Gesù è battezzato nel Giordano

Ecco il mio servo, è questi l'eletto..., di David Maria Turoldo
Autore:
Peraboni, sr. Maristella
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
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"Ecco il mio servo, è questi l'eletto
che io vi annuncio, in cui mi delizio:
in lui dimora lo Spirito mio,
è lui che porta giustizia alle genti.
Non griderà, né alzerà la sua voce,
non farà strepito in mezzo alle piazze,
non spezzerà la canna incrinata,
non spegnerà la fiammella morente.
Proclamerà con fermezza il diritto,
non verrà meno, né mai cederà
finché non l'abbia affermato sul mondo:
la sua dottrina attendono le isole...


Anche l'apostolo a stento capiva
Come inarcava quel giorno sul mondo
L'arcobaleno di un nuovo diluvio,
e nuova usciva una vita dall'acque.
"Lascia Giovanni per ora conviene,
conviene compir ogni giustizia!"
In Lui già ora son giunti a pienezza
Giorni e millenni e leggi e oracoli


...Ora sappiamo chi è il Diletto,
nel quale il Padre si è compiaciuto;
e gode ancora le sue delizie
di stare insieme ai figli dell'uomo.
Ora lo Spirito quale colomba,
da sempre in volo su tutto il creato
ad ispirare scritture e profeti,
su lui riposa in forma corporea.
D'allora i cieli son sempre aperti,
e la sua voce a dire: Ascoltatelo
perché in lui ogni cosa è compiuta!.
E questa gioia di essere nuovi..."
(David Maria Turoldo)

Ci lasciamo guidare, in questo primo Mistero della Luce, da D. M. Turoldo, un sacerdote poeta che, seguendo fedelmente i testi liturgici (Cfr. Liturgia della Parola nella festa Battesimo del Signore, anno A), ha saputo poeticamente trascrivere quanto i Sacri Testi ci tramandano.
Possiamo idealmente dividere questa poesia in due sezioni: una prima parte, che prende in esame il passo di Isaia, ed è composta da versi così aderenti al Testo Sacro, da esserne la trascrizione quasi letterale, e una seconda parte, più lunga, composta da versi più liberi e "personali", sebbene esprimenti i medesimi contenuti presenti nei passi neotestamentari che ad essi fanno da sfondo e sostegno.
Fin dall'inizio, come abbiamo visto, la Parola entra in scena e diviene vita: "Ecco il mio servo, è questi l'eletto che io vi annuncio, in cui mi delizio: in lui dimora lo Spirito mio, è lui che porta giustizia alle genti". È il canto di Isaia che qui risuona, e ci presenta il consacrato del Signore".
"Che Io vi annunzio": È il Padre che presenta il Figlio, è Lui che reca al mondo "il lieto annunzio" della venuta di Cristo tra gli uomini e dell'inizio della Sua missione di Salvezza.
Bello questo "…in cui mi delizio" con cui Turoldo traduce l'espressione biblica più usuale "mi compiaccio". In esso c'è tutta la tenerezza paterna che Dio prova di fronte al Figlio Suo Unigenito, il quale, per redimere il genere umano, si sottopone, Lui, l'innocente per antonomasia, al battesimo di penitenza di Giovanni. C'è tutto l'amore che lega il Padre al Figlio e la manifestazione dell'amorosa simpatia che unisce le Tre Persone della Trinità (il Figlio - che si è sottoposto al Battesimo nel Giordano -, il Padre - che dai cieli aperti Gli rende testimonianza -, e lo Spirito Santo, che è disceso su Cristo sottoforma corporea di una colomba).
Con questa stupenda "trascrizione poetica" di Isaia 42,1-4, Turoldo ci invita a compiere, per così dire, un "passo indietro" nella storia della Salvezza. In questi versi sembra, infatti, di sentire quasi l'eco dello "shemà Israel", e ci sentiamo, così, invitati a far memoria delle grandi promesse di Dio, preannunciate dai profeti, riconoscendo che esse si avverano in Cristo. Ecco che allora il poeta ci richiama questo passo biblico, nel quale l'autore sacro delinea il Servo di JHWH come colui che "Non griderà, né alzerà la sua voce, non farà strepito in mezzo alle piazze, non spezzerà la canna incrinata, non spegnerà la fiammella morente". È Gesù - sottolinea il poeta - il vero "Servo di JHWH", colui che "Proclamerà con fermezza il diritto, non verrà meno, né mai cederà finché non l'abbia affermato sul mondo". È lui l'"atteso dalle genti" ed è per questo che, esclama Turoldo rifacendosi ad Isaia, "la sua dottrina attendono le isole".
