La storia di Ugo, il miracolato
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Un uomo esacerbato dal dolore, che si era ribellato a Dio e a quello scherzo del destino che lo aveva inchiodato, reso impotente. Eppure con una tensione, una domanda. La stessa che in fondo lo aveva condotto dal Papa, quel giorno.
Poi accadde qualcosa - qualcosa che la scienza definisce "inspiegabile" e che i cristiani chiamano miracolo - Ugo lo raccontava così quando davanti ad un buon vinello ci diceva di quel Gesù che all'improvviso si stacca dal quadro, gli va incontro - e lui lì che dubita, che pensa di essere pazzo o vittima di un complotto clericale - e invece si alza in piedi - cazzo, allora è vero! E per sincerarsene corre fuori, piscia contro un albero (la cosa più umana del mondo) e poi… è vero! È vero!
Comincia così un cammino di conversione, si sposa, ha due figli, comincia a girare il mondo come infermiere volontario.
In India, in Africa e poi ancora in India da Madre Teresa e poi l'amicizia con Giovanni Paolo II, a cui dava del tu.
Due mesi fa andai a prenderlo in stazione: aveva appena saputo (con mesi e mesi di ritardo) della morte del mio babbo. Al binario mi attendeva impaziente, col suo fare sempre sbrigativo e i suoi toni a volte eccessivi. Notai che aveva un orecchino… che cosa insolita! e lui a raccontarmi che era una scommessa: ancora dieci giorni e gli avrebbero dato mille euro per i suoi malati. Si catapultava in casa con diecimila immaginette di sante africane, crocifissi in ebano o rosari in avorio fatti dai "suoi" malati.
Ugo era così, un uomo che testimoniava il Vangelo tra i lebbrosi e tra i morenti, aiutando Madre Teresa. Prima di partire mi disse, tra una sigaretta e l'altra, con la sua voce roca e il fare un po' menefreghista "sai cara, c'ho un tumore, ma a me che me frega? Se Gesù mi ha salvato una volta allora va bene così". Lo riaccompagnai in stazione, mi disse che sarebbe venuto per la messa di anniversario del papà.
Questa mattina ricevo una telefonata a scuola: mi dicono che Ugo è stato ucciso. L'hanno trovato in casa sua, a Vicenza, con la testa fracassata. Ammazzato da non si sa chi, forse uno dei poveri che accoglieva in casa. La prima domanda - come quando mi chiamarono per dirmi che il mio babbo era morto (stessa ora, stessi giorni) - è stata perché?
Perché se miracolato deve finire così?
E la risposta che viene subito. La morte di Ugo non è una dis-grazia, una mancanza d'amore.
La morte di Ugo è la vittoria finale, il compimento voluto da Gesù per la sua vita. Spesa bene, pur nel dolore e nella sofferenza, vissuta pienamente nella certezza dell'amore di Cristo e del Paradiso.
Questa sera, a messa, l'abbiamo affidato alla Vergine, perché al più presto possa godere dell'abbraccio, questa volta immenso, del Cristo che aveva cercato tutta la vita.