Il frutto della Messa: La santità di vita
Nel Cuore della Madre(poesia su M. Maddalena dedicata dall’autore stesso
alle Adoratrici Perpetue di Napoli 2 ottobre 2002)
di Mario Tornatore
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Fosti Madre, Maria Maddalena,
ma prima ancora figlia
dell'Innocente oltraggiato,
di colui che non aveva
dove posare il capo.
Nell'era della tracotanza degli uomini,
detta "dei lumi" per la superbia umana,
l'unico vero Lume a te comparve.
Serviva una Veronica
e tu non esitasti ad asciugar le offese
al Dio nascosto, eppur tanto palese.
Maria sì, ma anche Marta,
non ti mancò il dolore,
e Gesù diede a te, e alle tue figlie,
la parte migliore.
Per questo ultimo incontro, vertente sulla "santità di vita" quale frutto della Partecipazione all'Eucaristia, pensiamo non stoni affatto presentare, attraverso i versi di Tornatore, la figura della nostra Madre, M. Maria Maddalena dell'Incarnazione, quale "modello ed esempio" di una "santità di vita" quotidianamente vissuta, all'ombra dell'Eucaristia, "in totale dedizione a servizio eucaristico per il bene della Chiesa".
Leggendo questo testo, il sentimento primo che, immediato e naturale, sgorga dal cuore, è un vivo ringraziamento, rivolto all'autore, per la delicatezza e la profondità con le quali ha saputo magistralmente cogliere l'indole e la spiritualità della nostra Madre.
Tornatore si rivolge a Madre M. Maddalena, Fondatrice dell'Ordine delle Adoratrici Perpetue del SS.mo Sacramento e, quasi in un dialogo familiare, con tono confidenziale, ne tesse le lodi esaltandone le virtù.
"Nel cuore della Madre". È questo il titolo dato dall'autore a questa sua breve ma densissima lirica. Siamo dunque, sin dal titolo, invitati a situarci "Nel cuore", nel cuore della Madre e nel cuore della sua profonda spiritualità.
Accompagnati dai versi di Tornatore cerchiamo allora di entrare nel cuore della vita di Madre Maria Maddalena, di guardare a ciò che caratterizzava il suo animo: un profondo ed intimo amore per Dio e, dipendente da questo, un amore materno per le sue figlie.
Scopriamo così che il "fulcro" attorno a cui ogni cosa prendeva la sua origine, la "stella polare" che guidava la sua vita, era Gesù: la Sua Persona divina ed il rapporto, intessuto dell'immenso amore e della profonda devozione, che la Madre nutriva per il suo Signore e Sposo, Gesù Sacramentato.
Fu "Madre, Maria Maddalena", dice poi l'autore. Si, senza dubbio, lo fu, ed il suo cuore materno si profuse ed espresse in tutte quelle molteplici, piccole e grandi circostanze del quotidiano vivere comunitario: sempre presente, sempre disponibile, sempre attenta a tutte ed a ciascuna delle anime a lei affidate… "Fosti Madre, Maria Maddalena"…e che madre!
Ma innanzitutto, e "prima ancora" Madre M. Maddalena fu "figlia dell'Innocente oltraggiato, di colui che non aveva dove posare il capo".
Spiritualmente la Madre era soprattutto "figlia": figlia di Dio, figlia del Suo Sposo divino, figlia della S. Chiesa che ella amava di un amore totale e incondizionato.
Tale, infatti si sentiva e come tale si comportava, abbandonandosi in tutto al volere divino, al piano di Dio su di lei, ed agendo sempre in piena obbedienza alla Chiesa, sua Madre.
"Nell'era della tracotanza degli uomini, detta "dei lumi" per la superbia umana, l'unico vero Lume a te comparve". L'autore guarda, poi, all'epoca storica in cui la Madre fu chiamata, all'imperscrutabile disegno divino, a vivere ed operare: l'Illuminismo, epoca che Tornatore non esita a definire "era della tracotanza degli uomini" a causa "della superbia umana", epoca che, fondandosi sulla ragione, fino a farne una "dea", pretendeva di soppiantare Dio, di "eliminarlo dalla scena", di ostracizzarlo definitivamente dal viver civile, sostituendolo con il culto dello scibile umano e giungendo, in taluni casi, all'eliminazione, anche fisica, di coloro che "si ostinavano" ad aderire alla fede.