Nella seconda parte del testo poetico, in cui Turoldo si discosta dall'aderenza letterale alla Parola, il suo discorso si fa più interiore, diviene riflessione che, meditata e pregata nell'intimo, affiora, poi, sulle labbra del poeta e si distende nei suoi versi manifestando tutta la freschezza di un cuore che pulsa e scandisce i suoi battiti sul ritmo della Parola di Dio.
"Il Signore - scriveva S. Ambrogio - fu battezzato non perché voleva essere purificato, ma perché voleva purificare le acque, affinché esse, risanate per il contatto con la carne di Cristo che non conobbe peccato, ricevessero la prerogativa di conferire il battesimo".
Il Signore, dunque, fu battezzato perché noi fossimo battezzati e, immersi in quel lavacro di rigenerazione, potessimo, nel suo nome, ricevere la salvezza e rinascere a vita nuova.
Infatti, come scrive il S. Padre, "L'effusione dello Spirito nel Battesimo inserisce il credente come tralcio nella vite che è Cristo, lo costituisce membro del suo mistico corpo". È pur vero, però, che "a questa unità iniziale, - prosegue il Papa - deve corrispondere un cammino di assimilazione crescente a Lui, che orienti sempre più il comportamento del discepolo secondo la "logica" di Cristo: "abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di in Cristo Gesù" (Fil. 2,5). Occorre, "rivestirsi di Cristo" (cfr. Rm.13,14)". Perciò, ci esorta S. Pietro: "Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1 Pietro 2,4-5).
In questo cammino di sequela cristiana, non siamo però soli, abbandonati a noi stessi.
"Noi, - commenta infatti un grande Padre della chiesa, S. Leone Magno - nella nostra rigenerazione, raggiungiamo quella stessa origine spirituale perché, per ogni uomo che rinasce, l'acqua del battesimo è come un utero vergine, poiché lo stesso Spirito santo, che riempì anche la Vergine, riempie il fonte battesimale. E come quel santo concepimento escluse il peccato, così questo mistico lavacro lo toglie." (Omelie 24,).
Anche la stessa presenza di questo "Mistero di Grazia" tra i Misteri del Rosario ci suggerisce allora quale sia l'importanza di lasciarci guidare, in questa esperienza della fede, in questo nostro cammino di conformazione a Cristo, da Colei che essendo la "piena di grazia", è "la creatura perfetta", Colei che ha saputo sviluppare in pienezza ogni virtù, quelle stesse virtù che a noi sono state date in dono nel Sacramento del Battesimo.
Rinati, dunque, nel fonte battesimale, le cui acque Cristo ha santificato con il Suo battesimo, e santificati dallo stesso Spirito Santo, che scese su Gesù battezzato nel Giordano, ci sentiamo chiamati ad affidarci alle materne cure di Maria, a Lei che, come suggestivamente scrive Péguy nel "Portico della Speranza", essendo "Madre di Gesù e di tutti gli uomini suoi fratelli, i fratelli di Gesù", è "infinitamente pura, … infinitamente dolce, … infinitamente nobile, … infinitamente cortese, infinitamente accogliente. Accogliente come il prete che sulla soglia della chiesa va incontro al neonato fin sulla soglia, il giorno del suo battesimo, per introdurlo nella casa di Dio".
Ciascun uomo che, rigenerato dal Sacramento del Battesimo diverrà figlio di Dio, dunque, potrà trovare, in Maria, una Madre accogliente e premurosa, "così ardente e così pura", "così giovane" - scrive ancora Péguy - ma anche "così potente": potente presso Dio, potente presso l'Onnipotente". Ella è "la Madre", colei che sarà sempre pronta ad impetrare dall'Altissimo, per ciascuno, tutte le grazie che, dopo la Grazia del Battesimo, sono necessarie perché "sia formato Cristo" in noi (Cfr. Gal. 4,19)
Tornando al nostro testo poetico, notiamo come Turoldo, guardando con gli occhi del cuore alla scena di Gesù che viene al Giordano per farsi battezzare, ne rilevi l'eccezionalità, quasi "l'anomalia" che essa presenta e annota: "Anche l'apostolo a stento capiva".
È, infatti, difficile comprendere il Mistero di un Dio che si abbassa, per amore delle sue creature, fino a farsi uomo, fino a lasciarsi annoverare tra i peccatori. È l'apparire dell'"arcobaleno di un nuovo diluvio". È l'inizio della nuova creazione e, per noi, "nuova usciva una vita dall'acque".
