L'Assunzione di Maria al Cielo
Discorsetto a Maria, di Italo Alighiero Chiusano- Autore:
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Quanto a te, madre, un saluto
qui, nerissimo inchiostro su carta.
Sai che acqua limpida di nevaio
mi scorre in fondo al cuore: è la mia
devozione per te, piccola
e immensa fanciulla di Galilea,
poi sposina, poi giovane mamma,
poi sposa e madre sempre più matura
e consapevole e afflitta e coraggiosa,
che tante cose meditava nella sua
cristallina coscienza.
Ti vedo anche dopo,
superate le ore orrende del Golgota,
in compagnia del tuo figlio secondo, l'aquilotto
Giovanni, il fedele, il tenero, il genio.
E tu sul mare di Efeso, in attesa di un'ora
che non immaginavi, ma che tu
sola potevi immaginare.
Ora lassù, in una luce che nessuno
concepisce se non vedendola,
non hai perso un filo della tua tenerissima,
ferma, trepida, sorridente maternità.
lo ti parlo, quaggiù, come alla buona
dirimpettaia, come alla suora
mistica e casalinga, alla poetessa
tutta fuoco e sorriso, alla mammina
che capisce e che compatisce tutto.
Sei anche l'unica, la incoronata
regina, la sposa dello Spirito.
Lo so, e ne gioisco. Ma lo eludo
per non intimidirmi. È il sottofondo
dorato alla tua piana, cara affabilità,
e questa sola mi permette
di parlarti e invocarti
nella mia orgogliosa miseria.
Ne sorridi, signora?
Dimmi che ne sorridi,
o mi metto vergogna.
"Quanto a te, madre, un saluto qui, nerissimo inchiostro su carta." È l'incipit di questa poesia che l'autore dedica a Maria. In essa Chiusano considera la Vergine Madre più come "la mamma celeste" che come "la Signora gloriosa".
Di conseguenza, egli contempla sì la Madonna assunta in cielo, ma la contempla e la venera nella sua "gloriosa maternità", rivolgendosi a lei con tutta la familiarità e la confidenza che il sentimento filiale e l'affetto profondo, che egli porta alla Vergine Santa, gli suggeriscono.
"Quanto a te, Madre, un saluto…" esordisce il poeta, lasciandoci forse un po' perplessi per l'immediatezza dell'espressione usata. È certo un inizio "insolito" questo, tanto più per un testo rivolto alla Madonna.
Basta però leggere la strofa successiva, per sentirsi non solo rassicurati ma anche commossi, dinanzi a tanta fanciullesca e gioiosa spontaneità: "Sai che acqua limpida di nevaio mi scorre in fondo al cuore: è la mia devozione per te", dice gaiamente l'autore, facendo, così, alla Madre di Dio, una vera e propria dichiarazione d'amore.
C'è, infatti, tutto l'affetto del figlio, la spontaneità del bambino, la devozione del credente, l'amore dell'innamorato,… in questo poetico "discorsetto" che il poeta rivolge "a Maria", la sua "mammina" del cielo.
Maria è, dunque, "l'Assunta", colei che, subito dopo la sua morte, è salita al cielo in anima e corpo, ed è ora circonfusa di gloria, osannata dagli angeli e dai santi.
"Isaia perché resti silenzioso? - recita la liturgia Siro-Maronita - Prendi la cetra e convoca i profeti: le loro profezie si sono compiute, le loro visioni si sono realizzate. Ecco una ragazza delle nostre, più eccelsa degli angeli e più pura dei gigli, profumata come il mirto, è stata scelta dal Creatore di ogni cosa… Ecco che si radunano gli apostoli, i martiri e i giusti per ascoltarti mentre la canti: il suo viso è più splendente della primavera in fiore; le stelle sono la sua corona; il cielo nuovo brilla in lei, astro luminoso. Santo è colui che esalta la memoria di sua madre e rende più gioiose le sue feste… Chiesa sii in festa e canta: Benedetto colui che in lei si è incarnato e l'ha magnificata".
Veramente Maria è la "donna gloriosa, alta sopra le stelle", ma, sembra volerci ricordare Chiusano, ella è anche "la Mamma", alla quale è sempre possibile rivolgersi, in tutta semplicità e "schiettezza", in ogni circostanza, lieta e triste della vita, proprio perché ella è, e resterà sempre, "la mammina che capisce e che compatisce tutto".
Rivolgendosi a Maria, il poeta guarda, infatti, alla concretezza della sua esistenza terrena facendone scorrere le varie fasi, in un susseguirsi di espressioni formulate con affettuoso trasporto e limpida naturalezza: La Vergine è, da principio, presentata come la "piccola e immensa fanciulla di Galilea". Maria è colei che, umile e casta, riceve nell'Annunciazione, l'immenso dono della divina maternità. La "piccola fanciulla di Galilea", diviene poi "sposina, poi giovane mamma, poi sposa e madre sempre più matura e consapevole".
