John Doe e il cattolico sociologico (carrozzone)

[Da Luigi Giussani, di cui ho appena scritto, ho appreso a 15 anni a non volermi il “cattolico” della Sociologia, debita tolleranza a parte: il “cattolico” sociologico è quello del “carrozzone” del mio articolo precedente.]
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Domenica pomeriggio 8 maggio ho incontrato alla Feltrinelli di Bologna Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni, sceneggiatori di John Doe vorrei dire ideatori, per sottolineare che si è trattato di ideazione, e che nel mio interesse a incontrarli c’era l’intenzione di verificare come (non: se) la mia ideazione incontrasse la loro.

Lascio il lettore di queste righe da solo quanto a conoscenza di questo comics (uso questa parola come un pluralia tantum), in breve che si arrangi, e vengo subito al “dunque”:
ossia al fatto che “Dio”, quello del monoteismo dal cristianesimo in poi, non prima, si trova, prima che a confliggere, a essere subordinato alle “Alte Sfere”, perché queste maneggiano il Multiverso, mentre Dio
- dapprima un signore tra un clochard e un pensionato, con un ridicolo cappellino, bermuda, camicia a disegni, sandali, se ben ricordo, comunque sotto-sotto un tipo “tosto”, poi lo stesso John Doe cioè un individuo, anzitutto, poi un Signor-nessuno versatile e superficiale, non meno tosto -,
lo è sì ma solo di un Universo, ridotto così a provincia.

Mi sono lentamente fatto un’idea mia di ciò cui le Alte Sfere possono corrispondere, un’idea alla quale ero preparato da anni:
esse sono Idee o presupposti a partire da quelle platoniche, Il Bene, Il Vero, Il Bello, per proseguire in altre, L’Essere, L’Eterno, Il Mistero, L’Uno, L’Ente infinito, L’Oggetto, Il Destino, L’Assoluto, L’Amore, L’Ineffabile, L’Onnipotente, Il Grande, La Natura, L’Aldilà, L’Altro-che-più-altro-non-si-può (che insalata!), Il Profondo e in fondo anche L’Anima perché ad essa, in quanto eterna, Dio dovrà subordinarsi quanto basta per farsene, nel Giudizio universale, l’erogatore di premi o il castigamatti come in “Ha da veni’ Baffone!”.

Le “Alte Sfere” sono il carrozzone, non il cattolicesimo cui sono iscritto.

Mi piace che in John Doe il minimo umano, o meglio la base di “uomo” come edificio a un solo piano, sia individuata come “Dio”, che è poi l’idea-base del cristianesimo, il che sta scritto anche nel Credo, infatti la seconda Persona della Trinità non è il Verbo in sé ma Gesù stesso (la scissione dei due è l’estrema eterodossia dantesca-docetista), quale che sia la tecnica o forma della composizione (vecchia storia) di due nature in una sola persona:
dopo di che questo individuo è illustrato come il primo Adamo di tanti Adamo o/e Eva, il primo erede di tanti co-eredi:
ma negli ultimi venti secoli le Alte Sfere hanno sempre più preso il Potere, anche fuori dalle religioni, generando il Poverodio e Poverocristo.

Tutto questo io lo sapevo già, ma John Doe mi ci accompagna da anni con incrementi:
ebbene, mi ha interessato senza stupore il costatare, nella conversazione con Recchioni e Bartoli, che questi non avevano la mia stessa nominazione o il mio stesso inventario delle Alte sfere, o forse non l’hanno ancora fatto e troveranno ciò che troveranno:
la mia fiducia nella logica dice che ci sono dei tòpoi del pensiero, e che questi sono identici nella varietà degli inventari e delle nominazioni.

Quelle Idee, o presupposti, sono tutti sostituti del pensiero:
John Doe si troverà nell’alternativa tra fare il rivoltoso o l’anarchico, volere sconfiggere a rischio di perdere o peggio di fallire, oppure riprendersi il pensiero (e con ciò non essere più un “John Doe”), e con ciò lasciare cadere in desuetudine le Alte Sfere, il cui potere deriva tutto dal fatto che ci si crede, anche da parte di miscredenti che sono solo dei diversamente credenti
- nella Storia non c’è mai stato altro “credere” che quello nelle Alte Sfere - :
resterà un solo Universo, il campo del pensiero o res cogitans come superficie infinita, anch’essa res extensa come la res extensa, e con la superficialità come prima virtù:
per dirne una, il sesso femminile cesserà di offrire la metafora della profondità, a lode della superficialità femminile come virtù polemicamente perduta.

Non insisto, ma di questo si tratta, sulla fede come giudizio di affidabilità per consistenza e innocenza.

E tanto per prendermi, come si dice, una soddisfazione, domando retoricamente:
quando mai qualcuno ha guardato nel becco Gesù?, per esempio a proposito della purezza:
“Puro non è ciò che entra nella bocca ma ciò che ne esce”, cioè il discorso.