, non facciamo che assumere i “punti di vista” economico e topico freudiani come abbozzi preliminari che rimanevano da sviluppare.
Precisazione su “economia”. Il pensiero non ha esigenze, bisogni, domande, pretese (men che meno di un oscuro “amore”). “Pensiero” è il nome di una suscettibilità (8), e precisamente alla mobilitazione suscitata dall’offerta: l’offerta precede la domanda. Che l’albero si giudica dal frutto significa anche che la stessa iniziativa o impresa, mobilitata dall’offerta, precede la domanda: su questa via non c’è delusione, né il più filosofico “disincanto” semplicemente perché non c’è stato incantamento(-innamoramento).
Ma si osserva che, nella meiopragia fisiologica dell’ingenuità iniziale, la medesima suscettibilità si può prestare al virus dell’incantamento, come si dice che il motore o il computer si è “incantato”. Ci sono poi incantati che passano a incantatori, come sirene dell’ingenuità.
Se proprio si vuole mantenere la tradizionale parola “padre”, lo si può nel solo significato di eccitamento-vocazione-offerta alla suscettibilità del pensiero per il moto. Al quale il riposo è implicito anche sei giorni su sette, e anche sette su sette perché il pensiero è riposante. E’ vigile anche nel sonno, caso del sogno: è la coscienza cattiva a essere faticosa e insonne, senza frutto e con danno. Il corruttore si rivolge alla coscienza, non al pensiero.
La trascendenza è del pensiero rispetto alla natura del corpo di cui fa la legge di moto secondo rett-itudine, senza né pietra scartata od omissione, né quella censura che si giustifica come sistematizzazione dell’omissione, o sutura dopo ablazione.
Omissione e sistematizzazione non riguardano tanto il contenuto quanto la facoltà: il contenuto risulterà inquinato fino a sordidizzato. L’amicizia del pensiero lo è perché amica del moto del corpo nell’universo dei corpi.
Questo pensiero è facoltà di difesa senza ancora quei “meccanismi di difesa” che seguono suppletivamente alla caduta della difesa.
Il Mondo dell’angoscia segna la caduta dal Regno o Ordinamento del pensiero amico.
La patologia è dis-orientamento per dis-ordinamento.
Un tale pensiero è un’Istituzione: esso abbandona il pensiero tradizionale, e patogeno come Istituzione dell’Oggetto - fine di quella vergogna del pensiero che è la coppia soggetto/oggetto (9) -, per passare a Istituzione del pensiero o della materia prima (anche intellettuale) come condizione o ante-fatto del frutto come fatto dal lavoro. L’Ontologia non prevede frutti. Che “l’albero si giudica dai frutti” è un enunciato metafisico di portata non minore di quello parmenideo, sfrontatamente correttivo di questo, e intelligibile per chiunque.
La metafisica greca era schiavista per negazione del fatto come risultante dal lavoro su un antefatto: questa negazione fa servo il lavoro e stuporoso il pensiero.
Il passaggio dall’antefatto al fatto pone in essere. Anche il filosofo dell’essere dovrebbe essere soddisfatto: diversamente il suo “essere” significa soltanto il punto di arresto del pensiero, stupefazione, oppio sine materia, oltre che non-essere. Non dedicherei altro tempo al nichilismo.
Con il pensiero amico i sessi trovano facilmente posto, con la medesima sveltezza di questa frase.
L’adagio di molti anni fa, “La vita psichica, o di pensiero, è una vita giuridica”, ha dunque fatto progressi.
Il pensiero, in questa non un’altra e giustapposta rettitudine, è amico del corpo nel suo moto a meta come soddisfazione e conclusione.
Esso non implica l’angoscia.
Lo storico habeas corpus intimava la consegna del prigioniero illegittimamente detenuto, e non giudicato o male giudicato, all’Autorità legittima e competente nel giudizio. Il pensiero amico è una tale Autorità insieme all’Amicizia per il pensiero. Il prigioniero è quello descritto per primo da Platone, che tuttavia lo consegna all’ancora più illegittima autorità di un’Idea, quella del “Bene” astratto, risultante da un gioco di prestigio truffaldino, lo scambio senza parere del fisico sole con l’ideale “Bene”. E via con “Il “Bene”, “Il “Bello”, “Il “Vero”, “L’Amore”, tutti Presupposti sottratti all’imputabilità del frutto, o della sua omissione.
Non occorre avere fede né religione per riconoscere, nel pensiero legislatore amico, senso e significato dell’espressione biblica “a immagine e somiglianza”.

NOTE
7. E’ questa distinzione a poter rendere Amici della Scienza.
Osserviamo che ai giorni nostri essa è in pericolo di esistenza. Di questa viene oggi cercata la prova nel numero dei suoi laboratori e nella quantità dei suoi finanziamenti. Qualcosa di simile alla prova sociologica della bontà della fede in base al numero di chiese e di adepti. Da liceale non sospettavo che si potesse arrivare a una religione della scienza. Ho iniziato a sospettarlo per una via traversa, allorché ho udito uno psicoanalista senior affermare di avere la psicoanalisi come religione.
8. Suscettibilità a-, non esigenza di-: questa distinzione ricopre illimitatamente il campo dell’esperienza.
Lascio a ciascuno l’esame del verbo latino “suscipere”, implicante suscettibilità. Per parte mia richiamo appena l’espressione antica “suscepit Israel”: l’offerta, eccitamento o vocazione, precede la domanda e prepara l’iniziativa, precedente anch’essa la domanda.
La parola “suscettibilità” (insieme a “eccitabilità”) offre uno tra i principali esempi di inquinamento del linguaggio, scivolata com’è nella patologia linguistica del designare nervosità. Nell’inquinamento le è contigua la parola “seduzione”. Almeno con pari estensione è scivolata nella patologia la parola “amore”.
Occasione tra altre cento per distinguere il linguaggio dalla sua zizzania.
J. Lacan avrebbe fatto bene a riconoscere questa distinzione e a coltivarla.
La Storia del pensiero - “normalmente” intesa come Storia di una filo-sofia con poca filìa per il pensiero - è la storia di grano e zizzania.
9. Nella caverna platonica l’oggetto è un’immagine proiettata, almeno un po’ di cinema, circenses popolari. Ma la proposta platonica è un’aggravante assoluta: dall’oggetto di rapido consumo all’Oggetto puro perché assoluto, ab-solutus, il-legale. La caverna si è fatta totale.