Si susseguono così, sotto la penna dell'autore, le varie fasi della vita di Maria che, nel suo ruolo materno, accompagna, con amore e dedizione, la crescita del Figlio di Dio. In esse Maria è presentata non solo come "la Madre" ma anche come "la Vergine saggia" che "tante cose meditava nella sua cristallina coscienza" anche quando, "afflitta e coraggiosa", è chiamata a vivere la drammatica prova delle "orrende ore del Golgota".
Infine, dopo aver passato in rapida rassegna, i "misteri" della vita di Maria in compagnia del Figlio, Chiusano compie un passo ulteriore: "Ti vedo anche dopo, - dice - …in compagnia del tuo figlio secondo". È Giovanni, che l'autore identifica come "l'aquilotto, (con chiaro riferimento ad Apocalisse 4,7) il fedele, il tenero, il genio". Maria resta accanto a Giovanni, il discepolo amato, nota il poeta, e, quindi, Maria resta accanto a tutti coloro che in Giovanni sono rappresentati: ogni cristiano che, nell'arco della storia, si metterà alla sequela di Gesù.
Il testo poetico prosegue e l'attenzione dell'autore, dopo questa "piccola divagazione" sulla figura del discepolo, torna ad essere centrata sulla Vergine Madre che, "sul mare di Efeso" rimane "in attesa di un'ora che lei sola poteva immaginare".
Maria, infatti, dopo l'ascensione di Gesù al cielo, in conformità al Piano di Dio su di lei, era rimasta sulla terra, quale madre della nascente comunità, ma il suo sguardo ed il suo cuore, erano rivolti al cielo dove era il Figlio e dove era attesa da Gesù e da tutti beati.
Dolcissimo, a questo proposito, è quanto scrive S. Germano, il quale, rivolgendosi a Maria stessa, così ragiona: "Come un bambino desidera e cerca la presenza di sua madre, e come una madre desidera vivere in compagnia di suo figlio, anche per te, il cui amore materno per tuo Figlio e Dio non lascia dubbi, era conveniente che tu ritornassi verso di lui. E non era conveniente che, in ogni modo, questo Dio, che provava per te un amore veramente filiale, ti prendesse in sua compagnia?" Inoltre, aggiunge S. Germano, "Bisognava che la madre della Vita, condividesse l'abitazione della Vita".
Inoltre, la presenza in terra di Maria era necessaria e alla crescita e allo sviluppo della neonata comunità cristiana e alla formazione della Chiesa.
Perciò "Cristo aveva lasciato per un certo tempo sua madre sulla terra, - ci dice Pietro di Blois - finché avesse comunicato ai discepoli tutto quello che aveva veduto con grande intimità nel figlio suo e che aveva custodito a lungo nel suo cuore, e finché… avesse introdotto nel cuore del credenti una fede e un amore per Cristo più forti e più saldi, e avesse presentato a suo figlio la Chiesa di Cristo senza macchia né ruga, quella Chiesa che al momento dell'Ascensione aveva ricevuto perché la istruisse. Ma - aggiunge quest'autore, con un magistrale tocco di delicatezza e facendo, così, vibrare di tenera commozione le corde del sentimento presente nell'animo umano - a Cristo sembrava di non essere asceso totalmente al cielo fin che non avesse tratto a sé colei dal cui sangue e dalla cui carne aveva tratto il suo corpo. Cristo desiderava vivamente avere con sé quel vaso di elezione, intendo dire il corpo della Vergine, nel quale si era molto compiaciuto e nel quale non trovò nulla che potesse dispiacere alla divinità."
Meritatamente, quindi, Maria, per volere divino, subito dopo la sua morte, viene assunta in cielo, quale "coronamento" della sua esistenza, esistenza che la Vergine santa aveva plasmata e condotta alla luce della Parola di Dio.
Considerata in quest'ottica, la morte corporale di Maria, può essere certo vista come una "dormitio" e, considerato in quest'ottica, il pensiero cristiano dell'Occidente e quello dell'Oriente, riguardo il destino celeste della Vergine santa, non solo non sono in contrasto, ma giungono, se non proprio a coincidere, per lo meno ad integrarsi.
Interessante, a questo proposito, risulta quanto Madre Thekla, Igumena del Monastero Ortodosso dell'Assunzione di Whitby in Inghilterra, afferma riguardo alla gloriosa dipartita di Maria da questo mondo.
