Sant’Annibale Maria di Francia e Luisa Piccarreta

E’ evidente che, come ci indicò il nostro Santo e come fu per Luisa, povera donna priva di istruzione, vissuta a letto per una settantina di anni, anche per noi questo non può che essere l’esito di un cammino molto serio ed esigente di pratica di tutte le virtù e dei doni dello Spirito santo, di fedeltà alla Chiesa e ai Sacramenti
Fonte:
CulturaCattolica.it
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«Monumento di carità accanto all’ecatombe di tante vittime infelici». Così fu definito il 19 settembre 1910 da «L’Alba», giornale di Trani, l’Orfanotrofio antoniano, fondato e posto sotto la protezione di sant’Antonio di Padova da padre Annibale Maria di Francia, di cui è stato ricordato il 14° anniversario della canonizzazione il 16 maggio scorso. Egli, in particolare con la fondazione della Congregazione dei Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo, volle essere apostolo della preghiera per le vocazioni e padre degli orfani e dei poveri.
La sua attività nella diocesi di Trani si svolse, intensa, dal 1910 all’ottobre 1926. Fu in quel periodo che divenne confessore di Luisa Piccarreta, Terziaria domenicana di Corato. Questo incontro fu per lui un evento che diede una svolta decisiva alla sua vita, al suo impegno apostolico e alla sua spiritualità.
La sua missione di accoglienza dei poveri era sempre stata unita all’opera di intercessione e di riparazione perché, con queste, vedeva allargarsi a dismisura la sua azione apostolica con l’abbracciare nella preghiera tutti i miseri che non avrebbe mai potuto raggiungere con le sue sole forze. Egli infatti scrisse: «Io considerai questo pio istituto non tanto come una semplice opera di beneficenza, avente lo scopo di salvare un po’ di orfani e di poveri, ma come avente uno scopo ancora più grande ed esteso, ... lo scopo di raccogliere dalla bocca santissima di Gesù il mandato del suo divin Cuore...» (Preziose Adesioni, Messina, Tipografia del Sacro Cuore, 1901, p. 4. Il testo, ormai irreperibile è conservato in Archivio Postulazione Generale dei Rogazionisti Roma (APR), 36-2187). Grazie al suo incontro con la dottrina del divino Volere, esposta negli scritti di Luisa, trovò il compimento delle sue aspirazioni spirituali così che dedicò la sua eroica attività degli ultimi anni della sua vita esclusivamente all’approfondimento e alla diffusione dei quaderni redatti dalla Serva di Dio.
Mons. Giuseppe M. Leo (arcivescovo di Trani dal 1920 al 1939) gli conferì gli incarichi di Esaminatore degli scritti della mistica di Corato e di Censore ecclesiastico per la stampa.
Dal 1911, quindi, fino alla morte, avvenuta l’1 giugno 1927 a Messina, dove il suo cuore incorrotto è conservato nella cappella della Casa Madre dei Rogazionisti, intensi saranno i colloqui spirituali con Luisa Piccarreta, vasto il loro epistolario ed assidua l’attività di revisione, correzione e pubblicazione dei suoi scritti. Egli, infatti, le raccomandò il 4 settembre 1926: «La signora obbedienza vi impone che scriviate o di giorno o di notte, tutto, tutto, tutto quanto il Signore vi rivela: nulla deve sfuggire» (Riccardo Pignatelli, Padre Annibale oggi. Apostolo del divino Volere, Rogazionisti, Roma, p. 26). Era tanto, invero, l’apprezzamento di sant’Annibale verso Luisa che il 4 marzo 1927 le confidò in una sua lettera: «I vostri consigli e suggerimenti mi sono carissimi, ma io sono ancora bambino in questa grande scienza del Divino Volere. Vi ringrazio assai dei santi incoraggiamenti» (ivi, p. 27). A lei fu affidata, infatti, come dichiarò il Santo, «una missione così sublime, che nessun’altra le si possa paragonare, cioè il trionfo della Divina Volontà sull’universo orbe, in conformità a quanto è detto nel Pater Noster: Fiat Voluntas tua, sicut in coelo et in terra» (ivi, p. 36). In tal modo si meritò il titolo di Apostolo del divino Volere.
Come ho cercato di mettere in luce nel mio recente libro Il cammino spirituale di Luisa Piccarreta nelle profondità del divino Volere. Una risposta alle domande di oggi, If Press, Roma 2018, e come comprese subito il nostro Apostolo, questo insegnamento profondo è una vera e propria chiamata universale alla santità che viene rivolta agli uomini di questi tempi, così lontani da Dio. Proprio ora, sulla base delle parole di san Paolo, «Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione» (1 Ts 4,3), viene sollecitata l’umanità a guardare l’essenziale, conoscere ed amare Dio al di sopra di tutto, anche di se stessa, in vista di una felicità che solo la Volontà di Dio può dare, laddove trova una volontà umana disponibile.
«Vera santità è la perfetta unione, sia pure attiva, della nostra volontà con quella dell’Altissimo, per puro amore di Dio e col retto fine di piacere a Sua Divina Maestà. – Affermò il nostro Santo - Qui non vi è alcun bisogno di operare grandi prodigi, come la sospensione delle leggi della natura, perché l’anima, col darsi totalmente al suo Dio, ha operato il massimo dei prodigi» (ivi, p. 12); siamo chiamati, dunque, a «volere la Divina Volontà come medicina, come sanità, come cibo, come pienezza di santità!» (ivi, p. 14).
Egli trovò in questi scritti, dove la Serva di Dio riporta giorno dopo giorno il percorso dettagliato del suo cammino spirituale e delle sue intime conversazioni con Gesù, un’indicazione di vita che mira non solo a “fare” la Volontà di Dio, ma ad operare in Essa e con Essa e per Essa ogni istante della propria vita, in Gesù e per mezzo di Maria santissima, ad “immedesimarsi talmente con tutte le intenzioni e azioni divine che l’anima in Essa si dilata, si trasforma, e con Dio e in Dio agisce, opera, vuole, gode come agisce, opera, vuole e gode Dio stesso” (ivi, p. 29), fin da questa vita.
E’ evidente che, come ci indicò il nostro Santo e come fu per Luisa, povera donna priva di istruzione, vissuta a letto per una settantina di anni, anche per noi questo non può che essere l’esito di un cammino molto serio ed esigente di pratica di tutte le virtù e dei doni dello Spirito santo, di fedeltà alla Chiesa e ai Sacramenti. Questi scritti, in più, forniscono innumerevoli insegnamenti ed indicazioni di preghiera per facilitare questo cammino, affinché l’anima disposta a tutto pur di donarsi a Dio interamente, in qualunque stato di vita, a poco a poco possa entrare sempre di più nella Vita di Dio così da farla sua, come è indicato nel Vangelo di san Luca: “tutto ciò che è mio è tuo” (15, 31), anticipando in terra, nella Croce, la vita di unione dei beati in cielo.