Il Cardinale Scalfari 1 - (Dialogo Scalfari/Martini)
In questo articolo insisto sul perché sto dalla parte di Cristo cioè del pensiero di Cristo: detto asciuttamente, è perché assorbo incarnazione e resurrezione sull’ascensione, cioè sul desiderio e piacere di Cristo di essere e restare uomo, dando esito finale alla frase iniziale “a immagine e somiglianza”. E’ ovvio che Gesù non è, sull’umanità e la materia, né platonico né buddista.- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Se “Dio” mi passasse davanti in tutto lo splendore della sua potenza, sbadiglierei:
dopo la vicenda di Gesù, favola o non favola, una simile fantasia è solo antiquata e ridicola.
Dialogo Scalfari-Martini (1):
Scalfari traccia subito la sua linea di demarcazione:
che non lo è:
lui Martini, dice, ha la “fede” (cristiana), io no:
ma ciò significa un’inferenza (se-allora):
se io avessi la sua “fede”, allora ragionerei come lui, ecco perché ho titolato “Il Cardinale Scalfari”, perché lo schema dell’inferenza resta valido, e i due posti restano anche se uno è vuoto (e i vuoti di potere si riempiono sempre).
Eh no!, protesto:
da un laico mi aspetto che sia laico, non che accetti come presupposto o precostituzione la coppia fede-ragione salvo poi rifiutarsi al primo termine:
me ne aspetto che rifiuti, in generale, la presupposizione dell’aspirazione alla resurrezione (salvo certe condizioni che dirò), non che dica che non ci crede, insomma due Club del medesimo paradigma a Convegno.
Un giorno ho capito perché l’argomento della resurrezione isolata dall’ascensione mi ha sempre lasciato freddino, benché fossi stato solidamente istruito nella Dottrina, e oggi lo posso spiegare facilmente per mezzo della razionalità generalmente riconosciuta alla seria fantascienza.
Infatti oggi è possibile ammettere, grazie a una fantascienza spinta sì ma non illogica, che un giorno, disponendo di tutta la multiforme memoria che serve, una fantaneuroscienza tecnologicamente ben servita saprà ricostituirci biologicamente a partire dagli aminoacidi più semplici, in fondo dando seguito alla fantasia resurrezionale dalla nuda terra (gli aminoacidi) che Michelangelo ha copiato da Signorelli.
Concessa la fantasia, non sono pre-giudizialmente certo che nel mio testamento biologico scriverò che desidero avvalermene per risorgere, stante il ragionevole dubbio che dopo possa ricominciare tutto da capo:
dopotutto era già andata storta una volta e, insomma, “ho già dato”, vada per una onesta sepoltura, non ho in programma né mi incanta alcun desiderio resurrezionale.
Platone e Buddha e tutti quanti starebbero con me:
sono io che non sto con loro bensì con Gesù perché stimava l’umanità - in contrasto razionale con quelli - in quanto suo profitto personale e non perdita, tanto da tenersela (che sia una favola ora non importa, importa il pensiero in quanto logico).
Isolata, la resurrezione come miracolo sarebbe solo l’applicazione banale di una potenza prodigiosa, che non vale nulla senza il personale desiderio razionale di tenersi saldamente l’umanità come guadagno (si chiama “ascensione”):
è la prima idea del cristianesimo, che ne articola ogni altra (“dovrebbe articolare”, vorrei dire).
Per la verità è anche l’idea di Freud, ebreo miscredente senza illusione o religione, e privo di identificazione con Gesù, perché ha legato strettamente la soddisfazione al corpo e all’io. (segue)
NOTE
1. Di Eugenio Scalfari ho scritto recentemente, con rispetto e stima: “Lettera a Eugenio Scalfari. La grande guerra sull’io”, sabato domenica 27-28 marzo 2010.
Il dialogo tra Eugenio Scalfari, Giornalista, e Carlo Maria Martini, Cardinale, è riferito in: “Fede e ragione”, la Repubblica giovedì 13 maggio 2010, a cura dello stesso Scalfari.