Anche Giovanni Battista resta perplesso dinanzi a Gesù che viene a chiedergli il battesimo: lui deve battezzare il suo Signore? Non è possibile! Ma a rassicurarlo interviene Cristo stesso: "Lascia Giovanni per ora conviene, conviene compir ogni giustizia!". È l'invito ad aderire al piano di Dio, ad affidarsi a Lui fidandosi della Sua Parola. È il compiersi di ogni salvezza poiché "In Lui già ora son giunti a pienezza Giorni e millenni e leggi e oracoli".
Memore di tale prodigio e guardando questo Mistero, la liturgia della festa del Battesimo del Signore ci fa rivolgere al Padre questa stupenda preghiera: "Nel battesimo di Cristo al Giordano tu, o Padre, hai operato segni prodigiosi per manifestare il mistero del nuovo lavacro: dal cielo ci è giunta la tua voce, perché il mondo credesse che il tuo Figlio era in mezzo a noi; con lo Spirito che si posava su di lui come colomba, hai consacrato il tuo Servo con unzione sacerdotale, profetica e regale, perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare ai poveri il lieto annunzio; concedi a noi tuoi figli, rinati dall'acqua e dallo Spirito, di vivere sempre fedeli alle nostre cristiane promesse, nella luce del tuo amore che vede le nostre pene e provvede al nostro premio. Amen".
Tutto questo è poeticamente racchiuso anche nei versi di Turoldo il quale, dopo aver ricordato le meraviglie dei prodigi divini, guarda a noi ed "Ora sappiamo - dice - chi è il Diletto". Lo sappiamo, sembra suggerire l'autore, non perché qualcuno ce lo ha riferito ma perché noi stessi ne siamo stati testimoni. La Parola di Dio, infatti, è eterna ed eterna, cioè sempre attuale, ed efficace. Per questo è come se Turoldo, con questi versi, ci invitasse a porci nel numero dei discepoli che assistettero al Battesimo di Gesù nel Giordano e alla susseguente Teofania.
"E gode ancora - ci ricorda il poeta - le sue delizie". Il Padre si compiace ancora di rimanere, attraverso Gesù, "insieme ai figli dell'uomo" ed "ora lo Spirito quale colomba, da sempre in volo su tutto il creato… su lui riposa in forma corporea. D'allora i cieli son sempre aperti". La presenza dello Spirito Santo costella tutta la Storia della Salvezza. Per questo Turoldo, in queste strofe che "compendiano" e quasi "riassumono" l'intero Antico Testamento, partendo dalla Genesi dove lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque, all'inizio della Creazione, passando per la raffigurazione della colomba del Diluvio al tempo di Noè, fino a giungere, nella pienezza dei tempi, al Nuovo Testamento, quando, all'inizio della Missione di Gesù, lo Spirito Santo si posa su di Lui, appunto, quale colomba.
"Uno solo - scrive S. Ambrogio - si immerse, ma elevò tutti con Sé; uno solo discese nell'acqua, perché noi tutti ci innalzassimo al cielo, uno solo prese su di sé i peccati di tutti, affinché in Lui fossero purificate le colpe di tutti".
Cosciente di quale immenso dono sia il Battesimo, e della necessità di essere sorretti dalla Grazia, Ilario di Poitiers così esclama: "O Dio, nostro Padre, io ti prego: conserva intatto il mio fervore nella fede, …Sì, che io conservi sempre ciò che ho affermato nel simbolo battesimale quando sono stato immerso nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo. Concedimi o Padre di adorare Te e il Tuo Figlio che con Te è una cosa sola. E fa' che accolga il tuo Santo Spirito che procede da Te per mezzo del tuo Unico Figlio".
Dopo aver iniziato questa riflessione, sul Mistero del Battesimo di Gesù, prendendo in esame una poesia di Turoldo, concludiamo con un altro testo dello stesso autore che così ci esorta: "Più che passare un mare all'asciutto, a una sorgente di acque purissime ora ci porti il nostro cammino, verso la fonte che irrora il mondo. O battezzati nel sangue e nel fuoco, gente uscita dal cuore di Cristo: con voi è nato un nuovo creato, un mondo libero, amabile e giusto. Sepolti insieme con lui nella morte, con lui risorti a gloria del Padre: i testimoni voi siete che vive, che vive in voi, nella chiesa, suo corpo. La novità dunque siate nel mondo, il lieto annuncio che ormai più non muore: con lui pur voi ora morti alla colpa, con lui in Dio vivete per sempre".