In quest'epoca, dove aleggiava, apparentemente vittoriosa, un'aurea totalmente profana, poggiante sull'esaltazione "dei lumi" della razionalità umana, "il vero Lume… - dice l'autore - comparve" soltanto a Madre Maria Maddalena, allora semplice novizia francescana, e ne plasmò l'intera esistenza: a Madre Maddalena, si mostrò e dispiegò la realtà divina, ovvero, l'autentica rivelazione del Vero, del Bello, del Giusto e Colui che è l'origine ed il fine della vera e piena realizzazione della vita umana, realizzazione che, invece, gli illuministi, tanto assiduamente quanto invano, ricercavano nelle leggi fisiche della natura e della scienza.
"Serviva una Veronica - nota Tornatore - e tu (Madre Maria Maddalena) non esitasti".
La Madre diviene, allora, come la Veronica, l'icona vivente della compassione divina: colei che, con immenso amore, asciuga e ripara "le offese al Dio nascosto, eppur tanto palese" inferti dall'ateismo portato dall'Illuminismo.
Ma tutto passa, e "la tracotanza… dei lumi", dopo la nefanda bufera della Rivoluzione Francese e di tutti gli orrori ad essa collegati, disparve, riassorbita nell'epoca romantica, dal ritorno all'interesse per l'interiorità umana che, seppure indirettamente, permise la riscoperta del trascendente e la riapertura dell'interiorità verso il divino. Fu in questo clima che visse la Madre, lo steso clima che portò Manzoni, all'indomani della morte di Napoleone, a rivolgere alla fede una delle più belle lodi che mai furono formulate: "bella, immortal, benefica fede ai trionfi avvezza, scrivi ancor questo, allegrati, che più superba altezza, al disonor del Golgota giammai non si chinò".
E la fede, anche attraverso la vita adorante di Madre Maddalena e delle sue figlie, trionfò nel cuore di molti uomini e donne che si trovarono uniti nell'adorazione attorno all'Ostia Santa.
Tornatore nota, infine, che Madre Maria Maddalena fu "Maria sì", poiché la sua vita fu da lei interamente vissuta ai piedi del Divino Maestro, in adorante ascolto di Lui - ma non gli sfugge che la Madre fu "anche Marta" e che nella sua vita "non mancò il dolore". Il perché lo possiamo intuire da una leggenda la quale narra che "Quando Iddio plasmò Adamo ci fu chi immaginò che un fastidioso insetto pungesse la mano di Dio, così che la candida creta rimase intrisa di sangue. Iddio mise in disparte quel pugnello insanguinato; poi quando l'uomo da animare fu pronto, il Creatore gli aperse il petto egli nascose dentro quella manciata di argilla con il segno del dolore. Era il cuore. Perché non si vive senza amore; ma non si ama senza dolore".
Ecco dunque che l'autore conclude la sua poesia rivolgendosi alla Madre e dicendole: "Gesù diede a te, e alle tue figlie, la parte migliore."
Alla fine della Messa, dunque, ogni anima è chiamata a far proprio il materno consiglio di M. M. Maddalena che così esorta: "Ringrazierà di vero Cuore Iddio della grazia concessale di aver potuto assistere a sì gran Sagrificio, supplicandolo vivamente ad applicarlene il frutto, ed insieme i meriti della Passione, e morte di Gesù Cristo, la di cui memoria questo amantissimo, dell'anime nostre tanto raccomandò allorché istituì il SSmo Sagramento dell'Eucaristia" poiché "è ben giusto, che vedendoLo noi annientato per nostra salute, annientiamo anche noi, distaccandoci affatto da noi medesime, per vivere unicamente per Lui, ed in Lui nostra vita, nostro centro, ed eterna nostra felicità. Questo è il vero fine del Sagrificio, e l'effetto principale, che dee produrre riguardo a noi. Questo è la via sicura della santità; via, nella quale non possiamo certamente smarrirci, e felici noi, se ci sforzeremo d'entrarvi. Questo è poi quel profondo Mistero ch'è e sempre sarà occultato alle persone seguaci del Mondo".