Manuel Cifuentes e il suo viaggio in Italia sulle orme di san Riccardo

Diluviava a Trivolzio la sera del Primo Maggio 2012, festa di S. Riccardo, come diluviava quando il Dott. Pampuri, durante la ritirata di Caporetto si preoccupò di salvare l'ospedale da campo.
Andrea, un ragazzino cercava di ripararsi, guardando annoiato lo scrosciare della pioggia. Un breve scambio di battute mentre riponevo le scatole dei libri. Sapeva poco di S. Riccardo, ma anch'io non molto più di lui.
Ma il cuore era ancora pieno delle cose viste il sabato e la domenica precedenti, accompagnando Manuel in un incredibile tour de force centrato su S. Riccardo e sui suoi luoghi.
Così proverò a raccontare quattro fatti, di cui mi sono accorto, verificati personalmente con i testimoni.
Stefano il libraio

Autore:
Giuliani, Stefano
Fonte:
CulturaCattolica.it
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MANUEL E LA FAMIGLIA DI FRANCESCO

"Capita tutti i giorni di fare incontri particolari. Amici che non si vedono da tempo, parenti, persone che non si conoscono, che si guardano, si superano, e poi si dimenticano. Tutti i giorni si incontrano persone che non si sono mai viste, e che nei cuori non lasciano niente, i loro occhi raramente trascendono le nostre menti. Ma sabato abbiamo fatto un incontro diverso, non ordinario. Direi piuttosto MIRACOLOSO.
Sabato a casa nostra è venuto Manuel. Un semplice pranzo, nulla di che, solo un paio di ore in compagnia e poi arrivederci. Devo dire che l’attesa per questo incontro era stata caricata da grandi aspettative, un po’ per quello che sapevo di lui, un po’ per quello che mi avevano raccontato, ma soprattutto per ciò che mi immaginavo; e, sinceramente, appena sceso dalla macchina e visto dal quarto piano del nostro palazzo, questo Manuel non mi era sembrato granché. Questo spagnolo, insomma, mi era apparso come uno di quei tanti incontri ordinari. Dovetti ricredermi. Infatti, visto da vicino, aperte le porte dell’ascensore, notai subito che c’era qualcosa che non andava, ma era difficile inquadrare cosa fosse. La realtà mi era apparsa confusa. O forse io ero confuso. Non so cosa fosse. Forse l’umiltà con cui si era presentato, la sincerità della sua stretta di mano, gli occhi tondi e grandi. Gli occhi appunto. Io penso di non aver mai visto due occhi così. Quando si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima si immagina che da questi si possa conoscere tutto di quella persona; ma forse non è proprio così, forse gli occhi sono come due fori direttamente proiettati sull’anima, forse gli occhi sono il modo che l’anima usa per dimostrare la propria grandezza a chi non la conosce. E di sguardi quel sabato mattina ne sono intercorsi molti, spesso accompagnati dal silenzio, ma nonostante la difficoltà a comunicare con lui, si capiva benissimo cosa voleva dire, cosa provava, che cosa quei occhi avevano visto, a cosa avevano assistito, e perché erano stati salvaguardati in quel modo. Quegli occhi avevano una missione ben precisa. Il silenzio, poi, faceva risaltare questi particolari, spaccava il superfluo, cioè l’uomo e la persona seduta davanti, e lasciava il divino. E una volta finito il pranzo, fatti i convenevoli di rito, e chiuse le porte dell’ascensore, mi accorsi che era avvenuto un piccolo miracolo. Il dubbio e la stranezza avevano ora lasciato posto alla pace, a quella sensazione che si prova dopo che si è fatto del bene. Solo ora avevo capito chi era Manuel, solo ora tutto aveva un senso.
Ringraziamo San Riccardo per questa grazia, per averci dato la possibilità di fare qualche passo in più sul nostro cammino spirituale".


MANUEL E LEONTINA

Già da un po' di tempo Leontina, una giovane donna rumena, madre di sette figli, in grande indigenza, trascorre la mattina della domenica chiedendo la carità col suo bicchierino di plastica, sotto gli sguardi e i pregiudizi dei pellegrini alla porta che conduce dritto allo sguardo di S. Riccardo.
Era lì domenica 29 aprile, senza infastidire, tendendo la mano. Anche lei, attraverso il gracchiare dell'altoparlante ascolta Manuel parlare di quel lontano 4 gennaio 1982 che segnò per sempre la sua giovanissima vita.
Comincia a piangere, si immedesima nella sua sofferenza a causa dell'incidente.
Al termine della Messa, dopo il bacio della reliquia, anche lei si avvicina, lo vuole conoscere, lo vuole salutare.
Giunta davanti a lui, a ridosso dell'urna di S. Riccardo, sotto il suo sguardo, chiede una benedizione a Manuel. Lui le spiega, con uno sguardo sereno di non poter fare ciò, non essendo un sacerdote.
Leontina lo incalza: "Allora mettimi una mano sulla testa". Lui accetta.
Immediatamente lei si butta ai suoi piedi e comincia a baciargli le scarpe.
Più rapido di lei, Manuel si ritrae, si inginocchia a baciare i piedi a lei.
Poi la aiuta a rialzarsi. I due si abbracciano piangendo, profondamente commossi.
Leontina con gli occhi pieni di lacrime, ricordando a Manuel la guarigione ottenuta, gli chiede di intercedere presso S. Riccardo per ottenere aiuto nella vita.
Lui ancora commosso, ma con voce ferma le dice: "Ti sta aiutando".
Leontina se ne va segnandosi, alla maniera degli ortodossi, commossa e contenta.
I due si reincrociano più tardi al portichetto di S. Rita, dove Manuel e' atteso per un'intervista al settimanale TEMPI.
Manuel la scorge e le allunga una banconota, che lei non vuole accettare, ma che infine è costretta ad accettare.
Questo dettaglio dell'elemosina l'ho appreso da lei, lui me l'ha nascosto.
Leontina mi ha anche riferito di aver raccontato a tutte le persone incontrate successivamente quell'incontro, quell'abbraccio, invitando ad andare da S. Riccardo, perché "aiuta la gente".
Provo ad immaginare le facce di chi avrà incontrato Leontina in quei giorni.