"Noi ortodossi - dice - non parliamo di festa dell'Assunzione preferiamo chiamarla "festa della Dormizione di Maria" …La differenza che c'è tra assunzione e dormizione non è una semplice sfumatura… Sappiamo che Maria morì, o meglio che Maria si addormentò. Ma non possiamo sapere… se fu accolta in cielo come persona. Non ci sono note evangeliche in merito a questo particolare... Il fatto che noi ortodossi non accettiamo l'assunzione come dottrina, non ci esime dal venerare Maria come Madre di Dio sulla terra e dal proseguire questa venerazione anche nella sua vita in paradiso. Ma che cosa sappiamo dei contenuti di questa festa? "Cristo trasse presso di sé in cielo colei che l'aveva generato senza seme d'uomo." [...] "Il gruppo glorioso degli Apostoli fu miracolosamente radunato per seppellire nella gloria il tuo corpo purissimo." (I testi tra virgolette sono tratti dalla liturgia ortodossa di questa festa) Miracolosamente, perché, secondo la versione degli Apocrifi, gli apostoli -morti e vivi - sparsi in ogni parte della terra, furono radunati per assistere alla dormizione della Madre di Dio e alla sua assunzione in cielo. Nel culto, noi riconosciamo e confessiamo ciò che non è consentito nel dogma ufficiale. Una strana dicotomia, forse, ma che enfatizza la realtà dell'esperienza della celebrazione. Sebbene forse non direttamente connessa col rigore del linguaggio canonico, tuttavia questa espressione di venerazione è un atto d'amore, di fede viva, tramandata da secoli di tradizione religiosa".
"Ora" Maria è "lassù, in una luce che nessuno concepisce se non vedendola" prosegue Chiusano, ma ella, per il poeta e per ciascuno di noi, resta, sempre e comunque, "la mamma" e, come tale, conserva immutata la sua "tenerissima, ferma, trepida, sorridente maternità".
Il Concilio stesso sottolinea questa unità tra la glorificazione di Maria e la sua maternità verso il genere umano. Leggiamo, infatti, nella Lumen Gentium: "L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in corpo e anima"… "Da quel momento la Madre di Gesù non ha cessato di pregare per la Chiesa:... Essa, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in Cielo esaltata sopra tutti i beati e gli angeli, nella Comunione dei santi intercede presso il Figlio suo, finché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, in pace e concordia siano lì felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità".
Dunque, anche "Glorificata… la Madre di Dio non ha perso la sua natura creata, - spiega Sergij Bulgakov - non si è separata dal mondo che ha glorificato attraverso di lei e in lei", poi, quasi a "garanzia" della veridicità di quanto asserito, aggiunge questa "curiosa" giustificazione: "Testimoniano ciò tutte le apparizioni della Madre di Dio, il suo velo steso sopra il mondo, le sue icone miracolose, l'oceano di preghiere che incessantemente si riversano su di lei, con la speranza e la fede che non vi sia altro essere umano che possieda un cuore più amoroso e attento della Madre lodatissima, la santa difesa del cristiano."
Il poeta sa, perciò, che a Maria, anche adesso che è nella gloria, ci si può sempre rivolgere con confidenza e parlarle "come alla buona dirimpettaia, come alla suora mistica e casalinga, alla poetessa tutta fuoco e sorriso…" Ma, come dicevamo, è soprattutto a Maria vista come la "mammina che capisce e che compatisce tutto" che il poeta si rivolge, con una sconfinata fiducia e certezza di essere sempre accolto e ascoltato come un figlio amato dalla più tenera e meravigliosa delle madri.
Perciò Maria è non solo Madre, ma "anche l'unica, la incoronata regina, la sposa dello Spirito". Di questo il poeta è perfettamente conscio e lo dichiara: "Lo so - dice - e ne gioisco. Ma - specifica quasi a giustificare il tono "dimesso e familiare" del suo discorrere - lo eludo per non intimidirmi". Dopotutto, nota l'autore, la grandezza della Madonna, che è stata assunta in cielo nella gloria più eccelsa, non è che "il sottofondo dorato" della sua "piana, cara affabilità" ed è questa certezza che fa dire al poeta: "questa sola mi permette di parlarti e invocarti nella mia orgogliosa miseria", supplicando la Vergine Santa di sorridere di tutto questo suo "amorevole ardimento filiale" perché, altrimenti, confessa "mi metto vergogna."
Per concludere, come ben evidenzia il S. Padre, non bisogna dimenticare che "Guardando al Mistero dell'Assunzione della Vergine è possibile comprendere il piano della provvidenza divina relativa all'umanità: dopo Cristo, Verbo incarnato, Maria è la creatura umana che realizza per prima l'ideale escatologico, anticipando la pienezza della felicità promessa agli eletti mediante la resurrezione dei corpi".
(Figura 1: L'Assunzione di Maria, Subiaco, Sacro Speco)