I Santi: vite dalla misura alta
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Ogni santo racconta la storia di un'esistenza che incontra Cristo e si trasfigura. La storia dei santi è Vangelo che si dispiega nel tempo e ad ogni latitudine.
A Segrate c'è una singolare pala d'altare, moderna e luminosa, che racconta una di queste storie e ci aiuta a capire più di molte parole chi sono i santi.
Si tratta di una pala d'altare che il comune di Segrate ha commissionato per la chiesetta del cimitero locale rimasta priva, a causa di trafugamento, della primitiva pala cinquecentesca raffigurante San Rocco. L'opera oltre a restituire alla comunità segratese l'immagine del Santo Patrono, ha il compito di mantenere viva la memoria di un loro concittadino scomparso da qualche anno: Antonio Albini, il quale, sull'esempio di San Rocco, ha fatto della sua vita un servizio agli altri.
Il pittore Americo Mazzotta, già autore della "Battaglia di Lepanto" nella Chiesa dedicata alla Madonna del Rosario in Redecesio, ha realizzato l'opera su vetro antiurto.
Il vetro, dipinto e ripetutamente cotto ad alte temperature, offre allo sguardo colori vivaci e superiori per qualità e brillantezza a quelli di una pittura a olio o a tempera d'uovo.
Questa pala racconta la storia di un santo popolare e di un altro, uno che, vissuto fra noi, si è santificato in Cristo, giorno dopo giorno nella quotidianità e nell'impegno. Il materiale di cui è costituita ci avverte: la comunione dei santi è un mistero di luce, occorre lasciarsi attirare e contemplare.
L'opera è realizzata con un tratto vigoroso e in rosso sanguigno, il colore della passione e del sangue. Tutti i santi sono testimoni anche se non tutti lo sono nel senso stretto di martiri, tutti, infatti, scrivono nel sangue la loro adesione a Cristo.
La gigantesca figura di San Rocco s'impone allo sguardo ma non appena la si fissa in volto ci si accorge che guarda oltre, che tutto di lui indica Altro. È allora che si nota il bastone sciolto dalla presa della mano destra: un bastone ormai inutile perché il pellegrino è giunto alle soglie della méta. Il passo si fa rapido e il movimento tanto vigoroso e certo che il Santo parrebbe uscire dalla pala se non fosse per il cane posto a lato, alla sua destra. Il mansueto animale, pur seguendo il padrone, indugia e con l'occhio fisso al bastone volge il capo all'indietro come a fermare la marcia inarrestabile del Santo.
E ci si accorge allora che qualcun altro trattiene San Rocco, qualcuno che pure si è posto al suo seguito, anzi è trascinato nella stessa corsa del Santo. Quest'uomo è uno di noi, chiamato a una vita dalla misura alta, chiamato alla santità: Antonio.
Antonio imparò a seguire Cristo anche attraverso l'esempio di San Rocco. Come Gesù si diresse "a muso duro" verso Gerusalemme e come San Rocco fu tenace contro le avversità, così Antonio fu indomito nel compiere il bene.
Ed anche colui che, come chi scrive, non l'ha conosciuto in vita, lo incontra ora in quest'opera così profondamente e così personalmente da scoprirlo amico. Un amico che ha vissuto in bilico tra lo stare con il Signore, tra la gioia di essere là dove la marcia di S. Rocco sembra trovare finalmente quiete, e il rimanere tra i suoi servendo Cristo.
San Rocco, infatti, lo trascina, ma Antonio frena e con la mano destra invita a guardare. Alziamo anche noi lo sguardo e vediamo alle spalle dei due una folla di bambini, di uomini e donne.
Una donna e un bimbo, in primo piano, corrono spediti ma gli altri, i molti altri, sono lenti. Qualcuno è fermo, qualcun altro volge le spalle al cammino. Questi ultimi non vedono Antonio, né S. Rocco e neppure Cristo.
Questa immagine ci dà la misura di quale sia il mistero della comunione dei santi nella Chiesa. Tutti siamo in viaggio e tutti camminiamo dietro a Cristo, sulle sue orme, ma quanti prima di noi hanno percorso la via segnano il passo e indicano il cammino.
Qualcuno polemizza sul culto dei santi, quasi che questa dimensione della fede cattolica tolga qualcosa alla tensione cristocentrica che la vita di ogni cristiano deve avere. Non si nasconde che in qualche caso il culto ai santi possa scadere nella superstizione e in un devozionismo eccessivo. Tuttavia nessuno che abbia realmente incontrato il Signore ignora il conforto e la speranza che deriva dalla comunione con i santi. Chi incontra Cristo, incontra quanti sono di Cristo. Spesso anzi sono i santi la prima manifestazione del mistero di Cristo, della sua Chiesa, fra gli uomini.
Una voce singolare si erge a testimonianza della bellezza della comunione dei santi, quelli della terra e quelli del cielo, ed è la voce di Lutero:
"Il mio peso, altri lo portano, la loro forza è la mia. La fede della Chiesa viene in soccorso alla mia angoscia, la castità altrui mi sorregge nelle tentazioni della mia lascivia, gli altrui digiuni tornano a mio vantaggio, un altro si prende cura di me nella preghiera… Chi dunque potrà disperare nei peccati? Chi non gioirà nelle pene, dal momento che egli non porta più i suoi peccati né le sue pene, o se li porta non li porta da solo, aiutato com'è da così numerosi figli di Dio e soprattutto dallo stesso Cristo? Tanto è grande la comunione dei santi e la Chiesa di Cristo!" (M. Lutero, Libretto consolatorio per gli affaticati e gli oppressi, 6)
Nella comunione dei santi il tempo si azzera e si condensa, come nella singolare pala di Segrate dove il Santo pellegrino, salvatore di intere popolazioni dalla pestilenza, e Antonio, uomo moderno vissuto nell'era dalla tecnologia avanzata, sono uniti nell'unico cammino dietro a Cristo.
Guardare ai santi non significa allora imitarne pedestremente le gesta, significa piuttosto imitarne la docilità allo Spirito Santo e diventare capaci, come loro, di rispondere con la vita alle sfide del proprio tempo. Così, infatti, disegna il profilo della santità il Concilio Vaticano II: Tutti nella chiesa sono chiamati alla santità (LG 39) dalla santità è promosso anche nella società un tenore di vita più umano (LG 40). Nei vari generi di vita e nelle varie professioni un'unica santità è praticata da tutti coloro che sono mossi dallo Spirito Santo di Dio; ognuno secondo i propri doni e le proprie funzioni deve senza indugi avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera è per mezzo della carità" (LG 41).
Allora, come annotava nelle sue silenziose veglie notturne davanti all'Eucaristia Charles de Foucauld: "Guardiamo ai santi, ma non attardiamoci nella loro contemplazione, contempliamo con essi colui la cui contemplazione ha riempito la loro vita. Approfittiamo dei loro esempi, ma senza fermarci a lungo né prendendo per modello completo questo o quel santo, e prendendo di ciascuno ciò che ci sembra più conforme alle parole e agli esempi di nostro Signore Gesù, solo e vero modello, servendoci delle loro lezioni, non per imitare essi, ma per meglio imitare Gesù".