Il Butroque
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Sono stato un bambino molto devoto, tanto che tra i sei e gli otto anni recitavo e cantavo un gran numero di formule liturgiche anche lunghe in latino, pur non conoscendolo ancora.
A tre anni avevo già imparato il Confiteor perché quel bello spirito di mio padre, che mi voleva colto, me lo aveva insegnato, ricordo quando mi reggeva con un braccio sul davanzale della finestra (se fosse stato ebreo conoscerei a memoria il Talmud).
Ma presto mi sono imbattuto nel … Mistero:
infatti un certo inno (1) conteneva l’espressione “ab utroque” (cioè “da ambedue”, ma non lo sapevo), e io mi sono domandato a lungo, senza osare chiedere, che cosa fosse l’oscuro Butroque:
il Mistero appunto.
Passa un giorno passa l’altro, il Butroque ha continuato ad abitarmi la mente miscredente
- infatti del Butroque e del Mistero si può sì essere fanatici fino ai sacrifici umani, ma non credenti:
di fede come giudizio razionale di affidabilità, consistenza e innocenza, quasi non se ne trova -,
fino a rendersi utile proprio come Mistero, utile a formulare una legge generale:
che tutti hanno la fissa di un Butroque, ed ecco il concetto di fissazione, Fixierung in Freud, ossia che il pensiero è suscettibile che vi si impianti come invasore un’occulta fissazione, a contenuto variabile ma con poche variazioni peraltro interconnesse.
La Psicologia non vale niente proprio perché non ha questo concetto.
“Il Bene” platonico è un Butroque, che non fa uscire dalla caverna semplicemente perché vi fa entrare e stare, e chi ne esce è anche peggio (vedi i miei articoli di giovedì 8 e venerdì 9 luglio in "Think!" - www.societaamicidelpensiero.com).
Sul Butroque delle religioni è superfluo che mi diffonda, poi ho imparato a riconoscerlo a tutte le latitudini filosofiche e ideologiche, anche irreligiose o antireligiose:
ma la sorpresa maggiore mi è venuta dall’osservare che anche gli psicoanalisti in maggioranza hanno il Butroque:
infatti, che altro è diventato nell’uso corrente l’Inconscio se non un nome dell’oscuro “profondo” Butroque?:
tanti anni fa ho udito uno psicoanalista professare che lui credeva nell’Inconscio perché credeva a Freud!:
io no, perché ormai ero esperto e vaccinato in Butroque:
“inconscio” è solo un lemma che designa un concetto cartesianamente chiaro e distinto.
“Emozioni” è un altro nome del Butroque, come “Profondo”.
Ma in generale dico tollerantemente:
chi è senza Butroque scagli la prima pietra.
A ognuno il suo Butroque, molto democratico!
Io ho ricominciato dal giudizio di affidabilità, anche ben disposto a trovare ben poche occasioni di esercitarlo, e senza infelicità né “disperazione esistenziale”, wow!:
richiamo la battuta che l’ideologia della Speranza ben si merita:
- Che cos’è un albero di pere senza le pere?
- E’ dis-perato!
L’apologia della Speranza (noto la S astrattizzante e assolutizzante) è una grave imprudenza, perché è solo l’ultimo dono avvelenato del vaso di Pandora, “affinché l’umanità, invasa da tanti mali, non si suicidi in massa”, il che peraltro fa già cronicamente salvo episodi acuti:
cambia tutto se è un nome del processo che si apre a partire dal giudizio di affidabilità.
Conclusione
Dal Butroque non ci si salva (2) perché, pur non esistendo, esiste grazie alla corruttibilità del pensiero da parte di un’Idea indeterminata che vi si fissa occultamente:
vizio occulto come un buco occultato dall’essere subito nervosamente denominato, e con tanti nomi, perfino “amore”, anzi l’amore del Butroque continua ad andare forte:
il Butroque è eternamente innamorato, cretino!
Si è cercato di salvarsene con l’ateismo perfino militante (Comunismo), ma dopo un lungo doloroso esperimento se ne è vista l’inefficacia:
l’Occulto tiene, e ho fatto osservare che gli si è prestato perfino il nome “Inconscio”, proprio quello il cui concetto serve a de-occultare.
Io me ne salvo:
1° per mezzo dell’amicizia del-e-per il pensiero:
“inconscio” è solo un nome fungibile del pensiero quando l’io ne è sloggiato dalla minaccia dell’angoscia, ricatto di un “amore” che non esiste;
2° per mezzo del riconoscimento del pensiero di un pensatore a pieno titolo già esistito ed esente dall’angoscia, noto come Gesù:
un pensiero in cui trovo consistenza e innocenza, fondamento del giudizio di affidabilità, che comporta la mia facoltà di dispensarlo.
Il Butroque ha operato, nella sua stupida ma proprio per questo efficace operazione, negando Gesù come pensatore, uter di un uter ossia relativo rispetto al Butroque assoluto.
Milano, sabato 10 luglio
NOTE
1. E’ il Tantum ergo, inno liturgico di Tommaso d’Aquino. La seconda strofa recita:
Genitori genitoque / laus et iubilatio /salus, honor, virtus quoque / sit et benedictio. /
Procedenti ab utroque / compar sit laudatio. / Amen.
2. Com’è noto, è dal Diavolo che non ci si salva, salvo regolamento di conti come fa Gesù nella comica delle tentazioni nel deserto.
Del Butroque come nome popolare del Diavolo ho notizia dal collega pesarese Glauco Genga, che mi riferisce come a Pesaro l’espressione “procedenti ab utroque” sia diventata “accidenti (m)a Butroque” cioè: accidenti al Diavolo!